CHECK-IN 3 - Ottobre 2021

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n°3 - ottobre 2021 - Anno I

Mauritius, l’isola dei sogni Tutto quello che devi sapere per raggiungerla




in COpertina

Mauritius

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Remota, selvaggia ma anche lussuosa e sicura. Oltre che un mix unico di storia, cucina e tradizioni dove la parola d'ordine è: sorriso. La perla dell’Oceano Indiano è ideale per tornare ad amare i viaggi e le scoperte

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Indice Shandrani Beachcomber Resort & Spa

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Mauritius, true places

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Langhe, viaggio nel gusto e nella tradizione

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Selvaggio, urbano, attivo: tu che foliage cerchi?

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Valeggio sul Mincio

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Gnollhof godersi al meglio l'Alto Adige

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Villa Sparina Resort

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Grand Hotel Duchi d'Aosta

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TAORMINA

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Sicilia


Pesci di lago e di fiume nel menu di 42 ristoranti

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Come si mangia in… Paradiso?

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Taki Off

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Ristorante Cacciani, buono e soprattutto sano

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Gusto Marigliano

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Al Datterino spopola il menu benessere

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Donna Carmela la tradizione che guarda a Oriente

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Pronti, partenza… si scia

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Livigno, si parte con il fondo!

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Editoriale Grazie ai vaccini si torna a viaggiare in sicurezza

I Alberto Lupini Direttore

l sorriso torna finalmente sulla bocca di ristoratori e albergatori. L’efficacia dei vaccini e la voglia degli italiani di tornare a viaggiare stanno riportando alla quasi normalità il comparto del turismo. E intanto si ripresentano anche gli stranieri, a partire dagli americani. Pure nelle città d’arte. Insomma, anche se non siamo ancora usciti dalla pandemia, sembra che il peggio sia passato. Certo permangono molte criticità, ma più legate al pregiudizio ideologico di chi non vuole vaccinarsi e quindi resta necessariamente ai margini, per sua scelta, di una comunità che torna ad affollare bar, ristoranti, teatri, musei o discoteche. E mentre gli stranieri tornano in Italia, si riaprono le mete sognate da molti italiani che, con prudenza, possono andare all’estero. Non è consigliato andare ovunque al momento. In Estremo Oriente ci sono ad esempio lunghe quarantene da fare, mentre in altre aree del mondo è meglio non pensarci proprio visto come ancora colpisce il Covid per mancanza di vaccinazioni. Fra le località “sicure” ci sono certamente le isole dell’Oceano Indiano che sono riuscite a controllare con successo la pandemia grazie alle loro dimensioni ridotte. In questo numero di Check-In presentiamo alcune soluzioni particolarmente interessanti. E per restare in Italia non potevamo non dedicare ampi servizi alle Langhe che da sempre in questo periodo fanno il pieno di turisti. Il 2021 sarà un anno un po’ difficile per il tartufo bianco (poco e caro), ma quest’area del Piemonte fra alta ristorazione, resort e prodotti (a partire dal vino) offre occasioni uniche da non perdere. CHeck-in • ottobre 2021

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P

rima del Paradiso Terrestre “Dio creò Mauritius”, scriveva Mark Twain nel 1885. Ed è difficile trovare qualcuno che abbia visitato la perla dell’Oceano Indiano o anche, semplicemente, visto la classica fotografia di questa isola vulcanica (lunga solo 58 km e larga 47), che gli dia torto. Perché, tra la candida spiaggia lambita da una placida laguna turchese dalla ricca vegetazione, sembra proprio di scorgere l’Eden. Tant’è che dall’800 ad oggi l’amore per Mauritius non si è mai affievolito. Anzi! Mauritius è stata l'isola più cercata dai viaggiatori in questo periodo decisamente difficile fatto di lockdown e restrizioni. Secondo l’ultimo rapporto di Skyscanner, il marketplace di viaggi globale, l’isola di Mauritius è salita di ben 126 posizioni rispetto al 2019 nella classifica delle ricerche per destinazione: il maggior incremento in assoluto. Il motivo? L’isola verde al largo del Madagascar è il compendio perfetto della vacanza ambita dai nuovi viaggiatori post Covid: una località sicura, dalle dimensioni piccole ma in cui non manca nulla (multum in parvo, come direbbero i latini), in cui il mare e la costa sono garanzia di spazio e di pace e dove la vacanza è davvero “totale” unendo azione, sport, incontri, relax e benessere, natura pura, storia, sapori, identità. →

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Remota, selvaggia ma anche lussuosa e sicura. Oltre che un mix unico di storia, cucina e tradizioni dove la parola d'ordine è: sorriso. La perla dell’Oceano Indiano è ideale per tornare ad amare i viaggi e le scoperte 12

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Tanti viaggi in uno Perciò, possiamo scrivere chiaramente che quel piccolo piacevole brivido di salire su aereo e sbarcare in un “mondo nuovo” che così tanto ci è mancato in questi ultimi due anni, a Mauritius è ampiamente soddisfatto! Perché la splendida terra, intitolata dagli olandesi, a fine Cinquecento, al principe Maurizio di Nassau, non offre solo spiagge bianco-farina, ma tanti viaggi distinti, in un territorio poco più grande della città metropolitana di Milano, ma in cui convivono circa 40 diversi culti religiosi e 11 lingue parlate nell’integrazione totale. Armonia di persone e di colori, profumi, artigianato locale, leggende e danze che creano un cocktail i nimitabile da sorseggiare piano per scoprire ogni indispensabile ingrediente. A cominciare, naturalmente dalla natura che qui toglie il fiato. → CHeck-in • ottobre 2021

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Immersione totale nella foresta primaria Al centro dell’isola si estende un altipiano dalla morfologia accidentata per il gran numero di crateri vulcanici, di corsi e salti d’acqua che lo punteggiano: meta ideale per chi ama il trekking e le lunghe passeggiate. Al limite del plateau si ergono poi tre cime basaltiche, che dominano il profilo dell’isola: il Piton de la Rivière Noire (828 m), il Pieter Both (823 m) e il Pouce (812 m). Il clima è piuttosto mite e le temperature non raggiungono mai picchi di caldo eccessivo: ne è testimone la rigogliosa vegetazione, una macchia verdissima che rinfresca le alture isolane. Merita la visita anche Rodrigues, seconda isola per grandezza che, insieme a quelle di Saint Brandon e Agalega, formano l’incantevole arcipelago della Repubblica di Mauritius. Splendide le sue spiagge e le coste ancora intatte. Qui si ritrova un’atmosfera autentica, conservata proprio grazie alla lontananza dalle rotte turistiche consuete. Perfetto per chi ricerca il contatto con la natura più selvaggia, tra canyoning e camminate nella foresta primaria, o kitesurf sul mare.

Cascata di Chamarel

Alla ricerca del passato coloniale Ma anche chi vuole sperimentare l’elegante lentezza del passato coloniale non rimarrà deluso, sperimentando le stesse sensazioni che irruppero in Charles Baudelaire, che tra Mauritius e la vicina isola La Réunion, scrisse A une Dame Créole, una delle sue prime poesie. Un passato coloniale che nella capitale Port Louis, non è stato del tutto cancellato. Basta salire sulla fortificazione di Fort Adelaide (nota anche come La Cittadelle) per rendersene conto. Dalle sue mura si gode un panorama che abbraccia quasi tutta la città e ci si può immaginare la meraviglia che ispirava ai colonizzatori europei. Oggi però molto è cambiato: gli anni Novanta e il 2000 hanno trasformato il centro storico e lo skyline è ora ricco di numerosi grattacieli. Il più alto è quello in cui si trova la sede centrale della Bank Of Mauritius. Da lassù si possono scorgere il bazar e il cimitero cinese, due mete imperdibili della vecchia Port Louis. Port Louis

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Cannone del forte Adelaide


Fra ciò che resta del passato coloniale c’è il Palazzo del Governo. Per ripercorrere la storia dell’isola basta fare un salto al Blue Penny Museum (inaugurato nel 2001) che ospita carte marittime, piantine, sculture, pitture, monete e francobolli. Al Mauritius Institute, invece, si può, invece, ammirare uno scheletro del dodo, l’uccello, tipico dell’isola, che incapace di volare (pesava anche 30 kg) non resse all’arrivo di portoghesi prima, e olandesi poi (l’ultimo esemplare fu avvistato nel 1681). Uscendo dalla Capitale è possibile imbattersi nelle abitazioni dei grandi possidenti terrieri nelle piantagioni di canna da zucchero, molte ancora intatte. Tra le più famose la Casa Eureka (nei pressi di Moka): dimora creola degli anni Trenta dell’Ottocento, ora museo, è stata costruita per adattarsi perfettamente al clima caldo-umido tropicale. Da non perdere anche il Municipio a Curepipe.

A ognuno la sua spiaggia La spiaggia di Grand Baie

Capitolo spiagge: la spiaggia più mondana di Mauritius è Grand Baie, forse il mare non è il più bello, ma è perfetta per chi cerca la movida. Sulla sponda ovest dell’isola c’è Le Morne Brabant, ai piedi de Le Morne, roccaforte naturale di 555 metri di altezza: ha gli arenili più belli di tutta l’isola ed è il luogo meno piovoso e più soleggiato di Mauritius. Le spiagge più vaste, invece, si trovano poco più a nord, a Tamarin: protette dalla barriera corallina, offrono un mare quasi sempre calmo e limpido. Sul versante est, infine, da non mancare le piccole spiagge frequentate solo dai pescatori tra Pointe Bambou e Pointe du Diable; e l’Ile aux Cerfs, isola che forma una laguna con le spiagge della terraferma.

Tuffo nella cucina creola

La cucina creola

Ma, come continuiamo a ripeterlo, Mauritius non è solo mare. È anche la terra del tè e della canna da zucchero, del curry e della buona cucina. Questo grazie alla sua terra fertile e verdeggiante e al mix unico di sapori e tradizioni indiane, europee e cinesi. Perché cucina creola qui significa apertura alle influenze del mondo che si traducono nel piatto, ad esempio, nelle adowree, polpette fatte con peperoni rossi e verdi; nei kari pwasson (piccoli pesci insaporiti al curry) e nelle boulet manioc, ovvero le crocchette di manioca. Creolo anche il caffè, con tanto di scorze di agrumi e rum. Gli amanti del tè, invece, non possono perdersi il migliore prodotto sull’isola: quello alla vaniglia, perfetto in abbinamento con biscotti alla manioca. Posto d’onore per il pesce, naturalmente (da provare, almeno una volta negli street food mauriziano in riva al mare o nei mercati: il marlin, simile al nostro pesce spada, i crostacei, il tonno, le aragoste, i granchi, i gamberi e i gamberoni cucinati alla griglia nel curry o da accompagnare alla salsa rougaille, piccante a base di peperoncino e zenzero, e alla vindaye, una crema di spezie al vino d’aglio di origine indiana. → CHeck-in • ottobre 2021

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Shopping a Mauritius? Le chicche del modellismo Natura, sport, relax, cucina e… shopping! Gioielli, pelletteria, lavorazione di fibre vegetali e di legni, sono tra i prodotti che attirano maggiormente i visitatori, alcuni certificati dal National Handcraft Centre, l’ente nazionale che presiede alla definizione degli standard qualitativi. Ma se proprio vogliamo portarci a casa qualcosa di veramente speciale è bene sapere che l’artigianato mauriziano è famoso nel mondo soprattutto per il modellismo: alcune piccole aziende producono collezioni di navi, antiche e moderne, e pezzi unici su commissione, ricercatissimi per la cura dei dettagli.

Mauritius

Dove dormire Anche in fatto di resort, Mauritius offre l’imbarazzo della scelta. Noi ne abbiamo selezionati tra i migliori dell’isola.

Shandrani Beachcomber Resort & Spa Situato nell’incontaminata regione nel sud di Mauritius, lo Shandrani Beachcomber Resort & Spa è un 4 stelle Superior con sistemazioni eleganti immerse in un’atmosfera decisamente frizzante. È un vero e proprio paradiso per gli sportivi con una vasta gamma di attività di terra e di mare, incluso lo sci d’acqua e un campo da golf pitch & putt a 9 buche, la scuola di vela e un centro diving. E per chi allo sport vuole abbinare anche il relax, la sua spa in stile tropical chic è una sorta di oasi nell’oasi. Lo Shandrani ha quattro ristoranti e due bar che puntano a qualità e sostenibilità.

C Mauritius Situato sulla costa est dell'isola, a Palmar, C Mauritius è il nuovissimo resort della catena Constance Hotels & Resorts. Una spiaggia di sabbia bianca da sogno dallo stile balneare più cool, un concetto nuovo di all-inclusive per assaporare cocktail deliziosi e vini biologici serviti a bordo di invitanti piscine chill-out. Centosedici le stanze che mixano design contemporaneo e pezzi di artigianato locale, 4 i ristoranti, una magnifica spa e numerose attività indoor e outdoor che fanno di questo resort il “parco giochi” per adulti più lussuoso di sempre.

Constance Belle Mare Plage Disposto lungo un’incantevole spiaggia di sabbia bianca in una baia riparata sulla costa orientale di Mauritius, il Constance Belle Mare Plage, rinnovato nello stile, offre alloggi confortevoli in un’atmosfera vivace e piacevole tra 104 camere Prestige, 149 suite junior, 6 suite Deluxe, 18 ville e la villa Presidential. Sette i ristoranti caratteristici e cinque bar alla moda, tutti in location d’eccezione. Senza dimenticare che il resort è un vero e proprio paradiso per i golfisti con due campi da competizione da 18 buche. 16

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A Mauritius nel dopo pandemia Mauritius, insieme ad Aruba, Maldive, Seychelles, Repubblica Dominicana ed Egitto (anche se limitatamente alle zone turistiche di Sharm El Sheikh e Marsa Alam) sono state inserite tra le prime rotte «Covid free» grazie all’aperura dei corridoi turistici. Chi volerà in queste destinazioni non sarà più costretto a fare la quarantena al rientro dalle vacanze. Ma oltre al green pass in tasca bisognerà anche munirsi di un tampone negativo sia alla partenza sia al rientro in Italia. Vediamo le regole valide a Mauritius dal 1°ottobre 1. Vaccinati: i viaggiatori vaccinati devono presentare un tampone molecolare negativo, effettuato al massimo 72 ore prima della partenza. È obbligatorio un tampone rapido da effettuare all’arrivo (giorno 0) e uno durante il quinto giorno di permanenza (anche un tampone antigenico autosomministrato). I viaggiatori possono esplorare l’isola dopo aver ricevuto l’esito negativo del test effettuato nel giorno 0. 2. Non vaccinati: i viaggiatori non vaccinati devono presentato un tampone molecolare negativo effettuato al massimo 72 ore prima della partenza. I visitatori devono prenotare un soggiornoquarantena di 14 giorni presso uno degli hotel accreditati (Gold Crest, Gold Beach, Grand Blue, Ambre) inclusi pasti e trasferimenti. Ai viaggiatori sarà richiesto di rimanere nell’hotel per 14 giorni; i pasti verranno serviti in camera. Saranno effettuati dei tamponi molecolari il giorno di arrivo (giorno 0), il settimo e il quattordicesimo giorno. Il costo dei tre tamponi è di 12.000 rupie. Con l’esito negativo del tampone del quattordicesimo giorno i viaggiatori sono liberi di esplorare l’isola ed effettuare un cambio di alloggio. 3. In tutti i casi è obbligatorio avere un’assicurazione sanitaria per il Covid19. Tutti i viaggiatori devono compilare i moduli sanitari prima o durante il soggiorno, tra questi il passenger locator form e l’health self-declaration form che si possono trovare nella pagina w w w. m a u r i t i u s n o w. c o m . Tali moduli compilati devono essere consegnati ai funzionari dell’immigrazione o della salute all’aeroporto di Mauritius. Si ricorda che l'attuale normativa italiana non consente spostamenti per turismo verso i Paesi inclusi nell’elenco E, che comprende anche Mauritius, a meno che non si tratti di viaggi organizzati nell’ambito di “Corridoi turistici Covid-free”.

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Ecco l’anima di Mauritius tra il verde e il mare di una penisola di 50 ettari ricca di spiagge dove rilassarsi o partire all'avventura 18

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Mauritius

asta, me ne vado! Scappo su in isola deserta! Chi di noi (e quante volte) non ha pronunciato questa frase?! E su un’isola per fare cosa? Nulla, è la risposta di molti e che, letteralmente, si traduce esclusivamente in bagni di mare e di sole, interrotti solamente da uno spuntino a mezzogiorno di insalate e pesce fresco all’ombra di un gazebo. Ma poi, una volta sbarcati, ci si accorge che l’isola è “tentatrice” e che se rimanessimo stesi sul lettino non potremmo godere appieno di tutti i piaceri che essa ci offre. Questo succede a Mauritius dove, sulla costa sud orientale, vi è una manciata di isolette i cui nomi sembrano usciti da un poema… Ile aux Aigrettes, Ile de la Passe, Ile aux Flamand. Evocano la leggendaria storia del paese, l’epoca delle conquiste, dei commerci e delle battaglie navali che ebbero luogo tra i francesi e gli inglesi per il dominio dell’isola. Di fronte a queste isolette che invitano a vivere come Robinson Crusoe, si affaccia lo Shandrani Beachcomber Resort & Spa. E qui certo la tentazione di cedere alla lusinga del dolce far nulla in riva al mare è quasi irresistibile. Ma poi guardandosi meglio in giro, la voglia di approfittare fino in fondo di un hotel così ben incastonato nel paesaggio, di vivere il suo mare e la sua natura selvaggia tra sport, benessere e ottima cucina, prende il sopravvento. Ma si può combinare tutto questo, anche in una sola settimana? La risposta è sì! Con “Cucina d’autore... a Mauritius”. → CHeck-in • ottobre 2021

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Italia e Mauritius si incontrano in cucina Una settimana (dal 25 febbraio al 5 marzo 2022, con arrivo in Italia il 6 marzo), nata dalla collaborazione tra la rivista Check-In, Roncalli Viaggi e Beachcomber Resorts & Hotels, che unisce relax, sport, natura, mare, cultura ed enogastronomia. Il tutto grazie alla presenza di un ospite d’eccezione, Luca Marchini, membro di Euro-Toques Italia e cuoco del ristorante L’Erba del Re a Modena (1 stella Michelin), che insieme all’executive chef dello Shandrani Beachcomber, Mooroogun Coopen, (presidente Mauritian Chefs Association, Worldchefs Certified Executive chef e Worldchefs Certified Master chef) daranno vita a un’esperienza culinaria unica nel suo genere, portando gli ospiti a navigare sull’onda del gusto di due cucine, quella italiana e quella mauriziana.

Due chef a confronto: Mooroogun Coopen e Luca Marchini «È sempre una grande opportunità lavorare e condividere la propria esperienza con chef provenienti da altre nazioni - racconta a Italia a Tavola Mooroogun Coopen - Cucinare con lo chef Luca Marchini avvicinerà i nostri due paesi e le nostre culture culinarie. L’utilizzo di prodotti italiani di alta qualità mixati con il pesce, la carne, le spezie, le verdure e la frutta tropicale mauriziani porterà in tavola un gusto unico e ricette innovative».

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Mooroogun Coopen


Viaggio tra i prodotti e i produttori dell’isola Il risultato è un vero e proprio viaggio nel viaggio con due guide d’eccezione. Originario di Mauritius, Coopen, infatti, conosce alla perfezione tutti i prodotti della sua terra e ha stretto forti legami con i produttori e pescatori locali. «Cucinare è la mia passione - continua - Sviluppo una ricetta con gli ingredienti che ho in cucina. Essendo originario di Mauritius, conosco molto bene il gusto di tutti i prodotti locali e il modo migliore in cui cucinarli. Perché mangiare un pesce capitaine o un gueule pavé è un’esperienza per i nostri ospiti. Come presidente della Mauritian Chefs Association, sto lavorando a un programma per pianificare la coltivazione dei nostri produttori in modo che non ci sia sovrapproduzione di alcuni ortaggi e carenza in altri. Questa pianificazione aiuterà entrambi i partner: gli chef avranno verdure di stagione di buona qualità e i produttori non avranno alcun rischio poiché producono utilizzando lo standard dello chef e possono anche garantire un prezzo per l’anno. Stessa cosa per i pescatori, che incoraggiamo a raggrupparsi in associazione e a sviluppare tecniche di pesca più produttive e quindi garantire la quantità di pesce per gli alberghi».

Sei ristoranti, lotta allo spreco e brigata felice Ma non finisce qui, lo chef è sceso anche in campo per ridurre al minimo gli sprechi alimentari: «Sto anche incoraggiando la pratica del “just in time” (giusto in tempo) possibile con la cottura sottovuoto e a temperatura ottimale che dà il vantaggio di cuocere i cibi all’interno e finirli solo quando serve considerando la porzione che dobbiamo servire». Evitando appunto ogni spreco e salvaguardando le risorse ambientali, che per un grande resort con ben sei ristoranti, situato in un paradiso naturale è tra i principali obiettivi: Le Sirius, il ristorante gourmet mauriziano, l’italiano Ponte vecchio, l’healthy restaurant Natura, il ristorante di pesce Le Boucanier, il thailandese Teak Elephant e il ristorante principale, Le Grand Port. «Come executive chef sono responsabile del buon funzionamento di tutti questi ristoranti per quanto riguarda la cucina, la qualità del cibo, la gestione della brigata, le attrezzature e l’acquisto delle materie prime - spiega lo chef - Creare una buona atmosfera nella mia brigata è fondamentale per permettermi di mantenere un’alta qualità del cibo allo Shandrani Beachcomber. Sono molto felice e orgoglioso di lavorare in un gruppo di hotel che crede nella formazione. Avere un ottimo personale con l’atteggiamento giusto e una formazione adeguata è il modo migliore per avere successo».

Sport, benessere, cultura locale: le experience del resort In questa fase di ripresa post-pandemia il turismo sta attraversando cambiamenti radicali, anche perché gli stessi viaggiatori sono cambiati diventando sempre più consapevoli e attenti al proprio → CHeck-in • ottobre 2021

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benessere e a quello dell’ambiente. Una sfida che lo Shandrani Beachcomber non si è di certo lasciato sfuggire: «La location del nostro resort offre ai clienti ampi spazi all’aperto - spiega Rico Paoletti, general manager di origini italiane dello Shandrani Beachcomber Resort & Spa - Con i suoi quasi 50 ettari di proprietà permette senza dubbio di potersi muovere in assoluta libertà rispettando il distanziamento sociale consigliato dalla situazione contingente. Il futuro vede il rispetto e la protezione dell’ambiente tra le priorità, per questo motivo il gruppo Beachcomber ha dedicato una particolare attenzione allo sviluppo di una serie di procedure green per un turismo sostenibile e per la preservazione delle bellezze naturali della nostra isola: installazione di pannelli solari, raccolta differenziata, riduzione del consumo energetico, eliminazione della plastica, campagna di sensibilizzazione in collaborazione con le Boat House per la protezione delle lagune, sviluppo di un progetto di apicoltura, ecc. Lo Shandrani Beachcomber, in linea con questa filosofia green, ha pensato di proporre ai suoi ospiti anche un programma eco-compatibile che si chiama Beachcomber Sport & Nature, attraverso il quale, accompagnati da istruttori professionisti, si possono visitare alcune meraviglie naturali dell’isola in mountain bike o facendo trekking». 22

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Le proposte per il “nuovo” viaggiatore Ed eccoci, dunque, al nostro proposito iniziale: “Su un’isola, certo per rilassarsi ma anche per…”. «Abbiamo cercato di pensare a delle attività e, soprattutto, a delle modalità che permettessero di vivere le proposte del resort in assoluta sicurezza, da qui lo sviluppo del coaching individuale o, ad esempio, dell’accademia di sci nautico che può essere considerata una sorta di palestra all’aperto - continua Paoletti - Shandrani Beachcomber si distingue per la sua atmosfera frizzante e coinvolgente, in grado di adattarsi alle esigenze di tutte le età. Per i più piccoli oltre al Kids Club (3-11 anni) abbiamo sviluppato delle attività specifiche per il Petit Club (2-3 anni), in modo che i genitori possano trovare tutti i servizi e l’assistenza necessaria per trascorrere una vacanza in assoluta libertà. Siamo in un’era digitale che spesso inibisce i rapporti personali, noi abbiamo voluto andare un po’ controcorrente creando un programma di intrattenimento serale che ci auguriamo permetterà di socializzare, di fare nuove amicizie e di condividere momenti della vacanza attraverso anche lo sport e le experience all’aperto proposte dal resort». A voi la scelta: trekking nelle vicine valli incontaminate e canoa nella splendida laguna dello Shandrani Beachcomber; oppure la scoperta di nuovi scenari da percorrere in mountain bike, il golf nel pitch & putt del resort, il tennis e una gamma infinita di sport d’acqua. E una Spa tropical chic, con cabine open air che riservano la più totale privacy, per chiudere davvero il cerchio del benessere. Sempre che non si lasci troppo sedurre dagli ozi dolci della spiaggia e da quell’insieme di “amenitieés” che Beachcomber non tradisce mai e che a Mauritius Charles Baudelaire chiamava “voluttà”.

PRENOTAZIONI ENTRO E NON OLTRE IL 23 DICEMBRE c/o Roncalli Viaggi - Tel 035 225501 - info@roncalliviaggi.it Quota per persona (adulto) “all inclusive” camera doppia: 2.290 € Assicurazione annullamento, incluso Covid: 90 € per persona Programma dettagliato al link: https://iat.pub/2YbuO8J

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Roncalli Viaggi www.roncalliviaggi.it CHeck-in • ottobre 2021

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True places


A ognuno la sua isola di Mauritius, anche nel soggiorno. Per chi desidera tornare bambino, perfetto il nuovissimo C Resorts, sister brand lifestyle del gruppo Constance Hotels & Resorts, un vero è proprio playground naturale; per chi cerca un’atmosfera vivace per tutta la famiglia c’è Constance Belle Mare Plage, completamente rinnovato CHeck-in • ottobre 2021

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rue by nature. È la filosofia che ispira il gruppo Constance Hotels & Resorts, riconosciuto per l’ospitalità d’eccellenza nell’Oceano Indiano. Gli ospiti possono vivere esperienze emozionanti nella natura più autentica su isole dal fascino esotico, quali Mauritius, le Seychelles, le Maldive e il Madagascar. Ogni resort, concepito nel pieno rispetto dell’ambiente in cui sorge, ha una personalità unica e distintiva. Dalle fughe in stile Robinson Crusoe chic al lusso più ricercato, nei resort firmati Constance si vivono vere e proprie avventure che abbracciano esperienze a 360 gradi: dalle immersioni in parchi marini protetti con barriere coralline a perdita d'occhio e relitti navali diventati una vera e propria mecca per la fotografia subacquea, ai tuffi nei sapori e nella cucina locale e gourmet, passando per il golf e alla remise en forme totale nelle spa, a volte a “sfioro” sull’acqua. Ma è anche magnifico, “semplicemente”, immergersi nella luce del sole, facendo il pieno di vitamina D. Cominciamo dell’isola Mauritius dove ci aspetta il nuovo C Mauritius, primo hotel di C Resorts, sister brand lifestyle del gruppo Constance Hotels & Resorts, la cui mission è risvegliare il fanciullo che è in noi, attraverso divertenti esperienze chiamate Cignatures. Sempre a Mauritius, il Constance Belle Mare Plage, raffinato 5 stelle amato dagli appassionati di alta cucina e dalle famiglie, accoglie i viaggiatori vaccinati con un volto più contemporaneo grazie a un importante restyling.

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Nuovo C Mauritius: all inclusive tra i 10 migliori d'Africa Il nuovo C Mauritius, il cui all inclusive è tra i 10 migliori d'Africa, secondo i TripAdvisor Traveler’s Choice Awards, promette una fuga dalla vita di tutti i giorni alla volta di un vero “natural playground”: per gli ospiti la missione è dimenticare le preoccupazioni da adulti e vivere come se non fossero mai cresciuti, liberi e spensierati come da bambini. Questa visione innovativa viene pienamente espressa dal nuovo boutique hotel 4 stelle superior che propone esperienze originali in un'atmosfera amichevole e rilassata, senza rinunciare a comfort e qualità.

Playground naturale Situato sulla costa est dell'isola, a Palmar, C Mauritius si affaccia su una delle più belle spiagge di Mauritius ed accoglie gli ospiti in 116 eleganti camere con tocchi di design contemporaneo e pezzi di artigianato locale, suddivise tra 52 camere Prestige e 64 Deluxe. Non mancano 3 piscine, 4 ristoranti, una cantina con vini biologici, una magnifica spa e numerose attività indoor e outdoor da poter svolgere: dal padel al beach volley, dal kayak allo stand up paddle, dallo snorkeling al kitesurf. Al C Mauritius, il “parco giochi” più lussuoso di sempre, ci sono infiniti modi per tornare fanciulli. Al C Mauritius ogni giorno è, infatti, un’avventura! L'hotel si distingue per le sue 12 ''Cignatures'' esperienziali, create per risvegliare lo spirito curioso e giocoso degli ospiti. Numerose attività attendono inoltre gli ospiti del C Mauritius questo autunno, rendendo ancora più unica l’offerta del resort in termini di intrattenimento: brunch & chill ogni domenica, barbecue party, lezioni di cocktail, buffet a tema, iniziazione al kitesurf, lezioni di yoga, degustazioni di vini biologici e molto altro ancora. → CHeck-in • ottobre 2021

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Constance Belle Mare Plage: icona di raffinata ospitalità con tocco contemporaneo Icona di raffinata ospitalità mauriziana, il Constance Belle Mare Plage a Mauritius torna ad accogliere gli ospiti internazionali in totale sicurezza grazie al protocollo di "Constance Stay Safe", offrendo la migliore esperienza di vacanza possibile, in un resort rinnovato e dal volto più contemporaneo.

Novità per il ristorante La Citronelle Uno dei progetti più significativi riguarda il rinnovamento completo del ristorante principale La Citronelle, cuore del resort. Con aree di cucina dal vivo che consentono un maggior coinvolgimento degli ospiti, uno spazio dedicato alla pasticceria e alla panificazione, un angolo bistrot e un ricco buffet con piatti caldi e freddi, il ristorante si presenta oggi come luogo più appealing e all'avanguardia, dove condividere momenti ed emozioni indimenticabili. La metamorfosi del ristorante è durata sei mesi ed è costata circa 2,5 milioni di euro. All'interno sono state create postazioni con alte sedute direttamente ai banconi, dove gli ospiti possono scegliere gli ingredienti, guardare gli chef mentre preparano le pietanze e interagire con loro per scoprire i segreti dei piatti proposti. Il General Manager del resort, Gert Puchtler, afferma: «Il nostro ristorante lifestyle, La Citronelle, propone cibo e servizio eccellenti, ottimi liquori oltre a musica ricercata di sottofondo per rendere ancora

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più accogliente e piacevole l’atmosfera. Volevamo rendere lo spazio più creativo e interattivo, per offrire uno dei buffet più ampi e di alta qualità dell'isola». Poi aggiunge: «Il design degli interni si anima grazie a un decoro fresco realizzato con nuove piastrelle in gres porcellanato. Siamo il primo ristorante a Mauritius a vantare una gourmet glass box, una sorta di scrigno della cucina “fredda” contenente dai succhi di frutta freschi agli affettati e agli antipasti, fino alle insalate, alla carne e al pesce affumicati. Queste nuove funzionalità del ristorante miglioreranno sicuramente l'esperienza dei nostri clienti». Da sottolineare anche il restyling delle 104 Camere Prestige, rinnovate con un investimento di circa 6,5 milioni di euro. Il nuovo arredamento di design essenziale ed elegante dona nuova freschezza agli ambienti, anche grazie ad alcuni tocchi di colore arancione. I comò e la lampada a sospensione evocano le atmosfere asiatiche, mentre l'altro ripiano del comodino e il divano conferiscono una certa contemporaneità europea. «I nostri ospiti hanno sempre apprezzato le sistemazioni proposte e siamo certi che le nostre Camere Prestige con il loro nuovo look, più luminose e spaziose, sapranno conquistarli ancor di più», spiega il Resident Manager del resort Samuel Pellegrini. Condividere momenti felici in un'atmosfera rilassata attorno ad una tavola gourmet sorseggiando un calice di vino è il leitmotiv del Constance Belle Mare Plage. Nicolas Baubé ha preso in mano le redini delle cucine del Constance Belle Mare Plage, diventando il nuovo executive chef. Con la sua esperienza e visione della →

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cucina locale, lo chef Nicolas infiammerà le papille gustative introducendo mix di sapori, consistenze e culture diverse, portando un tocco di freschezza e innovazione in quello che fin dalla sua nascita è sempre stato un vero e proprio tempio del gusto. La Blue Penny Cellar accoglie anche un nuovo chef francese: Florian Rocchietta, che ha lavorato in ristoranti stellati Michelin insieme a chef famosi e influenti in Francia, fino a quando non ha deciso di condividere la sua passione con il team del Constance Belle Mare Plage. Gli amanti del buon vino saranno deliziati da straordinari abbinamenti tra cibo e vino studiati dallo chef Florian con il capo sommelier Delores Malin e potranno vivere una sofisticata esperienza enogastronomica. Con circa 35mila bottiglie, oltre 2.500 referenze provenienti da tutto il mondo, la Blue Penny Cellar lascerà incantati anche gli intenditori più esigenti con la sua atmosfera magica: soffitto a volta in mattoni, legno grezzo, odore di sughero e la temperatura perfetta per conservare il vino, con tavoli dove accomodarsi per degustare le migliori etichette internazionali.

Un miglio di svago nell'Oceano Indiano Rinomato per i suoi splendidi giardini e la bellezza naturale che lo circonda, il lussuoso Constance Belle Mare Plage si trova all'interno di un'oasi tropicale, affacciato su una delle spiagge più spettacolari di Mauritius. Il resort a cinque stelle propone esperienze uniche per tutti: gioca una partita di golf nei due campi da campionato a 18 buche, fai snorkeling tra la barriera corallina, prendi il sole sulla spiaggia, rilassati alla spa o allenati in palestra. Per gli amanti della buona cucina ci sono infinite opzioni grazie a 6 ristoranti e un esclusivo ristorante con cantina. Constance Hotels & Resorts è l’esperto dell'Oceano Indiano e offre agli ospiti esperienze uniche. Il Constance Belle Mare Plage è stato il primo resort del gruppo e resta fedele al suo dna mauriziano: gli ospiti troveranno sempre calore e sorrisi radiosi. Il trattamento signature della Constance Spa unisce botaniche locali a ritmi musicali mauriziani. Tutte le sistemazioni sono vista mare, con 253 camere Prestige e Junior Suite e, 6 Suite Deluxe di 96 m2, 18 Ville sulla spiaggia con piscina privata e una Villa Presidenziale di 978 m2. Dulcis n fundo, per gli appassionati del genere: dal 6 al 12 dicembre i 2 campi regolamentari del resort (Legend e Links) ospiteranno l'MCB Tour Championship di golf con i più grandi giocatori del mondo.

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Constance Hotels&Resorts www.constancehotels.com www.c-resorts.com


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Il lato italiano delle Maldive: benvenuti al Baglioni Resort

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ituato nell’isola di Maagau, nell’atollo incontaminato di Dhaalu, a soli 45 minuti di idrovolante dalla capitale Malé, il Baglioni Resort Maldives è composto da 89 ville lussuose, circondate da acque turchesi, sabbia bianca vellutata e natura tropicale. Un resort studiato in ogni minimo dettaglio, che permette agli ospiti di sperimentare un soggiorno su misura nel cuore dell’Oceano Indiano, con l’esclusiva ospitalità italiana di Baglioni Hotels.

Nel Baglioni Resort Maldives nulla è lasciato al caso. L’esperienza di soggiorno include: uno staff multilingue a disposizione 24 ore su 24, una piscina d’acqua dolce, servizio spiaggia con lettini, servizio maggiordomo e servizio lavanderia. E inoltre: una boutique per concedersi il piacere dello shopping, e un Kids Club, per intrattenere i piccoli ospiti dai 3 ai 15 anni. Per una vacanza indimenticabile tra sport e relax, arricchita da esperienze gourmet.

Progettato con materiali e metodi che minimizzano l’impatto ambientale, Baglioni Resort Maldives è la destinazione perfetta per chi ama la natura e lo sport, ma non vuole rinunciare a vivere una vacanza all’insegna del lusso, grazie anche ai partner, prestigiosi marchi del Made in Italy come: Cantine Ferrari, le bollicine italiane più apprezzate al mondo; Frette, la lussuosa biancheria da casa e da bagno fatta a mano; MC2 Saint Barth, i costumi chic dal design originale, Insìum, gli innovativi cosmetici anti-age vegani e cruelty free; Cassina, iconica azienda italiana specializzatasi nel design industriale dagli anni anni ’50.

L’inventario delle ville esclusive è stato arricchito con nuove categorie: Two-Bedroom Pool Suite Beach Villa e Pool Sunset Beach Villa. Le TwoBedroom Pool Suite Beach Villa, perfette per le famiglie che desiderano godersi un soggiorno confortevole, sono eleganti e offrono ampi spazi, con due camere da letto, accesso diretto alla spiaggia e piscina privata. Le Pool Sunset Beach Villa, progettate per una vacanza intima sulla spiaggia, offrono uno spazio relax con accesso diretto alla spiaggia e piscina privata per godersi un soggiorno sublime. Perfettamente posizionate per ammirare tramonti mozzafiato. →

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Con magnifiche spiagge, una vegetazione lussureggiante e meravigliosi siti per immersioni e sport acquatici, il Baglioni Resort Maldives è un angolo di paradiso in vero stile Baglioni Hotels.

Sport e divertimenti Palestra e sport acquatici non motorizzati, pedalò, windsurf, kayak, escursioni in barca e snorkeling con attrezzatura inclusa. Non resta che scegliere! Inoltre, il Diving Center Padi Gold Palm Five Star dà accesso ad alcuni dei migliori siti di immersione al mondo, escursioni diurne, al tramonto o in notturna. Con la sua posizione strategica, lontana dagli atolli affollati, offre la possibilità di immergersi in un reef incontaminato. Tutti i punti di immersione del centro sono vicini all’isola, riducendo così i tempi di trasferimento. Gestito da Alessia Pagani, esperta italiana di fondali maldiviani e immersioni subacquee, il centro offre programmi per tutti, sia principianti sia esperti, comprese spettacolari esperienze individuali.

Snorkeling per tutti • Snorkeling per principianti: per chi non ha mai indossato maschera, pinne e boccaglio. Un’esperienza utile e al contempo facile, in acque poco profonde, adatta a tutti. 34

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• Snorkeling Adventures: due escursioni giornaliere, dalle 9.30 alle 12.30, a bordo del dhoni, barca tradizionale locale, per visitare due reef alla ricerca di tartarughe, murene, pesce farfalla e pesce napoleone. • Snorkeling al tramonto: un’esperienza da vivere a fine giornata con una torcia per scoprire i meravigliosi colori dei coralli e la vita dei pesci maldiviani.


Escursioni indimenticabili •Alla scoperta delle Maldive: un tour della vicina isola per conoscere meglio la vita dei nativi. Sarà possibile anche acquistare souvenir nei negozietti turistici locali. Il tour potrà essere organizzato con escursioni private. •Golden Sand Bank: un’escursione che unisce snorkeling e relax sulle sponde morbide di sabbia bianca formatasi poco distante da Maagau, in mezzo ad acque cristalline. • Tour dei Delfini: un fantastico tour di 2 ore in barca per incontrare i delfini, in compagnia di un biologo marino esperto. • Crociera sotto le stelle: una romantica gita in barca per due sotto le stelle sorseggiando le bollicine Ferrari, accompagnate da tradizionali stuzzichini italiani. Saranno distribuiti anche iPad con App per riconoscere le costellazioni. • Crociera al tramonto: un aperitivo indimenticabile a bordo di un’imbarcazione tradizionale maldiviana, alle 18.30, mentre il sole tramonta sull’Oceano.

Panorami maldiviani, raffinati sapori italiani Dalla colazione al dopocena, una proposta enogastronomica adatta alla più esclusiva clientela internazionale, in linea con lo stile italiano del resort. Quattro ristoranti dove,

accanto a portate gourmet, trovano spazio un Menu Healthy, conpiatti leggeri e salutari, e un menu kids, appositamente studiato per i piccoli ospiti. Completano l’offerta raffinati aperitivi, degustazioni di vini e cene private su misura.

Gusto, il ristorante italiano Aperto dalle 20.30 alle 22.30, il Ristorante “Gusto” propone la vera cucina italiana, da sempre al centro delle proposte di soggiorno Baglioni Hotels. Affacciata sull’Oceano, la location è ideale per vivere una cena romantica sotto le stelle, cullati dal suono delle onde in sottofondo. In linea con la cultura italiana della tavola, attenta al benessere oltre che al sapore, il menu à la carte propone piatti della tradizione mediterranea rivisitati in chiave contemporanea prestando un’attenzione particolare agli ingredienti.

Umami, il ristorante giapponese La tradizione culinaria giapponese convive perfettamente con lo stile secondo Baglioni Hotels: nel Ristorante “Umami” la sostanza e la forma si incontrano. I piatti, curati in ogni aspetto, raccontano l’amore per il design, di pari passo con l’attenzione alla qualità degli ingredienti proposti. A cena gli chef stupiscono gli ospiti con un prestigioso menu à la carte, dalle 20.30 alle 22.30. →

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Taste, il ristorante internazionale Aperto per colazione e cena, il Ristorante “Taste” propone piatti di cucina internazionale, adatti a chi vuole sperimentare un mix di sapori. Dalle 7.30 alle 11.00, gli Ospiti si ritrovano qui per iniziare la giornata con una gustosa colazione continentale e asiatica, a buffet. La sera, dalle 19.30 alle 22.30, il ristorante propone una cena a buffet a base di cucina italiana e cucina fusion asiatica, con la possibilità di abbinare vini selezionati.

Pool Bar Pool Bar Ideale per crogiolarsi nel relax dopo una nuotata in acqua dolce. Durante la giornata, a partire dalle 12.00 e fino alle 16.00, il bar propone menù leggeri con insalate, pasta, pizza e pietanze à la carte. Alle 19.02 scatta l’ora dell’aperitivo con Cantine Ferrari: gli Ospiti possono assaporare stuzzichini brindando con le bollicine italiane per eccellenza.

L’esclusiva Baglioni spa La Baglioni Spa è un’oasi italiana nel cuore della natura. L’esclusivo centro, frutto del concept design di Raison d’Etre, vanta: 4 sale per trattamenti individuali e di coppia; 1 Yoga Pavillon dove praticare yoga, meditazione e respirazione; una palestra attrezzata. Circondata dalla vegetazione tropicale, con i suoi padiglioni di legno all’aperto, la Baglioni Spa è il luogo ideale per sperimentare un profondo senso di pace. Il menu della Spa include rituali balinesi e thailandesi, massaggi personalizzabili, trattamenti

per purificare, tonificare, ringiovanire viso e corpo, o rinforzare i capelli stressati dal sole e dal mare. La Baglioni Spa offre anche esperienze di bellezza e benessere per bambini, gruppi e famiglie, padiglioni doppi per trattamenti a due e lo Yoga Pavillon, per sessioni di meditazione. I cosmetici firmati Insìum, azienda 100% Made In Italy, sono vegani e cruelty free, e vantano la certificazione Peta (People for the Ethical Treatment of Animals), la più grande organizzazione mondiale per la difesa dei diritti degli animali. Sono disponibili anche manicure e pedicure e la consulenza di un personal trainer, nella palestra attrezzata. La condivisione è uno dei valori dell’italianità. Nella Baglioni Spa gli ospiti possono condividere esperienze di bellezza e benessere: oltre a trattamenti individuali, il centro offre trattamenti per coppie o gruppi, fino a un massimo di 4 persone. I trattamenti di gruppo durano circa 90 minuti e sono di solito eseguiti in combinata, una coppia per volta, in una stanza appositamente creata, in cui è presente anche una vasca idromassaggio ad uso libero.

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L’offerta di massaggi della Baglioni spa è ricca e variegata. La durata è variabile - 60, 75 o 90 minuti in base alle parti trattate. L’ospite può personalizzare i trattamenti e decidere di usufruirne anche in suite. I massaggi tipo sono: balinese, thailandese, hot stone e massaggio del tessuto profondo. Il balinese combina manovre energetiche a manualità delicate, con funzione rilassante e rigenerante. Il massaggio thai prevede compressioni e digitopressioni ed è efficace per sciogliere le contratture muscolari e migliorare la flessibilità. Il massaggio hot stone prevede l’uso di pietre calde per rilassaree tonificare. Il massaggio del tessuto profondo aumenta il flusso sanguigno e linfatico, rimuove le tossine, allevia i dolori e lo stress.

Kids club Per noi italiani la famiglia viene al primo posto e i bambini ne sono il cuore. Al Baglioni Resort Maldivesi piccoli ospiti trovano grande accoglienza: è presente un Kids Club per bimbi e ragazzi dai 3 ai 15 anni, con un ricco programma di attività ludiche, sportive e didattiche. Le attività del Kids Club sono organizzate e proposte in base alle fasce d’età. I più piccoli possono prendere parte a giochi e iniziative semplici e divertenti, come “Le Mini Olimpiadi”, in cui sono previste gare di corsa e lanci di palloncini, il “Kids dance”, con balli e canzoncine da imparare, gare di costruzione di castelli di sabbia per sviluppare la fantasia e le abilità motorie fini, water games da fare sulla spiaggia, cacce al tesoro e laboratori creativi. Nella fase della crescita socializzare è importante. Ai bambini più grandi sono dedicate attività ludiche e sportive in cui la competizione si affianca sempre allo spirito di condivisione e di gruppo. Sfruttando le opportunità che offrono il clima e la natura incontaminata in cui è immerso il Resort, organizziamo attività all’aria aperta: divertenti tornei di bocce e calcetto, gare con percorsi a ostacoli allestiti in spiaggia, giochi con l’acqua e altri elementi naturali. La creatività è una qualità tutta da sviluppare. I laboratori creativi per bambini sono un’occasione per dare spazio al proprio talento, ma anche per sperimentare nuove sensazioni e percezioni imparando nozioni nuove. Organizziamo workshop per studiare l’uso dei colori attraverso il disegno a tempera, esperimenti semplici per scoprire in

prima persona i piccoli segreti della scienza, corsi per costruire pupazzi, mandala, aquiloni e tanto altro. Oltre ai momenti divertenti del Kids Club, Baglioni Resort propone ai piccoli ospiti momenti di relax nella Baglioni spa, con massaggi studiati appositamente per bambini e ragazzi dai 5 ai 15 anni, basati sull’uso di preziosi ingredienti naturali e manualità mirate. Poiché stare bene significa anche nutrirsi bene, attenzione particolare è data anche alla tavola: ristoranti e bar propongono sani e gustosi Kids Menu e non mancano nemmeno corsi per imparare a capire l’importanza delle verdure e di una corretta alimentazione.

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Immersioni a Sharm El Sheikh?

Sì, ma con la Wellness Boat

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ra le novità che gli ospiti di Domina Coral Bay, l'immenso resort deluxe a Sharm El Sheikh sul Mar Rosso, località finalmente di nuovo raggiungibile anche dai turisti italiani (grazie alla recente ordinanza Governo italiano sui corridoi turistici extra Ue) c'è una Wellness Boat. L'imbarcazione è disposizione di chi vuol rilassarsi anche nel mare, prima e dopo immersioni o momenti di snorkeling da sogno sulla barriera corallina, non solo nella Spa di Domina. Lo staff di Domina, grande gruppo alberghiero che fa della cultura italiana il suo fiore all'occhiello in tutte le sue strutture deluxe sparse per il mondo, da sempre lavora infatti per trasformare anche gli spostamenti e i tempi morti della vacanza in momenti speciali. Anch'essi possono diventare ricordi che durano a lungo. Chi sale a bordo della Wellness Boat di Domina ha quindi oggi a disposizione uno dei fisioterapisti delle spa di Domina. Durante la navigazione verso il punto d'immersione, il fisioterapista dà vita a una lezione di ginnastica posturale, tecnica di respirazione o pilates a corpo libero. È anche possibile effettuare un massaggio sul ponte, godendosi il rumore del mare, senza comunque rinunciare alla privacy, grazie all'uso strategico dei tendalini. Per chi lo preferisce, è anche possibile utilizzare per i massaggi la grande cabina privata della barca. → CHeck-in • ottobre 2021

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«Abbiamo da poco messo a punto l'assetto dell'imbarcazione che è diventata la nostra Wellness Boat - racconta Luca Damoli, 34 anni, General Manager di Sheikh Coast, il Diving Center di Domina a Sharm El Sheikh - Vogiamo regalare ai nostri ospiti, siano essi sub, snornekelisti oppure accompagnatori, un'esperienza multisensoriale di wellness. Ad esempio, il menu del pranzo è firmato dal nostro executive chef Gaspare Favarotta. Non mancano smoothies, insalate con ingredienti energetici ma leggeri allo stesso tempo e frutta a disposizione di tutti per favorire la reidratazione». Successivamente, dopo l'immersione, che a volte è doppia, a bordo viene servito il pranzo che viene fornito al dipartimento Food & Beverage di Domina Coral Bay, con un menu, appena rivisto in chiave Italian Style. E non è tutto. Durante il rientro al resort, ecco una ulteriore sessione con il fisioterapista: rilassamento, meditazione o altre attività, a seconda delle esigenze e delle preferenze degli ospiti a bordo. E così, riassumendo, quello che era un semplice trasferimento in mare da e per i luoghi in cui godere della magia della barriera corallina, diventa un ulteriore momento di relax. Tra l'altro, Domina Coral Bay ha una sua marina privata, l'unica di Sharm, così gli ospiti della grande struttura evitano lunghe trasferte e attese al porto principale.

Tra le spa più esclusive dell’Egitto E dopo un'immersione con massaggio sul mare? Ecco Elisir, la spa in stile moresco di Domina Coral Bay, considerata la più esclusiva di tutto l'Egitto. Chi vuole provare ad ogni vacanza emozioni e relax assoluto di questo tipo, può scegliere D Club, la comproprietà alberghiera di Domina, che regala coccole a chi sceglie di vivere per tutta la vita vacanze senza pensieri e con servizi esclusivi, fin dall'arrivo in aeroporto. Domina Coral Bay - Red Sea, a Sharm El Sheikh, è una destinazione nella destinazione: lusso italiano in uno scenario esotico da "mille e una notte" che offre 365 giorni all'anno infinite possibilità di sole, relax, divertimento e benessere. Il resort è un paradiso incastonato nella meravigliosa barriera corallina del Mar Rosso, ancora perfettamente intatta e protetta. 40

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Nove diversi hotel, 1.8 chilometri di spiaggia dorata attrezzata con ombrelloni, lettini e piattaforme galleggianti per tuffarsi in mare da un punto privilegiato, garantendo l'integrità e la conservazione della meravigliosa barriera corallina. Il Domina Diving Center all’interno è l'unico in tutta Sharm ad avere un pontile privato riservato agli Yacht Domina per straordinarie escursioni subacquee con istruttori professionisti.

Sei ristoranti e 16 bar I 4 ristoranti à la carte e i 3 ristoranti a buffet offrono i sapori tradizionali della cucina italiana, menu internazionali e ricette tipiche della cultura egiziana scegliendo il meglio dei prodotti stagionali. Anche chi ha voglia di bere qualcosa di buono, ha l'imbarazzo della scelta. Sono ben 13 i bar ubicati negli angoli più ricercati del resort, a bordo piscina o sulle spiagge. Il nuovo "The Beach - Luxury Club", ovviamente sulla spiaggia, vizia gli ospiti con gastronomia contemporanea, sushi e thai, da gustare comodamente sui lettoni bianchi a baldacchino. Una vera coccola vacanziera. E la sera? Dinner show con performer internazionali, Aladin Casinò, lo storico Casinò di Sharm El Sheikh situato nel cuore del resort e beach party tutti da vivere al The Beach.

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Dal tartufo alla carne, dai salumi ai formaggi, senza dimenticare la pasta fatta in casa: tipicità che hanno reso le Langhe uno scrigno di sapori che oggi ispira anche le cucine di alto livello in Italia e nel mondo

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di Stefano Calvi

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apori decisi nel piatto. Profumi eleganti che racchiudono l’essenza di un intero territorio avvolto dalle brume invernali: il periodo più suggestivo, quello in cui le nebbie avvolgono gentilmente le morbide colline langarole. È qui che i gusti e i sapori si amalgamano in un ambiente unico in tutto il mondo, che regala prodotti d’eccellenza riconosciuti a livello universale. Per qualità, storia e tradizione. La gastronomia langarola è qualcosa di unico. Si presenta robusta e saporita, rispecchia in pieno i dettami di una tradizione quasi millenaria. È legata a prodotti di un territorio che cambia con il mutare delle stagioni: queste ultime condizionano positivamente l’ambito gastronomico di questo lembo di terra ondulata. Ereditate dalla tradizione contadina, le ricette tipiche di Langa richiamano una cucina povera, ma ricchissima di gusto e genuinità: dai tajarin agli agnolotti con sughi di carne, dal fritto misto alla lepre al “civet”, e poi i dolci naturalmente, come la torta di nocciole, lo zabaione e il bônet. Questi sono solo alcuni esempi di una grande tradizione che oggi fa tappa anche nei più quotati ristoranti italiani (e non solo). Da queste terre è partita per far breccia nelle cucine stellate. Le eccellenze enogastronomiche fanno delle Langhe un patrimonio unico al mondo: vero e proprio paradiso per i palati più esigenti, questo territorio sa offrire in ogni periodo dell’anno un connubio di colori, profumi e sapori a cui è difficile rimanere indifferenti. La vera parola d’ordine è qualità. Assoluta. Non solo grandi vini, tra i più quotati e famosi al mondo, ma anche tipicità che hanno reso le Langhe uno scrigno di sapori, in alcuni casi sono prodotti protetti e garantiti da severi disciplinari che ne tutelano la genuinità e ne perseguono la tradizione nel tempo.

Tartufo bianco, il re della tavola Andiamo con ordine, partendo dal simbolo di questa terra: il Tartufo bianco d’Alba. È un tubero identificativo di questa zona, raffinato e ricercato, sinonimo, perché no, di lusso. Ogni anno durante la stagione autunnale, dedicata alla vendemmia del Nebbiolo, tra i filari che colorano i fianchi delle colline, si assiste a un rito antico, che vede 44

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Sua maestà il tartufo bianco


il “trifulao”, accompagnato dal suo fedele cane, aggirarsi tra i boschi di tigli, querce, pioppi, salici e noccioli, alla ricerca del prezioso tubero. Alba (Cn), l’indiscussa capitale del Tartufo bianco, lo celebra come una vera star, dedicando a questo pregiatissimo fungo ipogeo una Fiera, nata nel lontano 1928 grazie alla geniale intuizione del “Re del tartufo” Giacomo Morra, e oggi divenuta un evento di portata internazionale, giunto ormai alla sua 91ª edizione (dal 9 ottobre al 5 dicembre 2021).

Tajarin con funghi porcini

Nelle Langhe ci sono varie specie di tartufo, ma è quello bianco il più ricercato per il suo aroma intenso, capace di evocare piacevoli sensazioni all’olfatto e al palato. La sua maturazione avviene a partire dalla tarda estate e la sua ricerca parte dalla metà di settembre fino a fine gennaio. Molteplice il suo impiego nella cucina langarola, preferibilmente sui cibi caldi che ne esaltano l’aroma e con sughi leggeri: ideale sulla fonduta, sui tajarin al burro e salvia, sui risotti alla piemontese, ma anche sulla carne cruda all’albese, sull’insalata di funghi porcini o di ovuli reali. In tanti lo apprezzano anche sull’uovo al tegamino. Va pulito con delicatezza spazzolandolo e va preparato rigorosamente qualche minuto prima di servirlo in tavola. Come? Essenzialmente a crudo, tramite un affetta-tartufo lo si prepara in sottilissime scaglie sul piatto regalando alla preparazione stessa un sapore inconfondibile. Riconoscibile in tutto il mondo come sinonimo di qualità e di langa.

Primi piatti gustosi e sostanziosi Veniamo ai primi piatti. Alzi la mano chi non ha mai mangiato i tajarin? Si tratta di uno dei piatti simbolo della tradizione gastronomica langarola, sono tagliatelle all’uovo molto sottili, solitamente servite con burro e salvia, accompagnate da una “spolverata” di tartufo bianco d’Alba. Un piatto rappresentativo del territorio, che addirittura risale, secondo alcuni scritti, al ‘400. Una pasta sostanziosa, particolarmente ricca per via del numero elevato di tuorli d’uovo necessari per prepararla. Accanto ai tajarin come non citare i plin, ovvero i ravioli al plin. Termine dialettale piemontese che significa pizzicotto, ovvero il gesto che chef o semplici massaie fanno per chiudere la sfoglia che racchiude in sé il ripieno. → CHeck-in • ottobre 2021

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La salsiccia di Bra

Non a caso questa varietà di pasta ripiena nasce nel mondo contadino, dove vi era l’usanza di non sprecare nulla di quello che avanzava a tavola. La prassi ormai consolidata prevede per il ripieno l’uso di arrosto di vitello (sottopaletta o arrosto della vena), arrosto di maiale (la coscia) e poi anche spinaci, bietole, verza o carota. La sfoglia, rigorosamente tirata a mano, secondo gli “integralisti” di questa ricetta, deve essere sottile quanto lo può essere un velo da sposa, così da poter vedere nell’agnolotto finito e richiuso la nota verde della verdura del ripieno in trasparenza. Il condimento più corretto è il sugo delle carni arrostite, ma spesso si rivelano ottimi con burro e salvia. Inoltre per i puristi l’agnolotto dal plin andrebbe servito scondito, non nel piatto ma su di un canovaccio di canapa, per gustare al meglio il sapore delle carni e delle verdure presenti nel ripieno.

La norcineria piemontese

Salumi tipici

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Passiamo poi ai salumi di Langa. I tanti borghi che animano le colline ospitano ancora storiche botteghe dove si possono degustare, anche in loco, prodotti tipici della norcineria piemontese. I salami di diversa forma e stagionatura, così come i


piccoli cacciatorini, sono tutti insaccati conditi con sale, vino e un po’ d’aglio (a seconda del vino usato nella lavorazione della carne la denominazione potrà essere al Dolcetto, al Barolo, ecc.). Il lardo, profumato con spezie, erbe aromatiche e ginepro, è una tipica goloseria da gustare crudo, a fettine sottili, per accompagnare taglieri con formaggi e relative marmellate e miele. Cotto può essere un’ottima variante per il soffritto. La pancetta arrotolata, odorosa di pepe e spezie, è un’ulteriore protagonista nelle merende in Langa, sicuramente eccezionale da assaggiare cruda, tagliata a fette non molto spesse, ad accompagnare pane cotto al forno o i tipici grissini friabili piemontesi. Da degustare assolutamente la salsiccia (famosa quella di Bra, tutelata da un Consorzio) che viene lavorata e insaccata in piccoli budelli che le conferiscono la tipica forma allungata.

Formaggi d’eccellenza, tutelati dalla Dop Dai salumi ai formaggi il passo è breve. Uno dei formaggi più acclamati dai gourmet è la Robiola di Roccaverano, oggi un pregiato formaggio che dal 1979 ha ricevuto la denominazione Dop. È un formaggio a pasta molle che si può anche spalmare se molto fresco e morbido. Ha dimensioni ridotte, con un diametro di circa 10-15 cm e un peso indicativo di 400 grammi se fresca, molto meno dopo una breve stagionatura. Il disciplinare della Dop prevede l’utilizzo di latte crudo intero di capra in purezza o in rapporto variabile in misura minima del 50% con latte crudo intero di vacca e/o pecora in misura massima del 50%, proveniente da mungiture consecutive, effettuate in un arco di tempo tra le 24 e le 48 ore. Il Presidio Slow food della Robiola di Roccaverano tutela i produttori che hanno deciso di riprendere la produzione della formaggetta tradizionale, ovvero quella prodotta esclusivamente con il latte crudo di capra. È ideale da tavola, nell’antipasto con un filo d’olio ed un po’ di pepe e da cucina. Si conservano anche sott’olio oppure asciutte nei barattoli ermeticamente chiusi. Nell’Alta Langa albese ed astigiana troviamo un’altra produzione d’eccellenza che si fregia della Dop: il Murazzano. Si presenta come una sottile forma cilindrica con facce piane leggermente orlate e senza crosta, da fresco presenta un colore bianco, tendente al paglierino dopo →

Robiola di Roccaverano, eccellenza casearia piemontese Morbida e cremosa, delicata e saporita, la Robiola di Roccaverano Dop è una vera eccellenza casearia del sud del Piemonte. Delle sue origini si hanno notizie che risalgono ai Celti e si produce su un’area compresa tra 10 comuni della provincia di Asti e 9 della provincia di Alessandria. Le diversità territoriali e i cambiamenti climatici dettati dalle stagioni - neve e freddo d’inverno, caldo e siccità d’estate consentono alle greggi di produrre latte dagli aromi differenti. La Robiola si realizza con latte crudo intero di capra delle razze Roccaverano e Camosciata Alpine e i loro incroci. Per l’alimentazione del bestiame, tenuto obbligatoriamente al pascolo da marzo a novembre, è vietato l’utilizzo di mangimi Ogm. L’alimentazione di tutti gli animali deve provenire dal territorio di produzione per almeno l’80%. Fresca o stagionata, si caratterizza da una pasta bianca e morbida mentre il suo sapore può variare dal delicato fino al deciso. La forma ha un diametro compreso tra i 10 e i 13 cm e lo scalzo dai 2,5 ai 4 cm. Il peso varia dai 250 ai 400 grammi circa. Le Robiole fresche richiedono un periodo di maturazione da un mimo di 4 giorni fino a 10, al termine dei quali assaporiamo un formaggio privo di crosta, arricchito dalla presenza di una lieve fioritura naturale di muffe, dalla consistenza morbida e cremosa e dal sapore delicato e deciso. Per informazioni: www.robioladiroccaverano.com

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la sua stagionatura. Viene prodotto con latte ovino in purezza, oppure miscelato a latte vaccino (in misura massima del 40%). Il Murazzano ha una pasta morbida leggermente consistente, a volte con occhiature, di gusto fine e dolce quando viene presentato fresco e piano invece a prodotto stagionato. A questi due grandi prodotti si aggiungono altre classiche produzioni che generalmente vengono conosciute con il termine robiola. Alcune aromatizzate con vinaccia oppure con tartufo. Altre produzioni casearie tipiche delle langhe sono la morbida e dolce ricotta (seiras) e il bross o bruz, la saporitissima crema ricavata facendo fermentare le robiole in piccoli orci di coccio o vetro.

Carni pregiate per piatti da intenditori Poi c’è il mondo della carne. Sono diversi gli allevamenti della classica carne bovina di Fassone Razza Piemontese, considerata oggi tra le carni più pregiate grazie alle ottime caratteristiche nutrizionali e dietetiche essendo una carne magra, tenera e saporita. Si può definire un alimento ottimamente bilanciato indispensabile per una dieta varia. Con carni genuine nasce un altro piatto identificativo del territorio: la carne cruda all’albese, un antipasto entrato nei menu di importanti ristoranti internazionali. Addirittura si narra che la carne cruda in Piemonte abbia origini millenarie, mangiata dai primi popoli che si insediarono in queste terre. La carne deve essere necessariamente freschissima, tagliata a coltello come una volta. Condita con un po’ di olio di oliva extravergine, qualche goccia di limone ed insaporita con sale e pepe. Per renderla ancora più accattivante può essere servita con scaglie di Grana Padano e, nella stagione giusta, con una generosa grattata di Tartufo bianco d’Alba oppure con funghi porcini. Altro antipasto classico è il vitello tonnato, un piatto cosiddetto freddo, per tutte le stagioni, in particolare quelle calde. La ricetta è estremamente facile da realizzare. La carne, il girello di Fassone, marinata con vino, verdure e aromi, viene ben cotta in pentola e poi fatta rigorosamente raffreddare con un passaggio anche in frigorifero. A questo punto viene tagliata a fettine sottili e 48

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Fassone al pascolo

Vitello tonnato


servita con la salsa tonnata. Ovvero una gustosa “crema” a base di tonno sott’olio, tuorli d’uovo, acciughe, aceto, capperi, succo di limone e un poco di fondo di cottura. Gusto deciso e al tempo stesso delicato che va a braccetto con le fettine di vitello disposte sul piatto piano. L’utilizzo del tonno nella salsa si trova nelle versioni più “moderne” della ricetta come quella proposta da Pellegrino Artusi; precedentemente l’aggettivo tonnato stava probabilmente a significare cucinato alla maniera del tonno. Non a caso sono diverse le regioni italiane che si contendono la paternità del piatto (per esempio Lombardia e Veneto), ma è del tutto probabile, nonostante non esista un documento che lo attesti, che l’origine si possa collocare proprio in Piemonte.

terra, ideale da accompagnare ai sontuosi vini. Questo piatto, che riassume la storia culinaria langarola, si accompagna ai bagnetti, alle salse di langa e all’immancabile bagna caoda. Pochi e semplici ingredienti, verdure in particolare, sanno impreziosire questi “ammennicoli”: possono essere serviti cotti o crudi a seconda del gusto. In quelli “verdi” c’è una predominanza di prezzemolo; in quelli rossi di verdure di terra.

La bagna caoda La regina delle salse di langa è la famosa bagna caoda, la sua preparazione prevede solo tre ingredienti: l’aglio, l’olio d’oliva e le acciughe sotto sale. Tre elementi che, mescolati insieme, formano un composto a dir poco magico. La saporitissima bagna va servita bollente in ciotole di coccio dove possono essere intinte verdure fresche (sedano, cavolo, verza, cardo, peperone) o cotte (particolarmente indicate sono le patate lesse, il cavolfiore, la barbabietola rossa) e tutto deve essere accompagnato da abbondante pane cotto nel forno a legna e da Barolo.

I grandi vini della zona, il Barolo in particolare, sono l’ideale “rinforzo” per un brasato, un grande classico della cucina piemontese, indicato per i pranzi delle feste. Il cappello del prete è il taglio più usato, ricavato dal quarto anteriore del bovino, ovvero i muscoli della spalla dell’animale. Si presta alle cotture lente. Oppure al lesso o bollito piemontese, altra grande tipicità di questa

Fritto misto alla piemontese e ricette a base di cacciagione La bagna caoda

È in assoluto il piatto delle feste e delle grandi cerimonie per i piemontesi. Una ricetta che si rifà alla tradizione popolare, quando si macellava nei cascinali sulle colline langarole e si tendeva a non buttare via assolutamente nulla. È così che nasce il fritto misto alla piemontese: un piatto unico nel panorama gastronomico italiano capace di coniugare sapori dolci e salati. Quando si macellava tra le mura domestiche era una vera festa: i membri della famiglia si spartivano i pezzi e gli scarti di macellazione che venivano poi impanati con semplice pangrattato e poi fritti. È davvero complicato trovare una vera e proprio ricetta originale perché, con il tempo, sono state fatte diverse aggiunte. Ad esempio è facile imbattersi in altri prodotti piemontesi come amaretto, carni miste e verdure. Assolutamente per la parte salata ci devono essere gli avanzi di macellazione del vitello, il cosiddetto quinto quarto. Di base non mancano polmone, animelle, cervella, salsiccia di suino, fettine di vitello e fegato che vengono fritti insieme alla parte dolce costituita dall’amaretto, dal semolino e dalla frutta, principalmente mela. → CHeck-in • ottobre 2021

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Per quanto riguarda la cacciagione le cucine piemontesi regalano la lepre al civet. Il gusto deciso della selvaggina è controbilanciato dagli altrettanti sapori forti del civet, un intingolo simile al classico stufato preparato con cipolla e vino. Anche se non si conosce bene l’origine del termine, per alcuni deriva dal francese per altri dall’occitano, in ogni caso il termine cive sta ad indicare l’erba cipollina, perché essenzialmente è un piatto preparato con cipolle e cipollotti. Si tratta di una ricetta piuttosto impegnativa, che richiede ore di lavoro a partire dalla marinatura della lepre che le toglie il sapore aggressivo della carne.

Nocciola protagonista di dolci irresistibili Chiudiamo questo viaggio tra i sapori langaroli con i dolci. Ed in particolare quelli legati alla classica Nocciola Tonda Gentile di Langa che si fregia del marchio Igp. Un prodotto che nasce nel cuore dell’Alta Langa e che vede in Cortemilia la capitale indiscussa di questa produzione, una varietà considerata tra le migliori al mondo. Qui i vigneti lasciano il passo ai noccioleti. Sono estensioni tenute alla perfezione e ben curate che regalano una fisionomia particolare al territorio che si estende tra il Tanaro e il Bormida e permettono ai produttori, a fine estate, nel pieno della maturazione, di raccogliere a terra le loro nocciole in modo rapido e veloce. Gran parte degli agricoltori trasforma la nocciola in azienda producendo semilavorati o pasta di nocciola. Non a caso tutta la produzione di questa zona è destinata all’industria dolciaria per poi essere trasformata in crema gianduia (ad Alba la Ferrero ha creato il mito Nutella) oppure utilizzata per dolciumi come i baci di dama e i brutti ma buoni. Fino ai torroni, come quelli prodotti dalla ditta Sebaste nella zona di Grinzane Cavour. Non dimentichiamo le tipiche torte: molte pasticcerie le fanno anche di sola farina di nocciola, prodotti dolciari ideali come fine pasto oppure da colazione. La tradizione dolciaria dei paesi di Langa è fortemente legata all’utilizzo della sua nocciola come ingrediente unico per insaporire e rendere così ancora più buoni i suoi rinomati dolci: basta entrare in una pasticceria qualunque di uno dei tanti paesi di Langa per provare questa emozione culinaria. → 50

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Il Bonèt


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Tra i dolci al cucchiaio non si può non ricordare il bonèt, un classico tra i più apprezzati, tra i dessert più antichi della tradizione piemontese che mixa l’irresistibile gusto del cioccolato a quello degli amaretti e nelle versioni moderne anche quello del rum. Il nome richiama lo stampo di rame dove veniva preparato che ricorda, per la sua forma a tronco di cono basso, quella del classico bonèt, ovvero un berretto tondeggiante usato dai piemontesi nelle ricorrenze. Tra le preparazioni più utilizzate c’è lo zabaione, una crema di tuorli d’uovo e zucchero, arricchita generalmente da un vino liquoroso. Un dolce in cui inzuppare la pasticceria secca, a inizio Novecento usato come ricostituente per il suo valore energetico. Questa è l’ultima golosità di questo viaggio variegato e saporito in una terra riconosciuta in tutto il mondo come la patria del buon gusto. Una terra magica dove la storia del suolo si mescola con la storia della sua gente, di coloro che l’hanno vissuta nel tempo trasformandola in un luogo simbolo dell’eccellenza enogastronomica. La terra di Langa è sempre stata difficile e faticosa da lavorare: la malora, di fenogliana memoria, ci ricorda infatti che i contadini che vivevano sulle Langhe ancora negli anni Cinquanta faticavano, e non poco, nella vita dei campi. Ma sono le difficoltà a cambiare l’uomo, che ha saputo negli anni trasformare queste dolci colline in un patrimonio mondiale del gusto. Un paradiso per i palati più esigenti, questo territorio sa offrire in ogni periodo dell’anno un connubio di colori, profumi e sapori a cui è difficile rimanere indifferenti.

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alla scoperta dei borghi più suggestivi di Stefano Calvi

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ndividuare un itinerario nelle Langhe è cosa difficile. Perché ce ne sarebbero troppi. È un territorio particolarmente suggestivo, ricco di angoli naturalistici e storici da mozzare il fiato. È una zona caratterizzata da continui saliscendi che lambiscono la sommità delle morbide colline collegando piccoli e suggestivi borghi tra i più belli d’Italia. Basta guardarsi attorno per emozionarsi ammirando i filari di Nebbiolo o Barbera che nascondono tra le loro foglie panorami molto più ampi dove, sulla sommità, si stagliano castelli, rocche e casali. Vi propongo un tour dei cosiddetti “belvedere”, ovvero quei luoghi che offrono le cartoline più suggestive dell’intera zona grazie a terrazze panoramiche (storiche o naturali) che si aprono su colline che si disperdono a vista d’occhio. Insomma, guarderemo le Langhe dall’alto, quasi a volo d’uccello. Un percorso di quasi 35 km, da fare in giornata, fermandosi ad ammirare il paesaggio dai belvedere. Verduno Partiamo da Verduno e dal Parco del Belvedere: la verde terrazza panoramica vi regala una vista straordinaria sulla Langa del Barolo e lo sguardo spazia fino all’Alta Langa con i paesi di Serravalle Langhe e Roddino. Il Belvedere è ideale per le famiglie, vi accoglie con un parco giochi per bambini e panchine dove trascorrere qualche ora alla ricerca della frescura nelle giornate particolarmente calde. Verduno ha visto nascere il Beato Sebastiano Valfrè e nelle cantine del Castello, l’enologo Paolo Francesco Staglieno ha saputo elaborare con il regnate Carlo Alberto di Savoia le tecniche di invecchiamento che hanno fatto diventare celebre nel mondo l’uva Nebbiolo, oggi meglio conosciuta per il Barolo, “il re dei vini”. Poi ci spostiamo a La Morra, il paese più alto della Bassa Langa con i suoi 513 metri slm. Raggiungiamo a piedi piazza Castello caratterizzata dalla torre campanaria alta 31 metri costruita tra il 1709 e il 1711 sui resti della preesistente torre medievale a testimonianza dell’antico castello della famiglia Falletti, abbattuto nel 1544 dalle truppe francesi.

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Monforte d'Alba


La morra

Il tour prosegue in auto fino a Monforte d’Alba. Il borgo è davvero suggestivo, risalente al X secolo sulle pendici di un ripido colle con le sue strette vie e le case costruite nella pietra. L’alto campanile romanico spicca tra i tetti del centro storico: camminando per raggiungerlo scoprirete la dimora patrizia dei Marchesi Scarampi del Cairo, le Confraternite delle Umiliate e di San Agostino, testimonianze architettoniche del XV secolo e l’auditorium dedicato al pianista Horszowski, piccolo anfiteatro dall’acustica perfetta, sede dal 1986, di concerti e rappresentazioni teatrali.

Diano d'Alba

Serralunga d'Alba

L’atmosfera medievale la si respira anche qualche chilometro più avanti: non perdetevi la vista mozzafiato dal castello di Serralunga d’Alba che domina le celebri colline del Barolo con la sua slanciata verticalità. La particolare struttura architettonica è un donjon francese, esempio unico in Italia, la cui costruzione si colloca fra il 1340 e il 1357 per volontà della famiglia Falletti che fece di questo maniero un edificio destinato al controllo delle produzioni agricole locali. Dall’ultimo piano del castello, l’antico camminamento di ronda militare, si gode del panorama circostante a 360° fino alle colline del Roero e alla cortina della Alpi. Tornando in direzione di Alba si nota Diano d’Alba, paese che fa capolino sulla dorsale destra. Diano è famosa per i suoi vigneti, per il Dolcetto di Diano d’Alba Docg e per il suo Belvedere. Qui anticamente sorgeva il castello, poi occupato e distrutto da Vittorio Amedeo I nel 1632, dopo essere stato a lungo conteso tra le potenze dei Savoia, dei Marchesi del Monferrato, del Ducato di Milano e da Venezia. Diano vanta una storia millenaria, tanto che l’origine del suo nome sembra attribuibile al culto della dea Diana, protettrice della caccia e dei boschi. Nel Medioevo il paese diventò una contea con potere politico superiore addirittura a quello di Alba, per poi passare con la pace di Cherasco, nel 1631, sotto il territorio controllato dalla famiglia Savoia. 80435

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LANGHE terra di grandi vini

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di Piera Genta

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ono un territorio riconosciuto dal 2014 come Patrimonio dell’umanità Unesco, situato nella parte sudorientale del Piemonte, un’area che si estende tra il bacino del fiume Tanaro e quello della Bormida, dal confine con l’Astigiano fino allo spartiacque alpino. Uno dei distretti vinicoli più conosciuti, patria del Barolo e del Barbaresco, ma anche terra di Dolcetto e sede di alcuni centri enologici più famosi della regione. Le Langhe, dal latino “lingua”, morfologicamente sono costituite da colline strette e ripide che dalla Liguria degradano verso il Tanaro, come tante lingue appunto, dando il fronte tendenzialmente a nord-est. Si possono suddividere in tre zone: Bassa Langa, compresa a nord tra il Belbo e il Tanaro, a quote che non superano i 600 metri, qui si trova Alba, considerata la “capitale” del territorio; Alta Langa, che confina con la Liguria, nell’area non si produce solo il vino, ma è possibile percorrere un tour artistico gastronomico a base di castelli, formaggi, antichi borghi e nocciole; Langa Astigiana, zona nel sud della provincia di Asti, che si chiama così perché dal 1935 è stata compresa nei confini amministrativi dell’Astigiano, ma soprattutto per l’antica appartenenza alla Contea di Asti. →

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Il clima è quello tipico della pianura padana, eccetto per le zone più elevate, dove è quello tipico degli Appennini. Il suolo langarolo è composto da marne sedimentarie argillo calcaree inframezzate da diversi tipi di arenarie, distinguibili in due grandi aree. La prima, di cui fanno parte i terreni di Barolo, La Morra e l’intera area di Barbaresco, con terreni più recenti di epoca tortoniana ricchi di magnesio e manganese che restituiscono vini di grande finezza ed eleganza a maturazione più rapida. La seconda, in cui rientrano i comuni di Serralunga d’Alba, Castiglione Falletto e Monforte d’Alba, con terreni di epoca elveziana più ferrosi e sabbiosi da cui nascono vini alcolici, di struttura e dal grande potenziale di invecchiamento. Gli ettari vitati a denominazione nelle Langhe sono quasi 10mila. Il Barolo si attesta sui 2.200 ettari, il Barbaresco sui 780. Andiamo ora a conoscere i vitigni più diffusi.

Vitigni a bacca nera Nebbiolo: il primo documento che testimonia la presenza della varietà di uva a bacca rossa Nibiol risale al 1268, riferito a una vigna nei dintorni di Rivoli. Dobbiamo attendere un paio di secoli per avere prova della coltivazione nell’Albese del Nebiolium, quando nel 1431 appare il riferimento negli Statuti di La Morra di una varietà di vite che dava vini già allora molto apprezzati. Gli Statuti stabilivano, per chi avesse estirpato una di queste viti, pene dapprima solo amministrative, poi corporali per i recidivi e infine la messa a morte per chi avesse continuato a perpetrare il terribile crimine. Ma è dal XIX secolo che questo vitigno è considerato quello vocato alla creazione dei grandi vini di Langa. Questo vitigno si manifesta nelle sue massime espressioni nel Barolo e Barbabresco Docg, ma il vitigno viene prodotto su quasi un centinaio di comuni delle Langhe mentre il Nebbiolo d’Alba ha il suo comprensorio su 25 comuni a ridosso del fiume Tanaro. Barbera: la presenza del vitigno nell’Albese risale alla seconda metà del ‘600 quando vengono introdotti dal conte Francesco Cotti alcuni tralci impiantati dall’astigiano. Il periodo di maggiore diffusione si registra invece verso la fine dell’Ottocento come testimoniato da Lorenzo Fantini, nella sua “Monografia sulla Viticoltura e Enologia nella Provincia di Cuneo”. Il vitigno ebbe particolare successo in seguito al reimpianto dei vigneti su piede americano a causa della fillossera. La Barbera d’Alba si produce sul territorio del Comune di Alba e 39 comuni intorno per intero e su 13 comuni parzialmente. Dolcetto: in base alla località di origine, alla differente composizione, esposizione, giacitura ed altitudine dei terreni, il vitigno dà vini che presentano caratteristiche ben differenziate. La sua area di produzione si divide in due fasce principali che sono i territori verso la zona del Barolo e quelli che partono da Alba per salire verso la Valle Belbo dove la struttura geologica origina Dolcetti più fini e leggeri. Pelaverga: ritenuto da sempre vino afrodisiaco, vuoi per il suo nome allusivo vuoi per il carattere speziato del suo aroma. Nel passato veniva impiantato insieme alla Barbera e al Nebbiolo, ma a partire dagli anni Settanta hanno cominciato a coltivarlo e vinificarlo in purezza. Una ventina di ettari. 58

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Vendemmia di Nebbiolo


Vitigni a bacca bianca e bollicine di qualità Nascetta: i primi documenti che parlano della Nas-Cëtta raccontano di un vino straordinario citato alla fine dell’Ottocento dallo studioso Giuseppe dei Conti di Rovasenda nel suo Saggio di un’ampelografia universale. La tradizione orale di Novello conferma che il vino che si ricavava era utilizzato come vino da Messa, dolce e leggermente passito. I primi passi verso la riscoperta del vitigno risalgono agli anni Novanta grazie al produttore Elvio Cogno. Oggi si contano una quarantina di ettari. Si tratta di un vitigno semi aromatico. Non mancano vitigni internazionali importanti per la produzione dei vini dell’Alta Langa: Pinot nero e Chardonnay, che danno origine all’Alta Langa Docg, un metodo Classico che sosta sui lieviti non meno di 30 mesi, mentre per la Riserva ne sono necessari 60. Tutti i prodotti nascono millesimati, niente cuvée di anni diversi. Le uve provengono esclusivamente da vigne altamente vocate, poste sopra i 250 metri e destinate in esclusiva alla produzione di bollicine. Le tipologie sono Bianco (anche Riserva) e Rosa o Rosé (anche Riserva). Il Consorzio Alta Langa è nato nel 2001, proprio quest’anno celebra il ventennale. Le cantine associate oggi sono 70 con 70 etichette, circa 2,5 milioni di bottiglie, 300 ettari vitati, 40 case spumantistiche e 70 viticoltori. La quota di export si attesta intorno all’8%. Il presidente è Giulio Bava. →

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Vini simbolo delle Langhe Barolo Docg: il disciplinare della Denominazione di origine controllata e garantita del Barolo risale al 1980 e comprende il territorio di 11 comuni: Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba e in parte i territori di Monforte d’Alba, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi. 2.200 ettari, un potenziale di 14 milioni di bottiglie, 181 menzioni geografiche aggiuntive, 80% della produzione viene venduta all’estero. Primi paesi di destinazione: Usa con il 20%, UK, Germania e Scandinavia. Barolo è il centro della produzione, il luogo che ha dato il nome alla denominazione per volontà della marchesa Falletti. Qui si trova forse la vigna più conosciuta in assoluto, Cannubi, dalla particolare composizione del terreno. Si tratta dell’unica zona nell’intero comprensorio nella quale si uniscono i terreni di origine Tortoniana ed Eleveziana, appartenendi ad ere geologiche diverse. Il nome Cannubi compare già in un’etichetta del 1752, prima della denominazione Barolo. La bottiglia si trova nel Comune di Bra presso la famiglia Manzone e reca la scritta “Cannubi 1752”. Il disciplinare del Barolo prevede che il vino debba essere sottoposto ad un periodo minimo di invecchiamento di 38 mesi di cui 18 trascorsi in botti di rovere o di castagno. Se l’invecchiamento si protrae per almeno 62 mesi il vino può avvalersi della menzione aggiuntiva Riserva. Barbaresco Docg: dalla storia relativamente recente. Il primo riferimento arrivato fino a noi sono tre bottiglie di “Barbaresco 1870”, ma con etichetta scritta a mano, conservate nella Cascina Drago di San Rocco Seno d’Elvio. La data di nascita ufficiale è il 1894: in quell’anno furono vinificati i primi 100 quintali di uva il cui succo fermentato avrebbe assunto il nome del vino su un’etichetta stampata. Dopo la costituzione all’inizio del ‘900 della prima associazione di tutela del Barbaresco, nel 1926 fu delimitata ufficialmente la zona di produzione. Una data sicuramente significativa è il 1961, quando l’azienda Gaja decise di vinificare solo le uve di proprietà rinunciando a quelle acquistate con le quali produceva Barolo. Il Barbaresco diventò così il vino bandiera dell’azienda, che in breve tempo sarebbe diventata famosa in tutto il mondo. Infine, nel 1961 fecero la loro comparsa le prime bottiglie di Barbaresco con l’indicazione del cru in etichetta. Nel 2007 si è concluso il decennale lavoro di delimitazione delle sottozone di questa Docg a cura dell’Enoteca Regionale del Barbaresco. La zona di produzione del Barbaresco comprende 780 ettari, un potenziale di 5 milioni di bottiglie, 66 menzioni geografiche aggiuntive, 65% della produzione viene venduta all’estero. Primi paesi di destinazione: Usa, Germania e Scandinavia. Il disciplinare di produzione richiede l’invecchiamento minimo di 26 mesi di cui 9 mesi in botti di legno; se l’invecchiamento si protrae per almeno 50 mesi il vino può avvalersi della menzione aggiuntiva Riserva.

Consorzio di tutela del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani Il Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, presieduto da Matteo Ascheri, conta 527 cantine associate. I vigneti si 60

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Vigneti a Serralunga d'Alba


estendono per circa 10mila ettari e quelli delle denominazioni tutelate sono così suddivisi: Barolo 2.184 ettari; Barbaresco 725; Dogliani 813; Diano d’Alba 216; Barbera d’Alba 1.630; Nebbiolo d’Alba 1.020; Dolcetto d’Alba 1.013; Langhe 2.051 ettari (di cui 734 Langhe Nebbiolo). La produzione si attesta sui 63 milioni di bottiglie. Dieci le denominazioni tutelate (Barolo, Barbaresco, Dogliani, Dolcetto di Diano d’Alba, Barbera d’Alba, Langhe, Dolcetto d’Alba, Nebbiolo d’Alba, Verduno Pelaverga, Alba).

Barolo en primeur Il 30 ottobre il Castello di Grinzane Cavour ospiterà la prima edizione di “Barolo en primeur”. Una gara internazionale di beneficenza realizzata con la collaborazione della casa d’asta internazionale Christie’s a sostegno di progetti di utilità sociale, a cui saranno abbinate 15 barriques, ancora in affinamento, di uve Nebbiolo da Barolo della storica vigna Gustava, posta ai piedi del castello, e donate ai maggiori sostenitori del progetto. Da ogni barrique saranno ottenute circa 300 bottiglie di Barolo Gustava 2020 (enologo Donato Lanati) numerate e “vestite” da un’etichetta creata in esclusiva dallo scultore Giuseppe Penone. Le bottiglie saranno consegnate, dopo il periodo obbligatorio di affinamento, a partire da gennaio 2024. Base d’asta 30mila euro. L’asta sarà promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, in collaborazione con la Fondazione Crc Donare e con il Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, in collegamento simultaneo da New York, dove sarà presente Antonio Galloni, il critico → CHeck-in • ottobre 2021

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enologico e ceo di Vinous che ha coniato un NFT (Non Fungible Token), certificato di autenticità digitale garantito tramite blockchain e annesso a ogni barrique. A battere l’asta sarà Cristiano De Lorenzo, direttore di Christie’s Italia.

Cantine d’autore nelle Langhe L’’Astemia pentita: suscita curiosità fin dal doppio apostrofo, non un errore. Si trova tra il crinale di Cannubi e il borgo di Barolo, due cassette da vino sovrapposte progettate dall’architetto Gianni Arnuado (l’ideatore del famoso divano a forma di bocca). Voluta dall’imprenditrice piemontese Sandra Vezza, leader di un importante gruppo industriale nella produzione di gelatine e di una azienda che opera nei complementi di arredo. Per l’arredo interno immancabili alcuni dei prodotti iconici di Gufram, come il divano Bocca, disegnato nel 1970 (ha compiuto ben 50 anni), il Cactus di Guido Drocco e Franco Mello del 1972, ma anche progetti più recenti come la poltrona Roxanne di Michael Young del 2017 e la poltrona gigante Mikey dei Sogni disegnata nel 1972 da Studio 65 che sovrasta la stanza della barricaia. Cantina Terre da vino: sede della cooperativa che riunisce oltre 2.500 piccoli conferitori. Un’altra cantina progettata dall’architetto cuneese Gianni Arnaudo. L’intero progetto architettonico si ispira nelle forme all’antica cascina di Langa e alle linee sinuose delle colline. I volumi del complesso sono collegati da una passerella aerea in acciaio e legno.

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Cascina Adelaide di Amabile Drocco: progetto degli architetti Paolo e Ugo Dellapiana e Francesco Bermond Des Ambrois (2002). Una cantina ipogea scavata all’interno di una collina, lasciando sopra di sé esclusivamente la copertura della sala di degustazione, che prende la luce da un’ampia vetrata affacciata sulle vigne dell’azienda. Il suo profilo ricorda una collina, elemento tipico del paesaggio delle Langhe, che scende dolcemente verso valle.


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Nebbiolo, Barbera e non solo

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di Paolo Porfidio

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na eccezionale testimonianza vivente della tradizione storica della coltivazione della vite, dei processi di vinificazione, di un contesto sociale, rurale e di un tessuto economico basati sulla cultura del vino». Basterebbero queste parole, usate dall’Unesco per descrivere le Langhe, annoverate come Patrimonio Mondiale dell’Umanità, per farci venire voglia di prendere l’automobile o il treno e partire verso questo territorio che definirlo “magico” è quasi riduttivo. In questi luoghi si respirano i profumi della Nocciola Tonda Gentile, varietà tra le più pregiate al mondo, di grandi carni derivanti dall’attento allevamento della Fassona, razza magra di grande finezza e prelibatezza, di salumi e formaggi Dop e del tanto ambito tartufo. E non un tartufo qualsiasi, ma quello bianco d’Alba, il più pregiato al mondo, sinonimo di lusso, che riesce da solo ad attirare oltre 300mila visitatori da tutte le parti del mondo in occasione della Fiera internazionale a lui dedicata. E poi pensiamo al profumo del vino, che in questo periodo di vendemmia “al ribollir dei tini” (per citare Carducci) fa rallegrare le anime. In questi declivi si sposano vitigni autoctoni tradizionali e internazionali, a garantire la matrice di un suolo favorevole alla viticoltura di qualità, unito ad un clima invidiabile.

Un territorio dalle caratteristiche uniche Il clima prettamente temperato freddo subcontinentale garantisce un ambiente unico in tutto il Piemonte, grazie all’effetto protettivo della catena alpina e dell’influenza di correnti miti e umide dal mar Ligure. Fattori che si esprimono in differenti modi a seconda delle varie quote ed esposizioni, creando un’innumerevole varietà di microclimi diversi, capaci di dare un’infinità di emozioni differenti nel calice. Il suolo è di origine sedimentaria e marina, di derivazione oceanica, dall’antico bacino terziario piemontese. A partire da circa 12 milioni di anni fa, i fondali erano luogo di accumulo dei sedimenti che oggi formano le rocce stratificate della zona. Durante le diverse mutazioni di profondità del mare, le rocce hanno visto cambiamenti importanti, mutando in composizione e tessitura, portando ad oggi formazioni geologiche distinte che passano da marne calcaree, sabbia, limo, ad argille ricche di sedimenti marini. Questa diversità nel sottosuolo incrementa le sfaccettature che, a seconda della zona, caratterizzano la bevuta finale dei grandi vini prodotti da queste parti.

Nebbiolo, il più antico vitigno autoctono del Piemonte La lente di ingrandimento è sicuramente da focalizzare sui grandi protagonisti delle Langhe, i vitigni che concorrono alle numerose → CHeck-in • ottobre 2021

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denominazioni, costantemente in crescita. In questo senso, non si può che partire dal principe indiscusso, il Nebbiolo, vitigno a bacca rossa tra i più nobili e preziosi che il nostro Paese possa offrire. È il più antico vitigno autoctono del Piemonte e concorre alla maggior parte delle denominazioni di qualità di questa regione. Per molti il suo nome pare derivare dalla caratteristica morfologia dell’acino che, totalmente ricoperto da pruina, lo renderebbe “annebbiato”. La peculiarità più spiccata di questa varietà è la sua sensibilità ai fattori pedoclimatici che portano alla produzione di vini profondamente diversi, molto spesso anche da vigneto a vigneto. È proprio questa varietà a dar vita ad alcune delle denominazioni più ambite dai wine lovers di tutto il mondo, come Barolo e Barbaresco. Il Barolo, il “Re dei vini e vino dei Re”, nato dalla caparbietà di Camillo Benso Conte di Cavour e di Giulia Colbert Falletti, marchesa di Barolo, e apprezzato dalle corti di tutta Europa nel XIX secolo, è oggi sinonimo di assoluta eccellenza e ricercatezza. Prodotto in 11 comuni, adiacenti a Barolo, esprime tutta l’eleganza e la tenacia del Nebbiolo, con il suo tipico colore rosso granato scarico e le note di piccoli frutti rossi, rosa e viola che, invecchiando, virano verso le spezie e l’etereo, tartufo e goudron. Tutte caratteristiche che lo rendono adatto all’abbinamento con grandi piatti a base di funghi e tartufo bianco d’Alba. È la prima denominazione in Italia ad aver introdotto il ricercatissimo concetto di “Mega” (menzione geografica aggiunta), uno studio di parcelle e suoli che ricorda il sistema dei “cru” utilizzato in Francia, a testimonianza di una diversità che si traduce in vini dalle mille sfumature e differenze. Il Barbaresco, prodotto in soli 4 comuni (Barbaresco, Neive, Treiso e Alba), definito il fratello naturale del Barolo, poiché la sua notorietà è riconducibile allo stesso periodo dei Marchesi di Barolo, ma questa volta grazie all’ingegno del primo preside della Regia Scuola Enologica di Alba, il prof. Domizio Gavazza. In questo caso il Nebbiolo in purezza esprime un colore rosso rubino scarico con riflessi granati e aranciati, con una grande struttura e nerbo. Nel Riserva si ottiene maggiore armonia ed evoluzione, per abbinamenti con grandi arrosti, selvaggina e formaggi stagionati.

Barbera, l’uva piemontese per eccellenza Agli antipodi di questa varietà troviamo la Barbera (la diatriba tra l’accezione femminile o maschile è aspra tra Asti e Alba, un po’ come la questione arancino/arancina in Sicilia), varietà che grazie alla sua grande adattabilità e alla sua riconosciuta vigoria, tanto da essere resistente alla forte minaccia della fillossera, vide alla fine dell’Ottocento un grande sviluppo, diventando l’uva piemontese per eccellenza. Tra le denominazioni caratterizzate dall’utilizzo di questo vitigno, ricordiamo il Dolcetto d’Alba, il Dolcetto di Dogliani e il Dolcetto di Diano d’Alba. In Langa è la versione Doc Barbera d’Alba la più apprezzata dai consumatori, con i suoi colori purpurei, i profumi fruttati di confettura e spezie. Un vino capace di abbinare primi piatti come la pasta al forno, fino a secondi di carne e formaggi della tradizione Piemontese a media/lunga stagionatura. 66

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Dolcetto, Pelaverga, Arneis, Nascetta Un’altra varietà molto diffusa in Langa è il Dolcetto, che deve l’origine dal suo nome proprio alla sua caratteristica zuccherina della polpa, nonostante i vini da esso ottenuti siano decisamente secchi, caratterizzati da piacevole acidità e piacevoli note fruttate. Grazie alle sue proprietà remineralizzanti, depurative, diuretiche, lassative e decongestionanti per il fegato, nel Novecento ha visto un largo impiego anche nella cosiddetta cura dell’uva. Oggi concorre alla produzione di vini di pronta beva, per soddisfare l’accompagnamento quotidiano, e vini evoluti, capaci di invecchiare fino a 7-8 anni, regalando grandi soddisfazioni. Una piccolissima produzione, concentrata nel comune di Verduno, vede il vitigno Pelaverga come protagonista. Una varietà tanto prestigiosa quanto misteriosa, basti pensare che in passato si credeva fosse il vitigno da cui si ricavava il vino che la marchesa di Saluzzo, Margherita Foix, inviava a Papa Giulio II per ottenerne i favori. Riscoperto recentemente dai viticoltori locali verso gli anni Settanta, è oggi molto richiesto sia per il suo caratteristico aroma speziato, sia grazie alla crescita di attenzione da parte degli amanti del vino di vitigni autoctoni. →

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In Langa, inoltre, non è raro imbattersi in vigneti a bacca bianca, a testimonianza di una diversità che non smette di stupire. Uno tra i più caratteristici è sicuramente l’Arneis, che in dialetto locale significa “birichino” o “scapestrato”. In passato questa varietà veniva coltivata nei pressi dei vigneti di nebbiolo, utilizzata come “repellente” nei confronti degli uccellini affamati che, attratti dal profumo intenso di questa varietà, non disturbavano il principino rosso. Negli ultimi decenni è cresciuta l’attenzione enologica nei confronti di questo vitigno, capace di regalare un calice profumato e, talvolta, complesso, caratterizzato da note floreali, arricchite da piacevoli note tostate di nocciola. Altro vitigno autoctono a bacca bianca è la Nascetta, che regala vini aromatici che si prestano all’affinamento in legno e all’invecchiamento, passando da note fruttate e floreali a piacevoli toni evoluti tendenti all’idrocarburo.

Alta Langa metodo Classico Negli ultimi anni però, sta facendo parlare molto di sé anche l’Alta Langa, con le sue “Cattedrali Sotterranee” patrimonio dell’Unesco, dove riposano comodamente alloggiate sulle iconiche pupitre bottiglie champagnotte di metodo Classico, che sempre più spesso trovano spazio sulle tavole più prestigiose di ristoranti gourmet di tutto il mondo. Bollicine piemontesi per eccellenza, nate dalla forte influenza francese e dagli studi condotti da Carlo Gancia a Reims, che tornando in Piemonte, nella zona di Canelli, decide di impiantare barbatelle di Pinot noir e Chardonnay, sviluppando la tecnica di lavorazione del metodo “Champenoise”. Passo dopo passo, con il contributo di importanti imprenditori del territorio, dalla fine dell’800 ad oggi abbiamo assistito al raggiungimento di un livello qualitativo altissimo, che fa tremare le gambe ai produttori di metodo Classico di tutte le altre regioni. Altre decine di varietà sono coltivate in questo territorio, non di minore importanza ma di minor utilizzo, a testimoniare la “magia” delle Langhe, colline da visitare, conoscere e vivere, che devono tutto agli uomini e alle donne che quotidianamente scelgono di dedicare anima e corpo allo sviluppo e alla valorizzazione di un territorio unico. 68

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Soggiornare nelle Langhe?

Ecco i resort più affascinati F

iore all’occhiello della provincia piemontese di Cuneo, le Langhe sono la perla del Piemonte e patria del vino e del tartufo. Tra colline coperte di vigneti e piccoli borghi medievali, senza dimenticare cantine storiche, enoteche e musei, c’è molto da vedere e assaggiare! Un incanto dietro l’altro racchiuso in paesini ricchi di storia e interesse culturale come Alba, Barbaresco, Barolo, Grinzane Cavour, La Morra, Neive, Serralunga d’Alba.

circostanti di bassa quota (sotto i 600 metri) dove si trovano i principali vigneti e il rinomato tartufo bianco; l’Alta Langa, che arriva a sfiorare i 900 m con Mombarcaro, comprende tutta quella parte che confina con la vicina Liguria ed è caratterizzata da fitti boschi e dalla coltivazione della rinomata nocciola “tonda gentile”; infine la Langa Astigiana che prende il nome dall’omonima provincia di Asti con uno dei borghi più caratteristici dell’intera zona: Roccaverano e la sua rinomata Robiola.

Che poi, di solito, quando si parla di Langhe si è portati a considerare solamente quella parte situata nei dintorni dell’abitato di Alba ma in realtà l’area è molto più ampia. Anzi: ci sono tre zone ben distinte: la Bassa Langa, con la città di Alba e tutte le zone

Per questo è difficile decidere dove soggiornare! Abbiamo selezionato cinque tra le migliori e più suggestive strutture della zona che sono la ciliegina sulla torta di questo viaggio in uno dei luoghi più affascinati d’Italia. Soprattutto in questa stagione.

Asti

Canale CASTELLO DI GUARENE Alba

Bra Cherasco

RELAIS SAN MAURIZIO

ARBORINA RELAIS Barolo

RÉVA RESORT

CASA DI LANGA Monforte d'Alba 80671

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Relais San Maurizio un antico monastero ~ Santo Stefano Belbo ~ In un antico monastero cistercense del XVII secolo, in un luogo unico e magico, dove la natura e l’uomo da sempre convivono in pace e armonia, si trova il Relais San Maurizio a Santo Stefano Belbo. Posto in cima a una collina, l’albergo con spa e ristorante una stella Michelin, il Guido da Costigliole, guidato dallo chef Luca Zecchin, permette di godere di una vista mozzafiato sul territorio, magari mentre vi fate fare un massaggio nella terrazza con vista sui vigneti. La vegetazione lussureggiante che circonda il monastero ha al suo interno un cuore dedicato alla cura dell’orto officinale e dell’orto organico, preziose eredità dei monaci. Oltre al ristorante stellato c’è Origini Bistrot e la prestigiosa cantina che comprende dei veri gioielli. I grandi vini vengono gelosamente conservati nel Sancta Sanctorum l’antica cripta dei monaci - uno spazio conservatosi intatto fino ai nostri giorni.

Relais San Maurizio www.relaissanmaurizio.it CHeck-in • ottobre 2021

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Castello di Guarene dimora storica di charme ~ Guarene ~ Parte del gruppo Relais & Châteaux, l’hotel Castello di Guarene è una splendida dimora storica realizzata nel Settecento da Carlo Giacinto Roero, signore del Paese. Al suo interno, oltre a lussuose camere arredate con oggetti d’epoca, c’è anche una piscina interamente scavata nella roccia, con un terrazzo panoramico. Senza dimenticare il ristorante dal soffitto a volta che porta in tavola l’antica sapienza gastronomica del Roero e delle Langhe. Da non perdere l’Hammam con atmosfere mistiche di un bagno orientale. Il Castello fa parte dell’itinerario del Barocco in Piemonte. Nel pieno del Roero, la sua balconata domina oltre 60 chilometri di territorio Unesco: si vedono le Langhe da Asti fin quasi a Barolo passando per Barbaresco; si arriva a scorgere il Monferrato, oltre a una larga porzione di arco delle Alpi. Sulla destra, la piana di Alba, città della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco.

Castello di Guarene www.castellodiguarene.com 72

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Arborina Relais boutique hotel tra le vigne ~ La Morra ~ L’Arborina Relais a La Morra è un boutique hotel immerso nelle vigne e affacciato sulle dolci colline del Barolo. Fiore all’occhiello il ristorante l’Osteria Arborina, una stella Michelin, dove lo chef Enrico Marmo reinterpreta la tradizione piemontese in chiave gourmet. E tra cene e passeggiate nel vigneto, da non perdere il relax nella spa dove la fanno da padrone i prodotti del territorio, come l’olio di vinacciolo. Inaugurato all’indomani del riconoscimento del Paesaggio vitivinicolo delle Langhe come patrimonio dell’Unesco, il relais deve il suo nome al cru Arborina, ubicato nella frazione Annunziata di La Morra. Qui, tra filari di viti e alberi secolari, è possibile abbandonarsi all’energia della natura e vivere un’esperienza in cui benessere fisico e mentale trovano il loro equilibrio. Arborina mette, infatti, il benessere al centro della propria filosofia.

Arborina Relais www.arborinarelais.it 74

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Réva Vino & Resort Piemonte con tocco francese ~ Monforte d'Alba ~ Réva è un resort di charme incastonato tra le colline patrimonio Unesco delle Langhe. Perfettamente immerso tra filari di vigne, è un rifugio di bellezza autentica, ricchezza naturale e relax. Il suo ristorante Fré, una stella Michelin, propone un'offerta gastronomica d'avanguardia e di ricerca, con un menu d'autore firmato dal celebre chef francese Yannick Alléno. Tutte le 12 stanze sono caratterizzate da toni delicati, tessuti e finiture naturali e tocchi artistici alle pareti. Ogni dettaglio è studiato per offrire relax e intimità. Non ci sono televisori per favorire un clima di riposo. Ricavata nelle antiche cantine della Tenuta San Sebastiano, la spa di Réva è un’esperienza di relax e benessere totale. Composta di stanze e passaggi interconnessi, la spa si apre su di una grande piscina coperta, illuminata a giorno da vetrate panoramiche con vista sulle vigne.

Réva www.revamonforte.com CHeck-in • ottobre 2021

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Casa di Langa lusso sostenibile ~ Cerreto Langhe ~ Casa di Langa è un hotel di lusso sostenibile nel cuore del Piemonte. Membro di Preferred Hotels & Resorts e L.V.X Collection, la struttura a cinque stelle ha aperto a giugno 2021. Affacciato su oltre 40 ettari di vigneti, boschi e dolci colline, il boutique hotel è dotato di 39 camere e suite. Al Fàula Ristorante, guidato dallo chef Manuel Bouchard, e al Sorì Cocktail Bar gli ospiti possono gustare le migliori espressioni della cucina regionale insieme a vini provenienti da tutto il mondo e dai territori limitrofi. A Fàula Ristorante, infatti, ogni piatto proposto si basa sul proprio raccolto e viene preparato e servito con grande cura e attenzione alla sostenibilità e stagionalità degli ingredienti. Fàula, che significa "racconto" nel dialetto langarolo, è un omaggio all’antica tradizione locale in cui le famiglie, insieme agli amici, si riunivano intorno al camino per raccontare storie.

Casa di Langa www.casadilanga.com 76

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La tradizione langarola reinterpretata nei ristoranti gourmet del territorio di Giorgio Lazzari

colline astigiane e i vigneti cuneesi, si affiancano le preparazioni della tradizione, in alcuni casi rivisitate dagli chef: dagli agnolotti del plin ai tajarin, dalla bagna caoda al vitello tonnato ottenuto da carne piemontese, dalla carne all’albese ai numerosi dolci che valorizzano soprattutto la Nocciola Tonda Gentile Igp. Il tutto innaffiato da etichette eccezionali, frutto di vendemmie ottenute dai vitigni più famosi al mondo come Barolo, Barbaresco, Nebbiolo, Dolcetto e Barbera.

L’

autunno nelle Langhe rappresenta la stagione gastronomica più ricca e variegata per antonomasia, in grado di regalare prodotti locali unici e pregiati, che vanno dal tartufo ai porcini. La sapienza degli chef permette di trasformare le materie prime del territorio in piatti dai sapori inconfondibili. Alle ricette stagionali, che si possono gustare nei numerosi ristoranti, tra le

Asti

ALL’ENOTECA

Canale LA MADARNASSA

PIAZZA DUOMO Bra

LA PIOLA Alba

GUIDO DA COSTIGLIOLE

Cherasco Barolo

LOCANDA IN CANNUBI

Monforte d'Alba 80513 78

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l’Insalata del vignaiolo omaggio al lavoro agricolo ~ Alba ~ Fra le tappe imperdibili c’è sicuramente il Ristorante Piazza Duomo ad Alba (Cn), una location dal fascino secolare, che vanta tre stelle Michelin. La famiglia Ceretto da inizio anni Duemila si avvale della collaborazione dello chef Enrico Crippa, membro Euro-Toques, che ama stupire gli ospiti con degustazioni artistiche, dinamiche e sorprendenti. Dal 2013 la cucina di Crippa porta il Piazza Duomo nella lista dei 50 migliori ristoranti del mondo. L’Insalata del vignaiolo rappresenta l’omaggio dello chef a coloro che lavorano alla vendemmia. Questa ricetta, presente nel menu Barolo, fa parte della tradizione contadina delle Langhe e rappresenta la fusione tra regale e popolare, senso di appartenenza e gusto per il nuovo, un invito a conoscere e riconoscere la storia ruvida e preziosa di un territorio dove la tradizione contadina è da sempre intrecciata con la vita dei re. L’insalata del vignaiolo recupera gli avanzi di bollito, accompagnati dalla salsa verde, per dare forza nei giorni di lavoro nei campi, invitando a reinventare i piatti senza sprecare.

ENRICO CRIPPA

Piazza Duomo www.piazzaduomoalba.it CHeck-in • ottobre 2021

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Risotto al profumo di bagna caoda a La Madernassa ~ Guarene ~ La Madernassa di Guarene (Cn) è attualmente il regno dello chef Michelangelo Mammoliti (che tuttavia lascerà a febbraio 2022 per passare alla guida del ristorante gourmet del Boscareto Resort & Spa a Serralunga d'Alba). Da casa di campagna il ristorante è diventata una delle insegne da provare, soprattutto nel cuore del periodo del tartufo. Unica la ricetta del riso cotto in estrazione di sedano rapa, emulsione di bagna caoda, cardo di Nizza e fava di Tonka. Dopo aver estratto il sedano rapa e ottenuta la sua crema, vengono stufati i cardi in olio di acciughe e brodo, che vengono poi frullati. Il riso cuoce per 12 minuti, ma a cinque dalla fine cottura si aggiungono le puree di cardo e sedano rapa. A questo punto si lascia riposare e si manteca con burro e Parmigiano Reggiano 48 mesi, si gratta la fava di Tonka, si dispone il cardo nel centro del piatto e si aggiunge l’emulsione alla bagna caoda. Si può infine completare tagliando delle lamelle di tartufo bianco d’Alba sopra il riso.

MICHELANGELO MAMMOLITI

La Madernassa www.lamadernassa.it 80

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Salsiccia e peperoni nel risotto di Guido da Costigliole ~ Santo Stefano Belbo ~ Anche il ristorante stellato Guido da Costigliole del Relais San Maurizio, ricavato all’interno dell’antico monastero di Santo Stefano Belbo (Cn), ha un forte legame con il territorio. Notevole la proposta a base di tartufo, elevato all’ennesima potenza dallo chef Luca Zecchin. Fra le ricette con i prodotti delle Langhe è imperdibile il Risotto con salsiccia di Bra cruda (un prodotto tradizionale della salumeria braidese, preparata con carni magre di bovino e pancetta di suino) e melassa di peperoni rossi di Carmagnola, il peperone autoctono per eccellenza, da abbinare con un bel Langhe Nebbiolo, giovane e vibrante. Da una lunga tradizione in ambito vitivinicolo del Relais San Maurizio - che sin dalla sua nascita ha voluto fare della valorizzazione del territorio la propria cifra stilistica - è nato anche il San Maurizio Wine Club, un luogo phygital dove il vino è il protagonista con un’accurata selezione di etichette di produttori dal Piemonte, insieme ad una collezione di etichette italiane e internazionali disponibili anche tramite lo shop online.

LUCA ZECCHIN

Guido da Costigliole www.relaissanmaurizio.it CHeck-in • ottobre 2021

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All’Enoteca di Canale , da provare il Porcino arrosto ~ Canale ~ La mano del cuoco piemontese Davide Palluda è una garanzia per il ristorante All’Enoteca di Canale, in provincia di Cuneo, una stella Michelin dal 2000. La cucina racconta il territorio e la saggezza casalinga di tante massaie contadine, ma senza indulgere sulla nostalgia e senza chiudersi sulla tradizione. Il menu segue le stagioni di Langa e Roero, ma si apre a contaminazioni di colori e di sapori che sono frutto di viaggi, ricerca e creatività dello chef. L’autunno offre imperdibili piatti dedicati al tartufo, ma anche ricette veramente originali, come il Porcino arrosto, reso dorato e croccante grazie alla cottura in olio evo. Per il fondo vegetale vengono utilizzate carote, sedano rapa, cipolle rosse, radice di scorzonera, topinambur, radice di prezzemolo, melanzane, pomodoro in pasta, alga kombu, olio extravergine di oliva, sale, pepe bianco ed erbe aromatiche come salvia, prezzemolo, alloro, origano, timo e maggiorana. Il piatto viene servito con il suo fondo vegetale, lamelle di crudo ottenute con un tagliatartufo e polvere di anice stellato.

DAVIDE PALLUDA

All’Enoteca www.davidepalluda.it 82

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Vini e cucina del territorio alla Locanda in Cannubi ~ Barolo ~ Anche per la Locanda in Cannubi, un’istituzione della cucina tradizionale delle Langhe, gli agnolotti del plin rappresentano il piatto più richiesto dalla clientela. La famiglia BertoliniBoggione gestisce il locale nel paese di Barolo (Cn con una particolare attenzione ai sapori freschi e di stagione. La Locanda è il luogo ideale dove degustare i vini della Tenuta Carretta, tra i quali l’eccezionale Barolo Cannubi. Gianni Bertolini serve i grandi classici piemontesi, fra i quali non possono mancare, giustappunto, gli agnolotti del plin. In questo caso la sfoglia all’uovo contiene un ripieno ottenuto da polpa di Fassona, coniglio, maiale e vitello, insieme a scarola, Parmigiano Reggiano, vino bianco, burro, noce moscata, sedano, carota, cipolla, alloro, rosmarino, sale e pepe. Per il ripieno vengono fatte soffriggere le verdure con le carni e le erbe, rosolate e infine sfumate con il vino. A questo punto i plin vengono cotti in acqua salata per un paio di minuti, dopodiché vengono scolati e serviti con un ristretto di vitello, oppure con burro e salvia.

GIANNI BERTOLINI

Locanda in Cannubi www.locandaincannubi.it 84

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Gli agnolotti del plin de La Piola ~ Alba ~ Ristorante che vai, tradizione che trovi, a partire dagli agnolotti del plin, che nelle Langhe sono uno dei primi più amati e ricercati. Piatto immancabile nei menu dei ristoranti delle Langhe, si differenzia da locale a locale proprio per la lavorazione a mano e per gli ingredienti utilizzati. Lo chef Dennis Panzeri del ristorante La Piola di Alba (Cn), aperto nel 2005 dalla famiglia Ceretto, prepara la pasta a mano con 1 kg di farina e 700 g di tuorlo d’uovo. Dopo aver sapientemente arrostito tre diverse carni (reale di vitello, capocollo di maiale e coniglio) con vino bianco, sedano, carote, pomodori, cipolle e aglio assieme a salvia e rosmarino, il tutto viene macinato a freddo, aggiungendo 300 g di bietole sbianchite. L’impasto, a cui viene aggiunto Parmigiano Reggiano grattugiato, 5 o 6 uova, sale, pepe e, se necessario, la panna per dare grassezza, viene posto in una sac-à-poche, in modo da farcire la pasta chiudendola con il classico “pizzicotto” che dà il nome a questa pasta. La ricetta prevede poi una generosa porzione di burro.

DENNIS PANZERI

La Piola www.lapiola-alba.it CHeck-in • ottobre 2021

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Selvaggio, urbano, attivo

tu che foliage cerchi?

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oliage: dal roseto più alto d’Europa ai più bei percorsi autunnali da scoprire a piedi o in bicicletta; dal foliage urbano a quello in poltrona a 1.465 metri; dai paesaggi autunnali da ammirare comodamente seduti su un treno del 1907 al suggestivo “foliage con bramito del cervo”, che abbina la vista con l’udito. Difficile scegliere!

All’Hotel Tyrol: foliage al roseto più alto d’Europa Il raffinato Hotel Tyrol di Selva in Val Gardena non può che organizzare per i propri ospiti esperienze uniche ed esclusive, come la visita autunnale al roseto più alto d’Europa: a pochi chilometri dall’hotel Tyrol si trova il Roseto Uhrerhof, a 1500 metri di altitudine. Con più di 6mila rose di oltre 250 varietà, questo roseto è unico in Italia ed in Europa. La proprietaria, Lotte Zemmer ha disegnato ogni dettaglio per rendere questo luogo davvero speciale, sia per la vista sia per l’olfatto. Nel 2011 anche una nuova varietà di rosa, di colore bianco e rosa, è stata battezzata con il nome "Dolomiti". Se il periodo ideale rimane giugno (tutte le rose sono in fiore), il periodo autunnale diventa l’occasione per vedere “le rose che vanno a riposo” e le varietà che fioriscono anche in autunno, come la Rosa Tea. Ogni rosa è descritta e lungo la passeggiata si trovano panchine dove godersi i colori, i profumi e la tranquillità. Elementi decorativi come sculture, palle di vetro e massime incise nel legno arricchiscono → Il roseto più alto d'Europa

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il Roseto Uhrerhof. Dopo la visita, gli ospiti dell’hotel Tyrol possono deliziare ancora l’olfatto con una particolare degustazione guidata di vini nella caratteristica cantina dell’hotel: si annusano decine di essenze per capire l’anima del vino. Non può certo mancare il profumo delle rose. E dopo aver giocato con il gusto e con l’olfatto, ci si può rilassare nelle saune oppure nella piscina panoramica esterna con vista sulle Dolomiti.

In Austria in e-bike sulle orme di Mozart L’autunno è la stagione più bella per regalarsi magnifici paesaggi che sembrano usciti da quadri d’autore: in bicicletta, i panorami che si possono ammirare sono infiniti. La splendida regione tirolese del Kufsteinerland è celebre per essere all’avanguardia con il noleggio delle E-Bike (e di stazioni di ricarica): queste innovative biciclette elettriche hanno un'autonomia di oltre 100 km, quindi offrono la base ottimale per godersi un lungo percorso autunnale. Le piacevoli temperature permettono di pedalare anche nelle ore centrali della giornata, prolungando il piacere di attraversare paesaggi incantati, tra il giallo dei larici e delle betulle e il verde ancora intenso degli abeti. Forse non tutti sanno che con i suoi 520 chilometri, la pista ciclabile dell'Inn è una delle piste ciclabili a lunga percorrenza più lunghe d'Europa. E questa lunghissima pista attraversa proprio la regione del Kufsteinerland che diventa il luogo privilegiato dove fermarsi per esplorare una regione di laghi, montagne, fiumi e pianure. Seguendo le orme del musicista prodigio Wolfgang Amadeus Mozart, la pista ciclabile di Mozart conduce per oltre 450 chilometri dalla Baviera attraverso il Tirolo fino a Salisburgo e attraversa Kufsteinerland su diversi palcoscenici. Su piste ciclabili costantemente asfaltate e strade laterali a basso traffico, i ciclisti hanno come scenografia le maestose montagne del Kaisergebirge, meta dell'undicesima tappa della Pista Ciclabile mozartiana. Con una distanza di 29 km e un dislivello di 150 metri, questo percorso ha un carattere facile e regala una visione incantevole della regione del Kufsteinerland, con la meraviglia di tutte le sfumature dell’autunno. 88

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In poltrona, a 1.465 metri Trenta robuste poltroncine in acciaio e legno di castagno opera dell’artista altoatesino Franz Messner, posizionate su 4 file a quota 1.465 metri sulla cupola rocciosa del Sasso Rosso: è questo l’esclusivo cinema naturale che nel punto panoramico più suggestivo di Verano (nell’area vacanze Avelengo-Verano-Meran 2000) invita a soffermarsi e a godersi la vista meravigliosa su tutta la Val d'Adige fino alle cime delle Dolomiti, delle Alpi Venoste e del parco naturale Gruppo di Tessa. Ed è qui che lo Josef Mountain Resort di Avelengo - paese da cui si parte per raggiungere il “Knottnkino” (così si chiama il bellissimo “cinema all’aperto”) percorrendo un sentiero ben segnalato tra boschi e malghe - consiglia di sostare per ammirare lo spettacolo del foliage in tutta la sua magnificenza. Un posto in prima fila per pochi fortunati.

A bordo di un trenino del 1907 A inizio ‘900 l’antica ferrovia a cremagliera portava i passeggeri dal centro di Bolzano direttamente fin sul Renon. Oggi il meraviglioso tragitto panoramico è ridotto ma collega, tutto l’anno, Soprabolzano a Collalbo in soli 18 minuti regalando scorci di natura davvero impagabili. Dalle vecchie carrozze in legno dello storico trenino del Renon (ultimo del suo genere in tutto l’Alto Adige, in funzione due ore al mattino e per eventi speciali come le celebri “corse gastronomiche” estive) l’autunno è ancora più bello e il paesaggio variopinto che si ammira dai vagoni d’epoca sembra un film che cambia ad ogni ora. Quando però “la vecchia signora” necessita di riposo entra in funzione il trenino rosso, più nuovo ma ugualmente suggestivo. Dalle varie fermate del treno partono numerosi sentieri escursionistici che conducono agli angoli più belli del soleggiato altipiano: dalla passeggiata Freud, dedicata al celebre filosofo che nell’estate del 1911 venne qui in villeggiatura, al maso Plattner di Costalovara dove è possibile visitare la più grande mostra sull’apicoltura in Alto Adige; dal sentiero che conduce al meraviglioso spettacolo delle Piramidi di terra fino all’Hirtensteig, percorso didattico tra prati, boschi e malghe che da Collalbo e per 3 km → CHeck-in • ottobre 2021

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in direzione del Corno del Renon racconta passato e presente dell’antico mestiere del pastore grazie a tavole tematiche e contributi video.

Foliage urbano a Bolzano Se c’è un posto a Bolzano dove il ritmo scorre lento tra una chiacchiera e un caffè proprio come in un elegante salotto di casa, questo è senza dubbio Piazza Walther. Qui, nel cuore pulsante del capoluogo altoatesino, hanno luogo le più importanti manifestazioni della città, dal Mercato dei fiori al Mercatino di Natale, e da qui si può ammirare il bellissimo spettacolo del foliage urbano. Come? Semplicemente sedendosi al tavolino di uno dei tanti café della piazza davanti a una gustosa fetta di strudel o un buon cocktail e godersi l’incanto dei colori degli alberi intorno che regalano alla piazza e ai suoi edifici tonalità davvero uniche. Se poi, vinta la pigrizia, ci si alza per fare due passi ci si può incamminare verso la Passeggiata del Guncina, la più antica della città, e tra salite e piccoli tornanti regalarsi vedute spettacolari sui pendii della collina e sui tetti di Bolzano ma soprattutto su un paesaggio autunnale che tinge di giallo/ rosso anche gli innumerevoli giardini che si scorgono da questo suggestivo “balcone”. Qui il foliage è al suo massimo splendore.

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Borghetto - foto Maris Bogdan

Valeggio sul Mincio

Un itinerario da sogno tra paesaggi fiabeschi Panorama - foto Massimo Turrata

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di Tiziano Argazzi

A

sud del Lago di Garda, quasi al confine tra Veneto e Lombardia, si incontra Valeggio sul Mincio. Una cittadina in provincia di Verona, classificata “Città d'Arte” per il patrimonio artistico che la caratterizza. Un luogo incantevole placidamente adagiato in quell’anfiteatro naturale rappresentato dalle colline moreniche, che si affacciano sulla pianura padana. La Valle del Mincio, che l’attraversa da nord a sud, aggiunge un paesaggio di grande suggestione naturalistica, una fascia verde tra le più belle del basso lago: una sinuosa strada d’acqua che indugia tra anse e canneti, habitat e rifugio di numerose specie faunistiche.

Due borghi in uno La cittadina è la destinazione ideale per chi vuole trascorrere una vacanza all’insegna di cultura, natura ed enogastronomia di qualità. Infatti, tre sono le sue caratteristiche principali: la prima è di essere composta da due borghi, Valeggio e Borghetto, uno più interessante dell’altro, di origine longobarda e grande sviluppo nel periodo medievale. Borghetto fa anche parte dei “Borghi più Belli d’Italia”. La seconda è il Parco Giardino Sigurtà uno spettacolo botanico e naturalistico di circa 60 ettari, oramai conosciuto in ogni angolo del mondo. La terza è una cucina ricercata e gustosa che ha nei Tortellini di Valeggio il piatto “top”, che può essere degustato in uno dei tanti ristoranti del territorio.

Castello scaligero - foto Pietro Titoni

Il ponte visconteo - foto Alessandra Guerra

Valeggio e Borghetto, sono due toponimi che hanno origini longobarde. Il secondo sta per “insediamento fortificato”. Il primo invece significa “luogo pianeggiante” anche se qualcuno ritiene che il nome derivi dal più suggestivo “Valle Dium” cioè “Valle degli dei”. Una cosa comunque è certa: i due borghi sono un concentrato di cose da vedere. Con una intera giornata a disposizione si riesce ad apprezzarle con calma tutte o almeno quelle più importanti, a cominciare dal Castello Scaligero, simbolo di Valeggio. L’antico maniero, nonostante i segni del tempo, mantiene inalterata la sua imponenza → CHeck-in • ottobre 2021

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e domina dall’alto del Monte Ogheri l’abitato di Valeggio, il fiume Mincio e le aree vallive del mantovano e del veronese. Il percorso per raggiungerlo, dal centro del paese, è facile e piacevole. Entrando nella corte residenziale si vede, sulla sinistra, l’antica Torre Tonda, singolare costruzione a ferro di cavallo alta circa 15 metri, che è tutto ciò che rimane della primitiva fortezza, quasi del tutto distrutta dal violento terremoto del gennaio del 1117. Alla parte oggi visitabile, originariamente chiamata la “Rocca”, si accedeva tramite due ponti levatoi. Un terzo ponte, l’unico ancora esistente, immetteva nella parte più ampia del complesso di cui rimangono solo i ruderi delle mura perimetrali. L’area interna è oggi occupata da una villa privata, edificata all’inizio del ‘900. Nel centro storico di Valeggio, merita una tappa la Chiesa di San Pietro in Cattedra, con la caratteristica facciata incompleta. All’interno una grande navata neoclassica convoglia lo sguardo verso la pala dell'800, posta dietro l’altare che celebra la “Cattedra di San Pietro”; sopra il portale d’ingresso c’è un grande affresco del ‘700, raffigurante la cacciata dei mercanti dal tempio. Sulla sinistra spicca un magnifico organo a canne opera di Giovanni Battista Sona, della scuola veneto-gardesana del XVIII secolo, riccamente

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Il parco Giardino Sigurtà


decorato e perfettamente funzionante, grazie ad un recente completo restauro. Proseguendo per via Roma, si arriva in Piazza Carlo Alberto dove si trova il Palazzo Comunale caratterizzato da un alto portale di ingresso. Nella parte alta dello stesso, il timpano sommitale che, in perfetto stile neoclassico, include l’orologio, sormontato da un elegante campaniletto marmoreo con banderuola. Altra tappa in via Murari dove spicca il settecentesco Palazzo Guarienti, sempre in rigoroso stile neoclassico. Di proprietà comunale è stato completamente ristrutturato ed ora, nelle vaste sale, si trova la biblioteca. Sulla facciata, una lapide ricorda la sera del 30 Maggio 1796, quando un drappello di austriaci tentò di catturare Napoleone che, in quei giorni, alloggiava nel Palazzo.

Parco Giardino Sigurtà: i 60 ettari più belli del mondo Poco distante si trova, Villa Maffei Sigurtà, la sontuosa dimora estiva dei Conti Maffei, che

percorso di 2500 metri quadri. Da qualche anno c’è anche la “Panchina degli innamorati”, un angolo speciale, tra la collina degli Imperatori e l'Eremo, dedicato alle coppie che qui possono vivere un momento romantico nel verde e scattare un selfie circondati da favolose rose rustiche, simbolo per eccellenza dell'amore.

nel XVII secolo erano i signori di Valeggio e di Monzambano. Progettata e realizzata su disegno

Altra tappa d’obbligo di questo veloce viaggio alla

dell’architetto Vincenzo Pellesina che si ispirò ai più celebri progetti del Palladio. Nell’antico “brolo” della villa, si estende ora il Parco Giardino

scoperta di Valeggio è la sua frazione di Borghetto. Punto d’incontro tra la terra ed il Mincio, è un borgo affascinante con un nucleo storico di intatta

Sigurtà, una meraviglia della natura di circa 60 ettari e meta turistica di grande richiamo. Dalla primavera all’autunno gli interminabili spazi verdi si alternano a bellissime fioriture stagionali. Marzo e aprile sono i mesi della Tulipanomania con un milione e passa di bulbi che sbocciano chiazzati dalle più svariate tonalità. Da fine aprile a metà maggio migliaia di Iris accompagnano i visitatori - lungo il Viale delle Fontanelle e la Passeggiata Panoramica - con i loro petali gialli, viola, arancione e rosa pallido. Maggio è anche il mese delle rose, che si sviluppano lungo il viale a loro dedicato con lo sfondo dell’imponente Castello Scaligero.

impronta medievale, tanto da rappresentare un “unicum” urbanistico che merita sicuramente di essere visitato. L’atmosfera da “età di mezzo” si respira ad ogni passo ed è sottolineata, in particolare, dal campanile della Chiesa di San Marco Evangelista, dai resti dei mulini ad acqua (un tempo utilizzati per la molitura di frumento e cereali) e dalle rocche del Ponte Visconteo, straordinaria diga fortificata costruita alla fine del XIV secolo, per volere di Gian Galeazzo Visconti, Duca di Milano, allo scopo di garantire l’impenetrabilità dei confini orientali delle sue terre. Il “ponte lungo”, così viene comunemente chiamato dagli abitanti di Borghetto, è il simbolo indiscusso del borgo: è lungo 650 metri e largo circa 25 con il piano stradale a nove metri sopra il livello del fiume.

Nei mesi estivi nei 18 specchi d’acqua del parco fioriscono le ninfee, rustiche e tropicali, con i petali che vanno dal rosa pallido, al rosa intenso; dal rosso al ciclamino, al bianco e al giallo. Uno dei punti di maggiore interesse è il Labirinto che si snoda, tra piante alte più di due metri, in un

Nei pressi del Ponte San Marco (che per i residenti

è semplicemente il “ponte di legno”), di fronte alla omonima chiesa, si trova la statua di → CHeck-in • ottobre 2021

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Altro prodotto tipico di questa terra è la Torta delle Rose, creata nel 1490 per celebrare le nozze tra Francesco II Gonzaga e la giovanissima Isabella d’Este. Un dolce morbido, burroso e profumato che ricorda un bouquet di boccioli di rosa. Ci sono poi tantissimi altri ottimi piatti come le paste fatte in casa e i tortelli farciti con le verdure di stagione, poi i formaggi, risotti, la trota, il luccio in salsa con la polenta, i bolliti con la tipica pearà e le carni alla griglia da degustare in abbinamento con i vini del territorio, Bianco di Custoza e Bardolino, per chiudere in bellezza ogni momento conviviale. 80395

San Giovanni Nepumoceno, martire boemo, che secondo la tradizione dovrebbe proteggere dall’annegamento coloro che cadono nel Mincio. La scenografica presenza del Ponte Visconteo e del Castello Scaligero unitamente ai luoghi di valenza storica ed al piacevole contesto rappresentato dalle rive del Mincio dove si possono trascorrere piacevoli giornate immersi nella quiete e nei colori di un emozionante ambiente naturale, hanno portato all’inserimento, a pieno titolo, di Borghetto nell’esclusivo club dei Borghi più Belli d’Italia.

I Tortellini di Valeggio Il nostro tour si conclude con una “sbirciata” alle eccellenze gastronomiche ed ai vini di questa terra straordinaria. La cucina tipica valeggiana è profondamente legata alle tradizioni del territorio. Il piatto principe è rappresentato dai Tortellini di Valeggio, una vera eccellenza italiana che non manca mai sulla tavola delle feste e delle ricorrenze valeggiane. Il vero, originale ed inimitabile tortellino di Valeggio è conosciuto anche come “Nodo d’Amore” uno scrigno di sfoglia dorata sottilissima arricchito di profumato ripieno di carne brasata, rigorosamente fatto a mano, come vuole la tradizione. Si possono gustare asciutti al burro e salvia oppure in brodo. 96

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VALEGGIO SUL MINCIO Veneto


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in viaggio tra Borghi e città svizzere con il Trenino verde delle Alpi 98

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di Emanuela T. Cavalca

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l cambiamento climatico lo richiede: tralasciare l’auto per scegliere il treno. Chi desidera passare delle giornate all’aria aperta per godere della natura ha la possibilità di prendere il Trenino verde delle Alpi. Basta arrivare a Domodossola e salire a bordo: le ampie vetrate offrono la possibilità di osservare il paesaggio delle Alpi Svizzere in tutta la loro bellezza. Non solo si può approfittare per fermarsi lungo il percorso e fare escursioni. Il trenino circola con frequenza: un percorso di 2 ore circa attraverso la Valle del Rodano con le vette della Jungfrau sullo sfondo, le terrazze soleggiate del Vallese e le montagne dell'Oberland Bernese con Kandersteg. Il traforo del Sempione, lungo 20 chilometri, collega Domodossola con Briga, è considerato una grande opera di ingegneria, realizzato nei primi del Novecento, grazie al lavoro di oltre tremila lavoratori. Nel 1906 è nata la Compagnia Berna Sempione, poco dopo sono iniziati i lavori, nel 1913 è stata inaugurata la linea ferroviaria. La tratta del Trenino verde è iniziata elettrificata e da allora sono transitate milioni di persone e merci, poi dopo cento anni la tratta è stata ammodernata. Il modo migliore per viaggiare è acquistare pacchetti comprensivi di una carta giornaliera BLS Trenino verde che comprende anche la navigazione sul battello nel lago di Thun. Con la Carta Avventura il pass si amplia con la possibilità di fare da escursioni e attività nell’Alto Vallese. →

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Kandersteg, tuffo nella Belle Époque Chi ama le passeggiate si può fermare a Briga, da lì può imboccare sentieri che si snodano lungo o sopra la ferrovia attraverso una vegetazione suggestiva. Chi lo desidera può sempre accorciare la passeggiata raggiungendo Kandersteg. È un paese con 1200 abitanti, con una offerta turistica che spazia dall’hotel 4 stelle superior fino a hotel 3 stelle e case vacanza. Qui si può praticare ogni genere di sport: parapendio, pesca anche d’inverno, trekking, bike, sci di fondo, nuoto in piscina scaldata, arrampicata sulla roccia, ferrata, sci alpino, pattinaggio sul lago… Le numerose baite e i rifugi del Club Alpino Svizzero della regione fanno da punto di partenza per organizzare escursioni in quota. Non solo la cittadina offre anche sentieri per disabili. Kandersteg è il paradiso per fondisti: è possibile usufruire di oltre 50 km di piste da fondo battute. Quando si fa una sosta non si può fare a meno di assaggiare i piatti tipici della zona, come il formaggio à la raclette, il rösti, il goloso piatto a base di patate o la fonduta. L’ultima settimana di gennaio Kandersteg si veste a festa, tutta la cittadina fa un tuffo all’epoca della “Belle époque”: il villaggio si anima, dalle vetrine ai locali, dalle persone allo sport. Tanto è vero che si può perfino sciare su vecchi sci di legno, sulla pista di ghiaccio si gioca a curling, si gareggia su slitte trainate da cani e nel pomeriggio va in scena il te danzante. A coronamento della settimana non può mancare un grande concerto. 100 CHeck-in • ottobre 2021

Kandersteg


Frutigen e il lago d’acqua azzurra

Berna

Una tappa da non perdere è Frutigen: in venti ettari di verde troviamo il lago di Blausee con un’acqua azzurra incontaminata, dove nuotano pacificamente trote. C’è una leggenda intorno alla nascita di questo lago: pare che sia nato dalle lacrime di una giovane che aveva perso il suo grande amore. In pochi minuti a piedi si arriva alla Casa tropicale di Frutigen. Dal 2009 grazie all’acqua di sorgente della galleria sotterranea è stata creata una serra tropicale unica. Si possono richiedere tour guidati per fare il percorso del caffè, scoprire le piante del pepe oppure osservare i processi di coltivazione dei frutti tropicali. Non basta: si può osservare da vicino lo storione siberiano che viene allevato in vasche esterne da cui si ricava dell’ottimo caviale. Tutto all’insegna delle energie rinnovabili e risparmio energetico.

Tappa a Berna: tra musei, fontane e ristoranti E infine arriviamo a Berna, capitale della Confederazione Elvetica: una splendida città, costruita sul fiume Aare, che affascina per la sua storia, i palazzi eleganti, le fontane e i negozi antichi. Le sue origini risalgono al XII secolo, come si può osservare nella città vecchia dagli edifici medievali rimasti intatti. Il centro storico di Berna appartiene al patrimonio mondiale dell'Unesco dal 1983, che ha il compito di preservare il tessuto storico all'interno e all'esterno degli edifici. È formato da sei chilometri di vie in pietra arenaria, fiancheggiate da portici animati da negozi, bar e ristoranti. → CHeck-in • ottobre 2021

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Berna è la città delle fontane, tra queste spicca la fontana dell’Orco, che rappresenta un gigante intento a divorare un bambino. Da visitare nel centro storico è anche la Berner Münster, la cattedrale è in stile tardo-gotico, i lavori per la sua costruzione sono iniziati nel 1421 per terminare molto più tardi. Chi ha la fortuna di capitare l’ultimo mercoledì di novembre non può perdersi il mercato delle cipolle, diventata una festa popolare famosa. Nell’elegante piazza davanti alla cattedrale (Münsterplatz) si trova la fontana di Mosè, dove ogni anno si tiene il mercatino di Natale. Durante il periodo dell’Avvento Berna si illumina con bancarelle, luci, candele, stelle, decorazioni natalizie e oggetti in legno. Raccomandiamo di non perdersi una cena o un aperitivo al ristorante Kornhauskeller: imponente per la sua struttura lignea barocca, ma soprattutto notevole per il livello di cucina raffinato. Il ristorante si trova al piano di sotto con una navata centrale e due laterali, invece, nel piano di sopra troviamo il bar dove sorseggiare un aperitivo o un drink. Non si può dimenticare che dal 1902 al 1909 Albert Einstein ha soggiornato a Berna, così gli è stato dedicato un museo. Un comodo bus arriva vicino al Zentrum Paul Klee, opera dell’architetto Renzo Piano, che ha voluto creare una struttura inserita perfettamente nella natura circostante. Paul Klee aveva visto nel giardino un luogo di formazione, tanto che la natura lo ha sempre stimolato artisticamente. Nel museo si trovano più di 102

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Einstein Museum


Zentrum Paul Kleee

quattromila opere oltre a molti oggetti privati, come le marionette che lo stesso Paul costruiva per il proprio figlio Felix, piante e fiori essiccati. Nell’ambito del progetto “Paul & ich” vicini e collaboratori del museo coltivano un giardino comune. (www.paulundich. ch). La costruzione si caratterizza per un movimento ad onda, ampie vetrate e un criterio espositivo piacevole. Il museo è parte integrante della natura circostante, dei campi e un ampio parco. Il complesso invita a splendide passeggiate: ben 18 percorsi intorno all’edificio prendono il nome dai capolavori di Klee. Renzo Piano non si è dimenticato dei bambini, così ha dedicato un intero piano con atelier di pittura esclusivamente per loro. 80728

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Romantik Hotel Cappella

inverno a 5 stelle in Val Badia

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opo un’estate che l’ha visto svelare il frutto di un restyling completo in grado di aumentarne l’impatto panoramico e innalzare la soglia del benessere, il Romantik Hotel Cappella di Colfosco (Bz) indossa l’abito bianco per una stagione invernale da stella - o meglio, 5 stelle - della Val Badia. Incorniciato dal Sassongher e dall'imponente Gruppo del Sella, la struttura altoatesina inserita nel ristretto club del marchio di lusso Pearls by Romantik aspetta la neve dai balconi privati e dalle grandi vetrate e la consapevolezza di poter gustare fino in fondo il sapore della cucina locale in un ristorante che unisce tradizione e innovazione, ricerca e tipicità. Chi ha atteso con ansia il momento di poter infilare gli scarponi o saltare sulla tavola sa bene che il famoso giro sciistico intorno allo spettacolare Massiccio del Sella inizia proprio dall’hotel e attraversa i quattro passi di Sella, Pordoi, Campolongo e Gardena, mentre altre piste conducono in Val Gardena, a Cortina, sul Lagazuoi o sulla Marmolada. Trascorrere qui una vacanza significa mettere un’ipoteca sulle più belle viste panoramiche dell’area e cominciare idealmente la discesa un centimetro fuori dalla porta, alla conquista di oltre 40 chilometri di autentico divertimento sulla candida superficie dei monti pallidi, usufruendo anche di un asilo neve. →

Dopo il restyling completo che ne ha aumentato l’impatto panoramico e innalzato la soglia del benessere, il Romantik Hotel Cappella di Colfosco (Bz) indossa l’abito bianco per una stagione invernale al top

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Offerta prima neve Dal 4 al 22 dicembre 2021, l’offerta Prima Neve consente di guadagnare una giornata di vacanza e di skipass su permanenze di almeno 4 notti. Soggiorno di 4 notti al prezzo di 3; Skipass di 4 giorni al prezzo di 3; noleggio dell’attrezzatura da sci di 4 giorni al prezzo di 3 e pacchetto di 5 lezioni private al prezzo di 4. Valido anche per soggiorni di 8 notti al prezzo di 6. La stessa formula, ma a partire da permanenze di minimo 7 giorni, viene proposta da Dolomiti Super Sun, valida dal 20 marzo 2022 fino a fine stagione. Prezzo per il soggiorno a partire da 221 euro al giorno per persona in mezza pensione in camera doppia Alpin.

Romantik Hotels & Restaurants Profondamente radicata nella rispettiva regione e plasmata dalla tradizione e dalla consapevolezza della qualità - questo è il senso dell’accoglienza per gli oltre 200 Romantik Hotels & Restaurants e 300 partner in 8 Paesi europei. Gli albergatori Romantik danno il benvenuto ai viaggiatori in Germania, Austria, Svizzera, Belgio, Olanda, Scozia, Italia e Francia. La cooperazione nelle vendite e nel marketing presenta da 40 anni l’individualità delle diverse strutture: da quelle immerse nella campagna, ai templi del benessere, fino agli hotel di lusso. Ottima cucina, tipicità e storia accomunano gli hotel a conduzione familiare per una collezione esclusiva di alto livello riunita sotto il marchio Romantik.

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COLFOSCO

Trentino Alto Adige 80350

Romantik Hotel Cappella www.hotelcappella.com


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Gnollhof

godersi al meglio l'Alto Adige L'hotel di Chiusa offre la possibilità di vivere la nuova stagione ai piedi delle vette dolomitiche godendosi il silenzio della vallata, i colori che cambiano e i nuovi sapori che arrivano in tavola

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al 1888, benessere al Gnollhof di Chiusa (Bz) significa godere del silenzio serafico. Immergersi nella infinity pool riscaldata, da cui allungare lo sguardo sullo spettacolo dell’arcobaleno autunnale delle foglie che cambiano colore, abbandonarsi ai trattamenti a base di materie prime naturali e sceltissime, concedersi ai piaceri della tavola e ai sapori autentici dell’Alto Adige. La rappresentazione naturale dell’autunno qua si allunga fino all’estate di San Martino, ovvero fino al 7 novembre 2021. E mentre la natura, a Chiusa, si accende di mille colori, le tavole si riempiono di nuovi sapori. L'autunno altoatesino, con la sua luce e le sue atmosfere avvolgenti, invita a immergersi in una natura capace di rigenerare, nutrire il corpo e lo spirito. È il periodo ideale per una vacanza rigenerante al Gnollhof, tra aria pura, percorsi poco battuti e la possibilità di esplorare in serenità un territorio eccezionalmente ricco. Nelle 54 camere e Suite puristiche con vetrate in grado di permettere alla natura di permeare l’ambiente della stanza e dove dedicarsi alla cura del sé, il benessere si instaura in maniera naturale. Dalle attività nel verde al relax in aree benessere circondate solo ed esclusivamente da boschi: il Gnollhof è un luogo placido e silenzioso, scandito dal ritmo della natura e circondato da boschi intonsi a 1.160 metri Adagiato su un poggio panoramico che domina la valle d’Isarco, garantisce un’esperienza immersiva nel bosco. Coccolati dalle attenzioni dei fratelli Margit e Peter Verginer, albergatori appassionati, attenti e mai invadenti, si ha la possibilità di estromettersi per concedersi alla terapia segreta degli alberi. Dalla semplice camminata nel cuore del bosco che infonde indiscussi benefici comprovati al semplice ozio autunnale facendosi sedurre da racconti e abitudini di un tempo, da profumi e sapori che rimandano a usanze contadine. Infatti, al Gnollhof anche la viticoltura ha radici profonde: si possono gustare a tavola grazie ai vini pluripremiati della tenuta di famiglia “Taschlerhof” dalla precisa identità, intensi nel profumo, eleganti ed equilibrati. Grazie all’esposizione a sud-est i vigneti godono dei benefici raggi del sole e i caratteristici terreni → CHeck-in • ottobre 2021

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montuosi di ardesia conferiscono a questi vini la loro tipica mineralità. Con i suoi quattro vini della Valle Isarco (Sylvaner, Kerner, Riesling e Gewürztraminer), quella di Peter Wachtler è tra le aziende vinicole più apprezzate dagli amanti del vino.

Il bello di arrivarci Facilmente raggiungibile, all’uscita di Chiusa dell’A22 del Brennero si svolta immediatamente a destra per Gudon, un paesino di 500 abitanti a una manciata di chilometri da uno dei borghi più belli d’Italia, la cittadina di Chiusa. Ci si inerpica per 5 chilometri tra boschi e prati e si sbuca in una radura in mezzo ai larici, ai pini, agli abeti secolari: incastonato nel bosco, ecco il Gnollhof. Gli infiniti spazi relax, le piscine riscaldate di cui una infinity pool, una interna e una nel giardino, sauna panoramica e alle erbe, Vitarium, un bagno turco classico e bagno turco salino, un campo da tennis immerso nel bosco. Meditazione autunnale Nei mesi di transizione dall’estate all’inverno, la natura si prepara a numerosi cambiamenti, liberandosi di quello di cui non ha più bisogno. E’ arrivato il momento di lasciar cadere tutte le foglie morte e sfrondare i rami secchi. Attività autunnali guidate con partenza alle 9.30 dall’Hotel, come la meditazione (“incontro con il bosco”) e le lezioni di fitness dolce nel bosco (“in piena forma nel bosco“) rendono più coscienti, sereni e concentrati; non occorre alcuna particolare capacità per dedicarsi a queste pratiche spirituali e di moto leggero. La quiete, il paesaggio, le temperature miti e i materiali naturali assecondano le esigenze delle persone più affaticate e fanno sì che ogni tensione si allenti.

Castagnate e vino nuovo Quando le giornate d’autunno diventano più corte e buie serve qualche accorgimento per tenere alto l’umore e quindi si aprono le osterie contadine per l’usanza del „Törggelen“. Le tipiche castagnate, in occasione delle quali si degusta il vino nuovo accompagnato da diverse specialità gastronomiche: zuppa d’orzo, „Schlutzkrapfen“,

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diversi tipi di canederli, salsiccia contadina con crauti e infine le castagne arrosto. Le castagne non solo hanno un ottimo sapore, ma sono anche ricche di aminoacidi essenziali, potassio e vitamine B2 e B3. La zona di Chiusa è nota da sempre per la qualità delle castagne. Il periodo ideale per le castagnate va da metà ottobre a metà novembre.

La Spa - Il benessere forgiato dalla natura Nella Spa del Gnollhof si trova la freschezza dell’aloe e delle erbe alpine dell’Alto Adige, racchiusa in rilassanti massaggi e trattamenti corpo-viso firmati PHARMOS NATUR Green Luxury, una linea vegana di cosmetici 100% naturali formulati sulla base di succo originale e biologico di aloe vera, che sostituisce l’acqua come eccipiente, in combinazione con preziose piante curative, ringiovanenti e rigeneranti.

CHIUSA

Trentino Alto Adige 79965

Hotel Gnollhof www.gnollhof.it CHeck-in • ottobre 2021

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Haller Suites & Restaurant Da Haller Suites & Restaurant, sulle colline di Bressanone (Bz), si vive la sensazione di essere sospesi sui filari. Il relax alterna lezioni di yoga, escursioni in montagna e la cucina di ricerca del Ristorante AO 112

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a Haller Suites & Restaurant di Kranebitt (Bz), sulle colline di Bressanone, l’ospitalità è tra le vigne. Le grandi vetrate delle 18 ampie suite danno la sensazione di essere sospesi sui filari di vite che delineano verdi pendii e poi lasciano spazio alle montagne che si stagliano sulla città. È un luogo di rigenerazione, ideale per gli amanti del vino e della gastronomia, ma anche per coloro che sono alla ricerca del contatto con la natura e di un’atmosfera unica e riservata. La giornata inizia al Ristorante AO: uova di galline felici, formaggi e speck regionali, muesli preparati in modo artigianale, pane e dolci fatti a mano. Sul grande rooftop garden ci si può rilassare al sole, fare colazione, oppure partecipare alle lezioni di yoga con lo sguardo sulle vigne.

Piatti moderni con una storia Il Ristorante AO, un tempio della gastronomia che ha ricevuto 15,5 punte e 3 cappelli nella Guida Gault Millau, con i suoi ampi spazi all’aperto, per pranzare e cenare nel cortile, sotto la pergola in terrazza, oppure nella tradizionale stube di cirmolo, propone menu di stagione, che nascono da una minuziosa ricerca e cura delle materie prime. La cucina propone piatti moderni, che guardano però alla storia delle ricette altoatesine, con ingredienti scelti dai produttori locali o raccolti direttamente nell’orto vicino alla struttura. Qui vengono coltivati ortaggi e frutta, erbe aromatiche, insalate, ciliegie, pesche e albicocche con l’aiuto di Hans Haller, agricoltore e viticoltore che si prende anche cura del vigneto.

BRESSANONE

Trentino Alto Adige 80649

Haller Suites & Restaurant www.byhaller.com CHeck-in • ottobre 2021

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Un inverno da favola al Romantik Hotel Turm Dall’Avvento all’anno nuovo, la perla a 5 stelle di Fiè allo Sciliar, in provincia di Bolzano, illumina con le offerte invernali una vacanza nel bianco dell'Alpe di Siusi, tra arte, relax, sci e buona tavola 114

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ono innumerevoli le ragioni che fanno del Romantik Hotel Turm di Fiè allo Sciliar (Bz) una meta diversa da tutte le altre che attirano gli appassionati di montagna, d’estate come d’inverno. In particolare, è la stagione bianca a confondere i contorni e a rendere ancora più magico questo antico edificio, racchiuso tra 5 torri e con una splendida vista sulle Dolomiti. Al suo interno, custodita come il più splendido e prezioso dei segreti, una straordinaria collezione di opere d’arte si snoda tra camere e suite tutte diverse tra loro, arredate con pezzi di design e mobili antichi di artigianato locale, rivestimenti in parquet di quercia o in quarzite argentea delle Dolomiti; nell'originale centro benessere, tra zona umida e aree relax, spiccano la grotta di sale scavata nella roccia e la Mystic sauna in cui rigenerarsi con le gettate di vapore. Esclusivi anche i trattamenti di benessere ispirati dal territorio come il tradizionale bagno di fieno (inventato proprio a Fiè) proveniente dalla malga di famiglia sull'Alpe di Siusi, e a base di mele a km zero, vinacce e pino mugo, da godersi da soli o in coppia a lume di candela, sulla pietra calda o nella grande vasca di rame dell'imperatore. La black pool panoramica riscaldata regala una vista impareggiabile sul monte Sciliar (tra i simboli dell'Alto Adige). La tavola stupisce con piatti raffinati ispirati alla cucina locale e a cena si può scegliere tra il menu della mezza pensione, quello 1001 calorie, oppure à la carte, da accompagnare a esclusive etichette o agli inebrianti vini prodotti da Stefan e sua moglie Kathi nel maso Grottner, un’azienda vinicola storica, che ha più di 800 anni, dove si può soggiornare in due esclusive suite di design.

Il regno dell’Alpe di Siusi Fuori dall'hotel si apre il regno dell’Alpe di Siusi, l’altopiano più vasto d’Europa, che, insieme a Val Gardena Ronda, offre 175 di km di piste e 80 impianti a fune. Una ricchezza che deve essere sfruttata, nel pieno rispetto dell’ambiente, cogliendo una delle proposte invernali del Romantik Hotel Turm, tra i 6 preziosi alberghi europei del nuovo marchio di lusso Pearls by Romantik, che si distinguono per la loro eccezionalità, connubio perfetto di eleganza naturale, cultura vivente, bellezza e cucina di alta qualità.

Avvento al Romantik Hotel Turm Dal 22 al 26 dicembre 2021, Avvento al Romantik Hotel Turm offre la possibilità di godere di 2 romantici giorni in questo incantevole gioiello, tra mercatini di Natale tradizionali e deliziosi biscotti delle feste. Proposto a partire da 410 euro per due notti a persona in camera doppia gallo cedrone, il pacchetto include una piccola sorpresa natalizia in camera, un punch di benvenuto la prima sera al bar, un giorno in mezza pensione con il menu “Romantik” a 4 portate oppure il menu “1001 calorie”, un bagno natalizio alle arance e yogurt nella vasca dell'imperatore e una serata speciale finale con menu degustazione a 5 portate e degustazione di vini in abbinamento ai piatti. →

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Capodanno al Turm Finire bene e cominciare benissimo sono pezzi che combaciano in Capodanno al Turm, occasione di festeggiare l’inizio dell’anno in un luogo magico, lasciando il mondo fuori dalla porta e gustando un panorama unico fuori dalla finestra. Dal 25 dicembre 2021 al 7 gennaio 2022, il pacchetto mette sul piatto 7 pernottamenti in camera doppia gallo cedrone al prezzo di 1.948 euro a persona, comprensivo di 6 giorni con trattamento di mezza pensione con il menu “Romantik” di 4 portate oppure il menu “1001 calorie”, speciale cenone di San Silvestro e festa di Capodanno per dare il benvenuto all’anno nuovo!

Settimane di vantaggio a gennaio: sette notti al prezzo di cinque Per non perdere nemmeno un minuto e guadagnare ben due giorni, il Romantik Hotel Turn propone di rimanere 7 notti al prezzo di 5, a partire da 765 euro a persona. Dal 9 al 31 gennaio 2022, il piacere di una vacanza sulla neve delle Dolomiti, tra discese, sci di fondo, escursioni con le ciaspole e dolce relax, si arricchisce della convenienza della formula 7x5 con prima colazione.

Romantik Hotels & Restaurants Profondamente radicata nella rispettiva regione e plasmata dalla tradizione e dalla consapevolezza della qualità - questo è il senso dell’accoglienza per gli oltre 200 Romantik Hotels & Restaurants e 300 partner in 8 Paesi europei. Gli albergatori Romantik danno il benvenuto ai viaggiatori in Germania, Austria, Svizzera, Belgio, Olanda, Scozia, Italia e Francia. La cooperazione nelle vendite e nel marketing presenta da 40 anni l’individualità delle diverse strutture: da quelle immerse nella campagna, ai templi del benessere, fino agli hotel di lusso. Ottima cucina, tipicità e storia accomunano gli hotel a conduzione familiare per una collezione esclusiva di alto livello riunita sotto il marchio Romantik.

FIÉ ALLO SCILIAR

Trentino Alto Adige 80452

Romantik Hotel Turm www.byhaller.com 116

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Hotel Saltus dove natura, wellness e design si incontrano

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di Lucia Siliprandi

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enessere in quota all’Hotel Saltus, l’ecostruttura 4 stelle Superior annoverata nei Vinum Hotels. L’albergo, situato a San Genesio (Bz), graziosa località di montagna a 1.100 metri di altitudine raggiungibile anche in funivia da Bolzano, è stato realizzato con l’intento di creare un dialogo continuo tra natura e architettura. L’edificio, immerso nell’incantevole paesaggio dolomitico, è stato costruito con materiali locali nel rigoroso rispetto dell’ambiente. Legno di larice per la facciata, calce e argilla per i pavimenti per aumentare l’isolamento termico, cera d’api alle pareti dei bagni per assorbire meglio l’umidità e porfido rosso per i rivestimenti della spa e delle piscine. L’arredamento degli interni, che mescola elementi tradizionali con oggetti contemporanei, è un omaggio all’eleganza sobria e funzionale. Le camere sono spaziose, il mobilio è realizzato su misura in pregiato legno di noce e le ampie vetrate fanno da cornice all’incantevole paesaggio dolomitico: al mattino quando il sole fa capolino tra gli alberi e al tramonto quando le vette si accendono di mille sfumature di rosso. Il profumo di bosco aleggia in ogni angolo del Saltus Hotel. La fragranza, creata da una piccola distilleria di Val Sarentino, →

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è composta da oli purissimi bio ricavati dagli alberi che s’innalzano nei dintorni.

Spa e trattamenti per un relax completo La Forest spa offre sauna, bagno turco, spazio yoga, percorsi di meditazione, piscina coperta e terrazza solarium. Ideale per combattere lo stress e migliorare l’umore, il “bagno nella foresta” riduce i livelli d’ansia e produce effetti benefici sul sistema cardiovascolare, grazie al contatto con le essenze bioattive emesse dagli alberi. Si galleggia sospesi tra cielo e terra nella piscina a sfioro, creata sul tetto dell’hotel. L’acqua fresca rivitalizza l’organismo, mentre l’aria frizzante di montagna accarezza il viso. Speciale il trattamento Saltus: prima un pediluvio ai fiori di fieno e di montagna, poi un impacco corpo e, infine, un massaggio all’olio di larice. Caldo e accogliente il cuscino di fieno di montagna per un piacevole relax post trattamento, sorseggiando una tazza di tè al larice di Salten magari accompagnata dal cioccolato al pino mugo. Olio di larice LaRicina e tamponi alle erbe di montagna altoatesine per un massaggio rilassante che stimola la circolazione sanguigna, purifica il corpo e sprigiona nuove

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energie. Allevia le tensioni muscolari il rituale decontratturante per testa e collo che, grazie ai benefici prodotti dall’olio di sesamo caldo applicato sul cuoio capelluto, scioglie le tensioni. Studiato per la pelle maschile il trattamento viso alcalino disintossicante. Deterge e disintossica in profondità e dona al viso un aspetto fresco e rivitalizzato.

Cucina alpina dal sapore mediterraneo Al Saltino Bistro si possono assaggiare succhi naturali rinfrescanti, vini accuratamente selezionati, birre locali e tante altre specialità della maison. Cucina alpina dal sapore mediterraneo è la proposta del ristorante dell’hotel Tschögglbergerhof. Menu che seguono il ritmo delle stagioni, materie prime di alta qualità e del territorio sono le linee guida per la creazione di piatti sani e gustosi. Da assaggiare l’affumicato alla contadina con rafano e mirtilli rossi, le mezzelune fatte in casa ripiene di ricotta e spinaci al burro fuso del maso “Knollhof”, accompagnate da un bicchiere di Plattenhof Alto Adige Gewürztraminer Doc.

Percorsi a piedi per scoprire panorami mozzafiato Una rete di oltre 800 chilometri di sentieri escursionistici, con diversi livelli di difficoltà, conduce a punti panoramici di incantevole bellezza. Si cammina tra verdi pascoli e boschi di castagni e di abeti rossi. Sosta obbligata alle locande alpine, disseminate lungo i percorsi, per gustare la tradizionale “Marende” altoatesina.

SAN GENESIO ATESINO

Trentino Alto Adige 80731

Hotel Saltus www.hotel-saltus.com CHeck-in • ottobre 2021

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Villa Sparina Resort Azienda vitivinicola, albergo, alta cucina. Una miscela di elementi che crea un’armonia delicata. I toni sono pacati, ogni particolare compone un affresco di eleganza rurale. La formula dei fratelli Moccagatta 122

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di Gabriele Ancona

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l concetto di ospitalità a Villa Sparina trova compiutezza. Per un ampio ventaglio di motivi. Il luogo, le colline di Monterotondo di Gavi (Al); la formula, resort di alto profilo dai toni garbati; la cucina, ragionata e alimentata dal territorio; la cantina, nel senso di azienda vitivinicola. Una sinfonia di elementi che si traduce in armonia sotto la direzione della famiglia Moccagatta, i fratelli Tiziana, Massimo e Stefano. Uno stile, il loro, che rende l’accoglienza calda, famigliare. Un ordine melodico che fluisce seguendo il ritmo della naturalezza. Il lusso algido e stucchevole qui è bandito; i toni sono pacati e ogni particolare contribuisce a comporre un affresco di eleganza rurale. In piena vendemmia il trattore che deposita le uve nelle vasca di raccolta passa a pochi metri dai tavoli dove la clientela si rilassa con un aperitivo, mentre assiste in diretta alle prime fasi del processo che porterà alla vinificazione. L’azienda vitivinicola si sviluppa su 100 ettari, di cui 67 a vigneto, in gran parte intorno alla cantina-resort. La maggior parte delle uve è rappresentata da Cortese, coltivate anche Barbera, Dolcetto, Merlot, Chardonnay e Sauvignon Blanc. → CHeck-in • ottobre 2021

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Monterotondo e Rivalta I vini della tenuta esprimono eleganza ed equilibrio strutturale, un’armonia complessiva e un’estrema riconoscibilità territoriale. Tra le produzioni spiccano il Monterotondo, un cru ottenuto da uve Cortese del Comune di Gavi provenienti da una piccola e storica vigna, e il Rivalta, grande rosso da uve Barbera. Il cru Monterotondo, il più alto risultato qualitativo della produzione, è un vino bianco di grande pregio che esprime l'anima del territorio; un vino d’eccellenza, in grado di esaltare la componente più fresca, sapida e minerale tipica del vitigno, qualità che vengono ancor più valorizzate nel corso dell’invecchiamento.

La cucina interpreta il territorio La produzione enologica è variegata e contempla Villa Sparina 10 anni, Villa Sparina Gavi, Villa Sparina Barbera, Villa Sparina Rosé, Villa Sparina Brut Metodo Classico Blanc de Blancs, Montej Monferrato Bianco e Rosso. Vini che sposano la cucina di Thomas Papa, elegante e legata al territorio. Presso il ristorante La Gallina abbiamo degustato alcune sue ricette. Molto interessanti L’Orto de La Gallina, piatto presente tutto l’anno, ma che continua a cambiare. È una composizione di verdure che segue l’andamento stagionale. De segnare in agenda anche una delicata Parmigiana di melanzane e soprattutto la Pancia di maialino piemontese Nero di Cavour, confettura di peperoni dell’orto, verza. Immancabili i classici della tradizione piemontese, dalla Battuta di Fassona all’Agnolotto del plin.

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Un’accoglienza gastronomica che si sviluppa su tre ambienti per un centinaio di coperti. Ma il Resort Villa Sparina è molto più strutturato, con diverse cucine e sale dedicate a meeting e all’attività congressuale. Piatto forte le feste di matrimonio che si possono organizzare addirittura in cantina come in altre aree. Anche più eventi al giorno che grazie all’architettura del resort garantiscono l’indipendenza e la riservatezza.

Eleganza vintage La declinazione alberghiera di Villa Sparina si esprime con 33 tra suites e camere, una diversa dall’altra all’insegna di un’eleganza vintage definita da molti “country chic”. Fil rouge che anima, del resto, gli spazi comuni. Un complesso composto da unità e stili differenti, solo in apparenza contrastanti. Il dettaglio crea l’armonia dell’insieme.

GAVI Piemonte 80460

Villa Sparina Resort www.villasparinaresort.it CHeck-in • ottobre 2021

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Combo a Torino accoglienza a 360° di Piera Genta

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iamo a Porta Palazzo, quartiere multietnico e popolare della città, a due passi dal Mercato Centrale. L’edificio è l’ex caserma dei vigili del fuoco di corso Regina, ovvero la caserma delle Fontane di Santa Barbara, un antico complesso risalente a fine Ottocento affacciato sulle Porte Palatine che per 100 anni fu la sede dei pompieri, abbandonata da decenni. Qui nel gennaio del 2020 ha aperto Combo, un progetto ricettivo di Michele Denegri, proprietario anche del ristorante Del Cambio, gestito dalla holding finanziaria torinese Finde. L’obiettivo di Combo è riqualificare edifici storici caratterizzati da una forte identità e trasformarli in un punto di incontro tra chi viene in città per visitarla e chi ci vive creando occasioni di scambio, portando innovazione nel settore dell’ospitalità.

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Il primo nato risale a maggio 2019 a Venezia, all’interno dell’ex convento dei Crociferi, nel sestiere di Cannaregio tra il ponte di Rialto e il mercato del pesce; all’inizio dell’autunno è la volta di Milano, con la ristrutturazione di un’ex casa di ringhiera affacciata sui Navigli, messa a bando dal Comune con l’intenzione di farne un ostello. Dopo Torino anche Bologna, in un ex dopolavoro dei ferrovieri ubicato in prossimità di una delle nuove uscite della stazione dell’Alta Velocità; a Roma in un ex covento a Testaccio ed anche a Verona in una ex scuola. Combo Torino è firmato dall’architetto norvegese Ola Sondresen, che ha lavorato per tanti anni a New York e che ha una consolidata esperienza in progetti ecosostenibili, e dall’interior designer Helga Faletti: insieme hanno pensato ad una riprogettazione consapevole nel ricordo della vecchia identità della struttura, attenta alla riduzione dell’impatto


ambientale e all’utilizzo di artigiani piemontesi che hanno recuperato antiche lavorazioni. Combo ovvero una combinazione di servizi: ostello, spazio per eventi, un’area di lavoro per il coworking, bar, caffeteria, ristorante. Tutte queste anime vivono intorno al grande open space del piano terra: 2.500 metri quadrati tra interno ed esterno diviso in più aree. Il box della radio sempre on-air, l’Atlas Room affacciata sul cortile dotata di un impianto audio-video disponibile per proiezioni, eventi e feste private; la Fire Hall, sala espositiva per attività artistiche. Il primo e secondo piano dell’edificio sono destinati all’accoglienza e dispongono di camere private e condivise ed un loft con 16 posti letto. Al piano terra, la reception a forma di silos ricorda gli accumulatori dell’acqua, mentre le postazioni di self check-in, inserite su lunghi pali, raccontano al pubblico la storia dell’ex caserma. E ancora il bar-caffetteria intitolato a Santa Barbara, protettrice dei vigili del fuoco, anche in ricordo del nome dell’antica strada poi diventata corso Regina. Il ristorante affidato allo chef Alessandro Ucheddu si ispira alla straordinaria varietà di Porta Palazzo e nel menu ci sono sempre piatti creati con i prodotti del mercato. Lo spazio lavora dall’ora della colazione (dolce e salata, a buffet), per proseguire con pranzo e cena alla carta. La domenica spazio al brunch. E poi aperitivi e cocktail fino a tarda sera.

TORINO

Piemonte 80751

Combo www.thisiscombo.com CHeck-in • ottobre 2021

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Grand Hotel Duchi d'Aosta La struttura ricettiva è un boutique hotel in piazza Unità d'Italia a Trieste. La sua riapertura è avvenuta, dopo un rinnovamento, il 24 settembre. Al pianoterra spicca il ristorante Harry's Piccolo

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imora elegante e raffinata, in pieno stile Mitteleuropeo, una casa che custodisce la memoria artistica e storica del nostro Paese. Qui nella centralissima piazza Unità d’Italia, uno dei luoghi più belli d’Europa, il Grand Hotel Duchi d’Aosta, insieme agli altri splendidi edifici, fa da cornice alla piazza che si affaccia proprio sul mare, godendo di una posizione strategica e suggestiva dove fascino e stile promettono grandi emozioni. La sua riapertura, avvenuta il 24 settembre dopo un rinnovamento, ha ridato lustro e vigore all'intera piazza. Il Grand Hotel Duchi d’Aosta è un boutique hotel 5 stelle, situato nel più bel “salotto a cielo aperto” d’Europa; collocato in posizione strategica sia per chi arriva via terra o via mare e a pochi passi dalle più interessanti attrazioni cittadine, dalla Cattedrale di S. Giusto al Teatro Romano. Le 45 camere e suite sono tutte caratterizzate da uno stile eclettico e raffinato, dotate dei migliori comfort quali TV Led Hd con canali satellitari, connessione internet Wi-Fi, aria condizionata con regolazione individuale, cassaforte elettronica, set cortesia e minibar con soft drinks. Camere ampie e luminose, recentemente rinnovate, alcune di esse offrono un’incantevole vista della Piazza Unità d’Italia e del Golfo di Trieste.

Il legame con l'Harry's Piccolo Al pianoterra della struttura spicca il ristorante, due stelle Michelin, Harry's Piccolo. Occhio di riguardo da parte di chi sta provando a vincere premi alla 6ª sessione di "Check-in... gioca e parti!" perchè è proprio questo (insieme ad una notte all'hotel Visa-Vis) il primo e più ambito. Creato e lanciato nel 1972 da Arrigo Cipriani del famoso Harry’s Bar di Venezia, il brand Harry’s ha saputo mantenere nel tempo il suo fascino e la capacità di creare un’atmosfera inconfondibile. Una filosofia unica che, nata a Venezia, ha preso vita piena e propria nella straordinaria città di Trieste, dove oggi Harry’s rappresenta a pieno titolo un marchio che è sinonimo di eccellenza enogastronomica in tutte le sue espressioni. Tra i capisaldi della filosofia Harry’s ce n’è uno che sta particolarmente a cuore agli chef Matteo Metullio e Davide De Pra: il km vero. Nel viaggio

enogastronomico proposto si fondono elementi autoctoni e ingredienti lontani, terra e mare; con la costante ricerca della qualità senza limiti territoriali, come una nave pronta ad esplorare nuovi mondi. Un luogo intimo dove concedersi un’esperienza gastronomica esclusiva e suggestioni d’alta cucina, alla continua scoperta di nuovi sapori, piacere dei sensi ed emozioni per la mente.

Il progetto di ristrutturazione Il progetto prende forma dalla volontà di mantenere l’heritage del luogo, un progetto chirurgico che non si priva, però, di introdurre delle interpretazioni contemporanee, delle sfumature progettuali che collocano gli spazi tra passato e contemporaneità. Si è voluto sottolineare l’importanza storica dei suoi spazi attraverso la scelta di colori e materiali che rafforzassero la sua natura elitaria, la sua identità, il cui massimo splendore fu raggiunto durante la dominazione asburgica. → CHeck-in • ottobre 2021

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Propri degli interni asburgici il verde, il rosso e il blu sono i colori selezionati per essere lo sfondo e la palette della nuova hall. Materiali locali e tecniche antiche, come l’uso delle tesate di broccatello veneziano, i marmi Rosso Verona e Fior di Pesco Carnico, i decori manuali delle parti lignee, caratterizzano gli spazi della hall, delle salette laterali e del corpo scale. Varcando le porte in legno dell’originale bussola di ingresso, si viene accolti da uno spazio “teatrale”: un sontuoso lampadario, in pregiato cristallo veneziano con sfumature acquamarina è attore principale, mentre un tappeto cangiante, in tinta con i pastorali di vetro, richiama l’increspatura e i colori del mare di Trieste. Alla ricerca di una nuova simmetria il progetto ridefinisce le geometrie delle colonne perimetrali, rivestite con marmo rosso Verona intarsiato come le lesene della facciata dell’edificio, che si adagiano all’originale parquet in legno di noce tramite delle fughe in ottone. Sullo sfondo della hall si erge lo storico bancone in legno, eredità della direzione Ciga, restaurato e riportato agli antichi splendori con un piano in vetro cotto con riflessi dorati e bronzei. Particolare attenzione è stata data al progetto di illuminazione, curato dalla lighting designer Bianca Tresoldi. Illuminazione che tende a sottolineare le forme dell’architettura e i materiali con estrema ricercatezza, che analizza anche gli effetti di tipo fisiologico e psicologico della luce, senza trascurare la sua funzione principale di consentire la visione. Modellando la brillanza, il colore e l’intensità è stata costruita una luce in grado di far immergere gli ospiti nello spazio architettonico-storico cercando di fargli vivere un’esperienza unica che racconta il luogo. Tutto l’impianto di illuminazione è gestito da un adeguato sistema di controllo che consente la variazione dell’atmosfera luminosa in funzione di precisi momenti della giornata. Ai lati la hall si apre su due salette simmetriche. A destra l’esclusiva saletta Svevo impreziosita da un broccatello rosso della storica tessitura veneziana Bevilacqua alle pareti e soffitto con una tenue velatura. Al suo interno un tappeto dai riflessi dorati detta la posizione di preziosi elementi d’arredo, che vanno a creare un salottino da conversazione, arricchito dalla libreria in ottone realizzata su misura e disposta nella nicchia della stanza. 130

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A sinistra della hall il Club dei Club, sala utilizzata dal ristorante stellato, è rivestito alle pareti con un broccatello verde. Lo sguardo dell’ospite/ spettatore è rubato e intrattenuto dalle “ballerine”, dei tavoli su disegno che sembrano librarsi nello spazio grazie alla luce morbida che traspare dai tulle che sottendono il piano e avvolgono la gamba centrale. Lo spazio è pervaso da una sensualità di sottofondo. Uno degli obiettivi del progetto è stato di aprire la vita dell’albergo alla città. La bussola di ingresso è definita ai lati da due vetrine lignee, una racconterà le eccellenze dell’offerta del Grand Hotel Duchi d’Aosta, l’altra vetrina racconterà la vita di Trieste e i suoi eventi. Il progetto delle nuove camere parte dal presupposto di raccontare al loro interno gli elementi connotativi della città di Trieste: complessità, contrasto e riflesso. Sono stati progettati due concept: il primo prevede l’inserimento all’interno del preesistente spazio classicheggiante di ogni camera di uno scrigno contemporaneo. Un volume che racchiude cabina armadio e bagno, circoscritto da sottili superfici riflettenti verticali ed orizzontali; uno scrigno che si veste di materiali nobili come le tesate damascate di Rubelli, le carte da parati in fibra di vetro e i mosaici a terra. Le pareti della camera, scandite da cornici in gesso, accompagnano nei toni colore le matericità presenti, i tessuti dei letti, gli imbottiti e le tende di raso Dedar. La luce nelle camere da letto è progettata in modo tale da comporre tre scenografie luminose: luce di benvenuto, messa a notte e relax in grado di far sentire l’ospite a proprio agio. Il progetto, curato sempre da Bianca Tresoldi, prevede un’illuminazione indiretta dei soffitti in marmorino, una luce d’accento che sottolinea i quadri alle pareti, dei segni luminosi intorno agli arredi e dei pendenti in vetro soffiato trasparente.

soprattutto una parete di marmo (Fior di Pesco Carnico, Port Laurent e Palissandro). Un diaframma di vetro decorato per acidatura divide l’area ingresso-cabina dal bagno. La cabina armadio ricavata in nicchia riprende sui toni acidi i colori delle vene del marmo. Tutti i materiali, riecheggiano riflettendosi in un grande specchio tondo, in corrispondenza del lavabo, sulla parete di marmo. Accedendo all’area notte, si viene accolti da uno spazio dai toni classicheggianti: le cornici in gesso racchiudono pareti di marmorino, la moquette tinta unita dai riflessi cangianti è in sintonia con le tende di raso. Il letto è protetto da un’ampia testata imbottita su disegno, le ali inclinabili proteggono, abbracciandolo, il letto. Due lampade Catellani&Smith alle pareti riscaldano con i toni dorati le superfici murarie. Preziosi arredi antichi restaurati occupano lo spazio e connotano l’importanza storica del luogo.

TRIESTE Il secondo concept interpreta la complessità creando uno spazio di accoglienza e servizio in contrasto e separato dallo spazio notte. Una porta segreta, celata tra le cornici di gesso della camera, divide i due ambienti. Entrando si viene accolti da uno spazio contemporaneo con superfici materiche preziose: soffitto di legno scuro, pavimento alla veneziana, resine cementizie e

Friuli Venezia Giulia 80358

Grand Hotel Duchi D'Aosta www.duchidaosta.com CHeck-in • ottobre 2021

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Grand Hotel di Alassio di Federico Biffignandi

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intreccio tra innovazione e tradizione non è solo uno slogan bello, proclamato da tanti, ma anche un concetto concreto che si può davvero realizzare. Lo dimostra il Grand Hotel di Alassio (Sv) la cui storia affonda le radici a quasi due secoli fa, ma che con una gestione giovane e innovativa come quella del direttore Gianluca Borgna (in carica da due anni) riesce ad intercettare le più che mai complesse e veloci tendenze che il mondo dell'accoglienza propone, soprattutto dopo la pandemia.

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L'esaltazione di quella che è l'essenza della struttura ricettiva la si è potuta toccare con mano nel corso di una serata di promozione dove oltre alla mera accoglienza alberghiera, si è potuto apprezzare anche la ristorazione curata dal resident chef (socio Euro-Toques), Roberto Balgisi. Presente anche il presidente Italia e International dell'associazione, Enrico Derflingher che ha voluto applaudire la tecnica e la passione con cui Balgisi ha cucinato oltre ad ammirare l'eleganza e la freschezza dell'ospitalità complessiva. Dieci portate capaci di far compiere un tuffo in mare (ideale ma dove non serviva neanche troppa immaginazione) grazie ad


un pesce lavorato a regola d'arte e ad una vista sul Golfo Ligure di Ponente che non risparmia mai la capacità di generare qualche sussulto al cuore. Un incontro tra mare e gelato gourmet, bisogna dire, perchè al fianco di Balgisi in cucina c'era anche il campione europeo di gelateria, Massimiliano Scotti. Otto le portate che fungevano da "aperitivo", ma al termine delle quali già si poteva esprimere un ringraziamento emozionato alla coppia in cucina. Ha aperto le danze Scotti con un Gambero di Oneglia, gelato al pomodoro, spuma di stracciatella con panzanella per poi proseguire con Balgisi e la sua acciuga croccante al verde. Quindi, ecco il gelato: Frollino, semi di finocchio, spada affumicato artigianale, lampone, cipolle in agrodolce, gelato al mango e curry. Ostrica mon amour ha preceduto Pancia di maialino con scampo reale, salsa di rucola e frutto della passione; tonno ancora protagonista con Ventresca di tonno rosso, insalata di mango e proprio fondo. Due portate a base di riso quelle principali: Riso Carnaroli al boraggine con astice bretone, corallo, neve di fior di latte affumicato e riso Carnaroli all'essenza di rosamarino e arancio, con ricci di mare e un gelato alla crescenza. Prima del dolce: Morone con salsa di porri e mele, ceviche di mare, zucca al curry. Poi, appunto, il dolce denominato semplicemente: Bosco.

Acciuga croccante al verde

Carnaroli all'essenza di rosamarino e arancio con ricci di mare e un gelato alla crescenza

La filosofia dello chef «La mia - spiega lo chef - è una cucina istintiva. Sono nato a Varese, ma ho sempre vissuto al sud perchè mia mamma è di Catania. Sono cresciuto col pesce e per questo amo cucinare le materie prime di quella terra. E poi sono innamorato dell’Oriente e quindi ogni tanto “contamino” i piatti con qualche tocco orientale». Due i ristoranti del Grand Hotel di Alassio. Il Gazebo Restaurant rappresenta la cucina gourmet ed è caratterizzato da un design asciutto e lineare. I colori sono neutri, minimal gli oggetti che adornano la tavola, per non sovraccaricare il dialogo antichissimo, qui ai massimi livelli, tra tavola e mare. Adagiato sulla spiaggia privata del Grand Hotel Alassio, questo tempio dei sapori offre agli ospiti un'esperienza esclusiva che coniuga il piacere del buon cibo con la magnifica vista del golfo alassino. → CHeck-in • ottobre 2021

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cena, accompagnata da una deliziosa birra artigianale, un cocktail creato ad hoc o dalle più esclusive bollicine italiane e d’oltralpe. Sempre a cena, i menu sono semplici e gustosi, con i migliori piatti della tradizione locale, i classici della cucina italiana e simpatiche incursioni nel Mar Ligure come i celeberrimi “Spaghettoni del Pescatore”.

Camere, suite e appartamenti

Gianpiero Colli (Sail Inn), Giorgio Servetto (villa La Pergola), Enrico Derflingher e Roberto Balgisi

Il 18.97 Bistrot Contemporaneo&Pizzeria Napoletana invece è la proposta di ristorazione più familiare del Grand Hotel Alassio, dedicata a chi desidera un break veloce durante una giornata di mare oppure un pranzo o una cena più informale, senza rinunciare agli squisiti sapori della cucina ligure. A pranzo è possibile gustare piatti freschi, grandi insalate, tanta verdura, gustosi sandwich e simpatici snack. Oppure la vera pizza napoletana, con lievitazione di 48 ore e con gli ingredienti della tradizione, da gustarsi sotto l’ombrellone a pranzo o, a 134

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Entrando nei corridoi dell'hotel invece si scopre che il Grand Hotel Alassio ha diverse tipologie di camere, così da offrire agli ospiti della struttura la possibilità di scegliere la soluzione migliore. Le Rooms, finemente arredate e molto confortevoli, hanno tutte una vista magnifica sul mare o sulle verdi colline alassine. La più prestigiosa di questa categoria è la Terrace


Deluxe che dispone di una magnifica terrazza privata affacciata su uno degli scorci più belli della Riviera. Le Suite del Grand Hotel Alassio sono invece ambienti esclusivi e spaziosi dove trascorrere giorni e notti di sogno all’insegna del total relax, circondati dalla bellezza. Grandi, luminose, affacciate sul mare e su incantevoli paesaggi, romantiche e avvolgenti, le due tipologie di Suite offrono entrambe un comfort totale e arredi in stile mediterraneo. Una grande vacanza può anche significare un grande spazio dove vivere tutti i momenti dedicati al relax nella comodità e nella libertà che solo ambienti vasti e ben organizzati possono offrire. Soprattutto se si viaggia con la famiglia, con i bimbi, con gli amici. In questo caso grande è sinonimo di amore, affetto, allegria. Gli appartamenti del Grand Hotel Alassio sono a misura di una grande vacanza, nell’accezione che più vi piace.

La mission del direttore Chiaro l'obiettivo del direttore Gianluca Borgna: «Vogliamo proporre un lusso "a piedi nudi" - spiega - che si rifletta anche nella cucina: significa proporre un'ospitalità e una ristorazione di altissimo livello, ma che sappiano mantenere il contatto col territorio ed avere un'anima family friendly, soprattutto d'estate. Talassio Collection è il gruppo a cui noi apparteniamo e che propone anche un agriturismo all'Isola d'Elba, un altro residence sempre ad Alassio e una struttura a Sanremo».

Gianluca Borgna

ALASSIO Liguria 80373

Grand Hotel di Alassio www.ghalassio.com CHeck-in • ottobre 2021

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Tenuta del Buonamico A Montecarlo di Lucca, la Tenuta del Buonamico è la grande realtà vitivinicola della famiglia Fontana. Ha un wine resort di 11 stanze, con centro benessere e piscina e un ristorante, lo Syrah di Mariella Morosi

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all'alto sembra una foglia di vite dai caldi colori del foliage d'autunno posatasi sui vigneti di Montecarlo di Lucca. Sorretta da snelle travature di legno e materiali naturali, la costruzione è il simbolo e il cuore della Tenuta del Buonamico, una grande realtà vitivinicola della famiglia Fontana. Già leader nel settore oleario, nel 2008 rilevò un'azienda preesistente, ben consapevole che quando si investe sulla terra la sfida è sempre coinvolgente e totalizzante. Tra i vigneti, gli oliveti e i cipressi, quest'area che Guido Piovene considerava «la più dolce della Toscana», ha da sempre un'identità tutta propria sia nel paesaggio che nei suoi vini. È, infatti, un'enclave dei bianchi e degli spumanti nella trionfale Toscana dei rossi: la cosiddetta "anomalia lucchese".

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Può vantare anche una storia antica e le mura medievali del borgo raccontano questa città fondata da Carlo IV dopo aver liberato Lucca dall'occupazione pisana e che porta il suo nome: Monte-Carlo (Mons Charoli). Finita la libertà comunale, per decreto del re boemo, a metà del '300 divenne repubblica indipendente e dopo una successione rapida di signorie diverse la mantenne fino alla fine del 1799, quando, ultima repubblica italiana, dovere cedere ai conquistatori francesi. Dino ed Eugenio Fontana, padre e figlio, rilevando la tenuta di 100 ettari di cui 20 vitati, hanno dato il via ad un progressivo rinnovamento viticolo ed enologico ampliando i vigneti fino a 38 ettari ma lasciando all'azienda il nome originario, Tenuta del Buonamico, già in sé stesso bene augurante. La preesistente cantina è stata rinnovata e completamente ripensata con criteri e tecnologie d'avanguardia, così come la barricaia, ma è stata lasciata integra la parte antica con il ruolo di memoria storica e custode delle etichette più antiche.

Wine resort con 11 stanze Poi sono stati realizzati anche un wine resort di 11 stanze, con centro benessere e piscina, del tutto integrati con il territorio, e un ristorante, lo "Syrah" in cui un giovane cuoco, Stefano Chiappelli sa proporre il gusto della tradizione. Dopo la revisione e la messa a frutto del patrimonio ampelografico ereditato dalla precedente gestione, i Fontana hanno innovato → CHeck-in • ottobre 2021

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e sviluppato il loro progetto sulla base di una realtà produttiva consolidata. Oltre agli autoctoni, con il capofila Sangiovese, e al Vermentino e al Trebbiano, qui prosperano vitigni venuti da lontano ma ambientati da oltre un secolo, trovando in questi suoli e in questo clima la massima espressione. Sono Pinot Bianco, Sauvignon, Roussanne, Sémillon, Viogner, e per le uve a bacca rossa Syrah, Merlot e Cabernet Sauvignon. Non bastò che i vini di Montecarlo fossero considerati eccellenti fin dai tempi dei romani come riportava il Garoglio nel suo famoso Trattato di enologia del 1943 perché intorno al 1870 un vignaiolo lucchese, Giulio Magnani, andò a Bordeaux per studiare i vitigni e le tecniche di vinificazione e tornò a casa con le preziose barbatelle d'Oltralpe che qui prosperarono portando alla nascita di vini di un'assoluta singolarità. Il riconoscimento della Doc risale al 1969 con la nascita, l'anno successivo, del Consorzio di tutela. Prima ancora,nel 1930 il Montecarlo, definito lo Chablis d'Italia, diventò per un giorno il vino più famoso, d'Italia perché colmò le coppe alla festa di nozze dell'ultimo re d'Italia Umberto di Savoia con Maria José del Belgio. I Fontana, nella loro nuova avventura come vigneron, non si lasciarono tentare da tendenze o da gusti del momento. Pur analizzando attentamente il mercato e le sue prospettive decisero subito che i loro vini, soprattutto quelli a bacca bianca, dovevano restare quello che erano sempre stati, esaltati dalla tradizione ma in linea con la domanda del nuovo consumatore. Fu proprio la vocazione di quei vitigni a ispirare la produzione spumantistica Buonamico, oggi particolarmente articolata e apprezzata. Si partì nel 2010 con la sperimentazione di appena 2mila bottiglie con il metodo Martinotti, prodotte da uve a bacca nera vinificate in bianco, Sangiovese e Syrah, le stesse adoperate anche per il Rosé in versione ferma. Le bollicine in rosa occupano un posto privilegiato nella vetrina aziendale e dimostrano un buon gradimento da parte dei consumatori soprattutto grazie al rilancio negli ultimi anni del vino rosato in generale. → 138

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La scelta fu quella di spumantizzare in autonomia, senza alcun supporto dall’esterno, per la certezza e il controllo di tutto il processo qualitativo del Particolare. Questo, infatti, è il nome della linea, ispirato al francese Particulière, come recitava una pubblicità di un brand francese su uno smalto per unghie rosa. Dopo la prova nel 2010, la prima vera spumantizzazione Buonamico è partita con la vendemmia del 2011, con 50 hl di Particolare Brut e 50 hl di Particolare Rosé, in commercio nel 2012 con circa 12mila bottiglie. Oggi, dopo altre 8 vendemmie, si producono circa 70mila bottiglie di Spumante Particolare Rosé, circa 50mila di Particolare Brut e circa 20mila bottiglie degli altri tre Spumanti della linea, per un totale di circa 140mila, quasi la metà di tutta la produzione aziendale. Il parco autoclavi, dalle 3 iniziali acquistate nel 2011, è passato alle 18 nel 2020 e la scelta del metodo Charmat (o Martinotti) dà la certezza di lavorare al meglio in vigna e in cantina garantendo una notevole qualità, permette una maggior fluidità in fatto di spazio e giacenza in cantina e dà la possibilità di mantenere un giusto rapporto qualità - prezzo, restando comunque un prodotto di livello e competitivo per il mercato. «La zona di Montecarlo - dice Eugenio Fontana - è da sempre rinomata per la produzione dei vini bianchi e, anche per questo motivo, abbiamo pensato che gli spumanti potessero rappresentare un altro importante obiettivo. In più, questa tipologia aiuta anche la produzione generale, visto che non dipende necessariamente da una sola annata. Il lavoro da fare resta comunque tanto ed è sempre monitorato per avere il meglio dalle uve. Nel nostro caso, per esempio, la vendemmia avviene con un poco di anticipo, così da preservare una discreta acidità e un grado zuccherino basso». Questi gli spumanti Particolare prodotti: il Brut e l'Inedito Brut Nature, entrambi in versione rosè, e il Particolare dolce. La gamma dei vini fermi comprende Bianchi,rossi e rosati. Tra i primi il Montecarlo Doc, il Vivi, Vermentino in purezza,il Mio dal fruttato Viognier, l'aromatica Etichetta Bianca, il corposo Vasario e lo Chardonnay, mentre tra i rossi figurano il Montecarlo Rocco, l'Etichetta blu, il Cercatoja e il Fortino. La Dea Rosa chiude la gamma dei fermi. In cantina ma prima ancora in vigna la sperimentazione continua e studi vengono fatti sui vitigni quasi estinti, come il Canaiolo rosa, a cui è dedicata un'area.

Attenzione all’arte e al territorio La tradizione vitivinicola della zona reinterpretata dai Fontana è stata riconosciuta da numerose affermazioni anche internazionali. Anche nell'accoglienza e nella ristorazione è stata rispettata l'unicità del territorio, e opere d'arte sono collocate, all'interno e all'esterno della struttura. L'ultima è un'installazione luminosa, la lampada Halo a dello studio Mandalaki, in grado di risvegliare, attraverso differenti sfumature cromatiche in proiezione, il legame dell’uomo e delle sue mani con la natura. → 140

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Eugenio Fontana


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Ristorante Syrah: tradizione secondo la stagionalità Ampie e confortevoli le 11 camere, tutte con nomi di vitigni, e la ristorazione proposta da un giovanissimo chef Stefano Chiappelli aumenta l'attrattività tutto l'anno del Wine Resort. La carta del ristorante Syrah è una rilettura di una tradizione secondo la stagionalità, rispettosa dei sapori originari ma esaltata in senso moderno nelle consistenze e nelle cotture. C'è la tipica Rosticciana con millefoglie di patate e pancetta, ma una parziale cottura a bassa temperatura e una glassatura finale ne valorizzano il sapore e la consistenza. Altri piatti da provare, mentre si ammira il panorama delle colline dalle pareti a vetri, sono il Tagliere di crostini, salumi e formaggi, la Tartare di manzo con barbabietola e la sua maionese, la Spuma di parmigiano e tuorlo d'uovo con tartufo, i Tagliolini alla trabaccolara, polvere di capperi e crumble di olive, il Cappelletto ripieno di ricotta e spinaci, pomodoro e tarassaco, lo Gnocchetto di riso, calamari, crema di bietole e nero di seppia, il Coscio di pollo alla piastra, la sua riduzione e sformato di verdure, la classica Costata di Manzo alla fiorentina con patate arrosto o verdure al forno e il Baccalà alla Livornese con porro fondente e croccante. Tra i dessert è impossibile rinunciare alla Panna cotta, caramello salato e pop corn, o alla Mousse al cioccolato fondente e frutti di bosco. Ottimo, per scelta, il rapporto qualità prezzo: un ricco menu degustazione costa 45 euro. Vini e oli sono ovviamente di casa.

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L’area della Doc Montecarlo

MONTECARLO

Toscana 80666

Tenuta del Buonamico www.buonamico.it

L'area iscritta alla Doc Montecarlo è molto limitata: appena 200 ettari e comprende anche i comuni di Altopascio, Capannori e Porcari. Montecarlo di Lucca è sempre stata una città del vino. Un documento dell'anno 846 d.C., si parla di rendite livellarie in natura, consistenti anche in "vino puro, di uva pigiata tre volte secondo le regole, e poi svinata". Nella Biblioteca Comunale e nell'Archivio storico, già Monastero delle suore Clarisse, innumerevoli sono le testimonianze di attività e di fiorenti commerci per la sua posizione geografica, quasi a metà strada tra Lucca e Montecatini Terme e fra Firenze e Pisa. Montecarlo è su un colle isolato ad un'altezza di 163 m protetto da una cinta muraria ben conservata. All'estremità nord della collina sorge la Fortezza del Cerruglio, massiccia costruzione costituita da differenti nuclei che in epoche diverse furono riuniti nello stato attuale. Il mastio, massiccio torrione semicircolare affiancato dalle torri dell'Apparizione e di Santa Barbara, svetta sulla collina, con la sua struttura compatta di pietre ben squadrate e sovrapposte sino alla merlatura. Nel centro storico si accede dalle tre porte rimaste dalle 13 iniziali: la Fiorentina, la Porticciola e la Nuova, per ammirare palazzi e chiese. Numerosi gli eventi culturali. E ci si può anche sposare. Nozze con rito civile sono celebrate in location suggestive come il Teatro Comunale dei Rassicurati, la Sala Polifunzionale dell'ex Chiesa della Misericordia, La Fortezza e le cantine e dimore storiche.

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Milano, Roma, Parigi e Londra

città che vai, urban resort che trovi

di Clelia Torelli

O

asi di relax nel cuore delle metropoli. Microcosmi unici per indimenticabili esperienze multisensoriali, capaci di rendere un soggiorno di lavoro accattivante quasi come una vacanza. Non più quindi business hotel seriali ma rifugi extraterritoriali non solo per chi viaggia per lavoro ma anche per turismo o anche per chi vuole concedersi un weekend diverso restando nella propria città. Residenze urbane viste come luoghi di vita a sé stante, fatti di lobby accoglienti dove si può tranquillamente lavorare al computer, spa gestite da guru salutisti e ristoranti che da soli valgono il viaggio. Eccone quattro, diversi tra loro, ma con un comune denominatore: un’accoglienza tailor made, per regalare all’ospite, tra cura dei dettagli, alti standard, ricercatezza ed eleganza, un vero soggiorno personalizzato.

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Four Seasons Hotel Milano L’hotel, che si trova nel cuore del quadrilatero della moda, all'interno di uno storico ex convento del XV secolo, ha scelto per il suo ultimo restyling l'architetto Patricia Urquiola che gli ha conferito una nuova impronta. Per gli interni sono stati scelti colori neutri e chiari che ben si sposano con gli affreschi originali, le pareti si arricchiscono di inserti in bronzo e specchi e tra gli arredi spiccano pezzi iconici delle collezioni di brand italiani come Cassina, Poliform, Moroso e Poltrona Frau.

Four Seasons Hotel Milano - Fashion suite

Four Seasons Hotel Milano - Zelo Restaurant

Il Ristorante Zelo, guidato dall'executive chef Fabrizio Borraccino, di sera propone un nuovo menu à la carte e un menu degustazione. Di giorno, invece, diventa bistrot con tavoli all'interno e all'esterno dove gustare piatti sfiziosi e leggeri. All'interno della lobby c’è il nuovo Bar Stilla, dove ritrovarsi ad ogni ora, dal caffè del mattino ad uno snack durante le ore lavorative, all'aperitivo la sera. Fruibile anche all'esterno, insieme al nuovo Crudo Bar, nello storico rinnovato giardino, oasi nascosta all’interno del chiostro quattrocentesco dell’albergo. Uno degli angoli più amati dell'hotel, Camino, diventa uno spazio polivalente con un angolo cantina per la degustazione di vini pregiati selezionati, in un'atmosfera intima. 118 le camere e suite in cui il design contemporaneo si fonde con i più classici elementi architettonici d'epoca. Il punto di forza della spa è la piscina di 14 metri sotto volte ottocentesche del convento. Nelle 7 sale dedicate vengono effettuati i massaggi e i trattamenti, è prenotabile in esclusiva la Spa Suite per due, dotata di jacuzzi e bagno turco privato.

Rome Cavalieri, Walford Astoria Hotel L’hotel, all’interno di un parco privato di 6 ettari, si trova a Monte Mario, un luogo di grande interesse storico lungo la Via Francigena, dove i viaggiatori a cavallo erano soliti riposare. All’interno del resort sono esposti magnifici capolavori firmati dai più importanti artisti e artigiani del passato: mobili d’epoca, dipinti, arazzi, oggetti antichi e sculture, a cui fanno da padrone nella grande hall due meravigliose tele di Gian Battista Tiepolo. Proprio come un vero e proprio museo, degno delle più prestigiose gallerie della capitale.

Rome Cavalieri - Penthouse Suite

Rome Cavalieri - La Pergola

Altro punto di forza è l’area wellness, la Cavalieri Grand Spa Club, 2.500 mq di puro benessere, l’oasi di pace tra le più esclusive e rinomate d’Europa. Un gioiello architettonico contemporaneo, che ricorda le antiche terme romane. Dotata di piscina interna riscaldata, percorso calidarium-frigidarium, bagno turco, due saune, una vasca idromassaggio in marmo e una sala relax in stile romano ispirata alle “triclinia” delle antiche dimore di Roma. Due i ristoranti: La Pergola, insignito di tre stelle Michelin e la prestigiosa firma dello chef Heinz Beck. Posto all’ultimo piano, con terrazza con vista sugli incanti di Roma, una cornice da Grande Bellezza. All’altro ristorante, L’Uliveto, con affaccio sul parco e terrazza a bordo piscina si può fare colazione e assaggiare le creazioni di chef Fabio Boschero preparate con prodotti di coltivazioni locali. → CHeck-in • ottobre 2021

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La Reserve Paris Hotel & Spa La Reserve Paris Hotel & Spa porta la prestigiosa firma di Michel Reybier, proprietario del gruppo La Réserve, che include alberghi a Ginevra, Ramatuelle e Zurigo, oltre che Chateau Cos d’Estournel, storica tenuta vinicola nella regione del Bordeaux. Questo lussuoso boutique hotel, nel cuore della Ville Lumière, un tempo dimora di Pierre Cardin, è ospitato in una villa Haussmann, nell’ottavo arrondissement, tra Avenue Montaigne e rue Faubourg Saint Honoré, con vista sulla Torre Eiffel. La ristrutturazione è firmata dal famoso architetto e designer francese Jacques Garcia che si è ispirato alle tele di James Tissot, artista conosciuto per le sue opere rappresentanti la vita mondana parigina di fine ‘800.

La Reserve - Pagode de Cos

Ad accogliere gli ospiti, in un’atmosfera ed elegante discrezione di club privato, voluto dallo stesso Reybier, un salone in stile Luigi XV tra poltrone in velluto, tessuti broccati e pezzi d’arredamento scelti dallo stesso Garcia. In tutto l’hotel i pavimenti sono in parquet in stile Versailles e gli arredi antichi ritappezzati con 6mila metri di damasco, taffetà e velluto. Nelle 40 camere, di cui 26 suite, complete di servizio maggiordomo, piccoli scrigni di colori e tinte oro, si trovano preziose scrivanie Luigi XV, televisori nascosti negli specchi e un IPad per il controllo di temperatura, illuminazione e intrattenimento. I bagni sono in marmo di Carrara e Blue Turquin, con stupende vasche in metallo free standing.

La Reserve - Spa

Di grande fascino la biblioteca privata con più di 3mila libri antichi, aperta durante il giorno esclusivamente agli ospiti dell’hotel, un posto tranquillo dove leggere e lavorare, con vista sul giardino interno. Molto bella anche le fumoir, con annesso un piccolo cortile, tappezzata di specchi i cui riflessi enfatizzano la luce naturale. Al piano sotterraneo c’è un centro benessere con piscina, hammam, tre sale trattamenti e una palestra. Due i ristoranti: Le Gabriel, uno dei top nella scena gastronomica parigina, guidato dallo chef Jérôme Banctel, premiato a pochi mesi dall’apertura del ristorante con due stelle Michelin. E La Pagode de Cos, con annesso un piccolo patio, dove si possono assaggiare piatti che attingono alle tradizioni culinarie di tutto il mondo, rivisitate dallo stesso Jérôme Banctel.

La Reserve - Suite

The Goring Hotel London Impeccabilmente very british The Goring Hotel è situato nel quartiere di Belgravia, una delle zone più esclusive ed eleganti del centro di Londra. Fu Otto Goring ad inaugurarlo il 2 marzo 1910, come primo albergo al mondo in cui ogni camera poteva disporre del riscaldamento centralizzato. Durante gli anni cambiò diverse destinazioni d’uso: nel 1914 divenne un centro di comando delle Forze Alleate e durante la Seconda guerra mondiale fu la sede 146

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La Reserve - Le Gabriel


della Fox Film. Attualmente l’hotel dispone di 69 suite e camere, tra le più esclusive e lussuose della città, ognuna decorata in modo unico e raffinato. Essendo l'unico hotel di lusso a cinque stelle di Londra di proprietà e gestito dalla famiglia che lo ha costruito, è rinomato per la sua atmosfera calda e intima e il servizio personalizzato, grazie anche ad ogni dettaglio studiato nei minimi particolari.

The Goring - Royal Suite

The Goring - Giardino

The Goring - Bar

Il Goring possiede uno dei giardini privati più belli e più grandi di hotel a Londra. Un’oasi floreale segreta dove il personale può cogliere più di cento erbe edibili, preziose per creare infusi botanici e cocktail. Il ristorante 1 Stella Michelin è guidato dall’executive chef Richard Galli che prepara piatti tipicamente inglesi, a volte rivisitati. Imperdibile l’Afternoon Tea, la tanto amata tradizione inglese, servito ogni giorno nella Veranda, con vista sul giardino. L'architettura e il design degli interni di questo spazio eccentrico, in cui è stata accentuata l'atmosfera inglese, sono stati realizzati da Russell Sage, famoso interior designer inglese. Detentore del Top London Afternoon Tea Award e dell'Award of Excellence del British Tea Guild Council, Il Goring delizia gli ospiti con deliziosi pasticcini, marmellate di frutta fatte in casa e miscele di tè di alta qualità. Il menu cambia a seconda delle stagioni per offrire la frutta più fresca e di provenienza locale. Qualche curiosità: Nel 2011 Catherine Middleton e la famiglia trascorsero al Goring la notte prima del matrimonio con il Principe William. Era l’hotel preferito dalla regina madre che spesso andava lì per cenare.

80658

Four Seasons Hotel Milano www.fourseasons.com Rome Cavalieri - Walford Astoria Hotel www.waldorfastoria3.hilton.com Reserve Paris Hotel & Spa www.lareserve-paris.com

The Goring

The Goring Hotel www.thegoring.com CHeck-in • ottobre 2021

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Storione, pesca, marshmallow alla soia, wasabi | Ristorante Piccolo Lago

- Verbania (VB)

Pesci di lago e di fiume nel menu di 42 ristoranti Tantissimi ristoranti, di cui sette stellati e, per la prima volta, uno oltre confine in Spagna, a ottobre proporranno una ricetta d'acqua dolce per la valorizzazione del tesoro gastronomico di laghi e fiumi 148

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Tartare di Trota | Ristorante Centottanta di Corte Franca (BS)

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on si ferma l’attività di Gente di lago e di fiume, una delle più importanti associazioni italiane nata per tutelare l’ecosistema delle acque interne. Mentre proseguono gli incontri aperti al pubblico per ragionare collettivamente sulle soluzioni più sostenibili per il turismo su laghi e fiumi o sulle specie ittiche chiave nel monitoraggio dello stato di salute delle acque interne, dal 1° al 31 ottobre prenderà il via l’iniziativa promossa dall’Associazione che coinvolgerà una quarantina di ristoranti in Italia e che, grazie alla sinergia con gli Ambasciatori del Gusto, varcherà i confini nazionali approdando in Spagna, nel ristorante Il Maestro dello chef Roberto Costagliola a Castellcir. Per quattro settimane 42 locali (di cui 7 stellati) fra Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Campania e Catalogna, aderiranno alla campagna di GdL con un piatto rigorosamente a base di pesce di lago o di fiume.

Un piatto speciale per ciascuno dei 42 ristoranti Un’imperdibile proposta food da gustare per tutto il mese che spazierà dalla ceviche di lucioperca e alle sarde di lago passando per l’agone alla vaniglia o lo storione con marshmallow per reinterpretare le ricette d’acqua dolce in modo innovativo, sano e pieno di gusto. Un’iniziativa che ribadisce l’anima più “gustosa” di Gente di lago e di fiume che, da sempre, crede fortemente nel ruolo chiave che chef e ristoratori hanno nel sensibilizzare il grande pubblico → CHeck-in • ottobre 2021

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sull’importanza e la necessità di tutelare questo delicato ecosistema: «Abbiamo il dovere e il compito di diffondere e valorizzare la cucina lacustre - commenta Marco Sacco, presidente di Gente di lago e di fiume - potenziandola con tutti gli strumenti messi a disposizione dalle moderne tecniche di preparazione. Non dobbiamo mai smettere di

meravigliarci di fronte alla materia prima che arriva dal nostro lago, dobbiamo sperimentare, innovare, giocare con i sapori della tradizione in modo accattivante e stimolante. In questo modo possiamo essere una risorsa a tutti gli effetti per il nostro territorio, dando valore a una cucina sana, sostenibile e dal gusto dirompente».

I ristoranti 2021

La Bottega di Ornella & Beppe - Baveno (VB) Piazza G. Matteotti 1 - Telefono: 347 8015243 Piatto: Plin croccante di trota

Ara 36 - Isola dei Pescatori, Stresa (VB) Via Ugo Ara - Telefono: 349 620 4471 Piatto: Coregone con cappello di porcino e germogli Belvedere - Isola dei Pescatori, Stresa (VB) Via di Mezzo - Telefono: 328 218 5706 Piatto: Ravioli di luccio alle erbe fini con salsa al Sauvignon Blanc e zafferano Covo dei pirati - Isola dei Pescatori, Stresa (VB) Via Nazario Sauro 12 - Telefono: 349 290 4121 Piatto: Torta al limone Chez Manuel - Isola dei Pescatori, Stresa (VB) Via Ugo Ara 24/26 - Telefono: 339 361 5793 Piatto: Carpione di Lago Imbarcadero - Isola dei Pescatori, Stresa (VB) Via Lungo Lago 12 - Telefono: 0323 30329 Piatto: Tortelloni al sapore di Lago Ristorante Italia - Isola dei Pescatori, Stresa (VB) Via Ugo Ara 58 - Telefono: 0323 30456 Piatto: Risotto alla Borromea La Pescheria - Isola dei Pescatori, Stresa (VB) Via Lungo Lago 6 - Telefono: 0323 933808 Piatto: Frittura di Lago con patate La Rondine - Isola dei Pescatori, Stresa (VB) Via Ugo Ara 46 - Telefono: 0323 32530 Piatto: Antipasto sapori di Lago Villa Pizzini - Stresa (VB) Mottarone Cima 3 - Telefono: 0323 290077 Piatto: Ceviche di montagna, trota, salmerino e cavolo cappuccio Grand Hotel des Iles Borromees & SPA - Stresa (VB) Corso Umberto I 67 - Telefono: 0323 938938 Piatto: Lago, sottobosco, campo, orto…

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Profumi di Pane - Baveno (VB) Via 17 Martiri 7 - Telefono: 0323 922960 Piatto: Pinza ai profumi di Lago Park Hotel Italia - Cannero Riviera (VB) Viale delle Magnolie 19 - Telefono: 0323 788488 Piatto: Tartare di trota salmonata, toma marzolina, chiacchiera salata, ribes e polvere di caffè Ristorante Piccolo Lago - Verbania (VB) Via Filippo Turati 87 - Telefono: 0323 586792 Piatto: Storione, pesca, marshmallow alla soia, wasabi Ristorante Il Portale - Verbania (VB) Via del Sassello 3 - Telefono: 0323 505486 Piatto: Trota di Lago agli Agrumi, Burrata, Melograno, Crescioni, Caviale di Lumaca e Bottarga di Luccio Atelier Restaurant & Bistrot - Domodossola (VB) Piazza G. Matteotti 36 - Telefono: 0324 481326 Piatto: Gambero velato, Burro bianco al Lemongrass → Spaghettone con sarde di lago, finocchi, limone e pane fritto | Osteria Santa Maria Abbiategrasso (MI)


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Ristorante Elena - Domodossola (VB) Via Beltrami 13 - Telefono: 0324 248534 Piatto: Ceviche di trota Divin Porcello - Masera (VB) Frazione Cresta 11 - Telefono: 0324 35035 Piatto: Pesce persico lago e monti Walser Schtuba - Riale (VB) Val Formazza - Telefono: 339 366 3330 Piatto: Trota marinata alla barbabietola, cavolo cappuccio e camomilla Home Restaurant Flore - Vezzo di Gignese (VB) Email: flore.privatechef@gmail.com Piatto: Trota affumicata con rafano, mela e Creme Fraiche Il Battipalo - Lesa (NO) Via Vittorio Veneto 2 - Telefono: 0322 76069 Piatto: Salmerino marinato al miele di rododendro, mela, verdure agre e colatura di carpione Ristorante Vecchia Arona - Arona (NO) Lungolago Marconi 17 - Telefono: 0322 242469 Piatto: Lucioperca del Lago Maggiore con Cipolla Bionda di Cureggio e Fontaneto fondente, chips di Prosciutto Ossolano, ristretto di funghi Gustamante - Gozzano (NO) Via Alcide de Gasperi 68 - Telefono: 373 869 0150 Piatto: Filetto di pesce persico con cipolla bionda caramellata e carpionato con “Condimento n° 5” di Gustamante Gustare Oltrecucina - Borgomanero (NO) Via Antonio Gramsci 20/B - Telefono: 345 977 8016 Piatto: Trota di lago marinata al gin e pepe rosa, le sue uova, cetriolo in osmosi, crema acida e granita di cedro Trattoria da Barone - Alzate di Momo (NO) Via Mulino 5 - Telefono: 0321 926200 Piatto: Autunno di lago

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Gambero velato, Burro bianco al Lemongrass Atelier Restaurant & Bistrot * - Domodossola (VB) Trattoria Cavallino Bianco - Novara (NO) Vicolo dell’Arco 2/A - Telefono: 0321 393908 Piatto: Lucioperca, porri, patate e pancetta Alpe Veglia croccante Piano 35 - Torino (TO) Grattacielo Intesa Sanpaolo, Corso Inghilterra 3 Telefono: 011 4387800 Piatto: Riso carnaroli, filetto di persico, peperone di Senise, cipolle acidulate, capperi Nove Villa della Pergola - Alassio (SV) Via Privata Montagu, 9 - Telefono: 0182 646140 Piatto: Trota fario, finocchi ed agrumi Osteria Santa Maria - Abbiategrasso (MI) Vicolo Santa Maria 4 - Telefono: 02 9496 7782 Piatto: Spaghettone con sarde di lago, finocchi, limone e pane fritto

Azienda Vitivinicola Enrico Crola - Mezzomerico (NO) Via Vergiasca 9 - Telefono: 347 801 7054 Piatto: Agnolotto ripieno alla rapa rossa e robiola, limone e trota marinata

Ristorante Al Molo sull’Adda - Trezzo sull’Adda (MI) Via Alzaia 13 - Telefono: 02 909 2013 Piatto: La Torretta d’anguilla

Osteria del Caccetta - Briona (NO) Piazza Generale Paolo Solaroli 26 - Telefono: 0321 1828067 Piatto: Filetto di tinca affumicato a freddo, Cipolla Bionda di Cureggio e Fontaneto, la sua essenza e polvere di caffè

Ristorante Ratanà - Milano (MI) Via Gaetano De Castiglia 28 - Telefono: 02 8712 8855 Piatto: Ceviche di lucioperca, mais biancoperla croccante e patate di montagna →

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Ristorante Salice Blu - Bellagio (CO) Via per Lecco 33 - Telefono: 339 834 3067 Piatto: Trilogia: lucioperca al porro con lenticchie al vapore leggermente affumicato, agoni al sale alla vaniglia con salsa al balsamico, spuma di pigo e lavarello Crotto del Sergente - Como (CO) Via Crotto del Sergente 13 - Telefono: 031 283911 Piatto: Il lato oscuro del Lago Feel Como - Como (CO) Via Armando Diaz 54 - Telefono: 334 726 4545 Piatto: Lucioperca, beurre blanc, orecchie di maiale, verza Centottanta Cantina & Cucina Corte Franca (BS) Cascina Clarabella, via Enrico Mattei Telefono: 030 982104 (interno 1) Piatto: Tartare di trota con aria di Franciacorta Brut Clarabella e composta d’uva Saporè Renato Bosco - San Martino Buon Albergo (VR) Piazza del Popolo 46 - Telefono: 331 987 3375 Piatto: Aria di lago: Pizza Crunch® Lago - impasto con riso Artemide con caprino, trota in ultrasuoni, carciofo, pomodoro confit e polvere di cipolla rossa Ristorante Vecchia Malcesine

- Malcesine (VR) Via Pisort 6 - Telefono: 335 637 7699 Piatto: Carbonara di Lago Riso carnaroli, filetto di persico, peperone di Senise, cipolle acidulate, capperi Piano 35 * - Torino (TO)

Passeggiata autunnale sulle rive del “Delta del Ebro” | Restaurante Il Maestro Castelcir, Barcellona (SPAGNA)

President - Pompei (NA) Piazzale Schettini 12 - Telefono: 081 8507245 Piatto: Spaghettone aglio e olio, maruzzielli, anemoni, ricci di mare e trota di lago Doro Gourmet - Macerata Campania (CE) Via Trieste 50, Macerata Campania (CE) Telefono: 0823 693157 Piatto: " Un Fiume di Buono": incontro tra Friuli e Campania Restaurante Il Maestro - Castelcir, Barcellona (SPAGNA) Carrer Mayor 10, Castelcir - Telefono: +34 634 965 803 Piatto: Passeggiata autunnale sulle rive del “Delta del Ebro”

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A Milano è tempo di pesce d’acqua dolce

Piazza della Repubblica guida il trend Il nuovo ristorante milanese di Matteo Scibilia e Nicoletta Rossi, oltre ai classici della tradizione lombarda, rivaluta la gastronomia ittica di lago e di fiume. Rinnovata gloria per i sapori antichi Riso in cagnone con pesce persico

di Gabriele Ancona

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el momento giusto, al posto giusto. E con l’idea giusta. Nicoletta Rossi e Matteo Scibilia (socio Euro-Toques e responsabile scientifico di Italia a Tavola) si sono spostati da Ornago (MB), dove per anni hanno guidato con passione l’Osteria della Buona Condotta, per aprire a inizio estate in pieno centro a Milano. L’insegna parla chiaro: Piazza della Repubblica. Nel cuore della città, cavalcando l’onda della ripresa e “surfando” sulla tradizione. Con una differenza sostanziale, la coppia RossiScibilia naviga in acqua dolce. «Fatti salvi i nostri classici, intramontabili per tutti, dal risotto all’ossobuco, alla costoletta - spiega Matteo - abbiamo pensato che non si poteva proporre pesce di mare in una città come Milano dove le ricette si sprecano e la formula è consolidata. Siamo specializzati nella cucina della tradizione e allora il pesce d’acqua dolce ci è sembrata la soluzione ideale per chiudere il cerchio. Rafforza la nostra identità e conferma una linea gastronomia storica per la città. Qui il pesce di fiume e di lago a tavola sono sempre stati un punto fermo». Ecco allora i missoltini, il pesce più antico della Lombardia, l’agone. Sono sarde di lago che Scibilia popone anche con uvetta passa,

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pinoli e finocchietto selvatico per condire gli spaghetti, versione lumbard della pasta con le sarde siciliana. La vena ittica di Piazza della Repubblica si esprime anche con il luccio con salsa verde e polenta, l’anguilla arrosto e affumicata, i salmerini in carpione e alla Milanese (impanati e fritti), con i tagliolini al sugo di lavarello, di cui è in arrivo anche la bottarga, o il risotto al pesce persico. «Lo proponiamo fritto con una parmigiana o con il riso in cagnone, bollito; in questo caso i filetti di persico sono cotti nel burro con la salvia».

Spagetti e missoltini

Una cultura gastronomica del territorio che diventa sostenibilità sociale alimentando la filiera del tipico di nicchia, che con Matteo Scibilia va a toccare ogni ingrediente. «Sul fronte formaggi interviene - è molto apprezzato il Salva Cremasco, un taleggio invecchiato che serviamo impanato e fritto o a cubetti con olio, pepe e tighe, i peperoncini verdi lombardi».

MILANO

Lombardia 80398

Piazza della Repubblica www.piazzarepubblica.com

Matteo Scibilia

Missoltini alla griglia

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Da Vurria, alla scoperta della pizza all'Aloe Vera di Gabriele Ancona

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abrizio Margarita, campano di Aversa, da oltre vent’anni è a Londra, dove ha dato vita a tre locali made in Italy: l’Osteria del Mercato e le ristopizzerie Bianco43, Greenwich e Blackheath. A Milano un anno e mezzo fa ha aperto all’Isola, quartiere di tendenza, la pizzeria Vurria e poco prima dell’estate ha replicato in via della Moscova, presidio strategico tra zona Garibaldi e Brera. «Locali piccoli - racconta - per garantire una costante attenzione al servizio; pizzerie che nascono dalla tradizione, ma si sviluppano con uno spirito più moderno. Una ventina di pizze tra bianche e rosse e i fritti della tradizione. Il poco, ma buono premia sempre». Al forno e supervisore di entrambi i locali Vincenzo Lettieri, che ha studiato un impasto, lievitazione 30 ore, a base di Aloe Vera. «Ricca di enzimi, amminoacidi e zuccheri complessi, l’Aloe Vera entra in sinergia con il processo di lievitazione - spiega - serve quindi molto meno lievito e il risultato è un impasto che regala una pizza molto più leggera, soffice e digeribile». Da Vurria anche il pane nasce da questo impasto creativo e salutare. In menu, alla voce “le rosse”, troviamo le classiche Marinara, Margherita, Napoli, Bufalina insieme ad

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altre meno note tra cui la Colonnata, con pomodoro San Marzano, lardo di Colonnata, stracciata di burratina di Andria, basilico fresco e olio evo, o la Capriccio, con funghi Champignon, prosciutto cotto, salsiccia, olive e fiordilatte. Tra “le bianche”, da segnare in agenda la Vurria, con bufala campana, “pacchetelle” di pomodori gialli e rossi del Vesuvio, salsa di basilico e basilico fresco e la Avvocato, con fiordilatte, granella di noci, “pacchetelle” gialle, Provolone del Monaco e basilico.

Vincenzo Lettieri e Fabrizio Margarita

MILANO

Lombardia 79975

Vurria www.vurria.com

Tra i punti di forza dei locali milanesi la pizza del mese, che si sviluppa dal progetto “Sano Sano” messo a punto da Lettieri con la nutrizionista Giorgia Arosio. Un’iniziativa che vuole comunicare i valori della pizza all’Aloe Vera. La pizza del mese ha visto in agosto sfilare La Dop (Bufala campana Dop e in uscita pesto di rucola e noci, bresaola Dop, punta d’anca, scaglie di Parmigiano Dop, zesta di limone e basilico fresco). La Settembrina prevede invece fiordilatte, vellutata di zucca napoletana, Radicchio Rosso di Treviso Igp e in uscita noci di Sorrento e crema di Grana Padano Dop. Il menu si completa con calzoni, fritti e al forno, e i “panuozzi”, realizzati con l’impasto della pizza e ripieni di seducenti farciture. In attesa del piatto forte un’ampia scelta di antipasti: dalle frittatine al ragù o “alla Nerano” - con bucatini, zucchine fritte, besciamella, provola e parmigiano - alle polpette di manzo con sugo di pomodoro e grana, dalla classica scarola alla napoletana ai fritti - zeppole di alici e crocchè di patate - fino alla selezione di insalate. Per chiudere non può mancare la “Polacca” di Mungiguerra, tipico dolce di Aversa farcito con crema pasticciera e amarene. CHeck-in • ottobre 2021

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Come si mangia in… Paradiso? Scopriamolo nel cuore delle Risorgive friulane

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di Giuseppe Casagrande

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Lon In paradìs a si manje pan d'aur e luanjes de sede (in paradiso si mangia pane d'oro e lucaniche di seta) recita un vecchio adagio friulano. Adagio che calza a pennello con la filosofia dell'antica "Trattoria al Paradiso" di Pocenia (Ud), un ristorante di campagna che profuma di storia, ricavato da un casale del Seicento ristrutturato a regola d'arte con arredi d'epoca, pentole in rame alle pareti e il "fogolar furlan" sempre acceso che rende l'atmosfera più intima e suggestiva. Siamo in provincia di Udine in quell'angolo di paradiso tra le Risorgive, il fiume Stella, il torrente Torsa, le zone umide popolate da fenicotteri, garzette, alzavole, folaghe, germani reali e il bosco di Muzzana ricco di tartufi, tra cui il pregiato Tuber Magnatum Pico.

In festa per il patron Aurelio Cengarle Sono tornato, dopo anni di "latitanza", in occasione dei festeggiamenti in onore del patron, il mitico Aurelio Cengarle che proprio in questi giorni ha tagliato con la baldanza di un giovanotto il traguardo delle 80 primavere. Ospiti d'onore, autorità, giornalisti enogastronomici, ma soprattutto tanti amici ieri si sono stretti attorno a lui, alla moglie, l'altrettanto mitica Anna Maria Mauro, alla figlia Federica e ai familiari per condividere le prelibatezze proposte in questo giorno di festa.

In festa per gli 80 anni di Aurelio Cengarle foto Robero Pedi

I piatti storici del locale rivisitati Un pranzo sontuoso, un trionfo di cose belle e buone con la "rivisitazione" delle pietanze che hanno fatto la storia del locale preparate dagli chef che nel corso degli anni hanno lavorato al "Paradiso". Come saluto di benvenuto con l'aperitivo Nonino Botanical Drink e i cocktail analcolici di Anna Maria (centrifugato di mela verde, lime, zenzero e infuso all'erba limoncina) non poteva mancare naturalmente la leggendaria sopressa di cui Aurelio, nella veste di norcino, va molto orgoglioso. Una bontà al pari della tartare con i funghi di bosco e il foie gras con riduzione di Porto proposti dallo chef Michele Zucchiatti. Leccornie abbinate alla Ribolla Gialla Ronco Vieri dei Vigneti Pittaro e al Moscato Giallo Paradiis. Quanto mai suggestivo (tra passato e presente) il tributo gourmand degli chef che si sono alternati ai fornelli del "Paradiso", tempio della tradizione. Come prima portata Paolo Migliore ha proposto un piatto da Oscar: bocconcini di coda di rospo alla segale con polpettina di stracotto d'asino, agro di radicchio, rafano, perle di birra, cavoletti alla senape e purea di ceci. Piatto abbinato allo Chardonnay Sun of winter 2018 di Bortolusso. Da standing ovation anche gli gnocchi alla carnica con ricotta affumicata di malga Sauris (omaggio al mitico Gianni Cosetti) preparati da Domenico Monte e abbinati al Pinot Nero 2018 dell'azienda Forchir. Altro piatto della tradizione l'oca in tecja al Refosco, piatto interpretato in maniera esemplare da Claudio Bassobondini ed impreziosito da una succulenta polenta biancoperla macinata a pietra del Mulino Zoratto. Piatto abbinato al Refosco dal Peduncolo Rosso Vinea Mea Electa 2015 Terre Rosse. →

La trota incontra il capriolo con crema di finocchio CHeck-in • ottobre 2021

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Incontri di generazioni Dulcis in fundo, per chiudere in bellezza l'incontro tra due generazioni, un Sandwich di purea di lampone ripieno di una mousse leggera al cioccolato bianco e anice stellato con sorbetto di uva fragola. Piatto peccaminoso che Mario Spanu ha realizzato con straordinaria maestria, meritevole pure questo, al pari della fantastica Millefoglie di Anna Maria, della standing ovation finale. Entrambi i dessert sono stati abbinati ad uno spumeggiante Moscato Rosa dell'azienda Forchir. E con il caffè, prima dei saluti finali, i distillati della famiglia Nonino. Prosit. E lunga vita Aurelio.

La storia della mitica "Ostarie al Paradiis" La storia dell'antica trattoria al Paradiso di Pocenia, piccolo borgo rurale di poche anime in provincia di Udine, ha inizio nei primi anni Sessanta. Renzo Lepajer ingrandisce il piccolo bar nonché negozio di generi alimentari del paese utilizzando alcune stanze di una latteria dismessa per servire cibi e bevande ai paesani e agli avventori. È qui, presso il "paron" Renzo, che Anna Maria Mauro, nume tutelare del locale, inizia a lavorare come cameriera. Sono gli anni in cui l'Osteria è frequentata da giocatori di carte e di morra che, inseparabili dalle loro fumose "Nazionali" senza filtro, ricordano gli eventi bellici vissuti a Paradiso e discutono animosamente sul comunismo, attirando così le ire del parroco del paese. Il luogo è frequentato anche dai cacciatori che, attratti dalla ricchezza faunistica della Zona delle Risorgive, spesso arrivano con abbondati carnieri di selvaggina, facendo il loro ingresso trionfale con i cani ancora eccitati dalla giornata e movimentando la già brulicante atmosfera. È così che si alzano i calici, vola il vino e il bottino viene subito spiumato e messo in tecja. Anna Maria, riversando le sue doti naturali in cucina fin da subito, si appassiona talmente alla variopinta atmosfera dell'osteria che nel 1972 ne rileva la gestione. Passati pochi mesi e dopo un periodo di formazione presso diverse botteghe alimentari storiche come Ridolfo a Lignano, il marito Aurelio Cengarle lascia il suo lavoro di agente di commercio di prodotti alimentari per affiancarla e per iniziare quella straordinaria avventura che ancor oggi vivono ogni giorno.

Le radici storiche della cucina di Anna Maria Mauro Le proposte della tavola si caratterizzano subito per l'utilizzo della selvaggina più ricercata, delle erbe di campo, dei funghi e delle pietanze tipiche, sapientemente trasformate dalle delicate mani di Anna Maria Mauro secondo le ricette della tradizione nobiliare e popolaresca friulana lasciatele in eredità dalla signora Rosalie Del Negro si presenta come una donna esile e minuta, ma tenace e frizzante come "un gran di pevar": non vi è famiglia nobile o agiata che non richieda le sue mani da cuoca sopraffina per le occasioni speciali. È lei che diviene mentore di Anna Maria durante i primi passi nel mondo gastronomico, lasciandole un’impronta definitiva che si riconosce ancor oggi nei suoi piatti. 162

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Pochi anni dopo inizia a lavorare in Trattoria Domenico Monte, giovane paradisino doc, che affianca Anna e Aurelio negli anni del boom economico: la piccola Trattoria di campagna si trasforma in una meta frequentatissima dai buongustai e alcuni piatti diventano immortali come i famosi "Gnocchi alla carnica".

L’anno della svolta è il 1994 con l'acquisto del locale Nel 1994 la svolta decisiva: dopo anni di speranze, preghiere e insistenze la proprietà cede l'immobile alla famiglia Cengarle che ora può contare anche sull'aiuto della figlia Federica che, terminati gli studi universitari, decide di fermarsi a casa. Iniziano così lunghi lavori di restauro diretti dall'architetto Giovanni Pante di Belluno. La sensibilità, lo studio del contesto e la grande preparazione portano l'architetto a valorizzare gli antichi caseggiati del '600 in cui si sviluppa la Trattoria. Ne risulta un locale di grande fascino e accoglienza, dove gli spazi funzionali ben si sposano con i particolari architettonici secondo un linguaggio nascosto che rivela grande attenzione e radicamento verso il territorio e la cultura friulana.

’apporto di vari chef a una cucina rimasta fedele a sé stessa Oggi il menu del locale, pur differendo nella forma, non si scosta nella sostanza dal percorso operato, sebbene molte siano state nel corso della storia le spinte verso la sperimentazione di tecniche e pietanze diverse. Una svolta in questo senso è stata compiuta grazie all'arrivo nel 2000 di Claudio Bassobondini, allievo del "decano" Aldo Morassutti (Ristorante Da Toni, Gradiscutta) e nel 2008 di Claudio Turrin, chef di grande preparazione che annovera tra le sue esperienze collaborazioni con personaggi del calibro di Alain Ducasse, Ferran Adrià, Heinz Beck, Eckar Witzigmann. Dopo la fruttuosa collaborazione con Claudio Turrin, ma anche con Andrea Trivellato, Paolo Migliore e Matteo Contiero, oggi è Michele Zucchiatti ad aver raccolto l'eredità della cucina del "Paradiso". A lui spetta il compito di lanciarla verso traguardi ancor più prestigiosi coinvolgendo gli ospiti in un percorso gourmand sempre più easy. Lombo di Coniglionatura farcito ai gamberi, spinacetto saltato e zabaione salato

PARADISO Friuli Venezia Giulia 80422

Trattoria Al Paradiso www.trattoriaparadiso.it CHeck-in • ottobre 2021

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Massimo Viglietti anarchico "mediatore" in cucina fra Italia e Giappone CHeck-in • ottobre 2021

Massimo Viglietti e Yukari Vitti


di Alberto Lupini

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a Taki Off non sai bene se sei a Roma, nel quartiere di Prati a un passo dal Vaticano, o in centro a Kyoto. Ti viene il dubbio se stai viaggiando su un Freccia Rossa o su un jet. Ma poco importa. Alla fine sai bene che sei a un tavolo di quelli dove al centro c’è “l’esperienza”, quella che provi tu e quella che ha da tempo il cuoco Massimo Viglietti, che pur avendo già toccato il cielo con un dito (fino alle due stelle Michelin) è costantemente alla ricerca di proposte nuove. Sembra che il suo obiettivo sia sempre quello di puntare sulla qualità e riuscire a stupire. E a parte la creatività che mette in libri o strumenti di servizio, Viglietti stupisce coi suoi piatti e con la sua presenza in sala, dove da vero anfitrione intrattiene i suoi ospiti spiegando magari perché un’alga sta bene con un uovo, o perché un vino è l’unico compagno possibile per quel suo piatto. E intanto in un ambiente assolutamente zen e all’insegna del nero risuona sempre musica, quasi ad accompagnare gli arditi mix fra dolcezza e sapidità, fra acido e aspro, fino all'umami.

Attenzione, Taki Off non è un locale da prendere alla leggera: l'esperienza è vera Con 14 coperti e un percorso di gusto da prendere o lasciare è una specie di stanza di compensazione fra l’attiguo Taki (forse il miglior ristorante giapponese in Italia per rigore nipponico) e l’estro di Viglietti (uno degli ultimi moicani dei cuochi creativi italiani, e non solo per la perenne cresta in testa). È un autentico locale fusion fra l’Occidente in movimento (la musica rock scelta dal cuoco non è casuale) e le regole perenni dell’Oriente. Il wasaby qui si mescola alla maionese o al formaggio. →

Cappasanta, foie gras fresco d'anatra, ridotto di coca cola

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E tutto grazie anche alla coppia proprietaria del locale, Yukari e Onorio Vitti, che con coraggio e lungimiranza hanno creato uno spazio ad hoc per un maestro di cucina che sfugge ad ogni definizione. Al centro l’eterno Peter Pan per voglia di ricercare il nuovo e consapevole esperto di tecniche e materie prime.

Melanzane, crema di fondo di vitello al whisky, nocciole, ceci sbollentati

La provocazione in tanti piatti E i suoi piatti sono tutti un po’ all’insegna della provocazione: nella gran parte dei casi sono riuscitissimi ed hanno ottimi risultati, anche se qualche volta lasciano sorpresi anche i più disponibili ad osare. Certo da Taki off non ci puoi trovare l’Amatriciana o i carciofi alla Giudia. Al massimo della semplicità un piatto di cipolle caramellate e lavanda, un uovo con brodo giapponese di tonno fatto nella moka, oppure una zuppa di fagioli e castagne con tempura di gamberi.

Al tavolo niente menu Il menu, che non esiste, è un inno all’anarchia. Basta antipasti, primi o secondi. Il leit motive è solo tanta tecnica che unisce Italia e Giappone. Ecco gli Spaghettini di soba, sardine affumicate, brodo di funghi, l’Insalatina di baccalà, in cui la soba fredda serve da tavolozza alla sapidità del pesce e dei funghi, e Foie gras d’anatra, ponzu e aceto di lampone, in cui l’aceto ponzu è fatto nelle cucine di Taki, dando il tocco di acidità classico del gusto giapponese che, insieme agli spaghetti di soba, conferisce una forte identità (grandissimo piatto). E ancora. Il Pesce marinato, tapenade di olive e cioccolato bianco, che fa assemblare in bocca il sapore, come pure della Triglia del Mediterraneo, pomodoro, arancio, stelline, consommé di piccione, in cui la delicatezza del pesce viene accompagnata dal carattere del piccione, concentrato nel brodo, e sostenuta dall’apporto neutro delle stelline di pasta, e delle Cappesante, foie gras fresco d’anatra, ridotto di coca cola e polvere di the matcha un vero capolavoro di gusto, per cottura, consistenza e qualità degli ingredienti, senza dimenticare il kick off dato dalla coca-cola e dalla polvere di tè.

E dopo tanti piatti originali un caffè assolutamente da ricercatori del gusto E così si snoda un percorso di tanti piatti, fino ai caffè, preparati tutti al tavolo, ognuno corretto con differenti distillati e insaporito con erbe aromatiche e spezie: rhum e cannella, whisky e alghe, grappa e rosmarino, calvados e tabacco, da accompagnare ad alcune “stranezze” - come le chiama Viglietti - dove dolcezza e sapidità si incontrano in una stessa ricetta. Una “chicca” che stupirà e appassionerà tutti gli amanti del caffè e dei dessert inaspettati. I dolci, infatti, non sono solo dolci ma esperimenti golosi di successo, come la Crema alla maggiorana, mais, insalatina di San Lorenzo, olive candite, frolla in cui le verdure si uniscono in maniera insospettabile alla crema pasticcera creando un piatto di grande equilibrio. E caffè e dessert, al di là delle proposte coraggiose e intriganti, sono l'unica concessione a quello che ci si sdorerà nella sequenza di un menù: arrivano alla fine della cena. Alla fine il connubio fra il cuoco di origini liguri e la patron giapponese ha dato vita ad un locale fuori dai soliti schemi che riesce a divertire ed emozionare. «Quando ho incontrato Massimo, ho provato una sensazione che mi capita molto di rado: mi sono meravigliata - racconta Yukari Ohashi Vitti - Sono originaria di Kyoto, una città in cui la tradizione è custodita gelosamente e in cui ho formato il mio gusto, che 166

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Tartare di fassona, gambero e la sua testa, yogurt alle erbe


Crema alla maggiorana, mais, insalatina di Lorenzo, olive candite, frolla

ripropongo nel ristorante Taki. Una volta arrivata in Italia, tanti anni fa, incuriosita dalla sua cucina, ho capito che non volevo più tornare indietro. Così sono rimasta e, alla fine di un percorso, è arrivata la decisione di fondare un ristorante di cucina tradizionale giapponese che mancava nella città di Roma. Quando, con mio marito Onorio, abbiamo incontrato Massimo e assaggiato la sua cucina, siamo rimasti affascinati di come fossero combinati gli ingredienti e i sapori. Ho capito che era la persona giusta con cui realizzare un sogno: intraprendere un percorso di ristorazione che, affiancandosi a Taki, esprimesse un nuovo pensiero gastronomico tra oriente e occidente, creando un terreno comune tra due Paesi così diversi».

ROMA Lazio 80619

Taki Off www.taki.it/takioff CHeck-in • ottobre 2021

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Ristorante Cacciani

buono e soprattutto sano di Mariella Morosi

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Tonnarelli cacio e pepe del Ristorante Cacciani, quasi un secolo di attività a Frascati (Rm), richiamano vip e gourmet e voleranno anche al summit di Dubai insieme alle eccellenze della Regione Lazio. Il segreto? genuinità, semplicità e tocco leggero, ma soprattutto quel rispetto per la materia e per il cliente che sa che può affidarsi ai tre fratelli titolari: Caterina, Paolo e Leopoldo Cacciani. Dalla terrazza con vista si domina Roma e questa cittadina dei Castelli Romani cresciuta sotto la cinquecentesca Villa Aldobrandini costruita da Giacomo della Porta per i fasti cardinalizi del principe Pietro. La storia di Cacciani comincia nel 1922 con Leopoldo, sceso dalle Marche per cercare fortuna come potatore. Già da fine Ottocento Frascati era meta di gite popolari ma anche ricercata cornice e buen retiro per ospiti più fortunati ed esigenti. Nonno Leopoldo colse il valore di questa

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doppia vocazione del luogo e con i risparmi aprì un’osteria. Ma la ristorazione avviata doveva essere di qualità dando alla cucina romanesca un tocco gentile e ammiccante, con vassoi d’argento e divise inamidate. La formula è passata indenne per un secolo di storia e ancora oggi risulta vincente. Il chilometro zero, la genuinità e la stagionalità che ora tutti invocano hanno sempre dettato legge in questa cucina. Il vino e l’olio da Cacciani sono quelli della terra acquistata dal nonno e la frutta e la verdura viene coltivata in proprio, naturalmente in bio e da molto tempo. Il resto viene da piccoli allevatori e da casari legati da consolidati rapporti. Le generazioni Cacciani continuano così a celebrare la cucina romana vera, tutt’altro che nostalgica, che col tempo non ha tradito la sua essenza. Ma lo sguardo è stato sempre puntato anche sul mondo: Paolo dopo la laurea in economia con indirizzo gastronomico è volato a


New York da Sirio Maccioni de “Le Cirque”, allora il ristorante più celebre al mondo, e vi ha lavorato alcuni mesi. Non si è sottratto neppure ai riflettori della tv perché la buona cucina va fatta conoscere anche cavalcando con garbo l’onda del momento. La famiglia Cacciani, sempre unita in una progettualità in movimento, è passata in quasi cento anni dall’osteria al ristorante fino alla vineria e all’albergo di 24 camere, attraversando la guerra, la ricostruzione, crisi economiche e anche tempi migliori. Il locale - che un tempo si chiamava “L’Antica Pergola” - fu la mensa del feldmaresciallo Albert Kesserling e del comando tedesco e negli anni della Hollywood sul Tevere fu meta di attori come Clark Gable e Gary Cooper, quasi creando una linea diretta tra Cinecittà e Frascati attraverso la via Tuscolana. Fu Walt Disney a fare la foto dei nonni fondatori, oggi orgogliosamente esposta. I tre fratelli sono sempre uniti e intercambiabili anche se Caterina si dedica soprattutto ai dolci. «In cucina ci si diverte di più, si scherza - dicono - mentre in sala il rapporto con il cliente ti porta ad essere più serio, più compassato. Ma qui è il cliente il vero protagonista, è da lui che dipende il menu, è lui che sceglie e decide cosa è ben fatto. Lo chef riveste il ruolo di osservatore. Talvolta è impossibile eliminare un piatto, come i Caccianelli, una mini pasta all’uovo che in molti ci hanno copiato. E poi non puntiamo alle “stelle”. Ci piace seguire la vita, ospitiamo volentieri battesimi, nozze d’oro e feste familiari».

Il menu non è volutamente sterminato perché come dice Leopoldo - il frigorifero toglie sapore agli ingredienti. E poi qualsiasi richiesta del cliente viene comunque soddisfatta. Ad aprire l’offerta sono i Crostini alla provatura di pane nero, la Porchetta tuscolana con misticanza, il Fritto verde con supplì e fiori di zucca e, a seguire, i primi a cominciare dai mitici Cacio e pepe. Da provare i Cannelloni di papa Armando, i Tonnarelli Anita con arcobaleno di verdure croccanti e tartufo, i Ravioli di melanzane con crema di bufala, le Fettuccine con galletti in arrabbiata leggera e mentuccia. Poiché il mare non è lontano, si pensa anche agli amanti del pesce con gli Spaghetti alle vongole e il superbo Fritto misto di calamari, alici e patate. Tra i secondi sono da provare lo Scottadito di abbacchio con cicoriette e paté di coratella, intramontabile dal 1954, così come è datato il Pollo intero alla diavola di biscottato di nonno Leopoldo. La Tagliata di pezza di manzo con verdure alla griglia è cotta su pietra ollare e gli Involtini zagarolesi sono una riuscita evoluzione del Tordo matto in cui l’asino è sostituito dal filetto di maiale. Soavi i dolci di Caterina che li fa giorno per giorno e quindi conviene farsi consigliare. Ma se c’è, è d’obbligo la Zuppa inglese, quella di una volta, cremosa e scarlatta di alchermes. La focaccia, sempre calda di forno, normalmente è da intingere nell’olio della maison, ma ora è finito quello dei loro mille olivi e si attende la nuova frangitura.

FRASCATI Lazio 80182

Cacciani Ristorante www.cacciani.it CHeck-in • ottobre 2021

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Casadora apre a Roma le porte

del suo laboratorio di pasta fresca con cucina

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a voglia di unire la tradizione della pasta fresca italiana a una proposta gastronomica moderna ha portato all'apertura di Casadora, pastificio con cucina a Roma. Un laboratorio dove è possibile concedersi un pasto all'insegna dei gusti e dei sapori delle nonne ma con un tocco in più. Dai tagliolini ai cappellacci, dai tonnarelli ai ravioli c'è spazio anche per i noodles e i gyoza. Alle spalle di questa avventura gastronomica, un gruppo di amici che vede Giulia Ghislini nelle vesti di responsabile del laboratorio grazie alla sua esperienza in cucine stellate in Italia e all'estero. Il richiamo alla tradizione della pasta fresca emiliana è chiaro fin dal nome scelto. Casadora, infatti, nasce dall'unione della parola "casa" a "dora", diminutivo di "azdora" che, nel dialetto bolognese, è la donna che, grebiule in vita e fazzoletto in testa, si occupa di tirare a mano la pasta. Da qui il team di Casadora è partito per offrire ai

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propri clienti un'esperienza di cucina tradizionale, quasi casereccia, ma capace di aprirsi a contaminazioni e innovazioni di prodotto. A livello di layout, il locale è caratterizzato da un bancone di tre metri posto all'entrata. Alle sue spalle, il laboratorio a vista e la cucina. A preparare i piatti da gustare sul momento, è lo chef Giorgio Romanini (per molti anni alla guida del ristorante Mavi). Diversi i piatti che si possono consumare: il Cannolo di spigola ripieno di gamberi con insalata thai o la Porchetta di coniglio con insalata di friggitelli e pesche. li spazi situati in via Oslavia 11, a pochi metri da Piazza Mazzini, c’è posto per 30 coperti interni e 15 esterni. Oltre a questa offerta, grande cura è stata dedicata anche all’ampia scaffalatura con la selezione di prodotti in vendita, tutti italiani e di piccole aziende, con un occhio di riguardo al biologico.

Non solo pasta fresca Nel laboratorio guidato da Ghislini ogni giorno vengono preparati diversi formati di pasta in versione classica o moderna: non solo pasta fresca da consumare a breve ma anche paste abbattute poiché contengono ripieni “particolari”. È questa l’ulteriore punto di forza di Casadora, una proposta innovativa che offre la possibilità di provare paste come i Tortelli ripieni di tartare di gamberi rosa e lime, o i Cappellacci con salsa di pomodori arrosto, e ancora i Cappellacci ripieni di Amatriciana, senza dimenticare quelli con ripieno fondente al Brie. Una prima produzione che verrà arricchita di volta in volta con nuove proposte, da gustare con le salse, i sughi → CHeck-in • ottobre 2021

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e i brodi preparati dalla brigata di Casadora e disponibili per essere acquisti. Con l’autunno il menu verrà impreziosito dai primi della tradizione romana e da alcune proposte internazionali, come i gyoza o i noodles, ideali per preparare un gustoso ramen. Casadora, pastificio con cucina, è aperto dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 20 per la vendita della pasta, mentre dalle 12.30 alle 15.00 è possibile anche pranzare. Il venerdì e il sabato il locale è inoltre aperto anche per la cena, mentre la domenica mattina è possibile solo acquistare la pasta fresca.

ROMA Lazio 80130

Casadora www.pastificiocasadora.it

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Gusto Marigliano

cucina mediterranea e ricercata in centro a Napoli di Vincenzo D’Antonio

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iamo al centro di Napoli. Piazza Municipio, bella e rinnovata, e la stazione marittima sono a due passi, come lo sono le vie dello struscio e dello shopping. Siamo in via Medina, infatti. E qui da poche settimane ha aperto il ristorante pizzeria Gusto Marigliano. La famiglia Marigliano è nel mondo della pizza napoletana da oltre un quarto di secolo; non solo a Napoli: ci sono locali della famiglia anche nel Cilento e di recente nella vicina, popolosa San Giorgio a Cremano. Le proposte lodevolmente testimoniano il posizionamento del locale: attenzione alle esigenze dell’avveduta clientela locale ed al contempo il desiderio di soddisfare le aspettative dei numerosi turisti che in questa stagione sono finalmente tornati a visitare la città. In gustosa cena, ci siamo lasciati guidare dagli affabili consigli delle validissime persone di sala e ne è sortita un’esperienza davvero deliziosa e memorabile. Una scelta rivelatasi saggia ha fatto sì che negli appropriati bicchieri si avvicendassero ottime birre del birrificio artigianale Kbirr. Ed è proprio la Kbirr Natavota ad accompagnare il gradito benvenuto dalla cucina consistente in assaggio di un delicato Acquasale del Cilento. Ad invarianza di birra, giunge in tavola un delizioso sfizio di gusto: frittatina classica, croquettes di Chorizo iberico e Peperone del Piquillo Dop. È una rarità vedersi porgere piatti in cui vi sia calibrata presenza di prodotti Dop non italiani. E questa presenza del Peperone del Piquillo Dop rende merito a Gusto Marigiliano: la vera cucina mediterranea, difatti, non è che debba esaurirsi con le eccellenze agroalimentari del

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nostro Belpaese. Un fertile intreccio di conoscenze sospinge a cercare e trovare sapori nuovi che rendono ancor più godibile la conviviale esperienza a tavola. Cambio di birra, è la volta di Kbirr Cuore di Napoli che sollecita gustoso abbinamento con pietanza sontuosa: Cipolla, farcita di agnello, cotta in forno su salsa di parmigiano. Evidente la maestria dello chef nel saper calibrare tecnica di cottura al cospetto di sapori intensi. La vicinanza al mare, la confidenza con i lidi cilentani comporta ricevere una gradita successione di gioie; agli occhi, al naso e infine al palato. E ciò lo si deve ad una sorprendente Puttanesca di mare settembrino. Piatto rigorosamente stagionale, tiene conto della stagionalità del pescato. Anche questa scelta giunge come segnale positivo: la stagionalità dei prodotti non sta solo nell’orto ma sta anche nel mare. Assecondarla, rendersene consapevolmente partecipi, innesca la pratica necessaria della pesca sostenibile ed al contempo aiuta a scoprire pesci squisiti. Nel bicchiere, la Kbirr Natavota Red. È tempo di dare spazio alla componente pizzeria di Gusto Marigliano e pertanto, ad invarianza di birra, bella a vedersi e poi molto buona da mangiare, la Marinara Gold. Topping costituito da aglio orsino, alici di Cetara rese umide dalla loro colatura, battuto di olive di Ferrandina, origano selvatico, pomodorino giallo. C’è posto anche per un ottimo dessert, una bina coccola finale: Ricotta e pera; Tiramisù. Audace ma molto ben riuscito l’abbinamento con la Kbirr Paliata. Ovviamente non che la scelta di bevanda in abbinamento alle pietanze sia focalizzata solo sulla birra. Ci sono ottimi vini, ben serviti. Gusto Marigliano è locale nuovo, non soltanto nel senso che è di recente apertura. È nuovo nella concezione stessa di ristorazione: niente fronzoli, servizio di sala competente e garbato, cucina che si avvale esclusivamente di ingredienti di alta qualità, sguardo curioso ed attento verso le Dop non italiane. Prezzi di encomiabile onestà.

NAPOLI

Campania 80743

Gusto Marigliano Pizzeria gusto-marigliano.business.site CHeck-in • ottobre 2021

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al Datterino spopola il menu benessere

Lo speciale menu nasce dall’idea dello chef Maurizio Urso del ristorante Datterino a Noto. Ben otto persone su dieci lo scelgono. In carta ricette con cotture e tecniche particolari e prodotti bio

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ambiano le abitudini, cambia lo stile di vita a tavola, tanto che al ristorante sempre più spesso la scelta ricade su alimenti biologici e piatti sani. Sintomo che mangiar sano e con gusto si può. Otto commensali su dieci, infatti, scelgono il Menu Benessere proposto al ristorante Datterino a Noto (Sr). Lo speciale menu nasce dall’idea del vice presidente nazionale Euro-Toques Italia e presidente dell’Accademia nazionale Italcuochi, Maurizio Urso, in collaborazione con l’associazione Artoi (Associazione Ricerca Terapie Oncologiche Integrate), in particolare col dottor Salvatore Bonanno. Il menu, nato nel periodo di lockdown e proposto dall’inizio della scorsa stagione estiva, è rivolto non solo a soggetti con patologie specifiche, ma anche a chi ha voglia di mangiare sano, con tecniche e cotture particolari. Una parte del ricavato del menu Benessere è devoluto all’Associazione Ricerca Terapie Oncologiche Integrate. Sempre più persone vogliono mangiare sano Dalle interviste, in particolare, emerge come la gran parte degli ospiti ammetta di fare molta attenzione ad assumere una dieta bilanciata, a condurre uno stile di vita sano e a ricercare

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un’alimentazione più corretta anche quando si concede una cena fuori casa. Si tratta, evidentemente, di un cambiamento culturale che interessa, ormai, tutte le fasce della popolazione perché, si osserva un’accresciuta attenzione ad aspetti specifici dell’alimentazione legata alla salute come origine delle materie prime, ma anche apporto calorico, vitaminico, proteico e di minerali. La cucina firmata chef Urso punta a un'alimentazione sana e naturale, realizzata con prodotti di stagione che provengono dall’orto biologico della Cooperativa Sociale “Si Può Fare” Onlus. «Da circa 1 anno e mezzo - spiega chef Urso - ho voluto perfezionare una linea e una filosofia che già mi vedeva impegnato sin dal 1993 quando già apprezzavo la cucina macrobiotica, del benessere a tavola. Il Menu del Benessere nasce grazie all’intuizione del dottor Salvo Bonanno e alla conoscenza del professor Massimo Bonucci. È stato proprio il dottor Bonanno, durante una cena presso il Datterino, ad avere l’idea: lui percepisce nei miei piatti una particolare attenzione alla salute, sia per la tecnica di cottura sia per le materie prime utilizzate. È stato incisivo lo scambio di informazioni tra cuoco e medico, guardando il cibo come materia prima essenziale sia per la

prevenzione delle malattie sia per il benessere in generale». Urso anticipa la realizzazione di un piccolo mulino, all’interno del Datterino, in uso per la prossima stagione estiva «Così - dice - da molire e panificare o pastificare con il grano o i cereali appena ridotti in polvere». A Roma è in programma una tre giorni, dal 12 al 14 novembre 2021, dedicata alla X International Artoi Congress.

NOTO Sicilia 80697

Datterino - Scilla Maris Charming Suites www.scillamarisnoto.it/ristorante CHeck-in • ottobre 2021

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Donna Carmela

la tradizione che guarda a Oriente Pasta e patate

di Gianni Paternò

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ivere e lavorare in mezzo al verde, al verde del più grande vivaio di piante d’Europa Piante Faro, in un grande giardino botanico che si chiama Radicepura, in un bel vigneto con architettonica cantina Pietradolce sull’Etna, è quello che caratterizza la famiglia Faro di Acireale. A queste belle strutture e impianti si aggiunge un resort di gran classe a Carruba di Riposto (Ct), chiaramente anch’esso immerso in mezzo a piante ornamentali e prati verdi. Parliamo del Donna Carmela Resort: lussuose camere, suites, lodges, piscina, wellness e infine ristoranti per tutti i gusti, “Sintesi” legato alla tradizione e “La Cucina di Donna Carmela” dove si interpreta il territorio in una piacevolissima visitazione gourmet, e di quest’ultimo tratteremo.

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La Cucina di Donna Carmela (la signora Carmela, moglie del fondatore Venerando e madre di Mario e Michele, è l’anima e la coordinatrice di tutto il resort) si avvale di un’elegante e luminosa sala arredata modernamente classica, 11 tavoli oltre una trentina di coperti in mezzo al verde in estate. Due pilastri: Rosario Sorbello in sala e Piergiorgio Alecci ai fornelli. Sorbello, pur giovane, ha già una lunga esperienza iniziata proprio da Donna Carmela, proseguita in ristoranti di classe. Alecci è presente da 3 anni e con mano decisa e una filosofia attenta offre piatti che si ispirano alla tradizione, con ingredienti prettamente siciliani, interpretati in chiave gourmet con una fantasia concreta arricchita da contaminazioni fusion ispirate all’Oriente. L’esperienza che lo ha arricchito in Italia e all’estero, presso grandi chef come Heinz Beck per fare un solo nome, ora la applica con maestria e sempre più soddisfazioni, tanto da essere apprezzato nei giudizi delle guide e dalle recensioni dei clienti.

Tagliolini

Alici sul Mar Rosso

Si inizia con un benvenuto “Zuppa fredda ai 3 pomodori in 3 consistenze” con acqua di pomodoro cuore di bue, pomodorino giallo e datterino confit, un’acidità delicata che predispone il palato a gustare le future pietanze. “Ricordi di pasta e patate” un piatto ancestrale, povero, interpretato modernamente in cui la pasta è fritta e le patate sono a pezzetti e a crema arricchita di una salsa di parmigiano che vi dona nerbo. “Carpaccio di ricciola, salsa ponzu aromatizzata all’arancia, crumble di noci, zenzero marinato e candito”, già si rivela una caratteristica della cucina di Alecci: equilibrio tra gusti delicati e decisi, ingredienti esotici che arricchiscono senza prevaricare. Arriva il famoso “Alici sul mar Rosso”, un’alice panata e fritta, molto croccante che racchiude un poco di pecorino pepato fresco, che si adagia su una coulisse di datterino crudo e crumble di olive, stavolta la sicilianità è totale. “Calamaro prezzemolo e limone”, i tentacoli fritti in una tempura al nero di seppia, un pezzzo di testa marinata in zucchero e sale, salsa al prezzemolo, crumble al limone; estro e sapori in armonia. “Piccole caserecce” risottate, con gambero rosso, formaggio Tuma Persa, verdure di stagione; l’azzardo del gusto deciso di quello che è uno dei migliori formaggi siciliani unito al dolce delicato del gambero risulta vincente. “Dentice scottato, cotoletta di melanzana marinata tataki e poi fritta su caviale di melanzana, fumetto aromatizzato al lemon grass”; fusione di Sicilia e Oriente. Primo dessert “Cassata”, frangipane al mandarino con mousse di ricotta, pera caramellata, arancia candita e salsa al latte di mandorla, pura Sicilia con suoi prodotti tipici. Non può mancare il “Cannolo”, la scorza ripiena di una mousse di ricotta con cuore di rapa rossa, crumble agli agrumi, sciroppo al gelsomino; una visione etnea fantasiosa da parte di Piergiorgio che però non stravolge anzi arricchisce il re di dolci isolani. La carta dei vini è ricca, incentrata su molta Sicilia, consigliamo di giocare in casa Faro abbinando i vini di Pietradolce, ne vale la pena. Prezzi da ristorante di classe, che ha tutte le caratteristiche per divenire stellato. Aperto a cena e a pranzo la domenica.

Cannolo

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A fine novembre si scia

si inizia con i comprensori Obereggen e Carezza Il 26 novembre 2021 Obereggen e il 27 novembre Carezza, in Val d’Ega, aprono i battenti per la stagione sciistica nel cuore delle Dolomiti con 90 km di piste da discesa, 100 km da fondo, tre piste per lo slittino

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Alla festa per l’apertura della stagione invernale 2021/2022 in Val d’Ega (Bz), i comprensori di Obereggen e Carezza si presentano puntuali con un articolato patrimonio di 90 km di piste da discesa, 100 km di piste da fondo, tre piste per lo slittino e innumerevoli sentieri escursionistici ai piedi degli imponenti massicci del Catinaccio e del Latemar, nel cuore delle Dolomiti. A soli 20 minuti da Bolzano, eppure immerse nei paesaggi imbiancati del Patrimonio Naturale dell’Umanità Unesco, le due aree sciistiche si preparano al taglio del nastro offrendo la garanzia di un’esperienza eccezionale tanto per i professionisti quanto per i neofiti della lamina, gli snowboarder, le famiglie e i bambini.

Obereggen apre il 26 novembre in notturna Venerdì 26 novembre alle ore 19, con una festa all’esclusivo Après Ski Loox - The Alpine Club, Obereggen accenderà i riflettori sulla nuova stagione sciistica. Lo farà, come vuole la tradizione, in notturna, tra le prime, se non la prima, del carosello internazionale di cui fa parte: il Dolomiti Superski. Ma questa perla, oltre a splendide giornate di sci, snowboard e slittino e passeggiate all’ombra di Sua Maestà, il Latemar, offrirà anche magiche serata sulla neve: ogni martedì, giovedì e venerdì, dalle ore 19 alle ore 22, i riflettori illumineranno la pista Obereggen, l’omonima pista da slittino e il Night-Snowpark. Il comprensorio, ad appena 20 minuti dal casello autostradale del Brennero (Bolzano Nord/Val d’Ega), è raggiungibile anche grazie a una linea skibus che lo collega a Bolzano, ai paesi della Val d’Ega e al centro sciistico di Obereggen. I 200 cannoni, disseminati tra Obereggen e le consorelle trentine Pampeago e Predazzo, che insieme costituiscono lo Ski Center Latemar, garantiranno la presenza della neve fino al 18 aprile 2022, data di chiusura della stagione 2021-22. Il tutto su piste eccellenti, pluripremiate dal portale → CHeck-in • ottobre 2021

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internazionale di test Skiresort.de che ha assegnato ad Obereggen le cinque stelle: il punteggio massimo nella categoria dei comprensori fino a 60 chilometri di piste. Tra le aree più apprezzate e soleggiate delle Alpi, Obereggen vanta altri elementi di spicco. Oltre ad essere uno dei 12 comprensori del Dolomiti Superski, fa parte del consorzio Obereggen-Val di Fiemme, il cui skipass permette di sciare su ben 111 chilometri di piste del comprensorio Obereggen, Pampeago e Predazzo e del Cermis-Cavalese, Alpe Lusia e Bellamonte in Val di Fiemme. Ovviamente ad Obereggen sci, slittino e snowboard, il cui snowpark è tra i più conosciuti a livello italiano, saranno accompagnati da un’offerta gastronomica firmata da 12 splendidi rifugi con ampie terrazze panoramiche. Tra questi il rifugio Oberholz, gioiello architettonico a 2096 metri di altitudine alla stazione a monte della storica pista, a valle l’Après Ski Loox The Alpine Club. Da non dimenticare ovviamente le attrazioni per i più piccoli come il parco a tema Brunoland col simpatico Orso a rallegrarne le giornate. Oltre ad indimenticabili passeggiate per famiglie. Non ultimo: il comprensorio potrà contare sulla disponibilità del wi-fi gratuito.

Il 27 novembre parte anche Carezza A Carezza, considerata l’aera sciistica più amata dalle famiglie e dai bambini - che possono esplorare tutto il giorno il regno del sovrano dei nani delle Dolomiti tra scuole di sci, aree per lo svago, una pista a tema, un ricco programma di attività e una sala giochi - il sipario si apre il 27 novembre 2021, svelando tanti chilometri di piste di tutti i colori ma comunque servite ininterrottamente da 12 impianti di risalita. Chi trascorre più di un giorno a Carezza può inoltre estendere il divertimento anche ai tracciati del comprensorio sciistico associato della Val di Fassa. A quel punto, i chilometri delle piste diventano 110, e gli impianti di risalita 54, per un totale di sei aree sciistiche. Dopo il fisiologico warm-up dell’anno scorso, la cabinovia "Re Laurino", con stazione a monte invisibile e copertura del percorso fino al rifugio Coronelle, si prepara a mostrare la propria potenza di fuoco. A essa, si aggiungono seggiovia Tschein - prolungata fino alla Moseralm - il suggestivo punto di vista al Laurins Lounge - a 2337 m di altitudine, il locale panoramico più vicino al sole che ci sia in Alto Adige - e lo skibus che collega il comprensorio a Obereggen e Nova Ponente. Raggiungibile comodamente e velocemente con la cabinovia dal paese di Nova Levante, anche Carezza ha potenziato il proprio impianto di innevamento, offrendo agli amanti degli sport invernali più esperti e a quelli in erba la sicurezza di piste accattivanti e innumerevoli possibilità di praticare snowboard, slittino, sci di fondo, escursioni con le racchette da neve e freestyle. Grande novità del 2022: il 15 gennaio verrà inaugurata la funivia di Tires, destinata a collegare la località di San Cipriano con la Malga Frommer nell'area di Carezza. Le stazioni d’arrivo e di partenza saranno interrate e ci sarà una spettacolare cabina da 60 posti con terrazza panoramica sul tetto. 182

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La sensibilità ai temi ambientali è alla base di una particolare attenzione alle misure di risparmio energetico, nell’ambito di una filosofia pulita che interessa anche la pianificazione e il controllo delle azioni necessarie a garantire la neve fino alla chiusura, in programma il 20 marzo 2022. Aderendo al Patto per la Neutralità Climatica, Carezza ha assunto l’impegno a rendere neutral la propria impronta aziendale entro il 2025, associando un sapore ecosostenibile al gusto di sciare in un comprensorio attraversato dai profumi di un’offerta culinaria unica nel suo genere. Lungo le piste sono disseminati ben 20 rifugi con terrazze, nei quali gli sciatori possono provare sul palato le delizie della cucina italiana e altoatesina.

Dolomiti Super Première Per cominciare col piede giusto la stagione, Dolomiti Super Première - valida dal 26 novembre al 22 dicembre 2021 - offre una giornata gratuita ogni 4, che diventano due nel caso di permanenze di 8 giorni. La proposta copre alloggio e skipass, senza contare che anche le scuole di sci e i noleggi mettono sul piatto corsi e attrezzature a prezzi incredibilmente vantaggiosi. A partire da 307 euro a persona in mezza pensione. Due comprensori a misura di bambino non potevano poi far mancare pacchetti pensati per le famiglie delle nevi. Dal 9 al 29 gennaio e dal 20 marzo al 18 aprile 2022, Obereggen For Families offre ai piccoli sciatori l’opportunità di muovere i primi passi sugli sci, di divertirsi con l’Orso Bruno e di svagarsi su due piste da slittino, volando su tre fun slopes e sbizzarrendosi in due parchi ammantati di bianco. Inclusi nel prezzo di 1400 euro, 7 pernottamenti in MP/B&B/APP, 6 giorni Skipass Fiemme-Obereggen, Skipass gratuito per bambini sotto gli 8 anni, 6 giorni di noleggio sci e attrezzatura per bambini, 1 giorno di noleggio gratuito di una slitta e ingresso gratuito a “Brunoland”. Il comprensorio di Re Laurino risponde con Carezza All Family, valida dal 2 al 9 gennaio, dal 29 gennaio al 2 febbraio e dal 5 al 19 marzo 2022. L’offerta di 7 pernottamenti comprende alloggio e skipass gratuito per tutti i bambini sotto gli 8 anni e il 30% di sconto per i bambini fino a 16 anni, 6 giorni di Skipass Fassa-Carezza

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Pronti, partenza… si scia: dal Tirolo all’Alto Adige

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attesa per lo sci aumenta. A maggior ragione dopo che il Covid ha, letteralmente, spazzato via le vacanze sulla neve a cavallo fra 2020 e 2021! Ma c’è davvero bisogno di aspettare tanto per rimettersi gli sci a piedi? No! Si può già lasciare il segno sulla neve nelle aree sciistiche più alte del Tirolo: le cinque grandi aree sciistiche del ghiacciaio di Stubai, Sölden, Hintertux, Pitztal e Kaunertal combinano il massimo piacere sugli sci con una stagione extra lunga e con assoluta garanzia di neve a oltre 3000 metri di altitudine. Ma la stagione sta per partire anche nel vicino Alto Adige: dalla Val Gardena all’Alta Val Pusteria. Pronti a partire?

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Tutti in pista sui ghiacciai tirolesi Sui 5 ghiacciai tirolesi troverete tanto spazio per soddisfare al meglio la vostra voglia di sci. Con 300 chilometri di piste, 75 funivie e impianti di risalita e circa 100 chilometri di varianti. Naturalmente c'è anche lo skipass “White5” per tutti coloro che amano lasciare più spesso le proprie tracce sulle piste del ghiacciaio. Può essere utilizzato in modo flessibile su tutti i ghiacciai per un totale di dieci giorni (tra il 1° ottobre 2021 e il 15 maggio 2022) e costa 492 euro a persona. Gli hotel sul ghiacciaio sono la sistemazione perfetta per l'inizio della stagione sciistica. I pernottamenti nella maggior parte degli hotel sul ghiacciaio possono essere comodamente prenotati online insieme allo skipass. Naturalmente, nella prima stagione sciistica dopo i lockdown, la sicurezza degli ospiti è fondamentale. Ghiacciaio dell'Hintertux (da 1.500 a 3.250 metri): Esperienza del ghiacciaio in grotta Con la prima apertura del parco invernale, il ghiacciaio di Hintertux nella Zillertal annuncia la tanto attesa stagione sciistica. Tuttavia, lo sci è in stagione qui tutto l'anno, perché "Wintertux" è l'unico comprensorio sciistico in Austria aperto tutto l'anno. Si chiama “il ghiacciaio in grotta” la nuovissima offerta per la prossima stagione: dopo una mattinata sulle piste da sci, ci si può tuffare nella grotta Spannagel, l'unica cava di marmo delle Alpi Centrali, con una guida. Si trascorre circa un'ora nella grotta e si degusta una fonduta con aperitivo, servito nell'accogliente Spannagelhaus. Con il gatto delle nevi, si torna alla stazione di risalita e si prosegue con le cabinovie per tornare a valle. Un vantaggio sul ghiacciaio dell'Hintertux sono le brevi distanze dall'hotel alle piste. Con ski-in, ski-out, si parte dall'Olperer a 3.250 metri direttamente nel centro del paese. Coprirai ben 1.750 metri di dislivello durante la discesa di 12 chilometri verso Hintertux. Ghiacciaio dello Stubai (da 1.750 a 3.210 metri) Snowpark superlativo Il ghiacciaio dello Stubai è chiamato il "Regno della neve". E giustamente. Perché con 65 chilometri di piste è il più grande comprensorio sciistico su ghiacciaio dell'Austria e offre tanto divertimento per tutti i membri della famiglia. Lo Stubai Snowpark è già stato nominato come uno dei luoghi migliori per divertirsi sulla neve. Ci sono ancora più attrazioni in vista della nuova stagione: un'ulteriore jibline lunga 300 metri. Da sottolineare: i bambini sotto i 10 anni ottengono uno skipass gratuito se accompagnati da un genitore pagante. Numerose sono le offerte per i bambini, dai più piccoli agli adolescenti sugli sci. Sci, cultura e shopping? Se si vuole unire la settimana bianca con un viaggio in città, Innsbruck è davvero vicina. Con il pratico “SKI plus CITY Pass Stubai Innsbruck c’è un comodo collegamento dal ghiacciaio alla città, per scoprire la magia di Innsbruck, il capoluogo del Tirolo. → CHeck-in • ottobre 2021

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Sölden (da 1.350 a 3.340 metri) Divertimento e cinema con James Bond Sölden non è solo uno dei comprensori sciistici più grandi, ma sicuramente anche uno dei più famosi. Dopo la costruzione del nuovo edificio presso la stazione intermedia della Gaislachkoglbahn, proprio sulla pista, due nuovi e moderni ristoranti invitano gli ospiti a fare una sosta: nel ristorante a piano terra ci sono piatti classici, vegetariani e vegani. Se dopo l‘avventura sulle piste ci si vuole regalare un momento particolarmente piacevole, all'Angolo Slow Food c’è un‘eccellente cucina con prodotti regionali e vini austriaci. Il ristorante à-la-carte colpisce per le sale luminose e le ampie superfici vetrate panoramiche. Davanti al grandioso panorama dei ghiacciai dell'Ötztal, sul Gaislachkogl ci si lascia incantare dalla missione di James Bond. “007 Elements” è un luogo per conoscere da vicino James Bond grazie alla presenza di oggetti di scena originali, installazioni e filmati. Con la prima del nuovo film di Bond “No Time to Die” ci sono anche alcune novità nel mondo Ötztal di James Bond, aperto tutto l'anno per sciatori e non. Pitztal (da 1.640 a 3.440 metri) Sci, scialpinismo e il caffè sul Dach Tirol Il ghiacciaio Pitztal è già aperto agli sciatori con il suo tradizionale motto “più in alto è, meglio è”. Perché sul “Dach Tirol” (il tetto del Tirolo) è davvero un incanto: ci sono gli ampi pendii di neve naturale su cui lasciare il segno e si può praticare discese fuori pista nel primo parco scialpinismo protetto dell'Austria powered by Dynafit. Tre diversi percorsi di salita, adatti anche ai principianti, sono proprio qui. Ci sono numerose altre opzioni di sport invernali, come il parco divertimenti, il controllo della velocità, il freeride o lo sci di fondo. Chi ha sempre desiderato cimentarsi nei salti, può provare la Family Cross-Line nel parco divertimenti. Il percorso a senso unico è percorribile per tutti. Ci sono anche altre due linee, la funline con una varietà di ostacoli e la waveline, con tanto divertimento. Per i più golosi: un caffè e una torta di grano saraceno della più alta pasticceria austriaca al Café 3440 addolciscono di sicuro la giornata sugli sci. Il 4 dicembre anche il comprensorio di Rifflsee inizia la stagione e amplia ancora di più l'esperienza sugli sci sul Dach Tirol. Kaunertal (da 1.273 a 3.113 metri) Nuovo impianto di risalita La Kaunertal offrirà agli appassionati di sport invernali un nuovo impianto di risalita e quindi molte nuove opportunità nella prossima stagione. La stazione a monte della Weißseejochbahn si trova a 3.044 metri sul livello del mare, direttamente sul crinale su cui corre il confine di stato tra Austria e Italia: la vista spazia su un panorama costellato da innumerevoli cime di 3000 e persino di 4000 metri. Gli aspetti importanti nella progettazione di questo impianto innovativo sono stati l'accessibilità e la sostenibilità, in modo che tutti i punti di accesso siano fruibili anche per i diversamente abili. → 186

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Per garantire la massima sostenibilità, la nuova Weißseejochbahn produce energia grazie ai propri pannelli solari: l'involucro dell'edificio è costituito da nuovi tipi di moduli fotovoltaici in grado di produrre elettricità 365 giorni all'anno. Il nuovo impianto è praticamente “verde”. Un “place to be” per la scena freestyle è anche quest'anno lo Snowpark Kaunertal, che con i suoi due chilometri è uno dei più grandi d'Europa.

Val Gardena, sci ai piedi dal 4 dicembre Dal 4 dicembre al 10 aprile 2022 riapre anche il comprensorio della Val Gardena, per sciare tra le più belle montagne delle Dolomiti, Patrimonio dell’Umanità Unesco. Discese facili che si alternano a ripide pendenze su piste memorabili, come quella dove ogni anno si disputano due gare della Coppa del Mondo di Sci (Saslong). Un totale di oltre 500 km di piste, perfettamente preparate, che si sviluppano lungo il comprensorio Val Gardena/Alpe di Siusi (compreso il Sellaronda). La stagione sarà garantita fino a quasi metà aprile, grazie al fatto che il 98% delle piste sono coperte da neve artificiale. Dall'inverno 2021/22, inoltre, ci saranno voli giornalieri da/per Berlino, Amburgo, Düsseldorf, Londra Gatwick, Bruxelles, Rotterdam e Copenhagen verso l'aeroporto di Bolzano. Con un trasferimento locale si potrà così arrivare da Bolzano alla Val Gardena in circa 35 minuti. Meno di 3 ore, dalle grandi città europee, per divertirsi sulle piste da sci della Val Gardena. Per i più esigenti, e non solo, la mappa delle piste della Val Gardena si arricchisce per la nuova stagione di due nuovi tracciati…e che piste! Parliamo della La Ria, già pronta per la scorsa stagione ma mai percorsa, e della Pilat, la tanto attesa discesa che riporterà a Ortisei chi si sarà abbandonato alle piacevoli e comode discese dell’Alpe di Siusi. La nuova pista nera “La Ria”, che parte dalla stazione a monte della cabinovia Dantercepies e si snoda per oltre un chilometro su 310 metri di dislivello, con pendenza massima del 52%: farà scorrere adrenalina pura tra gli sciatori più esperti. L’atleta della Nazionale italiana di sci, Alex Vinatzer, l’ha provata La nuova pista “Pilat” è, invece la pista di collegamento tra gli impianti dell’Alpe di Siusi e la Val Gardena. Una ex discesa naturale che si snoda attraverso i boschi rocciosi, fino a Ortisei, e si presenta come una spettacolare e tortuosa pista forestale, con una vista unica su tutta la Val Gardena. Lunghezza 4.670 m, dislivello 778 m, pendenza media: 34%. Abbiamo trattato due nuove discese ed è il momento di parlare anche di risalite. A Plan de Gralba è stata, infatti, installata la novità mondiale di Leitner Ropeways; si tratta della cabina Symphony 10, designed by Pininfarina. La “cabinovia Sassolungo” è dotata di nuovi standard in materia di comfort, sicurezza e prestazioni. La cabina da 10 persone offrirà molto più spazio e un’ampia zona d’ingresso che eviterà lo stress della salita a bordo. Le 81 cabine, con i sedili Premium riscaldabili di Leitner, raggiungono una capacità di 3.450 persone → 188

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ogni ora. Igor Marzola, Direttore della funivia Piz Sella, ha spiegato: “La cabinovia appena installata nel comprensorio del Sassolungo e del Sella rappresenta un concetto innovativo di mobilità sostenibile. Grazie al nuovo impianto e alla seggiovia da 8 posti con sedili riscaldati “Gran Paradiso”, si arriva in soli 25 minuti dal parcheggio Plan de Gralba al Passo Sella. In questo modo, da oggi, si potrà comodamente raggiungere il Passo Sella anche senz’auto”.

E dopo lo sci, pranzo al rifugio Il divertimento sugli sci si trasformerà anche in piacere gastronomico negli accoglienti 65 rifugi che si trovano lungo le piste della valle. Quasi tutti sono gestiti in modo familiare, da generazioni. Ogni rifugio propone un’offerta unica che spazia dai piatti tradizionali fino alla cucina più sofisticata e i menu sono sempre completati da un’ampia selezione di vini, prevalentemente altoatesini. Dal 4 dicembre (data di apertura della stagione) fino al 22 dicembre 2021, con l’offerta Dolomiti SuperPremière gli ospiti che prenoteranno almeno tre pernottamenti con skipass e attrezzatura, riceveranno in omaggio una notte in più, sempre comprensiva di skipass e materiali. Prenotando, invece, soggiorni con una durata minima di sei giorni, due saranno quelli in omaggio.

In Val Gardena si può decidere di lasciare l’auto in garage In esclusiva per gli ospiti degli esercizi membri di un’associazione turistica della Val Gardena, è previsto, anche, l’uso gratuito di tutti gli autobus con la Val Gardena Mobil Card. La Mobil Card sarà consegnata gratuitamente all’arrivo nella struttura prenotata. Infine, ricordiamo che secondo il decreto "Green Pass bis" gli impianti di risalita in Italia potranno essere utilizzati solo con un Green Pass europeo valido (vaccinato, guarito o testato) e che steward appositamente formati forniranno informazioni e aiuteranno a evitare la formazione di assembramenti sulle piste, presso le stazioni di risalita e presso gli uffici skipass. Nei prossimi giorni saranno definite con maggiori dettagli le linee guida fornite dalle nuove regolamentazioni legislative.

Alta Pusteria, il giro delle Tre Cime sugli sci Ogni anno, in occasione della prima neve, sulla Croda Rossa fa la sua comparsa la famiglia di pupazzi di neve alti 8 metri e agghindati di tutto punto con sciarpe e cappelli. È il segno inequivocabile che è iniziata la stagione invernale. Dal 5 dicembre 2021 al Bad Moos – Dolomites Spa Resort di Sesto in Alto Adige tutto è pronto per accogliere vacanzieri e sportivi e vivere un’esperienza indimenticabile ai piedi delle Dolomiti, patrimonio dell’umanità Unesco. Divertimento sulle piste, grazie agli impianti di risalita appena fuori dall’hotel, coccole e relax nel regno del benessere della Spa Termesana, charme e comfort da vivere nelle nuove suite, frutto dell’ultimo restyling del Resort. 190

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Dicembre: Spa, sci e feste natalizie La stagione invernale al Bad Moos - Dolomites Spa Resort inizia il 5 dicembre 2021 con un’offerta speciale che mette insieme la prima neve e il relax nella Spa Termesana. L’offerta Winter Opening comprende: 3 pernottamenti dal 5 all’8 dicembre 2021, trattamento di mezza pensione con ricca prima colazione, merenda tirolese, cena di 4/5 portate con menù a scelta, libero accesso alla Spa Termesana con buono wellness di 30 euro, programma di attività Move & Balance, Holidaypass per l’uso gratuito di bus e treno. Il tutto a partire da 567 euro a persona. Ad accompagnare il primo mese invernale fino a Natale, il pacchetto Dolomiti Super Première permette di abbinare soggiorno e skipass per una vacanza sugli sci. L’offerta, valida dall’8 al 22 dicembre 2021, comprende: 4 notti + skipass al costo di 3, trattamento di mezza pensione con ricca prima colazione, merenda tirolese, cena di 4/5 portate con menù a scelta, menu light Feel Good, libero accesso alla Spa Termesana, programma di attività Move & Balance. Il tutto a partire da 621 euro a persona, con la possibilità di allungare il soggiorno fino a 8 notti con skipass al costo di 6. E si arriva così al periodo più magico: quello delle feste natalizie, con l’atmosfera raccolta e intima che contraddistingue il Bad Moos – Dolomites Spa Resort. Il grande albero di Natale, le decorazioni tipiche altoatesine, il fuoco acceso a dare il benvenuto agli ospiti. Ma anche le cene di gala nelle serate speciali, con musica live e buffet infiniti per festeggiare i momenti più belli dell’inverno.

Settimane bianche sulle piste 115 km di piste preparate alla perfezione con impianti di risalita moderni e all’avanguardia. Il comprensorio sciistico Tre Cime Dolomiti mette a disposizione ben 5 montagne collegate tra loro, con il giusto mix di piste blu, rosse e nere, per rispondere a tutte le esigenze. Dal Monte Croce apprezzato in articolare per l’allenamento, al Monte Baranci indicato soprattutto per le famiglie. Il Waldheim accoglie gli sciatori più piccini, mentre la graziosa Braies si occupa dei principianti di qualsiasi età, fino al piccolo ma esclusivo Rienza. Inoltre in appena 30 minuti si può raggiungere il consorzio di Plan De Corones per aggiungere altri chilometri di divertimento sugli sci, grazie al comodo Ski Pustertal Express. Ma il top, il vero highlight della vacanza per chi ama sciare è la vicinanza alle piste. Uscire dall’hotel con già gli sci ai piedi e salire comodamente in cabinovia è il comfort di gran lunga più apprezzato ed è quello che avviene al Bad Moos – Dolomites Spa Resort, situato a pochi passi dagli impianti di risalita della Croda Rossa.

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Dal 9 gennaio al 13 febbraio 2022 tornano le tanto attese Settimane bianche - Dolomites Ski Paradise comprensive di: 4 o 7 notti, Skipass Dolomiti di Sesto, trattamento di mezza pensione con ricca prima colazione, merenda tirolese, cena di 4/5 portate con menù a scelta, menu light Feel Good, libero accesso alla Spa Termesana, programma di attività Move & Balance, Holidaypass per l’uso gratuito di bus e treno. 4 pernottamenti a partire da 850 euro a persona. CHeck-in • ottobre 2021

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Livigno si parte con il fondo!

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ccellenza alpina per le esperienze outdoor, Livigno è la destinazione ideale per un soggiorno indimenticabile tra divertimento, relax e sport: all’alta qualità dei servizi offerti si unisce l’attenzione della località nei confronti dell’ambiente e alla sua forte anima green. Anche se la stagione invernale inizierà ufficialmente il 27 novembre, già dalla terza settimana di ottobre, Livigno apre anticipatamente l’anello dedicato allo sci di fondo, realizzato con la neve conservata durante l’estate tramite lo Snowfarm, in questo modo i team sportivi e gli appassionati possono beneficiare delle neve vera anche fuori stagione.

Percorso ad anello di 5 chilometri La località è già all'opera per poter accogliere sportivi e amatori da tutto il mondo; il lavoro prevede inizialmente la preparazione dell'anello tecnico Marianna Longa, un percorso di circa 5km con dislivello, perfetto per gli allenamenti. A seguire, ed in base alle precipitazioni nevose, sarà possibile raggiungere i 30 km di pista invernale che dalla piana centrale di Livigno si sviluppa fino alla zona dell'Alpe Vago, per garantire un allenamento davvero completo e lontano dalle distrazioni del centro. Per avere un'esperienza ancora più completa, presso lo Stadio del Fondo è poi possibile accedere a spogliatoi gratuiti o prenotare una lezione con gli istruttori della Scuola Sci di Fondo. L'anello del fondo sarà aperto tutti i giorni dalle 6.30 alle 12.00 a tutti gli atleti di squadre e team nazionali, dalle 12.00 alle 18.30 agli amatori, previo pagamento del ticket. Livigno viene apprezzata dai team non solo per la quota, ma anche per la qualità della neve, che già a fine ottobre, risulta molto simile a quella invernale su cui andranno a gareggiare. Tra le squadre che hanno scelto Livigno in periodo → CHeck-in • ottobre 2021

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autunnale spiccano le nazionali di Russia Norvegia (la nazionale di fondo più forte al mondo, che ha scelto Livigno come meta per tutti gli allenamenti in altura), Svizzera, Italia, Gran Bretagna, Germania (che sceglie Livigno anche per il biathlon), ma anche la nazionale di fondo Giapponese. Ogni anno, Livigno ospita inoltre numerose gare e competizioni aperte sia ai professionisti sia ad amatori e che richiamano atleti da tutta Europa e non solo, tra queste troviamo la competizione Sgambeda, la granfondo di 35km in tecnica libera con partenza e arrivo a Livigno, che nella sua 31ª edizione avrà luogo il prossimo 4 dicembre 2021.

Neve vera conservata È grazie allo Snowfarm, l’innovativo metodo di conservazione della neve in perfetta sintonia con l’ambiente, che Livigno ha dato il via ai lavori per la realizzazione della pista da fondo. La tecnica prevede dapprima la raccolta, tra marzo e aprile, sia delle neve naturale, sia della neve programmata della stagione frutto dell’innevamento artificiale; in questo periodo la neve viene stoccata nella piana centrale. Qui si costruisce una vera e propria montagna di neve coperta dapprima con la segatura, che permette di isolare la temperatura dell’aria estiva, e successivamente con un telo geotermico che riflette i raggi solari. Questi due strumenti impediscono e contrastano lo scioglimento, dato che agiscono sui fattori ambientali, quali vento e temperatura,

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che da soli causano l’80% della trasformazione della neve in acqua. Una volta terminata la copertura, la neve rimane a risposo per i mesi estivi. In media ogni anno vengono stoccati circa 80.000 metri cubi di neve con una perdita stimata del solo 20%. Si tratta di una tecnica dall’importante risvolto green, in quanto consente di risparmiare una notevole quantità di energia per l’innevamento programmato della stagione invernale futura.

Livigno, 115 km di piste e impianti di risalita Situata in Lombardia, nel cuore delle Alpi italiane, Livigno, con i suoi 115 km di piste e impianti di risalita è nota ai più per la durata della stagione invernale, tra le più lunghe in Italia: la neve, infatti, è assicurata da novembre fino a maggio grazie alle abbondanti nevicate e alle innovative tecniche di stoccaggio della neve.

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Negli anni, Livigno si è affermata tra le località più famose al mondo per gli sport invernali e le attività outdoor, tanto da conquistare il titolo di Comune Europeo dello Sport 2019 e diventare sede delle gare di snowboard e freeride per le Olimpiadi Milano Cortina 2026. A completare e rendere unica l’offerta di Livigno ci sono oltre 250 negozi per uno shopping esclusivo, il centro sportivo e benessere Aquagranda Active You, l’attenzione particolare ai bambini e alle loro famiglie, la grande accessibilità e l’enogastronomia locale e tradizionale.

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LIVIGNO sport e montagna ma non solo: quanto gusto in tavola

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di Guido Gabaldi

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ominare Livigno fa venire in mente le piste da sci, il freddo rivitalizzante che si può provare a 1.816 metri d’altitudine, il Pizzo Cantone, il Monte Campaccio, il lago alpino della Blesaccia e l’immenso comprensorio sciistico tutt’attorno, in vista dei 3mila metri sul livello del mare. E basta? Solo sci, trekking ed escursioni in e-bike? Innegabile che l’Alta Valtellina sia il paradiso degli amanti della montagna, che presi dalla foga di sciare, arrampicarsi, inerpicarsi per mulattiere e ciclosentieri potrebbero dimenticare di trovarsi a Livigno, appendice d’Italia incuneata in Svizzera… ma pur sempre Italia, quel paese dei balocchi che ha saputo trasformarsi nel paese dei mestoli. Se serviva un promemoria, l’ Azienda di promozione turistica e l’Associazione cuochi e pasticcieri di Livigno ne hanno sfornato uno d’eccezione, ovvero la quinta edizione del Sentiero Gourmet, svoltasi a Livigno (Alpe Vago) con la benedizione laica di Sonia Peronaci, food influencer, scrittrice e conduttrice televisiva.

Cosa è il Sentiero gourmet Il Sentiero era costituito da cinque postazioni (antipasti, primi, intermezzi, secondi, dessert) disseminate lungo cinque chilometri di paesaggio alpino e destinate a ingolosire i visitatori, a cui sono stati offerti dei finger food costituiti da piatti della tradizione rivisitati in chiave contemporanea. I protagonisti della giornata sono stati gli chef Pamela Viviani, Luca Galli, Raffaele Rodigari, Mirko Bormolini e Andrea Galli (pastry chef), la cui fantasia si è espressa con particolare eleganza: erano belli, oltre che buoni, l’amuse-bouche di manzòla salata, lo gnocco di ricotta con quenelle di gambero, il canederlo di carcènt, segale e pancetta, il carrè d’agnello ai funghi porcini e zucca, e infine il frollino agli agrumi… ma queste sono solo alcune fra le tante magie che hanno impreziosito il Sentiero Gourmet edizione 2021. In ogni postazione era degustabile anche un finger food a tema Tas’t-Livigno Native Food, il progetto di valorizzazione delle antiche usanze locali promosso da Apt e Associazione cuochi e pasticcieri di Livigno. Tra i suoi obiettivi, la

salvaguardia di quei sapori che ognuno custodisce in fondo al cuore: sensazioni “di base”, casalinghe, familiari, ispirate dal rispetto di tradizioni immemorabili. Sapori-simbolo, insomma, come quello del pan da carcént, un tarallone di pane a base di farina, lievito, acqua e rapa essiccata, uno dei pochissimi vegetali coltivabili a 1.800 metri d’altezza; o della bondiöla, un capocollo di maiale lasciato a marinare nel vino rosso insieme a sale, aglio, pepe nero e cannella; o infine della semplicissima torta da l’indoménia (Sunday cake, per capirsi), un dolce a base di farina bianca, farina di mais, panna, latte e uova che un tempo doveva rallegrare il dì di festa, far sorridere gente consumata dalla fatica di vivere da coltivatoriallevatori di alta montagna. → CHeck-in • ottobre 2021

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La bontà del Rifugio Costaccia Per capire qualcosa in più di storia e prospettive dell’ enogastronomia d’alta quota siamo andati su su fino al Rifugio Costaccia, 2362 sul livello del mare e panorama mozzafiato: l’abbiamo fatto in e-bike, ma per i meno avventurosi è disponibile la comoda Cabinovia Livigno-Centro. La struttura che ci ha accolto è piuttosto grande: al piano terra si trova il bar ed il self service-paninoteca e fast-food, mentre all’esterno ci si può abbronzare nell’ampio solarium con vista spettacolare sulla valle di Livigno. Ma il fiore all’occhiello è senz’altro il ristorante alla carta, dove la tradizione culinaria è sapientemente rivisitata, valorizzata e riproposta in un ambiente familiare. La nostra guida sui sentieri del gusto è autorevole, trattandosi di Mirko Bormolini, chef del Rifugio Costaccia nonché presidente dell’associazione cuochi e pasticcieri di Livigno. Bormolini, per venire al Costaccia si sale fino a 2363 metri ma, nel suo caso, da dove si parte? La scuola alberghiera l’ho fatta a Bormio, condotto per mano da un grande maestro, Eliseo Pini, in grado di trasmettermi la passione per la cucina e di farmi crescere. Le principali esperienze professionali le ho fatte tutte a Livigno, avendo la fortuna di vivere in un contesto dove questo tipo di lavoro non manca, se uno sa far valere le sue qualità. Ho anche lavorato con Mattias Peri, chef stellato titolare dell’omonimo ristorante, che in Valtellina era un autentico punto di riferimento. Purtroppo è venuto a mancare sei anni fa.

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Mirko Bormolini E venendo ora ai giorni nostri, come è cambiata la ristorazione negli ultimi venti anni? Si è evoluta, da ogni punto di vista. È migliorata la tecnica, la selezione delle materie prime, il rapporto con la tradizione e con la clientela: un salto culturale, per farla breve. Agli inizi il ristoratore voleva far soldi e basta, voleva la massa a cui servire le solite cose: salmì con la polenta, pentoloni di pizzoccheri e via andare. Ora qualità e autenticità sono diventate le parole d’ordine, anche perché il consumatore è più esigente e presenta una tutta una serie di richieste: al Costaccia alcuni vogliono il tartufo bianco e l’astice blu, e noi siamo in grado di accontentarli. Arriva tutto, oggigiorno, a Livigno, ed è un cambio epocale. C’è un tipo di cliente straniero che le risulta essere particolarmente attento e competente? Da questo punto di vista la clientela russa, belga, →


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francese che ci frequenta dà grande soddisfazione, spesso senza badare a spese. Ma anche i polacchi, direi, che fino a dieci anni fa non andavano oltre il goulash, hanno allargato decisamente i propri orizzonti. Con gli altri colleghi cuochi e pasticcieri si parla spesso di “educare” la clientela, fare in modo che conosca e apprezzi il nostro sforzo di ricerca, il tentativo di rileggere il passato ed esplorare nuovi territori. In pratica, come si fa? Io per esempio offro delle piccole entrée da assaggiare e registro le reazioni: se quest’ultime sono positive, le novità mi servono per ripensare e far evolvere il menu. Entrée ultraraffinate, materie prime di gran classe: e la tradizione livignasca? Io e i miei colleghi dell’associazione siamo consci della necessità di salvaguardare le tradizioni. Per questo, abbiamo fatto la fatica di elaborare e far stampare un corposo volume di ricette, “Leina da Saor”, (Valanga di sapori), in cui si trovano trovare in italiano e inglese le ricette più apprezzate della nostra terra: per non dimenticare, per poggiare i piedi su un terreno solido. La base irrinunciabile è la consapevolezza, a partire da lì si può evolvere, trasformare e rivisitare, ma sempre ricordandosi qual è il punto di partenza. Ad esempio, in questo periodo io propongo la bondiöla cotta a bassa temperatura con accompagnamento di polenta. Un classico. Essere consapevoli, e poi rileggere, rivisitare, evolvere: questo sembra essere il mantra dei livignaschi, e non solo a livello enogastronomico. Magari è così che sono passati dall’agricoltura eroica, con torta da l’indoménia come massimo della gratificazione, alla gestione di un flusso turistico in crescita costante, almeno in epoca preCovid; e stiamo parlando di turisti che spendono, in un paesino di circa seimila residenti a tre ore di auto da Milano, che fino all’epoca del boom economico rimaneva isolato in inverno, per la neve. L’avamposto italiano in territorio svizzero è partito dal poco-o-niente per arrivare ad intercettare la clientela internazionale, disposta a scavalcare passi alpini e montagne pur di godersi 115 km di piste da sci, il trekking e le escursioni in e-bike in un contesto naturalistico d’eccezione. E non basta, perché è evidente che c’è tanto da sperimentare anche in campo enogastronomico, grazie a una mentalità da montanari duri e puri in costante evoluzione: sembra un ossimoro, abbiamo visto che non lo è. 200 CHeck-in • ottobre 2021

LIVIGNO

Lombardia

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Fiera hotel

ospitalità fa rima con sostenibilità Appuntamento dal 18 al 21 ottobre con la fiera dedicata all’hotellerie e alla ristorazione. La 45ª edizione mette al centro innovazione, economia circolare, architettura e design, ma soprattutto la sostenibilità 202

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Nel “campionato” del turismo sostenibile l’Italia gareggia a testa alta. Lo dimostrano i monitoraggi di Enit-Agenzia nazionale del turismo, i cui dati ritraggono un Belpaese in grado di attrarre i turisti proprio grazie al suo appeal indiscutibilmente green in ambito di viaggi. Le iniziative eco-friendly sono tante, a partire dalle strutture ricettive, passando per i mezzi di trasporto e gli eventi, fino ai locali della movida alimentati da pannelli solari e alle spiagge plastic free. Da nord a sud, tutte le Regioni stanno lavorando con impegno, attraverso un percorso costruttivo che guarda ad un futuro migliore. Anche in Alto Adige la sostenibilità non è più un trend, ma una realtà assolutamente concreta e, soprattutto in ambito turistico, un’opportunità per il territorio di fare la differenza. I numeri d’altronde parlano chiaro: sono ben 18 i comuni certificati ComuniClima, 10mila le case CasaClima, nonché 14 le strutture ClimaHotel. Ma non è tutto. 36 eventi hanno il marchio Going Green Event e 19 sono riconosciuti Green Event. Inoltre 17 bus sono totalmente ad idrogeno e altri 5 ad alimentazione elettrica.

Cresce l’attesa per la 45ª edizione “Hotel” non può che rispecchiare e valorizzare gli ottimi risultati registrati nel suo territorio. Dal 18 al 21 ottobre 2021 ritorna a Bolzano la fiera internazionale dedicata all’hotellerie e alla ristorazione. La 45ª edizione, con 600 espositori, 50 eventi e 220 novità di prodotto, mette al centro innovazione, economia circolare e regionalità, architettura e design: il tutto sotto l’immancabile tetto della sostenibilità, con un Award e un programma di eventi interamente dedicato al tema. →

Informazioni utili • Orari: da lunedì 18 a mercoledì 20 ottobre 9.30-18.00; giovedì 21 ottobre 9.30-17.00. • L’ingresso di Fiera Bolzano si trova in Piazza Fiera 1, all’incrocio tra Via Buozzi e Via Marco Polo. • Grazie al protocollo #FieraSicura, è garantita una visita ad un alto livello di sicurezza. • Per maggiori informazioni: www.fierabolzano.it/it/safety-first • All’ingresso deve essere presentato il Green Pass in forma digitale o cartacea

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Non mancheranno inoltre le best-practices del settore, pronte a ispirare e rivoluzionare. «La sostenibilità - spiega Thomas Mur, direttore di Fiera Bolzano - è un argomento che riguarda tutti da molto vicino: è la sfida del ventunesimo secolo. Una sfida che va vinta, perché non abbiamo un secondo pianeta a disposizione. Ad Hotel 2021 il focus sarà in primis proprio su questo, attraverso la premiazione delle aziende più meritevoli e un programma-eventi molto ricco che guarderà con il consueto interesse all’innovazione, ai circuiti regionali e al design sostenibile».

Sustainability Award Ritorna per la terza edizione e in veste rinnovata il Sustainability Award, premio organizzato in collaborazione con NOI Techpark Alto Adige, Libera Università di Bolzano, Ökoinstitut Südtirol/Alto Adige, Eurac Research e Provincia Autonoma di Bolzano. L’obiettivo è ancora una volta quello di dare un riconoscimento alle aziende più meritevoli sul fronte della sostenibilità e al loro lavoro, spesso nascosto, di ricerca e sviluppo. Cambiano quest’anno le categorie, ovvero: Innovazione, Design, Circle e Sustainable Pioneers powered by IDM. Sette giurati esperti decreteranno i 4 vincitori tra i 70 partecipanti che verranno premiati nella serata di mercoledì 20 ottobre nell’H1, il nuovissimo cortile interno di Fiera Bolzano con 2.500 mq di spazio coperto. Una location speciale per un’occasione speciale.

Hotel Connects Stage Le tematiche-chiave dell’Award faranno inoltre da fil rouge all’intera manifestazione e ai suoi 50 eventi presentati sull’Hotel Connects Stage, il palco tra le corsie nato nell’edizione 2020, e disponibili anche in diretta streaming. Lunedì 18 sarà la giornata dedicata all’innovazione, martedì 19 alla regionalità e mercoledì 20 sarà il turno di architettura e design. Infine, giovedì 21, le best-practices: i “pionieri” della sostenibilità locale e nazionale si racconteranno per ispirare il pubblico con i loro esempi virtuosi di hotellerie e ristorazione.

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BOLZANO

Trentino Alto Adige

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Fiera Hotel www.fieramesse.com/hotel


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n°3 - ottobre 2021 - Anno I - edizionE digitale Edizioni Contatto surl via Piatti, 51 · 24030 Mozzo (Bg) Direttore responsabile Alberto Lupini · alberto.lupini@italiaatavola.net Redazione Tel 035 460563 · 351 8391052 · Fax 02 700557702 · checkin@italiaatavola.net · redazione@italiaatavola.net Gabriele Ancona (vicedirettore) · gabriele.ancona@italiaatavola.net Lucio Tordini (coordinatore di redazione) · lucio.tordini@italiaatavola.net Piera Genta (inviata) · pieragenta@libero.it Federico Biffignandi (redattore) · federico.biffignandi@italiaatavola.net Nicola Grolla (redattore) · nicola.grolla@italiaatavola.net Jenny Maggioni (redattore) · jenny.maggioni@italiaatavola.net Elisabetta Passera (segreteria di redazione) · redazione@italiaatavola.net Brian Vavassori (segreteria di redazione) · brian.vavassori@italiaatavola.net Riccardo Melillo (grafica e impaginazione) · riccardo.melillo@italiaatavola.net Alessandro Venturini (Seo & Web manager) · alessandro.venturini@italiaatavola.net Matteo Scibilia (responsabile scientifico) · matteoscibilia2013@virgilio.it Editore Mariuccia Passera · mariuccia.passera@italiaatavola.net Amministrazione segreteria@italiaatavola.net Pubblicità, eventi e marketing Tel 035 615370 · 351 8391052 · Fax 02 700557702 · direzionecommerciale@italiaatavola.net Andrea Lupini (direttore commerciale e iniziative speciali) · andrea.lupini@italiaatavola.net Laura Miedico (responsabile direzione commerciale) · laura.miedico@italiaatavola.net Livia Gerosa · livia.gerosa@italiaatavola.net · Ivana Frosio · ivana.frosio@italiaatavola.net Corrispondenti di zona (per contatti telefonici consultare il sito) Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta Piera Genta · pieragenta@libero.it Lombardia orientale Renato Andreolassi · renato.andreolassi@alice.it Pavia-Piacenza Stefano Calvi · s.calvi@ilquattro.it Veneto Giulia Marruccelli · gmarruccelli@yahoo.it Belluno-Bolzano-Trento Lina Pison · linapison@gmail.com Friuli Venezia Giulia Liliana Savioli · lilli_sa@hotmail.com Emilia Romagna Giuseppe De Biasi · dbpino60@gmail.com Toscana e Umbria Alessandro Maurilli · a.maurilli@almapress.net Claudio Zeni · zeniclaudio@alice.it Lazio Mariella Morosi · mariellamorosi@hotmail.com Marche Benedetta Gandini · b.gandini22@gmail.com Carla Latini · carla@carlalatini.com Abruzzo Monica Di Pillo · monica.dipillo@yahoo.com Campania e Molise Vincenzo D’Antonio · vincenzo.dantonio@italiaatavola.net Puglia Sandro Romano · sralessandroromano@gmail.com Calabria Tommaso Caporale · dodicialitro@gmail.com Sicilia Gianni Paternò · giopate@libero.it Piero Rotolo · pierotolo@tin.it Antonio Iacona · direttore@charmatmagazine.it Svizzera (Canton Ticino) Rocco Lettieri · simpatico.melograno@tin.it Hanno collaborato anche:

Tiziano Argazzi, Giuseppe Casagrande, Emanuela T. Cavalca, Guido Gabaldi, Giorgio Lazzari, Paolo Porfidio, Lucia Siliprandi, Clelia Torelli Registrazione del Tribunale di Bergamo 13/2021 del 7/6/2021 Iscrizione al Roc (Registro degli operatori di comunicazione) n.10548

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