Hans e Sophie Scholl
Lettere e diari
Hans e Sophie Scholl
Lettere e diari Prefazione di
Paul Josef Cordes Traduzione di
Valentina Gallegati
Nelle edizioni Itaca Inge Scholl La Rosa Bianca
Hans e Sophie Scholl Lettere e diari www.itacaedizioni.it/lettere-e-diari Titolo originale: Briefe und Aufzeichnungen © 1984 S. Fischer Verlag GmbH, Frankfurt am Main Prima edizione italiana: agosto 2006 Prima ristampa: agosto 2020 Seconda ristampa: gennaio 2024 © 2006 Itaca srl, Castel Bolognese Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-526-0127-9 L’editore è a disposizione degli eventuali aventi diritto che non è stato possibile raggiungere Stampato in Italia da Mediagraf, Noventa Padovana (PD)
Col nostro lavoro cerchiamo di rispettare l’ambiente in tutte le fasi di realizzazione, dalla produzione alla distribuzione. Questo libro è stato stampato su carta certificata FSC‰ per una gestione responsabile delle foreste. Stampiamo esclusivamente in Italia con fornitori di fiducia, riducendo così le distanze di trasporto.
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Prefazione
Avrò avuto appena sette o otto anni. Una domenica di autunno del 1942 o forse del 1943 tornai con alcuni parenti nel Kohlhagen. Volevamo partecipare insieme alla santa messa nel piccolo santuario costruito secoli fa e dedicato alla Vergine Maria che si trova a sette chilometri dal mio luogo di origine. Il parroco, Peter Grebe, tenne una predica infiammata, con attacchi diretti contro i soprusi e i delitti ignominiosi del nazionalsocialismo; era turbato, adirato e si esprimeva a voce molto alta. Pensai tra me e me e chiesi poi sulla via del ritorno: «Ma non ha paura di dire quelle cose? In che modo verrà punito dal partito?». Quella stessa settimana la Gestapo venne ad arrestarlo. La distanza storica offusca leggermente la vista. Occorre molta capacità di immedesimazione se ci si vuole mettere nei panni di uomini e di situazioni che furono tenute in scacco da una tirannide “perfetta”; da sgherri che – per convinzione o per opportunismo – tesero le loro reti, per scovare ed eliminare i dissidenti; da vicini o addirittura da parenti – assetati di vendetta o costretti –, pronti a consegnare chiunque al boia. Nessuno dovrebbe sentirsi autorizzato con facilità a considerarsi più coraggioso, né a condannare come rammolliti quanti furono soggiogati; e neppure può scagliare pietre per la rassicurante distanza storica che lo separa. Una partecipazione sincera alle vittime della dittatura nazista e la familiarità con i suoi perfidi metodi ci inducono, d’altro canto, a un rispetto maggiore per coloro che si sono opposti a 3
quel giogo. Come Hans e Sophie Scholl, autori di queste lettere e diari, che facevano parte della Rosa Bianca. Con la pubblicazione di libri, la produzione di film e di mostre itineranti i ragazzi della Rosa Bianca sono stati richiamati alla memoria. Essi hanno saputo risvegliare il fascino verso un gruppo di amici di giovani tedeschi, che in un momento così oscuro per l’Europa furono come una luce. Il loro misterioso nome fu ispirato da una leggenda che si racconta del monastero cistercense di Altenberg in Renania: un monaco, il quale sarebbe stato presto chiamato ad altra vita, trovò sulla sua sedia del coro, tre giorni prima di morire, una rosa bianca: era il richiamo a prepararsi alla via che conduce all’eternità. Il nome “Rosa Bianca”, dunque, era un programma: quei giovani erano disposti a rischiare tutto. Cosa li mosse all’azione nel rischio più totale? Da quali motivi ebbe origine il nucleo del gruppo della Rosa Bianca? Non si trattò di una visione politica lungimirante, né della strategia di un astuto movimento di resistenza. Hans e Sophie Scholl, Alexander Schmorell, Christoph Probst, Willi Graf e il loro amico più adulto Kurt Huber condivisero una radicale determinazione a vivere e ad agire politicamente in obbedienza alla loro convinzione più intima, ad essere autentici. Erano stati colti da una grande irrequietezza, che esprimevano così nel loro primo volantino: «Chi di noi prevede l’onta che verrà su di noi e sui nostri figli, quando un giorno cadrà il velo dai nostri occhi e verranno alla luce i crimini più orrendi, che superano infinitamente ogni misura?». Questa domanda non dava loro pace. In George Bernanos, Paul Claudel, Sören Kierkegaard e Rainhold Schneider trovarono il loro primo orientamento spirituale. E nella loro fede in Cristo ottennero la risposta definitiva che li spronava in modo sempre più chiaro. Modelli e testimoni vicini e lontani li hanno accompagnati. Lo scrittore cattolico e critico culturale Theodor Haecker conquista la loro fiducia. L’editore di un’importante rivista cattolica, Carl Muth, aiuta il protestante Hans Scholl a realizzare una profonda e personale relazione con Dio. Kurt Huber, il “cercatore della verità” e filosofo, dichiara dopo l’imposizione della 4
condanna a morte da parte del tribunale del popolo: «Io spero in Dio che le energie spirituali che la giustificano possano scaturire in tempo dal mio stesso popolo. Ho agito come dovevo agire, seguendo la voce della coscienza». Nella primavera del 1942 nella cassetta della posta della famiglia Scholl viene trovata la copia di una predica del vescovo di Münster. Clemens August conte di Galen difende con forza la dignità umana e i diritti dell’uomo contro l’annullamento delle “vite indegne di vivere” voluto dal nazionalsocialismo. Questo fu come un colpo di adrenalina per Hans che gioì: «Finalmente uno che ha il coraggio di parlare. Serve subito una macchina da scrivere! ». Nell’autunno dello stesso anno troviamo i membri della Rosa Bianca a Monaco sempre nell’atelier di un amico artista. Preparano i volantini che distribuiscono a centinaia alla gente, in gran segreto. I loro messaggi furono spediti in modo neutrale tramite la posta. Essi avrebbero dovuto dare il coraggio alle persone che appartenevano all’élite intellettuale, a prendere posizione – nei loro posti di lavoro, fra i conoscenti e le famiglie – contro i soprusi del nazionalsocialismo. La cosa che più li fa soffrire della loro iniziativa è che sono isolati e tagliati fuori da tutti. La mancanza di protezione da parte di un movimento più ampio di persone che condividessero le loro idee rafforza la loro paura. Inge Scholl, la sorella più grande di Hans e di Sophie, ricorda nel suo breve resoconto dei fatti, che il gruppo, proprio in quella situazione, cerca in modo ancora più energico il volto di Dio. «Cristo divenne per essi in quel periodo il singolare fratello maggiore che era sempre vicino, ancor più vicino della morte: la via che non consentiva ritorno, la verità che dava una risposta a tante domande e la vita, vita piena»1. Così Dio li ha preparati alla testimonianza definitiva. Willi Graf, formato nella Katholische Bündische Jugend, lo dichiara in modo commovente in una delle sue ultime lettere. Il 10 settembre 1943 – dopo avere atteso già per quattro mesi l’esecuzione della sua condanna a morte – scrive ai genitori e
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Inge Scholl, La Rosa Bianca, Itaca, Castel Bolognese 2006, pp. 50-51. 5
alle sorelle: «… non dovremmo essere quasi lieti di portare in questo mondo una croce, una croce che a volte sembra superare qualsiasi misura umana? In un certo senso questa è sequela “letterale” di Cristo. […] Per noi la morte non è la fine ma un passaggio, l’ingresso nella vera vita. Io cerco di diventare sempre più cosciente di questo e chiedo la forza e la benedizione perché accada». “In nome del popolo tedesco” furono inflitte sofferenze e ingiustizie immani all’umanità. Noi tedeschi dobbiamo vivere con questo peso dovuto ai crimini nazisti nei confronti degli ebrei. Come recentemente ha riconosciuto il papa Benedetto XVI (28 maggio 2006) durante la visita al campo di concentramento di Auschwitz: «Sono qui come figlio del popolo tedesco – figlio di quel popolo sul quale un gruppo di criminali raggiunse il potere mediante promesse bugiarde in nome di prospettive di grandezza, di recupero dell’onore della nazione e della sua rilevanza, con previsioni di benessere e anche con la forza del terrore e dell’intimidazione, cosicché il nostro popolo poté essere usato e abusato come strumento della loro smania di distruzione e di dominio». Spesso la maggioranza tace quando l’ingiustizia dei potenti sembra prendere il sopravvento. Sicuramente è la paura che fa tacere; il dispotismo infatti può chiudere la bocca, ma certo non può piegare ogni coscienza. E talvolta avviene il miracolo della rivolta contro ciò che è violenza, una rivolta scatenata dall’ardore etico e cristiano. Nel periodo buio come la notte per la Germania la fiaccola delle “Rose Bianche” diventò un segno di speranza. Grazie agli editori di questo libro che hanno diffuso la sua luce. Paul Josef Cordes Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum
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«La vie, c’est une grande aventure vers la lumière.» P. Claudel
«Il faut avoir un esprit dûr et le cœur tendre.» J. Maritain
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Ringraziamento Questa edizione italiana delle Lettere e diari di Hans e Sophie Scholl non sarebbe nata senza l’amicizia di Tanja Piesch che l’ha proposta e mi ha accompagnata nel lavoro.
Valentina Gallegati
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Nella primavera del 1937 Hans Scholl aveva superato l’esame di maturità presso un liceo scientifico di Ulma. Ulma era la terza tappa della sua vita – e se si considera anche il luogo di nascita, Ingersheim presso Crailsheim nello Hohenlohischen, dove trascorse il primo anno della sua vita, fu la quarta. Hans Scholl, nato il 22 settembre del 1918, aveva quasi quattordici anni quando nel 1932 arrivò a Ulma – ormai quindici al tempo della «salita al potere». In autunno entrò nella Hitlerjugend1; due anni dopo prestò servizio presso il suo ufficio del comando e costituì con alcuni amici un proprio gruppo giovanile, che aderì al Bündischer Jungenschaft2 il primo novembre dello stesso anno. I contatti con questo gruppo continuarono anche quando Hans, terminata la scuola, dovette adempiere all’obbligo di servizio ausiliario, al campo di Göppingen, a 45 chilometri da Ulma. Alla mamma Göppingen, 4.5.1937
Cara mamma! Ho ricevuto il tuo pacchetto. I panini erano buonissimi! Questa dovrebbe essere una lettera di compleanno. Ma non 1 2
Hitlerjugend: Gioventù Hitleriana Bündischer Jungenschaft: Gioventù Federale, movimento giovanile solo per maschi proibito dal regime. 11
so cosa scrivere. Forse domenica verrò a casa. Capisco che il tempo trascorso dall’ultima volta vi sia parso lungo. Per me queste quattro settimane e mezzo sono passate in fretta. Un po’ sono cambiato. Dentro e fuori. Questo non vuol dire che io abbia rinunciato ai miei principi e alle certezze di prima. Sono salito di un gradino. Qui si fanno esperienze significative. Puoi credermi: mi dedico al lavoro anima e corpo; non mi sottraggo mai. Ho i capelli molto più corti, la pelle molto scura e i tratti del viso sono più morbidi. Questo in generale. Per noi giovani è bene che a un certo punto prendiamo il largo. Un antico proverbio recita: chi non lascia mai la propria casa, non vi potrà mai far ritorno. Tuttavia, ci è di grande conforto dare sfogo ai sentimenti più intimi quando nelle canzoni cantiamo con tutto il cuore: «Lontana è la via del ritorno in patria, lontana – tanto lontana, là vicino alle stelle al di sopra del limitar del bosco sorride il tempo antico – ogni valoroso moschettiere porta in sé, in segreto, la nostalgia di te – ma lontana è la via di ritorno in patria, così lontana, così lontana». Ma ora ti mando mille auguri per il tuo compleanno. Il tuo figlio fedele. Hans Alla sorella Inge Göppingen, 8.10.1937
Cara Inge, ho ricevuto il vostro pacchetto. Ti ringrazio di cuore per il regalo di compleanno! Per ora non posso ancora leggere l’opera di George. Ci vogliono tempo e silenzio totale per potere ascoltare le sue parole. È molto, molto difficile comprendere Stefan George. Ma noi lo percepiamo, percepiamo la sua levatura superiore, intoccabile, incontrastata. Il nostro servizio è molto monotono. Di sera sediamo attorno a un grande tavolo nella nostra camerata e leggiamo. Libri 12
di ogni tipo, ciascuno di noi secondo il proprio gusto. Personalmente mi ero immerso nel seducente Via Mala di Knittel. Ora l’ho finito. Domani sera ci sarà la serata di congedo. Domenica andrò a Stoccarda. Sarei andato molto volentieri a Furtwängler, ma ci sono solo posti da 8 e 10 marchi. Spero voi stiate tutti bene! Saluti gioiosi! Il tuo Hans Al termine del periodo di servizio ausiliario, verso la metà di ottobre del 1937, Hans fu chiamato al servizio militare. Poiché fin da bambino amava molto i cavalli, fece domanda al reparto cavalleria di Bad Cannstatt, nella periferia di Stoccarda. Durante il primo mese del suo servizio nelle armi, nell’autunno inoltrato del 1937, iniziarono in tutta la Germania delle azioni contro gli appartenenti o simpatizzanti di movimenti giovanili proibiti, azioni che portarono, alla fine di novembre, all’arresto anche dei fratelli Inge, Werner e Sophie. Mentre Sophie fu rilasciata subito, Inge e Werner dovettero trascorrere otto giorni nella prigione della Gestapo. Hans, che in qualità di soldato non era soggetto alla giustizia civile, fu costretto, a metà dicembre del 1937, alla custodia preventiva. Alla mamma Bad Cannstatt, 27.11.1937
Mia cara mamma, mi è arrivato tutto in buono stato. Sono stato molto felice, perché avevo atteso il tutto con entusiasmo. Grazie per la lettera. Le parole della Bibbia sono splendide. Mi hanno restituito la mia antica calma. Mi auguro solo che torneremo ad essere persone felici. Non vogliamo vivere come i martiri, nonostante che a volte ce ne sia occasione. Infatti la purezza del nostro animo non permette a nessuno di farci del male. La nostra forza interiore, il nostro zelo sono la nostra arma migliore. Questo 13
volevo trasmettere anche ai miei ragazzi. I viaggi e le serate che abbiamo trascorso assieme ci hanno regalato questa forza, e mai potremo dimenticare quei momenti, mai. Sì, noi abbiamo vissuto una vera gioventù! Ciò che più desidero è che, malgrado tutti i dispiaceri e i rinnegamenti, questi sentimenti possano rimanere vivi nei cuori dei miei giovani camerati di prima. La prossima domenica con ogni probabilità non ci verrà concessa la licenza. Oggi sono andato a vedere il film «Patrioti». La settimana prossima forse mi porterà meno novità. Saluti gioiosi! Il tuo Hans Ai genitori Bad Cannstatt, 12.12.1937
Cari genitori, ho ricevuto il vostro pacco. Grazie di cuore! Il viaggio di rientro a Bad Cannstatt è andato bene e mi sono riambientato facilmente. Per questo pomeriggio ho ricevuto un invito da parte di un compagno di Stoccarda. La settimana scorsa abbiamo avuto un servizio interessante. Mercoledì la perlustrazione dell’area, giovedì le esercitazioni di tiro (ho colpito il 12esimo livello con due colpi su tre), venerdì notte l’esercitazione notturna con equipaggiamento integrale. Sabato abbiamo solo pulito le nostre cose. Ho fatto prendere le misure per un paio di pantaloni da un sarto di Stoccarda. Spendo 48 marchi – un sacco di soldi! Sono gli stessi pantaloni che indossano gli ufficiali (poiché con molta probabilità io intraprenderò la carriera di ufficiale di riserva). Era l’ultimo pezzo di stoffa che aveva il negoziante; per questo almeno ho avuto fortuna. L’uomo si è lamentato per la scarsità di stoffe. Ne ha una parte in ordine ma non consegnano. I pantaloni saranno pronti a partire da giovedì. Li andrò a prendere solo su pagamento in contanti, però, perché alla nostra unità non è concesso fare debiti. Ti prego, papà, se ti è possibile, di inviarmi i soldi. […] 14
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Sophie Scholl, nata il 9 maggio 1921, al tempo della prima lettera, nel 1937, era studentessa della terzultima classe al liceo classico femminile di Ulma. Lo stesso mese, essendo la sorella di Hans, il quale era accusato di operazioni illegali congiunte, fu condotta per la prima volta davanti alla Gestapo. A differenza dei fratelli, a Sophie fu risparmiata la detenzione. Nonostante la minaccia per la sua famiglia, la vita di Sophie continuò a trascorrere in modo relativamente normale sino allo scoppio della guerra – per quanto di normalità si possa parlare nel periodo del nazionalsocialismo. A Fritz Hartnagel 1 Ulma, 29.11.1937
Caro Fritz! Non farti delle illusioni per il fatto che ti riscriviamo già. 1
«Sophie e Fritz si erano conosciuti alla fine del 1937 a casa di un’amica di Sophie che aveva invitato un po’ di amici e conoscenti per una festa. In seguito avevano cominciato a scriversi e a vedersi. Fritz aveva intrapreso con entusiasmo la carriera di ufficiale ed era divenuto responsabile della formazione delle reclute. Sophie vedeva, però, l’ambiguità di tale situazione in cui si poteva essere chiamati a eseguire senza discutere i comandi ora di uno ora dell’altro governo. Varie volte Sophie mette in guardia il fidanzato dal pericolo di farsi sopraffare dall’indifferenza. 131
Qui ci annoiamo a morte, e qualcosa dovremo pur affidare anche a te! Allora: la signora Kammerer verrà dalla mamma questa settimana. Parleranno delle nostre vacanze invernali e dovranno decidere se permettere o meno alle loro figlie di andare. Saremmo soltanto noi due Scholl e Annelies. Poi, molto casualmente, incontreremo voi (questo H. Kammerer non deve venirlo a sapere!). È possibile prenotare a Schindelberg per noi tre? Così anche voi poi prenoterete sempre lì. Ma facendo attenzione, però, che i genitori non lo scoprano. Riesci a farlo? Scrivimi appena puoi, altrimenti dovremo far posticipare alla mamma la visita della signora K. Sabato mattina, tornando a casa, abbiamo trovato la porta vetrata chiusa (non succede mai). Abbiamo iniziato a tremare, il cuore batteva veloce, finché, armati di coraggio, non abbiamo suonato il campanello. Il babbo ha sbirciato fuori attraverso la finestrella. Credeva fosse la Gestapo. Era talmente felice e sorpreso che fossimo noi, che non ci ha nemmeno rimproverati! L’8 dicembre ci sarà la festa di compleanno di Inge. Verrai? Puoi venire come mio accompagnatore, o, ancora meglio, po-
Per lunghi periodi possono soltanto scriversi, si vedono pochissimo; il loro amore è fragile, spesso nascono fraintendimenti, ma nelle difficili circostanze che si trovano a vivere cresce un rapporto che è per entrambi molto significativo. È a Fritz che Sophie si rivolge quando ha bisogno di grandi somme di denaro (che Fritz le dà senza domandare spiegazioni) o – siamo nel maggio del 1942 – di un ciclostile. Anche questa volta Fritz non cerca spiegazioni, ma non è in grado di acconsentire alla sua richiesta che lo avrebbe esposto a gravi pericoli. Peraltro Fritz non era al corrente delle azioni della Rosa Bianca, anche se poteva avere qualche sospetto. Dopo la morte di Sophie, Fritz sposerà la sorella Elisabeth alla quale in una lettera scrive: “Non devi avere pietà di me, così come ha fatto Sophie per indicarmi la retta via. Dove sarei oggi se Sophie si fosse fatta guidare da me! E non mi vergogno del fatto di essere stato cambiato quasi completamente da una giovane donna”» (Tanja Piesch). 132
tresti venire insieme a Scharlo. Fammi avere presto notizie su Schindelberg. È così monoootono qui! Sofie Scholl A Fritz Hartnagel Ulma, 26.2.1938
[…] Sono a letto, ho già dormito e perfino sognato. Nel sogno mi trovavo in un campeggio (quando sogno mi trovo quasi sempre in viaggio). Vicino al campeggio c’era un grande lago. Di sera andavo da una signora che possedeva una barca. Uscimmo al lago. Nel frattempo si era fatta notte, il cielo era del tutto coperto, e davanti a una cortina di nubi c’era la luna, un grande disco pallido che gettava luce su tutto il lago. A dire il vero “gettava luce” è improprio, l’intero lago infatti era di un grigio spento. Fin qui nulla di straordinario. A poca distanza dalla luna, però, spiccava attraverso le nuvole un piccolo punto rosso. «È il sole» spiegò la donna, «noi viviamo in un luogo della terra dove è possibile vedere il sole e la luna allo stesso tempo». Non ricordo altro. Si dice che i sogni dipendano dai rumori che si percepiscono nel sonno. Può essere. Ad ogni modo sogno volentieri, lì vivo in un mondo insolito, nel quale non sono mai del tutto felice, eppure devo stare. Ti prego di non credere che io sia un’esaltata o una sentimentale, mi difendo strenuamente da tutto questo, anzi sono molto materialista. […]
A Fritz Hartnagel Ulma, 21.4.1938
Ti scrivo ora, nonostante Lisel dica che mi rovino gli occhi nella luce della camera da letto. Se sapesse che sto usando proprio la sua carta da lettera! Pensa stia scrivendo il diario, ma preferisco scrivere a te! Cambia qualcosa forse? Purtroppo è ripresa la scuola, anche oggi sono stata molto 133
diligente devo dire. E poi ho anche pitturato metà dei mobili della cucina. Forse si vedrà ancora quando sarai qui. Me lo sentivo già che mercoledì non saresti venuto. Quando dici «forse» è come se dicessi «non verrò quasi sicuramente». C’è stata la parata anche ad Ausburg? Siamo stati a vederla con la scuola. Lisa è di nuovo via. Che peccato! Mi piace sempre di più essere circondata da persone carine, come te! Verrai ancora ad aprile? Inge partirà l’ultimo giorno del mese. Il giorno dopo: La scuola ora è finita. Ma sono di cattivissimo umore. Quando mi lamento della mia famiglia con Annelies si mette sempre a ridere a crepapelle. Per la rabbia ho rubato alla Lisel altri tre fogli di carta da lettere. Tanto non se ne accorge. Ho rosicchiato la catenina di Inge fino a romperla. Questo di certo non è di aiuto al mio cattivo umore. Se arrivassi tu adesso, sicuramente diventerei di ottimo umore. Poi la sistemazione della cucina (sai, il lavoro rende dolce la vita). Inge non era poi del cattivo umore che pensavo. Mi ha aiutato a rigovernare, abbiamo verseggiato assieme e composto poesie. Mi mancherà… ci capivamo così bene, avrò sicuramente nostalgia di lei. Era lei che si prendeva cura di me sotto tutti gli aspetti, tu lo sai. Chi si prenderà cura ora delle mie buone e cattive maniere? Sto diventando grande. Ora vado in città con lei e ci divertiamo a fare arrossire i ragazzi. Werner dice che le ragazze arrossiscono quando un ragazzo le guarda. A scuola ho scritto una lettera a Lisa e l’ho nascosta nell’atlante che ora Werner si è portato a scuola, purtroppo. La leggerà sicuramente, e la cosa è mi dà fastidio. Che sfortuna! Scrivimi se non verrai domenica. Sai, ho sempre una sensazione strana, come se i boschi e i campi che si estendono tra Ulma e Ausburg potessero sentire. […] Qui da noi fa così freddo che non posso mai uscire, e la cosa mi amareggia tanto. Scrivere lettere è abbastanza bello. Posso scriverti (non devi leggere per forza) senza che tu riesca a interrompermi. Ma proprio questo è l’aspetto noioso. Ho iniziato a scrivere piuttosto male, lo hai notato? 134
Troverei commovente se leggessi tutta la lettera, se la leggessi sino a questo punto. Stai attento, avrei una gran voglia di darti un pizzicotto o un morso per svegliarti. Lo faccio sempre a scuola ad Annlies quando ci annoiamo. Se avrai tempo e voglia, puoi scrivermi lettere ancora più noiose delle mie, le leggerò comunque. Ehi: devi leggere la frase precedente. Se ti immagino, se ora provo a immaginarti, ti vedo sogghignare e così vorrei picchiarti fortissimo. Non devi sghignazzare di me, capito? Per favore, vedi di fare la faccia seria. Mi sa che stai ancora sogghignando. Sarebbe cattivo da parte tua però. Se è così, non voglio più avere a che fare con te. È così sgradevole che tu non risponda, e anche se ho una fantasia molto sviluppata, la tua risposta non riesco proprio a sentirla. Oh, come ti vorrei picchiare! Sai cosa? Ora ti prendi il tempo, puoi farlo da sottotenente, e mi scrivi. Puoi scrivere le più grandi porcherie, e le leggerò pazientemente. Quando avrai letto queste righe dovrai scrivermi subito. A maggior ragione se non verrai più ad aprile, così potrai aggiungere un saluto anche per Inge. È un bene che la lettera abbia una busta, altrimenti farei fare a te e a me una figuraccia mortale (o immortale). Ora devo fare delle commissioni. Allora, adieu e tanti saluti e A rivederci o a rileggerci (mi piacerebbe leggere) La tua Sofie A Fritz Hartnagel Ulma, 23.5.1938
[…] Ti sei davvero arrabbiato per le mie stupidaggini? Prima cosa, il risentimento invecchia e imbruttisce, secondo tu hai quattro anni in più di me, sei quattro anni di più giudizioso, quattro anni migliore, quattro anni più cattivo, e quattro anni più esperto di me. Chiedo forse troppo?
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«Succeda quel che succeda, io ho gettato l’ancora.» Hans «Come ci si può aspettare che il destino conceda vittoria a una giusta causa, quando nessuno è pronto a sacrificarsi pienamente per essa?» Sophie Il 22 febbraio 1943 i fratelli Scholl furono giustiziati per alto tradimento del popolo tedesco in quanto appartenenti al gruppo della Rosa Bianca. Solo quattro giorni prima erano stati arrestati all’Università di Monaco mentre distribuivano volantini. Avevano 24 e 21 anni. Il loro non fu il gesto eroico di un momento. Le lettere e i diari, che coprono un arco di sei anni, ci introducono nel cuore di Hans e di Sophie e ci fanno scoprire un indomabile desiderio di vita che neppure il drammatico contesto del nazismo e della guerra poté soffocare. Quell’ora buia fu la circostanza nella quale sbocciò il fiore di una umanità straordinaria resa feconda dall’esperienza di qualcosa capace di rendere la vita piena di letizia. Fino al sacrificio di sé.
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