CHECK-IN 6 - Febbraio 2022

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n°6 - Febbraio 2022 - Anno II

Togliamoci le mascherine e indossiamo le maschere... È tempo di Carnevale!




in COpertina

Togliamoci le mascherine e indossiamo le maschere... È tempo di Carnevale! Con tutta la prudenza che abbiamo esercitato fino ad ora, si può finalmente cominciare a guardare con più ottimismo al nostro futuro nel breve periodo. E magari tornare a pensare alle maschere con piacere e divertimento

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Indice Non si rinuncia al Carnevale

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Gran ballo in maschera a Villa Amistà

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Il Carnevale in Alto Adige

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Granbaita, benessere e alta cucina

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Hotel Tyrol: sicurezza, qualità e cucina

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Sorprendente Milano in verticale

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Primavera siciliana al Baglio Oneto dei Principi

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Sua Maestà la Pizza

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TAORMINA

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Sicilia


Il menu invernale di Terrazza Gallia

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Quel tocco Vivace che ci voleva

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D&G Patisserie, una boutique di pasticceria

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Dal Cordaro, 100 anni della vera cucina di Roma

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Don Lisandro Osteria Moderna

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Porta De Mä, a Monopoli il buono del mare di Puglia

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Sulle tracce dei Longobardi tra storia e gastronomia

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New wave by Da Vittorio sbarca a Shangai

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Constance Hotels & Resorts

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Editoriale Togliamoci le mascherine e indossiamo le maschere... È tempo di Carnevale!

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Alberto Lupini Direttore

e discoteche si sono riaperte da poco e per strada si può andare senza mascherina. Con tutta la prudenza che abbiamo esercitato fino ad ora, si può finalmente cominciare a guardare con più ottimismo al nostro futuro nel breve periodo. E magari tornare a pensare alle maschere con piacere e divertimento. Anche perché Carnevale è ormai alle porte, e se non si potranno ancora fare le grandi feste popolari che caratterizzano molte città d’Italia, un po’ di spensieratezza ce la possiamo e ce la dobbiamo permettere. Magari ci si dovrà accontentare di feste in casa o in hotel, ma in ogni caso sarà certamente più di un segnale di ritorno alla quasi normalità. Proprio volendo puntare ad essere positivi, nelle scorse settimane abbiamo lavorato sul tema del Carnevale, così da offrire ai lettori di Check-In (che cominciano ad essere davvero tanti) un segnale concreto che il peggio è ormai alle spalle. E questa visione ottimistica vale anche per il turismo invernale che, grazie alle nuove norme sull’uso del green pass per gli stranieri, torna a sentire parlare un po’ tutte le lingue europee sulle piste da sci, con buona pace degli albergatori e dei ristoratori preoccupati per assenze che già hanno pesato non poco fino ad ora. E oltre agli sport invernali, tornano ad essere frequentate, per fortuna, anche le spa e le beauty farm, dove un po’ di relax è fondamentale per ricaricare fisico e testa. Chi avrà poco da rallegrarsi saranno gli ostinati no-vax che, salvo gestori compiacenti e irregolari che li accolgono pur senza il pass vaccinale, continuano ad essere esclusi dai piaceri del tempo libero. Ma questo, francamente, sembra davvero il prezzo minore da pagare per poter garantire una ripartenza del turismo in sicurezza e un po’ di benessere ai tanti vaccinati.

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non si rinuncia al carnevale tra maschere, sfilate ridotte e dolci

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di Luca Bassi

U Il Covid, che ha portato alla cancellazione di ogni evento nel 2021, ha provato a rovinare i festeggiamenti anche quest'anno: qualche città sposterà la festa in estate, in altre sarà un'edizione soft. Ma i dolci non mancheranno

n tempo quello che oggi conosciamo come “carnevale” veniva chiamato “fasnachat” o “fesenach”, festa di pazzia. Rappresentava quel periodo dell'anno in cui tutti avevano il via libera per vivere al di fuori dei soliti schemi. Nulla di compromettente, erano solo giorni di goliardia e spensieratezza anche per chi ricopriva nella società ruoli - più o meno - importanti. Passato il Medioevo il nome di questa festività è cambiato. La reinterpretazione ha così portato il “carne levare”, con chiarissimo riferito al giorno precedente l'inizio della quaresima in cui cessava il consumo della carne per quaranta giorni prima della Pasqua.

Una festa antichissima L’origine della festa del carnevale è molto antica: Babilonesi, Ittiti, Fenici ed Egizi cercavano in tal modo di onorare i propri dei. Greci e Romani adoravano il dio del vino. Con l’Imperatore Costantino e il cristianesimo trasformato in religione ufficiale, il carnevale è stato definito una celebrazione pagana e bandita come festività. Ma nel tempo, le usanze del carnevale sono tornate a emergere, e la chiesa cattolica, dopo anni di disappunto, ha concesso un compromesso dichiarando che potevano partecipare al carnevale solo coloro che erano disposti a digiunare quaranta giorni prima della Pasqua. Una sorta di “dare per avere”. Poco a poco il carnevale ha perso ogni legame con la religiosità per diventare una festa popolare, un periodo di tempo nella quale era permesso fare di tutto per poi ritornare alla civiltà e al buon gusto.

Oggi è la festa delle maschere Oggi il carnevale è quel periodo che precede la quaresima ed è celebrato con feste mascherate, sfilate di carri allegorici, danze e baldorie. Termina con grandi feste e cerimonie nel giorno del Martedì grasso (mardì gras), che precede il mercoledì delle ceneri, primo giorno di Quaresima. Forse quello più simbolico è quello che si vede in Brasile, ma le celebrazioni del carnevale vengono organizzate in molte parti del mondo, anche se non in tutti i paesi la data di questa festa coincide.

Quante ricette tipiche a carnevale In Italia il carnevale è molto importante e porta con sé tradizioni e piatti tipici, con ricette diverse da regione a regione. Sicuramente le “chiacchiere” sono la preparazione più famosa di questo periodo dell'anno, tanto che per molti senza chiacchiere non esisterebbe il carnevale. Ogni zona d'Italia dà un nome diverso a questo dolce: “frappe”, “cenci”, “sfrappole”, “cioffe”. → CHeck-in • febbraio 2022

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Altro dessert caratteristico del carnevale è la “castagnola” (o frittella), pallina fritta e cosparsa di zucchero a velo che possiamo trovare in due varianti: una discreta, senza ripieno, l’altra sfacciatamente farcita con crema pasticcera o panna. Da non dimenticare il “sanguinaccio”, una preparazione che un tempo era riservata a palati (e stomaci) forti: una crema di cioccolato aromatizzata con del sangue di maiale. Oggi questa crema viene preparata senza questo accorgimento che le conferiva un retrogusto acidulo e ferroso (la vendita del sangue di maiale al pubblico non è più permessa), ma la ricetta mantiene ancora il suo vecchio nome, testimonianza di una caratteristica tradizione culinaria.

Si frigge anche in Veneto, Basilicata e Sardegna Regione che vai, piatto che trovi. Ma a carnevale, a quanto pare, la frittura è una costante: in Veneto ci sono le “fritole veneziane” (con uvetta), in Basilicata le “canestrelle” (bagnate col miele), in Sardegna i “fatti fritti', soffici ciambelloni che prima di essere addentati devono essere ricoperti di zucchero. A Napoli, infine, a carnevale non manca mai il “migliaccio con la semola”, un piatto che può essere preparato sia in versione salata, sia in versione dolce. Il top è servirlo accompagnato con del sanguinaccio, che da queste parti non è mai passato di moda. 12

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In Italia alcuni dei carnevali più belli del mondo Ma carnevale in Italia non significa solo ingurgitare un'enorme quantità di dolci per prepararsi a dovere al digiuno quaresimale. Il Belpaese, infatti, è famoso per le tante celebrazioni che ogni anno vengono organizzate in diverse zone e che attirano turisti da ogni parte del mondo, anche se negli ultimi due anni il Covid ha fermato tante di queste iniziative. E pure per questo 2022 molte celebrazioni dovranno fare i conti con la pandemia e con i dati dei contagi che tra dicembre e gennaio sono saliti alle stelle.

Fano, Cento, Ascoli: chi sceglie di non festeggiare Per il secondo anno consecutivo Fano (Pu) non vedrà sfilare nel suo piccolo centro i carri allegorici nelle ultime tre domeniche di febbraio, come da tradizione. La pandemia, infatti, porterà il carnevale di questa cittadina marchigiana in un insolito luglio. Lo ha deciso l’Ente Carnevalesca che ha comunque annunciato che, in occasione della settimana grassa (dal 24 febbraio al primo marzo), saranno organizzate iniziative parallele: nel 2021 tutto avvenne in digitale, ma quest'anno la volontà di fare qualcosa in presenza c'è. La sfilata sarà recuperata a Ferragosto. Anche Cento (Fe) va verso lo slittamento della tradizionale sfilata dei carri. Non c'è ancora nulla di ufficiale, ma voci insistenti parlano di fine maggio, inizio giugno come periodo prescelto per il recupero. È invece sicuro al cento per cento che il carnevale di Ascoli non si terrà. 83739

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Da Arlecchino a Pulcinella le maschere “minacciate” da Halloween 14

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di Luca Bassi

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Arlecchino, Brighella, Colombina e Balanzone nelle illustrazioni di Maurice

ono considerate una cosa molto seria le maschere di carnevale in Italia. Un simpatico paradosso per una festa che fa della risata e dello scherzo i suoi mantra principali. Alcune sono nate decenni fa, altre invece sono figlie di mode recenti. Tantissime sono state rese celebri da spettacoli (soprattutto) teatrali e rappresentano personaggi e caratteristiche umane ben precise. Ogni maschera è legata a una città, che custodisce la sua storia gelosamente. Negli ultimi tempi, però, la tendenza sembra essere cambiata, e sempre più italani alle maschere tradizionali sembrano preferire quelle mostruose legate alla festa di Halloween, che ormai da qualche anno ha preso piede in Italia. Riusciranno quindi le maschere italiane a conservare la loro identità?

Bergamo, patria di Arlecchino e Brighella A Bergamo, ad esempio, guai a toccare Arlecchino e Brighella. La prima maschera rappresenta il costume col quale un bambino si è presentato a una festa in maschera a scuola, cucito per l'occasione dalla madre con tanti pezzi di stoffa di colori diversi regalati dagli → CHeck-in • febbraio 2022

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amici del piccolo. Da qui la nascita del personaggio colorato e sopra le righe che nella commedia dell'arte viene rappresentata come un servo pigro, sempre pronto a costruire raggiri e imbrogli che, sfortunatamente per lui, finiscono sempre male. Brighella è invece il classico servo furbo, sveglio e sicuro di sé. Il nome non è un caso: Brighella è sempre pronto ad attaccare briga.

Pantalone e Colombina a Venezia, Meneghino a Milano Legata sentimentalmente ad Arlecchino c'è Colombina, maschera veneziana considerata dalla tradizione la moglie del bergamasco colorato. Antagonista di questa bella storia d'amore è Pantalone, un ricco mercante un po’ in là con gli anni che non rinuncia a provarci con tutte le donne che incontra. È rappresentato sempre con una borsetta piena di monete ed è famoso per la sua avarizia. A Milano troviamo invece Meneghino, uomo saggio e di buon senso, dotato di un grande senso dell'umorismo. Poteva il Piemonte, terra di vini e di grandi materie prima, non essere rappresentato da un popolano bonaccione amante del buon cibo e del buon vino? Assolutamente no. Infatti, ecco Gianduja. Capitan Spaventa, invece, è uno spadaccino innamorato. Molto pieno di sé, non si separa mai dalla spada, e si vanta di essere un abile combattente. Come maschera viene presentato come un vanaglorioso.

Modena e Bologna con Sandrone e Balanzone Balanzone | illustrazione di Maurice Sand

Doppia maschera storica anche in Emilia-Romagna. A Modena troviamo Sandrone, un contadino furbo e scaltro ma dalle origini umili. Una delle sue principali caratteristiche? Fingersi colto e intellettuale utilizzando un italiano forbito che, però, non conosce a dovere, finendo per fare delle inevitabili e simpatiche figuracce. Balanzone è invece bolognese. Rappresenta una figura di rilievo nella società, un medico o un avvocato, che ama usare termini in latino. I suoi discorsi, però, sono prolissi e sconclusionati, spesso privi di senso.

La Toscana di Stenterello e Burlamacco Il carnevale è qualcosa di sacro in Toscana. Quindi potevano Firenze e Viareggio non avere dei degni rappresentanti? Certo che no. Per questo sono nati Stenterello e Burlamacco: il primo è un fiorentino doc innamorato della vita e sempre di buonumore, nonostante la sfortuna ci metta spesso lo zampino nelle sue faccende quotidiane; il secondo rappresenta la maschera del carnevale di Viareggio, pensato all'inizio del '900 per rendere omaggio al martedì grasso e alla tradizione italiana. → 16

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Anche il Lazio, e nello specifico Roma, offrono alla tradizione delle maschere di carnevale due personaggi. La più famosa è quella di Rugantino, vestito da gendarme, in verità rappresenta il popolano bonario, amante dei buoni sentimenti e della giustizia, anche se un po’ pigro. A fargli da contraltare Meo Patacca, attaccabrighe, sempre armato di fionda e di coltello. Meo Patacca è la rappresentazione del bullo incline alla rissa e allo scontro.

A Napoli l'intramontabile Pulcinella Pensi al carnevale, pensi a Napoli e pensi a Pulcinella, la maschera tradizionale più antica. Rappresenta un servo, svogliato e con poche abilità, che passa le giornate cercando di capire come fare per evitare di lavorare e, al tempo stesso, guadagnare qualche soldo per sopravvivere. Pulcinella non è però una persona cattiva, piuttosto un ingenuotto che combina parecchi guai ai quali, però, riesce sempre a rimediare.

Il carnevale per raccontare l'Italia e gli italiani Per anni queste maschere hanno voluto – scherzosamente ma neanche troppo – raccontare l'Italia e gli italiani. O almeno, una parte di essi. Del resto, una delle caratteristiche principali degli abitanti del Belpaese è di non prendersi mai troppo sul serio. Non esisterebbe l'attaccamento al carnevale col quale abbiamo convissuto per decenni, altrimenti. Ma il carnevale è ancora oggi una festa tanto sentita e tanto importante? Probabilmente no, anche per colpa di altri eventi che nel corso degli anni in Italia sono stati capaci di soppiantare alcune tradizioni.

L'avvento di Halloween Negli ultimi tempi, ad esempio, abbiamo registrato l'avvento di Halloween, celebrazione che cade nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre in voga in passato solo negli Stati Uniti e in Inghilterra, ma oggi anche in gran parte dell'Europa, Italia compresa. Durante questa notte i bambini - ma spesso anche gli adulti - girano di casa in casa mascherati da creature mostruose per il famoso rito del “dolcetto o scherzetto”: gli abitanti della casa alla quale hanno suonato potranno salvarsi dai terribili scherzi a tinte macabre solo regalando dolcetti ai bambini. Un tempo questa festa era legata al capodanno celtico, “trasportata” negli States dai migranti irlandesi. Da alcuni decenni, invece, ha preso il carattere che conosciamo oggi, influenzata dal consumismo dilagante e perdendo gran parte dei suoi significati principali.

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Pulcinella | illustrazione di Maurice Sand


Fra maschere e coriandoli, una guida ai 400 migliori carnevali d'Italia

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gorici, sfilate, coriandoli, balli, feste, concerti, risate a storia del Carnevale che offre il Carnevale, la festa più pazza dell’anno.

MASCHERE E CORIANDOLI

di Piera Genta

ha origini antiche, mentre l’usanza di festeggiare con feste ed zioni, raggruppate per Regione, ampiamente e contenuti, questa guida eventi rappresenta strumento sembra sia nata in epoca in lomaschera aggio, una vacanza, un’escursione, una gita fuori rinascimentale. Negli ultimi periodi la pandemia re una vacanza a Carnevale, non implica tuttavia imposto di infatti noni valori festeggiare uno degli eventi n’occasione diha svago. Profondi sono si nascondonopiù dietroallegri questi appuntamenti, anche dell’anno, quindi il volume di Antonio i, Scegliere una vacanza in tempo di Carnevale, Castello, appassionato il proprio tempo libero in modo alternativo, alla ricercatore degli aspetti ria, del folclore e dell’enogastronomia. antropologici della cultura italiana, è una ricca egna che va dal Carnevale più celebre (Venezia) a non perdere il senso delle fonte di informazioni per ggio), da quello più combattuto (Ivrea) a quello più tradizioni. dolce (Fano).

Antonio Castello

MASCHERE E CORIANDOLI

ettore turismo, attento alla riscoperta del folclore Maschere e Coriandoli l’autore ha preso lari, soprattutto di In quelle in grado di suscitare un patrimonio culturale di grande rilievo soltanto e fascino. considerazione le manifestazioni che

Antonio Castello

in si svolgono in Italia evidenziando quelle di maggiore ittore, è specializzato nel settoredal turistico. Nel 2004 di è stato spessore punto vista scenografico, storico, no” dal Gruppo Italiano Uffici Stampa, costituito in seno r la Sezione Ambiente. Già Addetto Stampa della Fiavet culturale, sociale e turistico, realizzando una ggio e Turismo) e di altre organizzazioni di livello nazionale di oltre 400 neleventi. Le manifestazioni a attività come carrellata consulente presso alcune società operanti con diversi giornali e riviste specializzate con corrispondenze descritte, regioni, richiamano o-economica. Appassionato di storia suddivise e tradizioni popolari, per ha gomento. E’ vincitore di diversi Premi Giornalistici. credenze e usanze antiche e tracciano la storia di maschere tipiche, spesso derivate dalla Commedia Patrocini dell’Arte, divenute parte integrante della cultura e del folclore locale, concorrendo a fare del nostro Paese una meta turistica straordinaria anche sotto questo particolare aspetto.

Guida ai Carnevali più belli e caratteristici d’Italia

E € 18,00

Nelle descrizioni troviamo carnevali storici: quello di Cento in provincia di Ferrara, in assoluto uno dei più antichi d’Italia conosciuto dal 1600 come testimoniano le scene di alcuni affreschi del famoso pittore centese Gian Francesco Barbieri, detto il Guercino. Ivrea in provincia di Torino che affonda la sua storia del Medioevo con la spettacolare Battaglia delle arance, momento di grande coinvolgimento e forte emozione che vuole rievocare la ribellione popolare alla tirannia. Mamoiada in provincia di Nuoro, con la danza dei Mamuthones. Secondo alcuni, il rito potrebbe risalire all'età nuragica, nato come atto di propiziazione per il raccolto o di protezione contro gli spiriti maligni.

Carnevali di grande richiamo turistico come quello di Viareggio, uno dei più importanti d'Italia e d'Europa, per la magia dei suoi carri allegorici, i più grandi e movimentati al mondo. Quello di Venezia che insieme a quello di Rio de Janeiro è il Carnevale più conosciuto ed apprezzato al mondo. Alcuni quelli curiosi. In Basilicata a Satriano di Lucania nel Parco Nazionale dell’Appennino lucane, si svolge i riti arborei, uno dei più originali d’Italia.

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Gran ballo in maschera 20

a Villa Amistà

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Nato dalla ristrutturazione di una villa veneta del Cinquecento, il 25 febbraio, l'hotel offrirà un “Gran ballo in maschera” in stile veneziano. In tavola le creazioni di Mattia Bianchi, una stella Michelin

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enerdì 25 febbraio Byblos Art Hotel Villa Amistà a Corrubbio di Negarine (Vr) renderà omaggio alla ricorrenza più stravagante e originale dell’anno con un “Gran ballo in maschera” in stile veneziano. Lo sfarzo e l’ironia che caratterizzarono il Settecento saranno i protagonisti di una notte in costume all’insegna del divertimento, con parrucche dai volumi esagerati, crinoline inamidate e tessuti lucidi e sgargianti. Per questa speciale occasione, Mattia Bianchi - chef del Ristorante Amistà - ha pensato a un aperitivo di benvenuto che verrà servito nella suggestiva hall di Villa Amistà: la selezione di finger food si aprirà con le tradizionali frittelle di Carnevale ma in versione salata, per proseguire con appetizer fusion tra mare e terra come la Brioche, acciughe del mar Cantabrico e burro d’alpeggio e la Tartelletta, broccolo di Bruxelles e bottarga. La serata continuerà al Ristorante Amistà (1 stella Michelin) con un menu contemporaneo, sempre creato da chef Bianchi, che metterà in risalto i sapori del territorio. Quindi si apriranno le danze e la suggestiva hall della Villa tornerà alle sue antiche origini di salone da ballo accogliendo il “Gran ballo in maschera” accompagnato da un dj fino alle prime ore del mattino.

Come partecipare Il costume è obbligatorio. Per eventuale noleggio Atelier Tiffany di Mara Rossi (tel 045 222 06 22 | 347 33 99 001) - a partire da 200 euro a costume. L’hotel mette a disposizione anche il servizio trucco e acconciatura con prenotazione: Denis Zorzi - Marta Paon Make Up Artist (m. 392 6320057). • Ballo con aperitivo e cena (vini esclusi) 120 euro a persona • Ballo con aperitivo e cena + shooting fotografico personalizzato 145 euro a persona) • Ballo con aperitivo e cena + pernottamento in Hotel con prima colazione inclusa: in camera matrimoniale Deluxe in doppia occupazione 490 euro a camera/coppia in camera matrimoniale Deluxe in singola occupazione 320 euro a camera/persona Check in a partire dalle ore 15 - check out entro le 11 del giorno successivo. Il Byblos Art Hotel Villa Amistà è una realtà unica nel panorama dell’accoglienza di lusso a livello internazionale e si trova in Valpolicella, immerso in un parco di 20mila mq con giardini all’italiana, fontane e alberi secolari. Nato dalla ristrutturazione di una villa veneta del Cinquecento su progetto di Alessandro Mendini, l’hotel dispone di 58 camere (suddivise tra le varie tipologie): in ognuna di esse e nel grande salone d’onore, si trovano → CHeck-in • febbraio 2022

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complementi e arredi dei più importanti designer internazionali (tra i quali Giò Ponti, Eero Saarinen, Philippe Starck, Ron Arad, Gaetano Pesce) che convivono armonicamente con la collezione d’arte contemporanea di oltre cento opere di artisti come Vanessa Beecroft, Lucio Fontana, Arnaldo Pomodoro, Marina Abramovic, Damien Hirst, Sol Lewitt, Anish Kapoor e altri artisti emergenti. Fiore all’occhiello del Byblos Art Hotel è il Ristorante Amistà (1 stella Michelin) guidato dallo chef Mattia Bianchi e pensato per fondersi armoniosamente con l’hotel: luci soffuse e calde, toni pastello e una selezione di opere di artisti contemporanei a sottolineare l’unicità della location. Premiato nel 2019 a Londra ai “World Boutique Hotel Awards” quale Miglior hotel di design in Europa e al Mondo, il Byblos Art Hotel Villa Amistà fa parte del prestigioso brand internazionale Small Luxury Hotels of the World.

CORRUBBIO DI NEGARINE

Veneto

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Byblos Art Hotel Villa Amistà Via Cedrare 78 - 37029 Corrubbio di Negarine (Vr) Tel 045 68 55 555 www.byblosarthotel.com

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Carnevale di Venezia al sapor di cioccolata a Ca’ di Dio

Il celebre hotel ospiterà l’attesissima cioccolata dell’Atelier Pietro Longhi, punto di riferimento noto in tutto il mondo per la cultura del costume e la sua alta qualità artigianale 24

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l Carnevale di Venezia è sempre un’esperienza, nonostante le restrizioni per la pandemia, da fare almeno una volta nella vita. Quest’anno per partecipare al più scenografico e sfarzoso Carnevale italiano il Ca’ di Dio, il cinque stelle di VRetreats firmato dall’architetto e designer internazionale Patricia Urquiola, che ne ha seguito il progetto di interior design e la direzione artistica, accoglierà gli ospiti con una proposta all’insegna della tradizione millenaria da regalare e regalarsi per vivere un momento di pura allegria. L’hotel, fortemente connesso al tessuto della città, ben riconoscibile negli ambienti della struttura in


forma di materiali, cromie, finiture e ispirazioni, ospiterà infatti l’attesissima cioccolata dell’Atelier Pietro Longhi, punto di riferimento noto in tutto il mondo per la cultura del costume e la sua alta qualità artigianale. Un pomeriggio di intrattenimento dal sapore veneziano che si svolgerà lunedì 28 febbraio a partire dalle ore 16:30 e che sarà ambientato tra le mura di Ca’ di Dio, uno degli edifici simbolo di Venezia e della vita della Serenissima, realizzato nel ‘500 dall’architetto Jacopo Sansovino come luogo di ristoro per eccellenza in cui gli ospiti venivano accolti senza obblighi o restrizioni se non di rispettare le regole dell’antichissima Repubblica che si prendeva cura di loro in un momento di difficoltà. Ed è proprio questo luogo e la sua accoglienza libera e discreta ad aver ispirato il racconto ideato dall’Atelier Pietro Longhi, nel quale Venezia sarà impersonata da un’attrice e cantante che affiderà a parole e musica la sua storia. Un dialogo tra Venezia e la giovane Europa che inesperta chiede consigli e insegnamenti alla Serenissima Repubblica per affrontare gli Stati che litigano per avere la sua preferenza in un gioco tra Dei che vede la partecipazione di Vulcano e Nettuno. Una rappresentazione che sarà allietata da una gustosa cioccolata dall’aroma unico creato appositamente per questo evento e dal nuovo cocktail Sansovino 2.0 che renderà omaggio al celebre architetto e che saranno serviti nella sala dell’Achemia Bar, il luogo perfetto per sorseggiare una vasta scelta di drink, dai grandi classici internazionali a tipici vini e aperitivi della storia veneta, reinterpretati con maestria dai barman esperti. Inoltre, per l’occasione lo chef Raimondo Squeo preparerà dei cioccolatini dal cuore liquido in cui il cioccolato ruby abbraccia l’essenza della rara Rosa Mocenica, riscoperta da The Merchant of Venice e racchiusa nel Gin distillato da Zu Plun in esclusiva per Ca’ di Dio, con il frutto della passione e il cardamomo, una vera e propria chicca per i palati più raffinati. Per godere a pieno di questa esperienza gli ospiti potranno, inoltre, concedersi una cena al ristorante

VeRo: «con la nuova carta ci smaschereremo, un insieme di idee e piatti che racchiude gusti ed emozioni con un briciolo di follia» commenta Raimondo Squeo, chef di Ca’ di Dio. L’evento avrà per gli ospiti dell’hotel un prezzo speciale di 40 euro, ma sarà aperto anche agli esterni che potranno prenotare la propria partecipazione direttamente in hotel al costo di 80 euro, fino ad esaurimento posti. Per tutti il costume storico sarà d’obbligo e potrà essere noleggiato direttamente presso l’Atelier Pietro Longhi (www.atelierpietrolonghi.com).

Venezia 83810

Ca' di Dio Riva Ca' di Dio 2183 - 30122 Venezia Tel 041 0980238 www.vretreats.com CHeck-in • febbraio 2022

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Carnevale a Murano

inseguendo Cenerentola 26

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he Glass Cathedral è una location di eventi situata nell’antica chiesa ora sconsacrata di Santa Chiara, a Murano (Ve), l’isola dei mastri vetrai della laguna veneziana, distante circa due miglia nautiche da Venezia. Gli interni sono di fascino e si prestano per grandi presentazioni, eventi aziendali e feste private. All’interno c’è anche una fornace attiva per dimostrazioni e workshop di soffiatura del vetro. Da alcuni anni The Glass Cathedral è promossa e utilizzata dai proprietari, oltre che per corporate meeting, anche per lo svolgimento di un ballo in maschera di Carnevale di grande richiamo, rivolto a un segmento di clientela benestante e amante del bien vivre. Quest’anno il Ballo di Carnevale è in calendario per la serata di venerdì 25 febbraio 2022 e si chiama The Glass Slippers: la scarpetta di vetro. Una madrina, nelle vesti di Cenerentola, sarà la protagonista della serata.

Come partecipare? Ci sono due opzioni per partecipare a questo evento, classificato come il più sensuale e favoloso per definizione dei balli del Carnevale veneziano, in quanto si svolge nella magica cittadina di Murano e nella cui location, durante la serata, si può assistere anche alla dimostrazione di soffiatura del vetro. I biglietti Royal dinner costano 310 euro ciascuno e includono: trasporto alla Cattedrale di Vetro da Fondamenta Nove, aperitivo di benvenuto, prima esibizione di lavorazione del vetro dal vivo dove i maestri vetrai plasmeranno la scarpetta di vero, una cena di gala degna di un re, musica dal vivo e intrattenimento per tutta la serata. I biglietti After dinner costano 110 euro ciascuno e includono: musica dal vivo, dj set e intrattenimento dopo le 22, accesso al bar che serve prosecco, birra e bibite. spuntini serviti per tutta la serata.

BURANO

Veneto 83462

The Glass Cathedral Chiesa di Santa Chiara Fondamenta Daniele Manin 1 – 3014 Murano (Ve) www.santachiaramurano.com CHeck-in • febbraio 2022

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Dopo le sfilate a viareggio

soggiorno da sogno

all’Hotel Plaza de Russie

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el cuore di Viareggio (Lu), sul caratteristico lungomare e a soli 40 metri dalla spiaggia, l’Hotel Plaza de Russie è un punto di riferimento per l’accoglienza di turisti italiani e stranieri. L’hotel si trova al centro della zona Liberty sorta nei primi del ‘900, periodo in cui Viareggio diventa una vetrina internazionale dove la mondanità, il fervore artistico e letterario trovano un luogo d’elezione. È l’hotel più antico della città e il suo nome è un omaggio alla nobiltà russa che solitamente trascorreva le vacanze estive in Versilia. È anche un punto di riferimento per festeggiare uno di carnevali più famosi d’Italia, per il quale lo chef Luca Landi del ristorante Lunasia, una Stella Michelin, proporrà una ricetta speciale: Burlaravioli di polpo e coltellacci. Riaperto nel giugno 2019, dopo una ristrutturazione durata due anni, la città versiliana si è riappropriata di questo storico hotel in una veste completamente nuova. Primo albergo costruito a Viareggio nel 1871, è stato rilevato dalla famiglia Madonna nel 1992 (già proprietaria dell’hotel Byron a Forte dei Marmi). Secondo Salvatore Madonna, «il Plaza è il luogo ideale per una clientela in cerca di eccellenza, di qualità e di bellezza espressa ai massimi livelli. Il cliente del Plaza ama il “bon vivre” e l’hotel garantisce la migliore ospitalità e la migliore cucina, senza dimenticare il meraviglioso e variegato territorio nel quale si inserisce che è una ulteriore esperienza per chi sceglie la Versilia». La novità principale della riapertura è il passaggio da 4 a 5 stelle per offrire agli ospiti un servizio ai massimi livelli nel rispetto della tradizione e della storia di questo grande albergo che, tra i vari illustri personaggi, ha ospitato Rainer Maria Rilke, Gork’ij, Giacomo Puccini, fino a Giorgio Gaber. L’opera di ristrutturazione ha richiesto un investimento pari e 5 milioni e mezzo di euro e tra i principali interventi vi è la riduzione del numero di camere che passano da 54 a 44, tra le quali spiccano due Penthouse.

Luca Landi

Burlaravioli di polpo e coltellacci

Il Plaza fa parte del circuito Relais & Châteaux, una liason che come conclude Madonna «darà la possibilità alla struttura di crescere ulteriormente e nel contempo offrire a Viareggio la visibilità che merita”.

Luca Landi alla guida del Ristorante Lunasia Aperto a pranzo e a cena, tanto agli ospiti dell’hotel che agli esterni, con la ristrutturazione il ristorante Lunasia è stato spostato dal quarto al piano terra. Il locale è guidato dallo chef Luca Landi, lucchese (di Bagni di Lucca per l’esattezza), classe 1974. Con la riapertura del Plaza, lo chef riprende un viaggio che non si mai interrotto e lo fa con una marcia in più grazie alle grandi esperienze internazionali che ha maturato durante il periodo di chiusura del Plaza. Reduce dal Manresa di Los Gatos in California (3 Stelle Michelin) e dal RyuGin di Tokyo (3 Stelle Michelin), lo chef propone una CHeck-in • febbraio 2022

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cucina che gli amanti del Lunasia ritroveranno in una versione più matura e affinata. Fresca e italiana ma che offrirà un tocco in più grazie alle due grandi esperienze fatte in due dei ristoranti più noti al mondo. Cucina mediterranea e gourmet che esalta l’estetica e i sapori attraverso piatti a base di pesce e ingredienti del territorio e della sua storia, freschi, elaborati con tecnica e fantasia e scelti in base alla stagionalità. Sul lungomare di Viareggio un mix di classicità e innovazione, colori e profumi. Elementi che contribuiscono a trasformare ogni portata in un’autentica opera. Un ambiente suggestivo dove la passione e la cura dei dettagli garantiscono un’esperienza dove la materia prima viene raccontata attraverso ogni sfumatura per restituirla in un piatto degno di un posto nella nostra memoria gustativa. I prodotti del territorio giocano un ruolo fondamentale per lo chef che ama giocare con le erbe di qualsiasi genere perché il vegetale, con i suoi colori e i sapori rappresenta per Landi la storia contadina e della sua Toscana. La carbonara di mare, la marinata marina e il gelato da spiaggia sono i suoi signature dishes.

VIAREGGIO

Toscana 83584

Hotel Plaza de Russie Piazza Massimo D'Azeglio 1 - 55049 Viareggio (Lu) Tel 0584 44449 www.plazaederussie.com

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La tradizionale corsa degli Zussl Foto: Frieder Blickle

Il Carnevale in Alto Adige tra tradizioni antiche e maschere misteriose

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Alto Adige è una terra di contrasti, che si fondono dando vita a un’atmosfera unica, da vivere in piena libertà nei suoi affascinanti spazi aperti. Le imponenti vette delle Dolomiti fanno da sfondo ai dolci pendii ricoperti di vigneti, la vita contadina si fonde con la modernità, tradizioni alpine e caratteristiche mediterranee vivono in perfetto connubio, mentre italiano, tedesco e ladino raccontano la storia di questa terra. Non solo con la neve, ma in ogni momento dell’anno. Anche il Carnevale qui è ricco di tradizioni e di mistero con molti costumi che mostrano somiglianze con i riti precristiani. Scopriamone alcune.

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Scheibenschlagen Foto: Frieder Blickle


Zusslrennen a Prato allo Stelvio La tradizionale corsa degli Zussl è un’antica usanza per cacciare l’inverno. Si tratta di una sfilata carnevalesca accompagnata da un rituale molto rumoroso e una coreografia ben precisa che avviene ogni giovedì grasso (quest’anno il 24 febbraio) nella piazza del paese di Prato allo Stelvio (Bz), caratteristico centro della Val Venosta. Gli Zussl sono antiche figure con vesti bianche ornate di fiocchi variopinti e fiori di carta crespata, impersonate esclusivamente da uomini del paese. Portano grossi campanacci spesso di oltre 20 chili legati intorno alla vita. Nel corteo, gli Zussl sono accompagnati da sei uomini – che simboleggiano i cavalli al traino – i quali trascinano un vecchio aratro di legno attraverso gli stretti vicoli del paese, incitati dai colpi di frusta del carrettiere. Sono seguiti dal seminatore che sparge a piene mani segatura tra gli spettatori. L’allegro corteo si chiude con un colorato gruppo formato dal contadino e dalla contadina con il servo e la serva, e infine la caratteristica coppia Zoch e Pfott- gli straccioni. Tutti questi personaggi portano diversi attrezzi tipici impiegati nell’agricoltura, con cui viene rappresentato il lavoro sui campi nella stagione calda. Con il Zusslrennen si ridà quindi vita ad antichissimi culti della fertilità, nei quali, con il frastornante suono dei campanacci, gli Zussl scacciano gli spiriti cattivi ed il gelo invernale, "svegliando" allo stesso tempo il grano, per portarlo ad una buona maturazione. Per informazioni: www.venosta.net

specializzati per l'insegnamento a bambini e portatori di handicap. Per informazioni: www.valgardena.it

Scheibenschlagen in Val Venosta È una notte molto particolare e molto attesa che ricorre ogni anno durante la prima domenica di Quaresima. Proprio quando la neve si scioglie, la natura lentamente si risveglia e il sole inizia a scaldare la terra, si svolge lo Scheibenschlagen, la transizione dall’inverno alla primavera. In questo delicato passaggio, secondo la tradizione, i contadini vogliono e devono propiziare la terra e i raccolti e per farlo devono scacciare i "demoni" del signore inverno. Così, armati di paglia, fuoco e dischi ardenti, scacciano l’oscurità, il freddo e il vento dalla Val Venosta richiamando giorni più lunghi e temperature più miti. Bambini e adulti tengono in mano salici, sulle quali vi sono dischi di legno rotondi o quadrangolari, dipinti o intagliati. I dischi vengono incendiati in un falò all'aperto e, quando sono incandescenti, vengono "lanciati" con una speciale tecnica, cantando antiche formule di auguri in rima tipiche della valle. Segue poi l'evento principale di questo rito: il rogo della . Le cosiddette "streghe" vengono piantate sulle colline sopra al paese. Si tratta di croci in legno avvolte nella paglia alte parecchi metri, che alla fine del rito vengono incendiate e brillano da lontano. Per informazioni: www.suedtirol.info 83653

Skishow a Selva Gardena Nel tardo pomeriggio del giovedì grasso (il 24 febbraio) a Selva di Val Gardena (Bz), si avrà la possibilità di vivere una serata emozionante sulle piste da sci in compagnia dei numeri uno degli sport invernali. I migliori maestri di sci e snowboard scenderanno sul campo Freina per stupire il pubblico con affascinanti e divertenti acrobazie, trasmettendo tutto il loro entusiasmo e la passione per gli sport invernali. Il team è composto da ex atleti di Coppa del Mondo, allenatori, istruttori di fondo e freestyle e maestri CHeck-in • febbraio 2022

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In Alto Adige per una vacanza a cavallo L'

inverno, in montagna, va a braccetto con la neve. È la stagione monocromatica, dove il bianco domina la natura che riposa. Oltre allo sci e alle ciaspolate che sono senz’altro le attività predominanti, i Winklerhotels in Alto Adige propongono qualcosa di speciale: passeggiate a cavallo nella natura incantata. I cavalli del maneggio privato del Purmontes (il maneggio è a disposizione non solo per gli ospiti del Purmontes ma anche degli altri hotel del gruppo Winkler: Hotel Lanerhof, Hotel Winkler e Hotel Sonnenhof) sono tanti e ognuno ha una propria caratteristica: ci sono i tranquilli e dolcissimi avelignesi come Birke, Sina, Bella, Cora, Susi e Alina, c’è poi l’affascinante Apaloosa Mary Lou, Miracle è invece il paint horse con il manto a chiazze, tre irresistibili Shetland pony e il simpatico mulo Beethoven.

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Judith Faller, allevatrice e addestratrice di cavalli da corsa, è la responsabile dell'intero maneggio: è un'istruttrice di equitazione e guida di trail riding certificata, possiede anche il distintivo austriaco in bronzo per la guida di carrozze. Durante la sua carriera ha collezionato tanti successi e conquistato il podio in varie discipline dell'equitazione invernale. Judith Faller, dopo un colloquio con gli ospiti, prepara ad hoc lezioni private, di gruppo o uscite a cavallo, a seconda delle esigenze e del grado di esperienza. I principianti cominciano con l’addestramento del cavallo, imparano come stare in sella correttamente, come muoversi al trotto, come tenere le redini e come impostare la fiducia con il cavallo. I cavallerizzi avanzati imparano a cavalcare con la giusta postura e acquisiscono la capacità di gestire diversi tipi di cavalli in mezzo alla natura della Val Pusteria. Il maneggio consente anche di portare il proprio cavallo per esplorare con lui i dintorni. Lo staff specializzato si prende cura degli amici a quattro zampe.

Gli hotel Purmontes In mezzo a prati e boschi incantati, dove il candore della neve è come una coperta che ricopre la natura che dorme, il Purmontes è un luogo per rifugiarsi a contemplare la natura alpina. Tutto è soave, silenzioso e lento. Nel piccolo paese di Mantana, poche case e una bellissima chiesa con un alto campanile con la tipica copertura a cipolla, Purmontes è un gioiello architettonico contemporaneo senza tempo che si integra in questo paesaggio dove il tempo si è fermato. È un luogo magico dove rigenerarsi in un contesto raccolto e isolato, in un ambiente esclusivo. In questo meraviglioso chalet con 5 suite, la contemporaneità è legata alla tradizione e al lusso. Ognuno dei 5 chalet-suites vanta un’infinity pool privata, grande terrazza o giardino e camino, ampi bagni con grandi docce emozionali e whirlpool di coppia situate all’interno delle suite. La spa del Purmontes è un angolo di benessere, dove rilassarsi nella splendida terrazza dopo aver fatto una sauna finlandese o un bagno turco; l’area relax panoramica con letti di fieno è un luogo per sognare. Chalet Purmontes | Mantana 47a | 39030 San Lorenzo (Bz) Tel 0474 403205 | www.winklerhotels.com Winkler Il Winkler vanta un’area piscine e saune dal design contemporaneo; le ampie vetrate annullano i confini esterni, la parola d’ordine è quiete tra i monti e luminosità: 9 piscine indoor e outdoor, aree relax con vista sulla natura e panorami incantevoli, sauna - evento panoramica con gettate di vapore speciali, vasca di acqua fredda, giardino, area cardio-fitness. Tra le novità: le 4 nuove “Pool suite” con piscina privata; le nuove stanze “Cosy suite”; il grandissimo lounge che funge da bar, reception, salotto; l’incantevole infinity pool sul tetto. Hotel Winkler | Santo Stefano 28a | 39030 San Lorenzo (Bz) Tel 0474 549020 | www.winklerhotels.com → CHeck-in • febbraio 2022

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Lanerhof Il Lanerhof a Mantana, a pochi km da Brunico (Bz), è il luogo perfetto per chi è alla ricerca di una vacanza in totale autonomia, ed esige riservatezza e totale libertà di movimento: oltre all’hotel (ed i servizi annessi) offre anche lussuosi appartamenti si trovano a circa 200 metri dalla struttura alberghiera con vasca doppia di design con idromassaggio, per un dolce bagno di coppia, doppie camere da letto e tutte le comodità dell'hotel. Ci si immerge in un mondo accogliente, dall’anima autentica di montagna. Il Lanerhof propone inoltre 3mila metri quadrati di wellness e spa, con il suo meraviglioso mondo d'acqua: piscina coperta, piscina esterna riscaldata, idromassaggio, idromassaggio esterno con acqua salina riscaldata, percorso Kneipp all'aperto, 9 saune e bagni turchi, docce emozionali e nebulizzate, ampia scelta di trattamenti beauty e spa privata, ben 7 sale e aree del silenzio e infine, per la gioia dei genitori, la vasca per i bambini. Hotel Lanerhof | Mantana 42 - 39030 San Lorenzo (Bz) Tel +39 0474 403133 | www.winklerhotels.com Sonnenhof E poi, last but not least c’è l’hotel Sonnenhof, dal fascino solare e dalla vista super - panoramica su paesaggi innnevati. La grande piscina a sfioro all’aperto è un ottimo luogo per immergersi nell’acqua tiepida. Mille metri quadri di spa sono dedicati all'arte sapiente del “prendersi cura di sè”, con una grotta tra le rocce di montagna con idromassaggio caldo, altre 6 saune e grotte, numerosi trattamenti di bellezza, 5 aree dedicate a silenzio e riposo, sia all'interno che all'esterno, una spa privata con diversi ed esclusivi trattamenti di coppia. Hotel Sonnenhof | Via Balkstein 7 | 39030 Falzes (Bz) Tel 0474 528105 | www.winklerhotels.com

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Una Fenice che risorge dalla… neve: ecco la nuova villa Bacchini di Piera Genta

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icostruita a Cervinia (Ao) la storica villa Bacchini, lo chalet fatto costruire nel 1936 dall’ingegner Bacchini, l’inventore della radio Allocchio-Bacchini e distrutto nel 1980 dalla confluenza di due valanghe. In seguito, i proprietari decisero di non ricostruire l’edificio e vendettero quel che rimaneva della struttura alla famiglia Harrison di Londra che ha deciso di riportarla all’antico splendore. Dopo due anni di lavori, oggi prende il nome di La Fenice del Monte Cervino, è uno chalet di lusso progettato dall’architetto Maria Pia Bettiol di Aosta in collaborazione con Concreta nel rispetto dell’antica struttura. Da ultimare solo lo studio del suo magico giardino. Concreta è un interior contractor della Valtellina che esprime la propria eccellenza nella realizzazione dell’arredamento alberghiero su misura per strutture alberghiere e ricettive, e più in generale, in soluzioni di contract a livello nazionale e internazionale.

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L’ispirazione dalla montagna Il concept progettuale è impostato sull’utilizzo della pietra e del legno di larice a vista come è tradizione in montagna, ma allo stesso tempo combinando il rustico, il legno vecchio e la pietra, con materiali ricchi e moderni come i velluti e i cristalli. Questa caratterizzazione moderna è completata da un tocco di neoclassicismo italiano, stile amato dalla famiglia Harrison che ha voluto richiamarlo con decori all’interno dello chalet. Per l’atrio centrale, ad esempio, dove si apre la tromba dell’ascensore, si è optato per un parapetto lavorato in metallo e ottone con motivi neoclassici, mentre nelle zone comuni le grandi cornici di legno che inquadrano le pareti si combinano con gli stucchi e le decorazioni in gesso che richiamano il gusto e l’estetica della classicità. All’interno si trovano le funzioni residenziali come le camere da letto, il soggiorno, la sala da pranzo e la cucina accanto alle attività alberghiere come la piscina interna, la palestra, la spa, la sala cinema, la ski room, la bike room; è presente anche uno staff interno a disposizione dei clienti. L’edificio si sviluppa su 1200 metri quadrati su sei livelli compreso l’interrato, dove sono posizionati i locali tecnici. Sono state ricavate sette camere doppie, oltre a un salone più grande e uno più riservato, una cucina che può essere utilizzata anche dagli ospiti, una sala da pranzo e una zona buffet. Le camere sono due Master Bedroom, due Mini Suites al secondo piano ai due lati del vano ascensore e una King Suite all’ultimo piano, con stanza d’appoggio per i bambini. Tutte le camere sono fronte vallata, mentre i bagni sono orientati a nord con vista sul Cervino. Nel piano di mezzo ci sono quattro camere doppie con doccia e bagno privato, tutte dotate di una piccola cabina armadio. Ogni camera ha un colore diverso giocato sulle tonalità della pelle e dei velluti, mentre le tende sono in lana e richiamano nei colori e nei disegni la tradizione alpina.

Ci si arriva solo in fuoristrada Alla Fenice si accede solo in fuoristrada dal vallo valanghe o da una strada privata. I clienti vengono prelevati con suv o motoslitte e arrivano direttamente nell’autorimessa, dove si trova una zona reception e una cantina vini sotterranea; un ingresso ricavato sotto la piscina vetrata da cui si passa provenendo dalla rimessa accoglie i clienti e, passando attraverso un corridoio di boiserie in larice antico, si giunge al vano ascensore dove, attraverso un’ampia porta vetrata, si può ammirare la Ski Room che è stata concepita come i vecchi cori delle basiliche cristiane, con legno di mogano e troni imbottiti di pelle capitonné color rosso cardinale, sovrastati da uno scenico lampadario in cristalli colorati in nuance. Al piano terra la spa con un’ampia piscina interna con sauna e bagno turco e idromassaggio esterno; sullo stesso piano c’è la palestra, la sala giochi e la sala massaggio.

VALTOURNENCHE Valle D'Aosta

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La Fenice del Monte Cervino Segnavia 13EE -11028 Valtournenche (Ao) www.chaletlafenice.com CHeck-in • febbraio 2022

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Granbaita benessere e alta cucina, puntando alla 6ª stella

Il raffinato 5 stelle di Selva di Val Gardena (Bz) accoglie gli ospiti con i gusti del ristorante Gourmet e il relax della Savinela Spa. Tutti i servizi sono attivi per un'ospitalità in massima sicurezza 40

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di Alberto Lupini

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e 5 stelle dell’hotel sono uno dei simboli della trasformazione da tempo in atto in tutta la rete alberghiera della Val Gardena, ed in particolare di Selva. Sono una garanzia dei servizi offerti e dello stile dopo la recente ristrutturazione che ne aveva cambiato pelle, ma non l’anima, che è restata all’insegna di una calda accoglienza tailor made di uno storico albergo di famiglia. E in effetti il Granbaita Dolomites si trova oggi ai vertici della dell’ospitalità nella località regina delle Dolomiti. «Il nostro hotel nel 2022 festeggia i suoi primi 60 anni - raccontano con orgoglio Carmen Puntscher e Raphael Perathoner, che coi figli Marco, Alexander e Anna gestiscono l’hotel - abbiamo sempre cercato di stare al passo coi tempi e nel 2019 abbiamo ristrutturato tutti i locali: l'architetto Rudolf Perathoner e i suoi collaboratori hanno compiuto qualcosa di bellissimo. E questo nuovo stile piace molto a noi, ai dipendenti e soprattutto ai nostri clienti che quando arrivano rimangono sempre a bocca aperta». Oltre all’architettura e agli arredi (dove il legno prevale), una delle più attrezzate Spa (la Savinela di 2mila mq), gli ampi spazi (10.000 mq fra saloni, bar e ristoranti), camere fra le più moderne e ricercate della valle e i rigorosi controlli anti Covid, a partire da una sanificazione continua, ne fanno in effetti un luogo sicuro e ricercato per chi sceglie vacanze all’insegna del benessere, di una vita attiva e degli sport invernali, grazie anche ai principali impianti di risalita nelle vicinanze. Ed è la base ideale per lunghe discese nello splendido comprensorio sciistico del Dolomiti Superski (il più grande al mondo) →

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e della Sellaronda (che, con i suoi 40 km di piste, parte proprio da Selva di Val Gardena), oppure per ritempranti escursioni con le ciaspole lungo incantati tracciati fra radure e boschi, nel silenzio della natura. O ancora per discese in slitta, pattinate, semplici passeggiate su percorsi ben battuti: il tutto nella possente cornice delle Dolomiti, ricarica naturale di straordinaria forza.

L’offerta del Gourmet per i buongustai Ma il Granbaita è una meta ricercata anche da chi non necessariamente alloggia in hotel. La stessa raffinatezza alberghiera è offerta infatti anche dal Granbaita Gourmet, il ristorante aperto al pubblico dove lo chef Andrea Moccia, nella struttura dal 2011, propone una cucina ricercata che, col convinto sostegno della famiglia PuntscherPerathoner, mira dichiaratamente a portare in dote all’hotel anche una stella Michelin. Ambizione più che giustificata dal livello delle proposte che in maniera davvero originale abbinano territorio, contemporaneità e gusto mediterraneo o internazionale. Il tutto con grande attenzione alle materie prime e all’estetica, senza indulgere però in eccessi o, peggio, in proposte che possono disorientare. Riconoscibilità immediata degli ingredienti, anche nei casi degli accostamenti più insoliti, sono le caratteristiche di menu che guidano gli ospiti in un piacevolissimo e goloso viaggio in un ambiente curatissimo e caratterizzato da grandi vetrate e da un’atmosfera di serenità e riservatezza grazie a solo 7 tavoli. Si può scegliere fra il Menu à la carte e i Menu Degustazione Gherdeina (5 portate) e Dolomites (6 portate) o affidarsi a quello A sorpresa, sinfonia a mano libera dello Chef, abbinati a pregiati vini della cantina dell’hotel

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La famiglia Perathoner: Alexander, Anna, Raphael, Carmen e Marco


(collezione di oltre 500 etichette, custodite fra l’antica cantina di pietra e la moderna di vetro a vista) o da preziosi succhi di mela Kohl. E un esempio della qualità delle proposte della cucina è offerta da una selezione dei piatti che ci piace ricordare. Si parte con Subliminal, una Tartare e carpaccio di Wagyu, parmigiano, rucola, puntarelle, caviale di aringa, fingerlime e kohlrabi che subito sintetizza la grande capacità di Moccia di accostare ingredienti insoliti e offrire grande piacevolezza. A seguire un piatto ancora più originale, Predator, dove a partire dal plancton, passando per gambero rosso, alici, calamaretti spillo e sgombro si giunge al tonno in una virtuale catena alimentare marina. Curioso e buono. Homard au Gin 8025 propone invece Astice con pomodori, cetriolo, avocado, Gin “8025” (il distillato che si produce in zona), miso e verdurine di stagione. Un piatto freschissimo e che ti invita a proseguire nella degustazione che non può non fare tappa con un piatto di assoluto valore come Autumn dove i Fusilloni “Pietro Massi”, il foie gras, la quaglia, il radicchio e il tartufo rappresentano una sorta di sintesi di alta qualità del meglio che si può avere nella stagione tardo autunno-inizio inverno. In alternativa ecco un piatto new entry nel menu: Ravioli ripieni di erbe di campo con gelatina al te nero e fagiolini. Assolutamente da provare. E per i secondi si può tornare a una proposta giocosa e divertente, quanto buona: Uomo di pancia, dove la pancia di maialino si accompagna, su piatti separati, con ventresca di tonno rosso, broccolo, pompelmo, aceto di albicocca, pera cotogna. Una specie di provocazione che in bocca scioglie ogni dubbio per il perfetto bilanciamento dei due ingredienti base. Anche qui l’alternativa è una new entry: Wellington alla Tirolese, un filetto di capriolo con una mousseline di funghi, speck, pasta sfoglia, gelatina di ciliegie e rapa rossa che rappresenta una delle migliori proposte in assoluto di questa carne così comune in tanti ristoranti in montagna, ma raramente presentata nella sua consistenza per palabilità e gusto. Infine due dessert, che più diversi non possono essere, ma ai quali è quasi impossibile resistere: Margaret (biscotto alla fava tonka, Opalys, panna cotta, sorbetto al mango e litchi, polline) e Ros’olio (mascarpone artigianale “Sicla”, mirtillo rosso, olio rosolio e castagne). Inutile dire che per ogni piatto si può ricorrere come detto a degustazioni di vini frutto di un’attenta selezione che è in grado soddisfare ogni gusto.

Offerta ricchissima anche nel ristorante dell’hotel Un’attenzione alla cucina che non vale ovviamente solo per il Gourmet. Anche la proposta del ristorante dell’hotel è di altissimo livello. È sempre Andrea Moccia ad occuparsi dei Menu à la carte serali compresi nel trattamento della mezza pensione. Fra suggestioni altoatesine, italiane e internazionali e il Menu Vital (gustosissimo, ma con sole 500 calorie, per chi volesse seguire un regime detox), → CHeck-in • febbraio 2022

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ciascun ospite può comporre a piacere la propria cena, scegliendo fra una grande varietà di proposte, che si rinnovano di giorno in giorno.

Servizi di ospitalità al massimo livello e personale al completo L’offerta a così ampio raggio dell’hotel incontra un crescente interesse da parte della clientela. Lo dimostrano l’andamento delle presenze e delle prenotazioni, che, nonostante gli alti e bassi legati alla pandemia, hanno premiato il Granbaita, grazie anche alla scelta della proprietà di mantenere inalterati il livello dei servizi e del personale, anche se in qualche momento avevano dovuto lavorare con un’occupazione delle camere dimezzate rispetto alle previsioni, soprattutto per l’incertezza degli stranieri riguardo ai pass vaccinali necessari per venire in Italia.

Subliminal

Ma per fortuna da Natale le cose sembrano andare molto bene. Al punto che Carmen Puntscher e Raphael Perathoner sono ottimisti dopo le preoccupazione delle scorse settimane: «Abbiamo avuto più di un problema legato al green pass: in Italia veniva gestito in modo diverso rispetto al resto d'Europa e questo ha fatto sì che qualche cliente, anche abituale, decidesse di cancellare la prenotazione fatta mesi prima. Siamo comunque riusciti a evitare la cassa integrazione anche nei momenti più difficili, mantenendo il personale attivo al 100%». E ora che da un lato c’è il green pass illimitato per gli italiani - che sarà un primo vero passo verso la rimozione di ogni divieto per chi ha completato le tre vaccinazioni - e quello semplice per gli stranieri, le previsioni tornano più che buone.

Gli italiani più da week end, gli stranieri da settimana bianca Nelle scorse settimane c’è intanto da registrare che finora la presenza degli italiani non ha compensato in toto la riduzione degli stranieri. «Dobbiamo dire che gli italiani non mancano, ma in pochi ormai puntano sulla settimana bianca. L'italiano medio oggi preferisce spostarsi solo per il weekend, a differenza invece di quanto fanno gli stranieri». La scelta di mantenere tutti i servizi è fra l’altro coerente con quanto avviato l’anno scorso. Il 2021 era stato infatti un anno particolare per l'hotel, che per la prima volta aveva deciso di allungare l'apertura estiva: «Abbiamo aperto per la prima volta anche nei mesi di ottobre e novembre, scoprendo che anche in quelle settimane c'era grandissimo lavoro. Siamo stati piacevolmente sorpresi. Abbiamo lavorato così bene in quei due mesi anche grazie alle norme di sicurezza che abbiamo pensato per l'occasione: i nostri ospiti da noi avvertivano un senso di serenità e di sicurezza, che secondo noi ha fatto la differenza». Spa e benessere sempre attivi grazie a rigide misure di sicurezza Naturalmente anche l'hotel ha dovuto osservare precise norme → 44

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Homard au Gin 8025

Wellington alla Tirolese


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per permettere l'ingresso dei clienti nella Spa. «L'area è stata destinata da subito solo a chi aveva green pass e mascherina, mentre gli ingressi sono stati ridotti per evitare affollamenti pericolosi. Abbiamo comunque portato avanti tutte le nostre iniziative legate all'area relax, a partire dai nostri trattamenti offerti con fieno ed erbe di montagna, due nostre chicche nell’area Savinela».

I servizi per sciatori e non L'Hotel Granbaita Dolomites offre una vasta gamma di servizi per gli sciatori, che hanno a disposizione un armadio nello skiroom sorvegliato per mettere al sicuro gli sci e una navetta che li porta gratuitamente in 5 minuti agli impianti principali Dantercepies e Ciampinoi. Lo skipass può direttamente essere prenotato alla reception dell'albergo e, se si ha bisogno di attrezzatura sciistica, si ha lo sconto del 10% presso la Scuola di Sci 2000.

Uomo di pancia

Un’esperienza indimenticabile è lo Skisafari grauito, con un maestro che esperto accompagna in tour sciistici alla scoperta delle più belle piste delle maestose vallate delle Dolomiti. Per chi alla discesa preferisce altre attività sulla neve vengono organizzate varie attività all'aperto come lo sci di fondo, ciaspolate, noleggio di pattini allo Stadio del Ghiaccio adiacente l’hotel, slittate notturne e bicicliettate sulla neve. I clienti dell’hotel possono inoltre partecipare a prezzi ridotti ed in parte gratuitamente alle attività del programma Val Gardena Active, che offre una grande varietà di proposte. Dal 19 marzo al 10 aprile 2022, con il pacchetto Val Gardena Supersun si avranno 7 pernottamenti al prezzo di 6, oltre allo sconto per lo skipass (6 giorni al prezzo di 5).

Margaret

SELVA DI VAL GARDENA

Trentino Alto Adige 83738

Hotel Granbaita Dolomites strada Nives 11 - 39048 Selva di Val Gardena (Bz) Tel 0471 795210 www.hotelgranbaita.com 46

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Le ricette anticrisi dell'Hotel Tyrol:

sicurezza, qualità e cucina

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L'albergo di Selva di Val Gardena, nonostante l'emergenza pandemica, sta salvando la sua stagione invernale. Ed è pronto a rilanciare con una suggestiva cena di cacciagione a 4 mani con Antonio Guida al Suinsom

di Alberto Lupini

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on saranno i tempi splendidi dell'era pre-Covid, ma una cosa è certa: all'Hotel Tyrol di Selva Val Gardena, storico albergo aperto nel 1966, si può sorridere. I suoi proprietari, Bibiana Dirler e Maurizio Micheli, sono ottimisti sull'esito della stagione invernale, che ormai si può definire “salva” e che fortunatamente non bisserà il crollo dell’inverno 2020, quando gli impianti sulla neve restarono chiusi per decreto ministeriale. «Ce la stiamo mettendo tutta, stiamo facendo tutto quello che è nelle nostre possibilità tra sanificazioni, controlli e vaccinazioni. Noi come tutti i dipendenti - spiegano i due albergatori - I nostri ospiti ci hanno confermato che qui si sentono al sicuro e questo a noi basta. Le cose non vanno male anche se, com'è chiaro, non siamo ai numeri pre-Covid. Fra disdette e prenotazioni last minute riusciamo a raggiungere anche il 70% delle camere prenotate durante il weekend. Il meteo poi ci sta dando una mano fortunatamente, possiamo dire che stiamo ritrovando anche tanti clienti storici che negli ultimi anni avevano provato, evidentemente, altre esperienze». In Val Gardena in questo inverno 2021 si stanno vedendo anche tanti turisti stranieri: «In questi ultimi giorni abbiamo soprattutto inglesi e olandesi, ma anche qualche americano. L'italiano preferisce il weekend - sottolinea Dirler - Non se ne stanno vedendo tantissimi dopo le festività natalizie, speriamo tornino nella seconda parte della stagione». Ma nel frattempo l’Hotel Tyrol rilancia le sue proposte turistiche puntando forte sulla cucina, che da alcuni anni è diventata una delle offerte più interessanti dell'hotel. Inq iesto logica il bistellato Antonio Guida (del Seta di Milano, Mandarin hotel) e l'executive chef Alessandro Martellini, a capo del team di cucina del rinomato ristorante Suinsom, ospittao nell'hotel in un'antica stube, realizzata con legni di circa 200 anni fa, propongono per domenica 20 febbraio una cena unica a quattro mani dedicata esclusivamente alla cacciagione. L’Hotel Tyrol ha saputo salvare la sua stagione invernale cercando anche di puntare sulla qualità dei suoi servizi e sul rigoroso rispetto delle normative antiCovid. «Green pass e gestione dell'emergenza? Secondo noi l'Italia ha preso la → CHeck-in • febbraio 2022

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strada giusta per riaprire in regola - commentano in coro i gestori dell'hotel - Vediamo che tutti i clienti, anche quelli stranieri, rispettano le regole imposte dal Governo. Questo per noi è prezioso perché ogni norma che dobbiamo far rispettare sappiamo che è pensata per la libertà di tutti». Regole che vengono fatte rispettare in modo scrupoloso anche nell'ampissima area Spa: «Che rappresenta uno dei nostri punti di forza: abbiamo una piscina interna e una esterna, tre jacuzzi, tre saune, due bagni turchi... Ce n'è davvero per tutti i gusti».

Un punto forte dell’Hotel Tyrol è da sempre la ristorazione Al Tyrol non si punta solo su ospitalità e relax: l'hotel di Bolzano negli ultimi anni ha investito tanto sulla cucina per poter offrire proposte che non fossero solo speck, canederli, polenta, cervo e strudel. «Puntiamo molto sulla ristorazione, crediamo molto sulla qualità del cibo e delle nostre proposte - spiega Micheli - Dalla prima colazione, dove tutto è fatto in casa, passando per il bistrot che propone hambuger di altissima qualità, fino ad arrivare al Suinsom, il nostro ristorante che propone una cucina gourmet». «Il bistrot è aperto tutto il pomeriggio: abbiamo pensato a un orario flessibile per andare incontro a tutti i nostri ospiti. In pratica è possibile consumare un pranzo fino alle 18: chi vuole può mangiarsi un piatto di spaghetti alle 17. E stanno funzionando benissimo anche gli aperitivi: vediamo gruppo di amici ritrovarsi per bere e stuzzicare qualcosa prima di cena». «Questo hotel rispecchia la personalità mia e di mio marito: due persone che amano mangiare e bene bere, che amano la coccola - sottolinea Bibiana Dirler - Questo lo riserviamo anche a tutti i nostri clienti. Chi viene al Tyrol deve amare la tradizione di questa terra. E quando apro il libro degli ospiti e leggo frasi di ringraziamento piene d'affetto, mi commuovo sempre. Lì capisco che quello che volevo raggiungere l'ho raggiunto. Del resto, abbiamo bisogno di stare bene dopo due anni tanto difficili per tutti».

Al Suinsom si punta alla stella Una scelta che non nasconde l'ambizione di puntare ad una stella Michelin. Un obiettivo più che giustificato vista l'offerta di grande livello che Alessandro Martellini è in grado di mettere in campo. E il menu del Suinsom, con un'attenzione 50

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Astice

Carciofo

Ravioli del Plin


altissima a prodotti di qualità indiscussa, offre davvero una scelta di alta cucina, così come l'accurata selezione della carta dei vini. Si punta su menu degustazioni in cui il nome del piatto è l'ingrediente principale. Una scelta stilistica di essenzialità che punta ad evitare equivoci o dubbi su cosa si troverà in preparazioni peraltro molto accurate e di grande ricercatezza. Lascianmdo peraltro una cursiotà che viene semrpe ampiamente soddisfatta dall'assaggio. Ecco ad esempio Orata (con sashimi agli agrumi, puntarelle e caviale), Astice (blu, zabaianoe kla marsala e te macha), Carciofo (tartare di magno, bagnacauda e castelmagno), Spaghetto (canocchie, acciughe e cavolo nero), Ravioli del Plin (farciti al piccione, zucca e acqua di nocciole), Lingua (di vitello, cavolo rosso fermentato e jus di funghi), Manzo (tarassaco, jsu di capperi con midollo affumicato), Merluzzo (radicchio, salsa verde all'acetosella e ostriche), Winter (cocco, cioccolato bianco e yogurt e Parfait alla liquerizia (foglie di tabacco caramellate e salsa al caffè).

Spaghetto

Alessandro Martinelli

Le cene a quattro mani All’Hotel Tyrol si punta molto sull’offerta gastronomica. E infatti, nell’ottica di promuovere sempre di più il Suinsom, il ristorante dell’albergo, e innalzare ulteriormente il livello di ospitalità e accoglienza della struttura, verranno organizzate nei prossimi mesi numerose cene a quattro mani, coinvolgendo cuochi sempre diversi. Questi affiancheranno di volta in volta lo chef resident Alessandro Martinelli e la sua brigata. Il primo esperimento in questo senso vede un menu speciale di sola cacciagione costruito insieme allo stellato Antonio Guida e abbinato ai vini scelti dalla sommelier Marika Rossi.

Attenzione all'enogastronomia Il cuoco, toscano di Orbetello, è un eccellente interprete della gastronomia e delle tradizioni locali, con un accento originale. A parte il pesce, che arriva freschissimo dal mare toscano e dal mar Adriatico, i prodotti sono per lo più locali. La passione di Alessandro Martellini è la natura: «Il mio impegno è realizzare delle pietanze eccezionali e interpretare la cultura e lo stile ladino a tavola”. Dai piatti di Alessandro Martellini sboccia la creatività e l’abilità di chi alla tecnica unisce anche la passione. CHeck-in • febbraio 2022

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L’esplorazione di nuovi abbinamenti e la ricerca della qualità da presentare in tavola, rendono il lavoro dello chef Alessandro Martellini e del suo team un importante impegno quotidiano, per stupire gli ospiti.

Manzo

La cura per i dettagli, per le intolleranze alimentari, per la scelta e la ricerca della filiera dei prodotti svolge un ruolo importante, che fa parte della quotidianità del lavoro in cucina. Ogni settimana ci sono appuntamenti culinari golosi: dal buffet di dolci e dessert alla tipica merenda ladina in un luogo molto unico, la baita del Tyrol. La piccola, intima baita sull’Alpe Juac, dove i profumi dei formaggi e degli affettati si mescolano a quelli della natura che circonda questo angolo di pace alpina.

La lunga storia dell’Hotel Tyrol

Parfait di liquirizia

Winter

Inaugurata nel 1966 dalla coppia gardenese Karl Malloyer e Frida Kasslatter , la struttura, venne più volte ampliata e ristrutturata, sempre con amore e con dedizione. Nel 1974 venne acquistata la villa della sciatrice Pia Riva, adiacente all’hotel, e iniziarono subito i lavori di ampliamento per dare ancora più valore all’anima dell’Hotel Tyrol: nuovi ambienti, piscina coperta e una Spa, che per l’epoca era una vera e propria rarità. L’intraprendente coppia Frida e Karl, grazie ai numerosi viaggi intorno al mondo, seppero portare nel loro locale elementi e concetti innovativi. Durante gli anni successivi la nipote Bibiana Dirler rimase accanto agli zii aiutandoli nell’arte dell’accoglienza, la sua crescita professionale l’ha trasformata in una perfetta padrona di casa, unendo le tradizioni del passato alla moderna accoglienza. L’hotel diventa un libro di storia, che vive quotidianamente attraverso i suoi protagonisti: gli ospiti insieme ai padroni di casa e allo staff. Ora l’hotel è diretto da Bibiana Dirler e dal marito → Maurizio Micheli, toscano originario della Val d’Orcia: l’hotel Tyrol ha accolto l’invito a indossare, in qualche momento speciale, un tocco di “toscanità”, come durante la cena di ogni mercoledì, quando viene proposto un doppio menu, dove i piatti gardenesi e quelli toscani vengono presentati in uno scherzoso e delizioso duello di sapori e di immagini che costituiscono una competizione giocosa: un menu degustazione in pieno stile gardenese orciano, dove il cervo sfida il cinghiale e tra i vini il Lagrein si confronta col Brunello. Inutile dirlo: non

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ci sono vincitori né vinti, ma solo un armonioso mix di sapori e di allure alpino-toscano.

50 camere in stile tirolese e una grande Spa Le 50 ampie camere sono arredate in stile tirolese, arricchite da tessuti e biancheria di qualità. Per preservare la qualità dei tessuti, la famiglia ha optato per avere la lavanderia in casa: i pizzi e i preziosi bordi, i ricami e i dettagli pregiati sono l’highlight di una biancheria di classe, nel segno della tradizione della Valgardena. Il legno e gli arredi tradizionali accolgono l’ospite introducendolo da subito nell’atmosfera alpina e raffinata del luogo. Alcuni elementi, come le porte d’ingresso, vantano elementi antichi: le decorazioni sono autentiche, dipinte a mano dagli artigiani, proprio come una volta. La piscina all’aperto e la grande area spa (con piscina al coperto) regalano momenti di grande relax. La vasca all’aperto, circondata da un grande giardino, è il luogo ideale per rilassarsi al sole. Anche all’interno della struttura si può nuotare e rilassarsi in acqua: la piscina coperta ha un elegante design, con il pavimento in lastre di marmo ed è circondata da pannelli e soffitti di stucco e roccia solcati da travature di antico legno massiccio. Le grandi vetrate regalano luminosità naturale a tutto l’ambiente. Un dialogo con la luce: d’estate il sole che filtra e d’inverno il riverbero della neve, che illumina il grande spazio. Per rilassarsi in acqua ci

SELVA DI VAL GARDENA

Trentino Alto Adige 82335

Hotel Tyrol Strada Puez 12 - Selva di Val Gardena (Bz) Tel 0471 774 100 www.tyrolhotel.it 54

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sono due idromassaggi: uno interno, accogliente e confortevole, e uno esterno, particolarmente suggestivo durante le nevicate della stagione invernale. Accanto all’idromassaggio, in giardino, c’è la “sauna in baita”: il segreto? Dopo la sauna, una doccia fresca, un giro in giardino, per raffreddare il corpo e un tuffo di relax nell’idromassaggio. Nell’area benessere diverse saune e tanti trattamenti invitano a rilassarsi.


Maschere da sci

ampliare gli orizzonti in alta quota

Z

eiss Vision Care, azienda leader nel settore dell’ottica, sinonimo di eccellenza nella produzione di lenti per occhiali, trattamenti e colorazioni, conferma la sua presenza accanto ad ogni sciatore con una collezione di maschere da sci dal design moderno e con alcuni modelli pensati anche per i più piccoli. Per qualsiasi sciatore o snowboarder, la maschera da sci è importante quanto essere veloci e avere l’abbigliamento adeguato. Per gli amanti della neve che invece non vogliono perdere neanche un giorno di discese, sfruttando anche le giornate con nuvole o neve, Zeiss si affida alla lente Sonar per la maggior parte dei suoi modelli. Questa esclusiva tecnologia di colore brevettata è stata sviluppata appositamente per aumentare i contrasti e facilitare l’identificazione di dislivelli e ostacoli sulla neve. La collezione è composta da maschere intercambiabili per una massima adattabilità a ogni condizione meteo, modelli Junior per i più piccoli, e lenti cilindriche per un look elegante. La collezione interchangeable, in particolare, si distingue per il suo design ultra-sottile e leggero, brevettato da Zeiss, e per le elevate performance ottiche rese possibili dall’ampiezza del campo visivo, che unite ad una vestibilità perfetta, assicurano una maggiore libertà di movimento, comfort prolungato e una migliore percezione degli ostacoli.

delle lenti con brevetto Sonar, le maschere da sci Zeiss garantiscono anche la massima protezione contro i raggi Uva e Uvb e sono arricchite da trattamenti oleo & idro repellenti di facile pulizia, per una visione nitida e precisa in qualsiasi condizione atmosferica. Oltre a garantire una perfetta visibilità in tutte le condizioni atmosferiche, le maschere Zeiss assicurano un look altamente personalizzabile e glamour, sempre combinato a una visione ottimale. Per informazioni: www.zeiss.it/vision

Per la stagione sciistica 2021-2022 il pezzo forte della collezione è la nuova maschera della serie Interchangeable, con possibilità di cambiare la lente a seconda delle condizioni meteorologiche: Super blue per le giornate soleggiate, Sonar Orange per condizioni meteo variabili. Tutte le maschere da sci Zeiss sono disponibili unicamente presso i Centri ottici partner. Progettate per offrire una maggiore libertà di movimento, grazie alla perfetta vestibilità, un comfort prolungato e una maggiore percezione degli ostacoli, attraverso la moderna formulazione CHeck-in • febbraio 2022

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Uno yacht club in montagna?

Succede al Cristallo di Cortina con Riva Privée C

mincia da Cortina (Bl) l’anno spettacolare di Riva, che nel 2022 celebra il 180° anniversario e preannuncia meraviglie e sorprese. Alla collezione delle Riva Destination nel mondo non poteva mancare la perla delle Dolomiti, nella quale splende ora un elegante Riva Privée, al Cristallo, Luxury Collection Resort & Spa. Come una gemma acquamarina incastonata fra le maestose cime innevate, dichiarate patrimonio dell'umanità dall'Unesco, il nuovo spazio Riva sposa l’heritage culturale e l’architettura di ispirazione art nouveau dell’hotel Cristallo, esclusivo punto di ritrovo del jet set internazionale da oltre un secolo. In questa location unica, i complementi d’arredo trasportano immediatamente l’ospite nella magia del mito Riva. In particolare, il calore del legno avvolge l’ospite in un mix di intarsi, essenze e dettagli ricercati. Le cromature, l’acciaio, il mogano laccato, la tipica righettatura delle coperte delle barche, tutti elementi tipici del mito Riva, rievocano a colpo d’occhio il design e lo splendore degli yacht più famosi del mondo.

Un menu speciale dello chef Marco Pinelli All’interno del Cristallo, il Riva Privée è uno 56

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spazio temporaneo che accoglierà gli ospiti nella Stube 1872, lo storico ristorante dove verrà servito uno speciale menu Riva, creato ad hoc dallo chef Marco Pinelli, spaziando in modo originale dai sapori dalla tradizione ampezzana alle suggestioni del mare. Un’esperienza Riva mozzafiato, in tutti i sensi, in cui il connubio tra il ricordo del mare e l’esclusivo contesto delle Dolomiti garantisce emozioni potenti, fidelizzando sia gli sciatori sia gli ospiti dal palato esigente.

Il successo delle Riva Destination All’insegna della filosofia “Riva inside, inside Riva”, si rinnova ancora una volta la formula di successo delle Riva Destination già presenti nei luoghi più rinomati (tra cui Parigi, Venezia, Opatija, Monaco, Mykonos, Formentera): portare i valori e il fascino della leggenda Riva presso gli hotel, i ristoranti e i club più prestigiosi, per far vivere l’eccellenza di Riva ad armatori, appassionati di yachting e viaggiatori alla ricerca di mete elitarie. Tra le più recenti aperture delle Riva Destination nel mondo: il Riva Privée di Ischia nel Ristorante Daní Maison, dove spicca l’eccellenza culinaria delle proposte dello chef stellato Nino Di Costanzo; i Riva Lounge e Privée presso l’Ikador Luxury Boutique Hotel & Spa a Opatija (Croazia), famosissima località turistica croata che oggi incanta il jet set internazionale per le bellezze paesaggistiche e il mare cristallino; il Riva Privée al Molo47restaurant di Formentera, la meta più glamour delle Isole Baleari; il Riva Privée presso lo Splash di Port Van Gogh a Parigi che offre agli ospiti l’opportunità di scoprire scorci di rara bellezza della capitale parigina risalendo il fiume a bordo di un Aquariva Super; la magnifica Riva Lounge sulla terrazza The Gritti Palace a Venezia, rinomata per la sua atmosfera magica, con affaccio sul Canal Grande e vista mozzafiato sulla Cattedrale di Santa Maria della Salute. Sono location da sogno anche la Riva Lounge nello storico Cantiere Riva di Sarnico (Bg) e quella al quarto piano dello Yacht Club di Montecarlo.

CORTINA

Veneto 83424

Cristallo, a Luxury Collection Resort & Spa Via Rinaldo Menardi 42 - 32043 Cortina d'Ampezzo (Bl) - Tel 0436 881111 www.marriott.it CHeck-in • febbraio 2022

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Sorprendente Milano in verticale di Leonardo Felician

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orprendere con un nuovo albergo a Milano non è decisamente facile: tale è la quantità e la qualità degli alberghi presenti nella metropoli lombarda, con la presenza tra l’altro di tutti i più grandi marchi alberghieri internazionali, che lanciare un nuovo albergo nel settore più elevato dell’offerta è quasi una “mission impossible”. Il gruppo UNA Hotels, di salde matrici italiane in quanto di proprietà di Unipol Gruppo, una delle principali compagnie di assicurazione nazionali, si è cimentato in questa sfida e ha creduto in un progetto di potenziamento della propria offerta che tra l’altro su Milano conta già numerose strutture ben avviate. Il progetto (partito nel 2017) di riprogettazione integrale di una struttura adibita ai suoi tempi a residence ha trovato compimento nel 2021 quando a maggio sono state aperte le porte di un nuovo albergo cui è stato dato il nome di Milano Verticale,

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nel catalogo UNA Esperienze, quello di livello più alto nel portafoglio del gruppo alberghiero. La prima sorpresa è la posizione: a pochi passi da piazza Gae Aulenti e dalla stazione ferroviaria di Porta Garibaldi, in un quartiere che è tutto un fermento di attività e di vita, sede di nuove iniziative sia immobiliari sia imprenditoriali. Il contesto urbano in cui si colloca racconta al meglio anima ed essenza del volto più moderno di Milano. La città è cresciuta attraverso eclettiche contaminazioni con eccel­len­ze contemporanee della moda, del design, della creatività e della enogastronomia italiana e questo ha fatto evolvere in pochi anni il concetto di ospitalità nel segmento più elevato con una serie di aperture che hanno rinnovato l’offerta cittadina. Da un punto di vista urbanistico il quartiere di GaribaldiPorta Nuova rappresenta una riuscita espressione di compresenze con la storica sagoma dell’arco neoclassico di Porta Nuova affiancata dai profili


svettanti di grattacieli direzionali e residenziali firmati da alcuni dei nomi più celebri dell’architettura internazionale. Grazie anche alla creazione di zone pedonali come corso Como, quest’area è divenuta una piazza in cui business, design, cultura, arte, food e lifestyle danno vita a inedite commistioni che esprimono appieno l’attitudine milanese verso un dinamismo eclettico, giovane e inclusivo. La seconda sorpresa - ma non così tanto in una zona in cui crescono i grattacieli - è la struttura verticale di 12 piani: dall’alto si gode di una vista rara a Milano, tra l’altro quasi di fronte alla torre Unicredit e al nuovo edificio che ospiterà la Direzione di Unipol: a nord le Alpi innevate d’inverno, a sud il centro cittadino con il Duomo a ovest i grattacieli di piazza Tre Torri costituiscono uno spettacolo inusitato per chi non è abituato alla nuova skyline di Milano, tanto trasformata dall’impulso di rinnovamento dato dall’Expo 2015. Poi sorprende il lusso discreto, mai gridato, degli allestimenti e degli arredi: per accogliere i clienti più esigenti il decoro delle camere in chiave contemporanea è stato affidato a progettisti di valore e si esalta nelle suite dei piani più alti e in particolare negli attici denominati Penthouse suite con rooftop e jacuzzi privata. L’hotel è stato pensato anche per eventi grandi e piccoli, privati o aziendali; i quattro piani di parcheggio sotterraneo rendono facile l’accesso e la piazzetta ricavata davanti

all’ingresso costituisce un interessante preludio agli spazi interni che sorprendono con un inaspettato e vasto giardino agibile nella bella stagione su cui si aprono sale comuni e spazi di ristorazione. Proprio la ristorazione è l’ultima sorpresa: e per non farsi mancare l’effetto “wow” finale è stata affidata al pluristellato Enrico Bartolini che gestisce tramite un suo affiatato e giovane team il ristorante gourmet Anima, l’osteria contemporanea Vertigo e il bar dagli ottimi cocktail che si estende anche all’aperto e in una specie di moderna orangerie agibile anche in inverno.

Milano 83630

Milano Verticale UNA Esperienze via Carlo de Cristoforis 6 - 20124 Milano Tel 02 62271 www.gruppouna.it CHeck-in • febbraio 2022

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Grand Hotel Bristol la bellezza della riviera del Tigullio

Gioiello di R Collection Hotels, sorge in un’elegante dimora storica in stile Liberty del 1908 immersa in un giardino con rigogliosa vegetazione mediterranea. Tra cene vista mare e coccole in Spa per un soggiorno esclusivo 60

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l Grand Hotel Bristol Resort & Spa a Rapallo (Ge) si colloca a pieno titolo nella tradizione della grande hôtellerie ligure. Con l’ampio giardino, la grande piscina, il ristorante gourmet Le Cupole, che propone le ricette della cucina ligure, il bar La Via della Seta, la terrazza del ristorante Chamberlain con vista incomparabile sul golfo del Tigullio e l’informale pool bar, il Grand Hotel Bristol offre agli ospiti il massimo del comfort, con le sue 83 camere e suites, e la prestigiosa Erre Spa Bristol in grado di soddisfare le esigenze di wellness più sofisticate a cui si aggiunge anche l’attività convegnistica che trova in questa struttura una eccellente location che dispone di due sale convegni elegantemente arredate. L’hotel è situato in una raffinata dimora storica costruita nel 1908 in stile Liberty affacciata sul promontorio di Portofino e circondata da un giardino di vegetazione mediterranea, dove lo stile moderno degli spazi e delle costruzioni si armonizza con il linguaggio architettonico del Liberty che, ancora oggi, caratterizza la facciata e tutto concorre a creare spazi e momenti di tranquillità in un paesaggio di grande bellezza.

Territorio tutto da scoprire Il territorio con la sua storia e la sua identità, con i profumi, i sapori e la sua cultura, è sempre protagonista nella visione del Gruppo R Collection Hotels. Dal Grand Hotel Bristol & Spa una piacevole e breve passeggiata lungomare conduce al centro di Rapallo, una funivia di inizio secolo trasporta fino al Santuario di Montallegro, da cui è possibile ammirare l’intera costa. Tutte le più rinomate località` della zona sono facilmente raggiungibili, da Santa Margherita Ligure a Portofino, con la sua celeberrima piazzetta, fino alle Cinque Terre. Qualsiasi escursione si decida di intraprendere, il personale saprà sempre consigliare un luogo, un percorso, un sentiero che potrebbero sfuggire allo sguardo del visitatore. → CHeck-in • febbraio 2022

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Il Grand Hotel Bristol Resort & Spa è una struttura di riferimento per il territorio e unica nel suo genere in grado di coniugare l’eccellente cucina vista mare con i piaceri del benessere individuale grazie alla Erre Spa Bristol, appena rinnovata, uno spazio wellness all’avanguardia che offre una vasta gamma di possibilità a chi ama rilassarsi all’interno di una cornice splendida come quella della Riviera di Levante. A completare l’offerta wellness, la nuovissima piscina a sfioro, con una posizione privilegiata permette di nuotare e rilassarsi immersi con lo sguardo nella natura, il mare all’orizzonte e il profilo della costa. Il Pool Bar offre light lunch gustosi e leggeri per chi non vuole rinunciare a uno spuntino a bordo piscina o a un aperitivo da sorseggiare nella magica atmosfera del tramonto. Punto di forza del Grand Hotel Bristol Resort & Spa è il Ristorante Le Cupole, inserito in alcune delle più prestigiose guide enogastronomiche italiane e recentemente selezionato da Alain Ducasse tra i sei migliori ristoranti d’Italia, grazie alla cucina del giovane chef Graziano Duca, che alterna sapientemente tradizione, creatività e innovazione. Il ristorante Le Cupole, posizionato sul Roof top del Grand Hotel, offre una romantica vista sul promontorio di Portofino e su tutto il Golfo del Tigullio. Il servizio di grande cortesia e signorilità si abbina alla tranquillizzante coerenza dei prezzi. La cucina è quella della tradizione ligure con un tocco di autenticità e genuinità che seduce anche i palati più raffinati, grazie all’utilizzo di prodotti del territorio di grande qualità. D’altra parte, l’aspettativa del cliente che sceglie un ristorante tra mare ed entroterra è proprio quella di trovare e poter assaporare i tesori di entrambi i mondi, prodotti da coltivatori e artigiani della zona e accompagnati da una selezione di ottimi vini liguri, sempre più apprezzati dagli esperti. Il tocco di italianità, per una clientela internazionale, è garantito. Eccelsa anche l’esperienza gastronomica offerta dal Bristol Bistrot, nella cui cornice è possibile assaporare una abbondante e variegata colazione, ovviamente con vista mare, nonché cenare scegliendo tra piatti e vini tipici. Il Bistrot, aperto solo in estate, offre piatti tradizionali liguri con sapori autentici. Anche qui l’attenzione alla tradizione e al saper fare del territorio è sempre in primo piano.

Piaceri del wellness La Erre Spa Bristol si sviluppa su 2mila metri quadri di area e offre un servizio a 360° gradi, dai percorsi di benessere ad una varietà di trattamenti viso e corpo, fino a programmi diversificati e personalizzati proposti dalla Spa manager. Il personale, competente e complice, saprà accompagnare il cliente attraverso i propri desideri, consigliando non solo il trattamento più 62

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adeguato, ma anche il migliore percorso possibile per vivere a pieno l’esperienza della sauna, del bagno mediterraneo e del percorso Kneipp. Nelle zone multisensoriali è possibile alternare le esperienze più diverse. Una pausa in tisaneria – dove ci si può trattenere in accappatoio - unisce al relax i sapori e i profumi del benessere. Per chi desidera regalarsi un momento di riservatezza è possibile prenotare anche la Private Erre Suite Spa, uno spazio privato all’interno della Spa, con sauna, bagno turco, doccia emozionale e lettini relax con luce naturale e con zone insonorizzate che favoriscono il riposo e il dormiveglia, coerentemente con la filosofia della Erre Spa, fiore all'occhiello della location. Le suite della spa possono essere riservate per coppie o singoli per una permanenza esclusiva di due ore in cui godere anche di cabine da massaggio, con doccia e musica personalizzata, il tutto introdotto da un cocktail di benvenuto. La corretta alternanza tra ambienti umidi e non, il passaggio benefico e apprezzato nello spazio dedicato alla fontana di ghiaccio, che contribuisce a riattivare la circolazione, danno vita a pause rigeneranti, conferendo una pelle più elastica e luminosa già dopo una sola seduta. Non solo per gli ospiti dell’hotel, ma anche per chi vuole concedersi semplicemente una giornata di benessere, e` possibile accedere sia alla piscina sia all’area wellness prenotando in anticipo, godendo così dei benefici di un bagno turco, di un idromassaggio, della sauna e del riposo nella zona relax. La possibilità di colorare le luci - un arancione per Halloween o brillanti tonalità di festa per il Capodanno – permette di godere il piacere supplementare di originali cromie legate a un momento di benessere che rilassa e rigenera. Il Grand Hotel Bristol Resort & Spa esprime tutto il piacere di vivere il prestigio dell’alta ospitalità italiana e della migliore tradizione della Riviera di Levante.

RAPALLO

Liguria

83546

Grand Hotel Bristol Resort & Spa Via Aurelia Orientale 369 - 16035 Rapallo (Ge) Tel 0185 273313 www.rcollectionhotels.it CHeck-in • febbraio 2022

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Dimora Palanca la villa che non vuol essere un hotel di Leonardo Felician

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meno di 10 minuti, mentre il centro e il fiume Arno sono raggiungibili in poco più di 15: una posizione ideale per dimenticare la macchina nel comodo parcheggio privato dell’albergo e girare a piedi per godersi l’atmosfera da sogno di una città unica al mondo.

È rinato anche il prezioso e riservato giardino in cui rilassarsi su ampie chaise longue, la vecchia cucina al piano inferiore che oggi ospita il ristorante gourmet Mimesi e la luminosa Serra che dà alloggio a 4 delle 19 camere di questo nuovo boutique hotel a cinque stelle diretto da Laura Stopani. Da alcune delle sue finestre si vedono bene la torre di Palazzo Vecchio e la celeberrima cupola del Brunelleschi: la stazione e la chiesa di Santa Maria Novella distano a piedi

Differenti una dall’altra per metratura - dai 17 metri quadrati della più piccola delle queen deluxe ai 35 metri quadrati delle suite fino ai 47 della master suite - le camere presentano sempre elementi e decori originali, dotazioni d’avanguardia e di effetto, grande cura dei dettagli e delle finiture con firme importanti per l’arredo degli interni. Stucchi, affreschi, marmi e un luminoso design contemporaneo fanno vivere in quest’albergo quella che viene definita una “unique art experience”: un incontro tra passato e presente che è un invito a scoprire e abitare gli spazi come in una casa di famiglia nelle aree comuni come il salotto delle arti e il salottino degli scacchi, rinverdendo il rapporto con l’arte della famiglia Palanca, impegnata in attività di mecenatismo come molte nobili famiglie toscane dell’epoca. Se ne trovano ancora tracce e testimonianze nell’affresco del soffitto della sala grande a piano terra che contiene rimandi al mondo della musica, della pittura, della poesia e del teatro.

na villa ottocentesca che da oltre 30 anni versava in uno stato di abbandono è stata ristrutturata e riaperta nell’agosto 2021 come lussuoso albergo cinque stelle nel centro di Firenze: questa è la storia di Dimora Palanca, dal nome della famiglia prima proprietaria della villa a cavallo tra il 1865 e il 1871 all’epoca di Firenze Capitale del Regno d’Italia. Il percorso di recupero non si è limitato solo alla ridefinizione delle aree, ma ha restituito alla città un frammento della sua storia riportando alla luce e all’antico splendore dettagli come i sontuosi affreschi dei soffitti, gli stucchi, il tipico impianto pavimentale in pavé toscano, le colonne al primo piano, il marmo delle scalinate e il ferro battuto dei corrimano.

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Nella moderna ristrutturazione l’architetto Stefano Viviani ha reimmaginato gli spazi collocando elementi contemporanei dal design semplice e non invasivo: i letti, le sedute, gli imbottiti, i tavolini di Antonio Citterio, Pietro Lissoni e di Naoto Fukasawa, il gigantesco e originale lampadario di Marcel Wanders che si relaziona con i fiori di stucchi e affreschi nella sala delle colazioni; i complementi d’arredo, i vasi e le ceramiche di Paola Navone, le luci di Castiglioni, Claesson Koivisto Rune, Magistretti, Starck e Anastassiades disseminate negli ambienti.

Molto palazzo e poco albergo, Dimora Palanca è già stata scelta da una clientela straniera esigente ma ha attirato anche clienti italiani per la sua aspirazione a definire una nuova hôtellerie di classe, una dimensione privata e - particolare su cu cui punta molto - una cucina gourmet dai piccoli numeri del ristorante Mimesi aperto anche agli ospiti esterni e guidato dal giovane e ispirato chef romano Giovanni Cerroni, che incontra e si intrattiene con i commensali e si avvale di uno staff giovane, preparato ed entusiasta. Foto del servizio: Cynthia Beccari

Notevoli sono i pezzi disegnati e fatti realizzare da artigiani locali su misura usando materiali come legno e pelle tipici della maestria artigiana fiorentina. Il percorso di arrivo conduce al piano terra, rialzato da cinque gradini in marmo rispetto al livello della strada, e dietro al portone esterno di accesso e alla porta a vetri originale intermedia si accede a una spaziosa reception, che fin dal primo sguardo si allontana dalla schematicità delle hall degli alberghi. Questo effetto è favorito da un bel tavolo che sostituisce il classico bancone e dal carattere delle lampade che si notano subito: Giova di Fontana Arte, disegnata da Gae Aulenti, e la serie Tubes Large di Charles Kalpakian per Nemo. La sala di accoglienza è raggiunta anche dalla scenografica scalinata originale della villa e costituisce una sorta di punto di raccordo tra le differenti anime del palazzo, connessa con tutte le aree comuni, dai piani su cui si trovano le camere al giardino e alla dependance.

Firenze

83939

Dimora Palanca via della Scala 72 - 50123 Firenze Tel 055 0317816 www.dimorapalanca.com

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Camplus Roma Centro l’hotel dei giovani per i giovani

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n un edificio rigenerato e restituito alla città ora c'è Camplus Hotel Roma Centro, un nuovo concept di ospitalità dedicato ai traveller, ai millennial e agli zoomer (nati dopo il 1995 circa, ndr). Una proposta ideata da Camplus, leader nel settore delle residenze universitarie, che in una posizione strategica, a soli 5 minuti da Roma Termini, offre un’accoglienza informale, giovane e personalizzabile. All’interno, spazi di design, ambienti modulabili e una vista eccezionale sul Chiostro di Michelangelo. Camplus, il primo player italiano del settore delle residenze universitarie, presente in 13 città italiane e 2 spagnole con oltre 9mila posti letto, inaugura il

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suo primo hotel. Camplus Hotel Roma Centro segna l’ingresso nel settore dell’hotellerie di un concept innovativo: è una soluzione disegnata su misura per una generazione di giovani mobili e flessibili, secondo una visione che l’azienda ha maturato a contatto con gli studenti. Una struttura che valorizza la capacità di fare networking e stabilire relazioni che rappresenta il core business di Camplus, la bellezza della Città Eterna - le camere hanno una vista mozzafiato sul Chiostro di Michelangelo e le Terme di Diocleziano - e la posizione strategica, in via Montebello 8, a 5 minuti dalla stazione Termini. «Il nuovo target di viaggiatori, composto da solo travellers, giovani lavoratori, studenti, è alla ricerca


di un luogo dove dormire che possa anche chiamare casa - spiega Maurizio Carvelli, fondatore e ceo di Camplus - Un ambiente che moltiplichi il valore generativo dell’incontro, della relazione, della bellezza della condivisione, che noi chiamiamo Fattore Camplus. L’hotel diventa un luogo dove poter conoscere la cultura urbana della città, perché ne fa esso stesso parte». Gli ospiti possono vivere un’esperienza di ospitalità incentrata sulla relazione e la condivisione di spazi: Camplus Hotel Roma Centro fa tesoro dell’esperienza di Camplus Guest, formula ibrida di ospitalità per brevi soggiorni all’interno di collegi e residenze Camplus. La struttura è un edificio di fine ‘800 che, completamente recuperato, custodisce ambienti fatti di elementi puri e linee essenziali, in stile contemporaneo, curate in ogni dettaglio dall’architetto Riccardo Roselli. Su una superficie di 2345 m2 trovano spazio aree comuni dedicate alla socialità, alla relazione, allo smartworking, e camere dotate di tutti i comfort, quasi sempre con vista sul Chiostro di Michelangelo. I viaggiatori sono accolti in un’area lounge di relax e accoglienza, come l’ingresso di una casa. Arredi dalle linee pulite ed essenziali, pietra a vista: ogni dettaglio contribuisce all’atmosfera, disegnando un salotto informale e polifunzionale dotato di connessione wi-fi. Lo staff non è legato a una postazione fissa, ma accompagna i visitatori in un’ottica di flessibilità che permette loro di sentirsi “a casa lontani da casa”. I sei piani dell’edificio ospitano 57 camere, molte delle quali offrono una vista privilegiata sul Chiostro di Michelangelo del Museo Nazionale RomanoTerme di Diocleziano, vero punto di forza dell’hotel. Varie le tipologie: le camere sono Singole e Doppie Standard, Doppie Deluxe (con balcone), Singole e Doppie Executive. Le suite - Junior Suite, Suite Deluxe, Suite Executive – sono dotate di minibar e di una terrazza. Il design moderno e funzionale rispecchia l’anima dell’hotel. Le camere sono estremamente luminose, e presentano elementi architettonici che modulano creativamente il motivo conduttore dell’hotel, con riquadri e cornici a bassorilievo nei toni bianchi, abbinate alle note più scure dei mobili e delle boiserie.

Roma

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Roma Camplus Hotel Roma Centro Via Montebello 8 - 00185 Roma Tel 0640418544 www.camplusguest.it CHeck-in • febbraio 2022

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Adler Spa Resorts & Lodges

Nuovo eco-resort in Sicilia G

rande novità per l’ospitalità siciliana. Il 7 luglio aprirà l’Adler Spa Resort Sicilia, un’oasi di libertà, relax e benessere prospiciente il mare nei pressi della Riserva Naturale di Torre Salsa. Struttura di charme, fa del rispetto e del legame con il territorio il proprio punto di forza, valorizzando la natura, la quiete e l’autenticità del luogo; e interpreta al meglio l’esigenza crescente di un lusso sostenibile. Il Gruppo Adler Spa Resorts & Lodges arricchisce, dunque, la propria offerta d’ospitalità in contesti paesaggistici scenografici, inaugurando l’Adler Spa Resort Sicilia in un luogo paradisiaco, dove il tempo si ferma e la vista spazia libera su aranceti, macchia mediterranea e ancora oltre, dove la sabbia dorata incontra i riflessi turchesi delle onde. Il resort si trova in un esclusivo territorio affacciato sul mare nel comune di Siculiana (Ag), in prossimità della Riserva naturale orientata Torre Salsa, una delle più note aree protette dell’isola. Proprio il rapporto diretto e totale con questo contesto unico è stato alla base della sua realizzazione secondo i principi dell’architettura sostenibile, che hanno guidato l’approccio rispettoso dei proprietari, Andreas e Klaus Sanoner, e dell’architetto Hugo Demetz. «La nostra filosofia – dichiarano i fratelli Sanoner - è da sempre quella di inserire i nostri resorts e lodges nell'ambiente naturale e culturale.

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Per questo le nostre strutture sono costruite nell’ottica della massima integrazione paesaggistica e dell’impiego di materiali naturali e locali; proponiamo inoltre un’offerta eno-gastronomica ispirata alla regionalità, con prodotti del territorio coltivati secondo i requisiti dell’agricoltura biologica e biodinamica». Facilmente accessibile dai principali aeroporti isolani, la struttura si sviluppa in diversi corpi edili con tetti ipogei perfettamente inseriti, in posizione panoramica, su una collina a circa 80 metri sul livello del mare. Le 90 camere - divise in 74 Junior Suite di 55 m² e 16 Family Suite di 75 m², tutte con terrazzo privato di 15 m² - sono costruite e arredate con materiali naturali come il legno e la terracruda, tra giardini fioriti, profumo di zagare e piccole aree coltivate con vigneti, oliveti e orti di erbe aromatiche. Una vegetazione tipica, che scivola fino all’eco-lido privato, a circa 300 metri dalla struttura: allestito con lettini e ombrelloni, a basso impatto ambientale e a uso esclusivo degli ospiti, è vero rifugio di tranquillità e riservatezza. Anche il Centro Wellness & Spa – con un’estensione di circa 3200 m² all’interno ed estesi spazi all’esterno, tra piscine, saune e aree relax – si ispira all’incanto e alla forza del mare e propone una vasta scelta di programmi spa: come, ad esempio, thalassoterapia, le applicazioni vulcaniche e i trattamenti esclusivi Adler che utilizzano le proprietà e i principi attivi di sostanze naturali provenienti dal territorio siciliano quali il sale marino, l’estratto d’arancia, oli essenziali e fiori. Sarà inoltre creato un suggestivo spazio dedicato allo yoga e alla meditazione posto come un’isola al centro di un laghetto naturale e raggiungibile attraverso un pontile, che favorirà la totale connessione con gli elementi di questa terra, meravigliosa e impervia. Un concetto di sostenibilità che si riflette anche nella proposta culinaria, equilibrio virtuoso tra i frutti della natura e il saper fare di chi li modella. I piatti faranno emergere in maniera netta il carattere mediterraneo, valorizzando ingredienti semplici, propri della cucina quotidiana sicula - quali il pesce, gli ortaggi dei piccoli produttori locali e le erbe aromatiche dell’orto dell’hotel - reinterpretati in chiave nuova, leggera e gourmet.

SICULIANA Sicilia 83795

Adler Spa Resort Sicilia Contrada Salsa - 92010 Siculiana (Ag) T 0471 1551607 www.adler-sicilia.com CHeck-in • febbraio 2022

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Primavera siciliana al Baglio Oneto dei Principi L

a dolce stagione che innamora il mondo ritorna, i caldi raggi del sole baciano la terra dopo i mesi invernali segnando il risveglio della natura… è la meraviglia della Primavera. Il luogo migliore per viverla attraverso i suoi colori brillanti e i suoi profumi è senza dubbio una verde collina della campagna siciliana, piena di rose, piante e fiori variopinti, con lo sguardo aperto sul mare e sulle isole delle Riserve naturali di Mozia e delle isole Egadi. Questo scenario incantevole, arricchito dai tramonti sul mare, il più bello della Sicilia occidentale, esiste davvero e dal 29 marzo 2022 sarà possibile entrarci dentro… come in

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un quadro di un caro vecchio film che tutti noi abbiamo visto almeno una volta nella vita. Uno dei luoghi più belli dell’intera isola, il Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo di Marsala (Tp), è pronto ad accogliere la nuova stagione e gli ospiti che vorranno celebrare con un soggiorno in questa terra magnifica il trionfo della bellezza. Le giornate che si allungano e la delicatezza della tiepida brezza sono un invito irresistibile a godere dei piaceri del mondo dopo i lunghi mesi invernali. Condividere giornate all’aperto, gite alla scoperta delle meraviglie storiche, archeologiche


e naturalistiche del territorio e la gioia di sentirsi nuovamente parte di un mondo che rinasce è ormai un desiderio diffuso. Il risveglio dei sensi riguarda anche tutti noi, che troppo spesso dimentichiamo il nostro intimo partecipare alla danza corale della Natura che ci circonda. E mai come in questo periodo è bene invece ricordarlo. Al Baglio Oneto, circondati da panorami spettacolari – come l’impareggiabile vista sulle isole Egadi, qualcosa di veramente straordinario – si riesce ad apprezzare in modo sorprendente ciò che questo significa. Tanto più che il Baglio Oneto, nato nel 1700 per la villeggiatura e per la coltivazione della terra, ha abbracciato la filosofia dell'eco hotel con azioni e investimenti a supporto della sostenibilità ambientale, economica e sociale distinguendosi tra le eccellenze del territorio tra i migliori Wine Resort di lusso di Sicilia. Una vacanza al Baglio Oneto, magistralmente gestito dalla famiglia della nobile casata Palmeri-Oneto, è qualcosa che ci riconnette ai piaceri dell’esistenza, a partire dal lusso dell’enogastronomia. Prodotti del territorio, di altissima qualità, lavorati seguendo l’arte della grande cucina italiana che mixa elementi tradizionali e innovazione creativa. Ogni momento in questo boutique hotel è pensato per esaltare al massimo il gusto di vivere, in quella che è una ricerca di senso e bellezza in piena armonia con la natura. Un soggiorno al Baglio Oneto è un regalo che di certo meritate.

MARSALA

Sicilia 82327

Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo Contrada Baronazzo Amafi 8 - 91025 Marsala (TP) Tel 0923 746222 www.bagliooneto.it CHeck-in • febbraio 2022

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7Pines Resort Sardinia

lusso rilassato in Costa Smeralda

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randi novità per la prossima estate: Hyatt annuncia i piani per il suo primo hotel in Sardegna, il 7Pines Resort Sardinia, parte di Destination by Hyatt, la cui apertura è attesa per luglio 2022. L’albergo 5 stelle nasce a Baja Sardinia (Ot), su un promontorio di 15 ettari di macchia mediterranea sul mare, a due passi dalla Costa Smeralda. Il 7Pines Resort Sardinia farà parte di Destination by Hyatt, uno dei marchi dell’offerta di lusso di Hyatt, che vanta una collezione di hotel, resort e residenze indipendenti, ognuna con una propria speciale identità e un forte attaccamento allo spirito del luogo. In posizione privilegiata di fronte alle isole dell’arcipelago di La Maddalena, il 7Pines Resort Sardinia, che comprende una spiaggia principale e 4 calette appartate proprio di fronte al tramonto, porta sull’isola la sua filosofia di ospitalità e il concetto di “laid-back luxury”, un lusso rilassato ed informale. Il resort sarà il primo affiliato Hyatt in Sardegna e il secondo Destination by Hyatt in Europa, dopo il 7Pines Resort Ibiza.

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Camere e suite vista mare Gli ospiti possono scegliere tra 76 camere, di cui 8 junior suite e 20 suite, tutte con vista sul mare o sui giardini di macchia mediterranea. Ogni ambiente è un omaggio allo spirito del luogo e alle tradizioni dell’isola: architetture, materiali e tessuti sposano la natura selvaggia della Gallura, ricreando le atmosfere che hanno reso celebre la Costa Smeralda nel mondo. Rivestimenti in pietra locale come il granito e il marmo bianco di Orosei, le ceramiche artigianali e i tessuti di Samugheo rendono le camere spazi freschi, dove abbandonarsi a un lusso confortevole e mai ostentato. Interno ed esterno dialogano attraverso grandi vetrate che rendono terrazze e giardini parte integrante delle camere e degli spazi comuni.

L’albergo 5 stelle, parte di Destination by Hyatt, nasce a Baja Sardinia (Ot), su un promontorio di 15 ettari di macchia mediterranea sul mare. L'apertura è attesa per luglio 2022

Ottocento metri quadrati di puro benessere Al centro del resort sorgerà la Pure Seven Spa: 800 mq di puro benessere con 5 cabine per trattamenti anche di coppia, area relax, bagno turco, stanza del ghiaccio e uno spazio per il percorso Kneipp. Aperta agli ospiti esterni, Pure Seven replica in Sardegna il format gia` collaudato a Ibiza: elementi organici e naturali - inclusi ingredienti locali come mirto e ginepro - integrano la cosmesi più innovativa e le terapie olistiche più apprezzate. Gli amanti dello sport hanno a disposizione una palestra attrezzata, campi multifunzionali per tennis e padel e un parco per l’allenamento all’aria aperta.

Tre i ristoranti Grande attenzione è dedicata all’offerta enogastronomica che punta a valorizzare le eccellenze territoriali e le sinergie con i produttori dell’isola. Gli ospiti potranno scegliere tra 3 ristoranti e 3 bar, di cui uno con un’incredibile vista mare per un’esperienza gourmet di cucina italiana. Un altro ristorante, a bordo della scenografica piscina, apre a pranzo con un’offerta internazionale, mentre il cocktail bar & lounge è ideale per un aperitivo prima di cena.

ARZACHENA

Sardegna 83660

7pines Resort Sardinia Località Li Mucchi Bianchi, Baja Sardinia - 07021 Arzachena (Ss) Tel 0789 99880 www.7pines.com CHeck-in • febbraio 2022

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Sua Maestà la Pizza

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Un disco perfetto che ci rende felici Ci siamo immaginati di trovarci a tu per tu con la pietanza più famosa del mondo per capire quali siano i suoi segreti. Tra impasto, lievito, topping e pizzaioli, molti sono i fattori che contribuiscono a mettere nel piatto una bella dose di felicità

di Vincenzo D’Antonio

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orniona, con sguardo sereno, espressione solare sul gioioso viso rotondo, per nulla altera, senza dover passare per i tanti uffici stampa di cui si contornano i suoi celebrati facitori, Lady Pizza (ma d’ora innanzi semplicemente Pizza), accetta ben volentieri di farsi intervistare a poche settimane dalla celebrazione della Giornata Mondiale della Pizza, che si celebra in tutto il mondo il 17 gennaio. Buongiorno, Pizza. Che effetto le fa vedersi celebrata, con giornata a Lei dedicata, in tutto il mondo? Ah, come potrei dire che non mi fa effetto? Certo, è una cosa che mi inorgoglisce, ne sono lieta. Tuttavia, riflettiamo sul fatto che praticamente il mondo mi celebra ogni giorno dell’anno... →

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Pensa, adesso ho i dati dell’anno 2020. Bada, 2020, non 2021, e stiamo parlando solo in Italia di 8 milioni di “me” sfornate al giorno, quasi 3 miliardi all’anno. Ecco, Pizza, Lei ha appena detto “sfornate”. Le chiedo: ma quando Lei diventa “Pizza”, in quale fase di quel processo il cui esito è Lei che arriva a tavola? Bella domanda. Io sono il frutto di metamorfosi, e qui Ovidio un poco c’entra! E sai perché? Perché anche io ho origine dal Caos e dalle trasformazioni in esso insite. Io nasco dalla combinazione magica di quattro elementi: acqua, farina e sale. Scusi, Pizza, ha detto quattro e ne ha elencati tre. Bravo, vedo che sei attento. E secondo te perché ho taciuto del quarto? Ne ho taciuto in quanto è esso, questo quarto elemento, che rende davvero magica e perenne nei millenni la suddetta combinazione. Ti sto parlando del lievito, quel lievito che è vita e che dà la vita. Lasciami proseguire. C’è l’impasto e c’è che il... settimo si riposò. Cosa c’entra scusi il riferimento biblico al giorno del riposo? C’entra perché anche io, in una delle fasi della suddetta metamorfosi, ho bisogno di riposo. Quando divento panetto, allora mi prende il sonno, lascio che il lievito viva come gli piace e come Madre Natura gli dice, e mi godo il riposino. Poi torno nelle abili mani del mio facitore e... altra metamorfosi. Metamorfosi formale: da panetto, →

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emblema della geometria solida, a disco, emblema della geometria piana. E se non è metamorfosi questa! Ed è da questo momento, da quando è disco, che Lei è Pizza? No, non ancora. Da questo momento, come hai detto tu, ovvero da quando sono disco rotondo imperfetto... Perché, Pizza, tiene a precisare che è disco rotondo imperfetto? Eh, io calibro le parole, caro mio, come i miei facitori calibrano al grammo le porzioni degli ingredienti. Imperfetto vuole essere elogio dell’imperfezione. Io sono un manufatto. Mi fa una persona, non mi esita un tornio, chiaro? Si diceva prima, solo nel nostro Paese, circa otto milioni di “me” al giorno. Ecco, nessuna uguale all’altra, puoi scommetterci. Fammi proseguire e se non mi interrompi è meglio. Dunque, dicevo, quando sono disco... perdonami la tautologia, sono disco, non sono ancora pizza. Qui comincia la metamorfosi frutto della vestizione. La sublime nudità del disco cede all’ingresso di quello che adesso si chiama topping. Fosse per me, ma sono stanca di suggerire questa cosa ai miei facitori, io mi farei topping costituiti al massimo da tre ingredienti. Ah, sapesse quanto sono d’accordo con Lei, Pizza. Oltre i tre c’è il rischio del topping macedonia, vero? Proprio vero, lo definirei rischio guazzabuglio, caro mio. Ad ogni modo, il “6” di olio e adagiata sulla pala, entro nel forno a legna e mi informo. →

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Il “6” d’olio è perché quel filino d’olio che cade sul disco guarnito disegna il numero sei, vero? Sì, proprio così. Ma dopo forse ho inteso male, Pizza. Ha detto “mi informo”, ma forse voleva dire “mi inforno”. No, tu hai inteso bene. Io non mi inforno, mi inforna il fornaio coadiuvante del pizzaiolo. Io, una volta al tepore del forno a legna, invece, mi informo... nel senso che in quegli 80 secondi circa che me ne sto al calduccio, traggo le informazioni sul mio esito: sarò eccellente, sarò ottima, sarò semplicemente buona, sarò melanconicamente appena edibile... Scusi, Pizza, e come fa a trarre queste informazioni mentre se ne sta, come dice Lei, quegli 80 secondi circa nel forno? Lei, poi, lo chiama tepore. Tepore a 450°C circa? Io lo chiamerei inferno! No, per me è solo un salutare e provvidenziale tepore atto a farmi cuocere come si deve. Traggo le informazioni per come avverto l’ulteriore fase della metamorfosi: gli abbracci affettuosi tra gli ingredienti e la loro osmosi con il disco e, mai dimenticarlo, il ruolo magico di quel sei d’olio. Capisco, Lei mi sta insegnando molto, Pizza. E poi? E poi mi sfornano, mi impiattano, forse qualche frivola aggiunta 80

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di una fogliolina di basilico, di un altro “6” di olio o altra cosa ancora (meglio se nulla più), e arrivo in tavola. E da quel momento è finalmente Pizza? Da quel momento sono atta a diventare Pizza. Ma quando divento Pizza, proprio l’istante preciso, lo conosco soltanto io. Esso è funzione dello sguardo che mi riserva il commensale. L’attimo in cui mi guarda gioioso, gli brillano gli occhi, le dita delle sue mani vengono a me (non dimenticare che io nasco finger food), le papille gustative ben si predispongono e la bocca voluttuosamente si apre e quegli occhi che brillano si chiudono, e il primo morso arriva, ecco io in quell’attimo divento Pizza! Ed in quell’attimo Lei è felice? Certamente sì. In quell’attimo sto donando momenti lieti alle persone. Al contempo, e tu dovresti saperlo, sto tenendo in vita un fatturato che solo qui in Italia, è valutabile sui 15 miliardi di euro. Ti rendi conto che significa in termini di occupazione, di massa salariale, moneta circolante, catena di fornitura, ed altro ancora? Certo, me ne rendo conto. Diciamo che Lei, Pizza, nel suo piccolo contribuisce al nostro PIL. Sarà pure come dici tu e sì, sarà senz’altro vero perché comunque 15 miliardi non sono bruscolini. Però a me preme cosa altra, cosa di cui vado orgogliosa. Io contribuisco alla Qualità della Vita. Io rendo accessibile a quasi tutti, e non solo agli abbienti, il piacere della convivialità della tavola. Ci fai caso all’espressione “andiamo a farci una pizza”? Non si dice “andiamo a mangiarci una pizza”; no, proprio “andiamo a farci una pizza”. Ovvero, a leggere bene: “andiamo a farci una bella, allegra, ghiotta esperienza; andiamo a farci scorta di serenità tutti insieme, dai nonni ai nipoti”. Davvero, ha ragione. Non ci avevo mai fatto caso “andiamo a farci una pizza”. Ecco, ma letteralmente, chi fa la pizza è il pizzaiolo. Lo so, lo so. Chi mi fa è il pizzaiolo, che Dio lo benedica. Secondo te l’Unesco è impazzita quando ha reso Patrimonio dell’Umanità l’Arte del pizzaiolo? Si tratta di un’arte, non un mestiere. Il pizzaiolo ha abilità nelle mani e capienza di sentimenti ed emozioni da donare, nel suo cuore grande. Lei, Pizza, si ritiene napoletana o cittadina del mondo? Consentimi e non volermene. La tua domanda è mal posta. Io sono napoletana e cittadina del mondo. Lei ha storia millenaria. Come vede il suo futuro? Va lontano chi viene da lontano, caro mio. Io vedo radioso il mio futuro per come sempre di più l’umanità avrà desiderio di sedersi a tavola per mangiare cose buone e semplici. Grazie, Pizza. Grazie di esistere!

Nelle pagine seguenti, una selezione di indirizzi in tutta Italia dove potrete gustare una pizza di qualità, preparata a regola d’arte. I pizzaioli di questi locali hanno partecipato ad almeno una delle 14 edizioni del sondaggio online “Personaggio dell’anno dell’enogastronomia e dell’accoglienza Premio Italia a Tavola”. CHeck-in • febbraio 2022

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La Cascina Dei Sapori Enosteria Lipen Dry Milano Crosta Patrick Ricci

Cocciuto

Sirani

Tellia

Gusto Divino Officine del Cibo

Apogeo

Pizzarium

ROMA L'Elementare Seu Pizza Illuminati

Angelo Pezzella

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Hofstätter Garten

Saporè Acqua & Farina

I Tigli Zio Mo' Pizza e Bistrot

Rossopomodoro Bologna Casa Mazzucchelli La Divina Pizza Mezzometro Senigallia Al Fogher Giovanni Santarpia

Pizzeria Giangi

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Pepe In Grani

CASERTA Doro Gourmet

I Masanielli

Pizzeria da Lioniello

Concettina ai Tre Santi

NAPOLI Da Attilio La Notizia 10 Diego Vitagliano 50 Kalò

Pizzeria 450 Gradi Gino Sorbillo La figlia del Presidente Pizzeria Salvo Le Figlie di Iorio

Framento

Archestrato di Gela

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Pizzeria Giangi

Combo

I Petronella Fandango

Verace Elettrica

400 Gradi

Vincenzo Fotia - L'Artigiano della Pizza

Villa Zuccaro

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Hofstätter Garten Termeno (Bz) Né rustico né moderno ma piacevolmente equilibrato, così si presenta l’interno del ristorante e winebar che propone, oltre a piatti della cucina tradizionale altoatesina ed italiana, la pizza da degustazione della cuoca e sommelier Marzia Buzzanca con lievito madre a 32 ore di lievitazione. www.garten-hofstatter.com

Tellia Torino Una pizza alla romana con impasto ad alta idratazione e lunga lievitazione che ne garantisce digeribilità e consistenza. Innovazione continua, ingredienti di alta qualità da produttori selezionati. Ogni giorno sul bancone proposte diverse, abbinamenti creativi che stuzzicano il palato con sapori nuovi. www.massimilianoprete.it

Patrick Ricci Terra, Grani, Esplorazioni San Mauro Torinese (To) Un viaggio nel tempo che racconta la storia della pizza fin dai tempi dei Maya, passando dai Babilonesi ai Greci, agli Egizi e ai Romani arrivando ai giorni nostri. Dal 2010 Patrick ha abbandonato il concetto commerciale di pizza riportandola sul tavolo come era concepita alle sue origini ma in chiave moderna. www.patrickricci.com

Dry Milano Milano Due sedi nel cuore di Milano, curate in ogni dettaglio per offrire un’esperienza unica e completa. Dai migliori cocktail alla Pizza Napoletana. Il Dry Milano di Lorenzo Sirabella ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti rilasciati da Forbes e Gambero Rosso. Sempre al passo con le novità e i cambiamenti. www.drymilano.it

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Gusto Divino Saluzzo (Cn) Gusto Divino è l’impasto originale. Inaugurato il 27 maggio 2014, è il primo locale in cui Massimiliano Prete ed Erica Tola hanno proposto le loro pizze gastronomiche. È un luogo in cui “assaporare e gustare” non solo mangiare, dove vivere un’esperienza culinaria senza precedenti. www.massimilianoprete.it

Crosta Milano Pane, Pizza e Cucina. Scelta delle materie prime, tenendo in considerazione la stagionalità e i processi produttivi più sostenibili. Solo i produttori che hanno rispetto per la tradizione e il coraggio di fare scelte innovative e personali. Da Crosta si impegnano ogni giorno per la riduzione della plastica e per combattere lo spreco alimentare. www.crosta.eu


Cocciuto Milano Cocciuto, nel nome stesso la filosofia dei tre locali di Paolo Piacentini e Michela Reginato: l’eccellenza delle materie prime, la qualità italiana e i suoi sapori autentici. Un team di 56 persone, dove lo chef Nicolò Farias e il pizzaiolo Matteo Messina spaziano dai primi, alle pizze fino ai dessert, ma in maniera creativa e sorprendente www.cocciuto.com

La cascina dei sapori Rezzato (Bs) Un ambiente che coniuga perfettamente raffinatezza e tradizione, calore ed eleganza, accoglienza e cortesia. Il locale stesso rispecchia Antonio Pappalardo e la fusione della posizione lavorativa con la sua vita, come sempre avviene quando il lavoro è prima di tutto una passione. www.lacascinadeisapori.it

Patrimonio Unesco

”L’Arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano” (Dicembre 2017) è stata riconoscita come parte del patrimonio culturale dell’umanità, trasmesso di generazione in generazione e continuamente ricreato, in grado di fornire alla comunità un senso di identità e continuità e di promuovere il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana, secondo i criteri previsti dalla Convenzione Unesco del 2003. Si tratta di una pratica culinaria che comprende varie fasi, tra le quali la preparazione dell'impasto, un movimento rotatorio fatto dal pizzaiolo e la cottura nel forno a legna. Enosteria Lipen Triuggio (Mb) L’Enosteria Lipen s’impegna a rinnovare la propria offerta con una selezione curata delle materie prime, nella ricerca del miglior equilibrio per ogni tipo di consumatore e nel rispetto della stagionalità. Grande attenzione viene data ai celiaci e a chi ha particolari allergie o intolleranze. www.lipen.it

L'Arte è nata a Napoli, dove vivono e lavorano circa 3000 pizzaiuoli, suddivisi in tre categorie in base al'esperienza e alle capacità. Ogni anno l'Accademia dei Pizzaiuoli Napoletani organizza corsi sulla storia, gli strumenti e la tecnica del'arte con lo scopo di assicurarne la sopravvivenza, ma gli apprendisti possono fare pratica anche nelle loro case, dove l'arte è ampiamente diffusa. Il riconoscimento dell'UNESCO porta la pizza, cibo tra i più amati e consumati al mondo, nell’Olimpo della cucina nazionale e internazionale e identifica l'arte del pizzaiolo napoletano come espressione di una cultura che si manifesta in modo unico, perché la manualità del pizzaiolo non ha eguali e fa sì che questa produzione alimentare possa essere percepita come marchio di italianità nel mondo.

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Acqua e Farina Vicenza La vera pizza napoletana a Vicenza: i sapori di due territori che si uniscono in qualcosa di unico. Attenzione massima in fase di cottura per valorizzare un impasto leggero e fragrante. In uscita ingredienti scelti per donare freschezza e un imperdibile contrasto caldo/freddo. www.facebook.com/acquaefarina. rosariogiannattasio

Sirani Bagnolo Mella (Bs) Pizza e non solo. Una pasticceria con una selezione di raffinati dolci, gelati e prodotti salati. Il ristorante in cui si serve principalmente pizza ma anche qualche piatto del giorno. La pizza ha una sua anima ben definita, quella di Nerio Beghi. Da non perdere assolutamente gli ottimi dessert. www.sirani.com

Zio Mo' Pizza e Bistrot Legnago (Vr) Zio Mo’ nasce da un’idea del Maestro Pizzaiolo Stefano Miozzo e sua moglie Katia Gobeo, un sogno diventato realtà grazie anche all’aiuto del nipote Mattia Gobeo. L’alta qualità dei prodotti è frutto di un lavoro di costante ricerca e accurata selezione degli ingredienti. www.ziomo.it

Renato Bosco Pizzeria San Martino Buon Albergo (Vr) Renato Bosco, creatore di un nuovo concetto di locale dove degustare le forme della pizza. Lo spirito di ricerca è quello che negli anni lo ha spinto a confrontarsi con tutti i settori che ruotano attorno ai lievitati e ad approfondire le molteplici tematiche relative alla panificazione e alla pasticceria. Viene definito il Pizzaricercatore www.boscorenato.it

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Origini antiche Le prime attestazioni scritte della parola “pizza” risalgono all’anno 997, come compenso per un contratto di affitto di un mulino. Nel XVI secolo a Napoli ad un pane schiacciato venne dato il nome di pizza, che deriva dalla storpiatura della parola “pitta”. La prima menzione scritta della pizza marinara risale al 1734, mentre quella della pizza Margherita agli anni 1796-1810. Nel giugno 1889, per onorare la Regina d’Italia Margherita di Savoia, il cuoco Raffaele Esposito preparò la “Pizza Margherita” con pomodori, mozzarella e basilico per rappresentare i colori della bandiera italiana.

I Tigli San Bonifacio (Vr) Un nuovo concetto di pizza: materia prima di estrema qualità, le migliori tecniche di cottura e la panificazione da lievito madre. Il tutto unito in una nuova idea di pizza, che si incontra con la cucina d’autore. Le pizze sono servite a spicchi di 8 o, nella versione "cicchetto", di 4 pezzi, da condividere www.pizzeriaitigli.it


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Casa Mazzucchelli Sasso Marconi (Bo) Contemporaneo, innovativo, elegante, autentico e avvolgente, dove il concetto di casa sta a testimoniare il valore dell’esperienza e il senso di famiglia. Un ambiente caldo e raffinato, dove spiccano natura, materie e luce. Qui la ricercata cucina della Chef Aurora Mazzucchelli, si fonde con l’arte bianca e il mondo dei panificati. www.casamazzucchelli.com

Rossopomodoro Bologna Mercato La più grande catena di pizzerie napoletane nel mondo, punto di riferimento della vera pizza e cucina napoletana. Da oltre 20 anni mantengono questa leadership basandosi su 3 importanti pilastri: la lavorazione artigianale affidata a pizzaiuoli di scuola partenopea, la qualità delle materie prime, la scelta di fornitori storici e d’eccellenza. www.rossopomodoro.it

Officine del Cibo Sarzana (Sp) La Vera Pizza Napoletana (associata all’AVPN) firmata da Giacomo Devoto. Si parte da una lunga lievitazione per ottenere una fermentazione che va dalle 24 alle 48 ore con farine macinate a pietra, per offrire un impasto leggero, gustose. Arricchito poi di ingredienti freschi, genuini e di stagione. www.officinedelcibosarzana.it

Giovanni Santarpia Firenze Un sorriso inconfondibile e La passione per le sue pizze, questi sono i tratti distintivi di Giovanni Santarpia, da Castellammare di Stabia a Firenze ha portato nella città toscana colori e sapori della tradizione gastronomica napoletana. www.giovannisantarpia.com

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Mezzometro Senigallia (An) È prima di tutto una storia familiare e di passione. Alessandro Coppari, dopo anni di esperienza e di ricerca nel 2004 apre la prima pizzeria. Un metro, il Mezzometro e tonda. Nuove esperienze di gusto tra ingredienti d’eccellenza scovati in giro per l’Italia e presidi Slow Food, con un occhio di riguardo per le Marche www.mezzometro.it

Pizza a portafoglio La pizza a portafoglio è una pizza di dimensioni ridotte, che prende il nome dal fatto che viene presa tra le mani e chiusa su se stessa sui suoi due lati proprio come se fosse un portafoglio. A Napoli viene venduta su strada da pizzerie, panetterie, pasticcerie e rosticcerie.


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La Divina Pizza Firenze Graziano Monogrammi crea un prodotto autentico, curato in tutti i dettagli, artigianale e allo stesso tempo perfetto interprete del gusto contemporaneo e del desiderio di Benessere dei nostri tempi. Solo lievito madre vivo, farine macinate a pietra e prodotti genuini di prima qualità. www.ladivinapizza.it

Pizzarium Roma È il primo locale aperto nel 2003 che ha consacrato al successo internazionale Gabriele Bonci. Una pizza alta, alveolata, con ingredienti nobili (farine macinate a pietra, pomodoro coltivato da piccoli agricoltori, mozzarella e formaggi da animali allevati allo stato brado). www.bonci.it/pizzarium

Apogeo Pietrasanta (Lu) Qualità nella selezione dei prodotti e delle farine, nelle scelta delle lunghe lievitazioni naturali, nell’accoglienza. Cura nei dettagli, nella preparazione degli impasti, nell’accostamento di sapori e ingredienti. Creatività, studio, ricerca, confronto e condivisione. Ecco i capisaldi di Massimo Giovannini. www.pizzeriaapogeo.it

L’Elementare Roma Semplicità alla Romana, zero chiacchiere e pesantezza, solo grandi pizze, fritti e ottime birre artigianali.Questo il claim di Mirko Rizzo e il segreto del suo successo e del suo locale, uno degli indirizzi imperdibili per gli amanti della scrocchiarella www.facebook.com/elementaretrastevere

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Al Foghèr Arezzo La passione e la professionalità della famiglia Pancini hanno permesso di valorizzare i singoli sapori attraverso un perfetto connubio tra impasti e farciture, trasformando le pizze in piatti di alta cucina capaci di regalare emozioni e di trasformare ogni cena in un'esperienza indimenticabile. www.pizzeriaalfogher.com

Seu Pizza Illuminati Roma La pizzeria di Pier Daniele Seu, aperta nel 2018 nello storico quartiere di Porta Portese. «Mi piace definire la mia pizza "gonfiante" - un misto di gonfia e croccante risultato di un impasto che riesce a coniugare l’alveolatura tipica della pizza Napoletana senza compromettere la croccantezza tipica della pizza Romana. seu-pizza-illuminati.business.site


Angelo Pezzella Pizzeria con Cucina Roma Nel menù le pizze napoletane e la cucina partenopea, un viaggio tra i sapori della terra natia di Angelo Pezzella. Dalle classiche alle integrali, dalle pizze fritte al "panuozz" ciascuna di loro suscita l'emozione di assaporare il gusto della classica pizzeria napoletana. www.angelopezzella.it

Giangi Pizza e Ricerca Arielli (Ch) La pizzeria Giangi rispecchia l’anima del suo fondatore, il giovane pizzaiolo Gianluigi Di Vincenzo. Le sue proposte sono interessanti ed i suoi accostamenti originali. Accanto alla pizze classiche, Giangi propone le pizze in stile gourmet con farciture realizzate con materie prime locali e nazionali di alta qualità. www.giangipizza.it

Pizza Napoletana Stg

Dal 5 febbraio 20 10 la pizza napoletana è ufficialmente riconosciuta come Specialità tradizionale garantita (Stg) dell’Unione europea.

Pepe in Grani Caiazzo (Ce) Franco Pepe, rivendica per sè il ruolo di artigiano e panificatore. Un artigiano che punta all'innovazione, allo studio continuo, alla sperimentazione su impasti e cotture, ma altrettanto legato alla tradizione. Impasto a mano, topping che sono il meglio del territorio, questa è la pizza che è divenuta famosa nel modno www.pepeingrani.it

Nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana si legge: «L’attestazione di specificità “Pizza Napoletana” Stg, secondo la tradizione napoletana, è riservata al prodotto da forno proveniente da aziende dedicate alla produzione, definite Pizzerie, e destinato al consumatore finale, con le caratteristiche individuate nel presente disciplinare. La “Pizza Napoletana” è una preparazione alimentare costituita da un supporto di pasta lievitata, condita e cotta in forno a legna. Il prodotto si caratterizza per l’impiego di materie prime selezionate direttamente dal produttore e per le tecniche di lavorazione. Le materie prime di base caratterizzanti la “Pizza Napoletana” sono: farina di grano tenero, lievito di birra, acqua naturale potabile, pomodori pelati e/o pomodorini freschi, sale marino o sale da cucina, olio d’oliva extravergine. Altri ingredienti che possono essere utilizzati nella preparazione della “Pizza Napoletana” sono: aglio e origano; Mozzarella di Bufala Campana Dop, basilico fresco e Mozzarella Stg».

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I Masanielli Caserta Francesco Martucci, casertano classe 1979, apre la sua pizzeria nel 2017, diventa in poco tempo una delle mete predilette dei buongustai. Sforna altissima qualità in quantità industriale: 1.200 coperti al giorno. Il segreto? L'attenzione a impasto, texture, temperature e l'accostamento perfetto tra i sapori. www.pizzeriaimasanielli.it

Pizzeria da Lioniello Succivo (Ce) Pizza per Salvarore Lioniello vuol dire famiglia, conforto, divertimento. È proprio da questi concetti che è partito per realizzare il suo locale. Non voleva una semplice pizzeria, bensì un luogo in cui le persone potessero sentirsi a casa propria, sedute a un tavolo per condividere i momenti più importanti della giornata. www.salvatorelioniello.eu

Gino Sorbillo Napoli Gino Sorbillo appartiene ad una delle famiglie di pizzaioli più antiche di Napoli. I suoi nonni, Luigi Sorbillo e Carolina Esposito, fondarono la prima pizzeria nel 1935 su via dei Tribunali. La nuova frontiera di Gino è l’utilizzo di farine di agricoltura biologica e la e costante ricerca delle migliori eccellenze italiane www.sorbillo.it

Da Attilio alla Pignasecca Napoli La pizzeria Da Attilio nasce da una lunga tradizione familiare e precisamente dal 1938 dal nonno Don Attilio e poi dal papà Mario, passando con grande determinazione nelle mani della moglie Maria Francesca fino ad arrivare al figlio, maestro pizzaiolo e sommelier Attilio. www.pizzeriadaattilio.com

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Doro Gourmet Macerata Campania (Ce) Luca Doro si appassiona all’arte della pizza e della panificazione sin da bambino. Negli anni si mette in discussione e decide di studiare la vera arte della pizza Napoletana. Oggi è partner selected sulle farine Petra del molino Quaglia, socio sostenitore dei presidi Slow Food e pizzaioli dell’alleanza slow food Campania e Basilicata. www.dorogourmet.it

La più costosa Secondo il Guinness dei primati la pizza più cara al mondo nel 2017 costava 2.700 dollari (oggi 2.000) e si può assaggiare a New York da “Industry Kitchen”. È fatta con impasto al nero di seppia ed è ricoperta con formaggio Stilton bianco del Regno Unito, foie gras e tartufi dalla Francia, caviale Osietra del Mar Caspio, caviale Almas e foglie d’oro 24 carati. In Italia la pizza più cara nel 2018 era la “4+4” di Sirani a Bagnolo Mella (Bs), 99 euro, con scampi Corona, gamberoni Carabineros e focaccia in pinzimonio.


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Concettina ai Tre Santi Napoli Il giovane pizzaiolo Ciro Oliva è un predestinato: figlio di Antonio Oliva, è l’erede di quarta generazione della famiglia. Marinara e Margherita qui sono un credo. Ma negli ultimi anni è nata l’idea di "pizza eccellente" che annovera oggi circa una decina nuovissime creazioni in continuo rinnovamento. www.pizzeriaoliva.it

Pizzeria La Notizia Napoli Pizzeria la Notizia, sinonimo di casa, luogo dell’anima. È il luogo dove Enzo Coccia ritrova se stesso. Dove esiste e vive la sua storia. Dove vengono applicate con rigore instancabile tecniche antiche e tradizioni. Dove i migliori prodotti alimentari della “Campania Felix” hanno la loro suggellazione con i loro sapori, profumi e colori. www.pizzarialanotizia.com

La Figlia del Presidente Napoli Da via Tribunali al Via del Grande Archivio. La storia è fatta di uomini e di tesori tramandati, come l'arte della pizza, da Ernesto Cacialli a Maria Cacialli, sua figlia, e al suo braccio destro Felice Messina, (e marito di Maria). Anche il figlio Armando ha proseguito questa lunga e storica tradizione. www.figliadelpresidente.com

Le Figlie di Iorio Napoli Teresa Iorio è la mano sapiente di questa piccola pizzeria a due passi da piazza Bovio, zona di uffici e università. L’offerta delle pizze segue la creatività della padrona di casa, gli ingredienti freschi e ben accostati sono quelli della tradizione napoletana. www.facebook.com/LeFigliediIorio

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50 Kalò Napoli Ciro Salvo è la terza generazione di una antica famiglia di pizzaioli. La sua ricerca sull'impasto super idratato - la farina viene lavorata con percentuali di acqua superiori alla media - gli è valsa premi e riconoscimenti della più autorevole critica nazionale e internazionale per la leggerezza e la digeribilità. www.50kalò.it

10Pizzeria Diego Vitagliano Bagnoli (Na) Diego Vitagliano, napoletano doc classe 1985, fa parte della nuova generazione di giovani pizzaioli napoletani. La sua pizza trasporta la tradizione napoletana nella contemporaneità con una grande ricerca sull’impasto e sulle materie prime. La pizza è leggera e altamente digeribile, morbida e con un po’ di croccantezza. www.diegovitagliano.it


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Pizzeria 450 Gradi Pomigliano d'Arco (Na) L’impasto è ben lievitato, morbido, condimenti a base di prodotti sempre di prima scelta. Fritti da non perdere. Gianfranco Iervolino, pizzaiolo e appassionato di musica classica napoletana, quando è in vena regala belle canzoni a clienti e amici. www.gianfrancoiervolino.it

Pizzeria Salvo San Giorgio a Creamano (Na) La tradizione è alla base del lavoro di Francesco e Salvatore Salvo, da qui si parte e a questa si guarda sempre, ma qui non ci si ferma. Per i Salvo la pizza napoletana è cultura da salvaguardare e da sviluppare, utilizzando tutti gli strumenti, le tecniche e le conoscenze che il mondo della gastronomia contemporanea può offrire. www.pizzeriasalvo.it

Combo Pizzeria Molfetta (Ba) Combo è una pizzeria dal concept rivoluzionario nata dall'idea di Vincenzo e Mary Florio. Il classico menù è stato affiancato dalla possibilità di scegliere completamente gli igredienti per comporre delle pizze diverse. Ognuno può creare la sua pizza gourmet in piena fantasia senza alcun tipo di preclusione. www.combopizzeria.it

i Petronella Altamura (Ba) Nel cuore dall’Alta Murgia, dalla passione per i sapori e per la tradizione nasce un’azienda artigianale che lavora per riportare nel piatto i colori, gli aromi e le sensazioni di un tempo. Il segreto dei Petronella? Restare fedeli alla tradizione altamurana, alla buona tavola e alla lavorazione artigianale. www.ipetronella.it 98

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Fandango Potenza Salvatore Gatta è figlio d'arte. La sua è una pizza che nasce dalla tradizione napoletana ma che abbraccia i sapori tipici e a volte dimenticati del territorio Lucano spesso reinterpretando in chiave personale piatti tradizionali trasponendoli sulla pizza www.fandangopizzeria.it

1905, prima pizzeria negli Usa Lombardi’s, che in origine era un negozio di alimentari, cominciò a vendere pizze nel 1905, dando il via al boom di pizzerie in tutta New York negli anni successivi. Nonostante questo, la pizza continuò ad essere considerata un alimento straniero fino alla fine degli anni ‘40. Oggi ci sono più di 9mila pizzerie solo nello Stato di New York. In tutti gli Stati Uniti, invece, circa 70mila.


400 gradi Lecce Andrea Godi, vulcanico pizzaiolo leccese, studia a fondo idratazione e maturazione, per ottenere impasti leggeri e fraganti. Gli ingredienti sempre di alta qualità, sono selezionati tra i produttori locali e campani. Il locale è in stile moderno e trendy. www.pizzeria400gradi.it

Archestrato di Gela Palermo Il locale di Pierangelo Chifari si basa su presidi Slow food, birre artigianali, vini e distillati, senza confini geografici. Fare la pizza è un gesto culturale: non solo nel rispetto e nella valorizzazione delle materie prim fornitori locali, ma anche nella filiera del lavoro, scegliendo strumenti e modalità che riducano l’impatto dannoso sull’ambiente. www.archestratodigela.it

Villa Zuccaro Pizzeria Taormina (Me) Villa Zuccaro a Taormina, una villa in pietra del XVII secolo, circondata da un verdeggiante e rigoglioso giardino sempre curato, è il "sancta sanctorum" del giovane Corrado Bombaci, miglior pizzaiolo nella finale di Londra del 2019 il cui sogno è quello di lanciare la Pizza siciliana, in omaggio alla sua terra. www.villazuccaro.com

Vincenzo Fotia L'Artigiano della Pizza Siderno (Rc) Una passione per gli impasti cresciuta di pari passo al successo del locale. Dall’impasto classico in stile napoletano, a quelli particolari (curcuma o carbone vegetale) o senza glutine. I condimenti spaziano tra ottimi ingredienti campani alle eccellenze calabresi. vincenzofotialartigianodellapizza.com

Framento Cagliari Pierluigi Fais, talento eclettico della cucina si cimenta anche con la pizza e basa tutto su lunga lievitazione, forno elettrico e lievito madre. La proposta per le farciture è incentrata sulla stagionalità degli ingredienti, con qualche pizza classica sempre presente in menu. www.framento.it

Verace Elettrica Milazzo (Me) In cucina Sergio Russo e il suo staff dedicano tutte le loro giornate, notti insonni, festività e chili di farina per raggiungere l’eccellenza, la perfezione. Verace Elettrica è un format con un obiettivo rivoluzionario: portare una pizza dalla qualità eccelsa in un luogo di passaggio come un centro commerciale. www.veraceelettrica.it CHeck-in • febbraio 2022

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Dove mangiamo? Ristorante gourmet o trattoria? In città o in campagna? Al mare o vista vette? Trovare il ristorante giusto di cui innamorarsi al primo assaggio non è così facile. Ci pensiamo noi con l’itinerario di questo mese alla scoperta dei locali più interessanti della Penisola! Buon viaggio e buon appetito!

La Loge du Massif Terrazza Gallia

La Canonica

D&G Patisserie

Vivace Cubique

Prime Alture

Antica Osteria del Mirasole Bottega Aleotti Tramvia

Villa Zarri San Domenico

Amerigo Casa Mazzucchelli

Corbezzoli

Ristorante Sillaro

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Paloma Wisdomless Junsei Sushi Restaurant Kikki Don Lisandro Osteria Moderna Porta de Mä

Ho Bento

Obicà

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La Loge du Massif

un tesoro gourmet sulle piste di Courmayeur L

a Loge du Massif è un gioiello in legno e pietra che si affaccia, con le sue ampie terrazze, sul re delle Alpi, il Monte Bianco, nel cuore degli impianti di risalita, a Plan Chécrouit (Ao). L’elegante Chalet nel quale si trova il ristorante La Loge du Massif, un ambiente esclusivo e raffinato, offre ai propri ospiti tutto il sapore dell’accoglienza e della ristorazione di alta qualità per vivere un’esperienza di spensieratezza con stile. La Loge du Massif è sinonimo di ospitalità contraddistinta da una posizione straordinaria e invidiabile con una vista unica sulle montagne. L’elegante Chalet nel quale si trova il ristorante La Loge du Massif, un ambiente esclusivo e raffinato, offre ai propri ospiti tutto il sapore dell’accoglienza e della ristorazione di alta qualità per vivere un’esperienza di spensieratezza con stile. La Loge du Massif è sinonimo di ospitalità contraddistinta da una posizione straordinaria e invidiabile con una vista unica sulle montagne.

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La giornata inizia a colazione, un menu dal sapore internazionale e di sapori dolci e salati che vanno incontro a diversi palati. L’aperitivo, baciati dal sole sulla meravigliosa terrazza, è un momento in cui degustare un calice di Franciacorta o di Champagne in accompagnamento al “menu special” che prevede una selezione di crostini di pesce crudo con abbinamenti sorprendenti. In occasione dell’après-ski, quando le montagne si colorano all’imbrunire, l’ospite è invitato a godersi il tramonto in terrazza avvolto dal calore dei bracieri e dalla morbidezza delle coperte a disposizione dei clienti. La sera, tecnica e creatività si incontrano a tavola dando vita ad un’esperienza culinaria di gusto e contemporaneità. Protagonista del menu il pescato, selezionato, di grande qualità e disponibile in accordo con la stagionalità del mare. Le ricette sono studiate per valorizzare la materia prima e le proposte si articolano in piatti crudi e cotti che esaltano i sensi e solleticano i palati più sopraffini. Non sono escluse anche ricette a base di carne per andare incontro a tutte le esigenze e soddisfare gli ospiti. Ad arricchire il percorso gastronomico, le referenze della cantina propongono etichette italiane e dal mondo oltre a selezionati cocktail della mixologia proposti dai barman del ristorante. Non solo una cucina ricercata in grado di offrire un’esperienza del gusto, ma anche un luogo sinonimo di divertimento ed esclusività. Lo Chalet è un luogo speciale dove vivere un momento particolare, festeggiare il proprio matrimonio, il compleanno o un successo personale che valga la pena di essere ricordato. Una location invidiabile per un evento aziendale o team building. L’atmosfera della Loge du Massif vuole essere per i propri ospiti un punto di riferimento per il divertimento con dj set, ospiti, artisti e cantanti nazionali e internazionali che restituiscono un’atmosfera movimentata, ma anche rilassante e conciliante. Una nota di merito è necessaria per il team di lavoro. Dall’accoglienza alla sala, dalla brigata al dietro le quinte è lo staff che permette di rendere unico e vero il progetto di La Loge du Massif.

COURMAYEUR Valle D'Aosta

83663

La Loge du Massif Strada Regionale 38 - 11013 Courmayeur (Ao) Tel 351 8784170 www.lemassifcourmayeur.com CHeck-in • febbraio 2022

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Cubique, cucina tradizionale e rispetto delle materie prime di Piera Genta

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ubique è il locale aperto nel 2019 da Pierluigi Consonni e Alan Spanu. Siamo in un angolo del quartire multietnico torinese di San Salvario, al di fuori della movida, dietro piazza Nizza, in uno stabile degli anni Settanta conosciuto come Palazzo degli Specchi. Due salette ben arredate, un soppalco su cui si affaccia la cucina, una grande vetrata e per la bella stagione un accogliente dehors. Un locale rilassante e un servizio di sala attento e professionale. In cucina Pierluigi Consonni, per vent’anni executive chef della stella Michelin più antica di Torino, quella del Vintage 1997 (quest’anno la guida rossa gli ha conferito l’ambito riconoscimento per il 19° anno consecutivo). Ad accompagnarlo in questa nuova avventura Alan Spanu, per 9 anni il suo sous chef al Vintage, diventandone chef e mantenendo la stella.

Piatti della tradizione, con tecniche innovative Piatti classici della tradizione torinese e italiana che esprimono la personalità degli esecutori e la loro capacità in cucina, senza trascurare le nuove tecniche come le fermentazioni. A pranzo una proposta semplice ed informale con un menu business, due piatti a scelta, pesce, carne o vegetariani, che variano molto spesso in base alle materie prime, alle stagioni ed alle richieste. 104

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A cena invece la carta. In questo periodo interessante il cardo gobbo speziato alla cannella e noce moscata, un’antica ricetta di casa savoia, arricchita dalla fonduta di Raschera. Gustosa l’inedita parmigiana di melanzane non tradizionale, come recita il menu. Da non perdere l’iconico vitello tonnato senza maionese, qualcuno scriverebbe “all’antica”. La loro ricetta prevede succhi della carne, tonno fresco rosolato, capperi e aceto. Nel menu troviamo anche piatti di mare, tra cui baccalà su salsa bernese all’aneto, ma non solo.

Formaggi imperdibili Da assaggiare il misto di formaggi, tutti di Borgo Affinatori, un laboratorio di due giovani artigiani di Asti specializzati nell’affinamento e nella stagionatura: Toma d’alpeggio Basilio, Stracchino all’antica, Viola alle vinacce, Pecorino della Garfagnana al farro, Stravecchio vaccino. Tra i dolci lo zabaione di moscato, gelato alla crema e crumble salato.

Alan Spanu

Una giusta carta dei vini che spazia dal Piemonte al resto d’Italia con qualche etichetta dalla Francia. con la supervisione di Riccardo Patacchi, che gestisce anche il servizio in sala.

Rispetto delle materie prime «La nostra filosofia in cucina vuole essere un filo conduttore che attinge dal territorio e dalla tradizione con un approccio rispettoso, ma con qualche tocco di innovazione nel rispetto delle materie prime, nell’uso di farine di qualità, poco raffinate e ricche solo dei loro componenti nutritivi per preparare il pane, la pasta e la nostra pasticceria; pesci nobili dei nostri mari, alcuni dal Nord Europa come il baccalà; la carne di bovino che acquistiamo da piccoli allevamenti del Piemonte». In tempi di Covid-19 sono stati rivisti gli spazi per garantire il distanziamento. Pierluigi Consonni

Torino 83666

Ristorante Cubique via Saluzzo 86b - 10126 Torino Tel 011 4149886 - Cell 342 7549024 cubique.business.site CHeck-in • febbraio 2022

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Trancio di morone arrosto, zuppa di bouillabaisse, cozze, pomodori infornati

Il menu invernale di Terrazza Gallia un viaggio che ha il sapore del mare U

n racconto del Mediterraneo attraverso le sue sfumature e la sua ricchezza si traduce nel nuovo menu invernale ideato dai fratelli Vincenzo e Antonio Lebano, Executive Chef di Terrazza Gallia, rooftop restaurant di Excelsior Hotel Gallia a Milano. La nuova carta, composta da entrée, pasta e risotti, secondi piatti e dessert, si affianca a Mediterraneo il menu degustazione composto da un benvenuto e 6 portate, oltre ai dolci finali.

raccontano l’amore per il mare e il sole della loro terra d’origine, la Campania, attraverso piatti poetici, a partire dai nomi, autentici e senza fronzoli. Una cucina cucinata, di sostanza, che si esprime senza paura di osare e che disegna nel piatto trame eleganti e creative.

La proposta per l'inverno di Terrazza Gallia

Tra i piatti da non perdere Il Tirreno Racconta triglia croccante, cacciucco, basilico, aioli. Un piatto dal gusto delicato con un pesce tra i più apprezzati, esaltato dalla salsa aioli, una maionese rivisitata di origine provenzale. Mare a terra Risotto “Il Chicco del mulino”, cipolla di Giarratana, gamberi rossi di Mazara, alghe croccanti. Il gambero è tra i crostacei del Mediterraneo più pregiati, dal sapore inconfondibile che raccoglie tutta la sapidità dall’ambiente da cui proviene. Il Golfo del Leone: trancio di morone arrosto, zuppa di bouillabaisse, cozze, pomodori

Naturale evoluzione della carta autunnale, la nuova proposta di Terrazza Gallia continua a percorrere un viaggio alla scoperta dei piccoli produttori locali nel segno della sostenibilità e della valorizzazione degli artigiani del gusto. Talent scouts delle eccellenze del territorio, dal settimo piano dell’Excelsior Hotel Gallia, gli chef Lebano, con la consulenza dei tristellati fratelli Cerea del ristorante Da Vittorio, 106

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Un viaggio tra le onde: ecco i piatti


infornati. Torna in questo piatto la Provenza con la zuppa di bouillabaisse, una zona tanto cara allo Chef Vincenzo Lebano che la considera florida come il nostro Mediterraneo, una piccola Italia dal punto di vista della ricchezza marina. Unità d’Italia tortelli allo zafferano, ossobuco, spuma di parmigiano Gennari, aceto di Marsala. Un piatto corposo che partendo da Milano, città d’adozione dei due chef, unisce nord e sud. Non mancano proposte vegetariane e vegane con Dal Fruttivendolo cavolfiore arrosto, pompelmo rosa, cipolla rossa, mandorla e mela verde e Il Colore Giallo tartare di rapa gialla, zafferano, gel di kumquat. Tanto sole nel piatto. Restano in carta Vegetal Caviar Caviale di lenticchia di Leonforte, carota, nocciole, sedano, Essenza Mediterranea Pasta mediterranea in zuppa di pesce, tartare di triglia, salsa orientale, tapioca, plancton e I Classici, un omaggio ai piatti iconici di Da Vittorio come Insalata tiepida di pesci, crostacei al vapore; Paccheri alla “Vittorio” e la Cotoletta alla milanese. Un menu dove il pesce è l’ingrediente privilegiato per continuare ad assaporare i profumi del mare anche in inverno. Gli chef Lebano sono interpreti moderni, ambasciatori di una autentica italianità. Le loro radici, sempre ben presenti nelle proposte, sono il punto di partenza per una cucina verticale e sincera che guarda oltre e che diventa una fucina di ricerca capace di sorprendere. Accompagna la carta una selezione di vini scelti dal Sommelier Paolo Porfidio, etichette locali e internazionali di ricerca, che spaziano dagli champagne, ai rossi, ai bianchi fino ai rosati.

Vincenzo e Antonio Lebano

Triglia croccante, cacciucco, basilico, aioli

Milano 83556

Terrazza Gallia Piazza Duca d'Aosta 9 - 20124 Milano MI 02 6785 3514 www.terrazzagallia.com CHeck-in • febbraio 2022

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Prime Alture Cantina, camere e cucina in Oltrepò

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Circondata da colline e vigneti, un’affascinante struttura che offre 6 suite di charme per un soggiorno raffinato e indimenticabile. Bagno turco, sauna, palestra, bio piscina esterna a sfioro tra le vigne e degustazioni di vini e cibo di qualità

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n progetto di vita. Un sogno che diventa realtà. La passione per il vino e per l’accoglienza. E ancora, la voglia di riscoprire un territorio, votato al dio Bacco, ma non ancora sulle bocche di tutti. Sono questi gli elementi che hanno spinto Roberto Lechiancole a investire nell’Oltrepò Pavese, terzo terroir al mondo per la produzione di Pinot Nero, al fine di produrre vini distintivi e con una profonda riconoscibilità del vitigno, in un processo di agricoltura biosostenibile a tutela del consumatore finale.

Vino e accoglienza sulle colline dell’Oltrepò È il 2006 quando Prime Alture muove i primi passi all’interno delle realtà produttive del panorama vitivinicolo lombardo, raggiungendo subito il consenso degli estimatori enologici e affermandosi in pochi anni come cantina di rilievo del territorio. L’azienda, situata a 290 metri sul livello del mare, oggi ha un’estensione di 10 ettari e produce 50mila bottiglie, con vitigni a prevalenza di Pinot Nero e Chardonnay. →

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Roberto e il suo team, composto da Jean-François Coquard, enologo d’eccellenza del panorama italiano e francese, dal mastro di cantina Fausto Comotti, l’agronomo Claudio Giorgi e il mastro potatore Claudio Brunelli, hanno dato vita a produzioni autentiche, riconoscibili e dal chiaro accento territoriale, con uve raccolte a mano in cassetta, pigiatura tempestiva e protezione dell’ossigeno dalla vigna all’imbottigliamento.

Ampia gamma di vini espressione del territorio Il Pinot Nero, colonna portante nonché prodotto di eccellenza, si traduce in “Monsieur Pinot Noir”, rosso di punta della maison che riposa in barrique per almeno 12 mesi, e “Bordo Bosco”, con affinamento in acciaio. Gli amanti delle bollicine trovano un nuovo modo di apprezzare il metodo Classico grazie a “Io per Te”, Pinot Nero Docg spumantizzato, affinato 36 mesi sui lieviti. Completano la gamma il nobile Merlot “L’altra metà del Cuore”, il profumato e raffinato “Madame Chardonnay” con passaggio in legno, l’aromatico bianco “Sopra Riva” da uve Moscato e Chardonnay, fino ad arrivare al Merlot rosato “Sotto Campo”, alla classica Bonarda e al Passito di Riesling e Moscato. 110

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CASTEGGIO Lombardia


Il progetto “La Cantina di Milano” Grazie a un instancabile lavoro commerciale dello stesso Roberto Lechiancole e alla collaborazione con AmbrosianaWines (agenzia per Milano e provincia), i vini di Prime Alture hanno conquistato i migliori chef del panorama lombardo e vantano posizioni di rilievo nelle carte di ristoranti stellati e non. Lontano dalle logiche della Gdo e dalle piattaforme di vendita online, oggi Prime Alture vuole arrivare al grande pubblico attraverso il progetto “La Cantina di Milano”: Felice Lo Basso, Claudio Sadler, Tommaso Arrigoni, Manolo Teruzzi, Stefano Grandi, Andrea Provenzani e Giuseppe Postorino sono solo alcuni degli chef che diventeranno gli ambassador di un’iniziativa dove cucina e vino avranno un dialogo diretto, con la presentazione dei loro migliori piatti in abbinamento alle etichette della Winery. L’obiettivo è far conoscere i vini in maniera tangibile, attraverso la veicolazione delle video ricette su mezzi online e offline, per offrire al pubblico finale una chiave di lettura nuova e diversa: l’Oltrepò Pavese è terra di ottimi vini di cui Prime Alture si fa portavoce, consegnando direttamente, senza minimi d’ordine e a temperatura di cantina. Dalla vigna alla tavola.

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Prime Alture Wine Resort Strada Madonna 109 - 27095 Casteggio (Pv) Tel 0383 83214 www.primealture.it

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Quel tocco Vivace che ci voleva di Renato Andreolassi

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iù vivacità in città, mai slogan fu più azzeccato per il nuovo locale: Vivace che ha aperto di recente nel cuore di Brescia, a duecento metri da piazza Loggia in un antico e imponente chiostro, nei pressi di corsetto Sant'Agata, in vicolo Rizzardo. Origini longobarde, si sviluppa su due piani e un intrigante cortiletto interno. Vivace, di nome e di fatto, è una nuova esperienza enogastronomica all'insegna della qualità. In centro e nello stesso tempo defilato e riservato per quel che tanto basta per pranzare e cenare in assoluta tranquillità. Una decina le persone occupate. La cucina è nelle mani di un giovane chef di 27 anni: Davide Modesti che dimostra già assoluta padronanza e sicurezza ai fornelli. Scuola alberghiera al Mantegna ed esperienze alle spalle di tutto rispetto: Laurin, Albereta e Falconiere. «Mi affido anzitutto al territorio, rivisitandolo - dice- con fantasia, senza debordare nell'eccesso. Prodotti e produttori a chilometro zero, valorizzazione degli artigiani e delle piccole aziende agricole. Questa la mia strada maestra»

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Così anche la cantina con 400 bottiglie. Si parte dalle aziende franciacortine, per salire in Valle Camonica e scendere poi sul Garda nelle terre della Lugana senza disdegnare alcuni semi-sconosciuti Champagne. Vivace è nato da una idea di Eliana, Stefano e Giorgio Pasotti, 3 fratelli imprenditori grandi appassionati di enogastronomia che hanno coinvolto nel loro progetto Daniele Merola, proprietario di altri locali nel bresciano, come esperto del settore. Ad accomunarli è la volontà di dare vita ad uno spazio dove poter vivere e gustare una cucina piacevole, genuina senza eccessi, tra chicche enologiche e bottiglie blasonate. L'impressione che abbiamo avuto degustando alcuni piatti, è che davvero Davide (insieme al sommelier Federico Frattini e alla signorile maître Stefania Licata) stia dando il meglio per avvicinare la clientela bresciana, da sempre prudente per non dire perplessa, a un modo di mangiare assai originale e innovativo. Un muro da abbattere all'insegna della buona cucina. Nel menu, 4 diversi percorsi degustativi per i palati tradizionali o più esigenti. Ho assaggiato l'anguilla alla brace con mosto d'uva e mostarda alle pere, la lingua di manzo affumicata con cipollotto e rabarbaro, per raggiungere la vetta con i superbi cappelletti di storione e il risotto di zucca e paprika. E preparatevi ad essere stupiti dalle penne alle cime di rapa. Un piatto davvero, davvero unico e originale. E non lasciatevi mancare (e tentare) nel finale, fra le quattro antiche colonne portanti, la superba torta di rose con gelato alla crema. Appagante! Finalmente, il ritorno ad un gusto primordiale ricordando il detto di Cicerone:''Fortite in re, suaviter in modo'', energicamente nella sostanza, dolcemente nei modi.

BRESCIA

Lombardia 83331

Vivace Vicolo Rizzardo 2 - 25122 Brescia Tel 030 7285150 www.vivacebrescia.it CHeck-in • febbraio 2022

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Nella Mente dell'astice

Mi piace o non mi piace…

Mai provato una cena al buio? La Canonica di Verona propone tre serate in cui sedersi al tavolo diventa l’occasione per divertirsi imparando a riconoscere le materie prime che compongono un menu speciale 114

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Q

uante volte è capitato di assaggiare dei piatti e concentrarsi solo sul gusto, in una dimensione di “mi piace o non mi piace” certamente importante ma un po’ superficiale? A partire da questa riflessione il ristorante La Canonica di Verona ha ideato la “Cena con gli ingredienti segreti”, l’occasione per riscoprire la dimensione ludica dello stare intorno a un tavolo e nello stesso tempo per riflettere sull’importanza della materia prima impiegata. Un menu “al buio” composto da quattro portate principali più un piatto jolly: l’ospite dovrà riuscire a riconoscere quanti più ingredienti utilizzati per vincere la cena per sé e per il proprio accompagnatore; per chi indovinerà cosa compone il piatto jolly il regalo sarà della bottiglia più costosa ordinata per accompagnare la cena. Un gioco, un momento per evadere dal quotidiano, ma certamente un’occasione per riflettere sull’importanza delle materie prime:


la continua ricerca, l’attenzione alla selezione dei fornitori, l’utilizzo di prodotti locali ma anche dei migliori ingredienti che non necessariamente devono essere a km zero se garantiscono l’eccellenza della qualità.

Esercitare i sensi Si tratta di riscoprire i quattro sensi, utilizzare olfatto, vista, gusto e - perché no - tatto per riportare il gusto finale del piatto all’origine di tutti i singoli ingredienti utilizzati, elaborati ed assemblati per creare un tutto che è la firma dello chef Saimir Xhaxhaj. È questo alla base della filosofia de La Canonica «La nostra cucina non è una lista di ingredienti; è un viaggio sensoriale fatto di accostamenti inediti che sorprendono. La cucina è una collisione di idee, tecniche e culture. Non è matematica, è poesia».

Saimir Xhaxhaj

Luca Peretti, maître e sommelier, condivide con lo chef la stessa passione per la ricerca e per la sperimentazione, per gli abbinamenti innovativi e sorprendenti. Lo testimonia una cantina ricca di etichette di pregio, a cui si affiancano le creazioni uniche di Luca, bevande e fermentati rigorosamente home-made. La prima serata voleva essere una prova, per capire se una formula nuova per coinvolgere gli ospiti potesse funzionare, ed è stato un grande successo di una sala completa e molti ospiti felici dell’esperienza. Così si è deciso di organizzare altre cene: il 14 marzo il prossimo appuntamento. Il costo della cena è di € 60 bevande escluse.

In cucina in libertà Creare in totale libertà: una cucina di qualità che non impone limiti o confini all’inventiva dello chef Saimir Xhaxhaj e della sua brigata. È così che nasce l’esperienza del ristorante La Canonica, grazie all’intuito del patron Lorenzo Donadel che ha deciso di scommettere fin da subito, in un rapporto di reciproca fiducia, diretto e franco con lo chef, sulla sua creatività e su un progetto che ha la curiosità e la voglia di osare nel suo Dna. Un sentimento che anima Saimir e tutti i suoi collaboratori. La cucina dello chef valorizza il patrimonio enogastronomico locale con suggestioni e rimandi provenienti da diverse culture. L’occhio attento di Saimir sceglie con meticolosa cura le materie prime di qualità che meglio si sposano tra loro, creando piatti e accostamenti mai banali. Primizie dal territorio e da tutto il mondo, ingredienti maneggiati sempre con rispetto, sensibilità e fantasia. Quella che si può degustare a La Canonica è una versione alta e moderna della cultura culinaria italiana, capace di rielaborare magistralmente i sapori della memoria e della tradizione con sempre nuovo estro e nuovo slancio; una cucina contemporanea, vivida e libera espressione di storie, idee, tecniche e culture.

Spaghettone, Grana Padano, pepe Sichuan e crudo di gamberi rossi

VERONA

Veneto 83663

La Canonica Vicolo San Matteo 3 - 37121 Verona Tel 045 4732625 www.ristorantelacanonicaverona.it CHeck-in • febbraio 2022

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D&G Patisserie di Denis Dianin

una boutique di pasticceria A

meno di un’ora da Venezia, Padova sembra un mondo lontano, dove nel corso dei millenni Troiani, Romani e astronomi leggendari come Copernico e Galileo hanno percorso le strade acciottolate. Presumibilmente fondata da un principe troiano circa 1200 anni prima dell’era Cristiana, città-stato nel Medioevo e sede della seconda università più antica d’Italia, oggi Padova continua ad affascinare e catturare l’attenzione con i suoi mercati medievali, lo spettacolare teatro anatomico ligneo del 1595 (oggi il più antico al mondo) e l’Aula magna dell’Università dove insegnò Galileo. A Padova si respira, il visitatore non sente la pressione un po’ euforica che anima città come Milano, Firenze, Venezia. «Venezia la bella, Padova sua sorella», recita un vecchio detto popolare. Chi visita la città per la prima volta non vorrà trascurare la Cappella

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degli Scrovegni - candidata a diventare patrimonio Unesco e descritta mirabilmente da Marcel Proust nel suo “À la Recherche du Temps Perdu” - con il ciclo di affreschi firmato dalla mano di Giotto. Romanico, bizantino e gotico: tre stili architettonici si armonizzano incredibilmente, e perfettamente, nella Basilica di Sant’Antonio da Padova. Ci sono l’Orto Botanico, protetto dall’Unesco fin dal 1997, e il Salone del Palazzo della Ragione con i suoi incredibili soffitti. Simbolo di Padova è anche Prato della Valle, la piazza ellittica più grande d’Europa dopo la Piazza Rossa di Mosca: in tempo medievale fu sede di fiere, giostre, feste pubbliche, gare, mercati. Oggi i padovani vi passeggiano, sostano e... studiano: Padova è infatti animata da una popolazione studentesca dallo spirito allegro e vivace. Circondata dai magnifici Colli Euganei, appena fuori città, il visitatore può immergersi in un paesaggio bucolico, disseminato di castelli, masserie e cantine aperte alle degustazioni. Tra le chicche gastronomiche di Padova e dintorni, spicca fin dal 2006 D&G Patisserie di Denis Dianin a Selvazzano Dentro (Pd). Una boutique di pasticceria frutto di una rapida carriera, focalizzata verso l’evoluzione della creatività, un’idea di “viaggio” personale ben chiara, che porterà Dianin (dal 2014 membro di AMPI, Accademia Maestri Pasticceri Italiani) ad essere tra i primi a portare la pasticceria salata in boutique. Un percorso celebrato dal recente riconoscimento del Gambero Rosso, che lo ha inserito tra i 10 maestri pasticceri presenti ne “La grande pasticceria salata”. Oggi D&G Patisserie è strutturata e pensata da Dianin per accompagnare il cliente nei vari momenti della giornata, dalla colazione al pranzo, dall’ora del tè in pasticceria fino all’aperitivo all’italiana, un momento dal fascino d’antan in cui il Maestro AMPI ha creduto fermamente e che ha voluto recuperare, regalandolo a una clientela patavina sempre più convinta. «Un progetto, quello di declinare la boutique-pasticceria in un luogo accogliente dal mattino alla sera, che attira e richiama più volte al giorno la clientela, che attraversa la città - ci racconta Dianin - anche solo per prendere un caffè, un blend esclusivo fatto su misura da uno dei partner che accompagnano D&G in questo percorso». Un momento particolarmente amato dai padovani, e non solo, è quello del brunch, per il quale il Maestro è stato chiamato a tenere dei corsi: dal 2013 D&G Patisserie propone 7-8 menu serviti su eleganti tavolette di legno custom-made dove trovano posto un piatto salato, uno dolce e una bevanda (dal succo di frutta alla tisana, fino allo yogurt). «Prima della pandemia - spiega il Maestro AMPI - durante il weekend la gente arrivava da fuori, anche da Milano, per gustare il brunch in compagnia. Noi rimaniamo ottimisti e continuiamo a coccolare i nostri clienti».

SELVAZZANO DENTRO

Veneto

83213

D&G Patisserie via Monte Grappa 30 - 35030 Selvazzano Dentro (Pd) - Tel 049 637201 www.degpatisserie.it CHeck-in • febbraio 2022

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A cena nei rifugi della Val Gardena dove si mangia anche il pesce I

l divertimento sugli sci diventa davvero un piacere quando si accompagna a un buon pranzo in una baita o in un rifugio lungo le piste. Nelle Dolomiti della Val Gardena ci sono 65 rifugi, quasi tutti sono a gestione familiare da generazioni. Ognuno di essi propone un’offerta unica che spazia dai piatti tradizionali fino alla cucina più sofisticata, con la possibilità di ordinare dalle bistecche alla griglia ai frutti di mare. Il menu è sempre completato da un’ampia selezione di vini, prevalentemente altoatesini. Ecco una carrellata tra i posti più suggestivi.

Pesce… in quota Il Rifugio Emilio Comici, a 2150 metri, direttamente sul mitico “Sellaronda”, è famoso per le specialità di pesce fresco, grigliate, tortelli all’astice, spiedini e zuppe di pesce. Inoltre, sono qui organizzate cene a tema “special nights”, seguite da una discesa notturna.

A caccia di specialità tipiche La Baita Daniel, sul Monte Seceda a 2230 metri, è un locale tipico per specialità come i canederli, con spinaci, con formaggio o erbette, rotondi con funghi, speck o grano saraceno e dessert, come quello alla ricotta, ripieno di cioccolato o patate e prugne, fragole o albicocche. Specialità della casa: carne del maso La Baita Curona si trova sulla pista la Longia, che dal Seceda conduce verso Ortisei con una vista spettacolare sull’Alpe di Siusi e lo Sciliar. Qui si gustano specialità di carne alla griglia del maso, speck e salsicce di produzione propria. Da provare i Krapfen con marmellata di castagne o papavero e il delizioso “Kaiserschmarren” caramellato. 118

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Zuppe tradizionali e selvaggina La Baita Saslonch si trova, invece, all’imbocco della pista “3” che dal Ciampinoi porta a Selva. In stile tirolese e con terrazza panoramica, offre zuppe tradizionali di ogni genere e piatti di selvaggina. Per finire, i canederli di lievito di birra e la marmellata di mirtilli rossi.

W le salsicce bianche bavaresi La Baita Vallongia è sulla pista “5”, che dal Ciampinoi porta alla ski area Plan de Gralba e verso il Sellaronda. Qui un assoluto must sono le salsicce bianche bavaresi con senape dolce e il tradizionale “brezen”. Ogni giorno, dalle ore 15.00, omelette col cioccolato.

Re della casa il Kaiserschmarren La caratteristica Baita Ciampac è fatta interamente di tronchi di legno e si trova all’imbocco della Vallunga. Raggiungibile a piedi da Selva o con gli sci dal Dantercepies. Nei pressi della baita c’è anche il centro fondo con 3 anelli, di cui uno lungo 12 km che porta all’interno del parco naturale Puez-Odle. Numerosi i piatti tradizionali “nella carta”, senza paragoni il “Kaiserschmarren” con diverse marmellate.

Champagne tra le vette Infine, vini selezionati e champagne, a 2400 metri, presso la baita Sofie, sempre sul Monte Seceda. La cantina, regno di Markus Prinoth, offre una vastissima selezione di vini e specialmente di champagne. Molte le etichette altoatesine presenti come l’Arunda rosé, spumante prodotto nella cantina “Reiterer” di Meltina, a 1200m s.l.m.

Tutto il gusto della Val Gardena Oltre ai rifugi sulle piste, in Val Gardena mangiare bene non è difficile: la cucina locale vanta una ricca tradizione con ingredienti tipici dal gusto intenso come il saporito speck, le salsicce affumicate, i golosi formaggi e il croccante pane duro di segale. Si può provare la buona cucina in un gran numero di ristoranti tradizionali, pizzerie e locali gourmet che hanno conquistato stelle Michelin e cappelli da cuoco di Gault Millau. I menu sono caratterizzati dall’incontro tra tipicità alpina e leggerezza mediterranea.

Due indirizzi stellati e… stellari In Val Gardena sono due gli indirizzi che promettono le massime gioie per il palato: l’Alpenroyal Grand Hotel a Selva di Val Gardena (Bz) con Mario Porcelli, cuoco stellato e l’Anna Stuben dell’Hotel Gardena a Ortisei (Bz) con lo chef stellato Reimund Brunner. Entrambi i cuochi interpretano e fondono la cucina delle due culture con raffinatezza.

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Per informazioni: www.valgardena.it CHeck-in • febbraio 2022

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Ma quanto è bello andare in giro (a mangiare) per i colli bolognesi! di Federica Pagliarone

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orghi pittoreschi, scorci suggestivi, paesaggi mozzafiato, bellezze naturalistiche, storiche e architettoniche: la provincia di Bologna tra pianura, collina e Appennino, è la meta ideale per gli amanti della natura, delle tradizioni, del turismo lento e della cucina dai sapori autentici. In questo territorio,

immerso in atmosfere d'altri tempi, scegliere tra ristoranti, trattorie e agriturismi è davvero difficile, è per questo che, dopo il centro città, abbiamo pensato di darvi qualche suggerimento! Di seguito, alcuni indirizzi che sono certa soddisferanno anche gli avventori più esigenti! 81865

Ristorante Bottega Aleotti

Antica Osteria del Mirasole

Iacobucci Villa Zarri

Tramvia

Amerigo

Casa Mazzucchelli San Domenico Ristorante Sillaro

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Ristorante Tramvia ~ Casalecchio di Reno ~ Questa fascinosa locanda dal 2013 è gestita da Antonio Gasperini che, dopo aver conseguito una laurea in ingegneria gestionale, ha deciso di proseguire la tradizione di famiglia, con competenza, savoir faire e passione. Il locale, in pietra a vista e mattoni originali, si contraddistingue per l'atmosfera calda e rilassante. E se in inverno si può cenare a lume di candela, in estate la cornice per una cena perfetta è quella del giardino sul fiume, avvolti dal profumo dei fiori e ritemprati dalla fresca brezza serale. Invitanti le proposte dello chef, che spaziano dalla migliore tradizione emiliana ai piatti creativi realizzati con prodotti del territorio. Tra gli antipasti segnalo la selezione di pregiati salumi tra cui il culatello di Busseto con ricciolo di burro e crostini caldi; e le acciughe del Mar Cantabrico con pan brioches e burro salato. Invece, tra i primi di pasta fresca, fatta rigorosamente a mano, non perdete le tagliatelle al ragù, i tortellini in brodo o in crema di Parmigiano; e gli strichetti all'uovo, ragù bianco di pesce, fiori di zucca e pomodori.

Ristorante Albergo Tramvia via Marconi 31 - 40033 Casalecchio di Reno (Bo) Tel 051 575044 www.tramvia.it CHeck-in • febbraio 2022

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San Domenico ~ Imola ~ Dal 1970 il suo nome evoca la grande tradizione culinaria italiana, il lusso, l'alta cucina e un'eleganza raffinata. Non solo, ma il San Domenico di Imola (due stelle Michelin), è un luogo che diviene casa e dove ci si sente sempre graditi ospiti. La cucina del San Domenico compone ogni piatto con i colori delle stagioni e il sapore dell'esperienza. Una cucina del territorio in continua evoluzione, con nuove tecniche al servizio della tradizione. Immancabile il classico uovo in raviolo “San Domenico” con parmigiano dolce e tartufo di stagione: una delle innumerevoli proposte dello chef Massimiliano Mascia (nipote di Valentino Marcattilii) che stupiscono, saziano e conquistano a prima vista. Noci di cappasante alla plancia, riduzione di ostriche e Martini dry, vongole veraci alle erbe; crudo di ricciola al sale di Cervia; spaghetti di Gragnano, mazzancolle dell’Adriatico, calamari velo e polpa di ricci di mare. E ancora tortellini con crema di piselli al basilico e prosciutto dolce di Parma Zuarina 24 mesi biologico; scampi e caviale con emulsione di patate all’olio extra vergine; astice e fegato d’oca; sella di maialino “Mora Romagnola” con cartoccio di carciofi croccanti.

Ristorante San Domenico Via G. Sacchi 1 - Imola (Bo) Tel 0542 29000 www.sandomenico.it 122

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Bottega Aleotti ~ Crevalcore ~ La filosofia e il concetto che Demis Aleotti vuole trasmettere ai suoi ospiti è quella di far rivivere l'antica figura dell'oste, che non si ferma solo a preparare buon cibo, ma offre ospitalità e cordialità. Il menu propone una cucina che unisce grande rispetto per la tradizione emiliana e freschezza dei prodotti del territorio a portate più ricercate e contemporanee. I punti di forza sono i primi piatti fatti a mano e i dolci, a partire dai fragranti biscotti appena sfornati che Aleotti ha l'abitudine di offrire passando per i tavoli. Commoventi i primi piatti, tra cui in pole position i ravioli di pecorino su crema di fave fresche e polvere di limone bruciato; i ravioli di melanzane con battuta cruda di gambero rosso di porto Santo Spirito e sua bisque; i tortellini della Bottega in crema di latte e parmigiano di vacche rosse. E per gli amanti dei secondi la scelta è ardua: battuta di manzo con zucchino crudo e mousse di formaggio; diaframma di manzo con zucchine trombetta alla menta; spalla di agnello dei colli Euganei disossata, con rapa rossa fresca. La cheesecake alla pera su terra di cioccolato e la mousse alle arachidi con caramello salato danno il colpo di grazia!

Bottega Aleotti Via Paltrinieri 62 - 40014 Crevalcore (Bo) Tel 051 981651 www.ristorantebottegaaleotti.it CHeck-in • febbraio 2022

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Ristorante Sillaro ~ Castel San Pietro ~ Ospitato al piano terra del Palazzo Calanco, un edificio signorile del XVIII secolo, questo caratteristico ristorante, dall'atmosfera calda e rustica, offre una cucina tradizionale, biologica, di stagione e a km zero. Tra gli antipasti, sorprendono l'insalatina di radicchio, bruciatini di mora romagnola e riduzione di aceto balsamico; il petto d’oca fumé, valerianella e gelée di frutti rossi; e il carpaccio di manzo marinato alle erbette della vallata, gorgonzola e fichi caramellati. Opulenti i primi piatti, come i tortellini in brodo di cappone; gli spaghettoni di farro bio, datterino semidry, fiori di zucca e basilico; le tagliatelle al mattarello al ragù bio bolognese; le lasagnette verdi, mortadella, melanzane arrosto, provola affumicata e pistacchi. Tra le carni - cotte prevalentemente a bassa temperatura - consiglio senza indugi il bianco di pollo scaloppato, intingolo al limone, mandorla croccante e pepe rosa; l'asado di manzo di pezzata rossa con salsa alle erbette aromatiche della vallata; e la braciola di mora romagnola in crosta dorata. Invitanti e golosi i dessert, come il soffice di mascarpone “espresso”; la mousse al cioccolato bianco e lime e gelato ai frutti di bosco.

Ristorante Sillaro - Villaggio della Salute Più Via Sillaro 27 - 40050 Monterenzio (Bo) Tel 051 929791 www.villaggiodellasalutepiu.it 124

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Raddoppia! Con

più spazio al Turismo www.italiaatavola.net 2 riviste mensili 1 nuovo portale ...e iscriviti alle newsletter

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Amerigo dal 1934 ~ Savigno ~ Il patron/chef Alberto Bettini ha vissuto la sua infanzia e adolescenza nella trattoria creata dal nonno Amerigo con la moglie Agnese nel 1934; e la gestisce dal 1988 affiancato dalla compagna Marina. Amerigo si fregia della stella Michelin dal 1998, riuscendo sempre a conservare lo spirito e lo stile di una trattoria di campagna, punto di partenza ed essenza delle proprie radici culturali e gastronomiche. Un tripudio di gusto, a partire dagli antipasti, come i calzagatti arrostiti con un velo di lardo; le tigelle con gelato di parmigiano all'aceto balsamico tradizionale; la battuta al coltello di bianca modenese con tartufo scorzone e scalogno. E poi ci sono i magnifici primi, che affondano le radici nella tradizione, tra cui i tortellini in brodo di gallina vecchia; le tagliatelle al ragù da ingredienti 100% bolognesi; e i ravioli di friggione con parmigiano reggiano 36 mesi di bianca modenese. Altrettanto stupefacenti i secondi, come la guancia di vitella brasata al barbera con puré e piccolo fritto di cipolla rossa; il capocollo di maiale brado di razza mora con cipollotti gratinati; il coniglio all’aceto balsamico tradizionale di Modena.

Amerigo dal 1934 Via Marconi 14-16 - 40060 Valsamoggia, loc. Savigno (Bo) Tel 051 670 8326 www.amerigo1934.it 126

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Ristorante Iacobucci (Villa Zarri) ~ Castel Maggiore ~ A pochi chilometri da Bologna, nella splendida cornice neoclassica di Villa Zarri, casa del famoso Brandy, regna incontrastata la cucina stellata dello chef Agostino Iacobucci, fatta di anima campana, tecnica sapiente e prodotti a filiera cortissima. Dopo l’immensa batteria degli amuse bouche, dove spiccano una parmigiana sferificata, un ravanello marinato con maionese d’ostrica, una crocchetta d’agnello su erbe amare e un macaron di mortadella e pistacchio, vi consiglio di gustare piatti eccelsi come l’ostrica con gel al Campari e la sua foglia con gel allo yuzu, “Napoli incontra l’Emilia” (tortelli ripieni di ragù napoletano su crema al Parmigiano con salsa al basilico), le varie consistenze del pomodoro, il sedano rapa cotto sotto sale con uova di trota. E per chiudere in dolcezza, tuffatevi nel leggendario babà in tre lievitazioni e solleticate le vostre papille gustative con la piccola pasticceria, che è davvero stupefacente. La cantina è ricca di etichette sorprendenti; il servizio è attento ed impeccabile. Da non perdere, l'eccellente Brandy Italiano “Villa Zarri”, nato dopo una lunga e scrupolosa sperimentazione pratica, accompagnata da un’accurata ricerca scientifica.

Villa Zarri Via Ronco 1 - 40013 Castel Maggiore (Bo) Tel. 051 700604 www.villazarri.com 128

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Casa Mazzucchelli ~ Sasso Marconi ~ Casa Mazzucchelli attraverso un innovativo ed audace progetto unisce due realtà distinte, il Marconi e il Mollica. Il primo è il ristorante di famiglia, aperto a Sasso Marconi nel 1983, dove Aurora e Massimo Mazzucchelli sono cresciuti, circondati dal verde dei Colli Bolognesi e dell’Appennino Tosco Emiliano. Il Marconi nel corso del tempo cresce e si evolve, affermandosi come ristorante di riferimento sul territorio, arrivando ad ottenere i più ambiti riconoscimenti nel mondo dell’alta ristorazione. Il forno Mollica è un laboratorio/fucina dove sperimentare e intraprendere nuovi percorsi, un contenitore di idee da cui emerge la passione di Aurora per l’arte bianca. “Casa Mazzucchelli è il nostro luogo d’incontro, tra la cucina, la pizza e il pane” raccontano i fratelli Mazzucchelli. Lo spicchio diventa volutamente il fil rouge tra la cucina gourmet di Aurora e la sua conoscenza nell’ambito della panificazione. La pizza non è solo un “supporto” e il pane non è solo accompagnamento, ma diventano essi stessi elementi fondamentali della creazione, imprescindibili e primari.

Casa Mazzucchelli Via Porrettana 291 - 40037 Sasso Marconi (Bo) Tel 051 846216 www.casamazzucchelli.com CHeck-in • febbraio 2022

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Antica Osteria Del Mirasole ~ San Giovanni in Persiceto ~ Questa straordinaria osteria, nata nel 1989 dall’idea di Franco Cimini (chef e titolare) di realizzare un localino dal sapore rustico e antico, offre un'esperienza culinaria indimenticabile e un servizio attento ed impeccabile. Il risultato è davvero sorprendente: nel locale si respira un'atmosfera calda ed accogliente, tra soffitti in legno, arredamento classico e un caminetto in pietra, dove lo chef cuoce alla brace con grande maestria carni prelibate (ad es. bistecca alla fiorentina di vacca vecchia (lunga frollatura); collo reale di vacca vecchia; fracosta di maiale con la sua cotica; fegatelli di maiale nella rete con l’alloro). Imperdibili i tortellini alla panna d'affioramento Mirasole, o l'antico ragù di cortile, che porta in grembo un’arte contadina basata sul non sprecare nulla. Tra i primia conquistano le lasagne verdi all’ortica, ragù di cortile e panna d’affioramento. Ma questo è anche il regno ideale per gli amanti della bassa corte e delle frattaglie, che possono solleticare le papille gustative, scegliendo tra faraona “alla cenere”; rognone di vitello trifolato; coratella d’abbacchio e cace e ova; cervella e zucchine fritte; padellotto di fegatini e cuoricini di pollo.

Antica Osteria Del Mirasole Via Giacomo Matteotti 17 - 40017 San Giovanni in Persiceto (Bo) Tel 051 821273 www.osteriadelmirasole.it 130

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Uova di quaglia barzotte

Invito a cena con.. stupore, al ristorante gourmet Corbezzoli di Giuseppe De Biasi

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o scenario è di quelli che stimola il relax fin dal primo impatto. Vista sui colli bolognesi, sul Parco dei Gessi Bolognesi e i Calanchi dell’Abbadessa, per un’esperienza di immersione nella natura, oasi di silenzio a pochi chilometri dal centro di Bologna. Stiamo parlando del Relais Bellaria Hotel, un progetto nato esattamente 15 anni fa da un accorto recupero urbanistico di un’ex serra, progettato dall’architetto Sebastiano Sarti. Il parco che circonda la struttura dialoga con gli spazi interni attraverso le ampie e luminose vetrate delle aree comuni, le corti interne e i vari giardini pensili su cui si affacciano le camere e suite. 108 in totale, a cui si aggiungono 3 modernissime sale meeting per un relais a basso impatto ambientale, dove la luce e il verde oltre a garantire un deciso taglio della bolletta energetica caratterizzano un progetto architettonico ben integrato nel paesaggio circostante, immerso in 4.000 metri quadri di parco e giardini con piscina esterna con idromassaggi, giochi d’acqua e aree relax tra palme e ulivi secolari.

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Giuseppe Tarantino, un cuoco che meriterebbe la stella Michelin Sull’accoglienza enogastronomica la proprietà, accanto al gettonato bistrot Corbezzolino, dal 2017 ha deciso di completare l’offerta puntando su di una clientela alla ricerca di foodexperience di fascia alta con un fine dining come il Ristorante Corbezzoli, affidato alle sapienti mani di Giuseppe Tarantino, 37enne valente chef partenopeo, ormai bolognese di adozione. Quest’ultima considerazione presta il fianco ad un doveroso inciso prima di concentrarci sulle creazioni gastronomiche di Tarantino. Fatto salvo questo sfortunato periodo pandemico, che ha messo a dura prova le energie e le risorse dei ristoratori di tutta la penisola, la scena gastronomica bolognese nonostante le delusioni delle guide è caratterizzata da un notevole fermento, complice le lievitate quotazioni della città come meta turistica nazionale e internazionale. Fra promettenti nuove leve e maestri riconosciuti (come Max Poggi e Mario Ferrara) nella generazione di mezzo, per intenderci quella accomunata dall’essere nata negli anni ‘80, si staglia per tecnica e creatività un trittico costituito dal “veterano” Agostino Jacobucci e da due giovani di talento (riconosciuto) come Emanuele Petrosino e, appunto, Giuseppe Tarantino.

Giuseppe Tarantino

Tutti e tre accomunati, in diversi periodi, dal passaggio fra i fornelli dell’unico (purtroppo) ristorante stellato cittadino, quello annesso a I Portici Hotel nella centralissima via Indipendenza. Stella Michelin che ha seguito Jacobucci nella migrazione del suo “personale” ristorante a Castelmaggiore nella primissima periferia bolognese, che Emanuele Petrosino ha confermato nel suo arrivo ai Portici (prima di lanciarsi nella sua nuova avventura al Resort Bianca sul Lago) e che auguriamo possa raggiungere presto anche Giuseppe Tarantino al Corbezzoli, dopo il suo affiancamento, sempre ai Portici, del conterraneo ed estroso Jacobucci. Probabilmente il nome del ristorante Corbezzoli richiama i floridi alberi di corbezzolo che circondano l’ingresso del locale ma a noi piace pensare che l’espressione “corbezzoli” stia a identificare, come in buona parte del territorio bolognese, quel positivo stupore in questo caso provocato ai commensali dall’arrivo al tavolo di uno dei piatti preparati da Tarantino. Chef in cui convivono due imponenti tradizioni culinarie come quella partenopea e quella emiliana che Giuseppe valorizza attraverso una contaminazione positiva che cerca l’eleganza nei connubi gustativi ma senza perdere di vista la semplicità e il rispetto della materia prima.

Risotto Riserva San Massimo mantecato con bufala affumicata Controfiletto di cervo cotto a bassa temperatura

Oltre ad influenze internazionali che s’intrufolano in creazioni ricche di sperimentazione e nella cornice concettuale della dieta mediterranea, pensata come stile di vita sostenibile più che come modello dietetico. → CHeck-in • febbraio 2022

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Ogni portata è curata nei minimi dettagli Nelle portate del menu vi segnaliamo alcune delle proposte del locale in cui si evidenzia, fin dal racconto (ma anche dalle eloquenti fotografie dei piatti), l’accuratezza esecutiva e la ricerca spasmodica dei dettagli che si cela dietro ogni portata. Si parte, prima di passare all’antipasto, con una curatissima carrellata di amuse-bouche: Cannolo al nero di seppia, ripieno di tartare di ricciola e crumble alla ‘nduja; Tartelletta con humus di ceci, fagiolini di mare e perlage di aceto bianco; Cheeseball di Parmigiano e pecorino con top di friggione (il tipico contorno della tradizione bolognese, preparato con pomodoro e cipolla cotto a fuoco lento per almeno due ore); Panbrioche ripieno di genovese di vitello e salsa di rucola; Ribollita toscana con pecorino e quinoa. Il tutto con varie tipologie di pane e grissini, tutti di produzione propria, affiancati da un calice di un morbido Trento Doc Rotari “Cuvèe 68”. Venendo al menu, ad aprire le danze, in veste di antipasto, un tributo all’autunno e alle atmosfere boschive come il succulento Uova di quaglia barzotte, funghi autunnali, spuma di patata rossa di montagna all’olio e cremoso di Montébore. Qui gli ingredienti protagonisti sono quelli del territorio pedecollinare circostante il ristorante. Una ricetta quasi totalmente vegetale e sostenibile, impreziosita dalle uova di quaglia dal cuore morbido e dal cremoso ottenuto dal formaggio Montébore, un formaggio antico e raro, presidio Slow Food, realizzato con solo latte crudo: al 70% vaccino e 30% ovino. Questa volta la scelta enologica è caduta su un bianco profumato come il Kerner 2020 Valle di Isarco Doc dell’altoatesina Eisacktaler Kellerei. Si prosegue con un bilanciatissimo Risotto Riserva San Massimo mantecato con bufala affumicata, carota e limone in diverse consistenze e aglio nero di Voghiera. Un piatto nato per caso con Tarantino che, alle prese con il fondo preparato per un altro piatto, viene conquistato dal mix di sapori e profumi dati da aglio nero, agrumi e carote. Da qui l’idea di sfruttare le eccelse qualità del riso Riserva San Massimo per realizzare un piatto vegetariano dagli aromi molto particolari, con un richiamo alla Campania grazie alla mantecatura finale con la bufala affumicata. In questo caso il vino svelato per accompagnarlo è stato il profumato Friulano 2020 COF di Torre Rosazza. Con il secondo si ritorna in stagione autunnale con una originale proposta di selvaggina come il Controfiletto di cervo cotto a bassa temperatura, estratto di rape e frutti rossi, cavolo cappuccio allo champagne e semi tostati. La scelta del cervo nasce dalla presenza di questo elegante animale nell’area in cui nasce il ristorante Corbezzoli. Capita spesso infatti di incrociare cervi e daini soprattutto nelle fredde sere d’autunno. Gli ingredienti utilizzati per la marinatura del cervo, vengono riutilizzati e resi co-protagonisti del piatto grazie alle loro proprietà nutritive antiossidanti in abbinamento con il cavolo cappuccio (la verdura che più esprime 134

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i sapori della stagione fredda) e i semi tostati. Con un piatto così nordico la scelta del vino procede per differenza ricadendo su di un robusto Negramaro 2018 Igt “Elo Veni” di una firma storica dell’areale salentino come la Leone De Castris. Chiusura in dolcezza affidata all’elegante tripudio di sapori oltre che omaggio alla tradizione meridionale della lavorazione della mandorla per il dessert identificato dal titolo di Essenza di mandorla. Come è ben noto l’offerta dei confetti alla mandorla rappresenta un simbolo benaugurale e di prosperità utilizzato per festeggiare lieti eventi come matrimoni, battesimi, lauree in tutto il Mezzogiorno d’Italia, ma anche vettore del concetto di ospitalità quotidiana, protagonista nei centrotavola della tipica sala da pranzo. Tarantino l’ha trasfigurato in un tris di “confetti” (quenelles) fatti di mousse di mandorla, all’interno una mandorla intera, a fianco una finanziera (biscotto) alle mandorle e un latte di mandorla tostato homemade. Il tutto accompagnato, questa volta non ad un vino ma da un twist di un Americano realizzato con “Roger” (bitter artigianale) e “Jefferson” (amaro alle erbe), entrambi calabresi con Barspoon di Amaro Lucano e Top di soda. Un ristorante intimo da soli 16 coperti, vezzeggiati da uno staff attento e mai invadente, con menu degustazione di cinque portate a 60, 65 e 70 euro e degustazione speciale “al buio”, secondo l’estro dello chef, di sette portate a 95 euro. Abbinamenti vini a cura del preparato ed empatico sommelier Giuseppe Fogli per completare, con il corretto wine-pairing, un percorso enogastronomicoesperienziale che rimane a lungo in memoria.

Bologna

83719

Ristorante Corbezzoli via Altura 11/bis - 40139 Bologna Tel 051 453103 www.corbezzoli.com

Essenza di mandorla

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Dal Cordaro

100 anni della vera cucina di Roma di Mariella Morosi

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a trattoria “Dal Cordaro” di Porta Portese ha compiuto 100 anni. La targa celebrativa che con emozione Luca, Alessandro e David, quarta generazione della famiglia Dori, hanno posto su una parete della loro trattoria, rappresenta la storia di quattro generazioni ma è anche un’espressione della cultura gastronomica della città. Un patrimonio di cui era stato compreso il valore fin dall’inizio, in quel 1922 quando il capostipite Arcangelo aprì il locale. Era la tipica osteria che allora rappresentava il legame tra i romani e il loro vino dei Castelli accompagnato da

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poco, un po’ di salame col pane o una ciambella. Volle chiamarla Cantina Dori ma poi con il passaggio al fratello Augusto nel 1922 l’insegna divenne “Dal Cordaro”. È un nome che ricorda origini ancora più lontane, a metà ‘800, e si riferisce ai mastri cordari che vi andavano a bere un goccio dopo il lavoro. Erano quelli che intrecciavano i canapi per le funi delle navi del Papa nel vicino porto di Ripa Grande e all’Arsenale, l’approdo fluviale delle imbarcazioni che rifornivano Roma di ogni merce. Ma le origini del locale sarebbero ben più antiche, secondo uno studio della storica dell’arte Chiara Civitarese, presente alla celebrazione del


centenario. I documenti infatti hanno dimostrato che in quest’area di proprietà dei marchesi Casali Del Drago fin dal 1842 esisteva una “casa con uso di cucina”. L’edificio, addossato alle mura Aureliane che gli fanno parzialmente da parete, è un affresco ottocentesco di una Roma scampata ad un’urbanizzazione violenta e anche l’arredo del locale ha attraversato un secolo senza troppi cambiamenti così come il giardino coperto da un vetusto pergolato.

Vera cucina romana È un’oasi segreta inimmaginabile dall’esterno. Qui si fa la vera cucina romana, senza deviazioni modaiole o salutistiche, ma prima ancora che del cibo questo è il luogo dell’accoglienza, come è sempre stato nella tradizione romana. Dopo Augusto che succede ad Arcangelo arriva il figlio Dorino, e poi ancora un altro Augusto e Giuliana che dopo tre decenni di attività lasciano spazio ai tre nipoti che a turno ora si dedicano all’accoglienza, proprio come padroni di casa. Ai fornelli si alternano con competenza Maurizio e Annarella ma sorridono a sentirsi chiamare “chef” come oggi impropriamente si definisce chi traffica in cucina. E poi ci sono gli zii a dare una mano: Marina e Assunta alle preparazioni ed Emanuele al servizio.

La pajata dialettale non ha subìto cambiamenti: i carciofi si “capano” e gli arrosti si “pilottano”.

Celebrazione del quinto quarto

Per conoscenza ed esperienza i due “cucinieri” sanno scegliere le materie migliori, dal guanciale per Gricia e Carbonara fino all’abbacchio, quello da latte che non ha mai toccato l’erba. Verdure e fagioli sono di certa provenienza così come le erbe aromatiche sempre fresche che a Roma si chiamano “odori” e si mettono un po’ dappertutto. Anche il linguaggio Baccalà

Qui c’è tutto il classico repertorio della tradizione romana e il quinto quarto viene degnamente celebrato come nei Rigatoni con la pajata e nella Trippa col pecorino e la mentuccia. La Coda alla vaccinara, poi, è d’obbligo, simbolo di quella cucina di recupero, poverissima, che riuscì a conquistare persino nobili e papi e che dimostra come un piatto non sia soltanto materia. Le frattaglie erano il salario dei vaccinari del macello, quelli addetti alla scorticatura delle pelli delle vaccine. E tanto valeva cucinarla bene, quella carne di bassa macelleria, a lungo, con tanto sedano e alla fine un tocco di cacao amaro. Quella servita al Cordaro è proprio così, cotta con buona arte, saporita e con un sughetto cremoso che invita a fare la “scarpetta”, tanto più che qui il pane sempre casereccio viene servito caldo di forno. Per le materie prime il territorio di riferimento è la campagna romana con fornitori collaudati e fedeli. Del resto, il segreto di questa cucina del popolo che Orio Vergani definiva “piena di forza e di soavità” è la genuinità delle materie e la competente naturalezza e il garbo con cui vengono trattate. → CHeck-in • febbraio 2022

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Un luogo intriso di storia e di storie Se è inevitabile che nel tempo ogni cucina perda po’ di originalità, c’è da dire che le quattro generazioni del Cordaro sono riuscite a trasmettere saperi e a custodire storie anche minime nate intono a quei tavoli di legno, lucidi per quella patina che solo il tempo può dare. Qui non c’è alcuna esibizione di tovaglie a quadri, trecce d’aglio o festoni di salsicce: tutto è funzionale, semplice e pulito. Un pezzo da museo è la grande ghiacciaia che domina la prima sala, mentre nella seconda le antiche mura in mattoni fanno da parete. Una ripida scala porta nella cantina delle botti, perfetta per eventi speciali.

Piatti da provare Ma veniamo al menu, tutt’altro che sterminato ma con allettanti promesse. Carbonara, Gricia, Cacio e pepe e Pajata sono tutte da provare, al dente, mantecate al punto giusto e in porzioni appaganti. Ma secondo la tradizione si può scegliere come condire la pasta e gli gnocchi con i sughi: quello di coda, di involtini o ai funghi, secondo gli arrivi. Tra i secondi ci sono Trippa, Saltimbocca, Pollo con peperoni, Abbacchio scottadito, Involtini con fagioli e scarola, Coniglio alla cacciatora, Salsicce o Polpette al sugo. Un piatto racconta sempre qualcosa come il Petto di Vitello alla fornara, che i fornaretti dopo aver panificato tutta la notte, mangiavano per colazione approfittando gratuitamente del forno già caldo. Unico rappresentante del mare è il Baccalà, romanizzato anch’esso nel fritto, in umido o in guazzetto, con pomodoro, pinoli e uvetta. Un must offerto spesso come antipasto sono i Carciofi alla romana che nella Capitale sono un’istituzione, tagliati a regola d’arte e cotti lentamente per almeno un’ora. Altri contorni sono le verdure miste ripassate in padella, le puntarelle, il verzino con le acciughe e la concia di zucchine in agrodolce. Volutamente limitata la lista dei dolci: torta di ricotta e visciole, la crostata di crema e il richiestissimo tiramisù. La conclusione più apprezzata sono infatti i biscotti fatti in casa, ricetta blindata di zia Giulietta che pur fuori dall’attività controlla discretamente che tutto in cucina sia ben fatto. Essenziale ma competente la lista dei vini, una quindicina tra bianchi e rossi ma ci sono anche 138

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Involtini con fagioli due “vini della casa”, un servizio quasi scomparso nella ristorazione perché considerato sinonimo di scarsa qualità. Sono serviti nella classica fojetta di vetro, nella misura imposta un tempo dai pontefici che incassavano le tasse sul vino. Grazie ad una passione lunga un secolo, trasmessa con abilità e competenza, il Cordaro rappresenta qualcosa di più di un luogo dove si mangia bene, in una Roma che è riuscita a restare grande anche a tavola. La festa del centenario non è stata soltanto autocelebrativa per la famiglia Dori, ma ha voluto coinvolgere clienti storici con figli e nipoti. Inoltre sono in programma una serie di incontri conviviali dedicati ai fornitori.

Roma 83622

Trattoria Dal Cordaro Piazzale Portuense 4 - 00153 Roma Tel 06 5836751 www.dalcordaro.it


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Paloma

la “isla urbana” del gusto a Ponte Milvio di Berto Silva

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aloma, a Roma, è il posto che non t’aspetti. Il concetto è quello di “isla urbana”, l’isola che non c’è, ma che ritrovi a Ponte Milvio oltrepassando un cancello rosa di 4 metri. Paloma è un nuovo concetto di condivisione di cibo e spazi, un’isla urbana covid free con veranda riscaldata e più aree che permettono di vivere l’ambiente con riservatezza. Qui si possono degustare piatti complessi che divertono, come i “besos” con pesce e carne - rivisitazione delle tapas ma in chiave più abbondante - nelle loro tre varianti. Besos paloma tra cui il

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baccalà mantecato - viene fatto sciogliere quasi a diventare un purè - su patate croccanti e carpaccio di tartufo. Besos de pan, bottini di pane fatto in casa, ricercato quello con calamaro crudo e zucchina alla scapece. Besos robata, spiedini marinati cotti alla robata - affumicazione su legno di bambù - in versione pollo, salmone, polpo e filetto. Da non perdere la Pepita paloma, supplì di gambero con crudo di Mazara e mayo lime; invece di utilizzare il sugo viene usata la bisque di gamberi. La brigata in cucina è tutta under 30 e a guidarla c’è Gastone De Simone, chef molto giovane ma con la giusta esperienza e che ha già lavorato con grandi risultati in rinomati ristoranti romani e non.

Menu intenso Il menu richiama al mare, al fuoco e alla terra: Salmon lacado, filetto di salmone laccato al miele di castagno senape e paprika dolce; Spaghetto Paloma con stracotto di pomodoro, lardo di patanegra e peperone crusco croccante; Patata rosticciata con tutta la buccia su fondente di cipolla, fonduta di Reggiano e carpaccio di tartufo nero. I dolci sono di produzione Paloma, dai Churros a la Margarida de leche.

Anche musica e cocktail bar Nel locale di Ponte Milvio l’ambiente è un’immersione tribale con uccelli esotici incastonati, mattonelle colorate, lampade a muro a forma di animali, sedie in rattan e soffitto con foglie di bambù laccate tutte rosa. È presente anche una consolle Dj per musica da sottofondo a creare un’ambientazione lounge. Si cena in più turni, anche dopo le 23,30, e questo permette a Paloma di prestarsi a più funzioni - musica e cocktail bar - pur restando sempre un ristorante sia nel concept che nel format.

Fasolada

Roma 83672

Paloma Restaurante Via Flaminia 155 - 00191 Roma Tel 351 5877639 www.palomarestaurante.com CHeck-in • febbraio 2022

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trionfo di crostacei al nuovo Junsei Sushi Restaurant di Mariella Morosi

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na nuova apertura è sempre ben attesa dai food lovers romani e ancora di più se l'offerta è di mare con crostacei, ostriche e pesci freschissimi, ingredienti privilegiati della cultura gastronomica d'Oriente. Gli appassionati, poi, troveranno una ragione in più per provare, nel quartiere Flaminio a Roma, l'ultimo Junsei Sushi Restaurant, un collaudato format della famiglia Junsei, qui arricchito da un articolato menu, che consente ampia scelta e la scoperta di sapori inediti. È garantita la freschezza del pesce servito crudo, nature, da arricchire con varie salse, oppure delle ostriche e dei crostacei serviti nello scenografico plateau di ghiaccio a più piani. C'è davvero molto per un viaggio nella cultura giapponese, almeno

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virtuale, in tempi in cui il passaporto conviene dimenticarlo. E se incuriosisce la lettura del menu, per buone dritte ci si può affidare al cortesissimo e competente personale di sala. Questo nuovo Junsei si trova in una posizione strategica non solo per i residenti del Flaminio, ma per i frequentatori dell'Auditorium, del Maxxi e del Teatro Olimpico per la vicinanza al grande distretto culturale romano. A dieci anni dall’apertura del primo ristorante Junsei a Testaccio, questo numero 4 si avvale un team di professionisti con alle spalle anni di esperienza con i migliori sushimen e chef giapponesi. La carta così è stata resa più ampia e a dispetto del nome non contempla solo sushi con tutte le sue variazioni, ma noodles, riso, udon, piatti caldi di carni e pesce. Anche il sushi viene composto con prodotti freschissimi e di garantita provenienza: salmone, tonno, gamberi, ricciola, astice, spigola, anguilla, capasante, e anche carni speciali come la wagyu, impreziosiscono nigiri, gunkan, inari, chirashi e sushirolls. Da provare gli Uramaki Ginza con ricciola scottata, tartare di gamberi rossi, avocado, salsa di miso allo yuzu, foglie d’oro e caviale, gli Uramaki Toro Black Truffle con tartare di ventresca di tonno, cetriolo, avocado e tartufo nero. Nella sezione riso e noodles non possono mancare Yakimeshi, Yakisoba e Yakiudon con carne, pesce e in versione vegetariana, ma anche Soba e Udon in brodo che insieme alle tempure e ai piatti Donburi sono perfetti per la stagione più fredda. Tra i piatti speciali, il Sake Teriyaki (salmone alla piastra in salsa teriyaki con purea di patate), il Miso Black Cod (merluzzo nero dell'Alaska marinato nel miso), o la Wagyu alla piastra. Gran finale dolce con i dessert della pastry chef Francesca Di Prospero come il Tiramisu al thè verde, i Dorayaki ai Mochi gelato e il Sorbetto allo Yuzu. Vasta scelta di birre, nazionali, giapponesi e sakè ma anche di Champagne, bollicine italiche e altri vini regionali anche biologici serviti a richiesta al calice. Interessante osservare il lavoro dei sushichef dietro al grande bancone a vista dove fanno bella mostra gamberi e aragoste. La sala in un delicato connubio di linee e colori in cui domina il blu ospita 48 coperti, tutti con garanzie di distanziamento e il dehor ne offre altri 24. Attivi i servizi online di delivery - con mezzi 100% elettrici e in tutta Roma - oltre che il take away. Una speciale Junsei Card dà ai clienti particolari agevolazioni e offerte.

Roma 83798

Il nuovo arrivato nella famiglia Junsei, oltre a quello di Via Galvani, al Junsei Sushi Bar al Salario Center e al Junsei Sushi Garden presso il bistrot Vivi Le Serre, ha come obiettivo quello di far vivere un’autentica esperienza della cucina giapponese, in un’atmosfera accogliente e rilassata. Non a caso Junsei in giapponese significa puro e genuino.

Junsei Sushi Restaurant Viale del Vignola 9 – 00196 Roma Tel 06 69454037 www.junsei.it CHeck-in • febbraio 2022

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Wisdomless

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Un cocktail bar dalle molteplici anime, in grado di sedurre amanti della mixology, collezionisti d’arte, esteti. Durante il giorno è uno studio di tatuaggi fra i più quotati della capitale mentre dalle 18 si trasforma...

di Sabino Cirulli

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na wunderkammer (una camera delle meraviglie, termine utilizzato per indicare un luogo della casa in cui venivano conservati oggetti di vario genere fuori dall'ordinario) per il gentiluomo del 21° secolo. Nel cuore di Roma, a due passi da Piazza Navona, nascosto dagli sguardi indiscreti, ospitato in una dimora storica, la foresteria del Palazzo Boncompagni dei duchi di Sora, si cela Wisdomless. Un cocktail bar dalle molteplici anime, in grado di sedurre amanti della mixology, collezionisti d’arte, esteti. Aperto di recente, è già assurto ai ranghi di locale di culto, rivitalizzando la scena capitolina con un’offerta unica nel panorama romano. Tre i soci che si sono lanciati in questa avventura, con alle spalle esperienze diversificate: i fratelli Vincenzo Simone Saitta e Francesco Saitta e il barone Graziano Paventi. Varcata la soglia del locale, una discreta porta in via Sora, si spalanca una vera e propria stanza delle meraviglie, divani chester a profusione, tassidermie prestigiose, cobra, giaguaro, leopardo, caimano, alligatore per arrivare perfino ad un orso bruno di due metri e memorabilia provenienti dai quattro angoli del pianeta. Per gli appassionati degli spirits, un bellissimo bancone con una raffinata offerta di gin e whiskey arricchita di rilevanti limited edition. Durante il giorno Wisdomless è uno studio di tatuaggi fra i più quotati della capitale mentre dalle 18.00 alle 21.00 si può gustare un aperitivo, scegliendo fra i signature cocktail da accompagnare a piatti veloci per poi diventar fino alle ore 02.00 un cocktail bar dove concedersi un dopocena. →

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Sulla personalità di questo luogo non ha dubbi Vincenzo Simone Saitta: «Il nostro è un locale che strizza l’occhio al mondo inglese, può benissimo essere associato a un club londinese ma allo stesso tempo è forte di identità nazionale perché si possono trovare quadri, stampe, e dipinti tipici del periodo classicista italiana piuttosto che barocco. Wisdomless è questo, far sentire a casa chiunque da qualsiasi parte del mondo. Proprio al giorno d’oggi in cui le regole sono così stressanti un luogo senza giudizio è quello che serve. Al centro di tutto vi è lo stile di vita del gentiluomo viaggiatore. Di quel giovane di nobili origini, dotato di uno spirito avventuroso, che intraprendeva il Grand Tour, di cui Roma era una tappa fondamentale. Si veniva in Italia per conoscere la bellezza e l’arte. Però si passava anche per l’Africa e l’Asia. Ecco il link con gli animali imbalsamati, le nostre carte di riso giapponesi, l’orientalismo. La sensazione che vogliamo trasmettere è quella del passaggio ponte su una nave con tanti riferimenti alla navigazione non a caso nella sala principale domina la polena di una prua di una nave, e gli oblò provenienti da una cambusa di una nave russa. Lo sguardo d’insieme è dunque l’approdo finale del gentiluomo che dopo un lungo viaggio tornava a casa, e accresciuto non solo nello spirito ma anche culturalmente, riportava i beni acquistati durante il tour. Forse di gentiluomini siamo rimasti in pochi però sono sicuro che varcando la porta del nostro club un po’ tutti possiamo esserlo». Per rinfrancarsi dunque, niente di meglio che affidarsi ai sapienti consigli del bartender Damiano Di Benedetto e sorseggiare dei cocktail caratterizzati da una drink list ispirata ai grandi esploratori, non solo reali ma anche scaturiti dalle pagine della letteratura. E allora spazio al Phileas Fogg con chiare reminiscenze da Jules Verne, un drink con rum e spezie, l’Enomoto Takeshi o l’Hernan Cortes caratterizzato da insoliti accostamenti tra mezcal e camomilla. Si passa poi al Lundy con gin, liquore ai fiori di Sambuco, succo di limone e camomilla, per approdare in Sudamerica con il Patagonia a base di tequila infusa al peperone, reyes verde, mix di spezie, succo di lime e succo di pomodoro o il digestivo Redonda con ferrochina, bitter infuso ai frutti rossi, ginger beer e prosecco o il Perengana con rosolio di bergamotto, Martini, liquore al pompelmo rosa, bitter aromatico al sedano. Non solo drink ma anche piatti veloci e stuzzicanti che vanno da un flan di zucca mantovana su fonduta di Castelmagno con cialda di Parmigiano Reggiano a boulettes di vitella servite su vellutata di cannellini aromatizzate con riduzione di Guinness o un delizioso polpo grigliato su crema di ceci alla paprika con olio evo pugliese e petali di fiori eduli passando per bocconcini di pollo cotti a bassa temperatura serviti su lattuga romana e salsa Caesar homemade. Oltre all’ambiente principale, Wisdomless si sviluppa su vari livelli. Dedicato alle scoperte mediche è il cabinet scientifico con strumentazioni del 1800 che ospita anche di giorno l’area inked, cui si affianca una zona dove è ricostruita la cambusa di una nave con memorabilia, naturalia, curiosities, oddities, e paramenti → 146

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di confraternite religiose, tra cui la venerabile Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti fondata da San Filippo Neri votata all’assistenza e ospitalità dei viaggiatori che giungevano a Roma negli anni santi. Scendendo le scale si accede ad una sala caratterizzata da cimeli sportivi d’epoca con una attenzione verso alcune discipline di nicchia quali la scherma e il pugilato e da un pianoforte dove nel fine settimana un pianista dal vivo allieta le serate. Per gli appassionati del genere una collezione di rari samovar russi d’epoca zarista, trofei di caccia originari dell’area germanica e pregiate tassidermie di mare. Gli amanti della navigazione non potranno poi non soffermarsi su memorabilia del 20° secolo, con gadget provenienti da transatlantici delle più grandi compagnie di navigazione del passato, carte nautiche, libretti di navigazione, manualistica e un antico corno da nebbia.

Roma

83389

Wisdomless Via Sora 33 - 00186 Roma Tel 06 6880 1823 wisdomlessclub.com

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Non poteva poi mancare una esclusiva secret room il cui accesso è occultato da una libreria. «Possiamo considerarla il privè di Wisdomless, - conclude Vincenzo Simone Saitta - un concentrato di tutto ciò che caratterizza il club. Spirits a tiratura limitata, sigari, quadri con battaglie del Seicento, ritratti di nobili famiglie romane, tassidermie. Curiosità che vanno da un canguro degli anni 40 a un rostro di pesce spada, passando per un teschio in porfido ad una scimmia con coda prensile, ad una imperdibile collezione di pipe. Questa stanza è perfetta per una riunione di lavoro o un appuntamento galante e per tutti coloro che non gradiscono intrusioni di sorta. Infatti, il personale può accedervi soltanto se chiamato dagli ospiti tramite un telecomando che accende una luce al banco»


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Mai mangiato un risotto da passeggio? A Roma è autentico e sostenibile

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vete mai mangiato un risotto da passeggio? Impossibile? Invece no! Ecco il format innovativo nato per creare una ristorazione moderna, veloce e gustosa, che possa rispondere alle attuali esigenze di una clientela che vuol anche mangiare sano. Un fast food che punta al rispetto della tradizione culinaria italiana proponendo una formula in linea con l’odierno stile di vita e che al tempo stesso ha un impatto ambientale praticamente nullo. Sono questi gli elementi che caratterizzano Kikky, i numeri 1 del riso, il progetto imprenditoriale del gruppo Reting. Il punto vendita situato a Roma in zona San Paolo (nello specifico in via Chiabrera) rappresenta il primo passo di una idea, in ambito ristorativo, che permetterà di poter ordinare e gustare in soli 4 minuti un autentico risotto all’italiana: «Kikky nasce dall’esperienza del gruppo Reting che da oltre 10 anni si occupa di consulenza e sviluppo nel mondo del franchising. Abbiamo deciso di mettere in campo le nostre conoscenze investendo in un progetto ambizioso e dall’enorme potenziale», dichiara Enrico Tosco, portavoce del gruppo.

Un risotto perfetto in solo 4 minuti L’innovativa formula di Kikky è resa possibile dall’impiego di una moderna tecnologia sviluppata, solo ed esclusivamente per questo format, nel corso di oltre un anno di ricerche per poter preparare in 150

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soli quattro minuti un perfetto risotto partendo da zero! Macchine che consentono di poter sfornare centinaia di piatti ogni ora negli spazi aperti da poche settimane con la formula del delivery e del take away. Nel locale di via Chiabrera con 10 coperti al bancone, aperto tutti i giorni a pranzo e cena, il “risotto da passeggio” è servito con vaschetta e posate per esser consumato on the road. «Siamo convinti che il risotto possa diventare un'alternativa al mondo del fast food, una ulteriore opzione tra pizza, hamburger, piadine e cibo etnico. Nel nostro locale il cliente potrà vivere un’esperienza paragonabile all’acquisto della pizza al taglio, grazie ad un ricco menu ed ai rapidi tempi di preparazione dei piatti», aggiunge Tosco.

Roma solo l’inizio L’ambizioso progetto che prevede l’apertura di numerosi punti vendita su Roma e in tutta Italia nei prossimi anni, poggia la sua proposta gastronomica su un menu il cui obiettivo è quello di reinventare i primi piatti della tradizione italiana in versione risotto (tutti preparati con varie tipologie di Carnaroli). Nella “carta dei risotti” che comprende 14 differenti scelte recita un ruolo da protagonista la Karbonara, un omaggio al grande classico della cucina romana, ma c’è spazio anche per il Risotto allo zafferano, quello ai Funghi porcini, l’Amatriciana e la Cacio e Pepe, oltre alle varianti stagionali, dalle gustose Insalate di riso estive all’imperdibile Risotto delle feste con Cotechino e lenticchie. Tutte preparazioni “fatte in casa” con prodotti freschi acquistati da fornitori di zona, che danno vita a ricette messe a punto da un professionista della ristorazione e realizzate con una tecnologia che oltre a consentire di ottenere risotti perfetti permette di ridurre al minimo lo spreco di cibo. Kikky è inoltre un progetto focalizzato al 100% sulla sostenibilità: un format plastic free (nessun oggetto utilizzato è in plastica) che punta sul bambù compostabile per stoviglie e vaschette, su uno speciale packaging per delivery e take away e su bibite vendute esclusivamente in vetro o alluminio. Un progetto ad impatto ambientale zero con il fiore all’occhiello rappresentato dal riutilizzo degli scarti della lavorazione del riso per realizzare le vaschette che contengono i piatti pronti.

Roma 83389

Kikky - Numeri uno del riso Via Chiabrera 107 - 00145 Roma Tel. 389 5183873 www.kikky.it CHeck-in • febbraio 2022

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Da “Don Lisandro Osteria Moderna” piatti di rara bontà di Vincenzo D’Antonio

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pochi minuti a piedi dalla stazione di Caserta. Il che, stante l’Alta Velocità, può anche significare a poco più di un’ora dal centro di Roma. La Reggia poco distante: da visitare prima, se si opta per la cena, oppure dopo, se si opta per il pranzo. Ma pranzo o cena... dove? Al ristorante Don Lisandro Osteria Moderna. Il locale fa parte del Gruppo Poderi Bosco, alla cui guida si pone Almerigo Bosco che è simbioticamente coadiuvato dalla figlia Gabriella. Creatura primogenita del Gruppo, la Cantina di

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Lisandro, ubicata a Castel Campagnano (Ce), è tra le maggiori realtà vitivinicole di Terra di Lavoro e tra le protagoniste della rinascita del Pallagrello e del Casavecchia. Altro tassello del Gruppo è l’Antica Dimora Ai Lecci, vocata al wedding di alto livello. Incontro fertile tra la vision imprenditoriale della famiglia Bosco e la verve creativa, da robusta tecnica di cucina supportata, del prode chef Angelo Fabozzo, appena trentenne. Locale delle dimensioni giuste per ospitare clienti gourmet che vogliono essere deliziati dalle proposte


dello chef. Di pregio, assolutamente da visitare, la cantina sotterranea. Tavoli ben distanziati tra loro, elegante la mise en place. Almerigo Bosco è produttore di valenti vini, ottenuti soprattutto da uve Pallagrello Bianco e Pallagrello Nero. Insieme con i suoi vini, encomiabile la scelta di proporre in carta anche i Pallagrello degli altri suoi colleghi vitivinicoltori e tutti allo stesso prezzo. Gradevoli e ben preparati i molteplici benvenuti dalla cucina. Pani fatti in casa. Si comincia con la Zuppa moscata di Napoli, tartufo bianco del Molise e Mozzarella di Bufala Campana Dop. Godibile sin dalla vista, esprime sapori armonici molto piacevoli al palato. A seguire, servito ancora come antipasto, Bufalo Campano affumicato, germogli di erba medica, confettura di olio evo Caiatino e acciughe di Pozzuoli. Nell’appropriato calice, il loro Lancella 2020 Pallagrello Bianco. Di elevata professionalità il servizio. Il primo è di rara bontà: Risotto alle erbe spontanee del Giardino Inglese e petto d’anatra affumicato.

Il Giardino Inglese è parte del Parco della vicina Reggia borbonica. Nelle vasche che adornano la Reggia, in epoca borbonica abitavano le anatre. È pertanto pietanza che attinge alla tradizione con garbato understatement. Nel calice, il loro rosato Rosa del Tempo 2020 ottenuto da Pallagrello Nero. Imperdibile il sontuoso secondo: Filetto di marchigiana allevata allo stato brado, chips di patate di Letino e salsa di Pallagrello Nero. Ghiotto gioco non solo di sapori, ma anche di texture. Nel calice, il loro Nero di Rena 2017 ottenuto da uve Pallagrello nero. La deliziosa cena giunge a compimento con l’originale ottimo dolce denominato Cioccolata gravità zero. Nuova realtà nel panorama della ristorazione cittadina, Don Lisandro Osteria Moderna va già connotandosi come il locale abile nel prospettare il modo nuovo di concepire e vivere la gastronomia di città: l’attenzione non manierata, bensì colta e ragionata, alla tradizione del territorio, l’osare coraggioso ma non velleitariamente temerario verso gagliarde sperimentazioni, l’irrinunciabile garbo nel servizio, la mirata proposta dei vini, la cultura alta del servizio al cliente. foto del servizio M. Affuso

CASERTA

Campania

82533

Don Lisandro Osteria Moderna via Giuseppe Verdi 86 - 81100 Caserta Tel 0823 441473 www.facebook.com/DonLisandroOsteriaModerna CHeck-in • febbraio 2022

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La brigata del Porta De Mä al centro lo chef Angelo Sabatelli

Porta De Mä a Monopoli il buono del mare di Puglia U

n ristorante d’ispirazione metropolitana dal design elegante e raffinato, che richiama atmosfere europee, il cui obiettivo è la valorizzazione dei prodotti del mare: apre a Monopoli (Ba) Porta De Mä, il nuovo progetto ristorativo del gruppo Mare Gioioso. Un luogo che vuol divenire il riferimento per gli appassionati della cucina di pesce e che poggia la propria filosofia gastronomica su due importanti punti di forza. Sono infatti la qualità delle materie prime, fiore all’occhiello dell’azienda Mare Gioioso, e il riconosciuto talento dello chef Angelo Sabatelli gli elementi chiave che hanno permesso di dar vita a un menu intrigante nel quale trovano spazio tecniche moderne e cura estetica, intensità di sapore e l’imprescindibile freschezza degli ingredienti.

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Mare Gioioso di Sebastiano nasce dalla ferma volontà e dalla lungimiranza del suo fondatore e amministratore, Sebastiano Gioioso. Forte della sua quarantennale esperienza, Sebastiano ha creato, nel cuore della Puglia, un’azienda innovativa perseguendo l’obiettivo di migliorarsi ogni giorno, con particolare attenzione al sociale e alla salvaguardia dell’ambiente attraverso l’implementazione di sistemi a ridotto impatto ambientale. La sintonia con Mario Gioioso, figlio di Sebastiano, ha consentito di sviluppare un progetto imprenditoriale in ambito ristorativo che può già contare su altre due insegne, quella di Gaudium a Torre Canne, locale situato a pochi metri dal mare dove è possibile gustare la tipica cucina di pesce in stile osteria, e Yorokobi a Fasano, ristorante dedicato ad una proposta in


stile fusion d’ispirazione giapponese. L’apertura di Porta De Mä aggiunge quindi un ulteriore tassello a un progetto contraddistinto dalla grande qualità in ogni suo aspetto.

L’obiettivo «Porta De Mä nasce con l’obiettivo di valorizzare i prodotti di qualità. Vogliamo portare in tavola il meglio che il mare possa offrire, per esaltarne le caratteristiche grazie al talento e all’esperienza di un maestro della cucina, Angelo Sabatelli - ha sottolineato Mario Gioioso - Ho avuto la fortuna di poter viaggiare molto nel corso degli ultimi anni, e ho pensato a Porta De Mä traendo ispirazione da alcuni locali che ho

apprezzato, dall’Europa all’Asia. Vogliamo offrire un’esperienza indimenticabile ai nostri clienti, agli appassionati della cucina di mare, attraverso piatti semplici ma curati, eleganti e sostanziosi, pensati per sfruttare tutto il potenziale di un prodotto unico nel suo genere, ma anche con un servizio raffinato, ricercato. Per questo motivo abbiamo creato un team con ragazze e ragazzi esperti che possano contribuire alla crescita e alla valorizzazione del nostro ristorante». Il locale potrà ospitare 28 coperti negli spazi interni e circa 25 in quelli esterni, che verranno inaugurati con la bella stagione.

La proposta culinaria «Nel corso della mia carriera ho sempre e solo scelto progetti concreti e lungimiranti, orientati su risultati ambiziosi nel medio e lungo termine, perché limitarsi semplicemente a “firmare” un menu non mi soddisfa - ha dichiarato lo chef Angelo Sabatelli, patron del ristorante Angelo Sabatelli (1 stella Michelin) di Putignano (Ba). Conoscevo già da tempo la realtà del gruppo Mare Gioioso e quando mi hanno proposto di collaborare con loro al progetto Porta De Mä ho accettato immediatamente perché Sebastiano e Mario sono persone concrete, una caratteristica che apprezzo e che mi ha convinto della bontà del progetto. La proprietà era alla ricerca di una persona che potesse dare un’impronta creativa alla cucina di pesce, che riuscisse ad abbracciare → CHeck-in • febbraio 2022

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sia la parte tradizionale e classica della cucina italiana, che le influenze orientali della filosofia gastronomica dell’Asia. Le esperienze professionali che contraddistinguono la mia carriera mi hanno permesso di sviluppare un bagaglio di conoscenze che mi consente di unire le due cucine creando una proposta unica nel suo genere».

che verrà rinnovato ad ogni stagione e nel quale troveranno spazio anche la pasta ed i risotti. «Ho organizzato il lavoro in modo da far coesistere gli impegni con il mio ristorante, per poter essere presente qui in cucina per ottimizzare le operazioni della brigata - ha concluso lo chef Questo progetto si è rivelato fondamentale per trovare nuovi e importanti stimoli».

Una stimolante sfida professionale che Sabatelli ha accolto con entusiasmo per proporre un menu strutturato su piatti eleganti e puliti, intesi e appaganti. «Il nostro comune obiettivo è quello di promuovere la cucina di pesce e la qualità delle materie prime attraverso una serie di proposte ben studiate - ha dichiarato - Mi sono immedesimato sin dal primo momento nel progetto, voglio contribuire portare il valore aggiunto».

Il locale

La brigata Sabatelli coordinerà la brigata di cucina guidata da Davide Carrieri, mettendo a punto un menu

Porta De Mä, situato a Monopoli in Piazza Giuseppe Garibaldi 21, è aperto dal lunedì al venerdì per l’aperitivo e la cena, mentre il sabato e la domenica è aperto anche a pranzo (giorno di chiusura il martedì). Una nuova insegna moderna e accogliente pronta a conquistare il palato degli appassionati della cucina di mare grazie alla straordinaria qualità delle materie prime che da sempre contraddistinguono il lavoro del gruppo Mare Gioioso, ed al riconosciuto talento gastronomico di un maestro della cucina, Angelo Sabatelli.

MONOPOLI

Puglia

83384

Porta De Mä Piazza Giuseppe Garibaldi 21 - 70043 Monopoli (Ba) Tel 377 592 3565 www.facebook.com/Porta.De.Ma 156

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Ho Bento la vera cucina del Sol Levante di Gianni Paternò

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om La cucina giapponese non è sushi e sashimi, anzi se andate in Giappone e osservate come mangiano i giapponesi il sushi è veramente secondario e spesso il piatto delle occasioni. E andando in Giappone vi accorgereste che la loro cultura, la loro way of live quasi sicuramente vi entrerà nel cuore e nella mente, come successo a noi che ci siamo stati per un totale di 44 giorni. È successo anche a Davide Munna, un quarantenne che venti anni fa si recò nel Sol Levante e vi si fermò per studiare e lavorare specialmente dedicandosi alla loro cucina. La cultura e il costume giapponese gli sono entrati nell’anima quindi, tornato in Italia, nel 2006 ha fondato un’associazione culturale “Amici del Giappone” e a Palermo, a pochi passi dal teatro Politeama, il 12 dicembre 2018 ha aperto un piccolo ristorantino di cucina vera e tradizionale giapponese in un locale piccolissimo che anche nelle fattezze copia i tanti minuscoli ristoranti a vista giapponesi. All’interno pochi sgabelli alti e bancone a muro, all’esterno alcuni tavolini e sedie, ma non c’è servizio, si ritirano le portate nelle scatole di cartone da riciclo o in piatti biodegradabili e si ci siede a mangiarle, molto si basa sul delivery tramite le varie aziende specializzate.

Materie prime e salse dal Sol Levante Ho Bento letteralmente significa scatola porta mangiare, un’istituzione tipicamente dei giapponesi che la usano per portarsi il pranzo sul lavoro e per il take-way; Davide ha un socio Marco D’Aleo che ne ha sposato la filosofia, si occupa della gestione e se necessario si sbraccia in cucina. Le materie prime, specie le salse, per buona parte provengono dal Giappone e altro è comprato fresco al mercato ma serve per realizzare le vere ricette orientali.

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Oggi i ristoranti sono due: ad Ho Bento Politeama, l’originale, si aggiunge Ho Bento Porta Felice nel cento storico con 40 coperti e relativo servizio. Qui alla cucina Jap, con alcune pietanze più elaborate, si aggiungono alcune specialità coreane per integrare l’offerta. Ma Ho Bento, covid permettendo, è diventato un marchio di franchising, sta aprendo a Catania ed è in trattativa con altri sette sparsi in Italia.

Perché il Giappone non è solo sushi… anzi! Chiaramente lo chef executive è Davide che la cultura giapponese che tanto ama la trasmette nei suoi piatti, o scatole, insomma il cliente si immerge in questa cucina giapponese autentica, che chiaramente a qualcuno può non piacere, e come nella maggior parte dei veri ristoranti nella madre patria non si trova sushi. In compenso l’offerta è vasta, gustosa, appetitosa. Tra i piatti di maggior successo: Tokyo Curry, una zuppa speziata con riso e curry di verdure; Yakitori, spiedini di pollo caramellati con salsa teriyaki; Ebi Fry, gamberi panati con panko e salsa alle verdure; Bento Osaka, un piatto unico con riso, karage bocconcini di pollo aromatizzato e fritto, kakiage medaglioni di verdure in tempura con salsa alle verdure, ebi fry, insalata e salsa Hobento; Okonomiyaki, strati di crepe/frittata con cavolo cappuccio, varie verdure, carne con topping di salse, katsuobushi ed alga aonori; Yaki Udon spaghettoni originali saltati con cavolo e maiale, salsa Yaki, maionese, aonori; Korrokke, crocchette di patate con verdurine e formaggio panate e fritte, Takoyaki, sfere di pastella fritte con polpo. Per ora solo il mercoledì i classici Ramen in brodo. Per dessert: Doroyaki, piccolo pancake con confettura di fagioli rossi; Mitarashi Dango dolcetti a base di riso glutinoso caramellati. Insomma, una cucina chiaramente diversa che può piacere tanto come lasciare qualcuno indifferente; in ogni caso è un’esperienza da provare, una piccola immersione nella cultura culinaria tradizionale giapponese. I prezzi sono abbastanza popolari, si parte dalle piccole portate da € 3,50 per arrivare a € 15,50 dei veri bento che possono costituire un pasto in pratica completo. Da bere birra e bibite giapponesi, the caldo e freddo, sake, niente vino. Palermo 83133

Ho Bento Via Villareale 65 - 90141 Palermo Tel 091 273 9698 Via Butera 3 - 90133 Palermo Tel 328 753 8037 www.facebook.com/hobentoitalia CHeck-in • febbraio 2022

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Obicà cucina tradizionale in un ambiente unico

di Claudio Riolo

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due ristoranti di Palermo ospiti de La Rinascente trovano splendida posizione in un ampio attico all’incrocio tra via Roma e piazza san Domenico. Obicà si presenta con sala bar, sala ristorante, cucina a vista, tavoli anche sui due livelli del terrazzo, tra i più accattivanti di Palermo. La vista non è da meno di quella milanese. Dal vostro tavolo potete ammirare un paesaggio da cartolina che non dimenticherete. Sullo sfondo i monti adagiati a centinaia di tetti, un manto antico come la vita isolana. Sembra di toccare le statue e i campanili della chiesa di San Domenico, sontuoso Pantheon cittadino. Al centro della piazza l’elevata colonna con la statua della Vergine, il rettilineo ottocentesco di via Roma, la cupola del teatro Massimo... Le sale sono particolarmente accoglienti, arredi chiari e pregiati, tavoli in legno, poltroncine in legno e pelle. Sul perimetro esterno si ha vista del panorama, divanetti in pelle; ampio spazio di passaggio tra i tavoli e isole adatte a incontri conviviali.

Tartare di pomodoro biologico Crema di Zucca

Successo mondiale del cibo italiano Se l’ambiente si distingue per l’atmosfera informale e razionale, così il menu ha una forte attrattiva sui gourmet e sui buongustai dei giorni di festa. Le ricette tradizionali sono modernizzate con inventiva e buon senso: per esempio sono aboliti i soffritti con aglio e cipolla, rarità italiana. Dal punto di vista nutrizionale si applicano buone pratiche che richiedono: genuino, buon gusto, stagionale. Infine la quasi totalità degli alimenti è locale o nazionale. Opportuno sottolineare cha da un anno la società (oltre 20 ristoranti nel mondo, per esempio Napoli, Milano, Palermo, Roma, Firenze, New York, Porto, Giappone) è ritornata italiana con l’acquisizione della famiglia Scuderi. Notevole il beneficio per l’esportazione di alimenti pregiati italiani.

Il pomodoro di Obicà, un principe in tavola Prima di descrivere quattro ricette dal menu invernale, ne diamo un breve riassunto: “Tartare di pomodoro biologico”, sta a metà tra una fresca insalata e un salutare antipasto; “Caprese rivisitata”, il pomodoro sembra uno sconosciuto della cucina ma è un principe della tavola; “Crema di zucca”, il calore per l’inverno, i profumi del giardino e un po’ di cacio, tutto qua; “Pizza”, il trionfo meridionale con bufala, giusta maturazione, pomodoro e basilico. 160

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Caprese rivisitata


Tartare di pomodoro biologico Pelati bio di Puglia sgocciolati dei semi, sale, olio evo, pepe, un tocco di senape. Sta tra insalata e antipasto. Servita con frutti del cappero (cucuncio) e pane carasau. Caprese rivisitata La selezione prevede pomodori non troppo maturi, consistenti, carnosi. Pur essendo un principe della cucina il pomodoro si considera povero. La mozzarella di bufala si adagia su un fondo con due salse di differente colore: crema di pomodori ramato rosa; salsa bio rossa. In più, pomodori datterini gialli, crudi e dimezzati, datterini rossi confit disidratati al forno. Decorati con: 3 mezzi pomodorini crudi, pesto di basilico, 3 crostoni di pane, pepe, olio evo, basilico fresco. Crema di zucca Cotta in pentola con olio evo alle erbe aromatiche; prezzemolo, timo, rosmarino, salvia; acqua e cottura a fiamma bassa. Frullare. Sale, amaretti, scaglie di pecorino romano Doc, giro d’olio evo, rametto di timo. Pizza con prosciutto crudo di Parma Dop Farina Petra Molino Quaglia tipo 1 di grano tenero molito a pietra. Maturazione 12 ore e lievitazione 12 ore. La farina è ricca di componenti, poca acqua, poco lievito di birra, digeribile. Il composto si stende sul semolino per rafforzarlo; formato ovale. Base pomodoro bio, olio evo, sale, basilico, Mozzarella di bufala campana Dop. Infornare a 330°C per 3 o 4 minuti. Rucola e prosciutto crudo di Parma.

Sei gradazioni di miscele sartoriali Merita segnalare l’ottima carta dei vini siciliani e qualche puntata dal continente, quasi tutti da gustare anche al calice. Il bartender manager Luca Scrimenti trova spunto da storie vissute e, per esempio, affumica vistosamente con torbe il Negroni, come fumava l’inventore, omonimo conte toscano. Prepara miscelati sartoriali che offrono al cliente le gradazioni dal dolce all’amaro, dallo speziato del bitter. Comunque ci sono sempre i classici Martini o Gin tonic. Il gusto amaro è il miglior aperitivo. Palermo

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Obicà Mozzarella Bar Food Hall 4° Piano Rinascente Palermo via Roma 289 - 90133 Palermo Tel 091 6017861 www.obica.com

Due donne al timone Direttrici dei due locali Angela e Marilena Caci. Salvo Carollo dirige la cucina di Obicà a Palermo dal 2010; è stato facilitato dalla solida tradizione gastronomica familiare e ha lavorato molti anni nelle riviere turistiche del Nord Italia. Marco Spinella di Marineo, dopo il diploma all’istituto alberghiero di Palermo, ha lavorato all’estero (in particolare in Egitto) e al Grand Hotel Villa Igiea. In cucina anche Barbara Chinzi, Maria Riccobono e Aura Zanca. CHeck-in • febbraio 2022

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sulle tracce dei Longobardi tra storia e gastronomia

Un itinerario culturale-gastronomico che attraversa i 7 territori italiani che si trovano in Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Umbria, Campania e Puglia, che ormai da dieci anni sono stati riconosciuti come Patrimonio Unesco 162

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Brescia | Capitolium

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icorrono dieci anni dal riconoscimento come Patrimonio mondiale Unesco del sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)” di cui fanno parte 7 territori italiani. Per questo importante anniversario l’Associazione Italia Langobardorum, che si occupa di gestire, valorizzare e promuovere il sito seriale, propone un itinerario alla scoperta delle risorse culturali, storico-artistiche e gastronomiche dei sette comuni italiani, che ospitano le testimonianze monumentali incluse nella tutela Unesco, in quanto rappresentative della civiltà longobarda giunta all’apice del suo sviluppo, tra VII e VIII secolo d.C. I beni compresi nel Sito seriale Unesco - l’area della Gastaldaga e il complesso episcopale a Cividale del Friuli (Ud), l’area monumentale con il Monastero di San Salvatore - Santa Giulia a Brescia, il Castrum con la Torre di Torba e la Chiesa di Santa Maria Foris Portas a Castelseprio - Torba (Va), la Basilica di San Salvatore a Spoleto (Pg), il Tempietto del Clitunno a Campello sul Clitunno (Pg), il Complesso di Santa Sofia a Benevento e il Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo (Fg) - rivelano la capacità propria della compagine etnico-culturale dei Longobardi, di sintetizzare, rielaborandoli in maniera originale, gli elementi culturali derivanti dalle radici germaniche con i fondamenti della tradizione classica e l’eredità romano-cristiana. →

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Friuli-Venezia Giulia L’area della Gastaldaga Iniziamo il viaggio dal Friuli-Venezia Giulia, dove si trova l’antica capitale del Ducato longobardo del Friuli, l’odierno comune di Cividale del Friuli (Ud), che accoglie sul proprio territorio l’area della Gastaldaga, con il Tempietto Longobardo, ora inglobato nel complesso monastico benedettino di Santa Maria in Valle, noto per essere uno degli edifici più complessi e originali della tarda età longobarda (seconda metà dell’VIII secolo), provvisto di un ricco apparato decorativo costituito da stucchi figurati (ricavati da un impasto di gesso, calce e polvere di marmo) e da affreschi, solo in minima parte conservati, come il Cristo Logos tra gli arcangeli Michele e Gabriele, e il Complesso Episcopale, rinnovato dal patriarca Callisto nell’VIII secolo, in origine formato da un insieme di edifici, la Basilica, il Battistero di San Giovanni Battista e il Palazzo Patriarcale, i cui resti sono visibili nei piani interrati del Museo Archeologico Nazionale. Proprio dal Battistero provengono due tra le più importanti opere della produzione scultorea longobarda, riferibili al periodo della cosiddetta “rinascenza liutprandea” oggi conservati presso il Museo Cristiano/Tesoro del Duomo: il Tegurio di Callisto, un’edicola ottagonale che copriva il fonte battesimale e l’Altare del duca Ratchis, realizzato in pietra istriana, con quattro paliotti scolpiti in rilievo appiattito recanti temi narrativi di carattere biblico. Dolce tipico di Cividale del Friuli: la “Gubana” Celebrata specialità del variegato patrimonio gastronomico di Cividale è la Gubana, dolce arricchito di frutta secca e tradizionalmente servito con la grappa, le cui origini sono legate alle feste religiose più importanti, ma anche ad eventi della vita comunitaria quali matrimoni e cresime. Originaria dell'area che comprende Cividale e le valli del Natisone, al confine con la Slovenia, la Gubana si pone come un ponte tra le due tradizioni gastronomiche, come rivelato dal nome, derivante dal termine sloveno “guba”, piega, e si caratterizza non solo per la ricca e gustosa farcitura, con pinoli, uva passa, noci, nocciole (con varianti locali), ma anche per l’originale aspetto esteriore, che mostra il tipico avvolgimento “a chiocciola” dell’impasto. →

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Cividale del Friuli

La Gubana


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Lombardia Il Complesso di San Salvatore - Santa Giulia e il Castrum con la Torre di Torba e la Chiesa di Santa Maria Foris Portas Spostiamoci in Lombardia, per scoprire la seconda località del Sito Unesco, la città di Brescia, capitale dell’omonimo Ducato, che ospita il complesso di San Salvatore – Santa Giulia, oggi sede del Museo della città, uno straordinario palinsesto architettonico edificato nel suo nucleo originario nel 753 per volere di Desiderio, al tempo ancora duca di Brescia, ma destinato all’ascesa al potere come re dei Longobardi, e della consorte Ansa, che ingloba il cinquecentesco monastero femminile di Santa Giulia e la basilica di San Salvatore con la sua cripta, tra le testimonianze più significative dell’architettura religiosa altomedievale conservata in alzato, con un ricco apparato ornamentale di stucchi e affreschi integrati fra loro. Nell’oratorio di Santa Maria in Solario, aggiunto in epoca romanica al complesso originario, si può ammirare la splendida “Croce detta di re Desiderio”, prezioso manufatto con funzioni processionali e devozionali risalente all’VIII/ IX secolo d.C., mentre a poca distanza dal complesso monastico, nella vicina area archeologica, è possibile osservare le tracce della presenza romana, su cui si è innestata la civiltà longobarda, con il Capitolium del I secolo d.C., luogo di culto della Triade Capitolina, composta da Giove, Giunone e Minerva ed il Teatro Romano, edifici monumentali dell’antica Brixia. Rimanendo nei confini della Lombardia, l’altra località inserita nel Sito seriale longobardo è Castelseprio-Torba, tra i comuni di Castelseprio e Gornate Olona, in provincia di Varese, dove si possono ammirare le testimonianze del castrum, sito fortificato d’altura di età tardoromana, che derivava la propria rilevanza strategica dalla collocazione lungo la via diretta nell’odierno Canton Ticino, attraverso Valcuvia e Valganna, riutilizzato dai Longobardi e poi distrutto dai Visconti, di cui si conservano il circuito murario e il tessuto abitativo e che comprende altresì l’importante complesso cultuale di San Giovanni Evangelista, ristrutturato dai Longobardi nel VII secolo e composto da basilica e battistero paleocristiano. Imperdibile è poi la chiesa di Santa Maria foris portas, così chiamata perché posta nel borgo al di fuori delle mura di cinta del sito fortificato; mentre presso la località di Torba, si può toccare con mano la conversione dell’antica struttura difensiva, la Torre di Torba, utilizzata per scopi militari da Goti, Bizantini e Longobardi, in monastero benedettino femminile, avvenuta nel corso dell’VIII secolo. “Desideri”, i nuovi biscotti di Brescia Tra le numerose tipicità della cucina bresciana, evidenziamo, come espressione simbolica del recuperato legame della popolazione locale con i trascorsi della civiltà longobarda, i biscotti “Desideri”, a base di farina di castagne, burro, aromi, uova e zucchero, creati dal Consorzio pasticceri artigiani di Brescia che ha voluto così omaggiare, in occasione del decennale del Sito seriale Unesco e utilizzando ingredienti presenti nelle abitudini alimentari longobarde, la figura dell’ultimo Rex Langobardorum, Desiderio, che, prima di salire al trono, aveva ricoperto l’importante ruolo di Duca di Brescia. → 166

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Chiostro di San Salvatore

Basilica di San Salvatore La Gubana


SD One Gold porta in tavola le emozioni

chsgroup.it CHeck-in • febbraio 2022

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Umbria La Basilica di San Salvatore e il Tempietto del Clitunno Il percorso sulle tracce della civiltà longobarda prosegue poi nell’Italia centrale, in Umbria, dove si era formato il potente Ducato di Spoleto, nelle cui antiche terre, si trovano i siti Unesco di Spoleto (Pg) e Campello sul Clitunno (Pg). Iniziando dalla prima località, Spoleto, troviamo la celebre basilica di San Salvatore, edificio di eccezionale rilevanza per il linguaggio proprio della classicità latina con cui è stato concepito, frutto sia del reimpiego di spolia, ovvero di materiale tratto da edifici di epoca romana, come colonne, basi, capitelli e cornici, sia dell’utilizzo di elementi decorativi scolpiti a imitazione di quelli classici. La basilica spoletina, con impianto basilicale a tre navate e presbiterio tripartito, venne in origine eretta in memoria dei martiri cristiani Concordio e Senzia, poi reintitolata al Salvatore nel periodo longobardo. L'area a tutela della basilica, comprende il centro storico e si estende fino alla Rocca Albornoziana, dove è ubicato il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto che raccoglie le più importanti testimonianze longobarde e narra l’organizzazione territoriale dai primi insediamenti cristiani del IV secolo, alla costituzione del Ducato longobardo di Spoleto ad opera di Faroaldo I, avvenuta presumibilmente tra il 575 e il 576. il Tempietto del Clitunno

Spoleto

La seconda località dell’Umbria interessata dal Sito seriale Unesco è Campello sul Clitunno (Pg), con il nucleo antico di Campello Alto raccolto attorno al castello di forma ellittica, d’aspetto trecentesco, ma fondato nel X secolo dal cavaliere borgognone Rovero di Champeaux (da cui Campello), e l’area naturalistica delle fonti del Clitunno, già celebrata e frequentata in epoca romana. Qui si trova il Tempietto del Clitunno, sacello costruito in epoca longobarda, tra gli inizi del VII secolo e il pieno VIII secolo, in forma di tempio corinzio tetrastilo in antis, adoperando, come nel caso di Spoleto, materiale romano di reimpiego, sapientemente assemblato e integrato in modo armonico con decorazioni di nuova realizzazione. L’esterno si caratterizza per la facciata scandita da splendide colonne ricoperte di foglie e da un architrave che riporta, in scrittura capitale quadrata romana, l’iscrizione che invoca Dio (rarissimo esempio di epigrafia monumentale del primo Medioevo), mentre l’interno è impreziosito da dipinti murali di notevole qualità, messi in relazione con quelli del presbiterio di Santa Maria Antiqua a Roma. L’Umbria fino a marzo 2022, grazie alle due mostre itineranti - “Toccar con mano i Longobardi”, allestita negli spazi del Museo nazionale del ducato di Spoleto all’interno della Rocca Albornoz e “Trame Longobarde. Tra Architettura e Tessuti”, allestita presso Palazzo Casagrande di Campello sul Clitunno - è una vetrina privilegiata, per conoscere “da vicino” la civiltà longobarda. Dolce tipico dell’area di Spoleto e Campello sul Clitunno: la “Crescionda” Ricca è la produzione alimentare e la tradizione gastronomica dei due comuni umbri che vanta, tra le sue tipicità la Crescionda, interessante non solo per le sue origini, ma anche per la sua evoluzione nel tempo.

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Nel corso dei secoli la ricetta ha subito notevoli modifiche, perdendo quei contrasti di sapore iniziali e acquisendo un gusto ed un aspetto sempre più raffinato. La sua prima versione si fa risalire al medioevo, al periodo del Ducato di Spoleto, quando si prediligeva nelle pietanze il contrasto agro-dolce. La ricetta originaria prevedeva: uova, pan grattato, brodo di gallina, formaggio pecorino, raschiatura della buccia di un limone, zucchero. Oggi la Crescionda è un dolce composto di tre stati differenti: il primo è fatto di amaretti e farina, il secondo ha una consistenza simile a quella di un budino e il terzo, sottile, di cioccolato. La particolarità di questo dolce è che non è necessario preparare tre impasti diversi, ma solo uno. Durante la cottura, a causa del diverso peso specifico degli ingredienti, questi si sedimentano dividendosi in tre strati differenti. Solitamente viene preparata durante il periodo di Carnevale, ma la si può trovare, specie nei ristoranti, durante tutto l'anno. Campania Il Complesso di Santa Sofia Il percorso alla scoperta dei luoghi del Sito seriale longobardo ci conduce nel meridione d’Italia, in Campania, precisamente a Benevento, che dal 570 circa fu capitale dell’omonimo Ducato, comprendente anche parte dei territori di Apulia, Lucania e Bruzio, destinato a sopravvivere, con alterne vicende, ma mantenendosi sempre indipendente, fino al 1077, dopo l’elevazione a Principato ottenuta nel 774. Nel centro storico della città campana sorge l’importante sito religioso longobardo della chiesa di Santa Sofia, costruita intorno al 760 per volontà di Arechi II, duca di Benevento, come cappella personale e santuario nazionale per la salvezza del popolo longobardo. Lo spazio interno, a pianta centrale, è scandito da colonne e pilastri disposti in modo da formare un esagono e un decagono concentrici, con il reimpiego di capitelli di età classica, mentre nelle due absidi minori si conservano i brani più importanti di un ciclo pittorico dedicato alle storie di Cristo in origine esteso all’intera superficie interna della chiesa. Annesso alla chiesa è un monastero, costruito in epoca successiva, che oggi è sede del Museo del Sannio, in cui la civiltà longobarda è testimoniata sia dagli elementi originari di età longobarda adoperati per la costruzione del chiostro romanico, sia dai corredi funerari rinvenuti nella necropoli di Benevento (armi, fibbie, cinte, monili) ed esposti nelle sale.

La Crescionda

Santa Sofia

Il Pane di grano di saragolla del Beneventano, Presidio Slow Food Nella vasta produzione gastronomica del territorio di Benevento, si distingue il Pane di grano di saragolla del Beneventano, tutelato da un Presidio Slow Food, che deve il nome alla “saragolla”, antica varietà di grano duro, ancora coltivata nelle aree interne del Sannio, che venne introdotta dal Medio Oriente nel V secolo d.C. per opera di alcune popolazioni provenienti dall’attuale Bulgaria. Oggi si riconoscono diverse tipologie di saragolla, a seconda delle zone di produzione (zingaresca, bulgara, saragolletta del Sannio, saragolla turchesco), da cui si ricava una farina gialla e profumata utilizzata per la produzione del pane secondo procedure particolari, tramandate di generazione in generazione. → CHeck-in • febbraio 2022

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Puglia La Basilica-Santuario di San Michele Arcangelo L’ultima tappa del viaggio attraverso gli antichi territori longobardi è la Puglia, con il comune di Monte Sant’Angelo, entrato già nel VI secolo a far parte del ducato di Benevento insieme con tutto il Gargano. Tra le testimonianze della presenza longobarda in area garganica, risalta il complesso della Basilica-Santuario di San Michele Arcangelo, costruito per fasi successive attorno alla grotta, una caverna calcarea che fu primitivo luogo di culto pagano, divenuto dal VII secolo non solo santuario nazionale dei Longobardi, che furono particolarmente legati al culto micaelico, anche per le assonanze con il dio pagano “Wodan”, protettore di eroi e combattenti, ma anche centro propulsore della devozione popolare per il principe degli angeli, protettore della Cristianità contro i nemici esterni e interni, con proprietà di guaritore e accompagnatore delle anime dei defunti al cospetto di Dio (psicopompo), e modello ispiratore per tutte le chiese e i santuari edificati in Europa e dedicati a San Michele.

Monte Sant'Angelo

Dolce tipico di Monte Sant’Angelo (Fg): le “Ostie ripiene” Il territorio di Monte Sant’Angelo, dal punto di vista delle tradizioni culinarie, è particolarmente ricco di produzioni tipiche, tra cui mettiamo in evidenza, per lo stretto legame con il comune garganico e per l’allusione alla dimensione religiosa, le Ostie ripiene, dolce composto da due cialde ovali di ostia che racchiudono un ripieno fatto di mandorle tostate e caramellate con zucchero e miele.

Due mostre sul tema A conclusione del percorso alla scoperta dei segni architettonici e culturali più significativi lasciati in Italia dalla civiltà longobarda, da tempo in fase di rivalutazione dopo secoli di scarso interesse o addiritturadidenigrazione,ricordiamoche,traleiniziativedimaggiore risonanza organizzate dall’associazione Italia Langobardorum, vi sono due mostre in corso di svolgimento in Umbria, rispettivamente a Spoleto “Toccar con mano i Longobardi”, allestita negli spazi del Museo nazionale del ducato di Spoleto all’interno della Rocca Albornoz, che consente, attraverso un’esperienza multisensoriale accessibile a tutti e l’esposizione di sette modellini tridimensionali, di ammirare contemporaneamente i sette monumenti del sito seriale Unesco, colti nella loro complessità e varietà (aperta fino al 6 marzo 2022); mentre a Campello sul Clitunno, la mostra “Trame Longobarde. Tra Architettura e Tessuti” allestita presso Palazzo Casagrande, che propone uno straordinario lavoro di ricostruzione, sulla base dei dati archeologici, della vita quotidiana dei Longobardi, attraverso tessuti, abiti e monili prodotti da questa civiltà (aperta fino al 20 febbraio 2022). A partire dalla metà di marzo 2022, sarà la Lombardia a fare da “vetrina” alla civiltà longobarda, grazie all’allestimento delle due mostre itineranti, nei due siti di Brescia e Castelseprio-Torba. Per maggiori informazioni: www.longobardinitalia.it

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Pazzi per il tartufo? Ecco dove mangiarlo nel Centro Italia A caccia di tartufi in Val Taro

di Claudio Zeni

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salta in tavola e diverte tra i boschi, è il re indiscusso dell'inverno il pregiato tartufo, protagonista di esperienze di gusto ma anche di emozionanti attività nella natura. Ecco alcune dove cercare e gustare il tartufo nel centro Italia. Nomen Omen dicevano gli antichi: “il destino è nel nome”, mai così vero come al ristorante Il Tartufo di Borgotufi, albergo diffuso di Castel del Giudice (Is) in Molise, dove il fungo ipogeo è l'ingrediente di diversi piatti dello chef Marco Pasquarelli come La “Tartare di Manzo autunnale” (Nocciola, rape, senape e tartufo) o il “Tortello di pecora, zafferano, caciocavallo e tartufo”. Tra le bellissime terre dell'Appennino molisano-abruzzese, ci si può dedicare alle visite guidate per conoscere da vicino il re dei boschi e partecipare a deliziose degustazioni con Le Tartufaie di

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Dal Molise all'Umbria, passando per l'Emilia Romagna ecco una selezione di ristoranti d'eccellenza che fanno dei pregiati tartufi l'ingrediente principe della loro tavola. Senza dimenticare esperienze ad hoc


Ateleta (Aq) - fornitrici ufficiali del ristorante - e visitare il Museo del Tartufo a San Pietro Avellana (IS) con sezioni multimediali e multisensoriali. In Umbria, al Relais Borgo Campello a Campello sul Clitunno (Pg), l'inverno è il momento ideale per degustare il tartufo nero pregiato umbro che si raccoglie proprio tra dicembre e gennaio. Il piccolo gioiello sospeso nel tempo, da scoprire in un percorso lento tra natura, storia e arte, organizza un'esclusiva caccia al tartufo con il cavatore e il suo fidato cane. Il profumato tesoro trovato tra i boschi sarà poi l'ingrediente della prelibata cena preparata dalla chef del relais. In Emilia-Romagna, anche il territorio modenese, sul suo Appennino, vede crescere buonissimi tartufi neri. Lo sa bene lo chef Paolo Balboni del ristorante Exé di Fiorano Modenese (Mo) che rielabora la tradizione italiana esaltandone le caratteristiche con una buona dose di fantasia applicata a ingredienti di primissima scelta, tra cui appunto gli ottimi funghi ipogei. Per i gourmet l'esperienza ad Exè è ghiotta, perché prima si impara a fare e stendere la pasta all'uovo con la sfoglina, come nella migliore tradizione emiliana, poi lo chef insegna a cucinare qualche piatto al tartufo, che si mangia poi tutti insieme a fine lezione, in una cena conviviale e gustosa.

Exè Restaurant - Piatti al tartufo Ristorante Il Tartufo Chef Marco Pasquarelli Borgotufi

Infine, nei boschi della Valtaro, in provincia di Parma, nel periodo fino a marzo, “Una giornata da tartufaio” è l’indimenticabile escursione alla ricerca del diamante del sottosuolo. Accompagnati da una Guida ambientale escursionistica, con l’ausilio del cane da cerca, e grazie alla collaborazione dello chef Mario Marini dell’agriturismo “Il Cielo di Strela”, i partecipanti imparano a individuare, raccogliere e perfino pulire e cucinare il tartufo nero. L’escursione, della durata di circa 3 ore, costa 200 euro (minimo 2 - massimo 6 persone); il pranzo a base di tartufo ha un costo di 40 euro a persona, tutto incluso. Prenotazione obbligatoria: info@ilcielodistrela.it, Tel 3482885159, www.turismovaltaro.it.

Relais Borgo Campello - Il Borgo foto Petrucci

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Borgotufi Via Borgo Tufi 80 | 86080 Castel del Giudice (Is) | Tel 0865 946820 www.borgotufi.it Exé Via Circondariale San Francesco 2 - 41042 Fiorano Modenese (Mo) Tel 327 3034870 - www.exerestaurant.com Relais Borgo Campello Borgo Rovero di Champeaux 18 - 06042 Campello sul Clitunno (Pg) Tel 3204549321 - www.borgocampello.com CHeck-in • febbraio 2022

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Nuove frontiere per l’enoturismo tra caccia al tesoro e Tik tok Secondo Roberta Garibaldi, i nuovi turisti del food vogliono essere sempre più coinvolti e ricercano esperienze che uniscano l'aspetto ludico a quello informativo. Importante anche la sostenibilità e la comunicazione sui social di Emanuele Bottiroli

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oberta Garibaldi, esperta internazionale di turismo enogastronomico, ha raccontato nei giorni scorsi come è mutato il profilo dei turisti che si muovono per scoprire vino, sapori e identità, per vivere esperienze tra gusto e accoglienza in cantina e sui territori dell'agroalimentare italiano d'eccellenza. Si tratta di persone, uomini e donne sempre più giovani, attive, esigenti e sedotte da approcci innovativi. «Il momento storico che abbiamo vissuto e in parte stiamo ancora vivendo, ha cambiato il modo di fare turismo e, con esso, le necessità del viaggiatore, il quale ha oggi nuovi bisogni ed esigenze. Il turista ama conoscere, comprendere e innovarsi, diventando, così, sempre più attivo ed esigente. Cerca luoghi caratterizzati da bellezza ed integrità, ricerca cultura e tradizioni, senza mai dimenticare la qualità e la sostenibilità - spiega Garibaldi - L’esperienza enogastronomica viene spesso abbinata ad attività culturali e ricreative, dove la visita si interconnette ad un senso di appartenenza, alla volontà di vivere la comunità. Forte è la voglia di sentirsi più coinvolto, ad esempio trascorrendo una giornata con i produttori locali: il 66% dei turisti italiani sarebbe più propenso a visitare le aziende di produzione se disponibili queste opportunità, dalla vendemmia collettiva alla semina, potatura, mungitura».

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Verso modalità di vacanza sempre più green In questo quadro cresce il desiderio di modalità sempre più green di vacanza: trekking tra vigneti, uliveti, frutteti, passeggiate e tour in bicicletta o e-bike (con il 54% degli italiani che gradirebbe l'opzione), così come l’utilizzo di trasporti ecosostenibili come il treno e la presenza di aree a traffico limitato per potersi spostare in piena libertà. Creatività ed innovazione divengono quindi essenziali per le imprese del settore per soddisfare queste nuove esigenze.

Mix tra divertimento e informazione Una nuova modalità di far vivere l’esperienza ed enogastronomica consiste nell’unire l’aspetto ludico e creativo, stuzzicando la curiosità e la volontà di esplorazione del turista. Ad esempio, attraverso attività come caccia al tesoro, escape room e gaming all’interno delle proprie aziende di produzione, alla scoperta dei prodotti locali. Proposte, queste, apprezzate dal 53% degli italiani.

Tra nuove sicurezze e social network Roberta Garibaldi osserva: «Certamente la pandemia ha fatto emergere il tema della salute e della sicurezza, che è oggi di grande rilevanza per il turista. Ecco che gli imprenditori ed i produttori del settore devono far tesoro di quanto avvenuto in questi anni, dalle polizze assicurative nel caso di disdette all’utilizzo di sistemi touchless per le visite, passando attraverso nuove modalità di promozione e fruizione dell’esperienza enogastronomica attraverso i social network – Instagram e TikTok in modalità entertainment. Nel nostro Paese sono numerose le realtà virtuose che sono state capaci di rispondere in modo efficace alle nuove esigenze dei turisti».

Tre esempi da seguire

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A titolo esemplificativo Garibaldi cita tre proposte che rappresentano buone pratiche che si contraddistinguono per la loro creatività ed innovazione, offrendo il giusto mix di autenticità, cultura, tradizioni e qualità: • Costa dei Trabocchi: percorso in bike fra i trabocchi della costa abruzzese, molti dei quali trasformati in ristoranti, e le cantine dell’entroterra con l’organizzazione di servizi collegati. • Wine Tourism for Kids, “Lo Gnomo delle Vigne”, Città del Vino: racconto a fumetti per bambini con protagonista lo “Gnomo delle Vigne”, che narra la storia del vino, la sua cultura, il valore delle tradizioni dei territori rurali del Bel Paese; attraverso occhialini 3D è possibile vedere il fumetto in forma tridimensionale. • Tuscany Treasure Hunting: una caccia al tesoro alla scoperta delle risorse e bellezze che la regione Toscana ha da offrire A ciascuna delle squadre partecipanti viene dato un percorso differente, tra musei, alloggi, ristoranti e vigneti, ma con tappe comuni per godersi insieme del tempo e rafforzare il team building. CHeck-in • febbraio 2022

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Quanto è bella la primavera a Vienna e all’Hotel Beethoven Vienna sorprende in tutte le stagioni, anche in Primavera. Ecco la Beethoven Weekend Escape: un itinerario primaverile di 2 notti e 3 giorni molto viennese, da fare a piedi godendo del primo sole e dell’aria frizzante 176

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on serve un motivo vero e proprio per visitare Vienna, che più che una città è un’opera d’arte a cielo aperto, in grado di condensare culture di tutto il mondo pur restando inesorabilmente fedele a se stessa. E quando la primavera è alle porte si va al Prater, al Labirinto “Dedalo” di Schönbrunn, all’Agriturismo urbano per bambini, al Mercato di Pasqua e si soggiorna in una delle strutture che, come nessun’altra, incarna la vera anima di Vienna: dolce e irriverente, culturale e cosmopolita. L’Hotel Beethoven Wien – Vienna è perfetto per immergersi in questo caleidoscopio di bellezza. Allocato nel cuore del 6° distretto di Mariahilf/ Naschmarkt, super strategico, permette di visitare tutto ciò che di bello esiste semplicemente a piedi o con l’ausilio di qualche mezzo di trasporto. Centralissimo, ex casa di piacere, oggi è un fascinoso designhotel dallo charme bohémienne: si trova a cinque minuti a piedi dai più importanti musei, dalle attrazioni della capitale austriaca e dal “MuseumsQuartier”, uno dei maggiori complessi espositivi al mondo. Attraversando la strada si arriva al “Kunsthistorisches Museum”, il museo delle belle arti e al “Naturhistorisches Museum”, il museo di Storia Naturale. Il centro storico con la Cattedrale di Santo Stefano è a pochi passi dall’hotel così come il “Naschmarkt”, il mercato delle ghiottonerie, con oltre 120 bancarelle di frutta e verdura, spezie e curiosità da ogni parte del mondo, e tantissimi ristorantini gourmet. Ecco dunque 4 tappe imperdibili in primavera.

Una visita al Prater Da marzo ad ottobre ci si immerge nel mondo fiabesco e variopinto del Prater. Oltre ad un (obbligatorio quanto gradevole) giro sulla storica Ruota panoramica (2,7 km/h) per godervi la vista della città da un'altezza di 64,75 metri, vi attendono 250 stand e attrazioni: dai giochi tradizionali come la giostra e la galleria degli orrori a veri gioielli della tecnica come l'ejection seat con la sua sfera a catapulta che schizza a più di 90 metri di altezza. I prezzi delle singole attrazioni: da 1 a 20 euro, l'ingresso al parco dei divertimenti è gratuito. → CHeck-in • febbraio 2022

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Il giardino con labirinto di Schönbrunn Un tempo qui passeggiava la famiglia dell’imperatore. Oggi, il labirinto Dedalo di Schönbrunn, è un divertente angolo di questo grande parco ed è aperto a tutti. Esaminando attentamente il labirinto si possono scoprire i dodici segni dello zodiaco. Arrivati alla meta, si possono osservare dall'alto di una piattaforma gli altri visitatori alla ricerca impegnativa dell'uscita.

Fattoria didattica nella tenuta viennese di Cobenzl Nella prima fattoria cittadina di Vienna tanto i bambini quanto gli adulti possono scoprire da vicino gli animali da cortile conoscendo e comprendendone la natura. Dalla primavera all'autunno il sentiero naturale interattivo offre ai visitatori un'esperienza per tutti i sensi: dalle aree profumate alle coltivazioni di alberi da frutto, dalle aiuole di erbe aromatiche ai cespugli di bacche e dai formicai a cupola ai mucchi di rifiuti organici per il compostaggio. Qui i bambini scoprono la natura in modo giocoso e molto divertente. Durante la vista guidata è anche possibile ammirare l'interno di un'arnia.

I mercati di Pasqua a Vienna Trascorrere la Pasqua all’Hotel Beethoven Wien-Vienna offre l’occasione di scoprire una tradizione che pochi conoscono: quella dei mercatini di Pasqua. Decorazioni pasquali tradizionali e uova artisticamente dipinte, specialità culinarie e intrattenimento musicale vi aspettano dalla fine di marzo nei mercatini di Pasqua di Vienna. Per i piccoli visitatori il divertimento è sempre assicurato. Gli angoli più suggestivi di Vienna si animano di bancarelle con decorazioni e uova colorate. Tra i mercati pasquali più particolari e romantici c’è sicuramente quello alla Reggia di Schönbrunn. Nella piazza Freyung, una delle più antiche e belle piazze del centro storico della capitale austriaca, la Pasqua arriva sotto forma di una montagna da record di uova. Ogni anno si trova qui, nel mercato della Vecchia Vienna, la più grande montagna di uova d'Europa, che ne conta più di 40mila. Il Mercato di Pasqua 178

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Am Hof, nell’omonimo quartiere, è un altro interessante Ostermarkt, (Mercato di Pasqua): fiancheggiato da edifici storici è composto da stand tradizionali e non, con arti e mestieri, oltre a tante decorazioni e gadget pasquali. In più, qui c’è la possibilità di mangiare piatti tipici austriaci.

L’amina autentica della città in un hotel All’Hotel Beethoven Wien la città stessa e la sua storia si respirano in ogni dettaglio. Ognuno dei 6 piani è declinato con un diverso tema legato alla tradizione e alla cultura viennese: i caffè letterari viennesi (primo piano), la Secessione (secondo piano), la musica e Ludwig van Beethoven (terzo piano), il teatro (quarto piano), personaggi celebri di Vienna (quinto piano), audaci donne viennesi di fine secolo (sesto piano). Oggetti e lampade di design, manifesti e wallpaper originali della Secessione, arredi curiosi e dettagli di stile provenienti da tutta l’Europa danno personalità


professionale, cosmetici Magdalena’s – una linea esclusivissima creata da un farmacista tirolese a base di erbe e fiori. L’accoglienza è superlativa fin dal mattino con la ricchissima prima colazione tutta austriaca con prodotti selezionati da piccoli produttori servita nel mezzanino dell’hotel con vista privilegiata sulla porta di Papageno del Theater an der Wien, dove Beethoven debuttò per la prima volta con il suo Fidelio. Barbara, la proprietaria, conosce a menadito tutti gli indirizzi più trendy di Vienna e parla perfettamente l’italiano, suona il pianoforte per i suoi ospiti, e offre dritte e suggerimenti per rendere ogni soggiorno un momento unico. agli ambienti e alle camere. La volontà della proprietaria, durante la ristrutturazione dell'hotel, è stata fin dall'inizio quella di imprimere a ciascuna camera una caratteristica di unicità, avendo sempre come priorità il comfort, il relax e la soddisfazione dei suoi ospiti, che provengono da tutto il mondo. Oggi all’Hotel Beethoven Wien s’incontrano le persone più eterogenee: ci si sente accettati, benvenuti e coccolati dal primo istante. Indipendentemente dall’età e dalla classe sociale. Qui dove oggetti di design attuale sono accostati con maestria a mobili Biedermeier ci si sente a casa. Un equilibrio composto da un mix formale di taluni elementi della tradizione viennese rivisitati in chiave contemporanea e un’architettura minimale, enfatizzata da giochi di luce e colori, lampade dei più famosi designer, elementi dalla collezione privata della proprietaria Barbara Ludwig, viennese Doc, fusi con un sapiente uso di materiali e stili, che rendono il soggiorno all’Hotel Beethoven Wien, un’esperienza fuori da qualsiasi schema.

Austria 82018

Hotel Beethoven Wien - Vienna Papagenogasse 6 - 1060 Vienna Tel +43 (1) 58744820 www.hotel-beethoven.at

Le 47 camere assorbono al loro interno tutto il fascino elegante e un po’ ironico di Vienna. Dislocate su sei piani si distinguono decisamente tra loro e sono così in grado di appagare i gusti della variegata clientela. Dalle sistemazioni vintage alle Classic Selection e Salon Zimmer. Luminose e tutte completamente rinnovate da cima a fondo, dispongono di ogni comfort: dai bagni con sanitari separati, bidet, docce extralarge, asciugacapelli CHeck-in • febbraio 2022

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Hotel Not Hotel

inusuale rotterdam

di Tiziano Argazzi

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na piscina verticale, una casa di pan di zenzero, un castello non castello e un orologio a cucù di legno. Questi sono i nomi di alcune delle 36 stanze, una diversa dall’altra, che compongono l’Hotel Not Hotel: un “albergo non albergo”, che ha da poco aperto i battenti nel centro di Rotterdam, sull’onda del successo ottenuto ad Amsterdam da analoga struttura dello stesso gruppo, di cui ricalca il concept. Già il nome, Hotel Not Hotel, suggerisce che non si tratta di una struttura alberghiera come la maggior parte di quelle a cui siamo abituati. Basta varcare la porta d’accesso per rendersi conto che questo è molto di più di un semplice hotel. Certo, le camere ci sono, gli spazi comuni anche, come pure bar e ristorante. Ma le similitudini si fermano qui.

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Infatti, il sito internet dell’hotel avverte che «non siamo un hotel e non siamo neppure un museo ma, al tempo stesso, siamo entrambe le cose». Poi continua col dire che «pernottare in questa struttura è un’esperienza unica nel suo genere. Ogni stanza è un’opera d’arte, progettata e realizzata da un team di artisti. Le lobby, le aree lounge e altri ambienti sono ricolmi di opere d’arte, suppellettili originali e complementi d’arredo, anche bizzarri, che mai ti aspetteresti di trovare in un hotel». «Nei nostri hotel - dice Bruno Bont, uno dei proprietari - miriamo a creare un’esperienza eccezionale per i clienti. L’esterno delle camere deve essere così speciale da dare l’impressione di entrare in un museo o in una mostra d’arte contemporanea, non in un luogo dove dormire». «Dopo Amsterdam, Rotterdam è stata la prima scelta per aprire il secondo dei nostri Hotel Not Hotel prosegue Thijmen Receveur, l’altro titolare - Design e architettura moderna, emblemi della città, si adattano perfettamente al nostro concept, come pure lo spirito indomito e sensibile alle novità di chi ci abita». L’immobile che ospita l’hotel - in via Schaatsbaan 83 a 250 metri dalla avveniristica Station Rotterdam Centraal - è stato completamente ristrutturato e dotato di ogni comfort alberghiero. Completano l’offerta un ristorante messicano ed il cocktail bar Jesús Malverde, tutti situati sotto lo stesso tetto. Il concept è unico, per il carattere innovativo e per certi versi anche eccentrico, scaturito dalla collaborazione con diversi artisti e designer olandesi, molto conosciuti ed apprezzati in patria ed all’estero. Infatti, nel team che ha progettato l’intera struttura erano presenti Arno Coenen, noto per aver realizzato, tra l’altro, l’immensa Horn of Plenty all’interno del Markthal di Rotterdam, il primo grande mercato alimentare coperto dei Paesi Bassi, Hans van Bentem, che ha lavorato con Viktor&Rolf ed annovera, tra i suoi clienti, la pop star Madonna; Sander Wassink, vincitore della Dutch Design Week, che ha progettato l’interno di tutte le camere, del ristorante e della terrazza e Jelle Mastenbroek, premiato al Salone del Mobile di Milano, che ha disegnato la piscina verticale che adorna gli spazi comuni. Le camere sono 36, tra cui tre suite con Jacuzzi privata. Sono realizzate negli stili più disparati ed hanno nomi particolari: da “Castle not Castle” a “Red Canvas Room”; da “Nice Stay” a “Candy House”(quest’ultima è ricolma di dolci tentazioni, quali finestre di biscotti e stucchi al cioccolato); da “Secret Book Case” (la camera a cui si accede da una libreria) a “Invisible Room” (la stanza invisibile che non è niente e tutto allo stesso tempo) fino alla Cuckoo Clock, che assomiglia ad un gigantesco orologio a cucù, dove sono state aggiunte, per creare atmosfera, due spade vichinghe giganti ed enormi chitarre heavy metal. → CHeck-in • febbraio 2022

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«Quando mi è stato chiesto di creare qualcosa di unico, per Hotel not Hotel - sono parole di Arno Coenen, l’artista che ha progettato Cuckoo Clock - ho pensato che nessuna idea fosse troppo folle, nessuna invenzione troppo difficile da realizzare. Così ho disegnato un enorme orologio a cucù, che fa da facciata per diverse stanze». Altri due particolari balzano subito agli occhi: il primo è che le porte di accesso alle stanze non si aprono su anonimi corridoi ma sono celate, quasi mimetizzate, dietro strutture artistiche di vario tipo. La seconda è legata alle due ampie corti dove gli ospiti possono incontrarsi e socializzare, ciò per testimoniare ulteriormente il carattere aperto della struttura. Un’altra chicca è la “Vertical Swimming Pool”, una camera che sembra una grande piscina… verticale. Un’ala dell’hotel è dedicata a sala ristorante e cocktail bar. Il ristorante, intitolato a Jesús Malverde un personaggio messicano vissuto tra il 18° e 19° secolo, può ospitare 85 persone ed altre 90 all’esterno, sulla terrazza. Gli interni sono unici ed originali, quasi un’estensione dell’approccio artistico dell’hotel. Il menu è composto da una decina di piatti tipici della gastronomia messicana o meglio dello street food messicano, tra cui i gustosi tacos che il locale propone con ripieno di formaggio fuso, salsa piccante e speziata a base di fagioli e “guacamole”, un’altra salsa messicana con avocado già usata ai tempi degli Atzechi. Le indispensabili tortillas fresche sono fornite da un pastificio messicano presente in Olanda. Ristorante e cocktail bar sono aperti sette giorni su sette fino a mezzanotte, ovviamente fatte salve le possibili limitazioni dovute a prescrizioni sanitarie legate al Coronavirus.

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Hotel Not Hotel Rotterdam Schaatsbaan 83 - 3013 Rotterdam Paesi Bassi Tel +31 10 268 8092 www.hotelnothotelrotterdam.com 182

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New wave by Da Vittorio sbarca a Shangai col primo art museum restaurant

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iovedì20gennaioall’internodelmuseodiartecontemporanea Ucca Edge di Shangai ha aperto i battenti New wave by Da Vittorio, un art restaurant frutto della sinergia tra due realtà di eccellenza assoluta. Da una parte Ucca Group, dall’altra il Gruppo Da Vittorio, simbolo della cucina bergamasca (è ormai diventato iconico il Da Vittorio, ristorante stellato di Brusaporto) e italiana nel mondo, che inaugura così la sua seconda insegna in Asia. Il nome del locale è un omaggio all’arte. New Wave rende infatti omaggio a "'85 New Wave: China's First Contemporary Art Movement", esposizione tenutasi a Pechino nel 2007. L’85 New Wave è uno dei movimenti artistici più importanti della Cina del Ventesimo secolo, un passo decisivo per aprirsi al mondo e integrarsi con le tendenze dell’arte contemporanea globale. New Wave by Da Vittorio all’interno di Ucca Edge rappresenta la prima esperienza della famiglia Cerea nella ristorazione in un museo e conferma, dopo il successo raggiunto con Da Vittorio Shanghai, quanto il Gruppo stia investendo in questo angolo di Asia, il cui potenziale pressoché illimitato permette oggi di combinare anche alta ristorazione e arte.

Giovedì 20 gennaio, all’interno del museo di arte contemporanea Ucca Edge di Shanghai, ha aperto New wave by Da Vittorio, il primo art museum restaurant frutto della sinergia tra due realtà di eccellenza assoluta

Arte e Cucina, un connubio estetico L'espressione estetica di una città riflette il suo percorso storico e civile ed è una componente indispensabile del patrimonio culturale della città. Nella ricerca instancabile della bellezza, il piacere sensoriale e il godimento spirituale apportati dall'arte e dal cibo sono particolarmente intrecciati. Ucca Group crede che «l'arte entri nella nostra vita per migliorarla». Con New wave da Vittorio, Ucca spera di rendere l'arte, come il cibo, una parte integrante della vita delle persone, combinandosi all'esperienza culinaria per condurre l'estetica in una nuova era. →

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New wave by Da Vittorio, invece, combina in maniera pionieristica arte e cucina raffinata: nello stesso spazio, uno dei migliori musei d’arte cinesi, è possibile ammirare opere d'arte di livello mondiale e insieme gustare quanto di squisito la tradizione gastronomica italiana possa offrire, connettendo in un unico viaggio sensoriale cultura del cibo, del design artistico e dell'estetica spaziale, eccellente ritratto della vita urbana contemporanea in Cina nel contesto della globalizzazione. La famiglia Cerea commenta così l’inaugurazione del locale: «Siamo da sempre convinti che la gastronomia sia una forma di arte, dove gusto e bellezza si incontrano, permettendo a popoli seppur lontani di sentirsi uniti in questi valori». Philip Tinari, direttore e Ceo dell’Ullens Center for Contemporary Art di Ucca prosegue: «Negli ultimi anni, molti dei principali musei d'arte del mondo hanno deciso di aprire un ristorante al loro interno, rendendolo parte fondamentale dell’esperienza. Allo stesso modo, le grandi realtà della ristorazione e dell'enologia si stanno avvicinando al mondo dell'art e chef e vigneron iniziano a essere visti come artisti nei rispettivi campi. Ucca si impegna a portare arte di qualità nella vita di più persone ed è orgogliosa di poter collaborare con Da Vittorio per New wave by da Vittorio».

Vincent Tang - restaurant manager Camilla Mora - head sommelier

New wave by Da Vittorio vuole vuole diventare punto di riferimento per mostre d'arte ed esperienze enogastronomiche di altissimo profilo nel quartiere Jing'an di Shanghai, contribuendo a definire un nuovo stile e una nuova estetica multisensoriale nei musei d'arte. Situato al terzo piano del museo, con vista mozzafiato dalla terrazza, il design degli interni di Nev way by Da Vittorio, curato dallo studio Linehouse Design Office, si adatta allo stile del museo. Il colonnato della galleria introduce i commensali nel ristorante, dove uno specchio ad arco crea un effetto visivo inusuale e l'installazione in tessuto, sospesa dal soffitto, conferisce allo spazio la leggerezza di una nuvola. Gli elementi contrastanti di diversi materiali, che combinano morbido e duro, ruvido e liscio, ordine e disordine, solidità e trasparenza, fungono da catalizzatori per i sensi. Lo Chef, Francesco Bonvini, ha maturato la propria esperienza sia nella “casa madre” di Brusaporto e sia come sous chef di Da Vittorio Shanghai. Sotto la guida degli executive chef Chicco e Bobo Cerea e la supervisione dell’executive chef dell’insegna di Shanghai, Stefano Bacchelli, Bonvini ha studiato per questo ristorante un menù sorprendente e intrigante, da gustare in un’atmosfera godibile e rilassata. Accanto a lui, una brigata tra cui spiccano i sous chef Niccolò Rotella e John Zhang, la head sommelier Camilla Mora, il bar manager Fabio Sajeva e il restaurant manager Vincent Tang. «Anche con New wave by Da Vittorio continuiamo a celebrare la tradizione gastronomica italiana, ma con un approccio più dinamico, vivace e casual: accanto ad alcuni dei nostri signature dishes, porteremo anche una ventata di novità, interpretando

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nuove specialità regionali italiane, che cattureranno le papille gustative e le emozioni dei commensali», ha proseguito la famiglia Cerea. La ricerca della migliore materia prima stagionale e locale rappresenta da 55 anni la chiave del successo di Da Vittorio. New wave prosegue in questo solco, utilizzando gli stessi ingredienti di alta qualità di Da Vittorio Shanghai, presentando autentici sapori italiani e combinando estetica contemporanea con metodi di cottura raffinati. Allo stesso tempo, anche New wave continuerà a esprimere quello "stile familiare" del servizio tipico di tutte le insegne Da Vittorio, per diventare un modello di sofisticato bistrot casual a Shanghai. In collaborazione con Ucca Edge, New wave lancerà una carta dei vini e un menu ispirati al mondo dell’arte, in edizione limitata, combinando lo stile artistico e le opere delle mostre per estendere il godimento estetico alle papille gustative. In concomitanza con la mostra Becoming Andy Warhol, New wave si ispira alla Pop Art creando un forte contrasto di colori in diversi piatti, oltre a utilizzare i pomodori siciliani per ricreare la mitica "Campbell's Soup Can". Un’opera d'arte che si può mangiare. La carta dei vini copre quasi 300 etichette italiane e mondiali e i clienti, tra una degustazione e l’altra, possono anche consultare un piccolo libro personalizzato con un'introduzione approfondita all'Italia e alle regioni vinicole grandi e piccole del mondo.

Jhon Zang - sous chef

Francesco Bonvini - executive chef

Cina 83301

New wave by Da Vittorio 3° piano, edificio N3 600 Zhongshan Road East No.2 - Shanghai, Cina Tel +86 21 63302198 www.davittorio.com CHeck-in • febbraio 2022

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Constance Hotels & Resorts

mete da sogno

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Maldive, Seychelles e Mauritius per una vacanza indimenticabile firmata Constance Hotels & Resorts

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otel e resort di lusso nelle location più magiche e seducenti dell’Oceano Indiano. Dalla splendida Mauritius alle incantevoli Maldive, fino alle incontaminate Seychelles. Le strutture firmate Constance sono l’approdo ideale per chi desidera una vacanza rilassante, oppure per i più avventurosi alla ricerca di emozioni e divertimento, ma anche per le coppie che vogliono trovare il luogo ideale in cui trascorrere una vacanza romantica.

Constance Halaveli, benessere in un paradiso incantato Le Maldive sono nell’immaginario collettivo tra i luoghi più romantici del mondo e il Constance Halaveli, nell’atollo di Ari Nord, racchiude il meglio di queste isole incastonate nel cuore dell’Oceano Indiano: spiagge bianche, acque placide e cristalline, palme ondeggianti, tramonti infuocati e reef abitati da pesci

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variopinti e creature leggendarie, come lo squalo balena. A rendere ancor più speciale una vacanza di coppia in questo eden incantato è l’atmosfera che si respira ad Halaveli, fatta di sorrisi e di attenzioni da parte di un team sempre presente, ma discreto. Non mancano le esperienze pied dans l’eau, come le degustazioni di vini in laguna, e il benessere naturale nella Constance spa overwater, luogo da cui parte un viaggio olistico tra rituali naturali ispirati ai fiori e massaggi esotici, heritage di antiche tradizioni locali. Tra le novità ci sono i lussuosi trattamenti fito-aromatici nati dalla collaborazione tra Constance Hotels & Resorts e il beauty brand Sisley Paris. Per gli innamorati che hanno voglia di muoversi, invece, il resort propone diverse attività, dal tennis al jet ski, dal wakeboarding al jet blade, senza dimenticare lo snorkeling e il diving.

Avventure d’amore al Constance Lemuria Gong! Quando si schiudono le maestose porte del Constance Lemuria, a Praslin (Seychelles), si entra in un luogo che riempie gli occhi di bellezza al primo sguardo, un paradiso perduto dominato dal verde della vegetazione, dal rosa delle rocce granitiche e dal turchese dell’Oceano Indiano. Festeggiare un anniversario o la luna di miele al Constance Lemuria ha il sapore di una romantica fuga eco-chic. Le coppie possono rilassarsi sulle spiagge di Anse Kerlan o di Anse Georgette, tra le più instagrammabili di tutte le Seychelles, lasciarsi deliziare dalle creazioni gourmet dell’executive chef Jordi Vila, sfidarsi a golf sul campo a 18 buche vista oceano o dedicarsi ad una delle tante “true experiences” proposte dal raffinato hotel 5 stelle lusso. E se si è fortunati si può assistere - insieme al Turtle Manager - ad un momento di dolcezza infinita, la schiusa delle uova delle tartarughe marine che ogni anno nidificano sulle spiagge del resort. 190

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Constance Prince Maurice, il lusso che seduce A Mauritius è un’istituzione: il Constance Prince Maurice esprime fin dalla sua nascita l’eccellenza nel servizio del gruppo Constance Hotels & Resorts, l’anima gentile e generosa del popolo mauriziano e lo spirito seducente dell’isola delle spezie. L’hotel garantisce alle coppie la massima privacy e un rifugio romantico all’insegna della quintessenza del lusso. Passeggiare mano nella mano col proprio partner tra le mangrovie lungo una passerella di legno costellata da soffuse lanterne, cenare a lume di candela al Barachois, raffinato ristorante galleggiante, nuotare nella piscina a sfioro che sembra proseguire nell’Oceano Indiano... Tutto questo trasporterà gli innamorati in un film romantico. Non a caso, il romanticismo che si respira è testimoniato dalla scelta del Constance Prince Maurice come location della pellicola “Resort to Love”, prodotta da Alicia Keys e disponibile su Netflix. →

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Per un’esperienza più dinamica e conviviale, scopri l’ospitalità C Resorts Una vacanza romantica al C Mauritius diventa speciale, all’insegna del dinamismo, della complicità e del non prendersi troppo sul serio. La mission del nuovo beach hotel del brand C Resorts è di trasportare gli ospiti in un “natural playground”, dove riscoprire la gioia di vivere divertendosi e provando nuove esperienze legate alla cultura e alle tradizioni locali, che si tratti della degustazione di un rhum, di una lezione di segà (ballo tradizionale mauriziano) o di un’escursione nella foresta. Affacciato su una delle più belle spiagge di Mauritius, a Palmar sulla costa orientale dell’isola, il nuovo resort è pronto a stupire le coppie con le sue 12 “Cignatures” esperienziali, create per risvegliare lo spirito curioso e giocoso degli ospiti e per rinsaldare la complicità con il partner: ad esempio “Cwing” per dondolarsi tra le palme su altalene giganti assieme alla dolce metà, “Cascade” per rinfrescarsi e divertirsi sotto una grande doccia musicale, oppure ancora “Concoctor” per condividere un gustoso drink personalizzato, creato con gli ingredienti inseriti dalla coppia.

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Constance Halaveli Maldives Halaveli Island - Maldive Tel 00960 6667000 www.constancehotels.com Constance Lemuria Praslin Seychelles Anse Kerlan Praslin - Seychelles Tel 00248 4281281 www.constancehotels.com Constance Prince Maurice Choisy Road Poste De Flacq - Mauritius Tel 00230 4023636 www.constancehotels.com C Mauritius Coastal Road, Palmar - Mauritius Tel 00230 4601000 www.c-resorts.com 192

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Riempi il tuo mondo di meraviglia BEVI RESPONSABILMENTE CHeck-in • febbraio 2022

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ricordi di viaggio Si può viaggiare anche stando fermi! Possiamo rivivere gusti, sapori ed emozioni dei posti che abbiamo scoperto viaggiando anche nel cuore delle nostre case, in cucina. È proprio ai fornelli che, con le mani in pasta, possiamo tornare nei luoghi che abbiamo amato. Ecco i nostri consigli di questo mese.

RICETTA La Vie en Rose by Cédric Grolet

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Beetroot è il colore 2022 di KitchenAid

I prodotti di punta di Whirlpool

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La Vie en Rose

by Cédric Grolet

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n esclusiva per i lettori di CHECK-IN, una ricetta di una torta moderna, che si può trovare nelle migliori pasticcerie, durante viaggi o escursioni alla scoperta di località nuove in Italia e non solo. La torta è frutto di una delle prestigiose collaborazioni tra Pavoni Italia - azienda specializzata in stampi, attrezzature e macchine per i professionisti della pasticceria, panificazione,

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gelateria e in generale dell’Horeca - e i grandi nomi della pasticceria internazionale. La splendida forma della torta, estremamente scenografica, si ottiene grazie all’utilizzo de “La Vie en Rose”, uno stampo in silicone Pavocake KE080 per torta e Pavoflex PX4386 per monoporzione nato dalla collaborazione tra Pavoni Italia e il World’s Best Pastry Chef 2018 Cédric Grolet.


Biscuit pâte à choux 10 g latte 25 g burro 35 g farina T45 45 g uova 40 g tuorli 80 g albume 55 g zucchero in polvere 5 fragole In una pentola, portare a ebollizione il latte e il burro. Aggiungere la farina, quindi mescolare a fuoco lento fino a quando la pasta si stacca facilmente dalle pareti. Mettetela nella ciotola di un battitore con foglia. Mescolare per rimuovere il vapore acqueo, quindi aggiungere gradualmente le uova e i tuorli in tre volte. Montare gli albumi a neve incorporando lo zucchero in tre volte. La meringa è pronta quando forma un “becco d’uccello”. Incorporarla in tre volte nella pâte à choux fino ad ottenere una miscela liscia ed omogenea. Avvolgete un sottile strato di biscotto in una fascia rotonda di 20 cm X3920 Pavoni Italia. Aggiungete le fragole tagliate a metà nell’impasto, poi cuocete in forno a 165°C per 20-25 minuti e lasciate raffreddare.

Ganache alla vaniglia

in infusione fuori dal fuoco e coperto per circa 10 minuti. Portate di nuovo a ebollizione e passate al colino cinese. In parallelo, in un cul-de-poule, fate imbiancare i gialli con lo zucchero e la panna in polvere. Versatevi sopra la miscela bollente. Lasciate bollire 2 minuti sempre mescolando, quindi aggiungete il burro e il mascarpone.

Crema diplomatica 35 g massa gelatina 265 g crema pasticcera alla vaniglia 265 g ganache alla vaniglia In un cul-de-poule, mescolare la massa gelatina fusa con la crema pasticcera. Montare la ganache con un battitore elettrico. Incorporarla in tre volte nella miscela a base di crema pasticcera alla vaniglia.

Fragole invecchiate 300 g di fragole 30 g di zucchero semolato Lavare e tagliare le fragole. Disporle in un piatto e cospargerle con lo zucchero. Coprire il tutto con un coperchio. Cuocere in forno a vapore a 100°C per circa 1 ora e 15 minuti. Conservare il succo di cottura per realizzare il gel. →

705 g panna liquida 1 baccello di vaniglia 150 g cioccolato bianco con copertura avorio 42 g massa gelatina Il giorno prima, in una casseruola, scaldate la metà della panna. Aggiungete la vaniglia spaccata e grattata. Lasciare in infusione per circa 10 minuti. Riscaldare nuovamente la miscela prima di passare al colino cinese. Versare sul cioccolato tritato e sulla massa gelatina. Mescolare per ottenere una ganache omogenea incorporando la panna rimanente. Lasciare riposare in fresco per 12 ore.

Crema pasticcera alla vaniglia 120 g latte 20 g panna liquida 1 baccello di vaniglia 40 g tuorli 35 g zucchero semolato 10 g panna in polvere 15 g burro 30 g mascarpone In una pentola, portare a ebollizione il latte e la panna con la vaniglia spaccata e grattata, e lasciare CHeck-in • febbraio 2022

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Gel fragola 400 g succo di fragola 40 g zucchero semolato 6 g agar-agar 2 g gomma di xantano In una casseruola portate a ebollizione il succo di fragola, poi aggiungete le polveri. Mescolate e lasciate raffreddare.

Montare la ganache con un battitore elettrico. Cuocere la ganache sul fondo e sui bordi dello stampo Pavoni Italia “La Vie en Rose” KE080. Posizionare l’inserto al centro. Completare gli spazi di ganache e lisciare alla palette. Posizionare il tutto in congelatore per circa 6 ore. Smonta delicatamente, poi spruzza la torta con una pistola, in modo da ricoprirla armoniosamente. Lasciate raffreddare 6 ore al fresco prima della degustazione.

Marmellata di fragole 475 g di fragole mature 70 g di succo di fragola 145 g di zucchero semolato 50 g di glucosio 10 g di pectina NH 3 g di acido tartarico Macerare le fragole aggiungendo gradualmente il succo di fragola per circa 30 minuti. Aggiungere il resto degli ingredienti, mescolare e portare a ebollizione 1 minuto. Lasciar raffreddare.

Copertura di rubino 100 g di burro di cacao 100 g di cioccolato bianco 1 g di colorante rosso naturale in polvere Pavoni Italia NCP05 In una pentola sciogliere il burro di cacao, quindi versarlo sul cioccolato tritato. Miscelare con il colorante fino ad ottenere una miscela omogenea e conservarlo a 35°C.

Montaggio Montare la ganache con un battitore elettrico. Lavare e asciugare le fragole e tagliarle a lamelle sottili. Rimuovi delicatamente il cerchio del biscotto. Disporlo in un nuovo cerchio dello stesso diametro circondato da una striscia di foglia rodioide di 3,5 cm BB35 Pavoni Italia. Il montaggio non deve superare 3,5 cm di altezza. Con una tasca coprite il biscotto con un sottile strato di crema diplomatica e sopra uno strato di marmellata di fragola. Tutto intorno, copri con una corona di crema, poi lisciare i bordi con una piccola tavolozza in modo da avere contorni pieni. Al centro della torta, disponete le fragole, le fragole invecchiate, i cubetti di gel fragola e riempite gli spazi di marmellata di fragole. Grattugia la buccia del lime con una microplane. Completa con la panna all’altezza del rodoide e liscia alla tavolozza. Conservare in congelatore per circa 4 ore. 198

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Pavoni Italia via Enrico Fermi - 24040 Suisio (Bg) Tel 035 4934111 www.pavonitalia.com


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Beetroot è il colore 2022 di KitchenAid I

l riflesso del momento più bello della giornata, il colore dell’opulenza e dell’energia, della positività che in nessuna cucina può mancare. È Beetroot il colore del 2022 di KitchenAid, lo storico marchio di soluzioni per la cucina, che quest’anno sperimenta con i toni del magenta intenso, potenti e decisi, che guardano al futuro con occhi infuocati. Per dare vivacità e splendore, regalando attimi di magia in tutti i momenti della giornata, anche i più grigi. Il colore non è solo colore. È l’emozione di impastare con i nipoti, di preparare la colazione con i propri bambini, di vivacizzare il pranzo con la dolce metà. Per questo motivo, KitchenAid propone per il 2022 una nuance di grande unicità, per dare il via ad un anno ricco di soddisfazioni. «KitchenAid ha sempre sostenuto il potere del colore per alimentare la creatività - ha sottolineato Giorgio Baroffio, EMEA

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Marketing Director KitchenAid Small appliances at KitchenAid Europe - e Beetroot non è diverso. Questa tonalità energizzante, che prende il suo nome dal cuore della barbabietola, invita tutti gli appassionati, dai più ai meno abili, a rendere ogni giorno emozionante grazie a nuove, infinite esperienze in cucina». È proprio il colore tipico della radice, all’esterno poco appealing ma all’interno molto acceso, a dare un twist alla routine: «Abbiamo deciso di omaggiare la barbabietola - continua Giorgio Baroffio - per la sua stessa natura: una radice dalla veste grezza ma dal cuore decisamente pulsante. La dimostrazione, insomma, che anche l’ordinario può regalare momenti straordinari».

Artisan e K400, una coppia vincente È con questo in mente che KitchenAid propone, nella nuova colorazione iper vivida, la coppia vincente – e indispensabile – per ogni cucina, formata dall’iconico Robot da cucina Artisan e dal Frullatore K400, pronti per supportare tutti coloro che, nel cuore della casa, amano sperimentare, sorprendere ma anche imparare. Il Robot da Cucina Artisan è perfetto per amalgamare in pochissimo tempo ingredienti di ogni tipo, garantendo un eccellente risultato grazie alle sue 10 velocità, alla ciotola capiente e ai vari accessori inclusi. A questi si aggiunge un'ampia scelta di accessori opzionali motorizzati che lo trasformano in un vero e proprio centro culinario. Potente e versatile, è resistentissimo e progettato per durare a lungo, grazie alla struttura di metallo zincato e ai 5 anni di garanzia. Il Frullatore K400, invece, è ideale per zuppe di stagione, sughi e sanissimi smoothies, che saranno pronti in pochissimi secondi grazie alle speciali lame asimmetriche, insuperabili per sminuzzare ogni ingrediente al meglio, alla caraffa in vetro con scanalatura e al motore, che mantiene una velocità sempre costante. Facilissimo da utilizzare, è l’alleato sui cui puntare per impeccabili performance in cucina, anche per i più pigri che si faranno conquistare dal pratico ciclo autopulente.

La parola chiave è sperimentare I giusti strumenti, insomma, per sradicare l’ordinario e la noia e infondere ispirazione, salute e bontà in ogni ricetta. Non serve essere chef stellati o grandi maître pasticceri: torte, paste fresche, panificati, preparazioni dolci e prodotti da forno diventeranno i protagonisti delle ricette di tutti gli appassionati e dei fedelissimi del brand. Naturalmente, grazie alla tecnologia KitchenAid, sempre al servizio dell’eccellenza e degli ingredienti, dai più semplici ai più complessi. La parola chiave del 2022 sarà una sola: sperimentare. Lasciandosi sempre guidare dal cuore. Per informazioni: www.kitchenaid.it CHeck-in • febbraio 2022

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Whirlpool ecco i prodotti

di punta del 2022 per la cucina

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hirlpool, per presentare la visione, le aspettative, le direzioni strategiche, i piani di comunicazione dei suoi brand e le novità di prodotto da incasso per l’anno appena iniziato per i suoi quattro marchi KitchenAid, Whirlpool, Hotpoint e Indesit. In particolare l’azienda ha si è focalzizata sul Frogorifero space 400 total no frost e sui forni Space 75 e Active steam 100.

Il frigorifero Space 400 Total No Frost Il frigorifero combinato da incasso di Whirlpool Space 400 Total No Frost con tecnologia brevettata Push To Open. Un innovativo sistema di apertura e chiusura della porta per un frigorifero dalle straordinarie dimensioni: 400 litri di capacità e 75 centimetri di larghezza che offrono maggiore capienza ai consumatori - ben il 45% in più dello standard - e permettono un’ottimizzazione dello spazio per la conservazione dei cibi. Il tutto in un elegante elemento da incasso con il minimo dell’ingombro che apre dimensioni progettuali e creative per l’arredo d’interni, combinando minimalismo e funzionalità per sfruttare al meglio lo spazio contenitivo dell’arredo.

Whirlpool - Forno space 75 Il forno Whirlpool Space 75, largo 75 centimetri, in armonia con il frigorifero Space 400, si contraddistingue per un design pulito ed elegante, grazie ai suoi materiali: acciaio satinato e un vetro dal design essenziale, che riprende lo stile dei piani cottura della W Collection di Whirlpool. Anche in questo caso, l’elettrodomestico offre una capienza maggiore rispetto allo standard, ben 89 litri, con il 22% di spazio in più di un forno tradizionale, senza rinunciare al risparmio energetico con un consumo massimo al di sotto dei 3kW e a funzioni intuitive e soluzioni smart per la cottura con 8 funzioni principali .

Hotpoint Active Steam 100 Il forno Hotpoint Active Steam 100 è perfetto per cucinare gli alimenti più delicati con il 100% del vapore oppure con una combinazione di vapore e cottura tradizionale, per ottenere il miglior risultato per ogni tipologia di ricetta, che sia pesce, carne o prodotti panificati. É facile inoltre sperimentare nuovi piatti grazie alle 80 ricette automatiche disponibili. L’innovativa termosonda brevettata misura la temperatura in quattro diversi punti ed è autoportante per essere facilmente utilizzata in diverse preparazioni. Per informazioni: www.whirlpool.it 202

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n°6 - febbraio 2022 - Anno II - edizionE digitale Edizioni Contatto surl via Piatti, 51 · 24030 Mozzo (Bg) Direttore responsabile Alberto Lupini · alberto.lupini@italiaatavola.net Redazione Tel 035 460563 · 351 8391052 · Fax 02 700557702 · checkin@italiaatavola.net · redazione@italiaatavola.net Gabriele Ancona (vicedirettore) · gabriele.ancona@italiaatavola.net Lucio Tordini (coordinatore di redazione) · lucio.tordini@italiaatavola.net Piera Genta (inviata) · pieragenta@libero.it Jenny Maggioni (redattore) · jenny.maggioni@italiaatavola.net Martino Lorenzini (redattore) · martino.lorenzini@italiaatavola.net Gianluca Pirovano (redattore) · gianluca.pirovano@italiaatavola.net Elisabetta Passera (segreteria di redazione) · redazione@italiaatavola.net Brian Vavassori (segreteria di redazione) · brian.vavassori@italiaatavola.net Riccardo Melillo (grafica e impaginazione) · riccardo.melillo@italiaatavola.net Alessandro Venturini (Seo & Web manager) · alessandro.venturini@italiaatavola.net Matteo Scibilia (responsabile scientifico) · matteoscibilia2013@virgilio.it Editore Mariuccia Passera · mariuccia.passera@italiaatavola.net Amministrazione segreteria@italiaatavola.net Pubblicità, eventi e marketing Tel 035 615370 · 351 8391052 · Fax 02 700557702 · direzionecommerciale@italiaatavola.net Andrea Lupini (direttore commerciale e iniziative speciali) · andrea.lupini@italiaatavola.net Laura Miedico (responsabile direzione commerciale) · laura.miedico@italiaatavola.net Livia Gerosa · livia.gerosa@italiaatavola.net · Ivana Frosio · ivana.frosio@italiaatavola.net Corrispondenti di zona (per contatti telefonici consultare il sito) Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta Piera Genta · pieragenta@libero.it Lombardia orientale Renato Andreolassi · renato.andreolassi@alice.it Pavia-Piacenza Stefano Calvi · s.calvi@ilquattro.it Veneto Giulia Marruccelli · gmarruccelli@yahoo.it Belluno-Bolzano-Trento Lina Pison · linapison@gmail.com Friuli Venezia Giulia Liliana Savioli · lilli_sa@hotmail.com Emilia Romagna Giuseppe De Biasi · dbpino60@gmail.com Toscana e Umbria Alessandro Maurilli · a.maurilli@almapress.net Claudio Zeni · zeniclaudio@alice.it Lazio Mariella Morosi · mariellamorosi@hotmail.com Marche e Abruzzo Benedetta Gandini · b.gandini22@gmail.com Carla Latini · carla@carlalatini.com Campania e Molise Vincenzo D’Antonio · vincenzo.dantonio@italiaatavola.net Puglia Sandro Romano · sralessandroromano@gmail.com Calabria Tommaso Caporale · dodicialitro@gmail.com Sicilia Gianni Paternò · giopate@libero.it Piero Rotolo · pierotolo@tin.it Antonio Iacona · direttore@charmatmagazine.it Sardegna Roby Rossi · roberto-rossi@hotmail.it Svizzera (Canton Ticino) Rocco Lettieri · simpatico.melograno@tin.it Hanno collaborato anche:

Tiziano Argazzi, Luca Bassi, Emanuele Bottiroli, Sabino Cirulli, Leonardo Felician, Federica Pagliarone, Claudio Riolo, Berto Silva Registrazione del Tribunale di Bergamo 13/2021 del 7/6/2021 Iscrizione al Roc (Registro degli operatori di comunicazione) n.10548

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