GuidACI - febbraio 2021

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RIVISTA DELL'AUTOMOBILE CLUB DI VICENZA anno 8 - numero 1 - gennaio 2021 REG.TRIB VICENZA N. 1499/14 del 21/05/2014 www.vicenza.aci.it

Battistolli Junior scioglie il ghiaccio


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GuidACI Guid ACI gennaio 2021

Guidando verso l'azzurro LUIGI BATTISTOLLI

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AL VOSTRO FIANCO IN OGNI TAPPA, SEMPRE!

Ed eccoci pronti a riaccendere i motori per percorrere le strade di questo 2021 che si è aperto portando con sé le ferite di un anno che sarà difficile archiviare viste le conseguenze che ha provocato nella nostra vita e, indistintamente, in ogni parte del mondo. Si riparte, ingranando le marce più basse, ma con il desiderio e l'impegno di tornare a recitare un ruolo da protagonisti. In questa ottica ACI Vicenza ricomincia da dove ci eravamo lasciati a fine dicembre, vale a dire innanzi tutto cercando di andare sempre più incontro alle esigenze dei nostri soci e di quanti si affidano ai nostri servizi. Come Veneto siamo stati una delle prime regioni a livello nazionale ad aver rinnovato, con la legge di stabilità 2021, la possibilità di versare la tassa auto in scadenza tra il mese di gennaio e il mese di maggio entro il 30 giugno 2021, senza l'applicazione di sanzioni o di interessi aggiuntivi. Anche per le patenti scadute e da rinnovare abbiamo ottenuto un posticipo al 30 aprile, traslando così la scadenza naturale, venendo incontro a chi, quotidianamente,

sta ancora combattendo e convivendo con un virus che ha giocoforza modificato il modo di approcciarsi anche a tanti aspetti che, fino a poco tempo fa, ci sembravano naturali. Ma, pur in un periodo complicato, ACI non dimentica gli sportivi e così ha instaurato un dialogo con la Federazione di ACI Sport per far sì che le licenze sportive possano godere di un “bonus” per i mesi nei quali non è stato possibile utilizzarle e, pertanto, al momento del rinnovo si valuti come agevolare i piloti. In altre parole ACI Vicenza, ma anche tutta la grande famiglia dell’Automobile Club d’Italia, sta cercando di ripartire, fiduciosa che dopo il “tornante” la strada non sarà più in salita e ci sarà presto un rettilineo dove ingranare le marce più alte, per tornare a correre, sempre però con la massima sicurezza e nel rispetto di quelle regole che rappresentano non solo il Codice della strada bensì il dovere di noi cittadini ad impegnarci nella costruzione di un futuro il cui orizzonte possa presto tingersi d'azzurro. L'azzurro di ACI!

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SOMMARIO ACI INFORMA

COVER STORY

RALLY

3 Editoriale

38 Famiglie da corsa Padre, figli e fratelli

8 43^ Dakar Picco d’acciaio

6 Rucco socio ACI Situazione delle strade 18 La patente Al tempo del Covid L’app per l’esame 22 Sicurezza stradale Pali a sicurezza passiva 26 Legge di bilancio Incentivi per le auto

42 Nicola Cazzaro Dallo storico al moderno 50 Gabriele Gallinaro Campione minicross 42 Gabriel Moretto 2 volte campione regionale

Sul podio, che Fortuna!

12 Livigno Ice Ghiaccio bollente

Programmi per Battistolli jr.

32 Coppa Bettega Una gara coi… fiocchi

34 Team Bassano Cinque scudetti 36 IRC Cup Damiano De Tommaso 46 Memorial Bordignon In gara per il Geometra 48 Rally del Ciocchetto Scandola sul podio

RUBRICHE 30 Servizi e sport Licenze ai meccanici 31 Clik La “Casa avanzata”

56 Il baule delle meraviglie La coppa d’Oro 58 Lanciavamo L’elefantino Babar

54 Amarcord Hawk Racing Club

57 Memorial Fornaca Lucky e Pons sugli allori

27 Lockdown Effetti sulla strada 28 Guidare in sicurezza Le gomme da neve

Rivista fondata da ROBERTO CRISTIANO BAGGIO

segreteriavi@acivicenza.it Via Enrico Fermi 233, Vicenza Telefono 0444/568689


ACI INFORMA

“Stiamo lavorando per ricavare nuovi parcheggi nell'area interna dell'ex tribunale e al park Canove ma in futuro anche all'ex macello e all'Eretenio”

Il sindaco Rucco è socio ACI Il primo cittadino ci illustra la situazione tra manutenzioni stradali realizzate in provincia e il rinnovo della direttrice per Verona in città Circolazione stradale, parcheggi, i nuovi mezzi sulle strade (vedi i monopattini!) e gli interessi dei soci ACI, il tutto con lo sfondo della pandemia da Coronavirus: a fare il punto della situazione, a Vicenza e provincia, il sindaco del capoluogo e presidente della Provincia berica Francesco Rucco. - Innanzi tutto, qual è il suo rapporto con l’ACI e quali invece quelli delle amministrazioni che rappresenta? “I rapporti con ACI sono ottimi e collaborativi, lo dico sia da amministratore che da automobilista perché, in effetti, confermo di essere un socio ACI soddisfatto dei servizi offerti a livello informativo e tecnico. Come Comune e Provincia abbiamo partecipato ad una importante raccolta fondi denominata "PensACI, tutti insieme per i nostri anziani" a favore delle RSA della città e di tutta la provincia, così duramente colpite da questa pandemia. Ma il confronto con ACI Vicenza è costante e non mancherà anche per la realizzazione del P.U.M.S. (Piano

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“I monopattini e mezzi simili rappresentano la mobilità pulita che è da promuovere e sostenere” Urbano della Mobilità Sostenibile)”. - Nel 2020, a causa del lockdown, è diminuito il traffico in tutto il Paese e, di conseguenza, il numero degli incidenti stradali. E’ così anche a Vicenza? “In città era inevitabile registrare un calo di traffico e, quindi, anche degli incidenti ma credo sia migliorata anche l'attenzione da parte degli automobilisti. In questo senso l'ACI svolge un servizio essenziale in materia di educazione stradale”. - Quali sono i cosiddetti “punti neri” (tratti o incroci problematici) sui quali è intervenuta l’amministrazione comunale? E quali i progetti? “Stiamo completando un impor-

tante intervento lungo viale San Lazzaro che, assieme alla nuova rotatoria di Ponte Alto, è destinato a riqualificare e a mettere in completa sicurezza l'entrata ad ovest della città. Anche la nuova rotatoria al Villaggio del Sole ha risolto un problema viabilistico molto sentito. Un altro importante progetto riguarda la circolazione a Ponte di Debba dove non passa giorno che un incidente stradale ci ricordi quanto sia pericolosa la situazione attuale. Un occhio di riguardo lo stiamo rivolgendo, e non poteva essere altrimenti,alla tutela della mobilità "debole" di pedoni e ciclisti con un programma di interventi sulla messa in sicurezza degli attraversamenti stradali più critici”. - Altre iniziative? “La Provincia di Vicenza ha stanziato 7 milioni di euro tra il 2019 ed il 2020 per quanto riguarda l'asfaltatura delle strade di sua competenza ed altri 2 milioni, sempre nell'ultimo biennio, per barriere e guard-rail. Nello specifico sono state risol-

te situazioni assai pericolose con le nuove rotatorie del Botteghino a Costabissara e lungo la strada Schiavonese tra Sandrigo e Montecchio Precalcino, senza dimenticare l'importante intervento lungo un tratto di strada priabonese che collega le valli dell'Agno e del Leogra nel Comune di Cornedo Vicentino”. - Parcheggi a Vicenza: il centro storico soffre per la situazione dei residenti con liste di attesa di due anni per la “sosta gialla”. Soluzioni? “Questo, purtroppo, è un problema che si trascina da molti anni, ma stiamo lavorando per ricavare nuovi spazi nell'area interna dell'ex tribunale (già fruibili) e al park Canove. In ottica futura vi sono i progetti di nuovi parcheggi all'ex macello e all'Eretenio che potrebbero risolvere definitivamente il problema degli stalli gialli”. - Riguardo invece i parcheggi per l’accesso alle aree del centro del

capoluogo, dopo questi mesi di restrizioni per la pandemia, quale è la visione? Grandi parcheggi scambiatori e/o piccoli parcheggi diffusi? “Credo che entrambe le soluzioni vadano prese in considerazione, tuttavia è doveroso che i parcheggi del centro storico vadano rilanciati anche con adeguate campagne informative. L'operazione che li ha resi gratuiti da settembre fino alle festività natalizie ha funzionato bene riscontrando un alto gradimento da parte cittadinanza e degli operatori. Il rilancio dei parcheggi scambiatori passa anche attraverso lo sviluppo dei mezzi di mobilità alternativi come monopattini, bike sarin e via dicendo”. - La novità dei monopattini: come si gestiscee la situazione in città? Li assimiliamo alle bici e ciclomotori? “I monopattini e mezzi simili rappresentano la mobilità pulita che è da promuovere e sostenere ma

in modo ordinato e attraverso una sperimentazione che porti a cogliere questa opportunità in maniera positiva. E' un bene che la mobilità in forma privata venga sempre più utilizzata, però è altresì necessario che vengano stabilite delle regole chiare da parte di chi ci governa, ovvero dal Parlamento. L'uso del casco e l'assicurazione ritengo debbano essere obbligatori”. - Ci sono progetti per lo sviluppo nel territorio delle colonnine di ricarica elettrica? “La recente fusione tra le società municipalizzate Aim di Vicenza e Agsm di Verona può aprire una nuova frontiera verso lo sviluppo di politiche per una "smart city", tematica che rappresenta una delle specifiche aree business della nuova realtà. Un programma di espansione delle colonnine per la ricarica elettrica delle auto rientra tra le varie mission in questa direzione”. - Novità progettuali nel capoluogo: si parla di filobus. Dove e come? “Per il progetto del Filobus a Vicenza lo Stato ha stanziato 19 milioni di euro come opera compensativa per la T.A.V. e dobbiamo prestare molta attenzione alla tempistica di intervento e, in particolare, all'acquisto dei mezzi, che saranno elettrici su gomma e senza filo. Sarebbe, infatti, un errore acquistarli subito senza avere l'opera completata perché si andrebbe a sprecare denaro pubblico con mezzi che rischierebbero di restare fermi. Quindi sarà necessario mettere in atto un intervento coordinato”.

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43^ DAKAR

Picco d’acciaio ROBERTO CRISTIANO BAGGIO

Il campione vicentino ha concluso la maratona africana classificandosi al 43° posto assoluto e secondo degli italiani nella categoria delle moto Un uomo d’acciaio, tutto d’un pezzo, che per un attimo s’è fatto sopraffare dalla commozione. Anche l’inossidabile Franco Picco, al traguardo della 43^ Dakar, non ha saputo trattenere due lacrime. Solo due, ma di gioia immensa perchè quella che ha portato a termine quest’anno è stata una gara epica. Due settimane massacranti, ottomila chilometri a “spasso” per il deserto arabico: il vicentino ha concluso al 43° posto assoluto, secondo degli italiani, contando solo sulle proprie forze. E a 65 anni compiuti non è da tutti. «Dura, dura, dura» le prime parole che ha pronunciato appena tagliato lo striscione df’arrivo di Gedda. Poi, a ribadire quanto faticosa sia stata la cavalcata in sella alla

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Husqvarna FR 450 Rally di seconda mano, ha aggiunto per la quarta volta “dura”. Ed è stato allora che gli occhi si sono inumiditi. Il vicentino non ha rinunciato neppure quest’anno ad affrontare la maratona. S’è presentato al via nella categoria “Malle moto”, rinunciando all’assistenza meccanica esterna, provvedendo personalmente alle riparazioni e al controllo del mezzo dopo ogni frazione. Per contenere i costi e dare ancora più pepe all’impresa. Ha chiesto e ottenuto dagli organizzatori il numero 65, quello dei suoi anni, e s’è tuffato nella sabbia del deserto dell’Arabia Saudita con la grinta di un ventenne. Dodici tappe in sella. Un solo giorno di riposo, alla vigilia della “marathon” la

frazione più lunga, passato a controllare minuziosamente la moto e a recuperare le energie spese nelle giornate precedenti. Una gara nella gara, che ha messo alle corde anche la sua forte fibra, temprata da decine di corse fra sabbia e dune. Ha cominciato nel 1985, quando la Dakar partiva da Parigi, è salito sul secondo gradino del podio due volte, a conferma del suo enorme talento, s’è buttato con coraggio nelle edizioni sudamericane e non ha esitato, all’inizio dell’anno, a misurarsi nuovamente con le proprie forze e le insidie del deserto africano «Solo verso la fine della gara – ha confessato – ho trovato la giusta messa a punto della moto, dal-

le caratteristiche diverse rispetto alle Yamaha guidate in precedenza. Ho faticato tanto. Dalla quarta tappa in poi è stata durissima. Alla partenza, prima dell’alba, il freddo era intenso, penetrava nelle ossa. Dieci, dodici gradi al massimo. Poi quando usciva il sole il termometro saliva sino a sfiorare i 30 gradi. Al tramonto ancora freddo. Al campo base, dopo la cena, distanziato dagli altri per via delle norme anti Covid, non vedevo l’ora di infilarmi nel sacco a pelo per recuperare le forze.» Il momento più duro Franco Picco l’ha vissuto a due terzi della Dakar. Un errore di navigazione e qualche problema tecnico lo hanno rallentato facendogli temere il peggio. «Ho rischiato di fermarmi. Invece

non ho mollato. Ho stretto i denti e ho dato gas.» Trenta volte al via della Dakar, sempre da protagonista, anche quando non era più un pilota ufficiale. Entrato in confidenza col mezzo, ci ha dato dentro di brutto sfiorando in più di un’occasione i 160 orari. Mica da tutti tenere l’equilibrio su un fondo ballerino ad una velocità così elevata. La miglior prestazione parziale l’ha ottenuta nell’ultima frazione. Avvertiva il “profumo” del traguardo finale. Trentanovesimo assoluto. Il successo parziale gli ha permesso di migliorare la classifica assoluta e di scrivere un’altra pagina importante nel libro della sua infinita carriera. A fine corsa ha ricevuto i complimenti di tutta la carova-

Senza assistenza ufficiale ha controllato personalmente la Husqvarna FR 450 Rally al termine di ogni frazione na, compresi quelli del vincitore Stephane Peterhansel, al 14° trionfo in carriera, i primi lottando proprio contro il pilota vicentino. Adesso per Picco è il momento di recuperare le energie. Ma in testa il tarlo ha già cominciato a rodere. Fra meno di dodici mesi partirà la 44^ edizione della Dakar...

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43^ DAKAR

ROBERTO CRISTIANO BAGGIO

Sul podio, che Fortuna! L’industriale di Cornedo al via assieme a Giulio Verzeletti e a Marino Mutti su un camion Unimog U400 è stato costretto al ritiro a due tappe dalla fine per noie meccaniche A due giorni dalla fine della corsa è stato costretto al ritiro, ma sul podio di Gedda è salito ugualmente. Non se l’aspettava, Beppe Fortuna, di essere chiamato dallo speaker ma quando ha saputo il motivo un largo sorriso ha cancellato d’un colpo amarezza e fatiche accumulate in due settimane di dune e sabbia col motore sempre al massimo. A Beppe Fortuna e ai suoi due compagni d’avventura, Giulio Verzeletti e Marino Mutti coi quali ha diviso l’abitacolo dell’Unimog U400, è stato infatti assegnato il premio Fair play per aver assistito, durante un momento cruciale della gara, un equipaggio arabo in evidente difficoltà col mezzo capottato. I tre amici non hanno esitato un attimo quando hanno visto gli avversari fermi coi quali erano in lotta. Bloccato il camion, sono scesi e hanno fatto di tutto per aiutare a rimettere in marcia gli sfortunati colleghi. Per l’assistenza se ne sono andate un paio d’ore e con

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esse anche le speranze di un piazzamento di prestigio. In quel momento, infatti, erano ventiduesimi assoluti. “Alla Dakar è normale darsi una mano – spiega Fortuna, all’undicesima esperienza nella massacrante competizione – Solo gli equipaggi ufficiali tirano dritto. Il nostro gesto non è passato inosservato e alla fine gli organizzatori ci hanno premiato anche se nel frattempo eravamo stati costretti a fermarci per problemi meccanici. Un peccato perchè alla fine della corsa mancavano solo due tappe.” Fortuna, Verzeletti e Mutti hanno cercato in tutti i modi di far riprendere voce al loro camion senza però riuscirci essendo a corto anche di pezzi di ricambio, alcuni dei quali passati ad altri compagni d’avventura in difficoltà. Inutile anche la chiamata al camion scopa per tentare una riparazione in extremis. Il deserto, infatti, ha tradito pure i soccorsi, intrappolati dalla sabbia.

da sinistra in alto: l' Unimog U400 e il soccorso in elicottero per Verzeletti in basso: Da sinistra Fortuna, Mutti e Verzeletti

Gli organizzatori hanno consegnato all’equipaggio della Valfer il premio Fair-Play per aver aiutato a raddrizzare il mezzo a tre avversari arabi finiti ruote all’aria “Oltre al guasto s’è messa di mezzo una colica che ha colpito Verzeletti. Giulio ha cercato di resistere ai violenti dolori, ma alla fine, dopo una notte tremenda, siamo stati costretti a chiedere l’intervento dell’elicottero per far trasportare all’ospedale il capo equipaggio. Con le opportune cure Giulio s’è ripreso bene ma la colica lo ha debilitato.” Beppe Fortuna, a lungo presidente del Raggruppamento Industriali di Valdagno, ha da sempre la passio-

ne per i motori. Ha cominciato giovanissimo con il motocross e poi è passato alle auto e ai camion. Ad avviarlo alla Dakar è stato Franco Picco, al quale è legato da una profonda amicizia. “È stato il mio maestro e continuo a chiamarlo così ogniqualvolta lo incontro. È successo anche all’aeroporto di Gedda dove eravamo in attesa di imbarcarci per rientrare a casa. Ci siamo incrociati casualmente e gli ho fatto i complimenti

perchè la sua impresa ha qualcosa di epico. In due edizioni l’ho seguito per prestargli assistenza meccanica. Poi ho fatto il grande salto, passando dalla parte dei protagonisti. Il nostro Unimog ha già qualche anno ma continua a marciare bene. Il motore sviluppa circa 350 cavalli e non sempre sono sufficienti per superare gli ostacoli del deserto. Così quando non ce la facciamo a superare le dune più alte siamo costretti ad aggirarle

aumentando i chilometri e perdendo molto tempo. Se penso ai Kamaz dello squadrone russo che ha piazzato tre equipaggi ai primi tre posti della categoria truck, mi viene il magone. Con mille cavalli possono fare quello che vogliono.” Titolare della Valfer di Cornedo, Beppe Fortuna ha sponsorizzato il team fornendo uno speciale acciaio altoresistenziale che ha irrobustito, senza penalizzarne il peso, il camion, sottoposto ad una revisione meccanica e al cambio delle sospensioni. Driver principale è stato Verzeletti ma anche Fortuna e Mutti, meccanico di lungo corso, si sono alternati al volante. “L’organizzazione della Dakar è spettacolare – conclude il vicentino – ma nel nostro piccolo anche noi non ce la siamo cavata male. Avevamo sempre tutto l’occorrente a bordo, dai ricambi alle tende ai sacchi a pelo. Autosufficenti, perchè alla Dakar sai quando parti ma non quando arrivi.”

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LIVIGNO ICE

GHIACCIO BOLLENTE ROBERTO CRISTIANO BAGGIO

“Ghiaccio bollente” per Alberto Battistolli, che alla prima prova di The Ice Challenge, Campionato italiano velocità su ghiaccio 2021 organizzato da BMG Motor Events e disputatosi a Livigno il secondo week end di gennaio, ha messo una grossa ipoteca su uno dei tre gradini del podio. Grazie a due terzi posti conquistati rispettivamente il sabato e la domenica, il giovanissimo figlio d’arte ha fatto sua la seconda posizione della classifica provvisoria e a Pragelato, dove è in calendario il secondo round del torneo, potrebbe addirittura conquistare il titolo pur non partecipando alla gara. Un inizio palpitante che non ha tradito le attese e ha offerto una delle gare più belle e complete del circus italiano neve-ghiaccio. A vincere la prima gara tra le auto è stato Andrea Bormolini, profeta in patria sulla pista di casa, su Skoda Fabia per i colori B.B. Racing, che ha avuto la meglio grazie ad una bella progressione cronometrica che l’ha visto prevalere per pochissimo sul campione italiano in carica Ivan Carmellino, secondo con la Fiat Punto Proto. Tra i due è stata una battaglia senza esclusione di colpi, con Carmellino avanti nella prima manche ma sfortunato nella seconda quando è rimasto rallentato dall’uscita di pista di un avversario. Ciò non toglie nitidezza all’affermazione di Bormolini, primo anche in Classe 6.

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“Non me lo aspettavo – ha detto Bormolini sul podio – Onestamente devo ammettere di avere avuto un po’ di fortuna, dato che io e Ivan abbiamo corso in batterie diverse e quindi non ho avuto le difficoltà che ha avuto lui nell’ultima, è stata una bella battaglia.” “Bisognerà fare qualcosa per i Bormolini a Livigno – ha scherzato Carmellino – ogni anno me ne trovo uno davanti! Credo che abbiamo fatto una bella gara, ora determinazione a mille”. Il portacolori New Driver’s Team ha conquistato la Classe 8. Terzo assoluto Alberto Battistolli, vincitore anche della Classe 3, su Skoda Fabia R5 della Scuderia Palladio. Al debutto nella serie tricolore ghiacciata il vicentino è andato subito in palla, capace di chiudere secondo dopo la prima manche e di difendersi fin sul traguardo per concretizzare il piazzamento a podio, con una guida veloce e spettacolare. “Non me lo aspettavo di andare subito così veloce – ha affermato il vicentino – per andare forte sul ghiaccio bisogna dosare l’acceleratore e sfruttare le caratteristiche della macchina. Giro dopo giro ho capito come affrontare curve e traiettorie. Mi è mancata un po’ di cattiveria ma l’esperienza è stata buona. Oriano Agostini, con la Citroen DS3 N5 della bassanese Hawk Racing Club, ha conquistato la Classe 4,

Nel campionato italiano velocità su neve Alberto Battistolli ha conquistato due volte il terzo posto assoluto con la Skoda Fabia ipotecando così il podio finale. Il vicentino è in lizza per il titolo tricolore invernale con i colori della scuderia Palladio

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Piergiacomo Riva (Fiat Panda 4X4/ Meteco Corse) la Classe 5, Stefano Nadalini (Opel Corsa) la Classe 2, Luca Fiorenti (Renault Clio R3C/ Leonessa Corse) la Classe 1. Meritato successo in Classe 7 per Emanuele Lagrotteria sulla Equivoque Jeep (Meccanica Belforte). Straordinaria affermazione di Raffaele Silvestri tra i kart-cross. Il portacolori Nico Racing ha inanellato una giornata impeccabile, andando a conquistare un successo importante davanti ad un ottimo Christian Tiramani (Grisurallysport A.S.D.), entrambi su Planet Kart Cross K3, e al campione in carica Simone Firenze, al debutto sul ghiaccio con il nuovo Semog Bravo Sport (Grisurallysport A.S.D). Da segnalare il positivo debutto del campione italiano rally Andrea Crugnola proprio con un K3, con ottimi tempi fin dall’inizio e ancora un ottimo margine di miglioramento per la seconda giornata. Spettacolare e velocissimo Craig Breen. Il pilota ufficiale Hyundai, sceso a Livigno per un weekend di divertimento a bordo del suo Side by Side/Buggy, nuova categoria di The Ice Challenge, ha girato sui tempi dei migliori kart-cross, conquistando agevolmente la Classe 12 davanti a Vittorio Gonella e Claudio Esposto. “Mi sono divertito molto – ha detto l’irlandese – la pista è molto bella e tecnica, l’obiettivo era proprio questo e data anche la giornata di sole direi che oggi tutto è andato benissimo”. Menzione speciale per Rachele Somaschini (Citroen C3 R5/Seandsky), notevole il suo debutto sul ghiaccio. Nonostante non avesse nessuna esperienza la driver lombarda, che nei rally corre assieme alla bassanese Giulia Zanchetta, portavoce della Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica ha chiuso al ventesimo assoluto con una guida spettacolare. “Forse troppo - ha sorriso al termine – devo migliorare per essere più incisiva e pulita, ma mi sono divertita tantissimo”.

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In apertura: Alberto Battistolli spicca il volo da sinistra in alto: Pircher con la Subaru della Hawk R.C e Andrea Crugnola in basso da sinistra: Rachele Somaschini con la Citroen C3 e Carmellino a ruote alzate

Capitolo a parte quello delle Legend Cars, le divertenti hot rod americane da 140 cavalli che hanno fatto il loro esordio a The Ice Challenge con il trofeo dedicato, portato sul ghiaccio grazie alla determinazione di Gianluca Borghi e del patron del marchio in Italia Adriano Monti. Nella concitata sfida della prima giornata, Alan Simoni ha strappato la vittoria, davanti a Maurizio Rossi e proprio a Gianluca Borghi, terzo. Il giorno successivo, domenica, è

bastato girare la pista con un inedito e tecnico tracciato e il round 2 di The Ice Challenge, ha scritto una storia diversa, altrettanto appassionante e spettacolare che ha suggellato un weekend indimenticabile. A firmare la seconda gara dell’anno è stato Corrado Pinzano su Skoda Fabia R5 (New Driver’s Team), debuttante proprio a Livigno nella serie ghiacciata tricolore, che si è tolto la soddisfazione di centrare

il massimo obiettivo alla seconda uscita ufficiale dopo l’ottavo posto ottenuto al sabato. “Sono estremamente soddisfatto – ha commentato – riuscire a stare davanti alla seconda gara a piloti che corrono sul ghiaccio da molto tempo è una grande soddisfazione per me che ho sempre corso solo su asfalto. Mi sono divertito”. Pinzano ha conquistato la Classe 3. A completare il podio è stato Andrea Bormolini, su Skoda Fabia

R5 (B.B. Racing) che, dopo la vittoria nella giornata di apertura, ha tentato la zampata per bissare il successo, ma ha trovato avversari ostici e agguerriti, su di un tracciato che, ridisegnato nella notte, si è fatto più sinuoso e tecnico, per certi versi più rallystico. Alle spalle di Bormolini, che ha chiuso secondo e primo di Classe 6, un altro acuto di Alberto Battistolli, salito nuovamente sul podio al termine di un weekend per lui molto positivo con

la terza piazza. Grande spettacolo anche nei kartcross, dove il successo è andato meritatamente a Christian Tiramani sul Planet Kart Cross K3 battente bandiera Griusurallysport A.S.D., efficace e veloce dalle qualifiche fino all’ultima manche di gara. Simone Firenze, seppure ancora non del tutto soddisfatto del comportamento sul ghiaccio del suo Semog Bravo Sport (Griusrallysport A.S.D.) ha chiuso secondo, davanti ad un grande Andrea Crugnola che alla seconda giornata sui tubolari con motore motociclistico (anche lui su Planet Kart Cross K3) si è tolto la soddisfazione del podio. Tra i side-by-side buggy vittoria bis annunciata di Craig Breen, superstar del weekend arrivato a Livigno per divertirsi prima dell’inizio della sua stagione nel Campionato del Mondo WRC con Hyundai Motorsport. Grazie alla collaborazione con OMP gli organizzatori gli hanno consegnato anche un premio speciale. Il podio ha replicato quello del round 1, con Riccardo Gonella secondo e Claudio Esposto terzo. Grande show offerto dalle Legend Cars, che sono scese in pista in due manches loro riservate con tutti i concorrenti in pista. Tra testacoda, sorpassi e sovrasterzi di potenza, la vittoria è andata a Simone Borghi, davanti a Michele Mottura e Alan Simoni (Scuderia AB Motor S). Premio speciale, una borsa offerta da Bell Helmets, per Rita Sammartino, giovanissima sedicenne all’esordio assoluto proprio con le divertenti hot rod. Identico riconoscimento anche per Jean Claude Vallino (Opel Astra/Meteco Corse) già protagonista al Rally Italia Talent e grande debuttante sul ghiaccio. Premi speciali aggiuntivi, grazie alla sinergia con OMP e Bell Helmets, per le quattro ragazze che hanno battagliato in pista impreziosendo con un tocco rosa la serie ghiacciata: Roberta Gamper, Tamara Molinaro, Gabriella Pedroni e Rachele Somaschini.

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LIVIGNO ICE

“Campionato europeo nei miei programmi” Alberto Battistolli, pilota della Palladio, sta pianificando la nuova stagione agonistica ROBERTO CRISTIANO BAGGIO “È stata un’esperienza bellissima, fomativa e divertente.” Alberto Battistolli ha il sacro fuoco nel sangue nonostante la colonnina del termometro segni meno 25. “Per essere alla prima esperienza su un fondo così particolare – commenta – non posso non essere soddisfatto. La Skoda Fabia, messami a disposizione dalla Delta Rally di Cartigliano, è stata perfetta e con la monogomma Yokohama, uguale per tutti, mi sono trovato bene. La chiodatura ha fatto il resto. Sul ghiaccio ci vuole una guida molto tecnica anche se traversi e derapate creano un grande spettacolo. Peccato per il pubblico che non c’era, si sarebbe divertito. Purtroppo si corre a porte chiuse causa Covid.” Gli appassionati, tuttavia, hanno potuto seguire le sfide in diretta attraverso i social, risparmiandosi il freddo polare che ha attanagliato

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Livigno. “Impostare le traiettore in maniera corretta – spiega Battistolli – è fondamentale. Molto utile s’è rivelato lo stage che ho fatto con Gigi Galli alla vigilia del campionato. In gara c’è un agonismo spinto al massimo e gli specialisti non hanno remore a buttarsi con foga nelle mischie, facendo a sportellate. A me è mancata un po’ di cattiveria...” Battistolli, sta pianificando la stagione 2021. “Mi piacerebbe affrontare il campionato europeo, sempre con la Skoda Fabia R5 della Delta Rally. Prima gara a marzo, in Portogallo. In tutto otto competizioni. Non escludo poi di impegnarmi nel campionato italiano rally su terra.” Nel frattempo? “Motori spenti e testa sui libri. Prossimo obiettivo, dopo la triennale conseguita nei mesi scorsi, è la laurea magistrale.”

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ACI INFORMA

La patente al tempo del Covid

Rubrica a cura delle Autoscuole Ready2Go

Oggi avere la patente vuol dire essere indipendenti dai mezzi pubblici, vuol dire meno rischi di contrarre il virus e più libertà nel muoversi senza vincoli di orari

MASSIMILIANO CODARDINI Come tante altre attività, anche conseguire la patente al tempo del Covid si è trasformato in un’autentica impresa. Non perché siano aumentate le difficoltà, ma perché la pandemia ha fatto emergere in modo inequivocabile tutte le lacune che il sistema italiano mette in mostra. Conseguire la patente non è più quel rito di passaggio che una volta ti faceva entrare nel mondo degli adulti (alzi la mano chi non lo ricorda il suo esame!). Ora è una opportunità per farci vivere meglio la vita futura. Grazie alle tecnologie di cui disponiamo, Il mondo lo possiamo esplorare con chi vogliamo anche senza muoverci da casa. La patente oggi non serve più per dimostrare qualcosa, bensì per difenderci da qualcosa: la pandemia lo ha reso evidente. Oggi avere la patente vuol dire essere indipendenti dai mezzi pubblici, vuol dire meno rischi di contrarre il virus e più libertà nel muoversi senza vincoli di orari. Così, il numero degli aspiranti conducenti, paradossalmente, è aumentato perché anche coloro che erano indecisi o avevano pensato di rimandare il tutto ad un prossimo futuro si sono riversati in autoscuola per ottenere l’agognato documento, concentrati però nei vari periodi “liberi” tra una chiusura e l’altra.

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E ciò ha messo in crisi il sistema motorizzazione. I problemi nascono da molto lontano: il personale che, giustamente si ritira a godersi la pensione, non viene sostituito con nuove assunzioni; molti degli impiegati rimasti, che avevano iniziato a lavorare con procedure cartacee, ora devono operare con sistemi digitalizzati. Ma non tutti

sono in grado di farlo con naturalezza (non sono nativi digitali, anzi quando hanno cominciato il pc era ancora una idea dormiente nella mente di Bill Gates!) ed in caso di anomalie hanno bisogno di assistenza, magari da parte di un collega più esperto che deve interrompere quello sta svolgendo, rallentando così anche il suo lavoro.

A questo si aggiungano i cambi normativi nello svolgimento dell’esame di guida, per carità giustissimi perché non bisogna mai porre limiti alla sicurezza stradale, ma che hanno drasticamente ridotto il numero di candidati che è possibile esaminare per ogni singola sessione d’esame. Vale la pena di ricordare che l’esa-

me di oggi è ben lontano da quello che si faceva 20 anni fa. Oggi la prova è divisa in tre fasi. Nella prima fase l’allievo deve rispondere ad alcune domande inerenti le caratteristiche tecniche del veicolo. Segue la seconda in cui il candidato deve effettuare almeno due manovre tra le seguenti a) Marcia indietro in linea retta o

con svolta a destra o sinistra b) Inversione della marcia ricorrendo sia alla marcia avanti che alla marcia indietro c) Parcheggio del veicolo a pettine o obliquo d) Frenata di precisione Segue poi la prova pratica nel traffico dove il candidato deve dimostrare la sua capacità di districarsi al volante nelle varie situazioni (rotatorie, incroci, ecc). Il Covid ha messo in evidenza la fragilità del sistema e quella del personale, per la maggior parte rientrante nelle fasce più a rischio in caso di infezione. È vero che si sono studiati dei protocolli sanitari per far svolgere in sicurezza gli esami di guida e di teoria, però è anche vero che il personale ha tutto il diritto di non comportarsi da… eroe: in fin dei conti la patente non ci salva la vita, ci serve solamente per vivere un pochino meglio. Il Covid non ha creato il problema, lo ha solo fatto emergere rendendolo evidente anche a chi non è un addetto ai lavori. E gli utenti ne pagano le conseguenze. Quali possono essere le soluzioni? Certamente nel futuro più o meno immediato si dovrà ripensare in toto il sistema. O si deciderà di assumere nuovo personale idoneo a svolgere il compito di “esaminatore” oppure, di fronte ad un numero sempre più alto di richieste, bisognerà affiancare alla Motorizzazione qualche ente o privato in grado di non far dilatare i tempi di attesa.

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ACI INFORMA

L’esame per la patente si prepara con un’app Il newtwork ACI Ready2Go al passo con i tempi per venire incontro alle esigenze dei giovani che si mettono al volante per la prima volta Cosa vuol dire essere al passo con i tempi! Dallo scorso dicembre alla teoria dell’esame di guida ci si prepara anche con un’app! ACI ha lanciato infatti "Quiz2Go", una nuova app destinata alle autoscuole del network ACI Ready2Go e ai loro allievi che consente di preparare l’esame di teoria della patente in modo… smart. “L’app è una novità per il nostro network, ma non in assoluto in quanto tante autoscuole utilizza-

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vano già questo strumento – esordisce Valerio Vella, responsabile di ACI Ready2Go – L’idea è nata dall’esigenza di fornire sempre più servizi all’avanguardia e consentire ai ragazzi di esercitarsi da casa in vista dell’esame. In realtà avevamo già un sistema per fare i quiz ministeriali, ma scaricabile sul computer. Oggi, invece, che i giovani hanno sempre in mano uno smartphone abbiamo pensato di andare ancora più in-

contro alle loro esigenze. Inoltre gli istruttori di scuola guida possono seguire l’andamento di ogni allievo, interloquire con lui attraverso una chat, cercare di capire i problemi e fornire le risposte ai dubbi”. L’app, come detto, è stata lanciata a dicembre 2020 ed è totalmente gratuita per gli iscritti alle autoscuole del network ACI Ready2Go: “E’ un servizio aggiuntivo che vogliamo offrire – prosegue Vella

- per una formazione sempre più completa e che, tra l’altro, ci viene in aiuto in questo periodo difficile che stiamo vivendo a causa del Covid-19. L’idea era partita già nel 2019 quando non avremmo mai immaginato quello che poi è successo. E, con l’emergenza pandemia ancora in corso, è stato uno strumento di aiuto alle autoscuole”. Precisiamo che essendo vietata la didattica on line le autoscuole continuano ad operare in presenza, ma con una serie di precauzioni in più seguendo le prescrizioni dei Dcpm e le linee guida della Commissione tecnico-scientifica. “Rispettando le normative vigenti abbiamo fornito una serie di prodotti di supporto, dalle mascherine ffp2 alla lampada a raggi ultravioletti per la disinfezione degli ambienti, dai coprisedili da cambiare ad ogni turno di guida al disinfettante per l’interno dell’abitacolo”. Ma la nuova app è solo una delle tante iniziative promosse: ”Ad inizio pandemia abbiamo messo a disposizione il materiale di ACI per tener vivo a distanza il rapporto con le autoscuole e i loro iscritti. Adesso, dopo il lockdown forzato della scorsa primavera, è ripresa regolarmente la didattica in presenza sia per l’esame di teoria che per quello di pratica”. Anche perché sono aumentate le richieste di chi vuole prendere la

L'app è soltanto una delle iniziative promosse in un percorso di formazione per i guidatori del domani all’insegna della sicurezza patente, anche tra i non giovanissimi: “Il trend sta mutando perché, causa Covid, si tende a non prendere più i mezzi pubblici. Dunque, boom di richieste sia per la patente auto sia degli scooter” Le autoscuole aderenti al network ACI Ready2go utilizzano il metodo ACI, che punta sulla metodologia e sulla sicurezza stradale. “Per insegnanti ed istruttori di guida organizziamo anche un Master di tre giorni a Vallelunga in cui proprio la sicurezza stradale ha un posto di primo piano” Il metodo ACI si suddivide tra teoria e pratica: “Per quanto riguarda il primo aspetto abbiamo individuato delle tematiche su cui focalizziamo l’attenzione a livello di pratica, invece, puntiamo sui driving test, giornate in cui i ragazzi sono chiamati a compiere determinati esercizi base di guida sicura per prendere coscienza del saper guidare e degli ostacoli che poi si troveranno ad affrontare sulle strade. Un esempio? L’evitamento ostacolo

effettuato in auto su uno speciale tappeto in pvc. La prima volta, in 9 casi su 10, il giovane guidatore non riesce ad effettuare l’esercizio, nonostante la bassissima velocità. Altro esercizio è lo slalom dinamico per comprendere la distribuzione e il trasferimento dinamico dei carichi in entrata ed uscita da una curva. E ancora il montaggio delle catene, da effettuare in sicurezza per la propria e l’altrui incolumità. Senza dimenticare gli esercizi con speciali gli occhiali per la simulazione dello stato di ebrezza, per capire gli effetti di quando si è al volante in stato alterato. Il nostro obiettivo è quello di educare e sensibilizzare il nuovo patentato”. Se l’app “Quiz2go” ha riscosso unanimi consensi rispondendo alle richieste degli utenti, ACI Ready2Go ha varato altre iniziative di successo come la realizzazione di gruppi di studio incentrati su 4 tematiche: i dispositivi Adas; l’ ecodrive a 360 gradi per capire al meglio il funzionamento di auto elettriche e ibride; la mobilità integrata (monopattino, e bicicletta) ed un quarto punto riservato alla metodologia di insegnamento, la guida frazionata. Ed ancora i corsi di guida sicura, una volta presa la patente, che si confermano uno dei cavalli di battaglia. Già perché sicurezza è una delle parole d’ordine di ACI Ready2Go, nato nel luglio 2010 per la volontà dell’Automobile Club d’Italia di investire nel campo dell’educazione stradale. “L’idea è semplice: c’è un solo momento per formare il guidatore, quello della scuola guida. Di conseguenza, devo cercare di dare tutte quelle conoscenze che rappresenteranno poi il bagaglio teorico e pratico negli anni a venire”. Oggi in Italia sono 187 le autoscuole affiliate al network ACI Ready2Go, tre nella provincia di Vicenza. “Siamo di supporto agli Automobile Club all’interno delle scuole superiori – conclude Vella - con lezioni interattive rivolte agli studenti degli ultimi due anni".

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ACI INFORMA

Lungo le strade ecco i "pali a norma" Un mazzo di fiori sul ciglio della strada, l’auto accartocciata, un biglietto per ricordare i nomi di chi, in quel tratto, aveva perso la vita. Troppo spesso, purtroppo, le cronache raccontano di vite spezzate (e in molti casi si tratti di giovani!) in incidenti stradali e, spesso, leggendo la dinamica del sinistro, si focalizza l’attenzione sugli ostacoli fissi posti ai margini delle vie, urbane o extraurbane, nello specifico i pali di illuminazione e segnaletica verticale. Già perché proprio questi pali possono rappresentare un pericolo in più per gli automobilisti. Entrando più nei dettagli della materia, la norma UNI EN 12767, che l’Italia ha fatto sua nel 2008, specifica i requisiti e definisce i livelli in termini di sicurezza passiva, finalizzati a ridurre la gravità dell'infortunio nel caso di impatto con le strutture di sostegno permanenti

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Molti incidenti sono causati dall'impatto con quelle strutture che si trovano sui cigli delle vie Dalla ricerca tecnologica arrivano però nuove soluzioni che aumentano la sicurezza e sono anche di minor impatto ambientale presenti ai bordi delle strade. Le soluzioni a disposizione dei gestori delle strade per evitare che la presenza di tali ostacoli possa costituire un potenziale pericolo per i veicoli sono le seguenti: - Posizionare i suddetti ostacoli fissi a sufficiente distanza dal margine della strada - Proteggere i sostegni con apposite barriere di sicurezza - Utilizzare specifici prodotti con la caratteristica intrinseca di non costituire pericolo per gli occupanti del veicolo che dovesse impattarvi

contro e, nello specifico, “Pali a sicurezza passiva” o “Pali cedevoli” regolati dalla norma UNI EN 12767. Da quanto è emerso negli anni non sempre è possibile garantire una sufficiente distanza di sicurezza a causa delle diverse caratteristiche della strada. Per le Provinciali e le piccole strade statali non ci sono quasi mai spazi adeguati. L’aggettivo utilizzato (opportuna distanza) mal si concilia con la progettazione tecnica, che richiede numeri certi e inopinabili. La distanza di sicurezza, infatti, varia in funzione di differenti parametri che caratterizzano il tratto stradale. Quindi la responsabilità ricade sul progettista dell’ente gestore della strada, che avrà il dovere di stabilire se un ostacolo fisso è pericoloso e se deve essere protetto o sostituito. Mentre le strutture di sostegno

prive di requisiti di sicurezza passiva appartengono alla classe 0, la norma europea considera tre categorie di strutture di sostegno a sicurezza passiva qui elencate in ordine di efficacia: 1. Senza assorbimento di energia d’impatto (NE) 2. A basso assorbimento di energia d’impatto (LE); 3. Ad elevato assorbimento di energia d’impatto (HE); Un capitolo a sé riguarda la sicurezza dei motociclisti, in considerazione del fatto che i dispositivi in oggetto non richiedano la necessaria interposizione di una barriera di sicurezza. In base a questo, il numero di sostegni a terra di un tratto di barriera di sicurezza è ben superiore al numero di ostacoli a ciglio strada costituiti dalla presenza di pali a sicurezza passiva in quel medesimo tratto.

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Di conseguenza, per il motociclista, le percentuali di rischio sono senz’altro minori. Come detto, le strutture di sostegno a protezione passiva sono disciplinate dalla UNI EN 12767. La norma definisce le caratteristiche (dimensionali, prestazionali, ambientali, di sicurezza, di organizzazione, ecc.) delle strutture di sostegno ed è il risultato del lavoro di numerosi esperti. Le strutture di sostegno considerate dalla norma sono i pali per illuminazione pubblica, i sostegni di cartelli segnaletici e pubblicitari, i pali per servizi, le barriere pedonali. Ma si raccomanda una particolare attenzione anche a quanto viene comunemente indicato con i termini “impatto ambientale” ed “economia circolare”. Ad oggi esistono infatti sul mercato soluzioni all’avanguardia come pali in alluminio anodizzato che uniscono, ad un elevato grado di riciclabilità, leggerezza e durabilità dei materiali, escludendo perciò l’utilizzo di sostanze chimiche utilizzate in fase di verniciatura poiché non più necessarie. Ulteriori vantaggi sono dovuti

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all’impiego di fondazioni prefabbricate (plinti) di dimensioni molto ridotte rispetto ai dispositivi tradizionali e, quindi, di più rapida installazione, minor impatto ambientale sul territorio e considerevole risparmio di materia prima per la produzione degli stessi. Nella provincia di Vicenza le amministrazioni comunali stanno iniziando ad adeguarsi alla normativa europea ed a capire l’im-

portanza dei pali di illuminazione e segnaletica verticale in termini di sicurezza. A raccontarci i primi lavori nel territorio berico è Daniele Marangoni, responsabile commerciale per il Triveneto della Italpole, azienda di Rimini nata due anni fa che commercializza in esclusiva per l’Europa il prodotto di Rosa, principale competitor europeo del gruppo Alcoa. “La nostra provincia ha iniziato a

muoversi verso questa nuova frontiera, mostrando una lungimiranza sia sul fronte della sicurezza sia anche a livello ecologico, perché l’azienda pone attenzione sul riciclo. Mi spiego meglio: i nostri pali, realizzati in alluminio, che pesa circa un terzo rispetto all’acciaio, utilizzano dei plinti di calcestruzzo alla base meno ingombranti e che si possono riutilizzare. Basti pensare che i plinti tradizionali pesano

2500 kg mentre i nostri dai 180 ai 250 kg, il che vuol dire meno materiale usato e, nello steso tempo, facile estrazione e riutilizzo in altra sede. Da sottolineare inoltre che il nostro grado di riciclabilità è dell’83 % mentre un plinto tradizionale si attesta intorno al 37%”. Ma veniamo all’importanza principale di questi pali in alluminio anodizzato a sicurezza passiva: “Il mercato si sta orientando verso

questo tipo di installazione fondamentalmente per ragioni di sicurezza – prosegue – I nostri pali in alluminio anodizzato a sicurezza passiva hanno infatti una certificazione che ci permette di dire che, al momento in cui un veicolo centro un palo, questo non fa resistenza all’impatto e, pertanto, i danni che subisce il veicolo e, soprattutto, quelli per il conducente e chi si trova all’interno della vettura sono ridotti al minimo”. Nel territorio chi si sta adeguando a questa tecnologia in riferimento alla normativa 12 767? “A Monticello stiamo ultimando la prima rotatoria, ad Albettone sono state effettuate alcune sostituzioni di pali incidentati, a Mussolente sono stati utilizzati i nostri pali lungo la strada provinciale, prossimamente a Lugo di Vicenza verranno installati dei portali semafori, come a Lusiana mentre altre rotatorie sono in cantiere a Gallio e Camisano. Gli amministratori stanno comprendendo l’importanza di questa tecnologia perché la responsabilità sociale dei Comuni è quella di tutelare in primis la sicurezza dei cittadini”.

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Tutti gli incentivi per cambiare l'automobile La tua auto è vecchia, necessita di revisioni continue e in termini di sicurezza non è la più affidabile sul mercato? Questo è il momento giusto per cambiarla ed investire in un prodotto che produce meno inquinamento e, nello stesso tempo, offre prestazioni più elevate in strada. Infatti, ai contributi già previsti dalla Legge di Bilancio 2019 e dai successivi DL Rilancio 2020 e DL Agosto 2020, si aggiungono ulteriori risorse stanziate per il fondo automotive con la Legge di Bilancio 2021. Entrando nello specifico i contributi concessi per le fasce di emissioni 0-20 g/km e 21-60 g/km sono rifinanziati con ulteriori 120 milioni di euro per tutto il 2021, portando l’ammontare odierno a 390 milioni di euro, essendo 270 milioni già stanziati. A queste risorse potranno aggiungersi i residui degli anni

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precedenti. Ecco la suddivisione degli incentivi: - 0-20 g/km: 6.000 euro con rottamazione e 4.000 senza rottamazione - 21-60 g/km: 2.500 euro con rottamazione e 1.500 senza rottamazione Alle stesse due fasce potranno aggiungersi 2.000 euro con rottamazione e 1.000 senza rottamazione fino al 31 dicembre 2021, ed in tal caso è anche previsto uno sconto praticato dal venditore pari ad almeno 2.000 o 1.000 euro a seconda che sia presente o meno la rottamazione. Per quanto riguarda le fasce di emissioni 61-90 g/km e 91-110 g/ km sono state rimodulate in un’unica fascia 61-135 g/km finanziata con 250 milioni di euro. La durata dell’incentivo è di sei mesi e sarà possibile usufruirne solo con rottamazione e l’incentivo sarà di 1.500

euro. Anche in questo caso all’incentivo si aggiunge uno sconto praticato dal venditore pari ad almeno 2.000 euro. Oltre alle agevolazioni per l’acquisto di vetture fino a 135 g/km, la commissione Bilancio della Camera ha approvato altri emendamenti al disegno di legge Bilancio 2021 che riguardano l’auto: da un contributo del 40% all’acquisto di macchine elettriche fino a 30 mila euro per persone con Isee familiare inferiore a 30 mila euro, all’obbligo di installazione di colonnine elettriche ad alta potenza su tutta la rete autostradale. L’ultima novità riguarda la “stangata” sulle revisioni: da febbraio l’aumento della tariffa-base del 22%, da 45 a 54,50 euro, sarà operativo solo in seguito all'emanazione di uno specifico decreto del ministro dei Trasporti da emanare entro il 31 gennaio 2021.

ACI INFORMA

Con il lockdown strade più sicure Nel 2020 è diminuito sensibilmente il numero degli incidenti e delle vittime ma non come conseguenza di comportamenti virtuosi degli automobilisti, bensì a causa del blocco quasi totale della circolazione Diminuisce in maniera significativa (doppia cifra) la mortalità stradale in Italia. Le stime ACI-ISTAT - relative ai primi nove mesi del 2020, evidenziano un calo, rispetto allo stesso periodo del 2019, di incidenti con lesioni (-29,5%), vittime (-26,3%) e feriti (-32%). Dal 1° gennaio al 30 settembre scorso 90.821 incidenti hanno causato 1.788 morti e 123.061 feriti. La drastica diminuzione della mortalità rilevata nel periodo di riferimento, però, non ci consente di raggiungere l'obiettivo europeo di riduzione del 50% delle vittime della strada entro il 2020. Nei primi nove mesi dell'anno scorso, infatti, il numero dei morti è calato del 43,1% rispetto al 2010 e del 66,4% rispetto al 2001. Ma attenzione, il miglioramento del fenomeno dell'incidentalità stradale non è la diretta conseguenza di comportamenti virtuosi o legata

Nei primi nove mesi del 2020, il numero dei morti è calato del 43,1% rispetto al 2010 e del 66,4% rispetto al 2001 al miglioramento della sicurezza stradale. Il contributo maggiore, che ha influito in maniera determinante, è stato il periodo del

lockdown imposto dai decreti governativi per contenere la diffusione del contagio da Covid-19. La riduzione dei sinistri è, soprattutto, il risultato del blocco quasi totale della circolazione dal mese di marzo e fino a maggio scorso. Nel periodo gennaio – settembre 2020 le percorrenze medie sulle strade extraurbane principali sono calate del 23% mentre le nuove iscrizioni di auto del 33%. Diminuzioni più sensibili sono state registrate nei primi sei mesi dell'anno ed in particolare ad aprile, in pieno lockdown.

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ACI INFORMA

Guidare in sicurezza con le gomme invernali Il vademecum di tutto quello che c'è da sapere sugli pneumatici per la stagione fredda: dalle date del cambio alle modalità di montaggio e alle sanzioni previste in caso di violazione delle ordinanze. Ma é soprattutto una questione di sicurezza Brrr, fa freddo! Quando il termometro cala e e le temperature scendono in picchiata non bisogna soltanto coprirsi di più per non patire il freddo pungente. Anche le nostre auto, infatti, hanno bisogno di un supporto adeguato per mantenere gli standard di sicurezza alti quando le strade diventano bagnate, con la brina, ghiacciate o addirittura innevate. Ecco, dunque, la necessità di montare pneumatici particolari, quelli invernali appunto, che consentono di non perdere aderenza e di guidare in sicurezza anche quando le condizioni sono meno favorevoli. Di qui l’ordinanza di montare queste gomme nel periodo che va dal 15 novembre al 15 aprile, salvo casi specifici e con deroga di un mese dopo la scadenza (vale a dire che dal 16 maggio dovrò circolare con gomme estive). L'alternativa è di avere le catene a bordo della

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propria automobile, per non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge per chi viola tale regola. Ma cerchiamo di addentrarci meglio nella materia grazie a questo vademecum che è diventato anche

un interessante opuscolo a cura di Pneumatici sotto controllo. Dove è obbligatorio montare gli pneumatici invernali: l’obbligo di possedere gli pneumatici invernali è previsto su tutte le strade ex-

traurbane ed in autostrada, nelle quali viene comunque indicato con la specifica segnaletica verticale (di colore bianco-verde o biancoblu), ma a seconda delle condizioni può essere imposto anche nei centri abitati soprattutto in quelli situati molti metri sopra il livello del mare. Pneumatici invernali: consentono la mobilità in sicurezza per tutto l’inverno senza dover montare dispositivi supplementari di aderenza. Gli pneumatici invernali di ultima generazione, ed in particolare quelli con anche il pittogramma alpino, forniscono prestazioni superiori in aderenza, motricità, frenata nelle condizioni critiche e manten-

gono buone prestazioni anche su strada asciutta. Montaggio omogeneo: si raccomanda di montare 4 pneumatici invernali per avere comportamenti omogenei sugli assi e mantenere stabilità in curva e frenata. Marcatura: la disciplina prescrive la marcatura M+S (ovvero “MS”, “M/S”,”M-S”,”M&S”). Per questi pneumatici non sono previste limitazioni di periodo d’uso. I costruttori consigliano l’utilizzo di pneumatici idonei al periodo stagionale. I pneumatici invernali montati nella stagione fredda possono avere un codice di velocità inferiore a quello previsto per il veicolo, ma non in-

feriore a Q (160 km/h) secondo la Direttiva 92/23/CE. E’ necessario ricordare al conducente tale limite con un’indicazione visiva interna alla vettura. Il montaggio di pneumatici invernali con codice di velocità inferiore a quello previsto, può essere contestato in fase di controlli su strada e in sede di revisione laddove avvengano non nella stagione invernale, ma in un periodo dell’anno diverso ed in particolare in zone geografiche con temperature più elevate. Nel caso in cui la carta di circolazione indichi varie misure alternative di pneumatici, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti chiarisce con comunicazione 335M361 del 30.9.04 che è possibile equipaggiare gli autoveicoli con pneumatici invernali “corrispondenti ad una qualsiasi delle misure indicate nella Carta di circolazione”. Ordinanze: le ordinanze si applicano ai veicoli a motore, esclusi i ciclomotori a due ruote e i motocicli che non possono circolare in caso di neve o ghiaccio sulla strada. L’obbligo non vale per chi monta già un set di pneumatici 4 stagioni (All-Season) e per chi possiede delle gomme con indice di velocità uguale o superiore a quello indicato sul libretto dell’auto. Per riconoscere l’indice di velocità basta controllare il codice alfabetico presente sul fianco degli pneumatici. Multe e sanzioni: la sanzione amministrativa prevista dalla normativa, disciplinata dal Codice della Strada, per chi circola su strade in cui vige l’obbligo delle gomme invernali, sprovvisto di questa tipologia di pneumatici o di catene a bordo, va da 41 a 168 euro per chi viene fermato mentre circola nei centri abitati mentre sale da 84 a 355 euro se l’accertamento avviene su strade extraurbane o autostrade. C’è anche una possibile pena accessoria, con fermo del veicolo, sanzione di ulteriori 84 euro se si circola ugualmente e decurtazione di 3 punti sulla patente.

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ACI SPORT

Meccanici… licenziati Dal 1° gennaio è in vigore in tutte le competizione automobilistiche sotto l’egida di ACI Sport con l'obiettivo di raggiungere l'adeguamento alla regolamentazione vigente, il riconoscimento professionale e la tutela assicurativa È entrata in vigore dal 1° gennaio la Licenza di Assistente Meccanico Auto obbligatoria per tutte le gare automobilistiche sotto l’egida di ACI Sport. Tra gli obiettivi dell'istituzione di questa nuova licenza, per altro già presente nel settore karting, l’adeguamento alla regolamentazione vigente, il riconoscimento professionale di una figura cardine dell’automobilismo sportivo e la sua tutela assicurativa, infortuni e RCT. Una misura ritenuta necessaria dalle autorità sportive che oltre ad adeguarsi alla regolamentazione nazionale vigente raggiunge lo scopo di identificare e tutelare tutti i soggetti che agiscono professionalmente all’interno di ogni competizione automotoristica. La Licenza di Assistente Meccanico Auto dovrà quindi essere in possesso di chiunque, di età superiore ai 18 anni, effettui servizio di assistenza tecnica nelle competizioni (meccanici, preparatori, autisti furgoni ecc.).

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La prima “Casa avanzata" a Vicenza Il concorrente iscritto alla gara deve obbligatoriamente indicare all’organizzatore, prima dell’inizio delle verifiche, i nominativi ed il numero di licenza dei propri Mecca-

nici Auto. Questa Licenza ha validità annuale, il costo di 30 euro e non dà l'obbligo di tesseramento come socio ACI

Con il Decreto Rilancio nasce una linea di arresto dedicata alle biciclette in posizione avanzata rispetto alla linea di arresto per tutti gli altri veicoli per garantire maggior sicurezza alla circolazione delle biciclette. Un passo in avanti verso la mobilità sostenibile. A Vicenza è arrivata in via dei Laghi, all'incrocio con viale Dal Verme.


COPPA BETTEGA

Una gara coi... fiocchi ROBERTO CRISTIANO BAGGIO

Mai vista tanta neve sul percorso della Coppa Attilio Bettega (20 e 21 febbraio) che passa da regolarità classica a gara a media. 350 chilometri disseminati nello scenario esclusivo delle Dolomiti Con le catene saranno obbligatori a bordo anche gli sci? Con tutta la neve che è caduta sulle strade dolomitiche durante le festività natalizie, la domanda non è affatto banale. Mai vista, negli ultimi anni, tanta abbondanza di fiocchi. Tre metri sul passo Giau, tra i due e i tre metri anche sul Valles, il Rolle, sul Cereda, su Forcella Cibiana e tutte le località che fanno corona alle montagne più belle del mondo, patrimonio dell’Unesco. E non da meno sono le Prealpi Feltrine, con Cima Campo e passo Brocon sommersi dalla soffice coltre. La settima edizione della Coppa Attilio Bettega s’annuncia ricca di materia prima come mai prima d’ora, per la felicità di quanti amano correre su strade del tutto simili a quelle del Montecarlo. Confermato il passaggio da gara di regolarità classica a prova a media, le attese per questa nuova sfida riservata alle auto storiche sono tante e copiose, come le nevicate, sono anche le adesioni giunte sul tavolo del Rally Club 70, organizzatore della prova. Ivo Strappazzon, instancabile nella ricerca dei dettagli, sta mettendo a punto una task force di uomini e mezzi in grado di garantire, anche in condizioni atmosferiche eccezionali, il regolare svolgimento della manifestazione in calendario il 20 e 21 febbraio, con partenza da Bassano del Grappa (all’imbocco del celebre Ponte degli alpini lo starter con mossiere un campione del calibro di Lucky, presidente di Aci Vicenza) alle 13.30 e arrivo nel

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cuore della notte a Fiera di Primiero dopo 350 chilometri contrassegnati da ben dieci prove a media, con lunghezza variabile dai 10 ai 30 chilometri ciascuna. Una gara incertissima, aperta ad ogni pronostico e non solo agli specialisti del tic-tac, per via delle difficoltà calate ad arte lungo un percorso affascinante e selettivo, tagliato su misura per chi ama i rally vecchia maniera. Tre le medie a disposizione dei concorrenti (bassa, media e alta) da indicare alla partenza, confidando sulle caratteristiche delle vetture e sulla capacità di guidare su fondo innevato. Traversi, controsterzi e derapate saranno garantiti, a cominciare dalle prove sul monte Grappa per continuare poi sino a Cortina d’Ampezzo. Nel corso della gara previsti anche la cena a Fiera di Primiero, dove si concluderà la prima tappa alle 18, e buffet alla Birreria Cornale, in Valsugana, a fine gara, dove sarà allestito il parco chiuso. Premiazioni domenica 21 febbraio, alle 10.30, all’Hotel Glamour di Bassano. Le medie saranno controllate dall’equipé guidata dal campione degli anni Settanta Maurizio Verini che ha già visionato il percorso rimanendo affascinato dal fiabesco paesaggio che cambia ad ogni curva offrendo emozioni a non finire. E se sulla Coppa Attilio Bettega ci sono gli avalli di due piloti del calibro di Lucky e Verini, allora si può star certi che sarà una gara coi… fiocchi!

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TEAM BASSANO

Cinque scudetti!

Il Team Bassano ha conquistato il prestigioso titolo alla fine di una stagione che ha visto gli equipaggi primeggiare in molti rally

ROBERTO CRISTIANO BAGGIO

In alto a sinistra: teambassano. Baghin con l'Alfetta Gt in alto a destra: Giacoppo con la Balilla sulle Dolomiti in basso a sinistra: Basso-Marchi Porsche 911 in basso a destra: Mauro Valerio il primo a sinistra, presidente Team Bassano ”Eravamo quattro amici... in officina.” È parafrasando l’arcinota canzone di Gino Paoli il modo migliore per raccontare, o almeno iniziare a raccontare, la lunga storia del Team Bassano che ha tagliato il traguardo dei venticinque anni di attività. È stata in una giornata dell’aprile 1995 che Mauro Valerio, Cristian Cappellari, Thomas Bertoncello e David Meneghetti decisero di fondare un nuovo club vista la loro passione per l’Autobianchi A112 Abarth, la vettura apparsa sulla scena nei primi anni Settanta e diventata in breve uno straordinario trampolino di lancio per aspiranti piloti. Raduni e qualche manifestazione di regolarità erano gli eventi dove mosse i primi passi il nuovo sodalizio denominato Team A112 Bassano. Col passare del tempo le adesioni sono aumentate e le richieste anche da possessori di altre auto hanno portato nel 2001

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al cambio del nome in Team Bassano e alla fondazione dell’associazione sportiva che ha visto un crescendo di associati e di successi sulle strade dei rally storici in Italia e anche all’estero. Team Bassano non è solo passione per le corse e le autostoriche, ma anche voglia di stare tra amici

e “far festa”! I soci effettivi sono duecento e rappresentano la scuderia più numerosa d’Europa. Anche lo scorso anno i piloti hanno partecipato a numerose competizioni, nonostante i tagli imposti dal Covid 19, monopolizzando gli elenchi iscritti. E a fine stagione è giunta la conferma di tanto

impegno: la conquista del quinto scudetto tricolore, prestigioso riconoscimento riservato alle scuderie più vittoriose. Non c’è stata la classica trasferta estiva al Mille Laghi in Finlandia (cominciata nel 2005) annunciata nel corso della cena di fine 2019 e alla quale avevano già dato la loro adesione

molti piloti, ma la scuderia sarà sicuramente presente, pandemia permettendo, la prossima estate. Sono giunti sulla scrivania del grande capo Mauro Valerio inviti a partecipare ai rally internazionali anche dalla Spagna, con pacchetti promozionali vantaggiosi studiati apposta per gli equipaggi dell’o-

vale azzurro. Il 2021 sarà un anno importante: il Team Bassano si prepara a festeggiare 26 anni ininterrotti di attività agonistica su più fronti. Non solo rally, infatti, per i soci del Bassano anche gare di velocità in salita e su pista e manifestazioni di regolarità con Andrea Giacoppo entrato in pochissimo tempo nell’elité della specialità. Un traguardo prestigioso al quale il presidente vuole dedicare entusiasmo ed energie. Il segreto di tanti successi? Non solo la passione, molla di tutto, ma anche lavoro, sacrifici e fatiche. “Noi non puntiamo solo sui piloti di primo piano.- spiega Mauro Valerio - La nostra forza è rappresentata dall’amicizia e dalla lealtà. Tutti i soci sono sullo stesso piano, guidino macchine da assoluto o piccole utilitarie scarse di cavalli. Abbiamo per tutti le stesse attenzioni.”

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IRC CUP

ROBERTO CRISTIANO BAGGIO

Ancora De Tommaso

IRC Sport, società impegnata nell’organizzazione dell’International Rally Cup – Pirelli, ha deciso di dichiarare conclusa la stagione 2020 assegnando i titoli dopo le due gare disputate: il Rally del Casentino del 3-4 luglio e il Rally Città di Bassano del 25-26 Settembre. Dopo aver condiviso con gli organizzatori la scelta di annullare il Rally dell’Appennino Reggiano in calendario a metà dicembre, IRC Sport ha deciso di non sostituire il terzo e conclusivo appuntamento della Serie con un altro rally e di assegnare i due terzi del montepremi totale in tutte le classi. “Ci dispiace dover chiudere la stagione 2020 con solo due rally – ha commentato Loriano Norcini, presidente del Comitato organizzatore e ideatore della manifestazione - ma dopo aver dimostrato con i fatti di essere in prima fila per la ripartenza è anche giusto capire quando è il momento di fermarsi. All’Appennino Reggiano non c’erano le condizioni per correre

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Il pilota varesino ha vinto per il secondo anno consecutivo l’International Rally Cup precedendo il comasco Paolo Porro

In alto a sinistra: Damiano De Tommaso vincitore dell'Irc 2020 in alto a destra: Molo-Cumerlato (Peugeot 208) in basso a sinistra: Manuel Sossella (Ford Fiesta Wrc) in basso a destra: I vincitori del Bassano Battaglin-Pagliarini (ph Biasioli) e abbiamo condiviso al 100 per cento la scelta dell’organizzatore. Si poteva inserire un’altra data? Non ce la siamo sentita di sostituire un rally che crede fortemente nell’IRC, per questo abbiamo deciso congelare la classifica pagando a tutti i 2/3 del montepremi. Gli iscritti all’IRC 2020 che non hanno ottenuto premi avranno uno sconto nell’iscrizione all’IRC 2021.” Dopo il titolo vinto nel 2019, Da-

miano De Tommaso – in coppia con Patrick Bernardi – si è riconfermato così campione dell’International Rally Cup Pirelli grazie al primo posto nella classifica IRC al “Rally del Casentino” (secondo posto assoluto) e al secondo posto al Rally Città di Bassano. Il pilota varesino si è portato a casa i 20mila euro del vincitore. Nell’IRC 2020 De Tommaso ha fatto valere non solo le sue doti velocisti-

che a bordo della Skoda Fabia R5, ma anche quelle di “ragioniere”. Al Casentino, primo rally in Italia dopo il primo stop per l’emergenza COVID-19, De Tommaso aveva provato a contendere la vittoria a Crugnola, ma quando aveva capito che il secondo posto lo avrebbe portato in testa al campionato, ha pensato soprattutto a tenere a bada Andolfi. La sua condotta è stata simile al

Rally di Bassano: fin dal venerdì Battaglin (iscritto all’IRC, ma assente al Casentino) aveva un passo irraggiungibile, così De Tommaso ha blindato il secondo posto che gli ha permesso di allungare in classifica sul più diretto inseguitore, Paolo Porro. Anche il comasco è stato premiato dalla regolarità: con un quinto posto (4° di IRC) al Casentino e un sesto al Bassano il pilota della Ford Fiesta WRC ha

chiuso a pari punti con Rovatti, ma per il miglior tempo sulla PS1 del Rally del Casentino s’è assicurato il secondo posto nell’IRC. Rovatti s’è dovuto “accontentare” del terzo gradino del podio. A premio anche il thienese Andrea Dal Ponte e il marosticense Alessandro Battaglin, rispettivamente quarto e quinto dell’assoluta. Il rosatese Pierdomemico Fiorese, oltre al Challenge Forze di Polizia, ha vinto nel raggruppamento R4 – N4 – S2000 – A8 – N5 mentre Vona, secondo, ha pagato il ritiro al Rally Città di Bassano. Alessandro Ciardi ha dominato nettamente nel raggruppamento R3C- R3T – S1600 – A7 – RSP davanti a Luca Fiorenti e Fabrizio Giovannella. Per un punto e mezzo Alessandro Zorra ha battuto nella classe R2B/R2C Mirco Straffi al quale non è bastato il successo di classe al Casentino. Fabio Farina ha completato il podio delle piccole Peugeot davanti a Mario Alberto Cecchini. Determinante “il coefficiente” dei rally anche per la vittoria di Pier Francesco Verbili nella N3 su Christian Bernardi. Il due si sono divisi le vittorie di classe ( Bernardi al Casentino e Verbili al Bassano), è così è stato il “moltiplicatore” 1,5 del Bassano a determinare il vincitore. Terza di classe ha chiuso Lorella Rinna. Infine nella N2 vittoria di Facchin davanti a Trinca Colonel e a Polli. Alessio Paolo s’è portato a casa il primo premio nella classe A6. Già definito, nel frattempo, il calendario delle gare valide per l’Irc nel 2021. Le ostilità si apriranno con il rally di Piancavallo (1-2 maggio), proseguiranno con il Rally del Taro a fine maggio, quindi toccherà al Rally internazionale del Casentino (2-3 luglio) e poi all’Alto Appennino Reggiano (27-28 agosto). Gran finale al Città di Bassano, quest’anno spostato al 22 e 23 ottobre.

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FAMIGLIE DA CORSA

ROBERTO CRISTIANO BAGGIO

Padre, figli e fratelli La storia dell’automobilismo sportivo vicentino è ricca di piloti nati nella stessa famiglia. Dai quattro fratelli Marzotto ai quattro fratelli Ceccato avviati alle gare dai loro padri, sino ai tre Battistolli e ai tre Costenaro Giorgio Costenaro è sulla scena rallystica da 40 e passa anni. Una presenza discreta, mai oltre le righe, ma costellata da tante vittorie (al S. Martino storico ha vendemmiato come Sandro Munari ai tempi d’oro) e da titoli prestigiosi. Campione di zona anche quest’anno, pur senza acuti, ma con una Lancia Stratos che fa sognare ad occhi aperti. Ha cominciato a correre proprio con la berlinetta torinese e solo poche volte l’ha lasciata in garage per presentarsi al via con altre macchine. È nato e vive a Marostica, la città degli scacchi, titolare di un’azienda di collanti che, per non tradirne le peculiarità, ha chiamato “Taka”. In dialetto “taca” significa attacca. Sulla via dei rally ha instradato anche i due figli: Giacomo ormai più di una promessa nei moderni, pur con qualche divagazione nelle gare d’antan, con vittorie importanti e di peso; Giovanni per puro divertimento. Costenaro continua la tradizione vicentina delle “famiglie da corsa”.

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Cominciarono i quattro fratelli Marzotto, proseguirono i due Pozzato. Poi vennero i Ceccato, addirittura quattro: oltre al caposcuola Pino anche Franco, Piergiorgio e la sorella Manuela. Due i Gregori (Massimo e Alessandro), due i Pianezzola, Gibo e Sergio, tre col padre Gianfranco. In tre nella premiata ditta Battistolli: oltre al capostipite Lucky, anche la figlia Lara agli albori del Duemila e ora il promettente Alberto. In casa Cazzaro (Gigi storico navigatore di Lucky) è giunto ora il nipote Nicola, martello preciso e pesante, capace di leggere come i veri campioni l’evolversi della gara. L’inossidabile Bepi Zarpellon, più di 50 anni di licenza, ha avviato il figlio Tobia a una carriera ricca di soddisfazioni in pista. Bettina e Jacopo Biasion seguono i consigli di papà Miki. Mauro Peruzzi ha insegnato I’abc della navigazione alla figlia Sofia. Paolo Nodari si trova a meraviglia con il figlio Giulio alle note. Manuel Sossella ha

imparato dal papà attivo negli anni Ottanta. Piergiogio Zonta, navigatore di Franco Ceccato e Giovanni Casarotto negli anni Settanta, ha letto le note, in tempi più recenti, al figlio Fabrizio. E così Lino Motta,

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In apertura: Alberto Battistolli in azione con la Skoda Fabia; in alto da sinistraSimone Romagna e Giacomo Costenaro; sotto da sinistra: Roberto Bizzotto Zio Jeb con la sua Fiat 124 coi colori del Lloyd Adriatico, Giorgio Costenaro con la Lancia Stratos, Dino Tolfo con la Stratos ed Edo Bresolin in volo. coequipier in diverse gare di regolarità del primogenito Luca. Tre anche i fratelli Bizzotto del Motton, alle porte di Bassano, iniziati sulla via dei traversi da Alessandro Bordignon, che tra una derapata e l’altra portò all’altare Rossella, a sua volta navigatrice di Maria Ida Abrami. Michele, il più anziano, ha disputato diverse gare affiancando ora Corradin, ora Tolfo, ora Basso. Ma è stato soprattutto con Gigi Bariani che ha inanellato le gare più belle. Dopo una pausa, qualche anno fa s’è ripresentato al via nei rally storici con Roberto Naclerio, Roberto Piatto e Guido Vettore. Ha letto le note pure al fratello minore Roberto, Zio Jeb per gli amici, affezionato alla Fiat 124 in livrea Lloyd Adriatico. Rossella, chiuso il quaderno delle note, non ha mai abbandonato il mondo delle corse seguendo il marito Alessandro, a capo della Hawk Racing Club, e recentemente il figlio Filippo, che dal padre ha ereditato non solo la passione ma anche la scuderia e il piede pesante. Tino Molo, portacolori della gloriosa Città di Schio e fra i primi a gareggiare con una A 112 Abarth, ha fatto da mentore al figlio Enrico, molto bravo alla guida, protagoni-

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sta nelle gare moderne. E in ambito Bizzotto (ma non sono parenti) hanno corso tanto Luigi e Fidenzio, fratelli eneghesi titolari all’epoca in cui gareggiavano dell’Hotel Cristallo e a S. Giuseppe di Cassola di un mobilificio. Il primo ha colto lusinghieri risultati con una Renalut R5, il secondo s’è divertito con una Fiat 124 Abarth. Ezio Facchinello, l’architetto volante, ha corso con Alfasud e Lancia Stratos, la sorella Renza ha colto i successi più prestigiosi con la Lancia Delta conquistando in più occasioni la vittoria finale nella Mitropa Cup al femminile. Il figlio Luca, poi, cresciuto a gomme e motori, s’è laureato campione Raceday qualche anno fa.

Da non dimenticare i Bresolin, Daniele e Lorenzo negli anni Novanta, e il figlio di quest’ultimo, Edo, con diverse gare mondiali disputate. Poi Tolfo: Dino il padre, spesso ai vertici dei rally storici con Porsche, 037 e Lancia Stratos, e i due figli, uno prestato ai rally il più piccolo ai kart, campione italiano. Simone Romagna ha cominciato seguendo il papà Illide sulle piste di autocross. Osservandolo da vicino ha imparato i segreti della guida sportiva e ne ha fatto tesoro. Tra i piloti delle storiche è uno dei più quotati e le vittorie confermano la sua bravura. E l’elenco potrebbe continuare. Tra corone mondiali, europee e tricolori non bastano quattro mani per contarle

tutte. L’Automobile Club Vicenza, guidato da Luigi Battistolli, è sempre al fianco di chi ama correre. Il rally Città di Bassano è uno dei più gettonati in ambito nazionale, il Città di Schio è capace di risorgere dalle ceneri cone l’Araba Fenice. Renzo Gek De Tomasi sforna gare di regolarità a ritmo impressionante: se non sono una al mese poco ci manca. Ivo Strappazzon mette in piede una Coppa Bettega invernale che avrebbe tutte le carte in regola per aspirare a diventare un Montecarlo in miniatura. Padre e figli, fratelli, zii e nipoti: la bandiera dell’automobilismo vicentino ha solide radici in famiglia. E questo è il segreto di tanti successi.

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RALLY INTERVISTA

I calcoli di Nicola Cazzaro jr. ha debuttato nei rally storici due anni fa con una A 112 Abarth con la quale ha disputato il Trofeo. Passato ai moderni ha vinto il Trofeo Clio

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Indimenticabile il debutto, due anni fa, al Vallate Aretine. Pronti via, con la A112 Abarth. Dopo cento metri il rally era già finito. Alternatore ko, macchina ammutolita. Per fortuna che il mese successivo c’era il Valsugana Historic. Andò decisamente meglio. Nicola Cazzaro, 28 anni, è un pilota di ultima generazione. Attento, meticoloso, preciso. Guarda all’essenziale e non all’exploit occasionale. Un martello. Pur correndo con l’occhio costantemente rivolto alla classifica, pronto a dosare il piede sull’acceleratore se in palio ci sono punti preziosi, è sempre molto veloce e performante. “L’apprendistato con la A112 Abarth – spiega il vicentino – è stato fondamentale. Mi ha permesso di avvicinarmi alle gare a piccoli passi e a prendere confidenza con staccate, traversi e note.” Una crescita costante che in questa stagione, pur tribolata per via del Covid, lo ha portato alla vittoria

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Grande amico di Alberto Battistolli s’è avvicinato alle gare seguendo Lucky. Il suo navigatore è Giovanni Brunaporto ma gli piacerebbe fare una gara in coppia con lo zio Gigi

finale nel trofeo Renault Clio. Avvicinatosi ai motori assieme all’amico Alberto Battistolli, è cresciuto gara dopo gara. Quest’anno ha sorpreso tutti. Con

la Clio ha conquistato la vetta del Trofeo istituito dalla Casa francese. Al San Martino di Castrozza ha fatto suoi il primo di classe e di trofeo, incrementando nelle gare

successive il bottino. “Con Alberto – rivela – seguivo i rally di Lucky da una prova speciale all’altra. Mi impressionava la Ferrari 308 Gtb, fantastica la Lancia 037, meravigliosa la Delta Integrale. La passione è nata così. Con Alberto ho disputato una gara di regolarità. Poi lui ha cominciato con la 131 Abarth e io l’ho seguito nei rally storici con la A112 Abarth. Siamo cresciuti insieme. Alberto è un talento puro – ag-

giunge Nicola Cazzaro – si mette al volante e parte subito sparato. Io sono più calcolatore. Sul piano velocistico vince lui. Alla distanza esco io. Quest’anno ha debuttato nel campionato mondiale. Ha bisogno di fare esperienza, ma sono sicuro che riuscirà ad emergere.” - Dai rally storici ai moderni: avete fatto entrambi lo stesso salto. “Un passaggio naturale. Adesso che ho provato le auto di ultima generazione non tornerei più indietro. La Clio che ho guidato quest’anno è della Delta Rally di Riccardo Cappato. Macchina performante con cambio sequenziale e motore da 180 cavalli. Giusta per imparare a guidare come si deve. Il mio sogno è di provare una R5. Una volta sono salito al fianco di Alberto sulla Skoda Fabia. Gran vettura.” - Continui a seguire Lucky? “Quando posso sì. È un campione dal quale imparare molto. Mi chiama dopo le gare, mi consiglia, mi aiuta nella scelta delle gomme spiegandomi quali mettere a

seconda delle prove e dei fondi stradali. Mi segue sempre anche papà Guido. Lavora per Lucky alla K-Rent.” - Tuo zio Gigi Cazzaro ha fatto da maestro ad Alberto. Mai pensato di correre con lui? “Mi piacerebbe fare una gara con lo zio. Gliel’ho anche accennato. Chissà. Finora mi ha aiutato molto nelle ricognizioni e mi ha spiegato le note. Corre da una vita, non c’è gara in Italia che non abbia affrontato.” - Il tuo navigatore attuale? “Giovanni Brunaporto. Vicentino pure lui. Bravo. Ha vinto il Rally Italian Talent Under 18 con Nicolò Lazzarini. Ha già messo in bacheca una cinquantina di competizioni. Mi trovo bene con lui” - L’anno prossimo? “Vorrei continuare a correre, sponsor permettendo. È fondamentale avere un appoggio economico. Vorrei provare la nuova Clio Rally 4 che debutterà a marzo, oppure la sua concorrente Peugeot 208 Rally4.”

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MEMORIAL BORDIGNON

ROBERTO CRISTIANO BAGGIO

In gara per il “Geometra”! Primo “Memorial Alessandro Bordignon” nell’ambito del Prealpi Master Show di Sernaglia della Battaglia L’aveva fatta rinascere e consegnata ai vertici dell’automobilismo nazionale lanciando o appoggiando piloti cone Miki Biasion, Lele Signori, Giandomenico Basso, Christian Chemin, Tiziano Nerobutto, Giorgio e Giacomo Costenaro, Michele Piccolotto, Alessandro Battaglin, Gabriella Scagnetti, Massimo Ceccato e molti altri. Alessandro Bordignon, il “Geometra”, era l’anima della Hawk Racing Club, la scuderia bassanese fondata nel 1971 e riportata alla ribalta nel 1978. Da allora decine di vittorie, titoli, successi prestigiosi hanno arricchito la bacheca del team con un unico denominatore: Alessandro Bordignon. Infanticabile, appassionato, disponibile. Per la scuderia aveva rinunciato a leggere le note al futuro bicampione del mondo rally preferendo organizzare assistenze, trasferte e gare e scoprire e sostenere nuovi talenti del volante, facendoli sentire dei professionisti. Un brutto male se l’è portato via nel 2006 ma la Hawk Racing Club ha continuato a puntare sui giovani grazie al figlio Filippo che, raccolta

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A contendersi il prestigioso trofeo saranno dodici piloti che hanno difeso i colori della scuderia Hawk Racing Club

la pesante eredità, come il padre ha abbandonato le gare (e un campionato Fiat vinto) per seguire i piloti del “falco col casco”.

E proprio i portacolori della Hawk, sotto la spinta decisiva di Stefano Rizzolo, col supporto di Rossella (moglie di Sandro) e di Filippo,

hanno deciso di indire il primo Memorial Sandro Bordignon, riservato a dodici rallysti con un passato Hawk. La sfida, in calendario in un primo momento a metà dicembre, nell’ambito del Prealpi Master Show di Sernaglia della Battaglia, è

stata rinviata, causa Covid, a febbraio e poi a data da destinarsi, quando l’emergenza sarà un brutto ricordo. Tutti su Peugeot 208 R2, con le stesse gomme (Michelin) e la stessa benzina (Wladoil), si contenderanno il prestigioso trofeo messo in palio con il contributo di diversi sponsor che non si sono tirati indietro, nonostante il momento difficile, per promuovere l’iniziativa. Naturalmente disputeranno anche il “Master” e la loro sarà una classifica nella classifica. Gabriele Favero, che di Bordignon era amico, ha accettato con entusiasmo la proposta e li farà partire uno di seguito all’altro. Alla chiamata hanno risposto “pre-

sente” vecchie e nuove glorie: Sandro Sottile, Christian Chemin (che per l’occasione riavrà alle note Simone Scattolin col quale ha disputato alcune prove del “mundialito” ai tempi di Sebastian Loeb), Giacomo Costenaro, Michele Piccolotto, Tiziano Nerobutto, Edoardo Bresolin, Davide Pellizzari, Aldo Pistono, Armando Ioratti. James Bardini (il fratello Justin affiancherà Costenaro), Alessandro Nerobutto e Stefano Rizzolo. Per le verifiche e il dopo gara sarà disponibile una grande “hospitality”, norme anti Covid permettendo, con ristorazione e centro informazioni per i piloti e i loro ospiti. A premiare i vincitori saranno Rossella e Filippo Bordignon.

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RALLY DEL CIOCCHETTO

Scandola accende il Ciocchetto Il pilota scaligero s’è aggiudicato l’ultimo rally del 2020 al volante di una Hyundai i20 con Daniele Pasi navigatore Il Ciocchetto, rally che ha chiuso la “strana” stagione agonistica targata 2020 concentrata in pochi mesi di gare, è stato vinto da Umbertto Scandola. La fuga del veronese verso il successo è iniziata già dalla prima prova speciale, con una Hyundai i20 R5 perfetta e gomme Michelin che hanno aiutato la sua impresa. Il pluricampione italiano Paolo Andreucci, che ritrovava alle note l’esperto David Castiglioni, nelle prime battute di gara, su strade che conosce molto bene, ha dovuto cercare di riadattare l’assetto da asciutto secco della sua Citroen C3 R5 PRT alle condizioni di pioggia e fango del “Ciocchetto”. A tratti il suo passo è stato competitivo, ma Scandola è comunque risultato imprendibile. Il bergamasco Alessandro Perico, altro “big” in gara, è incappato, nelle prime due prove speciali della prima tappa, in tre testacoda. Rimboccatosi le maniche, con il navigatore Mauro Turati e la Skoda Fabia R5 “non

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Evo” della sua struttura PA Racing, Perico ha iniziato una bella rimonta fino al terzo posto, che ha rischiato di perdere nel finale, per un altro errore. Ma quello commesso dal frusinate Carmine Tribuzio, con Fabiano Cipriani e la Skoda Fabia Evo R5 della Erreffe, a tre prove della fine, è stato decisivo, in termini di secondi persi, con un testacoda con spegnimento del motore che lo ha tirato giù da un sudatissimo terzo gradino del podio, e lo ha ricacciato in quinta posizione finale. Tra Perico e Tribuzio è andato così ad inserirsi, in quarta posizione assoluta, il reggiano Gianluca Tosi, con Del Barba alle note, con la Skoda Fabia R5 della Gima Autosport, che ha sfiorato per poco più di quattro secondi un “bis” del terzo posto 2019. Qualche imperfezione di guida di troppo ha impedito all’elbano Andrea Volpi, con “Freddyna” a fianco, di piazzare la sua Skoda Fabia gemella di quella di Tosi più su

Alle sue spalle il pluricampione italiano Paolo Andreucci su Citroen C3 sempre forte sulle strade di casa del sesto posto finale, precedendo il campione nazionale rally sloveno Rok Turk, con Blanka Kacin alle note, a bordo della Hyundai i20 R5 del team Hyndai Slovenja, che ha pagato lo scotto della sua prima volta al “Ciocchetto”. Un assetto troppo “duro” ha invece impedito a Claudio De Cecco, con Anna Paola Serena a fianco, con una “iventi” simile a quella di Turk, di provare a duplicare la vittoria ottenuta al lontano Ciocchetto 1998. Dietro a Stefano Peletto, con Bodda, nono assoluto con la Volkswa-

In alto: Umberto Scandola in azione e il podio del Ciocchetto; qui: Paolo Andreucci

gen Polo GTI R5, e dopo il ritiro per uscita di strada di papà Andrea Marcucci, con Gonnella (Skoda Fabia R5), l’”onore” della famiglia da rally è stato ben difeso dal figlio Luigi, con Vellini alle note ed una vettura identica, con cui debuttava, che ha concluso decimo assoluto

e dall’altro figlio Francesco, al primo rally della vita, quarto di classe R2B con una Peugeot 208. Ennesima, bella e concreta prestazione del modenese Pier Verbilli, un vero “aficionado” del Ciocchetto, con Albertini alle note, che con la sua Renault Clio RS gruppo N ha

conquistato un ottimo dodicesimo posto assoluto e primo tra le Due Ruote Motrici. Tra le vetture storiche in gara, prima sul traguardo finale la Fiat 127 Sport di Tiziano Zadra, con Francesca Mattei. Soddisfazione, alla fine, per Valerio Barsella, dal ponte di comando del “Ciocchetto”:“Grazie ad uno staff di alto livello, abbiamo messo in scena un Ciocchetto Event di grande spessore, nonostante le tante complicazioni legate al periodo che stiamo vivendo. È andato tutto come doveva e la presenza di una cosi alta qualità di piloti e vetture ha fatto il resto, con una gara avvincente e divertente. Credo che “Icio” Perissinot, al cui ricordo siamo fortemente affezionati, sarebbe stato orgoglioso di noi”.

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MOTOCROSS INTERVISTA

EMILIANO BARBAN

Gabriele Gallinaro "romba" a 8 anni

Il giovanissimo pilota nella passata stagione si é laureato campione veneto della categoria Minicross 50cc del campionato CSEN La pista di Lovolo di Albettone, che ha visto negli anni ‘70 gare del campionato del mondo di motocross, è stata la cornice delle premiazioni del campionato CSEN di motocross, che ha visto il giovanissimo Gabriele Gallinaro, 8 anni, salire sul gradino più alto del podio come vincitore assoluto del campionato Minicross 50cc. Le premiazioni si sono svolte alla presenza di numerose autorità, tra le quali i rappresentati del Comune di Albettone e Francesco Meneghini, Alfredo Miola ed Ivano Calzavara in rappresentanza della CSEN motociclismo. Quello che si è da poco concluso è stato un anno particolare e sicuramente anomalo a causa della pandemia in cui organizzatori e piloti hanno incontrato moltissime difficoltà, ma nonostante tutto sono riusciti a portare a termine un campionato (nel rispetto dei Dcpm vigenti) che ha visto la partecipazione di tantissimi giovanissimi piloti. Il giovane Gabriele Gallinaro si è appassionato al mondo delle due ruote tassellate grazie al nonno

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Il nonno gli ha regalato la prima moto ed un grande campione come Franco Picco é rimasto impressionato vedendolo correre in pista

Sergio Virgilio, che gli regalato la sua prima moto seguendolo successivamente negli allenamenti nella vicina pista di Grantorto. Il giovane ha pian piano preso confidenza con la moto, ma la consacrazione ufficiale è arrivata sul

circuito di Montagnana durante un allenamento. Gabriele si stava allenando mentre a bordo pista lo osservava con attenzione un pilota molto più grande di lui ed al termine delle prove, toltosi il casco, si è avvicinato al nonno dicendogli:

“Questo ragazzino diventerà sicuramente un campione: non ho mai visto un bambino così piccolo schiacciare sulle pedane come lui”. Il pilota in questione era Franco Picco! I risultati ottenuti gli stanno dando ragione, infatti la stagione 2020 è stata molto combattuta ed i giovani protagonisti erano tutti desiderosi di cimentarsi con una grinta da far invidia ai piloti delle categorie superiori. Tutti sono stati sempre pronti a correre con il gran caldo oppure sotto una pioggia batten-

te, dandosi battaglia fino all'ultima curva prima del traguardo. Tra le più belle affermazioni di Gallinaro bisogna da ricordare la vittoria assoluta al crossodromo di Pietra Murata ad Arco di Trento, circuito impegnativo dove ogni anno si svolgono gare del mondiale motocross: per lui, oltre al successo, la soddisfazione di aver fatto registrare il miglior tempo nelle qualifiche di entrambe le manche. Il 6 ottobre Gabriele Gallinaro ha compiuto 8 anni ed è riuscito così a partecipare, al crossodromo di Mantova, all'ultima gara del Campionato della categoria superiore di 65cc dove ha conquistato un buon piazzamento, il 5° posto assoluto. Grande soddisfazione sia per il giovane pilota che per il Motoclub Grancross di Grantorto, di cui indossa i colori e, soprattutto, per il nonno e i genitori, i suoi primi tifosi, che vedranno Gabriele nel 2021 salire di categoria (minicross 65cc.) e cercare di ottenere ancora risultati importanti.

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KARTING INTERVISTA

Il Redder Racing Team punta tutto sui giovani offrendo assistenza tecnica e supporto

Punte di diamante

Gabriel Moretto e Gioele Giradello grandi promesse del karting vicentino stanno bruciando le tappe laureandosi entrambi campioni veneti

È salito su un kart a cinque anni e, fin da subito, ha evidenziato una particolare predisposizione per le competizioni tanto che alla fine della prima stagione ha conseguito il titolo di campione italiano della categoria Briggs&Stratton vincendo tutte le gare alle quali ha partecipato. Gabriel Moretto è una promessa della pista. Portacolori del Redder

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Racing Team di Altavilla, nel 2019 ha partecipato al campionato Aci Triveneto nella categoria 60 mini, rimanendo per tutta la stagione in testa alla classifica e aggiudicandosi il titolo di campione veneto. Lo scorso anno ha continuato nella categoria 60 Mini alla fine della quale, grazie alle vittorie conquistate in tutte le gare nelle quali ha preso il via, s’è riconfermato cam-

pione regionale. Al Trofeo d’autunno, sulla pista di Lonato, ha sfiorato la vittoria in una prova internazionale facendo suo il secondo gradino del podio ad appena due decimi dal vincitore. Gabriel Moretto ha disputato anche il Campionato internazionale EasyKart (mondiale di categoria) confermandosi nella classe 60 tra i più veloci. Ha chiuso il “mondiale” al terzo posto assoluto dimostrando le sue doti di guida.w Il Team Redder Racing è stato costituito nel 2018 e punta sui giovani, grazie al sostegno della Redder Tecno di Camisano Vicentino. Oltre a Gabriel anche il giovanissimo compagno di scuderia Gioele Giradello ha conquistato il titolo veneto nella categoria Entry-Level 60. Il team mette a disposizione dei giovani talenti del motorsport vicentino un’attenta struttura organizzata capace di insegnare efficacemente i fondamenti del karting. Per questo ed anche grazie ad ottimi piloti, il team Redder riesce spesso ad imporsi anche al cospetto di strutture professionali. Con Gabriel Moretto e Gioele Girardello, il team Redder, tutto vicentino, è così detentore di entrambi i titoli giovanili del karting ACI Regionale Triveneto.

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HAWK RACING CLUB

ROBERTO CRISTIANO BAGGIO

Piloti da incorniciare Amarcord. La prima cena sociale della scuderia Hawk Racing Club a metà dicembre 1978 nella prestigiosa Villa Ca’ Sette di Bassano Eravamo andati in avanscoperta a fine novembre. In testa Alberto Giaretta, quello col portafogli più gonfio, poi Sandro, Otello, Lino I e Lino 2, Carletto, Michele 1 e Michele 2, Elio ed io, squattrinato presidente appena uscito dall’università con le tasche tristemente vuote. In sostanza tutto il Consiglio direttivo. L’antica villa metteva soggezione. C’erano passati grandi personaggi. Entrammo timorosi. Ci accolse il proprietario. “Prego?” “Ecco, noi vorremmo sapere quanto ci costerebbe organizzare la cena di fine stagione della nostra scuderia…” “Venite”. Ci fece accomodare nella sala del caminetto, subito a destra. Chiamò il maitre e ordinò una bottiglia di Cartizze, vino che cominciava ad andare di moda. Alberto chiarì, Alessandro aggiunse, Otello spiegò, Carletto intervenne. Lino 1 e Lino 2 abbozzarono. Michele 1 si confrontò con Michele 2. Elio rapito dal ciocco che bruciava scoppiettante. Io ascoltai silenzioso. Bepi prese carta e penna e cominciò a scrivere un ipotetico menù: aperitivo, antipasto, primo, secondo, dolce, caffè e ammazzacaffè.

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A sinistra: la premiazione di Otello Cavallin in alto: l'invito alla cena sociale Hawk R.C. e il menù quì a lato: la premiazione di Elio Bernardoni e la coppa Hawk Racing Club consegnata a tutti i portacolori del team Rapido fece quattro conti. Mi pare ventimila lire. Non poche per l’epoca. Allora nei ristoranti alla moda si cenava con meno di diecimila lire a testa. Eravamo ragazzi, ma ci sentivamo grandi. Non osammo contraddire il preventivo. Qualcosa limò Alberto. Sancimmo l’accordo con le bollicine. Il fascino del Ca’ Sette, ristorante dove i nostri padri avevano messo

piede solo in occasione di qualche matrimonio e noi mai prima di allora, ci catturò. Fissammo la data (16 dicembre 1978) e la quota procapite. Ci tenemmo un po’ più alti, per far fronte ad eventuali ospiti, che con nostra grande sorpresa, arrivarono, portando lustro alla prima stagione della Hawk Racing Club. Io e Sandro, che avevamo dato vita alla rivista Bassano Sport (lui edi-

tore io direttore), incaricammo la Tipografia Commerciale di stampare il menù. Un centinaio di copie, in elegante cartoncino, distribuite sui tavoli. Meglio non avremmo potuto fare. Consideravamo la Hawk una scuderia di classe, anche se il parco macchine era ridotto a qualche Fiat 127, una A 112 58 Cv, una X1/9, una 124 sport, due Simca Rally 2, una Alfasud…

Ah, c’era la Stratos dell’architetto Ezio, bellissima ma stradale. Per caso ho ritrovato il “menù” qualche sera fa. Era finito tra vecchi documenti chiusi da decenni in un cassetto. L’ho letto con curiosità ed emozione. Alla fine ho sorriso. Avevamo pagato ventimila lire una fetta di prosciutto crudo, un risottino e una forchettata di tagliolini, una striscia sottilissima di carne

con due verdurine e un trancio di zuccotto. Il tutto annaffiato con “bianco e rosso della casa”. In una qualsiasi trattoria la stessa cena non sarebbe costata più di cinquemila lire… Ma la Hawk meritava una cornice unica, elegante e aristocratica. Ecco, avevamo pagato la cornice. Il quadro, di gran valore, lo avremmo incorniciato l’anno dopo, con l’arrivo di Miki.

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IL BAULE DELLE MERAVIGLIE DEL MUSEO DELL’AUTOMOBILE BONFANTI VIMAR

La Coppa d’Oro Delle Dolomiti La Coppa Internazionale delle Dolomiti dal 1951 (divenuta Coppa d’Oro delle Dolomiti) nasce nel 1947 da un’idea del presidente dell’Automobile Club Belluno, il bassanese Ferruccio Gidoni, che pensa ad una competizione di grande richiamo internazionale, che richiede lo sforzo organizzativo di tutti gli Automobil Club del Veneto. Nume tutelare della corsa è l’intramontabile Tazio Nuvolari, ospite d’onore nelle prime edizioni e la Coppa delle Dolomiti entra subito a buon diritto nel gotha delle corse automobilistiche italiane. La gara mette in evidenza la macchina ed il pilota. È una prova di velocità che, svolgendosi su strade ancora quasi interamente sterrate, esalta l’equilibrio della vettura più che la sua potenza, impegnando la bravura dei piloti. La corsa si è svolta in dieci edizioni, dal 1947 al 1956, infatti il tragico incidente di Guidizzolo nella Mille Miglia del ’57, segna la fine di tutte le gare di velocità su strada in Italia. L’Albo d’Oro della Coppa vedi nomi

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che hanno creato la leggenda delle corse di automobili, come Luigi Villoresi, Giovanni Bracco, Eugenio Castellotti, Clemente Biondetti, Piero Taruffi, Giannino e Paolo Marzotto, Giulio Cabianca. Ma, accanto ai grandi campioni, troviamo tanti nomi di gentleman driver (allora detti piloti della domenica) di

Rubrica a cura di Nino Balestra

tutte le province venete, dove i vicentini hanno recitato una grande parte. I fratelli bassanesi Giuseppe e Luigi Balestra parteciparono alla Coppa delle Dolomiti del 1951 con la loro autocostruita 1100 Sport con motore Volkswagen piazzato anteriormente.

I fratelli Marzotto grandi interpreti È stata una delle gare più amate dai campioni di Valdagno che in un'edizione si piazzarono ai primi quattro postio di classe, uno dietro all’altro La Coppa d'oro delle Dolomiti è stata una delle gare più amate dai fratelli Marzotto, i "conti volanti" che monopolizzarono più edizioni della manifestazione negli anni Cinquanta. Definita da Tazio Nuvolari come la "Mille miglia delle Dolomiti", la gara conobbe un grande successo di pubblico e partecipanti, avvantaggiata da un percorso di oltre trecento chilometri che toccava i passi principali delle meravigliose Alpi venete: dal Rolle al Falzarego al Pordoi. Giannino, Umberto, Paolo e Vittorio Emanuele, i fratelli di Valdagno, arrivarono al punto di fare della Coppa d'Oro delle Dolomiti una gara "personale". Un anno, infatti, si classificarono ai primi quattro posti di classe, uno dietro all'altro.

Paolo Marzotto colse due vittorie assolute, nel 1952 e nel 1953, rispettivamente su Ferrari 225 e Ferrari 250 MM. Giannino tagliò per primo il traguardo nel 1950 con una Ferrari 195 S mentre nel 1952 si assicurò la piazza d'onore con una Ferrari 340 America. Miglior piazzamento di Umberto fu un sesto posto con una Lancia Aurelia B 20 mentre Vittorio concluse la maratona dolomitica quinto assoluto nel 1952 con una Ferrari 225 S.

MEMORY FORNACA

Gli “Amici di Nino” premiano Lucky Consegnato a Luigi Battistolli un prestigioso orologio per il successo nel Memory Fornaca del 2019 Ce l'hanno messa tutta gli "Amici di Nino", proponendo un'edizione del Memory Fornaca decurtata delle gare annullate nella prima parte dell'anno, ma anche a loro veniva difficile pensare di non riuscire a portare a termine la nona edizione del trofeo dedicato alla memoria di Nino Fornaca. Dopo la disputa dei rally delle Vallate Aretine ed Elba Storico, l'annullamento del Giro dei Monti Savonesi e della Grande Corsa nel giro di tre settimane, ha di fatto privato la serie del numero minimo di gare per ritenerla valida. Il consiglio direttivo dell’associazione torinese ha quindi deciso di annullare l'edizione 2020 e di concentrarsi con l'entusiasmo di sempre sul Memory Fornaca del 2021 che passa alla doppia cifra. Di riflesso ne ha sofferto anche l'edizione 2019, per la quale la cerimonia delle premiazioni venne in origine prevista in concomitanza al Rally delle Vallate Aretine dello scorso marzo. Il rinvio del rally toscano a luglio, fece avanzare nel calendario anche l'evento che trovò collocazione nei giorni della Grande Corsa – pre-

vista il 27 e 28 novembre scorsi – subendo un'ulteriore sospensione che porta alla decisione finale di recapitare i premi d'onore agli aventi diritto tramite spedizione al domicilio di ciascuno. Oltre alle coppe, il montepremi prevedeva la coppia di sedili da competizione Atech, aggiudicati a Roberto Rimoldi e Roberto Consiglio, oltre alle due tute dello stesso marchio appannaggio di Lucio Da Zanche. Restava da consegnare il presti-

gioso orologio Baume & Mercier messo in palio da Ciaudano Gioiellieri; l'occasione si è presentata a dicembre quando il presidente Dario Titotto si è recato nella sede dell'Automobile Club Vicenza ed ha consegnato il prezioso ed ambìto premio al vincitore 2019 "Lucky" Luigi Battistolli che ha accolto Titotto nella sede dell'ente da lui presieduto ricevendo inoltre le coppe vinte assieme a Fabrizia Pons, prima anche nella classifica femminile.

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L’Elefantino Babar per la squadra corse Da una fiaba letta ai figli Gianni Lancia prese spunto per scegliere il simbolo che accompagnò le vetture da competizione vittoriose in numerose gare. La Lancia è sempre stata immagine e icona di vettura elegante e lussuosa oltre che sportivamente vincente. Alla 24 Ore di Le Mans del 1951, Bracco, con l’Aurelia B 20, in coppia con Lurani ottiene la vittoria di classe e attira l’interesse di Briggs Cunningham, patron dell’omonimo team il quale ha schierato tre vetture per quella gara. Durante la competizione ha notato che l’Aurelia ha subito solo rabbocchi di benzina e nessun intervento per alcun tipo di guasto e non ha patito il benché minimo problema. Finita la gara Cunningham si approccia ai piloti per complimentarsi con loro, ma allo stesso tempo dà una sbirciata nel vano motore. Il suo stupore è evidente e chiede all’ing. De Virgilio che ne ha curato il motore, come mai lo abbia lavato al termine della gara, scoprendo invece che è pulito perché, semplicemente, non ha perso una goccia d’olio né di acqua per tutta la durata della gara. Cunningham estasiato

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ordina immediatamente una Aurelia B20 e poco dopo si presenta a Torino per ritirarla nuova e fiammante, con grande soddisfazione di Gianni Lancia. I giornali in edicola danno grande risalto a questo

successo e gli articoli portano titoli come “L’auto per andare a teatro… che vince le corse”! L’entusiasmo è alle stelle, Gianni Lancia è disposto ad offrire assistenza nelle gare ai gentlemen drivers della Lancia Aurelia. Nel 1951 Ascari e Villoresi vincono il rally del Sestriere, Bracco si aggiudica la 6 Ore di Pescara e Anselmi la Coppa d’Oro delle Dolomiti. Nel 1952 Felice Bonetto vince la Targa Florio in maniera eroica, spingendo in salita fino al traguardo la sua B20 rimasta senza benzina. Il margine accumulato gli consente di con-

servare il primato sugli inseguitori, secondo si piazza Valenzano e terzo Anselmi, anch’essi su Aurelia B20. Mantovani vince il Giro della Calabria e Valenzano-Paltrinieri si aggiudicano la nuova edizione del Rally di Sestriere. È tempo di uscire allo scoperto. Lancia di fatto è entrata nel mondo delle corse e nasce la Scuderia Lancia con vetture curate e preparate da validi tecnici nel Reparto Esperienze. Gianni Lancia è galvanizzato ed eccitato. I continui successi gli valgono fama internazionale e le sue vetture sono sempre più richieste e ricercate. Ora serve un simbolo che vada a contrapporsi al cavallino rampante della Ferrari, un’icona che vada ad identificare la casa madre in modo univoco ed inconfutabile. Gianni Lancia sceglie l’elefantino. In un certo senso raffigura l’immagine di se stesso, un essere dalla mole importante e possente. Le interpretazioni sono numerose e ancor oggi molti cercano un motivo

onorevole e rispettabile per questa scelta. Perché proprio l’elefantino? Il pachiderma dà immagine di sé come animale, sì nobile e possente, ma sostanzialmente statico e pesante. Per una vettura ci si aspetterebbe un animale veloce, scattante, agile e guizzante: tutto il contrario di come è un elefante. C’è chi si muove fino all’Oriente, per trovare nell’elefante un simbolo di forza. La posizione della proboscide verso l’alto è un porta fortuna. Qualcuno sostiene addirittura che Gianni Lancia abbia scelto questo simbolo perché un mahārāja indiano gliene regalò uno vero in carne ed ossa… La versione più frequente e gettonata è quella che vede Gianni Lancia nel suo ufficio osservare e prendere ispirazione da un fermacarte (o un posacenere) a forma di elefante accompagnato dalla frase “quando un elefante comincia a correre, non lo ferma più nessuno”. Chissà… forse questa è la spiegazione che Gianni ha dato ai suoi collaboratori, per giustifica-

re e mascherare la reale scelta di questo simbolo. Io credo fortemente alla confidenza che mi è stata rivolta da fonti molto attendibili dall’interno della famiglia Lancia, il cui racconto descrive un padre affettuoso che si dedica ai figli leggendo loro le fiabe. Una di queste, la più amata da loro bambini, è la storia di un elefantino di nome Babar che, una volta visitata la città, porta ai suoi bambini nella giungla i benefici della civilizzazione. Babar nasce dalla penna di Jean de Brunhoff nel 1931 ed il disegno di questo personaggio e degli altri componenti della sua famiglia è incredibilmente somigliante all’elefantino sfoggiato nelle vetture da corsa della casa torinese. Mi piace pensare e credere che anche in questo simbolo, oltre che nelle vetture da lui prodotte con capacità e coscienza, ci sia il cuore e l’anima di un uomo autorevole e pieno di sé, ma non privo di debolezze e fragilità. L’elefantino è inizialmente di colore

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blu e viene concesso a fregio delle vetture Lancia iscritte alle competizioni sia con preparazione di serie come le Aurelia, sia nella categoria sport come le serie D. L’elefantino viene impiegato fino al 1955, quando, con la morte di Alberto Ascari, Lancia abbandona le corse e tutti i mezzi vengono ceduti alla Ferrari. Nel 1960 nasce il Club Hi Fi, acronimo di High Fidelity, in seguito HF, che accoglie fra i suoi soci i clienti più fedeli del marchio offrendo loro sconti per ricambi, riparazioni, acquisti di nuove Lancia ed inviti ad eventi esclusivi e gran galà. Nel 1963 l’elefantino torna a sim-

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boleggiare l’attività sportiva rientrando quadruplicato nel logo della Scuderia HF di Cesare Fiorio nata per dare appoggio ai clienti sportivi del Club Hi Fi e proseguita con l’attività sportiva ufficiale del Reparto Corse Lancia. Ormai in mano alla Fiat, il logo dell’elefantino viene impiegato fino al 1974 sulle vetture che vincono il mondiale (Fulvia, Strato’s e Beta) per poi essere nuovamente messo da parte. La 037, l’S4 e la Delta e le loro schiaccianti vittorie non sfoggeranno più lo storico simbolo. Questo riapparirà solo sulla versione stradale della Delta HF e De-

dra HF rosso e al centro della sigla HF gialla. Dalla Delta seconda serie nel logo rimarrà soltanto il simbolo HF, perdendo l’elefantino. Quando però il Gruppo Fiat vede in Lancia i suoi periodi più bui ed in vorticoso declino, non esita a rispolverare il glorioso simbolo, puntando sulla nostalgia dei lancisti rimasti cercando di riesumando i nomi delle vetture vittoriose del passato da assegnare a vetture improbabili. Questi simboli accantonati vengono rispolverati e riappiccicati sulle nuove automobili cercando di ricondurre alla mente le storie di successo ed il richiamo di stile del passato. Nel 1997 la nuova Lancia Y presenta nuovamente l’elefantino, forse la più degna delle nuove arrivate a portare il logo perché la piccola riscuote grande successo nel segmento B per numerosi anni grazie al suo ottimo rapporto qualità/prezzo, caratteristica eleganza, materiali pregiati e finiture di classe. Il logo dell’elefantino viene spremuto e sfruttato all’esasperazione, fino a portare allo sdegno i vecchi lancisti che vedono il glorioso logo affiancato a un nuovo stile glamour ed ecochic. L’immagine di un elefantino che trasporta borsette di avvenenti signorine cozza malamente contro il significato originale sportivo.

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