Automobile Club d’Italia
Club Aci Storico
Automobile Club d’Italia
Club Aci Storico
“La Repubblica Italiana promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”.
Ho sempre percepito la profonda responsabilità di preservare il patrimonio storico automobilistico del nostro Paese. Questo patrimonio è un tesoro collettivo che racconta storie di innovazione, sfide, vittorie sportive e evoluzioni sociali. È con queste premesse che presento la Carta dei principi per il restauro, la tutela e la conservazione dell’automobile, un documento fondamentale che riflette i valori di Aci e Aci Storico.
In un’epoca in cui il progresso tecnologico si sviluppa a ritmi esponenziali, risulta sempre più indispensabile ancorare il nostro futuro a una solida consapevolezza del passato. Ogni automobile storica conservata e restaurata è un capitolo di questo ricco racconto che dobbiamo proteggere e tramandare. È dunque nostro dovere istituzionale assicurare che ogni decisione riguardante il restauro e la conservazione sia guidata da principi chiari e inequivocabili, delineati con precisione in questa Carta. Primo fra tutti, il principio della salvaguardia definisce i criteri secondo cui un veicolo può essere riconosciuto come storico. La nostra lista di salvaguardia non è solo un elenco, ma un sistema vivo, in continua evoluzione, che si basa sul numero di esemplari ancora esistenti per ogni modello. Questo sistema garantisce che anche le automobili di minor valore economico, ma di grande rilevanza storica, culturale, sociale o industriale, non vengano dimenticate.
Accanto a questo, il restauro di un’automobile, per essere considerato tale, deve rispettare scrupolosamente la storia e l’identità di ogni esemplare.
Non si tratta solamente di riportare un veicolo alle condizioni originali, ma di comprenderne il contesto storico, di studiarne le peculiarità e di intervenire con tecniche che ne preservino l’autenticità. Ogni restauro è un atto di rispetto verso l’automobile e la sua storia, e deve essere affrontato con serietà e competenza.
La nostra missione si estende oltre la mera conservazione fisica delle automobili. Si tratta di una tutela attiva e dinamica che include la promozione della cultura automobilistica attraverso eventi, esposizioni e pubblicazioni che permettano al grande pubblico di apprezzare il valore storico di questi mezzi. In questo contesto, Aci e Aci Storico giocano un ruolo cruciale, fungendo da ponte tra le generazioni di appassionati e assicurando che il patrimonio automobilistico continui a essere una fonte di ispirazione per tutti.
Questa Carta è un impegno solenne verso la storia automobilistica italiana e verso coloro che ne hanno segnato i progressi: costruttori, ingegneri, piloti e, non ultimi, gli appassionati. È attraverso il nostro lavoro congiunto che possiamo garantire che l’essenza di queste meravigliose macchine non venga mai perduta, ma continuamente celebrata e preservata.
Confermo, quindi, il mio e il nostro impegno a perseguire con rigore e dedizione la missione di tutela che ci è stata affidata, garantendo che ogni decisione sia presa con la massima trasparenza e fedeltà ai principi qui espressi. Invito ogni socio e appassionato a unirsi a noi in questo importante compito, per garantire che il nostro amato patrimonio automobilistico non sia solo un ricordo del passato, ma una vibrante parte del nostro presente e del nostro futuro.
Lo scopo della tutela, della conservazione e del restauro, dapprima circoscritto alle sole opere d’arte tradizionali, si è poi esteso alle testimonianze e ai reperti storici per comprendere, infine, pressoché tutto ciò che l’uomo e il suo ingegno hanno prodotto nel corso del tempo: per esempio, gli edifici, le grandi opere, finanche le vecchie fabbriche, gli oggetti di design, come l’arredamento, gli orologi o le lampade, le fotografie e le pellicole cinematografiche, i mezzi di trasporto. E dunque anche l’automobile, non foss’altro per il rilevante ruolo sociale, industriale e culturale, sportivo e, talvolta, artistico che ha rivestito sin dalle origini.
A tal proposito e per svariate ragioni, vale la pena rileggere quanto riportava lo storico Angelo Tito Anselmi nel suo libro “Il restauro delle automobili d’epoca”, edito da L’Editrice dell’Automobile nell’ormai lontano 1966, a dimostrazione della storica sensibilità dell’Automobile Club d’Italia sull’argomento.
“A che scopo, se non per bizzarria, restaurare automobili invece di lasciarle morire? Non è infrequente sentirsi porre questo quesito, cui si teme sempre di rispondere scivolando nella retorica. Il restauro delle automobili non dovrebbe richiedere più giustificazioni di quante non ne domandi il restauro dei mobili o dei monumenti. Il vero movente di quest’attività può sfuggire solo a chi non abbia pensato che alcune automobili di ogni periodo hanno un contenuto estetico non inferiore a quello degli oggetti di buon disegno del passato, che si conservano in forza della loro implicazione artistica e, appunto,
estetica. Accettata l’ipotesi che un oggetto sia valido in modo non transitorio e che la percezione delle sue forme e delle sottigliezze della sua fattura possa esser piacevole anche quando la sua utilità funzionale sia ridotta o cessata, ogni provvedimento che si prenda per prolungarne la vita e favorirne il godimento estetico diventa ovvio e trova persino una giustificazione economica. […]
[…] Le indicazioni relative ai criteri del restauro delle automobili, almeno al livello delle petizioni di principio, non differiscono da quelle sui criteri di ogni altro buon restauro artistico che sia tenuto ben distante dai confini della contraffazione. Il metodo per riuscirvi è unico; si tratta di riportarsi continuamente alle condizioni ambientali contemporanee della nostra automobile, rifiutando ostinatamente (sia che si scelga il colore di una vernice od il disegno di un pezzo da fucinare) di esser condizionati dalla situazione culturale e pratica di oggi.
[…] Sta quindi facendosi strada il criterio che l’automobile di pregio sia un bene il cui apprezzamento estetico può essere oggettivato, così trasformandola da strumento voluttuario per l’individuo che la possiede, in servizio culturale per la collettività. […].
La serietà delle ricerche e l’attendibilità dei restauri assumono dunque una nuova importanza, nel momento stesso in cui le vetture più rappresentative diventano storia viva, punti di partenza per documentazioni e studi successivi: ed appare quindi giustificato che si sia giunti anche ad una prima regolamentazione dei criteri e della latitudine di libertà del restauro”.
Naturalmente, allora Angelo Tito Anselmi faceva riferimento esclusivamente alle automobili anteguerra, le uniche ritenute di interesse storico ai suoi tempi, ma sono evidenti l’attualità e la modernità dei suoi concetti, che sono tutt’oggi d’ispirazione. Questa Carta dei Principi per il restauro, la tutela e la conservazione dell’automobile, fortemente voluta da Automobile Club d’Italia e Club Aci Storico, è una guida consapevole e ponderata per tutti coloro che desiderano approcciarsi con spirito moderno e sostenibile alla salvaguardia del patrimonio automobilistico storico italiano, basandosi sui fondamentali valori di originalità, autenticità e rispetto della storia.
Prima di tutto è necessario chiarire il significato dei termini: restauro, da intendere in prima definizione come intervento diretto sull’automobile sotto un rigoroso controllo storico-critico; conservazione come opera di prevenzione e salvaguardia da attuare proprio per evitare che si debba intervenire successivamente con il restauro, che nei fondamenti costituisce un evento traumatico, più o meno invasivo, più o meno delicato, adatto a risolvere situazioni già compromesse.
Dopo queste precisazioni, è necessario porsi la domanda su cosa sia oggi e cosa si intenda più analiticamente e approfonditamente per restauro. Si può ricavare la risposta con maggiore facilità se si libera preventivamente il campo da possibili equivoci e si definisce con chiarezza che cosa di certo non è il restauro. Non è la semplice riparazione o il ripristino funzionale più o meno integrale, la rivitalizzazione o più comunemente il recupero che si svolge indifferentemente per motivazioni pratiche o economiche. Per esempio, la riverniciatura della carrozzeria non è un restauro, è appunto una riverniciatura; il ripristino della funzionalità meccanica può essere una riparazione, ma non è di certo un restauro; i sedili con il rivestimento nuovo sono rifatti, non restaurati.
Il restauro ha come fine la conservazione, intesa nel senso di conservare il più possibile inalterata la situazione di fatto rendendo minimi i rifacimenti e le sostituzioni, da effettuare solo se realmente necessari e con l’impiego di mezzi non invasivi, il più possibile reversibili, sia nella fase di accertamento sia di intervento, sia che si tratti di parti visibili che parti invisibili, contemporaneamente con competenza tecnica e scientifica, giudizio storico e spirito critico.
Il processo di identificazione è il primo passo per stabilire con esattezza a quali requisiti di originalità complessiva risponde il veicolo considerato. Nella stessa sede si dovrà valutare con altrettanto rigore lo stato di conservazione del veicolo stesso. La raccolta delle informazioni prima di iniziare e durante qualsiasi intervento è talmente cruciale da meritare un approfondimento. In questa fase vanno individuati i seguenti parametri:
L’identità numerica: è riferita alle corrispondenze di numero di telaio, scocca, motore, cambio e altri organi della trasmissione, targa di immatricolazione, documenti di circolazione, visure storiche al Pubblico Registro Automobilistico.
L’identità specifica: l’insieme di caratteristiche che permettono di stabilire la natura dell’automobile considerata, quali marca, modello, allestimento, specificità riferite all’anno-modello o alla fabbricazione, che può essere in serie oppure artigianale, ma anche di tipologia: stradale o da competizione, prototipo o show car, esemplare unico o piccola serie. La distinzione fra identità numerica e identità specifica è data dalla possibilità che un’automobile abbia subito o beneficiato di trasformazioni nel periodo d’uso (per esempio, un’auto da competizione) e quindi di perdere o acquisire nuove identità specifiche, mantenendo ferma l’identità numerica che deve essere chiara, inequivocabile e immutabile. Viene, infatti, considerata autentica un’automobile con un’identità numerica definita; ogni trasformazione dell’identità numerica deve essere motivata da evidenze documentali, in assenza delle quali la vettura non può essere considerata né autentica né originale.
Le informazioni e la documentazione reperite prima di qualsiasi intervento di restauro costituiscono:
■ Lo studio, cioè la raccolta del maggior numero di informazioni utili al riconoscimento attraverso le ricerche storiche presso gli archivi, l’identità numerica e l’identità specifica, le ricerche su pubblicazioni dell’epoca, le ricerche iconografiche e le evidenze delle partecipazioni a competizioni ed eventi. Inoltre, lo
studio si può estendere alle analisi della documentazione storica e culturale, alle analisi scientifiche, chimiche, metallografiche, colorimetriche, spettrometriche, spessimetriche, microscopiche, radiografiche, agli infrarossi e ultravioletti, quando possibile. Tenuto conto dello studio, infine, si stabiliscono i procedimenti di intervento e il grado di originalità dell’automobile.
Le informazioni e la documentazione raccolte prima, durante e al termine dell’intero processo di restauro compongono il dossier, che seguirà l’automobile per permettere ai futuri curatori di conoscere con esattezza la natura degli interventi eseguiti sul veicolo stesso e poter affrontare successive manutenzioni conservative. Sarà quindi necessario che il dossier sia costituito dalla raccolta delle indagini tecniche, scientifiche e iconografiche, dall’assortimento dei documenti dell’identità numerica e dei documenti dell’identità specifica, dai risultati delle analisi tecnico-storiche, dalle certificazioni e/o dalle fiche di omologazione (per le auto da competizione).
Il restauro non è soltanto un’operazione tecnica né tanto meno il risultato di una strategia di natura esclusivamente economica. Il restauro è un processo correlato in primo luogo alla storia. Questo legame aiuta a comprendere come il restauro vada inteso come una disciplina moderna, figlia della ricerca e in ciò profondamente diverso dalla normale manutenzione e dalle pratiche di riparazione. L’intervento di restauro è motivato dai valori che riconosciamo e che proiettiamo sull’automobile, purché si sappia riconoscere al restauro la caratteristica scientifica che gli deriva da rigore di metodo, da una prudenza di fondo e da una paziente e analitica ricerca, pena il decadimento a semplice atto di riparazione, alterazione e, nei casi più gravi, di falsificazione.
Negli anni recenti, infatti, l’approccio “conservativo” è culturalmente preferito per scegliere le concrete operazioni in difesa dell’automobile, sulla linea di un moderno orientamento di pensiero volto a privilegiare la natura “originale” e autentica rispetto a quella reintegrativa (laddove necessaria, apportata mediante rifacimenti con tecniche dell’epoca, se possibile: per esempio, crine al posto della gomma piuma nel ripristino di un sedile pre anni 60).
L’approccio al “restauro conservativo”, dunque, implica anche un rinnovamento lessicale soprattutto perché, in un tempo non lontano, il termine “restauro” ha purtroppo avuto una connotazione assai vaga, riferita più che altro a processi di riparazione o rifacimento più o meno integrali e non sempre corretti, volti a rimettere in efficienza un’automobile, che hanno alterato o compromesso l’autenticità storica dei veicoli.
Il restauro, inoltre, prevede la figura del restauratore, cioè uno specialista che abbia una provata e approfondita conoscenza dell’automobile in generale e del tipo e dell’esemplare considerato nello specifico ancor prima delle modalità, delle tecniche e dei principi che regolano nell’insieme la materia. In primo luogo, dunque, è importante identificare l’automobile e i suoi contesti culturale e storico in modo disinteressato e curioso e approfondire le proprie competenze storiche e critiche. Il ruolo del restauratore, infatti, è quello di decidere le modalità del restauro, scegliere le tecniche e i materiali più appropriati, coordinare ogni singolo specialista coinvolto nel processo e anche di
accompagnare, affiancare e seguire il proprietario o il committente nelle decisioni più importanti.
La questione si collega a questi principi e al loro metodico riconoscimento, attraverso lo studio di ogni singola automobile, della sua natura e delle sue qualità e originalità. In ogni processo di restauro non si può evitare di scegliere una metodologia o una soluzione oppure di valutare diverse necessità e dare loro il giusto peso, né si può soddisfare sempre tutte le esigenze.
L’automobile, infatti, gode di una doppia polarità, quella storica e quella estetica, che sovente si contrappongono, specie quando si tratti di rimozione delle aggiunte e di reintegrazione delle lacune. Il compito del restauratore sarà quello di riuscire a contemperare con senso critico e con grande accortezza le opposte istanze. L’obiettivo di questa Carta dei Principi del restauro è diffondere la cultura della prevenzione in modo da ridurre al minimo il ricorso al restauro integrale, coniugando le ragioni della conservazione con quelle del buon uso.
La conservazione dell’automobile va intesa come qualsiasi azione mirata a rallentare o prevenire il deterioramento ed è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro.
Per rendere chiaro il reale concetto di conservazione, innanzitutto è necessario attribuire un riconoscimento a cui segue un valore ed effettuare un’indagine preliminare in valutazione dell’analisi dello stato di conservazione, della tipologia dei materiali costituenti e individuare il collocamento temporale al fine di determinare le diverse tecniche applicative e costruttive.
La conservazione preventiva è definita come l’insieme delle misure e delle azioni tese a evitare o ridurre al minimo futuri deterioramenti o perdite. Tali misure e azioni sono indirette, non interferiscono con i materiali e la struttura e non ne modificano l’aspetto.
La conservazione programmata consiste nella composizione delle seguenti fasi in successione:
■ l’analisi dello stato di conservazione, verifica della documentazione a disposizione;
■ la valutazione delle tecniche operative cui attenersi per gli interventi di conservazione o di restauro;
■ la redazione e attuazione di un piano di conservazione programmato;
■ l’individuazione degli interventi per esigenze di conservazione o per finalità di restauro.
Saranno valutate le specifiche esigenze e opportunità di manutenzione in un caso e di restauro nell’altro, per perseguire la migliore conservazione. Lo sviluppo della procedura contempla proposte operative da concordare con la proprietà o con l’ente che tutela la vettura sull’adozione di appropriati interventi di conservazione e/o restauro. La redazione del piano di conservazione programmata, a cura del restauratore, offrirà al proprietario dell’automobile un quadro esaustivo e complessivo delle successive pratiche preventive da adottare quali monitoraggio, periodici interventi di controllo e manutenzione, precauzioni d’uso, per scongiurare quanto più a lungo possibile la necessità di dover ricorrere, nel tempo, a un ulteriore intervento di restauro.
Al fine di mantenere la vettura efficiente e nelle sue condizioni originarie, che si tratti di conservazione preventiva o programmata, è comunque sempre necessaria una pianificazione. Diviene, infine, imprescindibile che ogni automobile abbia un dossier per dare modo alle proprietà future o all’ente che le tutela di poter conservare il veicolo in modo adeguato.
La tutela consiste in ogni attività diretta a riconoscere, proteggere e conservare un bene del nostro patrimonio storico, affinché possa essere tramandato alle generazioni successive. La prevenzione, la conservazione, il restauro, la manutenzione e la salvaguardia sono gli strumenti prioritari della tutela e altrettanto rilevanti sono le raccolte di testimonianze, di documentazione - sia cartacea sia multimediale - di archivi privati e pubblici, studi, testi e pubblicazioni. La tutela si affida ai seguenti strumenti:
Prevenzione: è l’insieme delle azioni messe in campo per limitare le situazioni di rischio potenzialmente dannose per l’automobile nel suo contesto di conservazione e durante il suo utilizzo.
Conservazione: è un insieme di concrete operazioni, coerenti, coordinate e programmate, di attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro volte in difesa del bene. È un atto responsabile, che comprende misure e interventi mirati a mantenere integra la condizione originale. È il fine cui tendono le indicazioni della conservazione integrata, che mira a coniugare le ragioni della conservazione con quelle del buon uso.
Restauro: qualsiasi intervento che, nel rispetto dei principi della conservazione e sulla base di rigorose indagini conoscitive preliminari di ogni tipo, sia rivolto a restituire al veicolo, nei limiti del possibile, la sua configurazione e funzionalità originale.
Manutenzione: l’insieme degli interventi programmati o straordinari rivolti a mantenere le condizioni ottimali di integrità e funzionalità del veicolo considerato, anche in seguito a interventi eccezionali di conservazione e/o restauro.
Salvaguardia: consiste in qualsiasi provvedimento conservativo e preventivo che non implichi interventi diretti sul veicolo considerato.
1
Pianificazione approfondita
L’inizio del processo di restauro richiede innanzitutto una valutazione esaustiva dello stato dell’automobile. Questa fase deve essere eseguita con la massima precisione, identificando le parti che necessitano di interventi e scegliendo le modalità più rispettose della storia del veicolo secondo un approccio conservativo. La definizione chiara degli obiettivi di restauro è essenziale; tali obiettivi possono variare in funzione delle condizioni di partenza dell’automobile considerata, dalla conservazione delle condizioni originali fino alla sua ricostruzione. Il risultato di questo studio darà origine al dossier che accompagnerà la vettura dopo il restauro.
2
Rispetto della storia e dell’autenticità:
La fase di ricerca storica è fondamentale per acquisire informazioni dettagliate sulla storia e sulle caratteristiche dell’automobile considerata. Ciò include la determinazione del modello e dell’allestimento preciso, della data di produzione e di eventuali eventi rilevanti a cui l’auto ha partecipato. Anche la conservazione della vernice originale, qualora fosse possibile, contribuisce in modo significativo a preservare l’autenticità e il carattere storico del veicolo.
3
Utilizzo di componenti originali o fedeli all’originale:
La ricerca di parti di ricambio rappresenta una fase cruciale del restauro. L’obiettivo è individuare componenti originali o equivalenti all’originale al fine di garantire l’autenticità dell’automobile. Questo punto spesso richiede un’attenta ricerca di mercato per individuare fornitori specializzati in parti di ricambio d’epoca.
4
Smontaggio attento e documentazione:
Il processo di disassemblaggio richiede un approccio meticoloso. Parallelamente, la documentazione fotografica di ogni fase è essenziale per documentare il processo e fornire una guida chiara per la successiva fase di rimontaggio. L’etichettatura accurata di ciascun componente rimosso agevola notevolmente il processo di restauro, garantendo che ogni parte ritorni nella sua posizione originale.
5
Tecniche tradizionali e abilità artigianali:
Il restauro di un’auto d’epoca richiede competenze artigianali di altissimo livello. La lavorazione della lamiera, la verniciatura a mano e altre abilità tradizionali sono parte integrante del processo. L’utilizzo di tecniche tradizionali risalenti all’epoca di produzione contribuisce a preservare l’autenticità estetica e tecnica del veicolo.
6
Rispetto delle specifiche originali:
La conformità alle specifiche originali del produttore è di primaria importanza. Ciò riguarda non solo la scelta di parti e componenti, ma anche la corretta applicazione di colori, materiali e finiture in linea con le specifiche del modello e dell’anno di produzione dell’automobile e nel rispetto delle normative vigenti.
7
Equilibrio tra autenticità e funzionalità: Pur perseguendo l’autenticità storica al di sopra di ogni altro aspetto, è essenziale garantire che l’automobile sia sicura e affidabile nel suo utilizzo. Ciò può comportare l’aggiornamento di componenti critici, quali freni, sospensioni e impianto elettrico, bilanciando con attenzione la conservazione dell’originale con l’adattamento alle normative e alle esigenze d’utilizzo contemporanee.
8
Controllo della qualità e prova su strada:
Al termine di un qualsiasi intervento di restauro, si rende necessario un controllo di qualità approfondito per verificare la corretta installazione e funzionalità di ogni componente. La prova su strada rappresenta il test finale e consente di valutare l’efficacia degli interventi e la prestazione complessiva dell’automobile.
9
Manutenzione continua e conservazione:
Fornire una guida dettagliata sulla manutenzione programmata dopo il restauro è essenziale per il proprietario. Questo documento guiderà il cliente nel corretto mantenimento, tutelando l’automobile dagli effetti del tempo e dell’utilizzo. Inoltre, la messa in atto di pratiche di conservazione adeguate, come l’ambiente di stoccaggio e l’uso corretto, sono essenziali per evitare danni futuri all’automobile.
10
Comunicazione trasparente con il proprietario:
La trasparenza nella comunicazione con il proprietario o committente è cruciale. La consultazione regolare, la condivisione di decisioni chiave e la partecipazione attiva del proprietario alle fasi decisionali contribuiscono a garantire che il restauro rispecchi appieno sia i requisiti di autenticità e originalità sia le aspettative del cliente. Al quale, al termine dei lavori, verrà rilasciato un dossier che raccoglie tutte le informazioni e i processi utilizzati nel corso dei lavori. Ogni restauratore, infine, dovrà conservare una copia del dossier delle automobili sulle quali è intervenuto.
Ogni punto del processo di restauro, la ricerca dell’eccellenza e l’attenzione ai dettagli sono elementi fondamentali per ottenere un risultato finale che rispecchi fedelmente l’autenticità storica dell’automobile. Si restaura un’automobile perché preventivamente è stato riconosciuto a questa un valore particolare, storico, estetico, documentario, artistico e persino emotivo o affettivo.
Tale riconoscimento comporta lo studio filologico - disciplina relativa alla corretta interpretazione dei documenti-, mentre il giudizio critico - processo di discernimento analisi e valutazione - presuppone un’indagine storica, non solo del collocamento temporale, ma anche dei materiali di costruzione, delle caratteristiche e delle soluzioni tecniche possibili.
Ormai da qualche anno si vive con grande interesse, anche di pubblico, il tema della tutela, della conservazione e del restauro, interesse che dovrebbe significare maggior attenzione e accortezza per le sorti di un’eredità singolarmente preziosa.
Oggi siamo pienamente consapevoli di quanto la perdita della funzione di un’automobile porti al degrado della stessa, a conferma del fatto che sia stata progettata e costruita per esprimersi in movimento.
Il principio del restauro conservativo è di mantenere il più possibile l’originalità della materia, pertanto è necessario dove possibile con senso critico, risanare gli elementi strutturali ed estetici, ma sarà compito del restauratore, caso per caso, pianificare e dirigere i processi, coordinando fornitori e specialisti che svolgono attività complementari al restauro, analizzare i dati relativi ai materiali e alle tecniche di esecuzione e svolgere attività di ricerca e sperimentazione.
Ogni restauro è unico e questi principi possono essere adattati in base alle specifiche esigenze dell’auto. L’imperativo comune è utilizzare l’approccio conservativo per trovare un equilibrio tra la preservazione fisica, il rispetto dell’autenticità storica e l’adattamento alle esigenze funzionali, dalle quali nessuna automobile, in virtù della sua natura, può prescindere.
Questa prima stesura della Carta dei Principi per il restauro, la conservazione e la tutela dell’automobile è soltanto il primo passo di molti altri che Aci e Aci Storico, con il supporto dei numerosi stakeholder del mondo del motorismo classico, intendono compiere al fine di regolamentare, con una disciplina chiara e ben definita, questo universo di grande passione. L’obiettivo è quello di salvaguardare il nostro patrimonio storico e diffondere la cultura dell’automobile classica indirizzando l’approccio alla conservazione in ogni intervento di recupero, che non può e non deve in alcun caso depauperare il valore storico intrinseco del manufatto, indipendentemente dal valore economico dell’oggetto. Un ringraziamento sincero e particolare va a tutte le persone coinvolte in questo progetto, che hanno dedicato il loro tempo, il loro sapere e la loro passione per la pubblicazione di questo volume e sono, in rigoroso ordine alfabetico: Massimo Amenduni, Lorenza Bravetta, Maria Bussolati, Benedetto Camerana, Raffaele Consoli, Elisabetta Cozzi, Carlo Di Giusto, Marco Di Pietro, Rino Drogo, Rodolfo Gaffino Rossi, Roberto Giolito, David Giudici, Vincenzo Leanza, Corrado Lopresto, Davide Lorenzone, Monica Mailander Macaluso, Silvia Nicolis, Giuseppe Pastorelli, Barbara Riolfo Toppino, Daniele Santarelli.
©2024 Aci Editore S.r.l.
A cura di Carlo Di Giusto
Progetto grafico Daniela Penin
Realizzazione editoriale Be Fast S.r.l.
Stampato nel mese di giugno 2024 presso Elcograf S.p.a.