n°7 - marzo 2022 - Anno II
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in COpertina
Procida Più che un’isola… Capitale! In copertina un’elaborazione grafica basata su una fotografia di Aniello Intartaglia, che raffigura la “Graziella”, uno dei simboli dell’isola: la donna procidana per eccellenza, ispirata ad un romanzo dello scrittore francese Alphonse de Lamartine
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Indice Procida, più che un’isola… Capitale!
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Procida 2022, tutti gli eventi
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Assaporare la vera bellezza
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Il giro del Golfo in 8 giorni
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Caracòl Gourmet, un tavolo sul mare
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Daní Maison, Un giardino “stellato” nel cuore di Ischia
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Capri Palace, arte, ospitalità e cucina stellata in un luogo unico
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Dove porta la rotta per la felicità? Alla Taverna del Capitano
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Don Alfonso 1890: affare secolare di famiglia
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La Torre del Saracino 200 Baluardo della cucina campana Paolo Gramaglia, un matematico nella cucina del President di Pompei
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Aria, sentori di mare e profumi intensi nella cucina di Paolo Barrale
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Grand Hotel Parker’s Storia di uno scienziato che si scoprì albergatore
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Tra storia, arte e cultura. Tre dei più importanti musei di Napoli
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Grand Hotel Royal e Golf Dove la stella di Griffa illumina Courmayeur
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La pizza a regola d’arte di Angelo Pezzella 340
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Editoriale Alle bombe di Putin opponiamo anche la Cultura e il turismo
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Alberto Lupini Direttore
ra bombe sui civili, ripresa del Covid, inflazione e crisi energetica non si può certo essere ottimismi. Anzi. Non è facile, o etico, pensare a weekend o vacanze, mentre le città ucraine vengono rase al suolo dalla furia di uno Zar che ha perso il senso della realtà e minaccia l’olocausto nucleare del pianeta. Ma d’altra parte alla violenza e all’arbitrio non dobbiamo opporre solo la logica della difesa armata (indispensabile). Ugualmente importante è non rinunciare alle nostre abitudini e ai nostri valori. E fra questi c’è innanzitutto la Cultura, quella che per 70 anni ha permesso a noi europei di vivere in pace. La democrazia occidentale, con tutti i suoi limiti, resta pur sempre un sistema migliore rispetto alle dittature, a partire da quella di Putin, che soffocano l’informazione e la cultura promuovendo solo propaganda. Si tratta di visioni del mondo radicalmente opposte e che per noi poggiano anche sul turismo, fine e mezzo per conoscere le diversità, allargare la mente ed essere consapevolmente più liberi. Il turismo e il viaggio sono fra le armi aggiuntive ai cannoni o agli aerei, con cui difendere i valori della nostra civiltà. Per questo come Check-In vogliamo continuare a sostenere tutte le diverse occasioni di turismo, in una logica che è certamente di svago, ma anche di nuove esperienze. In questa logica, nel numero di marzo del nostro mensile, oltre alle consuete rubriche, abbiamo realizzato un ampio focus sull’evento di “Procida Capitale della Cultura” che si inaugurerà il 9 aprile alla presenza del Presidente della Repubblica. Si tratta di una sorta di guida con cui presentiamo appuntamenti, percorsi, luoghi e locali per gustare al meglio l’essenza dell’isola, allargando peraltro l’attenzione a quel golfo di Napoli, di cui Procida è una delle perle, che è un mito a livello di opinione pubblica internazionale. CHeck-in • marzo 2022
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PROCIDA Dai mille colori, ma soprattutto dalle tradizioni ancora vive, Procida si differenzia da Ischia e Capri per il suo essere local. Tra marinai e orti rigogliosi, salpiamo alla scoperta della sua selvaggia bellezza 10
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Più che un’isola…
Capitale!
LEGENDA Strada principale
Chiesa
Strada minore
Area verde
Rotta marina
Belvedere
Punta
Ormeggio
Insenatura
Imbarco navi
Luogo d’interesse
Capolinea bus
Spiaggia
Infopoint
Spiaggia (via mare)
Centro sportivo
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84607 di Gianluca Pirovano
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l blu intenso del suo mare, il verde della sua natura e le pareti accese delle sue case fanno di Procida l’isola dei mille colori. Adagiata nel Golfo di Napoli, fa “coppia” con Vivara, riserva naturale e terra disabitata, collegata a Procida da un ponte pedonale. La Capitale della Cultura 2022 fa parte delle Isole Flegree, insieme a Ischia, Nisida e, appunto, Vivara. Il suo nome sembra derivare da Prima Cyme, vale a dire vicina a Cuma, l’antica città che sorgeva tra Pozzuoli e Bacoli. La sua storia, almeno nell’era moderna, è legata a doppio filo con il mondo della navigazione, settore in cui è
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impiegata gran parte della popolazione. Terra di cibo, famoso il Limone procidano, e di cultura, ha fatto da sfondo a numerosi film e romanzi che l’hanno consacrata anche come isola d’arte. Salpiamo alla scoperta di questo angolo di Paradiso e del suo Golfo, che da solo rappresenta un vero e proprio viaggio nel viaggio.
Isola… local Tanti sono gli aggettivi che Procida si porta con sé: perla del Golfo di Napoli, isola dai mille colori… Ma su un suo aspetto vogliamo concentrarci: Procida è ancora
molto local! A Procida, a differenza di Capri e Ischia, non impazzano i vip rincorsi dai paparazzi, non c’è nessuna folla. Lontana dalla ribalta, Procida è isola di marinai e di contadini. Una terra semplice e schiva, gelosa e orgogliosa delle proprie tradizioni: dalla pesca con le tipiche imbarcazioni in legno, le cianciole, alla coltivazione dei limoni. Qui anche i turisti sono “diversi” e la scelgono per la sua autenticità per il suo essere “isola viva”. D'altronde se da una parte già a fine Ottocento Capri era il rifugio pre-
diletto di viaggiatori colti e trasgressivi e, dall’altra, Ischia era il buen retiro di aristocratici bon vivant alla ricerca della salus per aquam, Procida continuava a coltivare i suoi orti e i giovani in forza prendevano il largo sui grandi mercantili, come l’ha dipinta nel 1957 Elsa Morante nel suo L’isola di Arturo. I pescherecci di legno, le reti ammassate sui pontili, le case dall’intonaco colorato, i giardini di limoni e gli orti nascosti oltre le mura di vecchi palazzi: Procida, ieri come oggi, è ancora così autentica e magnifica-
La Lingua di Procida CHeck-in • marzo 2022
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Leonardo Costagliola foto Aniello Intartaglia La cascata del Toce
visato e immediato allo sbarco delle paranze. Per gli abitanti è un’attesa in folla sulla banchina per acquistare il pescato del giorno. Solitamente il pomeriggio verso le 16. Un'esperienza da vivere.
mente "sgarrupata". E al di là dell’ampiamento del porto turistico e della comparsa dei primi timidi alberghi di charme, Procida è ancora tutta da scoprire tra le trattorie dei fritti di paranza, i tavoli tra i limoni e tra i mercati del pesce. Mercati che qui sull’isola non si sviluppano nel senso comune. Il mercato del pesce è un mercato improv14
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«L’economia dell’isola, dal ‘500 in poi, si basava prevalentemente sulla navigazione - racconta Leonardo Costagliola, assessore a Turismo, attività produttive, mobilità e manager eventi e wedding designer - Tra il 1600 e il 1850 Procida raggiunse il massimo del suo sviluppo prodotto dai commerci e dai traffici marittimi. Oltre la navigazione altre due importanti attività conobbero un notevole sviluppo sull’isola: la pesca e l’agricoltura. La conformazione territoriale dell’isola ha permesso, infatti, lo sviluppo, in-
CURIOSITÀ
I numeri di Procida Abitanti: 10.183 Superficie: 3,7 kmq Distanza dalla terra ferma: 3,4 km Durata viaggio in traghetto: da Napoli, 1 ora per il traghetto, 35 minuti per l’aliscafo; da Pozzuoli, 40 minuti per il traghetto Le contrade: sono 9, dette grancie, Terra Murata, Corricella, Semmarezio, Sent’cò, San Leonardo, Madonna della Libera, Sant’Antuono, Sant’Antonio e Chiaiolella Gli stranieri a Procida: la popolazione straniera più numerosa è quella Bulgara (143) seguita da quella Ucraina (103) Gemellaggi: con Cesa, provincia di Caserta, in nome del vino Asprinio, e con San Giorgio a Cremano, paese natale di Massimo Troisi, che a Procida girò il suo ultimo film Festa patronale: San Michele Arcangelo, 8 maggio e 29 settembre Il parco naturale: il territorio comunale comprende anche l’isola di Vivara, disabitata e riserva naturale dello Stato oltre che area marina protetta Il record: ormai vent’anni fa Procida entrò nel Guinnes World Record per il ponte tibetano che la collegava con Vivara, lungo 405 metri, all’epoca il più lungo al mondo Il dolce locale: le lingue di Procida, pasta sfoglia farcita con crema al limone Il punto più alto: Terra Murata, borgo fortificato a 91 metri, è il punto più alto dell’isola CHeck-in • marzo 2022
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nanzitutto, di una forte cultura dedita alla pesca ma, d’altra parte, i terreni, vulcanici e bagnati dall’acqua del mare, hanno permesso all’agricoltura un forte sviluppo. La grande maggioranza degli uomini dell’isola trascorreva la propria vita “tra cielo e mare” (come si dice qui). Oggi Procida mantiene la sua identità: selvaggia e profondamente diversa dalle altre isole». «Un’isola - prosegue Costagliola - che offre ai suoi visitatori una vera e propria full immersion nella vita dei suoi abitanti. Oltre che nelle bellezze architettoniche e del paesaggio. Senza dimenticare la ricchezza gastronomica. Negli anni la ristorazione dell’isola si è sviluppata ed evoluta senza mai perdere d’occhio la
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tradizione, l’autenticità e la genuinità del proprio territorio. Una tradizione che viene portata nel mondo dai cuochi procidani che ne sono autentici ambasciatori: da Gabriele Muro, cuoco di Adeleaide, ristorante dell’Hotel Vilòn di Roma, a Marco Ambrosino del 28 Posti Bistrot di Milano, a Marco Badalucci del Badalucci Taste Of Art di Lugano. E poi oggi Procida non è più solo isola… ma anche Capitale della Cultura, diventando a tutti gli effetti, un modello di speranza e di rivincita per tutti il piccolo borghi italiani, a cui ora tutti sognano di fare ritorno, e che sono il tessuto stesso della nostra meravigliosa Italia». È proprio il caso di dirlo, allora: Procida è l’isola che c’è!
GRAZIELLA
“Rifacemmo la strada ma lentamente, mettendoci a sedere sotto tutti gli alberi, all’ombra di tutti i pergolati, discorrendo, fantasticando o comperando da tutte le giovani procidane i panieri di fichi, di nespole, d’uva che esse portavano, e lasciando così passare il tempo” Graziella Alphonse de Lamartine
foto Aniello Intartaglia CHeck-in • marzo 2022
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Graziella, un amore eterno tra bellezza e mito Occhi neri, profondi. Capelli scuri raccolti in una treccia. Tratti mediterranei e amore per la sua terra e per il mare. Ogni anno, dal 1939, Procida sceglie la sua donna più bella, che deve somigliare il più possibile a questo identikit. È la Graziella, uno dei simboli dell’isola, la cui storia, che parla di un amore profondo ed incompiuto, è un misto tra arte, tradizione e mito. Tutto è nato da un romanzo di Alphonse de Lamartine, scrittore francese vissuto a cavallo tra ‘700 e ‘800, intitolato appunto “Graziella”. L’opera racconta l’esperienza vissuta in prima persona da Alphonse sull’isola. L’uomo, giunto a Procida a causa di una tempesta durante il suo Grand Tour, si innamora di questa bellissima donna del posto, figlia di pescatori rimasta orfana. Lo scrittore deve però lasciare Procida e muoversi verso la Francia, lasciando a Graziella la promessa che avrebbe poi fatto ritorno sull’isola. Lei lo attenderà speranzosa, senza fortuna. A testimonianza del suo amore eterno man-
derà ad Alphonse anche una lettera con una treccia dei suoi capelli, prima di morire sconfitta dalla malattia. Lui conserverà questo suo dono per sempre, in ricordo di un amore che non riuscirà più a trovare in nessun’altra donna. Graziella è così diventata un simbolo: la donna procidana per eccellenza, per bellezza, sentimento e fedeltà. E l’isola la ricorda ogni anno con un concorso, aperto alle ragazze di età compresa tra i 14 e i 21 anni. Queste per partecipare devono indossare il costume tipico dell’isola, il cui abito ha una base in raso o velluto di seta rosso o verde con pannelli frontali ricamati in oro e la cui gonna può essere di vari tessuti e colori. Non solo, nel 2011, nel cuore del borgo di Terra Murata, ha aperto una Casa-Museo dedicata a Graziella e gestita da un’associazione culturale. Lo spazio ha come obiettivo tramandare il mito della donna, ai procidani ma anche ai numerosi turisti.
foto Aniello Intartaglia 18
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foto Aniello Intartaglia
Procida 2022
Tutti gli eventi 20
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Sono 150 gli eventi in 330 giorni, nel segno del motto “la cultura non si isola”. Coinvolti 350 artisti di 45 Paesi. Dimensione internazionale, co-creazione, inclusione ed ecosostenibilità le parole chiave CHeck-in • marzo 2022
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on Procida, per la prima volta, è un'isola ad aggiudicarsi l'ambita nomina di Capitale italiana della Cultura. La perla del Golfo di Napoli lo ha vinto con un progetto culturale poetico e strutturato, ma anche grazie al suo fascino senza tempo. Mai come in questi anni così attuale e ricco di speranza per il futuro: la cultura non isola. In programma quarantaquattro progetti culturali (di cui 34 originali), 150 eventi distribuiti in un cartellone di 330 giorni di programmazione, 350 artisti provenienti da 45 Paesi differenti del mondo e il coinvolgimento diretto di oltre 2mila
cittadini, con la rigenerazione di 7 luoghi simbolo dell’isola.
La cultura non isola Il programma di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022 è suddiviso in 5 sezioni declinate con cinque verbi - Procida inventa, Procida ispira, Procida include, Procida impara, Procida innova - sotto un unico tema, La cultura non isola, ideato prima della pandemia e oggi più che mai attuale, che pone l’isola come luogo di esplorazione, sperimentazione e co-
Raicaldo | Corricella
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noscenza, modello delle culture e metafora dell’uomo contemporaneo. Vengono sviluppate tre categorie di progetti: Progetti Faro, che favoriscono processi di trasformazione, rigenerazione e rivitalizzazione urbana; Progetti Ancora, che approfondiscono le eredità culturali, con un forte impulso dalla dimensione locale alla visibilità nazionale ed internazionale; Progetti Comunità, volti a promuovere, facilitare e costruire comunità solidali, capitale sociale e beni relazionali.
corso che sta generando un consistente impatto mediatico.
Prima isola scelta dal Ministero della Cultura, in virtù del suo progetto, Procida, la più piccola tra le tre isole del golfo di Napoli, ha raccolto il testimone da Parma il 14 gennaio 2022. L’anno da Capitale è, per Procida, il compimento di un lungo per-
«Siamo orgogliosi di poter rappresentare l’Italia dei borghi e delle piccole isole, l’intero golfo di Napoli e la Campania, e lo faremo con un programma in grado di valorizzare la nostra identità e lasciare una profonda eredità culturale anche ne-
«Con l'assegnazione del prestigioso riconoscimento - spiega il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca è stato premiato un progetto bellissimo, un programma di sviluppo - non solo locale - a base culturale e di valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale dell'isola e della Campania, a cui Regione e Comune hanno fortemente creduto».
Raicaldo | Marina Corricella
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gli anni a venire», sottolinea il sindaco di Procida, Dino Ambrosino.
residenze diffuse per cinque giovani artisti internazionali (settembre).
«Procida 2022 non sarà una “Disneyland” degli eventi culturali ma un importante acceleratore della crescita del territorio, in chiave sostenibile e nel pieno rispetto del suo paesaggio - spiega Agostino Riitano, direttore di Procida 2022 - Procida 2022 lascerà un’importante eredità culturale materiale e immateriale all’isola, alla Campania e al Paese».
Il tema dell’insularità ispira invece il progetto Echi delle distanze (maggio - settembre), che coinvolge musicisti provenienti da isole di tutto il mondo - dal Madagascar a Taiwan, da Creta a Papua Nuova Guinea- stimolati dall’incontro con un’altra comunità isolana, quella di Procida. Con Amìh (ottobre e novembre), 15 musicisti provenienti da diversi Paesi del mondo si riuniscono a Procida per sviluppare un linguaggio comune attraverso la musica, dando vita a uno spettacolo musicale per orchestra e teatro ispirato all’isola e ai suoi silenzi, da portare in tournée nelle più importanti città italiane.
La dimensione internazionale La dimensione internazionale del programma si traduce in progetti come la Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterrraneo (BJCEM - Biennale des Jeunes Créateurs de l'Europe et de la Méditerranée) con i progetti The Tending of the Otherwise (aprile - settembre), che coinvolge 25 giovani artisti dell’area euromediterranea e Is.Land, programma di
Co-creazione e racconto: l’isola è protagonista Il processo diventa evento, la restituzione al pubblico è l’ultimo tassello di un
L'ex convento di Terra Murata
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RDERE DA NON PE
Fotografia
Il limone, simbolo dell'isola percorso. E Procida si racconta anche con le voci dei suoi cittadini, i residenti e quelli temporanei, i turisti che scelgono di trascorrervi qualche giorno. Con Voci al vento (luglio), ad esempio, le storie dei viaggiatori diretti sull’isola diventano pagine di un diario di bordo, ispirando nuovi racconti che prendono vita dai tetti delle case dei luoghi più suggestivi dell’isola.
La fotografia è protagonista del progetto Abitare metafisico (ottobre-dicembre) di Mimmo Jodice, uno dei più grandi fotografi della contemporaneità, le cui opere - in un percorso diffuso tra le architetture dell’isola - raccontano l’identità di Procida, indagata dal maestro in uno straordinario percorso pluriennale. Un altro grande interprete della fotografia contemporanea, Antonio Biasiucci, dà vita alla mostra Una Sola Moltitudine (giugno-settembre), che racconta la condizione di vita dei detenuti dell'ex carcere di Palazzo d’Avalos attraverso suppellettili e indumenti abbandonati.
Con Happening of Human Books (maggio - settembre) 180 cittadini di tutte le età, guidati dal regista Armando Punzo della Compagnia della Fortezza, interpretano ciascuno una pagina de “L’immortale” di Jorge Luis Borges, capolavoro sul tema dell’isolamento, del viaggio e della ricerca dell’immortalità, recitando in 22 luoghi simbolo dell’isola. Con Restart from the future (giugno) la Scuola di architettura per bambini - curata da Farm Cultural Park - mette in relazione i bambini procidani con i principali studi internazionali di architettura, per realizzare 7 architetture sociali pensate e concepite da bambini per altri bambini, che resteranno come opere
Il carcere di Palazzo d'Avalos CHeck-in • marzo 2022
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La spiaggia del Postino permanenti nell’ex tenimento agricolo di Palazzo D’Avalos. Con Accogliere ad Arte (fino a marzo 2022) gli operatori del turismo partecipano a un percorso di incontri formativi e riscoperta del proprio patrimonio culturale; con Nutrice (marzo-ottobre) gli isolani accompagnano i “cittadini temporanei” in percorsi alla ricerca di un’esperienza “intima” del processo alimentare, resti-
Marina Corricella
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tuendo una rinnovata coscienza dei sapori e della relazione tra uomo e ambiente.
Il tema dell’ecosostenibilità I temi dell’ecosostenibilità, della lotta al climate change e del recupero dell’armonia con il pianeta attraversano l’intero programma culturale: tutti gli eventi
RDERE DA NON PE
Un anno di grandi mostre Una serie di grandi mostre attraversa l’anno di Procida Capitale. I Greci prima dei Greci (giugno settembre), in collaborazione con il Museo archeologico nazionale di Napoli condivisa con il Parco archeologico dei Campi Flegrei e il Museo civico di Procida, racconta – attraverso un percorso diffuso tra i tre siti – il ruolo centrale della cultura ellenica nello sviluppo socio-economico e culturale della Campania e dell’intero Meridione. Sarà invece il complesso monumentale di Palazzo d’Avalos, uno dei luoghi della rigenerazione di Procida 2022, a ospitare SprigionARTI (maggio-dicembre), una mostra di arte contemporanea con opere site-specific di Jan Fabre, Andrea Anastasio, Francesco Arena, Foma Fantasma con la curatela di Vincenzo De Bellis e Agostino Riitano. sono plastic-free e il tema del riutilizzo ispira una serie di progetti, a cominciare da I misteri del Venerdì Santo (aprile), che prevede laboratori artigianali e workshop per favorire il riuso, il riciclo e il recupero dei materiali nell’allestimento dei celebri carri allegorici che caratterizzano la storica processione pre-pasquale, tra i riti identitari più sentiti sull’isola. Un messaggio forte è anche quello de La flotta di carta (aprile): migliaia di barche
Raicaldo | Casale Vascello di carta, origami realizzati dagli studenti procidani e flegrei, attraverseranno il golfo di Napoli per sensibilizzare al rispetto dell’ambiente. A guidarla, l’artista tedesco Frank Bölter, che navigherà su una barca di carta lunga trenta piedi. Il materiale “rifiutato” ispira anche Riciclarcere (29-30 settembre), con professionisti internazionali del riciclaggio artistico impegnati nella valorizzazione di oggetti in disuso: metalli, bidoni e lamiere. CHeck-in • marzo 2022
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Di antropocene e sostenibilità si discute negli incontri Esercizi sul futuro (marzo-dicembre), che chiama sull’isola alcuni tra i grandi pensatori della contemporaneità. La scienza è il filo conduttore di due progetti - La sapienza della folla e Scienza aperta, per una democrazia della conoscenza - che chiamano a raccolta i cittadini affinché contribuiscano ad ampliare la conoscenza di ambiente e natura. E al mare del golfo di Napoli, alla sua tutela e al patrimonio naturale e culturale che custodisce è dedicata la mostra fotografica Watersurface (agosto-dicembre), con scatti subacquei di Pasquale Vassallo, Guido Villani e di Nicholas Samaras, già autore dell’iconica foto di un ippocampo aggrappato a una mascherina.
Procida 2022 è soprattutto inclusione Procida 2022 sarà un evento inclusivo, in linea con il percorso di co-creazione che ha portato alla redazione del dossier. Lo 28
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sarà anche attraverso una serie di progetti esplicitamente immaginati per favorire la dimensione dell’accessibilità, come Tutto per tutti, che propone percorsi di accoglienza per superare i limiti e le barriere delle disabilità. Procida è anche l’isola dell’accoglienza, come testimonia il successo del Sai (sistema di accoglienza integrazione), già Sprar, con ospitalità diffusa per migranti e richiedenti asilo: ad alcuni di loro è rivolto 22 Nodi (aprile e agosto), un programma di attività marinare finalizzato al superamento del trauma delle traversate in mare.
Cinema, letteratura e musica: Procida inventa e ispira Teatro, cinema, letteratura e musica si declinano attraverso una serie di progetti, alcuni dei quali dal format consolidato, come MarEtica (8 - 11 settembre), una rassegna che - con l’imprimatur di Alessandro Baricco - intreccia la letteratura con la vocazione nautica-sportiva dell’isola.
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Raicaldo | Vivara
E ancora: Procida Racconta (8-12 giugno, direzione artistica di Chiara Gamberale, con il premio Strega 2021 Emanuele Trevi, Giulia Caminito (Campiello 2021), Paolo Nori, Gavin Francis, Donatella Di Pietrantonio e Fabio Genovesi), Artecinema (1-3 luglio, con documentari su Banksy, Jan Fabre, Pablo Picasso, Marina Abramovic e Renzo Piano), Eruzioni Festival (luglio), Il mondo salvato dai ragazzini (aprile, un laboratorio creativo ispirato da Elsa Morante per educare i più piccoli alla lettura e alle relazioni attraverso buone prassi condivise, tra gli ospiti l’artista francese Hervé Tullet) e il Premio Isola di Procida - Elsa Morante (settembre). Torna, con nomi importanti, Il Vento del Cinema (2-5 giugno), la rassegna ideata da Enrico Ghezzi, che affronterà il tema degli immaginari futuri con nomi di primo piano del cinema contemporaneo, da Gabriele Mainetti a Mario Martone, 30
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da Alice Rohrwacher a Carlo Verdone, da Paolo Virzì a Marco Bellocchio. Con il Coro della Fondazione Teatro di San Carlo di Napoli, diretto da José Luis Basso, i porticcioli di Marina Corricella e Chiaiolella ospiteranno Oper(A)mare (3 e 25 giugno), con la rappresentazione di due opere liriche in forma di concerto e il pubblico che potrà assistervi anche dalle barchette e dai balconi delle case tipiche dell’isola. Con Ritual Project i suoni originali delle celebrazioni rituali dell’isola vengono rigenerati, dando vita a performance artistiche live e attività laboratoriali, anche grazie alla visione e al talento di Pier Paolo Polcari degli Almamegretta; con “Il suono del tempo” (maggio) tre installazioni sonore, nei pressi dei fari dell’isola, traducono in melodie i dati delle condizioni meteorologiche. Per informazioni: www.procida2022.com
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Il calendario degli eventi
procida innova
procida impara
Let’s meet! Non potrai fare a meno di tornare
I Misteri del Venerdì Santo
1 aprile 2022
10 aprile 2022
Online
Terra Murata e Centro Storico
Un portale web e un’app per dispositivi mobili per condividere esperienze di viaggio e guidare i cittadini temporanei nella loro permanenza sull’isola. Un luogo virtuale aperto a tutti gli operatori del turismo, dell’intrattenimento, della cultura, dello sport e dei trasporti
La processione del Venerdì Santo a Procida, è uno dei riti identitari più suggestivi dell’isola. La costruzione dei Misteri - carri allegorici artistici ispirati ad episodi del Vecchio e Nuovo Testamento - coinvolge centinaia di maestranze locali
procida innova cerimonia
Cerimonia inaugurale Procida 2022
aprile
9 aprile 2022 Un grande evento dalla terraferma all’isola, sei spettacoli in sequenza, cento artisti coinvolti
Esercizi sul futuro 22 aprile 2022 ex Convento Santa Margherita Nuova
Le trasformazioni del pianeta ispirano sette incontri - uno al mese, il 22 di ogni mese - con il coinvolgimento di sociologi, scienziati, storici, botanici e psicanalisti, chiamati a interrogarsi, dall’osservatorio di una piccola isola, sulle molteplici contraddizioni della contemporaneità per favorire una nuova consapevolezza nella cittadinanza
procida innova
Procida Hac(K)ultura 23 aprile 2022 Procida Hall
Un hackathon a cui parteciperanno cittadini, designer, economisti, informatici, architetti, data analyst e artisti per trovare soluzioni per promuovere la mobilità sostenibile e la conservazione del patrimonio culturale di Procida e della Regione Campania CHeck-in • marzo 2022
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procida include
procida ispira
CompraSud Festival
Echi delle Distanze
23 aprile 2022
3 maggio 2022 Il tema dell’insularità, intesa anche come condizione dell’uomo contemporaneo, si traduce in un denso programma di concerti con musicisti provenienti da isole di tutto il mondo: Isole Oceano Pacifico e Indiano, Taiwan, Tahiti, Madagascar, Mauritius, Marshall Islands, Papua New Guinea, Creta
Via IV Novembre, Via Largo Castello e Vascello
Una mostra mercato che racconta il Mezzogiorno e i Sud del mondo attraverso un percorso artistico-culturale e gastronomico con la poetica e l’esperienza di scrittori, storici, artisti e imprenditori
procida ispira procida impara
Il mondo salvato dai ragazzini
Nutrice
27 aprile 2022
6 maggio 2022
Istituto Nautico Ex Chiesa di San Giacomo
“Parule”, orti, limoneti privati per gli itinerari “di terra”. Porto della Corricella per gli itinerari “di mare”
La flotta di carta 30 aprile 2022 Porto di Marina Grande di Procida Comuni Flegrei: Monte di Procida, Quarto, Bacoli, Pozzuoli
aprile
procida inventa
Una flotta di migliaia di barche di carta, realizzate dagli studenti procidani e flegrei, attraversa il golfo di Napoli: una performance simbolica per sensibilizzare le nuove generazioni al rispetto dell’ambiente.
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I cittadini procidani accompagnano i “cittadini temporanei” in percorsi alla ricerca di un’esperienza “intima” del processo alimentare.
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Un laboratorio creativo ispirato da Elsa Morante per educare i più piccoli alla lettura e alle relazioni attraverso buone prassi condivise. In programma seminari e workshop per bambini e ragazzi, spettacoli interattivi e attività di educazione sensoriale.
procida impara
procida include
Restart from the future
Spartiti venuti dal mare
13 maggio 2022
Casale Principe Umberto, Isola Minore Italiana, Campi Flegrei
La Scuola di Architettura per Bambini coordinata da Farm Cultural Park mette in relazione i bambini procidani con i principali studi internazionali di architettura, per realizzare sette architetture sociali pensate e concepite dai bambini per altri bambini, che resteranno come opere permanenti nel parco pubblico dell’ex tenimento agricolo.
procida include
Il Giardino sul mare dell’incontro 13 maggio 2022 Ex tenimento agricolo di Palazzo d’Avalos
L’ex tenimento agricolo del carcere di Palazzo d’Avalos diventa un’area di incontro e scambio di esperienze e saperi, con laboratori di arte marinara e tradizioni, di lingua italiana e straniera, di artigianato e di riscoperta dei giochi della tradizione dell’isola.
Riscoprire e recuperare i brani musicali antichi dedicati a Procida: spartiti, valzer, polke, mazurke, tarantelle, scottish, spesso realizzati da autori stranieri giunti sull’isola ai tempi del Grand Tour, rivivono in uno spettacolo del Coro Polifonico San Leonardo che riproduce, in abiti d’epoca, uno scorcio della Procida del ‘700.
procida impara
La sapienza della folla 27 maggio 2022 Procida Hall
Un hackathon a cui parteciperanno cittadini, designer, economisti, informatici, architetti, data analyst e artisti per trovare soluzioni per promuovere la mobilità sostenibile e la conservazione del patrimonio culturale di Procida e della Regione Campania
maggio
Ex tenimento agricolo di Palazzo d’Avalos
21 maggio 2022
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procida include
procida inventa
Happening of human books
Oper(a)mare
28 maggio 2022
Marina di Corricella, Porto della Chiaiolella
3 giugno 2022
Evento diffuso ed itinerante
Una biblioteca vivente che mette insieme la comunità, il territorio e la narrazione. Centinaia di cittadini si trasformeranno in altrettante pagine de “L’immortale”, il primo racconto del “L’Aleph” di Jorge Luis Borges, un capolavoro sul tema dell’isolamento, del viaggio e della ricerca dell’immortalità. La performance con la regia di Armando Punzo della Compagnia della Fortezza si realizzerà in 22 luoghi dell’isola.
Vengono rappresentate due opere liriche in forma di concerto con il Coro della Fondazione Teatro di San Carlo sotto la direzione di José Luis Basso. Il pubblico assiste anche dalle imbarcazioni dei pescatori e dai balconi delle case procidane.
procida ispira
Procida Racconta 8 giugno 2022 Marina grande, ex Convento Santa Margherita Nuova
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CHeck-in • marzo 2022
giugno
maggio
Un festival letterario che porta a Procida sei scrittori nazionali e internazionali, ciascuno dei quali sceglie un cittadino al quale ispirarsi per scrivere un racconto inedito. Le opere vengono poi lette in un suggestivo evento pubblico con il coinvolgimento diretto dei protagonisti.
procida inventa
procida inventa
Scienza aperta
Artecinema
15 giugno 2022
1 luglio 2022
Piazza Marina Grande
Ex tenimento agricolo di Palazzo d’Avalos
Scienziati, artisti e cittadini insieme, per promuovere un laboratorio di ricerca internazionale per l’eradicazione della zanzara tigre. Un’installazione artistica digitale, creata e sviluppata ad hoc, restituirà in tempo reale nello spazio pubblico l’evoluzione progressiva del progetto scientifico e degli effetti del contributo della popolazione.
Festival internazionale di film sull’arte contemporanea in collaborazione con lo Studio Trisorio. Nell’edizione speciale per Procida Capitale, in programma 10 documentari sui maggiori artisti, architetti e fotografi della scena internazionale: Banksy, Jan Fabre, Pablo Picasso, Marina Abramovic e Renzo Piano.
procida impara
procida ispira
Ritual Project
Eruzioni Festival
24 giugno 2022
7 luglio 2022
Rioni del Centro Storico
Ex tenimento agricolo di Palazzo d’Avalos
Festival biennale di teatro e arti performative che per l’edizione 2022 si ispira al verso di una poesia di Antonio Neiwiller “Che senso ha se solo tu ti salvi”. In programma opere prime e prime nazionali di artisti italiani e stranieri
luglio
giugno
Un percorso sonoro di installazioni multimediali alla scoperta delle più antiche pratiche rituali dell’isola. I suoni rituali digitalizzati daranno vita a composizioni originali eseguite in forma di concerto, intrecciando arte e antropologia, da Paolo Polcari, Ubik Daniele e Leonardo Scotto di Monaco.
CHeck-in • marzo 2022
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procida inventa
procida include
Voci al vento
22 nodi
7 luglio 2022
1 agosto 2022
Traghetti e tetti del centro storico
Porto della Chiaiolella, sedi SAI
I racconti dei viaggiatori diretti a Procida diventano pagine di un grande diario di bordo, ispirando nuove storie che - con il coinvolgimento dei giovani isolani e migranti ospiti del SAI – prendono vita dai tetti delle case dei luoghi più suggestivi dell’isola.
Un programma di attività marinare rivolto ai migranti accolti sull’isola e che hanno subìto il trauma delle traversate in mare e a persone diversamente abili per favorire un percorso di riconciliazione e superamento del dramma.
procida innova
Il suono del tempo 14 luglio 2022 Fari e punte dell’isola
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CHeck-in • marzo 2022
agosto
luglio
Nei tre fari dell’isola tre installazioni sonore traducono, con il talento di alcuni compositori, i dati relativi alle condizioni metereologiche, atmosferiche e sottomarine in melodie organizzate nello spazio, suggerendo prospettive assolutamente inedite di osservazione della natura.
procida ispira
procida impara
MareTica
Foschie
8 settembre 2022
22 settembre 2022
Terra murata, Lungomare Cristoforo Colombo
Luoghi d’interesse naturalistico
Una rassegna che indaga ed esplora la relazione tra arte, natura e tecnologia. Un ricco programma di performance multimediali con artisti internazionali sui temi della sostenibilità ambientale e del futuro del mondo.
Una rassegna che intreccia letteratura e vocazione nautico-sportiva dell’isola di Procida. Reading, gare di canottaggio, vela, spettacoli e un premio letterario presieduto da Alessandro Baricco che viene assegnato all’opera letteraria o al progetto culturale che, nel corso dell’anno, ha meglio narrato l’uomo secondo la prospettiva del mare.
procida inventa
Riciclarcere 29 settembre 2022 Via del castello di Terra Murata, Piazzale ex Convento Santa Margherita Nuova
procida inventa
OndeVisioni 16 settembre 2022 OndeVisioni - cinema e linguaggi visivi, è dedicato agli immaginari futuri e promuove una varietà di punti di vista sul cinema e l’audiovisivo, invitando cineasti, artisti digitali, filosofi, storici, antropologi, esperti di multimedialità e transmedialità a confrontarsi con le immagini e offrire riflessioni, spunti, intuizioni, nei luoghi più suggestivi dell’isola.
settembre
Procida Hall / Vari luoghi dell’isola
Un’officina multimediale per la creazione di opere d’arte con il riutilizzo di oggetti “rifiutati” provenienti dall’ex carcere di Procida, attraverso laboratori e incontri aperti con professionisti internazionali del riciclaggio artistico.
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procida innova
procida innova
Procida4Innovation 1 ottobre 2022
Innovation Village Award
Palazzo d’Avalos
14 ottobre 2022
Un primo prototipo di incubatore di imprese destinato al lancio e allo sviluppo di progetti di imprese culturali e creative, che possa anche contribuire alla rigenerazione e rivitalizzazione urbana di Palazzo d’Avalos, ex Carcere Borbonico.
Procida Hall
procida ispira
Premio Elsa Morante
Premio speciale per innovatori della cultura, con l’obiettivo di raccogliere soluzioni e fare uno scouting delle principali startup e dei gruppi di ricerca con cui avviare un confronto sul rapporto tra nuove tecnologie, patrimonio culturale materiale e immateriale, accessibilità e sostenibilità.
7 ottobre 2022 Marina Grande
procida include
Il Corpo dell’isola 8 ottobre 2022 Luoghi d’interesse naturalistico
Coreografi di fama internazionale, coordinati da Movimento Danza), realizzeranno performance in spazi pubblici naturali, attivando laboratori sul corpo, il movimento e la danza, per favorire l’inclusione sociale, creare nuove connessioni tra i cittadini e incoraggiare lo sviluppo personale. 40
CHeck-in • marzo 2022
ottobre
Un premio letterario ispirato al più celebre dei romanzi di Elsa Morante, “L’isola di Arturo”, per rinnovare l’invito alla lettura coinvolgendo una solida giuria popolare - composta da decine di cittadini - e una giuria tecnica di addetti ai lavori. In concorso alcune tra le più promettenti “firme” del Paese.
procida include
cerimonia
Amìh
Cerimonia di chiusura Procida 2022
15 novembre 2022 Terra Murata, Palazzo d’Avalos, Palazzo della Cultura, Ex Convento di Santa Margherita Nuova
22 dicembre 2022
Quindici musicisti provenienti da diversi Paesi del mondo si riuniscono a Procida per sviluppare un linguaggio comune attraverso la musica. Danno così vita alla residenza per artisti “Amìh”, nella quale prende forma uno spettacolo musicale per orchestra e teatro ispirato all’isola e ai suoi silenzi, da portare in tournée nelle più importanti città italiane.
Il cenobio della Chiesa di Santa Margherita Nuova, uno dei luoghi simboli dell’isola di Procida torna alla collettività, restaurato e ripensato, e si offre attraverso uno spazio espositivo emozionante a strapiombo sul mare che ospita gli esiti e le sintesi di tutte le attività culturali realizzate durante l’anno da Capitale della Cultura. La cerimonia prevede anche il passaggio di testimone alle Città di Bergamo e Brescia che saranno Capitali Italiane della Cultura nell’anno 2023.
Il Paese dei Festival 9 dicembre 2022 Sala Teatrale Capraro
Centinaia di micro, piccole e medie imprese operano nella sfera del patrimonio culturale storico e artistico, delle produzioni dei contenuti culturali materiali e immateriali. Sono, oggi più che mai, il motore dello sviluppo dell’Italia e, in particolare, del Mezzogiorno. Attraverso questo progetto si genererà un osservatorio permanente, un programma di incontri e pubblicazioni tematiche che favoriscano lo sviluppo delle comunità nelle quali le imprese culturali e creative sono inserite.
novembre
procida impara
Ex Convento di Santa Margherita Nuova
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le mostre procida impara
procida inventa
Fili d’ombra, Fili di Luce
I greci prima dei greci
→ dal 14 maggio 2022
→ dal 9 giugno 2022
Palazzo d’Avalos
Museo Civico di Procida, Vivara, Museo Archeologico dei Campi Flegrei, Parco Archeologico di Cuma, MANN
Una mostra sul rapporto della comunità dei prigionieri con l’isola attraverso il lino prodotto nella colonia penale. La fibra prodotta nel carcere e poi finemente ricamata dalle donne procidane era il filo che legava due mondi, il dentro e il fuori le mura carcerarie.
procida inventa
SprigionARTI → dal 27 maggio 2022 Palazzo d’Avalos
Cinque celle situate al piano primo dell’ex carcere si trasformeranno in altrettanto sale personali dedicate all’esposizione di opere d’arte, alcune delle quali pensate appositamente per quegli spazi.
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CHeck-in • marzo 2022
I primi insediamenti greci in Italia meridionale, a partire dal villaggio di Vivara, si raccontando attraverso una grande mostra itinerante che fa dialogare la terraferma e l’isola, coinvolgendo il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Parco Archeologico dei Campi Flegrei e il Museo Civico di Procida.
procida inventa
The Tending of the Otherwise → dal 16 giugno 2022 Istituto Nautico; Museo Civico, Cappella della Purità; spazio pubblico
Lo sguardo di 25 giovani artisti e artiste dell’area euromediterranea racconta nuovi immaginari sostenibili per la vita contemporanea: con la Biennale dei Giovani Artisti Europei e Mediterranei Procida ospita una mostra di arte contemporanea diffusa su tutto il terrirorio, performance e proiezioni cinematografiche.
procida ispira
procida ispira
Una sola moltitudine
Is.Land
→ dal 24 giugno 2022
→ dal 25 settembre 2022
Ex Chiesa di San Giacomo
Spazio pubblico
Un’installazione fotografica di Antonio Biasiucci che racconta la condizione di vita dei detenuti dell’ex carcere di Palazzo d’Avalos. Uno sguardo sulle suppellettili e gli indumenti abbandonati, come uno strumento per indagare la realtà e risalire all’origine delle forme, guardando oltre l’estetica e i loro significati.
Cinque giovani artisti internazionali, individuati dall’associazione BJCEM, trascorrono due settimane di residenza sull’isola: dall’ascolto dei cittadini di Procida (marinai, pescatori, contadini, commercianti) nascono interventi di valorizzazione del territorio attraverso i linguaggi dell’arte, del racconto e del paesaggio.
procida impara
procida ispira
Watersurface
Abitare Metafisico
→ dal 4 agosto 2022
→ dal 7 ottobre 2022
Faro di Punta Pioppeto
Ex Chiesa di San Giacomo
Una mostra a cielo aperto di tre grandi fotografi subacquei: Pasquale Vassallo, Guido Villani e Nicholas Samaras, dedicata all’emergenza ecologica del mare. Il percorso della mostra termina in una installazione multimediale permanente nel Faro di Punta Pioppeto.
Una mostra inedita del maestro Mimmo Jodice che ripercorre la sua ricerca sulle architetture isolane condotta in collaborazione con l’ingegnere Giancarlo Cosenza. Una raccolta di fotografie incentrate sul processo costruttivo dell’abitazione collettiva che, a Procida e sulle sponde meridionali del Mediterraneo, avviene con tempi lunghi ed esprime il rispetto profondo per l’ambiente e il paesaggio.
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Assaporare la vera bellezza Un'isola da scoprire lentamente tra ristoranti a pelo d'acqua e antiche case con scenografiche terrazze
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La Medusa
Calacala Rooms & Farm
La Suite Hotel & Spa
Il Gazebo
Albatros
Bar Dal Cavaliere
Bar Grottino
Assafà San Michele Hotel Malazzè Caracalè
La Pergola
Pasticceria Roma
Hostelletella La Vigna La Lampara
Dolci Peccati Procida Camp & Resort Lido Vivara Asd Kayak Da Mariano
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84657 di Sara Esposito
P
rocida è un luogo dove arrivare e soffermarsi. Forse più che un luogo, uno stato d'animo. La sua è una bellezza da scoprire e contemplare. Procida rappresenta, a mio avviso, la bellezza (volendolo dire alla maniera di Platone) che non muta nel tempo perché è qualcosa che si può trovare "dentro". Bisogna immergersi nel suo tessuto, nelle sue contraddizioni per scorgerne la straordinaria energia. Dei suoi scorci, di mare e di terra, che ne delineano carattere e sogni. Immagino così uno "stare" che conduca in luoghi che raccontano storie, tradizione e cultura delle sue genti.
Albergo La Vigna
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Albergo La Vigna, il vino dell’isola Dal porto di Marina Grande e dalla Chiesa di Maria SS. della Pietà, nella zona di Sancio Cattolico (Sent'Co, in dialetto procidano) si attraversano stradine solitarie, scorgono muri antichi oltre i quali si stendono orti fecondi e odorosi. Frutteti e vigneti. Qui dove resistono gli antichi ceppi del vitigno "Luvanda". Un'uva dalla buccia spessa resistente alle intemperie e agli attacchi fungini, con un grappolo ad acini allungati. Qui all'Albergo La Vigna dove questo vitigno ne inebria i terrazzamenti. Albergo La Vigna è un palazzo merlato del Settecento, circondato da vigneti a picco sul mare, e a pochi passi dall’affascinante centro stori-
co di Procida, da una spiaggia di sabbia e scogli e dal porto di Marina Grande. L’hotel, quattro stelle, è disposto su più livelli e comprende anche una piscina e la spa Bell’Essere in cui, non a caso, uno dei trattamenti di punta è la vinoterapia. Le camere sono spaziose e curare tra le quali spicca la Art, arredata dall'artista isolano Luigi Nappa, la cui galleria d’arte è situata nel porto di Marina Grande. Fiore all’occhiello anche le colazioni curate che regalano tutto il sapore semplice e autentico dell'isola. Immancabili i taglieri di salumi e i prodotti tipici stagionali che accompagnano il vino della casa, il Loreto, prodotto nel vigneto dell’hotel. Situata in una posizione unica e privilegiata, da cui si respira un’atmosfera di magica tranquillità, la splendida vigna dell’hotel si distende, infatti, su circa 3mila metri quadrati di terreno coltivato. La vigna conta celebri vitigni come Falanghina, Biancolella e Luvante per il vino bianco; Aglianico, Cabernet e Merlot per il rosso.
Assafà | Pasta take away
Marco Ambrosino
L'atmosfera magica e identitaria celebra la sua più elevata espressione nel mese di settembre. L'albergo apre, infatti, la propria vigna agli ospiti che potranno aiutare lo staff nelle delicate e suggestive fasi della Vendemmia.
Assafà, street food di tradizione Continuando la passeggiata e lasciato l'Albergo La Vigna una visita al piccolo borgo popolare Casale Vascello è d'obbligo. Un piccolo borgo a difesa dagli attacchi saraceni con casette addossate le une alle altre, dalla costruzione elemenCHeck-in • marzo 2022
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tare e assolutamente unica, dalle quali emergono, come nel disegno di un bambino, cubi, scale (tenute fuori) sorrette da archi e logge. A questo punto, una pausa è d'uopo. A Piazza Martiri, all'angolo tra Via Principe Umberto e Via Principessa Margherita la bellezza si confonde tra due piaceri. La cucina di Assafà, street food di tradizione e il panorama della terrazza della piazza. Qui lo sguardo abbraccia tutta la luce da Punta dei Monaci a Punta Pizzaco. Il verso dei gabbiani si confonde con il passaggio dei mezzi e il vociare degli abitudinari che, al sole di questo salotto all'aperto, raccontano gli ultimi avvenimenti o ricordano quelli da tempo trascorsi. Ci si siede sulle panchine con vista per gustare una delle “apparizioni” gastro-
Hostelletella
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nomiche di Assafà: dalle "marenne" (merende) della nonna, ai "culurci" (panini) dello "Iusino" (uomo di campagna Procidano), accompagnati da una buona birra artigianale Partenopea o da una fresca limonata con i famosissimi Limoni di Procida. È perfetto per il pranzo ma magico anche per un aperitivo. La cucina di Assafà attinge a materie prime scelte e unisce ricette della tradizione alla creatività del gusto. Simpatia e gentilezza ne fanno una tappa esperienziale consigliata.
Hostelletella, più che un ostello un porto sicuro A due passi da Piazza Martiri, intraprendendo la discesa di San Rocco, subito sulla sinistra troverete Hostelletella. L'antica casa di nonna Angelina "Stelletella",
esattamente sotto il Santuario della Madonna delle Grazie, da sempre il porto sicuro di figli e nipoti. Nonna Angelina però non apriva il suo portone (lo stesso dal quale entrano oggi gli ospiti) solo a familiari e conoscenti, ma a chiunque avesse bisogno di ristoro. Tre le camere luminose, che sono chiamate “casette” dotate di ogni comfort e con bianchi letti a castello. C’è poi un salotto quale ambiente comune dotato di tv, divano e cucina. E una terrazza con una vista che emoziona. La terrazza che si affaccia su Corricella, la Baia di Chiaia che si vede in lontananza, regalando, oltre che la vista incredibile, la possibilità di vivere in diretta la vita del piccolo porto dei pescatori di Corricella, che si trova proprio al di sotto. Non è sufficiente però descrivere con le parole le emozioni che la vista, i rumori e gli odori del mare possono offrire all’alba, al tramonto o di notte, quando le paranze escono dal porto per le loro quotidiane battute di pesca o rientrano inseguite dalle grida dei gabbiani a caccia degli avanzi del pescato.
Caracalè, da deposito di barche a ristorante E ora immergiamoci nella Corricella, scendendo la gradinata del Pennino e lasciandoci alle spalle la Chiesa di San-
Caracalè | Totano ripieno con polpa di melanzane arrostite e provola
ta Maria delle Grazie e la Piazza dei Martiri. Curricedda, "contrada bella", dal greco "chora kalè". Oggi il luogo più turistico di Procida, ma sempre la più antica marina. L'angolo più romantico, se si sanno scegliere l'ora e la stagione. Il borgo dall'architettura popolare del Seicento è un micromondo di colori, incontri e... ascolto. Adagiato sul mare su una limitata striscia di terra a ridosso della balza scoscesa. È raggiungibile solo a piedi e abbraccia il visitatore tra sole, barche, reti per la pesca, casette gialle, rosa, azzurre, verdi, bianche che si aprono a meravigliose scale esterne, laterali o frontali, minuscoli terrazzi, spontanei archi. Qui è possibile godersi tutto il fascino e la magia gustando la cucina di terra e CHeck-in • marzo 2022
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mare al Ristorante Caracalè, ricavato da un ex deposito di barche. L’atmosfera è unica con tavoli sul molo vista mare per questo locale elegante ma dal fascino antico che offre un menu a base di pesce fresco locale, declinato in antipasti gustosi, primi piatti saporiti e secondi cucinati ad arte. Tra le specialità: spaghetti con le canocchie, pesce spada e peperoncini verdi, gnocchetti con ragù di coniglio alla procidana e parmigiana di pesce bandiera.
Malazzè, lounge bar in un antico magazzino in tufo Un altro locale ancora oggi pieno di fascino è Malazzè, un bar ricavato da un antico magazzino in tufo, di cui conserva ancora l'antica architettura: si trova in una delle grotte utilizzate come ricovero di barche e reti dai pescatori. Il suo nome prende spunto dal procidano "Malazeje" di derivazione araba, magazzino-magazzeno-malazzè. Di proprietà della famiglia Cerase dal 1904 la grotta è stata trasformata dai fratelli Graziella, Marianna e Paolo, in un lounge bar che offre colazioni con dolci tipici e fatti in casa e, per pranzo e cena,
La Lampara
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Malazzè panini di mare e di terra, buon vino e una ricca carta di cocktail, perfetti per un aperitivo o per un dopocena.
Ristorante La Lampara, a ruba i tavoli vista mare Sempre a Corricella segnaliamo il Ristorante La Lampara. Una splendida terrazza sul mare abbarbicata alle pareti della Corricella. Offre una cucina tradizionale che utilizza il pescato delle lampare locali. Tra i piatti da segnalare: pasta e fagioli con cozze e pesto, risotto con gocce
DOLCE
Lingua di Procida Non si può lasciare l'isola, inoltre senza aver assaggiato il dolce tipico, la lingua, una deliziosa sfoglia con crema di limone, al Bar Pasticceria Roma e al Bar Pasticceria Dal Cavaliere. Il dolce fu recuperato negli anni '60 dal giornalista Domenico Ambrosino, quando Procida era frequentata da Elsa Morante e Alberto Moravia, che erano soliti assaggiare questa delizia nei bar della Marina Sent Cò. La farcitura di crema al limone è senza dubbio un omaggio agli splendidi agrumi, tipici dell'isola. A tal proposito si segnala anche la Pasticceria Dolci Peccati di Michele Mazziotti, figlio dello storico pasticciere procidano Pasquale che tutti dicono essere l'inventore della lingua di Procida.
nero di seppia e cozze gratinate, caputi con zucchine e frutti di mare, antipasto con alici, arance e burrata. Eccellenti i crudi. Da prenotare in anticipo il tavolo con vista.
San Michele, soggiorno in perfetto stile bohémienne Circondato dalle pittoresche case dei pescatori color pastello e dominato dall'aria e dalla luce con una vista mozzafia-
to: ecco il San Michele Boutique Hotel, un nuovo concetto di ospitalità in stile bohémienne. Parole d’ordine: cultura locale, semplicità e sostenibilità. Ma non solo, il San Michele è la meta ideale per i viaggiatori alla ricerca del contatto con la natura del relax e della spiritualità. Ogni camera è progettata con elementi semplici ma ricercati creando un'atmosfera unica e speciale che evoca riposo e relax. Decorate con arredi in legno rustico, accessori in vimini e tappeti in cotone CHeck-in • marzo 2022
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San Michele Boutique Hotel naturale o juta, le camere del San Michele sono state create traendo ispirazione dallo charme e dalla quiete della natura, ricreando un'atmosfera unica di silenzio e pace. Tra le chicche il ristorante Il Pescatore dove è di casa la cucina tipica mediterranea con piatti a base di pesce freschissimo e ingredienti biologici a km 0. Da non perdere gli gnocchi con gamberi rossi, pomodorini e pecorino, gli spaghetti con l’aragosta e i paccheri con calamari o branzino con foglia di ulivo e limone. Imperdibili anche i fritti e il rombo al forno con patate. L’hotel ha anche un bistrot con una terrazza panoramica che si affaccia sulla Corricella. Dalla colazione del mattino fino a tarda notte, il bistrot è il punto centrale per rilassarsi e divertirsi, ma è anche il palcoscenico per riunioni giornaliere o aperitivi al tramonto, fino alle serate rilassanti scandite dal ritmo dei dj set. 52
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Verso Callìa e Chiaiolella Percorriamo un'altra scalinata che dalla Corricella ci riporta in alto, a Callìa. Un luogo caldo che ci regala un altro affaccio alla Marina sottostante ma che narra di un luogo sacro, sede un tempo di tombe e di un antico tempio pagano. Percorrendo via Marcello Scotti, si prosegue la passeggiata passando per la Chiesa di San Tommaso d'Aquino, con pianta a croce greca, in cui è sistemata la statua del Cristo morto e dell'Addolorata. La chiesa ha un'austera facciata con due grandi colonne e timpano triangolare. Dal 1892 è sede della Congrega dei Turchini. Lungo il tragitto incontriamo un po' dovunque palazzi storici degni di attenzione, portalini ad arco, alti muri che recingono giardini di aranci e limoni. Procida
è ricca di visioni da Eden che deliziano l'olfatto e preparano il palato. Percorrendo Via Pizzaco che a Elsa Morante ha dedicato il suo splendido Belvedere, lentamente, tra sentieri defilati e stradine giungiamo alla Chiaiolella. Ospita una morbida striscia di sabbia che corre per un lungo tratto sotto il costone di roccia e sicuramente il migliore dove godere dello spettacolo del tramonto.
Ristorante Bar Lido Vivara, tra cielo e mare Ricordate di prenotare un tavolo al Ristorante Bar Lido Vivara. Tra cielo e mare, uno scenario suggestivo che prepara a una cucina tipica straordinariamente rivisitata. In una località dell'isola originariamente destinata alla coltivazione agricola per la presenza di zone paludose che permetteva una varietà di alimenti come i pomodori lampadina, i pomodori cient a cepp, la patata ricciona, i carciofi mammarella che si arricchivano della mineralità e sapidità del vicino mare e che con i prodotti del pescato valorizzano l'autenticità di materie prime di terra e di mare.
pescato del giorno agli splendidi carciofi isolani, dalla inimitabile mozzarella di bufala al fiore all'occhiello di Procida, il limone di "pane". Senza dimenticare la carta dei vini: 40 bottiglie, tutte selezionate accuratamente, che rappresentano sia la zona campana, sia altri rinomati territori italiani. Rilevato nel 2007 dallo storico stabilimento "Peppino a Mare", il Ristorante Lido Bar Vivara rappresenta, ieri come oggi, un caposaldo nel settore turistico-ristorativo sull'Isola di Procida.
A cena Da Mariano Sul porticciolo della Chiaiolella a guardar le barche... si trova Da Mariano. Un ristorante trattoria, curato ma semplice. Ad accoglierci Mariano e Vittoria,
Il menu si basa, dunque, su rivisitazioni della tipica cucina partenopea e si caratterizza per prodotti semDa Mariano Ravioli ripieni pre freschi: dal CHeck-in • marzo 2022
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RDERE DA NON PE
Il giro dell’isola in kayak Sempre porticciolo della Chiaiolella consigliamo un'esperienza ...in kayak. Asd Procida Kayak regala l'occasione di conoscere tutti i segreti dell'isola, dal mare. Un modo davvero autentico per approfondire l'aspetto lento che richiede la vera conoscenza di Procida. La natura, i paesaggi in un giro dell'isola che sono l'occasione unica per una colazione all'alba o un aperitivo al tramonto con una vista... indimenticabile! Asd Kayak Procida www.procidainkayak.it
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che traduce il suo talento ai fornelli in piatti in equilibrio perfetto tra tradizione e innovazione, e la loro figlia Ludovica. L’obiettivo principale è uno: esaltare il pesce azzurro e raccontare attraverso ricette e prodotti l’identità culinaria (e non solo) dell’isola. Da assaggiare: gli spaghetti con alici e pecorino, i fusilli con totani e peperoncini verdi e i ravioli con ripieno di melanzane.
Glamping a Procida? Sì al Procida Camp Resort Proseguendo la passeggiata ritorniamo nel punto centrale dell'isola e decidiamo di riposare al Procida Camp Resort. Una soluzione unica sul territorio, un vero e
Procida Camp Resort proprio glamping in stile procidano con lodge e tende moderni che regalano tutto lo spirito di un soggiorno immersi nella natura con servizio e comfort di livello. Si entra in un vero e proprio giardino segreto, cinto da un antico muro di pietra, con alberi di limoni a proteggere gli ospiti dal sole e dal vento. Immersi in questa cornice unica lussuose tende safari e Nordisk. La chicca? Dormire in un caravan Airstream 532, le favolose roulotte americane, famose per la loro scocca lucente. Vere e proprie mini suite dotate di tutti i comfort e di quella magia unica che solo la vanlife può regalare. Anche da fermi! Da non perdere una passeggiata nei dintorni che mostra Procida nel suo aspetto più selvaggio, Punta Pizzaco. Agavi che si slanciano verso il cielo, fichi d’india e tondi cespugli di macchia mediterranea che addolciscono gli scogli.
La Pergola, pranzo sotto i limoni Voglia di piatti della tradizione procidana sotto un meraviglioso pergolato di limoni? Perfetta La Pergola! Il ristorante sorge, infatti, in un incantevole giardino al centro dell'isola e distende la sua sala esterna sotto uno splendido e rigoglioso pergolato di limoni. L'ambiente è tranquillo e accogliente, lasciando gli ospiti circondati dalla natura e dal relax, e distanti dallo stress e i rumori della strada. In tavola i prodotti del mare, con pescato freschissimo e locale, ma anche ingredienti della "montagna", tra cui il celebre coniglio, proposto con ravioli ripieni di carciofi. Buone le mezzelune fatte in casa ripiene di spigola oppure di gamberi con pesto di rucola. Da non perdere inoltre gli spaghetti cozze, limone e menta. CHeck-in • marzo 2022
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La Suite Botique Hotel
La Suite, la pace e il gusto in un bio giardino Proprio a dieci minuti dalla spiaggia Il Pozzo Vecchio c’è La Suite, un boutique hotel che combina perfettamente lusso, stile e una “ricercata” semplicità. Quella, ad esempio, di cenare a piedi nudi completamente circondati da alberi d’ulivo e orti di verdura e aromi locali. L’idea è quella di suscitare “emozioni” agli ospiti, senza mai trascurare il comfort. Le 22 camere sono tutte diverse tra di loro, arredate con pezzi unici e dal design contemporaneo, ma ricercatezza e cura del dettaglio sono il leit motiv di tutta la struttura che possiede anche una black pool, in pietra lavica, e un immenso bio-giardino mediterraneo. Proprio nel giardino, c’è il ristorante Buoganville con cucina tipicamente mediterranea accompaganta dal vino della casa, il Levante. 56
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TIPICO
Limoni: lingua, insalata e granite Attenzione, limoni non significa solo Lingua. In tutti i ristoranti menzionati si può assaggiare un altro piatto che utilizza questo prezioso prodotto: l'insalata di limoni. Imperdibile! E, per rinfrescarsi nelle calde giornate estive ci sono le granite, ovviamente, al limone del Bar Grottino, sempre a Marina Grande.
Cala Cala Rooms, dormire in un antico casale In una via appartata si trova il Cala Cala Rooms, antico casale ubicato in una stradina a pochi minuti dalle strade più trafficate dell'isola. Prende il nome dall'antica forma di baratto che avveniva a Procida e in tutti i Campi Flegrei dove i piccoli pescatori di rientro dalla battuta di pesca si avvicinavano alla costa e richiamavano i contadini del posto con la voce “calacala” esortandoli a calare la cesta con prodotti dell’orto e scambiandoli con parte del pescato. Nel ‘900 questa forma di com-
mercio primordiale senza l’intermediazione di denaro avveniva a Procida via terra con i pescatori che giravano per il paese e proponevano il calacala ai contadini. Con i suoi muri bianchi e il suo incantevole spazio all'aperto, Cala Cala regala momenti di condivisione e relax grazie alla cura dei dettagli e al gusto. La prima colazione è a base di prodotti dell'orto. Prossimamente ci saranno anche a disposizione una piscina e il ristorante. Un luogo autentico dove scoprire tutto il sapore dell'accoglienza procidana.
Calacala Rooms & Farm Experience
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Il Gazebo | Gnocchetti
ZZI GLI INDIRI
Dove dormire Albergo La Vigna www.albergolavigna.it Hostelletella www.hostelletella.it/ San Michele Boutique Hotel sanmicheleprocida.com Procida Camp Resort www.procidacampresort.com La Suite Boutique Hotel www.lasuiteresort.com/en/ Calacala Rooms & Farm Experience calacala.kross.travel 58
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Pesce “vivo” nei ristoranti di Marina Grande "Scendiamo" al porto di Marina Grande, approdo dell'isola per segnalare alcune esperienze da non perdere prima di ripartire. Lungo Via Roma troviamo, Il Gazebo dove ad accoglierci è Pio Lauro, che non vuole sentirsi chiamare chef bensì cuoco! Qui la cucina si sposa con il territorio. Qui dove il pescato, come ama precisare lui, non è fresco ma vivo. Tra le specialità indicate nel menu... chiedete l'insalatina di razza figlia di Eolo, condita con pomodori pachino, capperi di salina e olive nere. Poco più avanti La Medusa. Uno tra i primi ristoranti aperti al porto dove assaggiare i piatti della tradizione e abbinamenti insoliti.
ZZI GLI INDIRI
Dove mangiare Assafà www.facebook.com/assafafood/ Ristorante Caracalè Tel 081 8969192 Malazzè www.facebook.com/Malazzè-115793333191925/ Ristorante La Lampara Hotel La Corricella www.hotelcorricella.it Ristorante Bar Lido Vivara www.lidovivara.com Ristorante Da Mariano www.facebook.com/DaMarianoristorante/ Ristorante La Pergola www.facebook.com/La-Pergola-448527705161138/ Ristorante Il Gazebo www.facebook.com/gazeboprocida Ristorante La Medusa www.facebook.com/lamedusaristorante/ Ristorante Albatros www.facebook.com/Albatros-Ristorante-Pizzeria-2434071553488736/ CHeck-in • marzo 2022
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Albatros | Spaghetti con Pomodori Gialli , cozze e bottarga di mugine
Nella zona centrale del porto, da provare, inoltre, l'Albatros. La cucina di Carlo Coscione, sempre alla ricerca di nuove idee, è una continua esperienza. Il piatto al quale è più legato, che consigliamo, è lo spaghetto al ragù bianco di crostacei di paranza: mazzancolle, gamberi bianchi, canocchie. Un'esplosione tutta del territorio.
Procida, il “fuori” che diventa casa Procida è uno spettacolo quasi divino, tra sole e infinito blu. Uno spazio dove mare e cielo appaiono come una realtà aumentata naturalmente. Scriveva il giornalista Jaeschke Von Dieter: «È uno spazio intimo, è casa anche "fuori". Ne sono espressione massima i giardini a picco sul mare, i cortili-teatri di vita quotidiana. Luogo che mescola il privato in un armonioso prolungamento. Un luogo quasi segreto che all'improvviso si apre e bisogna accoglierlo con attenzione e amore».
ZZI GLI INDIRI
Dove gustare la lingua di Procida (e non solo) Bar Pasticceria Roma www.facebook.com/Bar-ROMA-Isola-di-PROCIDA-145345005603128/ Bar Pasticceria Dal Cavaliere www.facebook.com/Bar-Dal-Cavaliere-460640607444110/ Pasticceria Dolci Peccati www.facebook.com/111485427215856/ Bar Grottino www.facebook.com/bargrottinoprocida/ 60
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L’importanza del tempo
Alla scoperta dell'isola a piedi
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84479 di Gianluca Pirovano
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n’ora, minuto più, minuto meno. È questo il tempo che ci si mette per percorrere a piedi la strada che divide il porto di Marina Grande con il ponte per l’isola di Vivara, le due estremità di Procida, lontane l’una dall’altra poco
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più di quattro chilometri. Un tempo che non può far altro che confermare come l’isola si presti a essere scoperta così, passeggiando lentamente per le sue strade, riposandosi qua e là, all’ombra di un vicolo stretto o su una spiaggia. Certo, i locali sembrano preferire i motorini, che in ogni angolo sfrecciano accanto ai turisti con il
L'isola si presta a essere scoperta passeggiando lentamente per le sue strade, all’ombra di un vicolo stretto o su una spiaggia. Ecco un itinerario che vi lascerà senza fiato... per la bellezza
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Pozzo Vecchio
La Corricella
Marina Grande
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2 I Casali 3
Terra Murata
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La Chiaiolella
Chiaia
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naso all’insù. A differenza dei procidani, il viaggiatore non deve però fare i conti con gli intoppi e le impellenze della vita quotidiana, almeno per un giorno, e può per una volta rallentare, godendosi il tempo e dandogli la sua importanza. Due le dotazioni fondamentali: scarpe comode, perché l’isola è fatta di su e giù, e nessuna fretta, perché Procida non va assaggiata, ma gustata.
PRIMA TAPPA Marina Grande, l’arrivo Il biglietto da visita di Procida è la Marina Grande, il suo porto principale. E di certo, fin da subito, l’isola non si nasconde: case basse e color pastello affacciate sul mare. Le sensazioni sono quelle di tutti i porti: un gran rumore, macchine, motorini, gente che arriva e se ne va. Il tempo
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di abituarsi però e Marina Grande svela le sue due anime. Da un lato il volto turistico, fatto di locali e ristoranti. È lungo via Roma, infatti, che l’isola ha il suo baricentro. Dall’altro il retaggio di ciò che è stato e in qualche modo ancora sopravvive: i pescatori che vendono i doni del mare direttamente dalle barche. Scesi dal traghetto, si gira quindi a sinistra, seguendo appunto via Roma e lasciandosi travolgere dalla vita dell’isola. Si arriva poi all’incrocio con via Vittorio Emanuele, sulla destra. Una strada in leggera salita puntellata di negozi che porta al primo bivio di giornata: proseguendo verso l’alto si arriva fino a via Libertà, uno dei punti nevralgici della viabilità isolana, girando invece a sinistra all’altezza della chiesa di San Leonardo si imbocca via Principe Umberto. È ciò che vi consigliamo di fare.
SECONDA TAPPA I Casali e il Santuario Via Principe Umberto è stretta e lunga. Una conformazione che anticipa in un certo senso quella dei Casali. Arrivati in fondo alla strada, si entra, infatti, in un pezzo della storia procidana. I Casali, il più famoso è il Casale Vascello, sono i primi nuclei abitativi nati ai piedi del borgo fortificato di Terra Murata. La loro struttura, case addossate l’una con l’altra, è frutto della necessità di proteggersi dalle invasioni. La popolazione si rifugiava al loro interno e chiudeva le uniche due strade d’accesso. Oggi, nonostante le invasioni siano un ricordo lontano, entrando nei Casali sembra comunque di gettarsi in un mondo lontano, in cui il rumore delle strade sparisce e viene sostituito dalle voci dei bambini e dal sottofondo delle case, tutt’ora abitate. Superati i Casali si arriva in piazza dei Martiri. È il tempo di tirare il fiato, bere qualcosa, gustarsi la vista del mare nel primo vero punto panoramico incontrato, e, recuperate le forze, visitare il Santuario di Santa Maria delle Grazie, che si trova proprio lì di fronte. Sorta nel 1679, è una chiesa barocca con pianta a croce greca. Il suo profilo, il mare sullo sfondo e la piazzetta che ha di fronte sono uno degli scorsi più utilizzati dai registi che hanno girato film a Procida.
2 | Il Santuario 3 | Terra Murata
TERZA TAPPA Terra Murata Siamo di fronte quindi al secondo bivio. A destra, proprio di fronte al Santuario, parCHeck-in • marzo 2022
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lo dell’isola. La vista da salita Castello lascia senza fiato: le case colorate, il profilo verde dell’isola, il mare da tutti i lati e sullo sfondo la terra ferma.
3 | I vicoli te via San Rocco. Per ora lasciamola stare, la percorreremo dopo. Imbocchiamo invece la strada di sinistra, salita Castello. Si tratta, lo dice anche il nome, di una salita di circa cinquecento metri. Il primo premio per la fatica arriva però già a metà strada. Lì si trova il punto panoramico che affaccia sulla Corricella, quartiere simbo-
Proseguendo lungo la salita si arriva infine a Terra Murata, cuore storico e culturale di Procida. Si tratta di un borgo fortificato, che ospita al suo interno il Palazzo d’Avalos, che fu anche Palazzo Reale sotto i Borbone che lo trasformarono dapprima in scuola militare e poi in carcere, funzione che ha mantenuto fino al 1988. Palazzo d’Avalos è stato il teatro della vita più nobile dell’isola. La sua evoluzione poi in Casa Penale ne delineò un tratto caratteriale della popolazione. Dallo splendore borbonico la metamorfosi in carcere, l’orrore. Un carcere di estrema durezza ma che dava vita nelle produzioni delle sue interne fabbriche che oggi chiameremmo laboratori, i cui prodotti di terra e di mani (tessitura di lini) si rammentano tutt’oggi. Superato il Palazzo si entra nel cuore del borgo, fatto di vie strette in fondo alle quali si staglia il mare. Il punto d’arrivo è rappresentato dall’abbazia di San Michele Arcangelo.
3 | Terra Murata
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QUARTA TAPPA La Corricella, tutti i colori dell’isola Dopo la fatica, un po’ di meritato riposo. Da Terra Murata si scende, seguendo la stessa strada percorsa all’andata. L’obiettivo è raggiungere la Corricella: si tratta del quartiere simbolo dell’isola, il più immortalato dai fotografi, grazie soprattutto ai suoi colori.
4 | La Corricella
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È un borgo di pescatori, adagiato in un anfiteatro naturale, che sa essere all’occorrenza silenzioso o rumoroso, al variare dei momenti della giornata. È raggiungibile dal mare, c’è un piccolo porto, o dalle scalinate che partono da via San Rocco. È il momento di gettarsi nella Corricella, passeggiando lentamente in discesa e arrivando poi sulla marina, fatta di piccole barche colorate e lunghe file di tavolini.
5 | Chiaia
QUINTA TAPPA La spiaggia di Chiaia A questo punto potreste essere stanchi. Risalendo dalla Corricella e seguendo via Vittorio Emanuele potete raggiungere la spiaggia della Chiaia, dove potete rilassarvi di fronte a un mare che è sempre o quasi calmo. Una volta recuperate le energie, è tempo di risalire. Proprio sopra Chi-
aia si trova il belvedere dedicato ad Elsa Morante, un punto a cui ammirare la Corricella e Terra Murata da un’altra prospettiva. Vi trovate in via Pizzaco, che incrocia poi via De Gasperi. Dovrete percorrerla per almeno venti minuti, per poi buttavi su via Schiano, in un viaggio che alternerà asfalto e viste mozzafiato e vi condurrà, con un po’ di pazienza, nel cuore meno turistico dell’isola. CHeck-in • marzo 2022
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SESTA TAPPA La Chiaiolella Ad attendervi troverete la Chiaiolella, l’altra Marina dell’isola. Meno rumorosa e appariscente della Marina Grande e per questo più affascinante. Anche in questo caso, in base al tempo e all’umore, potrete scegliere se proseguire il viaggio di scoperta o fermarvi a guardare il mare. Accanto alla Marina c’è, infatti, la spiaggia della Chiaiolella e poco più in là la spiaggia di Ciraccio, che porta fino ai faraglioni di Procida, parenti meno noti di quelli della vicina Capria ma a loro modo comun-
6 | La Chiaiolella
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que degni di nota, soprattutto al tramonto. L’alternativa, sempre partendo dalla Marina, è raggiungere il ponte di Vivara, che oltre che a portare all’isola omonima, al momento chiusa, offre una bellissima vista.
SETTIMA TAPPA Pozzo Vecchio, la spiaggia del Postino Il nostro giro è quasi concluso. Se pensate di aver camminato troppo, il consiglio è di percorrere via Giovanni da Procida, stra-
7 | Spiaggia del Postino da stretta di case basse, per respirare un po’ di quotidianità isolana e poi cercare un bus che vi riporti alla Marina Grande. Se invece piedi e gambe hanno ancora voglia, c’è un’ultima tappa per chiudere il cerchio. Raggiungerla vi costerà una mezz’ora, necessaria per percorrere i due
chilometri e mezzo che vi separano da Cala del Pozzo Vecchio, proprio accanto al cimitero di Procida. Lì si trova l’omonima spiaggia, che ha fatto da sfondo ad alcune delle scene più iconiche de Il Postino, l’ultimo film di Massimo Troisi, ambientato in parte sull’isola.
7 | Cala del Pozzo Vecchio
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In catamarano alla scoperta delle Isole Flegree
Perdersi tra le sue case colorate, i vicoli, le piazzette, i giardini, gli orti e i profumi inconfondibili del Mediterraneo, è qualcosa di spettacolare, ma scoprire Procida dal mare regala una prospettiva davvero unica 72
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l vento tra i capelli, il sapore della salsedine sulle labbra, la serenità del mare che più blu non si può: queste (e molte di più) sono le sensazioni che regala una vacanza in barca a vela. Un viaggio unico nel suo genere che offre un punto di vista inedito capace di farci innamorare ancora di più della nostra bella Italia, a partire, naturalmente, dalle fantastiche isole campane. Un tour davvero indimenticabile è quello proposto da Mondovela che, con il catamarano Summertime Bali 4.1, conduce tra Golfo di Napoli, Isole Pontine e Costiera amalfitana. Da Atrani, Amalfi, Ravello, Furore, Positano, gioielli incastonati nella “divina costiera” alla magica e mondana Capri, dal fascino di Sorrento alle isole flegree di Procida e Ischia, sarà una vacanza fatta di
mare e relax fra i colori, i profumi e i sapori unici di questo affascinante angolo di Mediterraneo.
Il viaggio Si parte dall’accogliente e squisita Procida, per gustare i sapori indimenticabili della cucina mediterranea. Poco più in là, Amalfi e Positano, arroccate sulla costiera rocciosa e piene di magici colori, artigianato e arte. A pochi passi la famosa arte ceramica di Vietri e le profonde acque blu della Conca dei Marini. Patrimonio dell’umanità per l’Unesco, la Costiera Amalfitana, perla d’Italia. Luoghi di ineguagliabile bellezza naturale offrono altresì la possibilità di un
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soggiorno movimentato con shopping di alta qualità, eventi mondani e culturali, in una atmosfera unica. Subito dopo Positano, un po’ più modaiola ma sempre caratteristica nelle sue strette stradine interne tra gallerie d’arte e pezzi di storia antica. Usciti dal Golfo di Salerno, verso Nord si stagliano Capri, Ischia e Procida. Situate nel Mar Tirreno Centrale, sul versante occidentale della costa italiana, costituiscono una sorta di coronamento del Golfo di Napoli.
Il catamarano Summertime Summertime è il catamarano Bali.4 di proprietà Mondovela, grande, comodo, luminoso, quasi un cottage galleggiante. Queste imbarcazioni sono studiate per dare il massimo confort e vivere momen74
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ti di puro relax sia in navigazione sia in rada o in porto. La barca è anche uno dei mezzi più sicuri per muoversi tranquillamente dal punto di vista sanitario. In famiglia o con un gruppo di amici si naviga decidendo quando scendere a terra, alternando bagni fantastici nelle cale e spiagge più belle e remote, veleggiate emozionanti, relax e brindisi alla luce di tramonti infuocati. Summertime è disponibile al noleggio con skipper Mondovela per una o più settimane, weekend lungo, weekend. Un’esperienza per vivere le località celebri di una delle aree più suggestive d’Italia scoprendole dal mare. Tutt’altra cosa. Per informazioni: www.mondovela.it
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Il giro del Golfo
in 8 giorni
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Sono passati orami 150 anni dalla prima pubblicazione de Il giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne. Ma il fascino di questo libro e dell’avventura che racconta sono, ancora, intramontabili. Ieri come oggi, un inno allo spirito curioso dell’uomo e all’amore per il viaggio. Perché, di fatto, sono proprio la curiosità e l’amore il perfetto bagaglio di ogni esperienza, che sia intorno al globo o a due passi da casa. Ed è con questa “valigia”, che ci
trasforma da turisti in viaggiatori, che salpiamo per il nostro viaggio, un omaggio “in piccolo” (ma solo per i chilometri compiuti) alla celebre avventura di Fogg e di Passepartout: Il Giro del Golfo in 8 giorni. Dove il Golfo non poteva che essere uno: quello di Napoli, dove quest anno spicca Procida capitale della Cultura. Un microcosmo autentico in cui senza ombra di dubbio troverete spunti per un’avventura più moderna ma altrettanto affascinante!
«Era un uomo che doveva aver viaggiato dappertutto, per lo meno con la mente» Jules Verne - Il Giro del mondo in 80 giorni,
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Il bello e il buono dei Campi Flegrei
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84396 di Vincenzo D’Antonio
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a fervida fantasia di Jules Verne, corroborata dalla sua spiccata abilità nell’acquisire le conoscenze necessarie a dare suadente credibilità ai suoi racconti che precorrevano scenari futuri, consentiva ai lettori del mondo, esattamente 150 anni fa (anno 1872) di deliziarsi con la lettura di uno dei suoi romanzi più avvincenti: Il Giro del Mondo in ottanta giorni. Ecco, nel centocinquantesimo anniversario della prima pubblicazione del libro che tutti abbiamo letto, si parva licet, ci si accinge a breve resoconto di viaggio, intitolato così: Il Giro del Golfo in otto giorni. Il Golfo è quello di Napoli: il golfo più bello del mondo. Il circuito è in verso antiorario. Si parte dai
Campi Flegrei; le tre isole sono altrettante tappe: Procida, Ischia, Capri. Da Capri si ritorna alla terraferma, e che terra, si approda in Penisola Sorrentina. E in contiguità, la fascia vesuviana con la sua area archeologica unica al mondo. E poi il gran finale nella città di Napoli.
Tramonti sui Campi Flegrei Ci arriviamo in quell’ora pomeridiana che preannuncia un tramonto non proprio imminente, dacché non vogliamo che ci procuri stress il timore di perdercelo. Il sole è già calante e pregusta il suo tuffo nel Mar Tirreno. Ma dove di preciso? Di preciso non si sa. E siccome non si sa, convenzionalmente diciamo che si tuffa all’orizzonte.
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Siamo nei Campi Flegrei. Qui il mare e la terra sono due facce di un’unica medaglia e qui non si è mai soli. Ci sono sempre tre figure che con discrezione sono amorevolmente predisposte ad aiutarci nella comprensione dell’area, della sua magia, del suo coesistere di vulcani, di laghetti e del mare, mediante i loro suadenti racconti. Stiamo parlando di Ercole (Eracle per i greci), di Ulisse (Odisseo per i greci) e di Enea, di cui narrò Virgilio.
Da non perdere! Caracòl Gourmet Bacoli Leggi l'articolo a pagina 120 www.caracolgourmet.it Crudo Bar Bacoli Leggi l'articolo a pagina 128 www.crudobar.it 80
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1°
Agriturismo Lavinum, vini accarezzati dalla brezza marina Dove cenare e dove dormire è happy problem duplice che si risolve in soluzione unica. Di recente apertura, poliedrico il suo esistere: Agriturismo Lavinum. Arroccato sulla collina di Monte di Procida c’è un antico vigneto di circa due ettari che la laboriosa famiglia Scotto Lavina sapientemente rivitalizza. Le viti sono accarezzate dalla brezza marina. Qui si fanno due tipi di vino: un rosso e un bianco. Il rosso è il caldo e corposo Primitivo. Il bianco è la secca e fresca Falanghina. E c’è il ristorante che è stato ricavato dall’antico cellaio, ristrutturato rispettando la sua storia plurisecolare. I cellai erano all’origine dei ripari per i coloni che dall’isola di Procida quotidianamente si recavano sulla terraferma. Costruiti in tufo e con volta a botte, erano adibiti a dispense e ricovero per gli attrezzi da lavoro. Il talentuoso cuoco è
Christian Guida. Squisiti i Bucatini con coniglio, pecorino e crumble alle olive. Spiccata competenza nella scelta e nella preparazione delle carni. Eccellente, tra i dessert, il Semifreddo al cioccolato fondente e caramello. Buona e non smaccatamente captive la carta dei vini. E ci sono quattro camere: Baia, Cuma, Gaveta e Procida. Due da quattro posti e due da due posti. Il panorama è di quelli che a mirarlo, non bastano gli occhi. Insomma, l’articolazione della struttura che sorge intorno al vigneto e che ha la sua componente dinner e la sua componente bed, lascia intendere che siamo in un grazioso e confortevole D&B (dinner & bed). L’esperienza risulterà memorabile. E se il mattino seguente l’orologio ce lo dimenticassimo in camera? Ah, magari ciò accadesse. Che senso ha l’orologio in questo territorio di mare e di terra, dove il tempo esiste da sempre e da sempre esiste la saggezza dei movimenti lenti? (www.lavinum.it)
A Baia per gustare i ricci di mare e il pescato locale E allora da Monte di Procida, dove si ritornerà per prendere il battello che ci porterà a Procida, ce ne andiamo a Baia. Baia è una frazione di Bacoli. Qui ancora si pratica la piccola pesca. Qui si coltivano, con doverosa attenzione all’igiene, i frutti di mare. E magari, dopo la sontuosa cena di ieri, ci torna quel piacevolissimo appetito: il desiderio di cose buone. E magari ieri sera a cena è stato il trionfo delle carni ed oggi abbiamo desiderio di pesce. Siamo a Baia e qui Salvatore Di Meo ha il suo ristorante Riccio, dove si servono unicamente piatti di mare. I frutti di mare non ce li perdiamo. E tra essi di certo non ci perdiamo la carrummola (limone di mare) e i cannollicchi. Di esecuzione pressoché perfetta gli spaghetti ai ricci. A governo della brigata di CHeck-in • marzo 2022
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Spaghetti ai ricci di mare cucina il giovane cuoco Agostino Alboretto, anch’egli, come il patron, bacolese. Il tonno è una grande passione per il cuoco che lo interpreta come un maiale del mare, nel senso che se ne può utilizzare ogni parte.
ritata anche per il cuoco stellato Angelo Carannante, membro di Euro-Toques, del Caracol Cala Moresca di Bacoli, i cui patron sono Alfredo Gisonno e Roberto Laringe. Il sommelier è Ciro Cannino. (www.facebook.com/ricciorestaurant/)
Detto, fatto! Servita come aperitivo, la pizza fritta con ricotta e cicoli di tonno: da provare assolutamente! Menzione me-
Da Monte di Procida, così evitando l’affollato porto di Pozzuoli, prendiamo il battello che ci farà approdare a Procida.
Dentice affumicato ai legnetti di limone
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Procida, oasi di bellezza e di cultura
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84623 di Vincenzo D’Antonio
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a ferv In poco più di un quarto d’ora, a dare anche con l’orologio l’idea dell’isola che... non si isola e non isola, da Monte di Procida salpando, si arriva a Procida. Il battello attracca al piccolo porto e i sensi già gioiscono. Gli occhi percepiscono l’accoglienza trasmessa dalle graziose e linde case colorate. Le orecchie godono dell’assenza dei rumori della città, pochissime le automobili. Il naso si esalta con i profumi del mare e dei limoneti. Non siamo in vacanza, stiamo vivendo la vita secondo il motto “Yolo”, you only live once (si vive una volta sola). È anche questa la magia di Procida. Procida è punto limite settentrionale del Golfo di Napoli e dista dai Campi Flegrei meno di quattro chilometri. Contrariamente ad Ischia (che “visiteremo” il terzo giorno) e a Capri (quarto giorno), di cui in stagioni propizie i turisti si appropriano, Procida è sempre e solo dei procidani.
Quindi stiamo affermando che a Procida non ci sono turisti? Sì, stiamo affermando, assumendocene responsabilità, esattamente ciò: a Procida non ci sono turisti! Ma con pensioncine ed alberghetti sempre pieni, pullulare di case vacanze e b&b, i traghetti sia da Napoli che da Pozzuoli sempre pieni... come si fa a dire che non vi è turismo? E difatti, non abbiamo affermato che non vi è turismo; abbiamo detto che non ci sono turisti: cosa ben diversa! Date a costoro, questi forestieri che approdano a Procida, il tempo di godere di un tramonto, scoprire i sapori procidani a cena, ammirare il cielo flegreo in una notte se possibile non di novilunio, gioire di un’alba il mattino successivo e della prima passeggiata nelle viuzze del centro e poi vediamo se ancora parliamo di turisti. No, parleremo di temporary islanders (isolani temporanei)! È tale il fascino dell’isola, è tale la comunicativa schietta e non affettata dei procidani, è talmente “facile” innescare relazioni.
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Brescia e Bergamo. A traguardare fino al 2025, scorgiamo Gorizia Capitale Europea della Cultura. Procida, quindi, con il suo progetto culturale, è la dimostrazione che la cultura alberga anche nei piccoli borghi. E se volgiamo lo sguardo alla cultura materiale, quella sedimentatasi nei millenni e che nel nostro vivere quotidiano è la cultura del cibo, orbene Procida è luogo d’elezione della Dieta mediterranea.
Qui la community è composta indifferentemente da procidani e da temporary islanders. I procidani sono ben lieti di vivere nella loro piccola isola di 3 kmq, ma sanno ben vivere sui mari del mondo, del mondo suggendo le sensazioni forti. Fino a qualche decennio fa l’80% degli uomini era “imbarcato” ovvero era marittimo a bordo delle navi mercantili. E chi va in giro per il mare porta storie, vive storie e fertilizza cultura. Procida ha saputo stregare con il suo fascino due artisti così diversi: Alphonse de Lamartine ed Elsa Morante. Dalla penna dello scrittore francese, “Graziella”, ode all’amore, al “primo amore”. Dalla penna di Elsa Morante, Arturo (“L’isola di Arturo”) ode agli amori “difficili”.
Cultura e Dieta mediterranea Nessuna meraviglia, pertanto, che Procida sia Capitale della Cultura 2022. A cederle il testimone è stata Parma. A fine 2022 sarà Procida a cedere il testimone a 86
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Cucina di mare, con rispetto innato verso la stagionalità dei pesci di cui si ha conoscenza profonda. I procidani sono contadini di giorno e pescatori di notte. Ortaggi saporiti in virtù della natura del terreno: siamo pur sempre nei Campi Flegrei, sebbene da essi separati da una meravigliosa striscia di mare. Ed a proposito di Campi Flegrei (primo giorno del nostro tour vistuale), i vini qui facilmente reperibili sono proprio la Falanghina e il Piedirosso.
Hotel Ristorante Crescenzo Dormire bene e mangiare bene in un posto solo, praticamente un D&B (dinner & bed, cena e pernotto), alla Marina di Chiaiolella: si alloggia e si cena all’Hotel Crescenzo che, stante l’annesso ottimo ristorante, è un D&B de facto. A cena, cominciamo con l’ottimo antipasto costituito dalle polpettine di pescespada e melanzane. A seguire un sontuoso primo: paccheri alla genovese di polpo con scaglie di Provolone del Monaco Dop. Buoni
anche i secondi e i dessert. E non si può mica lasciare quest’isola fatata senza avere assaggiato il dolce tipico: la lingua di bue. La lingua di bue è una pasta sfoglia leggera, ripiena di crema al limone e ricoperta di granella di zucchero. E dove la prendiamo questa lingua di bue? Delizioso il dilemma: al Bar Roma oppure al Bar del Cavaliere. E se la soluzione fosse commutare “oppure” in “anche”?!? (www.hotelcrescenzo.it)
Procida è laboratorio del post pandemia Procida Capitale della Cultura nell’anno 2022 lancia idea del vivere per gli anni a venire: attenzione massima alla sostenibilità, confidenza acquisita con la digitalizzazione della società, abitudine allo smart working, contaminazioni virtuose con cittadini del mondo erranti per scelta.
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Ischia
Tra storia e benessere 3° Giorno
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ttracco lento, gesti collaudati di marinai che vivono il Golfo come la loro casa. Dal porto di Napoli proveniente, il battello fa sosta a Procida e senza fretta alcuna, pur con il rispetto degli orari, riparte per approdare ad Ischia Porto. Ischia è già lì. L’isola verde. L’isola più grande del Golfo. Isola verde, attenzione, non per la sua vistosa e doviziosa vegetazione, che nei fatti la rendono verde per gran parte dell’anno, bensì per la storica presenza di tufo verde. L’antico nome di Ischia fu Pithecusa. Alcuni storici ritengono che questo nome stesse a significare l’isola delle scimmie. Ma siccome di scimmie non ve ne erano e siccome talvolta que-
sto termine veniva usato anche per identificare le altre isole del Golfo di Napoli, la lettura che si fa è poco commendevole: i greci che la colonizzarono usavano il termine in approccio che oggi definiremmo razzista, ovvero volto a porre enfasi sulla loro superiorità nei confronti dei colonizzati. Ben più probabile, invece che il termine Pithecusa sia riconducibile, come narra Plinio Il Vecchio nella sua “Naturalis Historia” alla parola greca “pithoi”, riconducibile alle lavorazioni della terracotta. A supporto di questa tesi, i reperti esposti nel Museo archeologico di Villa Arbusto, a Lacco Ameno. Quindi, sia ben chiaro, non “isola delle scimmie”, bensì “isola dei vasai”. CHeck-in • marzo 2022
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Il Museo di Villa Arbusto merita una non frettolosa visita, atta a comprendere quanto stratificata nei millenni sia la storia di quest’isola e quanto essa sia stata crocevia delle contaminazioni virtuose dell’area mediterranea.
Da non perdere! Daní Maison Ischia Leggi l'articolo a pagina 132 www.danimaison.it Hotel La Madonnina Casamicciola Terme Leggi l'articolo a pagina 136 www.hotellamadonnina.it Botania Relais & Spa Forio Leggi l'articolo a pagina 140 www.botaniarelais.com
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Imperdibile, e da sola varrebbe la visita al Museo, la Coppa di Nestore, ritrovata a corredo funebre di un pargolo di dieci anni. Essa rappresenta uno dei primi casi di scrittura greca. Questi i versi: “Io sono la bella coppa di Nestore, chi berrà da questa coppa subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona”. Ecco, in questi pochi versi, a volere intendere, c’è il fascino dell’isola! Dacché abbiamo visitato il Museo, siamo a Lacco Ameno. Ed è a Lacco Ameno che facciamo sosta.
Un posto solo per dormire bene e per mangiare bene Siamo al “Regina Isabella”, cinque stelle lusso. L’albergo fu edificato negli anni ’50 per volontà di Angelo Rizzoli, celebre editore e produttore cinematografico. Affascinato dai luoghi dell’isola e dalla tradizione delle terme, nel 1956 fece ampliare le storiche Terme della Regina Isabella e realizzare, sulle antiche rovine greco-romane, questo lussuoso complesso alberghiero. Erano gli anni della Dolce Vita. Ischia e l’albergo Regina Isabella divennero il polo d’attrazione di una mondanità cosmopolita. Fare tanti nomi comporta dimenticarne qualcuno. E se, uno per tutti, facessimo il nome di una coppia cele-
berrima? Liz Taylor e Richard Burton! Da circa 70 anni questo confortevole albergo ospita non soltanto i personaggi famosi del mondo dello spettacolo, ma anche quelli della cultura. Ragguardevoli gli appuntamenti annuali legati al cibo, al cinema e alla musica. Il Regina Isabella regala emozioni e momenti incantevoli in un ambiente architettonico di suggestiva ricchezza espressiva. Appropriata la scelta di non effettuare restyling degli ambienti. L’atmosfera è quella degli anni ’50. Arredi con mobili dell’epoca alternati a elementi di design moderno e quadri di artisti contemporanei. Maestosa, gioiosa e godibile la luminosità mediterranea.
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Al ristorante stellato Indaco il talento di Pasquale Palamaro E va tutto bene. Ma a cena che si fa? Si fa una cosa molto semplice che diventa la scelta migliore. Si resta nel plesso alberghiero, dei suoi comfort giovandoci, e ci si appresta a vivere un’esperienza memorabile e deliziosa al ristorante Indaco. Chef il talentuoso Pasquale Palamaro, ischitano per nascita e per vocazione. Cuoco da sempre. Indaco nasce nel 2009 e ininterrottamente dal 2013, come riconoscimento della continua crescita della cucina e dell’intero staff, si fregia meritatamente della stella Michelin. Deve il suo nome, allocato com’è ai bordi di una minuscola baia, al colore che le acque in cui si affaccia assumono durante il crepuscolo.
Cucina frutto del talento creativo e della robusta tecnica di Palamaro. Ma il cuoco è figlio di quest’isola affascinante e la sua cucina trae spunto dal suo essere ischitano. Quindi, ad essere precisi, non proprio cucina ischitana, bensì cucina che ha imprinting ischitano. Difatti, orgogliosamente lo chef afferma che la sua mission è raccontare l’anima di Ischia attraverso la cucina. E difatti cenare qui è come viaggiare nel mondo avendo certezza del luogo da cui si salpa e del luogo a cui si approda: Ischia! Pasquale Palamaro sa bene che la cultura gastronomica ischitana si è sedimentata nel corso dei millenni e si è dolcemente e naturalmente rinnovata (senza proclami autoreferenziali) nel tempo mantenendo ben saldo un unico ancoraggio: il legame con il territorio.
Piatti che raccontano il territorio ischitano Le proposte sono sventagliate in alcuni menu degustazione. Tutte valide e ghiotte, non c’è dubbio alcuno. Tuttavia, alla fin fine, il miglior modo di appezzare la cena è di affidarsi allo chef.
Ravioli di genovese, gambero rosso e perle di dragoncello 92
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Memorabile il suo Spaghetto riccio non riccio. L’intuizione del piatto nasce con la grande sensibilità che lo chef coltiva nei riguardi della sostenibilità ambientale. Palamaro non la proclama a chiacchiere, bensì
Lumachine di Gragnano, pesto di finocchio marino, vongole e Barilotto di Casa Madaio la attua coerentemente. Da ciò la sua perplessità nello sfruttamento, soprattutto nel periodo estivo, del riccio di mare. Le uova del riccio di mare sono state sostituite, sorprendente il risultato, con le uova di tonno rosso. Apoteosi del palato e al contempo salvaguardia dell’ambiente marino. Le uova di tonno rosso sono quelle del Marificio, un laboratorio di idee culinarie al servizio della ristorazione di pregio da cui prendono forma i pesci migliori del golfo di Napoli e una nuova narrazione per il pescato di eccellenza. Già l’originale nome Marificio svela come il pesce possa essere trattato, grazie alla sapienza della gente di mare, come ele-
mento di un “salumi-ficio” o “casei-ficio”. Le uova di tonno rosso, nel racconto del piatto dello chef, sono ingrediente principale di un primo, ma si pensi anche alle fruizioni come aperitivi ed antipasti. Meditato assaggio di altro primo: Lumachine di Gragnano, pesto di finocchio marino, vongole e Barilotto di Casa Madaio (ricotta salata). Ma non c’è due senza tre e giunge in tavola altro delicato assaggio: Ravioli di genovese, gambero rosso e perle di dragoncello. Tripudio di colori, oltre che di ben amalgamati sapori. Di squisita fattura, gradevolissimo al palato, il Polpo CHeck-in • marzo 2022
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cotto al vapore, con olio di semi di zucca, adagiato su un cremoso di caprino a crosta fiorita, guarnito con foglie di nasturzio e pomodori canditi. E ancora, a seguire, per cena indimenticabile, Girello di pesce spada affinato alle erbe del Mediterraneo, con caponata siciliana realizzata con melanzane, olive, pomodorini, pinoli, uvetta appassita, basilico, capperi, olio evo, origano, aglio, aceto di vino bianco. In linea con lo standing qualitativo della
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cucina, e quindi squisiti anche essi, i dolci fatti dal pastry chef Nello Iervolino. Sì, cinque stelle lusso. Come no! Ma quando ci si alza da tavola dopo sì sontuosa e memorabile cena e si percepisce il beneficio grande di potere (se così si vuole) stare in camera dopo pochi minuti, allora nei fatti si sta parlando anche in questo caso di un D&B: dinner & bed. La buona notte ha suo epilogo con il goloso e dovizioso prologo del giorno “domani”: la squisita prima colazione del Regina Isabella. (www.reginaisabella.com)
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Capri
4° Giorno
Conquista con i suoi paesaggi e l’alta cucina
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ollegamenti non proprio frequenti quelli tra Ischia e Capri. Quasi a voler mantenere distanza ben oltre le miglia. Quasi a volersi dire, senza astio ma con appena un velo di supponenza: “io sono io e tu sei tu”. Avvicinarsi a Capri, da Ischia provenienti, ci fa sentire come degli Ulisse del XXI secolo. L’acqua del mare si colora di blu. Si attracca, si scende dal battello e siamo a Marina Grande. Policroma, vivace, è solo più un varco d’ingresso. Poi funicolare e si arriva praticamente nella piazzetta. La piazza tra le più famose del mondo. Paolo Sorrentino nel suo recente film “È stata la mano di Dio” ce la fotografa con taglio onirico: deserta, in piena notte.
Bagaglio leggero e pronti per la passeggiata che dalla piazzetta, lungo via Tragara, ci porta al luogo unico dove si pernotta e si cena. La destinazione fiabesca è l’hotel Punta Tragara. Capri, la sua luce. Il mare sfiora gli scogli e accarezza l’anima. Ma come si potrebbe non avvertirlo l’incanto dell’aria profumata? Il mix divino di alberi, fiori e salsedine. E i Faraglioni che emergono dal blu del mare come giganti, saggi ed ardimentosi nella loro eterna scalata al cielo. In questo giuoco seduttivo del mare che gioca con il cielo, Punta Tragara alloca le sue architetture per rendere indimenticabile il soggiorno. Molto confortevoli e molto luminose le sette suite e le tre camere. CHeck-in • marzo 2022
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Cena a bordo piscina al ristorante stellato Le Monzù
Da non perdere!
Per piacere, nessun orologio! È l’ora del crepuscolo. Aperitivo in terrazza, con vista sui Faraglioni. A Capri, quando il sole pian piano si tuffa nel mare, vuol dire che è sera e che quindi si cena. Si cena a bordo piscina, incantevole il panorama. Siamo a Le Monzù, il ristorante stellato annesso all’hotel. In cucina il bravissimo Luigi Lionetti, caprese. Il servizio di sala è semplicemente impeccabile: non una sbavatura, sempre la cordialità di un non affettato sorriso. Grande professionalità nel saper raccontare le pietanze, i vini, gli abbinamenti. Pani fatti in casa.
Punta Tragara | Le Monzù Capri Leggi l'articolo a pagina 144 www.manfredihotels.com J.K. Place Capri Capri Leggi l'articolo a pagina 152 www.jkcapri.com Capri Palace Jumeirah Anacapri Leggi l'articolo a pagina 162 www.capripalace.com Capri Tiberio Palace Capri Leggi l'articolo a pagina 169 www.capritiberiopalace.it
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Il benvenuto dalla cucina consiste in una delicata Bouche di tonno scottato, su crema di cipollotto e crumble di tarallo napoletano. Su suadente consiglio dello chef la cena principia con un delicato Bon bon di gamberi contornato da cremoso di mandorle, zuppetta di olive verdi e acqua di po-
modoro con briciole di limone candito. Si prosegue con i Mezzi paccheri di Gragnano Igp al ragù. Sì, ma è ragù di polpo! Fuor di sineddoche, bellissimo il piatto. Buona la pietanza, con prorompente effluvio di sapido sapore. Il competente sommelier ci stimola a vivere contrappunti in calice. Si spazia dal Verdicchio di Jesi Classico ad un poderoso Trebbiano. Altro graditissimo primo: Ravioli di parmigiana di melanzane con sabbia di cacao. Esecuzione impeccabile, grande armonia. In funzione del pescato, con approvvigionamenti diretti dai pescatori locali, giunge poi in tavola un ottimo Dentice contornato dalla scarola maritata e da un supporto di aglio di Nubìa. Ed è su questo dentice che troviamo nel calice il poderoso Trebbiano d’Abruzzo Doc 2018 Riserva Masciarelli by Marina Cvetic. A compimento di tale cena, un dolce molto gradito: Lingotto alle mandorle e pere con cremoso al mascarpone, sorbetto di mango e curry. Piccola pasticceria a delizia ulteriore. Lo chef Luigi Lionetti ha competenze solide e passione grande. Dalla sua altra dote, la più rara: schietta e radicata modestia. Tutto ciò gli consente agevolmente di soddisfare i palati esigenti della sua cosmopolita clientela e di porsi obiettivi sani e forti di ulteriore crescita. La seconda stella giungerebbe meritata.
riproposizione delle Eggs Benedict. (www.manfredihotels.com)
Sosta in un altro ristorante stellato: Mammà Ci si accomiata dal Punta Tragara. A piedi per via Tragara, via Camerelle, piccola deviazione per momenti di mistica pace alla Certosa di San Giacomo e per momenti di “tsunami” per gli occhi e per l’olfatto ai Giardini di Augusto. La folla della piazzetta. La scalinatella verso piazza Cerio e poi i vicoli di Capri. Ambita la sosta. Siamo da Mammà, altro celebre ristorante stellato. A condurlo il bravissimo chef Raffaele Amitrano. Terrazza che guarda sull’isola e sul Golfo. Lontane Ischia (terzo giorno) e Procida (secondo giorno). Il pesce del mare di Capri, le lasagnette di mare e l’inconfondibile parmigiana di pesce sono i signature dish dello chef Amitrano. E giunge il momento che si va via da Capri. Ma è Capri che non andrà via da noi. (www.ristorantemamma.com)
Mammà | Il babà
L’indomani mattina prima colazione memorabile. Buffet gioioso, servizio impeccabile con un “benvenuto” che è anche sorta di “buongiorno” davvero sorprendente. Ci mancava da anni la CHeck-in • marzo 2022
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Penisola Sorrentina
Fascino senza tempo 5° Giorno
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a Marina Grande, quella di Capri, da cui salpiamo con comodo aliscafo, a Marina Piccola, quella di Sorrento, dove approdiamo dopo poco tempo.
A guardarla dal suo porto, Sorrento è città “alta”, nel senso che si erge sulle alte coste peninsulari (Penisola Sorrentina, appunto) che cadono a picco sul mare, interrotte di tanto in tanto da stretti e profondi valloni, scavati nel morbido tufo dai torrenti che scendono dai Monti Lattari. La Marina Piccola si trova allo sbocco del Vallone dei Mulini. È territorio di grande fascino, la Penisola Sorrentina. Il mito delle sirene evidente-
mente non nasce a caso. Mettiamoci alla prova. Ci si affaccia all’imbrunire alla ringhiera della Villa Comunale. Dabbasso il porto dove siamo approdati. A sinistra, nascosta da Punta Campanella, la magia di Capri. Di fronte Ischia che quasi fagocita senza soluzione di continuità la piccola Procida, la quale a sua volta sembra propaggine estrema dei Campi Flegrei senza che intercorra lingua di mare. Di fronte lo sfavillio delle luci di Napoli, con il suo lungomare e i suoi colli. E poi, sempre volgendo lo sguardo un po’ più a destra, Stabia, le pendici del Vesuvio e, eccolo lì, proprio lui, il Vulcano che si fa
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Da non perdere! Taverna del Capitano Nerano Leggi l'articolo a pagina 174 www.tavernadelcapitano.com
il suo sonnellino e che sempre vigila sul Golfo. Ancora, i Monti Lattari e gli abitati di Vico Equense, Meta, Piano, Sant’Agnello.
Don Alfonso 1890 Sant'Agata Sui Due Golfi Leggi l'articolo a pagina 189 www.donalfonso.com Lo Stuzzichino Sant'Agata Sui Due Golfi Leggi l'articolo a pagina 196 www.ristorantelostuzzichino.it La Torre del Saracino Vico Equense Leggi l'articolo a pagina 200 www.torredelsaracino.it Art Hotel Villa Fiorella Massa Lubrense Leggi l'articolo a pagina 184 www.arthotelvillafiorella.com
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Ecco, ci siamo messi alla prova. Come stiamo a battiti? E come stanno gli occhi? La Penisola Sorrentina è posto buono per vivere le sensazioni che lambiscono l’idea che la vita è magia.
Soggiorno a 5 stelle da Lorelei Londres Anche qui, c’è il posto unico per cenare bene e dormire bene. Scopriremo che quel “bene”, in realtà è un “benissimo”. E allora, da Marina Piccola, “saliamo” e non “scendiamo” come invece usava dire in gergalità oramai dolcemente desueta, al Lorelei Londres Sorrento, cinque stelle. La terrazza panoramica sul Golfo e sul Vesuvio potrebbe da sola già valere la sosta! Magnifiche le suite vista mare.
Al timone della cucina Ciro Sicignano Ed è cena, e che cena, al ristorante Lorelei! Cucina a vista, e quindi godibile agli occhi il daffare laborioso e mai esagitato della brigata governata dal giovane cuoco Ciro Sicignano. Lo chef è di Gragnano (Na), la culla della pasta: Pasta di Gragnano Igp.
Servizio di sala garbato e professionale. Si comincia con amuse bouche atte, nella loro gioiosa godibilità, a trasmettere la cifra della cucina del prode chef
Crudo di gamberi rossi arrostiti , lardo ed intreccio di seppia, crema di fagioli cannellini, e finger lime.
Le sue navigazioni di terra lo hanno condotto nelle cucine di Antonino Cannavacciuolo, Enrico Crippa e Gianfranco Vissani. E l’abbinata di tali maestri, in sintonia con il suo talento, la sua passione e la sua lodevole voglia di accrescere costantemente le sue competenze, hanno portato il Lorelei alla meritata fama di cui oggi gode ed alla meritata stella Michelin. CHeck-in • marzo 2022
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Sicignano. Di sapori eccellenti particolarmente le alici fritte, il babà salato e le montanarine. Sono proposti quattro menu degustazione: “Mano libera” (7 portate a 130 euro); “Sorrento oggi” (4 portate a 80 euro); “L’Orto” (3 portate a 50 euro) e “Lorelei” (5 portate a 95 euro). À la carte, fra gli antipasti, e potrebbe essere davvero un piatto unico “Viaggio nel profondo del mare” con pesce crudo e leggermente marinato. Si prosegue con altri due sontuosi antipasti (meditati assaggi): “Scampi, broccolo romanesco, mozzarella di bufala affumicata e aglio nero” e “Polpo scottato con salsa Ponzu (salsa di soia, aromatizzata con gli agrumi), patate novelle e crocchetta di rafano. Fra i ghiotti primi, la nostra scelta cade sui “Tagliolini di grano duro al tartufo nero e crudo di scampi”, semplicemente squisiti. A seguire due meditati assaggi: i delicati “Raviolini ripieni di cacio e pepe in guazzetto di lupini, tartufi di mare e tè matcha” e gli imperdibili “Cappelletti di pasta bianca con genovese di Gallina Faraona”. E se chiudessimo qui? Eh, no! Ci perderemmo le prelibatezze dei secondi, per non parlare dei dolci! La pregevole portata di pesce è la “Ricciola lardellata in croccante di nocciola e melograno”. La gradita portata di carne è “Agnello con sfoglia di patate e pomodoro arrosto, scarola riccia e yogurt di bufala”. Competente il servizio del va104
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lente sommelier: sempre ben calibrati i vini versati negli appropriati calici.
I dolci di Ferdinando De Simone I dolci sono opera del validissimo Ferdinando De Simone. Prelibatezze assolute il “Cappuccino e acqua di rosa” e la “Crostatina rock con insalatina di frutta e verdurine, latte di bufala e sorbetto alle erbe dei Monti Lattari”. Tutto pressoché perfetto! In Penisola Sorrentina è notorio che l’offerta di ristorazione è di elevata qualità. Ecco, serenamente includiamo “Lorelei” tra le esperienze che il gourmet non deve e non può perdersi! Dolce notte, risveglio con vista sul Golfo e prima colazione in linea con lo standing qualitativo al quale il Lorelei, coccolandoci, ci ha abituati! (www.loreleisorrento.com)
Castagna, cioccolato, tartufo nero e tè affumicato.
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dopo tre giorni di spostamenti via mare, ricordiamo quali: da Monte di Procida a Procida, da Procida a Ischia, da Ischia a Capri e da Capri a Sorrento, cambiamo modalità di trasporto, optiamo per l’auto e da Sorrento, il mare del Golfo tenendocelo sulla mano sinistra, attraversando Sant’Agnello, Piano di Sorrento, Meta di Sorrento e Vico Equense, arriviamo al casello autostradale di Castellammare di Stabia. Di fronte a noi, maestoso e sorridente, quel gigante buono che è il Vesuvio. Ed è proprio nella fascia vesuviana che, in posto unico, pernotteremo e ceneremo. Ed anche qui, non bene ma… benissimo!
Masseria Guida, recupero di grande charme Usciamo al casello di Portici Ercolano e dopo pochi minuti siamo alla Masseria Guida, alle pendici del Vesuvio. Un affascinante D&B (Dinner & Bed). Masseria Guida è struttura di charme nata dal recupero di un antico complesso colonico di fine Ottocento nel Parco Nazionale del Vesuvio. Solo tre le sistemazioni per gli happy few. La suite, proprio nella torre della masseria. Da essa si accede a due terrazzi disposti su due livelli. L’orto circonda la suite e la vista sul Golfo di Napoli è meravigliosa. Le altre due suite sono situate in una zona appartata. Sovrana regna la quiete. CHeck-in • marzo 2022
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E dopo l’aperitivo sulla terrazza con vista sul Golfo, si va a cena. Il cuoco è il napoletano Basilio Avitabile, abilissimo, stante competenza e passione, a rendersi interprete di un’autentica cucina mediterranea scandita dalle stagioni di raccolta dei prodotti della Masseria. Si comincia con un saporito carciofo ripieno di magro di vitello e ricotta di bufala. Il carciofo, inutile dirlo, proviene dall’orto della Masseria. Lo spungillo (pomodorino del Vesuvio) arreca colore e gradita pun-
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ta acidula a una squisita spigola, pescata nel Golfo, scottata con purea di patate e limone, e guarnita con asparagi di mare. Dolce la notte e tonificante il risveglio con doviziosa prima colazione in camera. La Masseria Guida utilizza i prodotti dei suoi orti e dei suoi frutteti. Nasce così “Geppa”: le eccellenze vesuviane in barattolo! Prodotti a metro zero quasi letterale, realizzati con le materie prime coltivate negli orti e nei frutteti della tenuta agricola, raccolte e lavorate a mano con cura
e attenzione onde preservare intatti i profumi e i valori organolettici. «Ho sempre desiderato far conoscere ai clienti i tesori che crescono in questo fazzoletto di terra vulcanica - ci dice la patronne Nunzia Perrot - Abbiamo cominciato con la cucina del ristorante di Masseria Guida dove proponiamo menu stagionali realizzati con ortaggi e verdure coltivate nei nostri appezzamenti e con la Linea Geppa ci siamo spinti oltre. Mettendo in barattolo i frutti del nostro lavoro possiamo, infatti, condividerli con un pubblico sempre più ampio. Promuovere i tesori e le tipicità di questa terra generosa è diventata la nostra missione». Tra le specialità della Linea Gemma, imperdibili gli spungilli, nobile varietà di pomodorino che cresce sul crinale del Vesuvio, caratterizzati dalla tipica forma a pizzo e da una polpa dolce e sapida. Una volta maturo questo pomodoro viene colto in piccoli grappoli che, appesi “a mo’ di collana” intorno ad un filo, vanno a formare il tradizionale piennolo campano.
Pregevole anche la linea di distillati della casa: una collezione di liquori disponibili nei gusti cherry, liquirizia e agrumi. (www.masseriaguida.com)
Pasticceria Celestina, la dolcezza di Nancy Sannino Nel ripartire, laddove la destinazione sarà Napoli, effettuiamo due soste gourmet, la prima con focus sui dolci e la seconda con focus sui vini. Ci spostiamo da Ercolano a Pollena Trocchia per concederci ghiotte dolci esperienze alla Pasticceria Celestina, di cui è patronne la “dolce” Nancy Sannino, giovanissima pasticcera che a Parigi ha appreso l’arte della pâtisserie d’Oltralpe. L’ambiente è molto curato, piacevoli i suoi colori pastello, evidente la grande attenzione per l’estetica. Davvero sembra di essere a Parigi, Sono ottimi tutti i suoi dolci di tradizione francese: Paris-Brest, macaron, pain au chocolat, croissant. (www.celestinapasticceria.it)
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Tenuta Augustea, i vini del Vesuvio E adesso altro breve tragitto da Pollena Trocchia a Somma Vesuviana. Andiamo a visitare la Tenuta Augustea, di cui è titolare la famiglia Nocerino. La cantina si trova in prossimità del vulcano Somma, rinomato per la sua ricca biodiversità. In questo lembo vesuviano si estende il vigneto più alto, vigna Madonna della Gavete, che prende il nome dall’omonima sorgente naturale situata nelle adiacenze, a circa 500 metri di altitudine. Fu Vincenzo Nocerino detto Scatena, nonno dell’at-
Da non perdere! Ristorante President Pompei Leggi l'articolo a pagina 206 www.ristorantepresident.it 110
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tuale patron Marco Vincenzo, a credere per primo nelle potenzialità vitivinicole dell’uva Catalanesca, che ha in questo terroir vesuviano la sua vocazione. Oltre alla catalanesca, in Tenuta Augustea ci sono anche vigneti di uva Caprettone e di uva Piedirosso. Ed è proprio da Piedirosso in purezza coltivato nel Parco nazionale del Vesuvio, che nasce il Casamale, vinificato in vasche di acciaio. «Nell’ultimo decennio l’attenzione verso i vini del Vesuvio e i suoi vitigni si è molto rafforzata, grazie anche al territorio unico da cui provengono - ci racconta il patron Marco - Esportiamo in America, in Francia e in Germania, ottenendo riscontri positivi dai nostri clienti. Siamo presenti anche sul mercato domestico». (www.tenutaaugustea.it) Il Vesuvio non ha smesso un attimo di tenerci benevolmente d’occhio e costantemente ci ha trasmesso la sua benefica energia.
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50kalò | Ortolana
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alle falde del Vesuvio provenienti, magari scientemente evitando l’autostrada onde percorrere il Miglio d’Oro che in epoca borbonica identificava la distanza, da percorrere in carrozza, tra il Palazzo Reale di Napoli e il Palazzo Reale di Portici. E così procedendo nella direzione da Portici a Napoli, ben consapevoli che il tempo di percorrenza, a causa del traffico, potrebbe dilatarsi fino al cosiddetto passo d’uomo, arriviamo nei pressi di Piazza del Plebiscito. Da qui ci affacciamo sul lungomare che, mare sulla mano sinistra, percorriamo fino a Mergellina. Sosta non breve al Borgo Marinari con visita non frettolosa al Castel dell’Ovo, dalle cui terrazze
ammiriamo la città. Costeggiamo la Villa Comunale, attraversando la quale, teniamolo a mente (!) siamo alla Riviera di Chiaia. Ci teniamo sul lungomare, sempre il mare a sinistra ed arriviamo all’incantevole Mergellina: pittoresca e variopinta. Mercatino del pesce, con pescato a miglio marino… 4! Pesce vivo, acquisti vivaci con contrattazioni spettacolari in perenne giuoco delle parti tra venditore e acquirente.
B&B 50 Suite e pizze vegetali di Ciro Salvo Nei pressi del maestoso edificio bianco sede del Consolato Usa, si trova il B&B dove alloggiamo: B&B 50 Suite. Il perché del numero 50, ovviamente nulla a CHeck-in • marzo 2022
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che fare con la numerica delle camere, che sono soltanto 6, lo comprendiamo quando assumiamo che questa deliziosa struttura, ricca di fascino, è parte della galassia “made in Mergellina” del prode Ciro Salvo, patron della pizzeria 50 Kalò. Perché un nome apparentemente così strambo per una pizzeria? Chiedetelo a Ciro! Tramonto sul lungomare e pizza da 50 Kalò, avendo prenotato per tempo. Bivalenza di menu e tovaglietta: due in uno. E l’occhio volge verso “La mia proposta vegetale”. Una nuova consapevolezza, una tendenza di consumo in costante crescita e la volontà di soddisfare e supportare scelte e stili di vita emergenti sospingono il patron Ciro Salvo a studiare il nostro dovizioso patrimonio vegetale per sfornare pizze green, sane, sostenibili e di grande gusto. Non vegetariane, non vegane, bensì vegetali: questa la dicitura che preferisce utilizzare Ciro Salvo per le sue nuove pizze. Ci dice: «La mia idea di pizza vegetale ha radici ben solide nella
tradizione del popolo napoletano che è sempre stato un popolo di mangiafoglie. Senza integralismi, voglio dare semplicemente maggiore spazio a questi ingredienti verdi». La prescelta tra le sette è la “Zucca e funghi cardoncelli” con fior di latte di Agerola, crema di zucca, funghi cardoncelli, scaglie di Provolone del Monaco Dop, olio extravergine di oliva Dop delle Colline Salernitane, il Diesis fatto da Torretta. È la lode ai profumi e ai sapori del Mediterraneo. Nel calice, un buon rosato. (www.xn--50kal-yta.it) A circa metà strada tra il B&B e la pizzeria, vi è altro locale di cui è patron Ciro Salvo: 50 Panino. Proposta clou: squisiti hamburger. Imperdibile il Superclassico.
Dalla pizza napoletana alla pizza fritta A Napoli, ci stiamo due giorni. E cosa si fa? Ci “facciamo la pizza” anche il giorno
Fratelli Salvo | La Cosacca foto Angela Sposito
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Antica Friggitoria Masardona La pizza fritta successivo. Sempre da Salvo? Un po’ sì e un po’ no. Nel senso che non è da Ciro Salvo che andiamo, bensì dai suoi due fratelli Francesco e Salvatore, che hanno la loro pizzeria, denominata Pizzeria Salvo alla Riviera di Chiaia. Locale di alto livello, servizio professionale e garbato. Ben fatta la carta dei vini. Francesco e Salvatore sono abili anche nell’ideare e realizzare eventi in cui coinvolgono famosi chef campani. Non si può non cominciare dai fritti, semplicemente invitanti e squisiti. Alcune pizze hanno topping in cui coesistono terra e mare. Resta imperdibile quel capolavoro di pizza che è “La Nostra 4 Formaggi” a cui,
stante il loro suggerimento, si abbina il Vermouth Carlo Alberto Red. (www.pizzeriasalvo.it) E se nel non c’è due senza tre, ci viene voglia della pizza fritta? Nessun problema, a pochi passi, precisamente in Piazza Vittoria, il tempio della pizza fritta napoletana: Antica Friggitoria Masardona. (www.facebook.com/lamasardona) E basta con la pizza! Ma un ristorante dove poter cenare non bene, ma benissimo? Sempre a Piazza Vittoria, angolo Via Calabritto, Terrazza Calabritto. (www.terrazzacalabritto.it) CHeck-in • marzo 2022
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Da non perdere! Aria Restaurant Napoli Leggi l'articolo a pagina 214 www.ariarestaurant.it My Seacret Napoli Leggi l'articolo a pagina 220 www.myseacretnapoli.it Bros And Bun San Giorgio a Cremano Leggi l'articolo a pagina 224 www.brosandbun.it Legrani Napoli Leggi l'articolo a pagina 230 www.legrani.com L’Antiquario Napoli Leggi l'articolo a pagina 234 www.antiquariobar.com Grand Hotel Parker’s Napoli Leggi l'articolo a pagina 238 www.grandhotelparkers.it NH Napoli Panorama Napoli Leggi l'articolo a pagina 244 www.nh-hotels.it I musei di Napoli Leggi l'articolo a pagina 248
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Il Comandante | Caramelle di pasta fresca carmasciano e taccole
A cena dal Comandante E se il desiderio di cenare non bene, ma benissimo ma, giusto per variare, senza rimanere a Piazza Vittoria? Benissimo! Proseguiamo sul lungomare, sempre avendo il mare a destra e arriviamo alla bella Piazza Municipio con il suo Maschio Angioino e il suo porto. Ed ammirare il porto dall’alto, e con il porto tutto il meraviglioso Golfo, è quanto ci accade accedendo al decimo piano dell’elegante albergo Romeo. Qui c’è il ristorante stellato Il Comandante. Si cena e si osserva l’andirivieni delle navi che entrano ed escono dal vivace e maestoso porto di Napoli. Che si fa? Ce lo diamo un grado? Cosa vogliamo essere: Tenente, Ammiraglio o Tutti i Gradi del Comandante? Sono questi i simpatici nomi dei tre menu degustazione di differenti taglie (3, 6 e 8 portate) e prezzo (110, 175 e 200 euro). Lo chef è Salvatore Bianco da Torre Annunziata. Grande esperienza mai vissuta come gabbia, tutt’altro, bensì come trampolino per progredire costante-
mente: idee chiare e grandi guizzi creativi. Ricorrendo alla memoria ed a provvidenziali appunti, segnaliamo quanto è semplicemente imperdibile: il voluttuoso Uovo 65° con mozzarella affumicata e soffice di patate, il Mare a Milano, ovvero un risotto impeccabile che si giova delle contaminazioni campane, il Piccione Petto o Coscia? che come forse si intuisce commuta il melanconico or in estasiante and (insomma, entrambi: Petto e Coscia). Di esemplare correttezza la carta dei vini, doviziosa ma non inutilmente sterminata. Il servizio è professionale ma non algido. (www.romeohotel.it)
Pizzeria 57, come tradizione comanda E se il desiderio dell’ottima pizza ci assalisse quando siamo al Vomero? Nessun problema. Anzi, happy problem. Si tratta di trovare posto, ma pazientando lo si trova comunque, alla Pizzeria 57: denominazione desumibile dal civico della via in CHeck-in • marzo 2022
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cui sorge questa pizzeria in Vico Acitillo. La visione del patron Marco Scopato è riportare a Napoli un tipo di pizzeria che sta scemando in presenze. Una pizzeria accogliente, tradizionale, dal cui forno a legna sortiscono pizze a ruota di carro, ovvero dal diametro considerevole, a prezzi accessibili. Imperdibili, giusto per cominciare, i classici fritti: panzarotti e palle di riso. A seguire, ma come si potrebbe non “comandarlo”, il calzone. Un ripieno che… più ripieno non si
Pizzeria 57 Marinara 118
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può! E il saltimbocca?! Assolutamente da provare! Si chiude con i dolci: angioletti fritti con pistacchio, di lodevole leggerezza. (pizzeria57.business.site) Due giorni a Napoli trascorrono in fretta, sebbene si sia avuta l’accortezza di lasciare l’orologio in camera. Il Giro del Golfo finisce qui. Si va via dal Golfo di Napoli. Ma è il Golfo di Napoli che mai più andrà via da noi.
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Caracòl Gourmet Un tavolo sul mare
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n viaggio nel gusto in un luogo esclusivo? Benvenuti a Caracòl! Il Caracòl è il ristorante una stella Michelin del Cala Moresca di Bacoli (Na), nei Campi Flegrei. Alta cucina, luogo raffinato tra acqua e cielo. Pareti di legno, poltrone di velluto blu, complementi di design, finiture in mogano e wengè, specchi ambra, volta-scultura lignea a forma di conchiglia, che in spagnolo si dice Caracòl, con lucernario dritto sul cielo stellato. Gli ideatori e titolari sono i noti imprenditori Roberto Laringe e Alfredo Gisonno, il cuoco stellato è Angelo Carannante, membro di Euro-Toques, il nuovo direttore è Pino Savoia. A Savoia è stato assegnato il titolo di maître dell’Anno nel 2021 come figura cardine dell’ospitalità e del servizio. Il nuovo General Manager ha lavorato nei più importanti ristoranti d’Italia e del
mondo. Ultima esperienza Cannavacciuolo Bistrot, dall’apertura alla conquista della stella Michelin. Savoia è tornato nella sua Bacoli per cominciare una grande avventura al Cala Moresca e per rilanciare il turismo flegreo.
Atmosfera unica e cucina di eccellenza Laringe e Gisonno dopo tante e importanti esperienze nel settore alberghiero e ristorativo, uniti da una solida amicizia che dura da oltre trent’anni, hanno deciso di aprire il loro ristorante gourmet: venti coperti o poco più, un’atmosfera unica, magica e accogliente, progettato dall’architetto Francesca Maione e la cucina d’eccellenza di Angelo Carannante, esaltata anche dai CHeck-in • marzo 2022
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Pino Savoia, Alfredo Gisonno, Roberto Laringe e Angelo Carannante prodotti e dai sapori del territorio e con un carta di vini che, anche se abbraccia tutte le regioni d’Italia, ha un occhio di riguardo per alcuni eccellenti vitigni dei Campi Flegrei.
Due amici e un sogno che diventa realtà Ma quando è nato il Caracòl? L’idea c’è sempre stata, ma si è concretizzata un giorno in cui Roberto e Alfredo sono andati a Sorbo Serpico (Av) a trovare l’amico cuoco stellato Paolo Barrale nel suo Marennà.
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Cercavano un cuoco gourmet per la seconda cucina del Cala Moresca, quella dedicata alla sala che ospita, non eventi, ma clientela avventizia; e invece oltre al cuoco, suggerito senza indugi da Barrale, hanno individuato, discorrendo con Paolo, una nuovo sito: Caracól, nei locali dell’ex Andreas, un tempo destinati alla ristorazione leggera al servizio della clientela del Cala Moresca, che utilizzava la discesa a mare. Locali mini, piccoli numeri, ma grandissimo appeal in uno scenario da sogno per il primo vero gourmet dei Campi Flegrei. «Il Caracòl e la stella Michelin più volte riconfermata, sono il conseguimento di
un obiettivo - spiega Roberto - sono ricercatezza e ricerca, eleganza ed esclusività, innovazione e tradizione, il naturale completamento dell’offerta alberghiera del Cala Moresca e un plus che eleva in maniera esponenziale il livello del brand e ci consente di intercettare nuovi segmenti di mercato. Caracól è anche un atto d’amore nei confronti di un territorio in cui sono nato e cresciuto sia come uomo che professionalmente, un territorio che amo e che meriterebbe solo iniziative di livello eccelso.
lo diventare anche il mio - spiega Alfredo - con l’idea di creare un luogo esclusivo e unico nel suo genere, dove sentirsi bene come a casa propria. Ci piace l’eccellenza, l’eccezionalità e l’esclusività e pensiamo di aver contribuito in maniera significativa a migliorare l’offerta alberghiera dei Campi Flegrei. Abbiamo risposto alla richiesta di un luogo d’élite, ricercato e riservato, ma di grande appeal. Per questo abbiamo optato per un locale che non potesse contenere più di venti coperti o poco più».
Caracól è anche riconoscenza, un modo per rendere al territorio quanto lo stesso ci ha dato in termini di incomparabili bellezze naturali, paesaggistiche e storiche, che hanno contribuito, non poco, al successo delle nostre aziende. Ritengo, infine, che tale accuratezza, ricerca e raffinatezza che troviamo nel luogo e nei piatti di Angelo e anche al Cala Moresca, diverranno la regola in meno di un decennio e tra qualche anno, forse, ci indurranno a guardare ancora oltre». «Ho abbracciato immediatamente e con entusiasmo il sogno di Roberto, facendo-
«Sono onorato di far parte della famiglia Caracòl e della stima e della fiducia che Roberto e Alfredo hanno riposto in me e con la quale ho vissuto una delle più grandi emozioni della mia vita: l'assegnazione della stella Michelin - dice Carannate - Entrambi sono cultori del cibo, moderni nelle scelte ed è come se mi avessero dato le chiavi del ristorante. Inoltre, mi hanno consentito di tornare a casa, sono per metà puteolano e per metà napoletano. E queste mie origini le trasferisco anche nei piatti che cucino, insieme a una grande sperimentazione». CHeck-in • marzo 2022
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Risotto con succo di cipolla, ostriche e rafano
Cala Moresca, resort dall’anima mediterranea Cala Moresca è il resort di Bacoli. Una struttura ricettiva d’eccellenza, composta da hotel, residence, ristorante, bar, piscina e centro benessere, sale ricevimenti, ristoranti, che si erge su uno dei panorami più belli del mondo: il Golfo di Napoli. Il resort è composto di camere e suite arredate con gusto e stile, per offrire a ogni ospite sistemazioni intime e discrete, dotate di ogni comfort per il benessere e il relax. Parola d’ordine: “welcome”. «Per noi il welcome 124
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- spiegano Roberto Laringe e Alfredo Gisonno - è sinonimo di eccellenza nell’attività recettiva, che rivolgiamo agli ospiti, ai turisti agli sposi, ma è anche valorizzazione del territorio nel suo complesso. Puntiamo sull’accoglienza, i servizi e il turismo enogastronomico che è in continua evoluzione, con nuove mete da scoprire attraverso i prodotti della nostra terra e del nostro mare, sulla cultura e sull’archeologia sommersa, ma soprattutto su un turismo in grado di regalare nuove emozioni, attraverso la condivisione delle straordinarie bellezze paesaggistiche del territorio».
Corallum, i sapori del Mar Mediterraneo Corallum è il ristorante del Cala Moresca che ha nel menu piatti ispirati al Mar Mediterraneo e allo scenario naturale del Golfo. Si pranza e si cena in un luogo esclusivo e raffinato osservando il mare dei Campi Flegrei. Ed ecco che la tradizione del mare, fatta di semplicità, fantasia e passione, si riscopre nei piatti cucinati dell’executive chef Angelo Carannante e dalla sua brigata. Le pietanze sono a base di pesce, dal grande impatto visivo e dal sapore autentico della cucina tradizionale condita di modernità. Una fusione di forme, colori e sapori che rendono indimenticabile il tuo viaggio nel gusto del Cala Moresca. Le ampie vetrate e le terrazze panoramiche del ristorante sono lo scenario giusto per festeggiare cerimonie, matrimoni e feste private in un’atmosfera suggestiva e avvolgente. L’armonia degli ambienti, la struttura minimal chic con le vetrate a picco sul mare,
l’alta cucina che rivisita la tradizione in chiave moderna, hanno reso il Cala Moresca un punto di riferimento e di incontro dei Campi Flegrei. Alla sua guida due noti imprenditori dei Campi Flegrei: Roberto Laringe e Alfredo Gisonno, che hanno cambiato e innovato il modo di fare impresa nel panorama eventi ed ospitalità.
Tocco di mare del Golfo di Pozzuoli Al Cala Moresca il menu è particolare e ricercato. Ogni portata è abbinata a vini di grande pregio selezionati dal sommelier Ciro Sannino. Un viaggio tra piatti di alta cucina, basati sulla tradizione mediterranea, ma che racchiudono estro e contemporaneità. Il tutto condito dall’arte e dalla passione dello, sublimata in composizioni di grande impatto per l’eccellente fusione di colori, forme e sapori. «Il nostro modo di lavorare è sempre proiettato al perfezionamento dei servizi che CHeck-in • marzo 2022
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fa rima con innovazione e differenziazione della nostra offerta - spiega Laringe - parola d’ordine evoluzione continua cercando di anticipare gusti e tendenze e perché no cercando di fare tendenza». «La nostra è una cucina innovativa - spiega Gisonno - che guarda sì alla tradizione partenopea, ma viene rielaborata ogni giorno grazie all’inventiva di Angelo Carannante. Il food è il nostro fiore all’occhiello che coniughiamo con la straordinaria bellezza del paesaggio che ci circonda e un ambiente giovane e versatile che esalta il valore dell’accoglienza». Foto del servizio Luca Bylon
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Caracòl Gourmet | Cala Moresca Via Faro 44 - 80070 Bacoli (Na) Tel 081 5235595 www.calamoresca.it www.caracolgourmet.it
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Crudo Bar
Una “rada” sul mare
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ulla strada tra Lucrino e il centro di Bacoli (Na), c'è Baia - frazione del comune di Bacoli - anticamente Baiae, lussureggiante città romana dove i nobili patrizi solevano passare le loro vacanze, baciati dal sole e godendo delle calde acque termali dai molteplici benefici.
Ritenuta un paradiso per l’ozio, ma anche per la cultura dei letterati e dei fi128
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84379 losofi che qui risiedevano, oggi col suo ampio porto, sta cercando di ritornare a questi antichi fasti, anche grazie ai locali curati e accoglienti che ne fanno un luogo suggestivo. Un'insenatura mirabile, l’atmosfera magica, l’entrata accogliente e il sorriso solare del personale, rendono il “Crudo Bar” di Marcello Santini, membro di Euro-Toques, un luogo da non lasciarsi scappare.
Fettuccine al basilico con colatura di alici e tartare di paranze Il concept del Crudo Bar nasce nel 2015, un format che parte dal Lido Turistico di Miliscola, ma che da dicembre 2018, ha portato sul porto di Baia con il nome di CrudoBar a Baia. Un locale che incarna perfettamente una “rada” come se fosse una piccola insenatura, riparata dall'azione dei venti e dalla violenza delle mareggiate, dove le imbarcazioni possono sostare in sicurezza al riparo dalle correnti.
Quello che il mare offre Raffinato e informale bistrot di mare sulla darsena, propone un menu con prodotti genuini e selezionati; in particolare, la materia ittica segue l’andamento delle stagioni e quello che ogni giorno il mare riesce a regalare. Un locale piccolo ma essenziale, un bancone accogliente dove è possibile sorseggiare un buon calice di vino o un drink realizzato in modo professionale accompagnato da qualche stuzzico o deliziose crudités di mare.
La “mise en place” è minimal, luce e calore sono i protagonisti di questa piccola “rada” sul mare. La proposta gastronomica è autentica e merita di essere letta e successivamente raccontata, per apprendere i segreti del mare, che solo un pescatore di esperienza come Marcello riesce a esporre. Da sempre sensibile e attento alle materie prime locali e stagionali, non disdegna incursioni fuori territorio capaci di arricchire le sue proposte, rendendole golose e ricercate.
Il pesce del mare di Procida Il pescato viene direttamente dai pescatori locali, ricco di una identità profonda, viene pescato lungo la costa dei Campi Flegrei fino a Procida. Capitale italiana della Cultura 2022, Procida è la più piccola e meno conosciuta tra le isole partenopee, che ha conservato quasi inalterata la sua identità mediterranea. Proprio per le sue caratteristiche uniche con le sue casette colorate, è un luogo magico, suggestivo e affascinante che ha ispiraCHeck-in • marzo 2022
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SCATORE CUOCO-PE
Marcello Santini Rappresenta l'icona moderna del cuoco pescatore, eclettico, appassionato e consapevole. Nativo di Bacoli, nelle sue vene scorre il mare, un legame intenso, visto che ha trascorso buona parte della sua adolescenza sulla spiaggia di Miliscola, al Lido Turistico, dove ha cominciato a lavorare e cucinare nell’azienda di famiglia. Un percorso fatto di passione, ma anche di tante esperienze formative. Coscienza e conoscenza del mare, di quello che offre, delle tante specie anche meno nobili e dei singoli habitat. Un viaggio tra passato e presente che si combina nei racconti e nei sapori che ritroviamo nelle sue preparazioni. 130
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Sashimi to poeti, scrittori e maestri del cinema; un’isola di pescatori, dove lungo le sue coste la fauna è ricca e variegata.
di questo piatto, sta creando un problema serio sulla riproduzione dei ricci, oltra a sconvolgere l’ecosistema marino.
Ricchezza spesso trascurata, che Marcello, esperto conoscitore riesce a tenere in considerazione e valorizzare. Come lui stesso spesso racconta: «Mi piace inserire nella mia offerta gastronomica sempre pesci poco presi in considerazione, spesso non venduti come prima scelta, e troppo spesso trascurati rispetto alle più note spigole e orate. Parliamo di cefali, di aguglie, di saraghi, che ultimamente hanno sempre meno mercato. Invece di usare il tonno rosso una valida alternativa è il tonnetto o alletterato o ancora il palamito dalla carne chiara e delicata. Per non parlare dei crostacei, come le cicarelle, il gambero bianco o ancora le mazzancolle, che prendiamo freschissime appena pescate».
Da qui l’idea di proporre ricette che siano in grado di coniugare la semplicità di alcune specie ittiche e la giusta combinazione con ingredienti tali da renderle originali e sostenibili.
Un altro tema che Marcello ama sottolineare riguarda lo spaghetto con il riccio, che è uno dei piatti più richiesti a Procida, per tale motivo l’eccessiva richiesta
Crudo Bar Via Molo di Baia 34 - 80070 Bacoli (Na) Tel 081 3049310 www.crudobar.it CHeck-in • marzo 2022
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Daní Maison
Un giardino “stellato” nel cuore di Ischia 3° Giorno
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Nino Di Costanzo CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO
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a casa come il centro di tutto, tra famiglia e tradizione. Questo e il leitmotiv del Danì Maison, il ristorante 2 stelle Michelin, aperto nel 2016 da Nino Di Costanzo nella vecchia casa di famiglia inerpicata fra i lussureggianti orti ischitani. Un piccolo e romantico salotto con soli sei tavoli, circondati dalla natura lussureggiante e opere d’arte locale, in cui assaggiare i piatti dello chef, capaci di esaltare ogni singolo ingrediente che, pur nella complessità della proposta, deve essere immediatamente riconoscibile. L’esperienza, al Daní Maison, parte dal giardino, disegnato interamente dallo chef. I lavori, in quello che era in precedenza un vigneto, sono iniziati nel 2014, quando lo Nino di Costanzo ancora non aveva idea di voler realizzare il suo ristorante, all’epoca
desiderava semplicemente valorizzare la sua casa. Il Daní Maison nasce, infatti, nella casa di famiglia dello chef dove viveva il nonno, il papà ed è proprio il desiderio di onorare la loro memoria che lo ha portato a realizzare questo progetto. Sono presenti spazi interamente dedicati a spezie ed erbe officinali che vengono adoperate in cucina per la preparazione dei piatti, ma anche per realizzare degli infusi freschi al momento, creando un momento di interazione molto bello con gli ospiti del ristorante che, sovente, si divertono a raccogliere di persona le erbe dal giardino. Anche il progetto del ristorante è dello chef, e nasce dal principio per cui l’ambiente deve servire a veicolare l’esperienCHeck-in • marzo 2022
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Branzino
za. Per questo è ricco di arte e riferimenti alla cultura e alla tradizione campana, rappresentati magistralmente dall’artista Lello Esposito: il di-segno di un Uomo Casa; corni, cavalli, vulcani, sirene, galli e uova, icone di buon augurio e di energia vitale; piccole sculture per abitare piccoli spazi, grandi sculture per popolare il verde giardino (alberi d’arte con Uova sospese, Totem di Maschere e Vulcani); Pulcinella e San Gennaro presenze amichevoli che come moderni numi tutelari guardano
Pasta e patate
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e accolgono visitatori da tutto il mondo. Simboli di una tradizione che continuamente si rinnova, per “abitare” e raccontare nuove esperienze.
Solo 6 i tavoli per un’esperienza unica La struttura è molto intima, minimal, giocata sui toni del bianco e del cioccolato. Conta appena sei tavoli, per un massimo di
sedici coperti. L’intento è di realizzare per ognuno degli ospiti del Daní Maison un abito su misura che gli consenta di vivere esattamente l’esperienza che desidera; un ambiente confortevole dove possano sentirsi a casa liberi da costrizioni ed eccessivi formalismi, pur garantendo loro un servizio attento e pronto a soddisfare qualsiasi esigenza.
segreti del mestiere. Tappe fondamentali di avvicinamento alla maturazione dello stile che oggi ispira la sua proposta culinaria: creazioni cariche di forti emozioni, trasmettono amore e passione. E in effetti c’è amore e c’è passione in tutto ciò che fa. Sentimenti che lo ispirano quando giorno per giorno sceglie personalmente le materie prime, quando in cucina crea mettendosi nei panni dell’ospite, quando elabora combinazioni e composizioni che sappiano esaltare i prodotti della sua terra. Salvaguardare i prodotti del territorio, le sue ricette storiche lo rendono orgoglioso del lavoro che svolge soprattutto quando riesce a reinterpretarle assecondando la sua personalità.
Pomodoro
Ogni piccolo dettaglio viene curato per costruire un viaggio nel gusto tecnicamente ricercato, capace di suscitare emozioni e ricordi. Ogni ospite ha a sua disposizione due tavoli: uno all’esterno per l’aperitivo ed eventualmente il post dessert e uno all’interno per il pranzo o la cena.
Lo chef Nino di Costanzo si diploma chef di cucina all’Istituto alberghiero di Ischia (Na) nel 1988 e subito si mette in cammino sulle strade del mondo alla ricerca della maturazione professionale. Esperienze straordinarie che lo portano al Four Seasons di Los Angeles e all’Eden di Roma passando per Francia, Canada e Stati Uniti, Belgio e Inghilterra, Spagna e Svizzera. Sempre al fianco di cuochi importanti per carpirne i
Ristorante Daní Maison Via Montetignuso 4 - 80077 Ischia (Na) Tel 081 993190 www.danimaison.it CHeck-in • marzo 2022
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La Madonnina Boutique Hotel
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na piccola baia con spiaggia privata accessibile solo agli ospiti dell’hotel, una fonte di acqua calda che sgorga dalla roccia, camere, ristorante e spa sul mare: La Madonnina, sull’Isola di Ischia, è un piccolo boutique hotel indipendente, luogo perfetto per una vacanza tranquilla e lontano dalla folla. Un’oasi privata nel comune di Casamicciola Terme (Na), la cittadina sul versante settentrionale dell’isola rinomata per la ricchezza delle sue sorgenti di acqua termale. A rendere unico e speciale La Madonnina è la sua posizione, appartata ed esclusiva: le 21 camere, il ristorante, la spa con palestra, i giardini si affacciano su un piccolo arenile attrezzato con postazioni distanziate e un elegante solarium in tek. Dalle
scogliere a pelo d’acqua sgorga una fonte naturale di acqua calda (37/40°): sono acque salso-bromo-iodiche, note per le proprietà antinfiammatorie, antisettiche e stimolanti del sistema immunitario.
Momento, ristorante con terrazza sul mare La terrazza principale ospita i tavoli del ristorante Momento, aperto solo di sera e guidato dal cuoco Giuseppe Castagna, giovane e di talento, autore di una cucina di chiara ispirazione mediterranea e ischitana, ma al tempo stesso creativa e contemporanea. L’odore del mare e i colori della natura tipica di Ischia saranno, infatti, il giusto CHeck-in • marzo 2022
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companatico alla colazione e alla cena degli ospiti dell’hotel. La colazione a buffet è servita nella terrazza coperta con un’ampia scelta di bibite, caffetteria, dolci fatti in casa, salumi tagliati al momento. La cena in sala prevede una cucina tipicamente locale. Molto curata la carta dei vini. A richiesta prodotti per celiaci.
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Ventuno camere e accesso privato al mare Le 21 camere sono tutte dotate di terrazza privata, caratterizzate dalle tradizionali maioliche dipinte e da colori e motivi mediterranei. Al mare si accede a piedi o con ascensore diretto dall’albergo. L’ac-
coglienza è curata direttamente dalla famiglia De Cristofaro che da oltre dieci anni cura questo piccolo gioiello di ospitalità. La fonte di acqua calda che sgorga dal mare è un vero dono della natura. Ombrelloni, sedie e lettini sono appositamente sistemati sull’ampia pedana solarium perché gli ospiti possano rilassarsi in totale tranquillità. Se vien voglia di qualcosa di buono, il caratteristico bar e il ristorante offre una cucina fresca e tipicamente ischitana per un pranzo veloce e pied dans l’eau: bevande, stuzzichini e caffetteria, ma anche una ricca carta di menu per un pranzo leggero e gustoso con servizio ai tavoli o direttamente sotto l’ombrellone. In quest’angolo di paradiso si vive anche la magia delle serate ischitane in riva al mare, gustando golosi stuzzichini e un buon aperitivo. La spiaggia è raggiungibile solo dall’albergo a piedi o in ascensore.
Hotel La Madonnina Via Salvatore Girardi 8 - 80074 Casamicciola Terme (Na), Ischia Tel 081 3330170 www.hotellamadonnina.it CHeck-in • marzo 2022
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3° Giorno
Botania Relais & Spa
Il giardino di Ischia CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO
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n giardino mediterraneo nel cuore di Ischia: ecco il Botania Relais & Spa. L’hotel sorge a soli 500 metri dal centro di Lacco Ameno (Na) e a 350 metri dalla splendida Baia di San Montano e dal parco termale Negombo, raggiungibili attraverso un comodo sentiero interno oppure mediante il servizio navetta gratuito a disposizione degli
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ospiti. È un albergo diffuso riservato ai soli adulti e composto da dieci dimore di colore bianco in tipica architettura locale, meravigliosamente dislocate in un parco-giardino di tre ettari, ricco di macchia mediterranea e piante autoctone. In armonia con lo stile delle dimore, a bordo piscina troviamo il ristorante Il Corbezzolo con la sua bellissima terrazza circondata dal verde dove lo chef Tommaso Luongo in una atmosfera luminosamente mediterranea propone, dall’an-
Tortello di farina di riso ripieno di lenticchie e asparagi di mare
tipasto al dessert, un viaggio attraverso le tradizioni ischitane, miscelando sapientemente i colori e i sapori dei migliori ingredienti locali. Grande rispetto delle materie prime e pesce proveniente dal mare. Anche la prima colazione ricalca le tradizioni dell’isola, dolci e lievitati preparati con farine provenienti da piccoli mulini, marmellate e mieli prodotti sull’isola. Succhi di frutta e verdure e centrifugati freschi, angolo del salato, con formaggi e affettati tipici; il pane fresco e fragrante, a base di lievito madre, e la pizza vengono cotti nel tradizionale forno a legna.
Il Mirto, il ristorante vegetariano Il Mirto è il ristorante vegetariano, tipicamente elegante e conviviale, dove gustare deliziosi piatti a base di verdure e ortaggi che seguono, rigorosamente,
Il Mirto
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Il ristorante Nonna Marì l’alternanza delle stagioni. Tutto ruota attorno al raccolto del giorno, colto dai contadini e utilizzato freschissimo in cucina.
Domeniche da nonna al Nonna Marì Nonna Marì, posizionato sulla cima del bosco interno al relais, è, invece, un luogo dove è possibile rivivere la tradizione della domenica ischitana in famiglia dove era la nonna a preparare gli squisiti piatti della tradizione come il coniglio, le polpette o i più usuali maccaroni al ragù.
Drink in grotta Gustare un drink seduti al bancone o comodamente rilassati sulle eleganti pol142
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troncine del Bar La Grotta è un’esperienza fantastica: il locale è situato in una grotta naturale ed è l’ideale per momenti di relax, accompagnati da un buon bicchiere di vino e da deliziose stuzzicherie. Un’atmosfera suggestiva, un arredamento ricercato ma allo stesso tempo sobrio renderà l'aperitivo unico! Scavato nella pietra tufacea, crea un’atmosfera perfetta per gustare un piacevole cocktail o un amaro dopo cena.
All’ombra delle pagliarelle L’Iris Bar è il luogo ideale per chi desidera sorseggiare un drink rinfrescante a due passi dalla piscina esterna e dal parco. Sia durante la giornata sia di sera, all’ombra di un bel pergolato, ci si rilassa
La Garden Spa con cocktail dissetanti e frullati accompagnati da leggeri e squisiti spuntini. La serra è un ambiente squisitamente coloniale e rilassante dove soffermarsi per sfogliare uno dei numerosi libri a disposizione o semplicemente per rilassarsi godendo della natura circostante.
menu massaggi: anti aging viso/corpo, rituali a base di erbe ed estratti di piante. Senza dimenticare il programma dimagrimento.
La Garden Spa a tutto benessere nella natura Ischia si sa fa rima con benessere, e il Botania non è da meno grazie alla Garden Spa: un viaggio nel benessere attraverso la piscina a 35° con vari tipi di idromassaggio, compreso quello benefico ai piedi, la piscina a 32° e poi ancora la doccia cromatica, il bagno di vapore in grotta naturale e la palestra. Ampio il
Botania Relais & Spa Via Provinciale Lacco 284 - 80075 Forio (Na), Isola d'Ischia Tel 081 997978 www.botaniarelais.com CHeck-in • marzo 2022
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La magia di Capri in una casa 4° Giorno
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Benvenuti all’Hotel Punta Tragara CHeck-in • marzo 2022
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dell’hotel che ad oggi rappresenta, il gioiello di famiglia della Manfredi Fine Hotels Collection, e un punto di riferimento per l’hôtellerie di alta gamma italiana.
L’incanto del Mediterraneo, il potere rigenerante della natura, la raffinatezza e la grande ospitalità caprese sono i caratteri distintivi, non solo dell’isola, ma anche
La dimora della famiglia Manfredi, ad oggi è un hotel cinque stelle lusso affiliato a Small Luxury Hotels of the World, una vera perla custodita e racchiusa tra il blu del mare e l’azzurro del cielo. Un luogo del vivere e del benessere situato in posizione dominante sul mare e lo spet-
n sogno nel sogno: i colori, i sapori, i profumi e lo stile dell’isola di Capri (Na), da sempre considerata sinonimo di bellezza italiana, vivono e animano un luogo unico, uno tra gli hotel più entusiasmanti e identitarii dell’isola, il Punta Tragara.
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tacolo dei Faraglioni, le tre rocce emerse più famose del mare nostrum. Dagli ampi terrazzi lo sguardo viene rapito, non solo dal mare ma anche dall’incantevole Marina Piccola e l’elegante natura dell’isola, dalle prime luci dell’alba, che accarezzano il mare, alla quiete romantica del tramonto offre ai suoi ospiti un susseguirsi di scenari emozionatati che lasciano un ricordo indelebile.
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cia, una filiazione dell’isola, un fenomeno vegetale, quasi un lichene cresciuto sul fianco di Capri».
Una storia antica e preziosa
A realizzare il progetto è il celebre designer e artista svizzero Le Corbusier. La “Stracasa” dell’ingegnere, come lui stesso la chiama, prende forma, vita, quasi fosse parte integrante della quinta naturalistica che la accoglie e la eleva, fino in alto, nel punto dove domina su tutto, sulla roccia, sulla natura, sulla distesa blu cobalto del mare.
Tornando indietro nel tempo, l’Hotel Punta Tragara nasce come incantevole dimora a picco sul mare, con vista sui Faraglioni. È il 1920 quando l’ingegnere lombardo Enrico Vismara sceglie Punta Tragara per costruire la sua villa, che descrive su Domus come «una fioritura architettonica, un’emanazione della roc-
Negli anni Punta Tragara cambia anima, da villa privata divenne quartier generale del Comando americano durante la Seconda Guerra Mondiale e accolse ospiti illustri come Winston Churchill e Dwight D. Eisenhower, fino a quando nel 1968 viene acquistata dal Conte Manfredi e trasformata in lussuoso hotel.
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Come a casa Un hotel in cui “lo stile di casa”, deriva dalla famiglia Manfredi e significa eleganza senza tempo, attraverso la capacità unica di percepire la naturale vocazione di un’isola e interpretarla con personalità e professionalità secondo la migliore tradizione e sotto l’occhio vigile di Goffredo e Leonardo Manfredi Ceglia. Nella splendida villa in cui un tempo il conte e la contessa Manfredi trascorrevano incantevoli estati in compagnia della famiglia, amici e personaggi della vita mondana internazionale oggi si riconosce la più autentica ospitalità italiana attraverso la declinazione contemporanea di ciò che viene considerato il gusto per il bello. L’Hotel Punta Tragara è un punto di riferimento in quanto icona di un’isola e destinazione privilegiata per la clientela internazionale. Caratteristiche fondanti dello stile Man-
fredi Fine Hotels Collection sono la cura per l’arredo e il culto del design e anche in questo l’Hotel Punta Tragara si distingue nel panorama nazionale grazie ai suoi ricercati ambienti arredati con pezzi d’antiquariato, elementi di design contemporaneo e numerose opere d’arte moderna.
Quarantatré camere, due ristoranti e spa Ad accomunare le 43 camere e suites, tutte diverse l’una dall’altra, è la vista stupefacente sul panorama che si apre e corre dalla rigogliosa natura caprese fino ai colori e le onde del mare. La bellezza del paesaggio ritorna più che mai nei nomi delle suites, dedicate agli emblemi dell’isola: Certosa, Monacone, Art Suite e ancora Tragara, Faraglione e senza dimenticare la lussuosa Pentahouse. CHeck-in • marzo 2022
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In un hotel simbolo del bienvivre contemporaneo non poteva mancare un progetto di ristorazione dedicato all’alta cucina come quello di Le Monzù che insignito della prestigiosa stella Michelin, sotto la sapiente guida dell’executive chef Luigi Lionetti, rappresenta la fusione più autentica della gran tradizione italiana con l’avanguardia del food europeo. A due passi dalla Piazzetta di Capri troviamo anche il Ristorante stellato Mammà con il suo menu a la carte basato sulla stagionalità e i numerosi prodotti locali che completa l’offerta gourmet dell’hotel e offre la possibilità di un percorso entusiasmante attraverso la cucina caprese.
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L’Hotel Punta Tragara dispone inoltre di due scenografiche piscine immerse negli scenari dell’isola e di un esclusivo Gin Club & American bar Monzù, curato dal bartender Daniele Chirico, capace di accompagnare i momenti magici che vivrete al tramonto o dopo cena. La moderna wellness area, Gili Beauty & SPA e l’Hair Saloon gestito dal giovane ed eclettico Filippo Narducci rappresentano l’ennesimo segno distintivo del micro mondo dell’Hotel Punta Tragara, sia come destinazione turistica privilegiata sia in qualità di luogo fortemente identitario di un’isola vocata da sempre al benessere.
Le Monzù, il gusto intenso del Mediterraneo Sapori genuini e al contempo ricercati vengono valorizzati dalla tecnica del talentuoso executive chef Luigi Lionetti e proposti in un menu che conquista i palati con la naturale eleganza dei dettagli più autentici. Dal momento della colazione alla cena il Ristorante Le Monzù, fregiato di una stella Michelin, emoziona gli ospiti e gli esterni, con tecniche raffinate e una quasi maniacale attenzione per i prodotti. Il nome “le monzù” è una deformazione del francese “monsieur” che è l’appellativo con cui in passato veniva apostrofato il cuoco nelle famiglie dell’aristocrazia napoletana.
Cappelletti di Parmigiano vacche rosse con astice e tartufo nero estivo
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Ispirato alla tradizione culinaria mediterranea e progettato in collaborazione con lo chef partenopeo più riconoscibile d’Italia, Gennaro Esposito, questo luogo, premiato con una stella dalla prestigiosa Guida Rossa, rappresenta la massima espressione di contatto con la tradizione gastronomica caprese grazie alla selezione di prodotti freschi che quotidianamente i pescatori del posto consegnano in cucina insieme alle verdure coltivate dagli agricoltori di Anacapri (Na).
comparabile vista sul Golfo di Napoli e sulla piazzetta di Capri, rappresentano un’esperienza che va dritta il cuore e conquista il palato degli ospiti. La carta dei vini offre un’ampia scelta di etichette del territorio campano, senza trascurare i migliori terroir italiani e francesi garantendo un percorso entusiasmante, in linea con la grande ospitalità di un luogo iconico come Capri. Il ristorante può ospitare sino a 65 coperti.
Nel più grande rispetto dello stile partenopeo riservato all’alta cucina, Mammà, e il suo cuoco Raffaele Amitrano, accolgono ospiti da tutto il mondo convinti che una grande esperienza a tavola non può che trarre ispirazione dal luogo e dalle grandi materie prime a disposizione, pur seguendo le nuove tendenze. Lo sguardo attento del personale di sala coniugato a un design semplice e avvolgente, che dialoga perfettamente con l’ambiente dell’isola, e un terrazzo dall’in150
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Hotel Punta Tragara Via Tragara 57 - 80073 Capri (Na) Tel 081 8370844 www.manfredihotels.com
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Capri Palace
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Arte, ospitalità e cucina stellata in un luogo unico CHeck-in • marzo 2022
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e una volta sbarcati sul molo di Capri (Na) pensate di essere giunti a destinazione, quando si oltrepassa la soglia del Capri Palace, sembra che il vero viaggio inizi lì, in quel preciso momento. Si trova ad Anacapri, la parte più elevata dell’isola, il luogo dove si avverte ancora il sapore di Capri nella sua completezza e dove tutto risulta più autentico. È qui per intenderci che gli artisti nel tardo Settecento venivano a ispirarsi per creare poi il capitale artistico di Napoli. Il check-in è il passaporto per entrare in una dimensione dove arte e ospitalità sono dolcemente assimilati: dalla scultura installazione di Arnaldo Pomodoro, che richiama il sapore di un fondale marino con un grandissimo osso di seppia
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84430 che costeggia la piscina di 40 metri. L’opera inizia all’entrata e lascia intravvedere la vasca trasparente con il mosaico di Velasco Vitali. Prosegue poi fino a giungere all’elmo di Mimmo Paladino. Accanto al banco della reception, separata dagli uffici da una grata un tempo appartenuta a un monastero di clausura del 1600, c’è un dipinto di Giorgio De Chirico. Le camere sono 69, per lo più diverse fra loro e con un’ispirazione artistica o cinematografica. Ci sono le nuovissime Capritouch, dove si respira il sapore del Mediterraneo, la suite presidenziale dedicata a Gwyneth Paltrow, e poi le “bomboniere” ispirate a Maria Callas, Audrey Hepburn e Marylin Monroe. Le camere artistiche sono quelle che hanno le pisci-
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ne e i mosaici dedicati ad Andy Warhol e René Magritte oppure completamente arredate con copie di disegni di Mirò.
data dal professor Francesco Canonaco, in una settimana risolvono moltissime problematiche concentrate dalla cintura in giù. Fantastici anche i trattamenti anti-age.
Ristorazione d’eccellenza E poi c’è il cibo, delizioso, generoso, portentoso. Molti “oso” non bastano per raccontare l’esperienza gastronomica del Capri Palace che trova la sua sublime espressione a L’Olivo, il ristorante due stelle Michelin guidato da Andrea Migliaccio (membro di Euro-Toques) come executive chef e Riccardo Valore in qualità di resident. A Il Riccio, accanto alla Grotta Azzurra, la cucina è più smart casual (eccellenti i crudi di mare). Delizioso anche il menu proposto alla spa dove si può tornare sottili ma senza patire la fame. Alla Scuola delle Gambe, gui-
L’hotel: ieri, oggi e domani Il Capri Palace è un hotel unico, anzi è una destinazione a sé perché nasce da un sogno, o meglio da una visione. La visione di Tonino Cacace che a 23 anni lo eredita dal padre insieme alla boutique Mariorita. All’epoca si chiama Europa Palace e Anacapri non era considerata la destinazione understatement e tremendamente chic che è oggi. Restava un angolo dell’isola vera in cui andavano gli artisti già dal 1700 e dove un tempo risiedeva Tiberio all’epoca dei romani, ma era un po’ spettinata e troppo realistica per entrare nella cartoli-
Andrea Migliaccio
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na classica di Capri di allora che era tutto bling bling e piazzetta. Il primo progetto dell’hotel fu firmato da Gianfranco Frattini nel 1961, un architetto milanese allievo di Gio Ponti. Era stato presentato al padre di Tonino dall’imprenditore del mobile Cesare Cassina, mentre Frattini lavorava con Ponti al Royal di Napoli e quell’albergo ad Anacapri sembrava essere una splendida opportunità per il giovane progettista. Frattini aveva grandi idee, rivoluzionarie addirittura, e aveva dato alla struttura un quid completamente innovativo. Aveva concepito la piscina, che ancora esiste, come una vasca completamente trasparente e ideato una hall con il soffitto basso e scuro che dava l’impressione davvero di essere a Milano più che nel mezzo del golfo di Napoli. Cacace giovane si trova alle prese con un luogo completamente estraneo, lui che aveva studiato liceo classico, legge e ancora poi filosofia. Decide allora di ribaltare la situazione. Con coraggio, con una visione.
Immersione totale nell’arte Immagina un’Anacapri come quintessenza dell’esperienza vera, immagina un luogo dove l’arte possa dialogare con l’ospite, con disinvoltura, immagina uno spazio dedito all’accoglienza unico. E così accade. E oggi quando si arriva al Capri Palace, subito ci si imbatte in un’opera monumentale che sembra un fondale marino come un Atlantide in vetroresina firmata da Arnaldo Pomodoro. Lunga 40 metri, è stata trasportata a pezzi di notte con i camion e poi montata in un'unica unità destinata a restare lì per i posteri. Costeggia la piscina che lascia intravvedere ogni tanto, una vasca trasparente con un fondale a mosaico di Velasco Vitali. Appena pochi attimi prima di entrare nell’edificio principale dell’albergo c’ è l’elmo di Mimmo Paladino, che precedentemente era ospitato a Castel dell’Ovo. Ancora qualche passo e ci si imbatte in Ettore CHeck-in • marzo 2022
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e Andromaca, un dipinto di Giorgio De Chirico del 1960, uno dei primi grandi arrivi artistici all’hotel. È un’emozione avere una tela tanto iconica a portata di mano. Un grande quadro di Allen Jones che raffigura il manichino di una donna in abiti succinti mentre esce dalla tela, sovrasta il bancone in vetro resina del bar, le colonne panciute della hall rassicurano sul livello di voluttuosa certezza che si vivrà durante la vacanza, l’installazione/barca con le due prue tipica della Grotta Azzurra per entrare e uscire senza doversi girare, è un’opera di Fabrizio Plessi intitolata Azzurra. L’artista per renderla più caprese ha aggiunto un video girato all’interno con l’acqua che scorre.
Il cibo stellare Sono diverse le esperienze gastronomiche imperdibili al Capri Palace. La colazione inizia con un tripudio di frutta, di pasticceria leggerissima della tradizione partenopea (vietato partire senza aver
assaggiato le sfogliatelle) e di buonissimo caffè. Poi si prosegue verso le stelle. Sono due quelle che la guida Michelin ha dato al ristorante L’Olivo nel 2011, unico sull’isola. Andrea Migliaccio, classe 1980, dopo aver girato le più grandi tavole del mondo, dal Plaza Athenée a Parigi con Alain Ducasse, all’Espadon del Ritz con Michael Roth fino al Pellicano con Antonio Guida e al Badrutt’s Palace a Sankt Moritz, oggi dirige in qualità di executive chef i ristoranti del Capri Palace con la disinvoltura del fuoriclasse. I suoi tagliolini al limone con burrata, gamberi rossi e asparagi di mare traducono sul palato l’armonia perfetta, così come gli scampi scottati con ciliegie, yogurt, lime e caviale. L’ingrediente è al centro, l’interpretazione del resident chef Salvatore Elefante è magistrale, non si auto celebra, solo il sapore è protagonista. E il gusto trionfa anche a Il Riccio, il ristorante pieds dans l’eau accanto alla
L'Olivo
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LE CAMERE
A ciascuno la sua Sono 69 le camere al Capri Palace divise in diciotto tipologie. Le più nuove si chiamano Capri Touch, sono bianchissime con qualche tocco di azzurro, eleganti, luminose e molto accoglienti. L’aspetto invitante e soffice del letto candido con le lenzuola di lino per coccolare il sonno e i sogni, i libri come se fossimo a casa, i piccoli soprammobili a forma di corallo, le piastrelle capresi a lisca di pesce o a scacchiera, la freschezza a cui si aspira d’estate quando fa caldissimo, è tutta qui. Nella Magritte Suite e nella Warhol, suite con giardino, ci sono le piscine private con i mosaici che richiamano le opere degli artisti. La presidenziale Paltrow all’ultimo piano dell’albergo in omaggio all’attrice americana Gwyneth Paltrow, misura 150 metri quadrati e ha una piscina privata con vista sull’intero golfo. La Monroe porta a rivivere il mito di Marylin con foto della diva e da Audrey Hepburn trionfa Breakfast at Tiffany’s. CHeck-in • marzo 2022
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Il Riccio Grotta Azzurra. Diretto dal resident chef Salvatore Elefante (membro di Euro-Toques), ha un ambiente più informale nei brillanti colori del bianco e del turchese e offre un’esperienza gastronomica più disimpegnata anche se sublime. Il Plateau Royal, trionfo di tartufi, ostriche perle noire, Gillardeau, vongole, scampi, salmone, tonno, ricciola, seppie e gamberi, è come una nuotata memorabile nel gusto del Mediterraneo. Superlativa l’insalata di granchio reale con verdure all’agrodolce, maionese allo zafferano e finocchi di mare, così gli gnocchetti sardi con calamaretti spillo, patate e basilico. Il pasto si conclude con una visita a La Stanza delle Tentazioni, dove tra maioliche capresi si possono assaggiare tutti i dolci possibili della tradizione partenopea e non solo: babà al rum, biscottini alle mandorle, crostate, sfogliatelle... Se poi viene fame, durante la giornata c’è anche il Bistrot Ragù che propone pizze 158
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eccellenti, bottoni capresi (ravioli ripieni di ricotta e pomodoro). Resta un punto fermo l’aperitivo, al tramonto, sulla terrazza magari con un gin & tonic, visto che il Bar degli Artisti ne ha una collezione di 210, probabilmente la più importante d’Europa.
La Capri Medical Spa e il suo trattamento brevettato Il professor Francesco Canonaco, direttore sanitario della Capri Medical Spa ebbe l’intuizione giusta. La sua riflessione: al di là dei classici inestetismi che affliggono la linea delle donne, il problema principale, ancora prima della cellulite, sono le vene varicose e i piccoli capillari che «spengono» la pelle tracciando un’ombra scura sull’epidermide. «Come pediatra, osservavo inoltre che le neo mamme avevano, a causa degli ormoni circolanti, problemi di ritenzione idrica», spiega. E così mentre la scienza e la medicina estetica si focalizzavano sulla lipolisi, Ca-
Capri Medical Spa nonaco mette a punto un metodo unico al mondo brevettato: la terapia per curare questi inestetismi utilizzando diverse temperature da 40 a 18 gradi, fanghi, bendaggi freddi e il veicolare di certe sostanze vegetali dall’azione isotonica come escina, ginkgo biloba, caffeina - e di certi minerali - come magnesio, potassio - oppure metalli, come il litio dall’azione astringente e dilatante. Negli anni ’90, quando solo Ischia era conosciuta come meta di benessere e a Capri ci si andava per moda, la sua terapia di bellezza, che battezzò Scuola delle Gambe, fece subito furore. Soprattutto dopo che arrivò Julia Roberts come paziente, allora nel pieno della sua carriera, ai tempi di Pretty Woman per intenderci. «Aveva sentito parlare di questo metodo mentre si trovava al Festival del Cinema di Cannes e rimase da noi una settimana» dichiara Canonaco. Da allora il successo è planetario fino alla consacrazione da parte del Condé Nast Traveller Usa che indica il Capri Palace come miglior CHeck-in • marzo 2022
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Medical Spa al mondo nel 2005. E in effetti, in sette giorni, possono avvenire dei quasi miracoli, si corregge anche la postura, si segue una dieta non punitiva ma detox e migliora il metabolismo. Con il programma “Rational Nutrition - Metabolic Response” si perde peso in modo definitivo e senza particolare sofferenza visto il menu del centro benessere, gustoso e leggero allo stesso tempo.
fondità delle rughe. La Spa lavora inoltre con partner come Biologique Recherche Paris conosciuto per il suo approccio basato sull’elevata concentrazione di principi attivi vegetali, ma anche con Valmont pioniera nell’anti age di altissimo livello ed Exuviance, brand inglese famoso per i peeling dolci agli acidi della frutta.
La spa per tornare giovani Il concept della Capri Beauty Farm è mescolare le migliori tecniche d’Oriente e d’Occidente per ritrovare una pelle tonica e un incarnato trasparente, il tutto abbinato a un’ospitalità fortemente mediterranea. Tra gli altri trattamenti da provare al Capri Palace c’è il facial di Sarah Chapman, il guru con il suo headquarter a Londra, che esegue un massaggio del viso bespoke capace di stimolare la produzione di collagene e attenuare la pro160
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Capri Palace Jumeirah Via Capodimonte 14 - 80071 Anacapri (Na) - Tel 081 9780111 www.capripalace.com
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J.K. Place Capri
Rifugio bianco sull’isola azzurra
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hotel 5 stelle lusso in Italia e nel mondo che ha rivoluzionato l'offerta food&beverage al ristorante panoramico JKitchen e al J.K. Lounge Bar & Restaurant.
Unico albergo dell'isola ad avere accesso diretto alla spiaggia, J.K. Place Capri è strategicamente posizionato su un piccolo promontorio sopra Marina Grande che ripara gli ospiti dalla curiosità di occhi indiscreti, ma al contempo regala viste panoramiche ininterrotte sul Mar Mediterraneo, il Golfo di Napoli e il Vesuvio. La proposta gastronomica è curata dall' executive chef Andrea Cimino - con alle spalle esperienze nelle cucine di rinomati
Cura e attenzione per ingredienti locali e materie prime freschissime, nella cucina del cuoco non mancano il pesce e le carni e i latticini provenienti dai Monti Lattari. Fiore all'occhiello è la pasticceria che rispecchia ed esalta il territorio, la tradizione caprese e quella napoletana. Il boutique hotel è anche rifugio benessere d'elezione sull'Isola Azzurra grazie alla raffinata J.K. Spa, immersa nei giardini dell'hotel e affacciata sulla piscina privata. Il menu trattamenti include terapie ispirate al Mar Mediterraneo e i prodotti dell'isola, ideali per rigenerare mente e corpo.
er chi nella magnifica isola di Capri (Na) è alla ricerca di una “casa lontano da casa” l’indirizzo perfetto è J.K. Place Capri che, con le sue 22 eleganti camere e suite fronte mare, offre la dimensione intima e l’accoglienza discreta di una residenza privata accompagnate da un servizio d'eccellenza.
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Unico albergo dell’isola con accesso diretto alla spiaggia e distante pochi minuti a piedi dalla celebre Piazzetta e dalle caratteristiche stradine puntellate dalle boutique dei più prestigiosi brand del lusso Made in Italy e internazionali, J.K. Place Capri è punto di partenza preferenziale per esplorare l’isola entrata nell’immaginario collettivo fin dai tempi dell’imperatore Tiberio e più recentemente grazie all’apporto di icone del 20° secolo come Jackie Kennedy e Curzio
CURIOSITÀ
Edificio del 1885 Seconda struttura del Gruppo J.K. Place inaugurata nel 2007, J.K. Place Capri nasce dal restyling dello storico hotel Palatium, aperto per la prima volta nel 1885 e rapidamente assurto a punto di riferimento per le famiglie nobili in vacanza sull’isola. La posizione privilegiata sul promontorio che sovrasta l’approdo di Marina Grande rende l’albergo destinazione ideale per un soggiorno di charme con vista ininterrotta sul Golfo di Napoli e il Vesuvio, garantendo massima privacy e assoluta tranquillità. 164
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Malaparte, che ne hanno fatto il proprio buen retiro d’elezione.
Come sul ponte di una nave Affacciato direttamente sul mare, l’edificio di tre piani che ospita J.K. Place Capri spicca con il suo bianco candore a mezza costa sopra la spiaggia di Marina Grande, a cui gli ospiti possono accedere direttamente da una passeggiata privata.
Caratterizzato come le altre strutture J.K. Place da un lusso soffuso e avvolgente, più da casa privata che da albergo, vanta una terrazza panoramica al piano terra che da un lato svela la piscina riparata da occhi indiscreti grazie a lussureggianti alberi di limoni e palme, mentre dal lato del ristorante JKitchen si apre sulla Penisola sorrentina regalando viste panoramiche indimenticabili. L’illusione è quella di trovarsi sul ponte di un enorme yacht, dove l’impiantito di assi in teak e le sedute in midollino invitano alla meditazione sotto gli occhi di una sfinge bronzea di fine Ottocento che regala un tocco di stile assolutamente unico.
Ventidue le camere e suite Le 22 camere e suite di J.K. Place Capri sono tutte differenti l’una dall’altra e vantano pavimenti in legno laccati di bianco, mosaici di marmo grigio e bianco nei bagni e una palette colori dei tessuti
che spazia dal giallo-oro al blu marino, dal rosso corallo all’acquamarina. Ampia luce naturale entra dalle finestre che lasciano lo sguardo libero di perdersi in un panorama unico. La firma eclettica di Bönan riprende ispirazioni anni ’60 e ’70 tratte dal vocabolario decorativo di David Hicks. La soluzione di partenza è rappresentata dalle due camere J.K. Classic affacciate sul Monte Solaro, che in 30 mq offrono agli ospiti tutti i comfort necessari: guardaroba all’ingresso, letto king size, sala da bagno in marmo dotata di doccia/ vasca e wc separato. Al piano terra, la Hideway Superior Room è alcova perfetta per coppie in luna di miele che possono accedere alla stanza da un ingresso privato, godendo poi di una vista assolutamente unica dal patio di pertinenza sospeso sul mare. Fiori all’occhiello sono le stanze all’ultimo piano, fra cui spiccano le due JK CHeck-in • marzo 2022
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Penthouse da 45 mq che vantano ampie terrazze private affacciate sul Golfo di Napoli e possono essere privatizzate in coppia in un’unica Penthouse Suite ideale per soggiorni di famiglia.
J.Kitchen, re della tavola il pescato del giorno Posizionati al piano terra, il ristorante gastronomico J.Kitchen e il J.K. Lounge & Bar accompagnano gli ospiti in ogni momento della giornata: dalla colazione all’aperitivo in terrazza e fino al dopo-cena. A disposizione degli ospiti interni ed esterni, 50 coperti divisi fra la sala principale del ristorante e la terrazza; cui si aggiungono la table room privata per otto commensali nella Library e la Pagoda a bordo piscina che può accomodare fino a 20 persone. Il menu studiato dal nuovo executive chef Andrea Cimino rivista con intelligenza e leggerezza la tradizione medi166
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terranea proponendo una cucina semplice, che esalta la ricchezza di prodotti autoctoni e materie prime freschissime provenienti dalla regione. Grandi protagonisti sono il pescato del giorno, le carni e i latticini provenienti dai Monti Lattari, con un'attenzione particolare sulla pasticceria - regno del pastry chef Claudio Rossini, napoletano di origine che riesce a rappresentare al meglio la tradizione caprese e quella partenopea.
Essenze locali nei trattamenti spa Oltre la piscina esterna riscaldata, in fondo al giardino, un padiglione esterno ospita la J.K. Spa aperta ogni giorno dalle 10 alle 19 e l’area fitness con accesso 24/7 su richiesta. Dietro arcate a specchio si nascono una sauna, un bagno turco, un’area reax, le docce cromoterapiche e le tre sale trattamenti (di cui una di coppia) con vista sul mare. Vero e proprio santuario di benessere, la J.K. Spa offre l’ambiente
ideale dove rilassarsi e riconquistare la naturale armonia fra mente e corpo. Il menu trattamenti - una selezione dei quali può essere goduta anche sui lettini a bordo piscina - fonde tradizione mediterranea e tecniche moderne, utilizzando prodotti naturali a base di essenze e ingredienti locali ma anche terapie d’avanguardia a base di prodotti fitoterapici di lusso per garantire risultati eccezionali in breve tempo.
un inedito servizio di personal hiker, una guida capace di combinare allenamento aerobico e scoperta dell’isola in percorsi escursionistici che variano da un minimo di un’ora fino all’intera giornata.
L’aera fitness dispone di una palestra attrezzata con i più moderni macchinari Technogym, stereo hi-fi e una suggestiva vista sulla piscina che rende più dolce qualsiasi allenamento. Personal trainer qualificati sono a disposizione per consulti e sessioni di allenamento individuali, di coppia o di gruppo durante il soggiorno. Le lezioni di fitness includono jogging, workout personalizzato, pilates, yoga e stretching. J.K. Place Capri offre inoltre
J.K. Place Capri Via Marina Grande 225 - 80076 Capri (Na) Tel 0818384001 www.jkcapri.com CHeck-in • marzo 2022
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Tiberio Palace Boutique hotel con vista
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cona di stile ed eleganza nel cuore di Capri: benvenuti al Capri Tiberio Palace. In una posizione ideale, a pochi passi dalla leggendaria Piazzetta e dalle boutique della moda caprese in Via Camerelle, l’hotel ha una vista mozzafiato sul mare e sull'isola azzurra. Un hotel esclusivo, dove il sapiente mix di design contemporaneo e retrò richiama alla memoria La Dolce Vita. Il servizio di elevata qualità si unisce all'attenzione per i dettagli, per donare a ogni ospite un’esperienza di soggiorno a propria misura. La cucina raffinata del ristorante panoramico Terrazza Tiberio e l’accogliente Spa Tiberio completano l’offerta di questo bou-
tique hotel a cinque stelle, rendendolo la perfetta location per vacanze indimenticabili. Un boutique hotel che regala una esclusiva esperienza di soggiorno nel cuore dell’isola azzurra, con una consolidata storia nel panorama dell’ospitalità Caprese e in Costiera Amalfitana. Le camere e le suite del Capri Tiberio Palace offrono un design contemporaneo, che preserva la tradizione Caprese e La Dolce Vita, dotate allo stesso tempo di ogni comfort. Ogni camera e suite ha una propria identità che riflette i colori CHeck-in • marzo 2022
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naturali dell'isola, con le sue sfumature di blu e turchese, giallo zafferano e rosso corallo. I meravigliosi balconi di maiolica vietrese lavorata a mano deliziano gli ospiti con una vista mozzafiato sul Mar Mediterraneo o sui caratteristici tetti bianchi delle casette capresi. Numerosi oggetti da collezione provenienti da tutto il mondo e installazioni eclettiche realizzate su misura, conferiscono un tocco distintivo, permettendo a ogni singolo spazio di raccontare la propria storia.
Fiore all’occhiello la ristorazione Cucina raffinata, cocktail classici italiani e panorami che valgono il viaggio: i ristoranti e il bar dell’hotel hanno tutto. Alla Terrazza Tiberio, in particolare, si intraprende un percorso culinario che guarda al Mediterraneo. Un'esperienza gastronomica che nasce da uno straordinario 170
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menu composto da specialità italiane di provenienza stagionale. La filosofia dell'executive chef Nello Siano è, infatti, incentrata sul rispetto della tradizione, utilizzando prodotti stagionali coltivati con un approccio a chilometro zero. La sua esperienza internazionale, lo porta a sperimentare nuove suggestioni gastronomiche. Gli ingredienti più sani e genuini della cucina caprese, come mozzarella, pomodorini, aglio, olio d'oliva, erbe aromatiche si uniscono all'esoticità di altre materie prime come zenzero, tosatsu, salmone norvegese, creando contrasti dai sapori unici. Da non perdere: ravioli capresi, Fluido di patate dei monti lattari con baccalà mantecato ai sentori di ricci di mare, Spaghettone di Gragnano con pomodorino giallo e pecorino di Carmasciano e Tagliolini di pasta all'uovo giallo, nero di seppia e scorfano.
Terrazza Tiberio Cucina degli ingredienti, originalità, autenticità e ricercatezza: queste le parole d’ordine della Terrazza Tiberio, uno tra i ristoranti più famosi dell’isola. Qui la cucina è semplice e genuina, basata sulla selezione di ingredienti stagionali di alta qualità, autentici, in perfetta armonia con la tradizione gastronomica italiana e mediterranea. In ogni piatto di Nello Siano sono utilizzati al massimo tre o quattro elementi, per esaltarne il sapore e fare in modo che possano esprimere in pieno tutta la loro essenza. Enfatizzando l’attenzione sugli gli ingredienti, l’obittivo è di raccontare la storia, la cultura e le tradizioni del territorio. La carta dei vini offre una selezione esclusiva che raccoglie le migliori etichette provenienti da tutte le regioni d’Italia, nonché una selezione di vini kosher
da Italia e Israele. Su richiesta il ristorante organizza anche corsi di cucina tenuti dall’executive chef di Terrazza Tiberio. Il ristorante Terrazza Tiberio ospita in una sala interna una sezione kosher, l’unica a sud di Roma certificata dall’Unione Ortodossa. La cucina Kosher serve piatti Kosher-Glatt, offrendo carne proveniente da Manchester - la più forte garanzia in termini di standard Kashrut. Il Mashghiah interno è un’ulteriore garanzia che tutto - dalla qualità degli ingredienti alle procedure seguite per cucinarli, sia rispondente ai principi della cucina Kosher. L’approccio del ristorante Terrazza Tiberio alla cucina kosher è lo stesso della cucina tradizionale. Un ingrediente principale e al massimo due o tre ingredienti secondari che aiutino a enfatizzare il suo sapore. Nessun altro elemento al di fuori di amore e passione. CHeck-in • marzo 2022
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Un’ampia selezione di vini Kosher dall’Italia ed Israele arricchisce la cantina, rispondendo ai più disparati gusti. Il menu Kosher è servito in un’area riservata del ristorante per il pranzo, la cena e lo Shabbat.
Jacky Bar, fascino d’antan intramontabile Tappa immancabile per un cocktail con vista e il Jacky Bar. Decorato con energici motivi grafici, il Jacky Bar emana un fascino a metà strada tra il Cotton Club e la Cuba degli anni '50, inseguendo una vena vagamente nostalgica che si ritrova anche in alcune camere. Il sontuoso pianoforte a coda bianco e la parete decorata con una bella collezione di autentici Panama Borsalino rimandano all’atmosfera di quei mondi. Punto di ritrovo per gli ospiti e gli habitué dell'isola, il bar offre una grande terrazza panoramica, con una delle più belle viste sui tramonti 172
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capresi, dove intrattenersi sorseggiando uno dei deliziosi cocktail signature del bar, i Bartender Signatures, prima di tuffarsi nella movida notturna caprese.
Spa Tiberio & Piscina, tempio del benessere Per i momenti di relax c’è poi la Spa Tiberio, una vera oasi di benessere dove è possibile rilassarsi dopo una giornata
vissuta sulle rive del Mediterraneo. Ogni dettaglio è stato meticolosamente progettato per permettere agli ospiti di immergersi totalmente in un ambiente zen orientaleggiante; estesa su 600 metri quadrati, l’area Benessere dispone di un percorso acque con quattro docce sensoriali in sequenza, sauna, bagno turco, una vasca idromassaggio di reazione e una zona relax.
principale con veduta panoramica dell’isola e del Mar Mediterraneo. I beach club più rinomati dell’isola sono raggiungibili facilmente dall’albergo a piedi o con una breve corsa in taxi. Le prenotazioni possono essere effettuate tramite il Concierge.
Una vasta gamma di massaggi, trattamenti viso e corpo sono offerti in sei lussuose cabine, di cui una per i trattamenti di coppia, proponendo un’esperienza multisensoriale con prodotti naturali e rigeneranti. La piscina interna ed esterna, completamente rinnovata, si estende attraverso sino al solarium all’esterno della terrazza
Capri Tiberio Palace Via Croce 11,15 - 80073 Capri Tel 081 9787111 www.capritiberiopalace.it
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Dove porta la rotta per la felicità?
Alla Taverna del Capitano
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Alfonso Caputo
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n pezzo di paradiso che chi ha la fortuna di abitarlo cura con amore per preservarne l’autentica bellezza. Siamo a Nerano (frazione di Massa Lubrense, in provincia di Napoli), piccolo villaggio fermo nel tempo con la sua spiaggia Marina del Cantone e le sue tradizioni autentiche. Qui sorge dal 1967 la Taverna del Ca-
Cornetti di pasta ripieni di gamberi con zuppa di frutti di mare
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84254 pitano, una volta casetta di pescatori, oggi locale elegante con una stella Michelin. A guidarla la famiglia Caputo che ha saputo tradurre in una proposta gastronomica eccellente, in perfetto equilibrio tra tradizione e pennella-
CURIOSITÀ
Piatti icona Non c’è altro modo che questo, dunque, per spiegare ciascuno dei piatti di Caputo. Piatti come, l’ormai iconico, Palamito cotto sui sassi roventi della spiaggia di Marina del Cantone, condito con marmellata di arance amare e servito in una scodella ricavata dal legno degli ulivi, ormai non più produttivi. Oppure come le Linguine, trafilate in casa, con asparagi di mare, vongole e sedano fresco. 176
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Palamito crudo e cotto sulla pietra di mare con arance speziate e riso nero te avanguardise, la calorosa cultura campana, la bontà e la variopinta ricchezza dei prodotti di queste terre e del mare che le bagna. «Da sempre, ma ancor più negli ultimi anni, anni in cui la sensibilità per il benessere dell’ambiente e delle persone è finalmente all’attenzione dell’opinione pubblica e di moltissime persone, è questo il comandamento che mi guida nell’ideazione e nella realizzazione di ciascuno dei miei piatti: rispettare la mia terra e il mare che la bagna e, contemporaneamente, rispettare i loro frutti, la loro salubrità e il loro sapore straordinario», così si racconta Alfonso Caputo, chef patron.
Cucina etica, sostenibile e attivista Un’idea di cucina sostenibile, perché nasce da un’agricoltura e una pesca, locali, altrettanto sostenibili. Etica, perché si sforza di sostenere un’economia virtuo-
samente circolare, capace di valorizzare e preservare i migliori patrimoni agro alimentari del meraviglioso territorio in cui opera da oltre 50 anni la famiglia Caputo: quella penisola verde, ancora intatta, che parte da Massa Lubrense per giungere, appunto, fino a Nerano. Essenziale, perché antepone, nel piatto, il sapore alla pura, a volte sterile, ricerca estetica. Un’idea di cucina attivista che al centro non mette solo la creatività del cuoco ma Agostino, con il suo pesce, pescato all’alba d’ogni mattino al largo di Nerano; Peppe e Valentina, con i loro limoni e agrumi biologici, coltivati all’ombra dei tradizionali terrazzamenti; Antonio, con il suo olio biologico, nato da un uliveto a picco sul mare; Benedetto, con i suoi formaggi fatti a mano, solo con il latte delle sue cinquanta mucche, libere di pascolare; Claudio, con i suoi frutti, ortaggi e legumi biologici, irrorati dalla salsedine che sale dal vicino mare. CHeck-in • marzo 2022
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patrimonio di sapere, saper fare, oltre che di bellezza e bontà, che possiamo vantare proprio qui nella verde penisola felice che da Massa Lubrense giunge Nerano, che divide, quasi come un baluardo, le più turistiche e note Costiera Sorrentina e Amalfitana», racconta con passione Mariella Caputo, sommelier ma soprattutto padrona di casa della Taverna del Capitano.
Nei piatti l’amore e il rispetto per l’orto e la riva
Sostegno concreto per i produttori locali E non è una semplice promessa, una vacua strategia comunicazionale, ma un vero e proprio impegno fattivo al punto che «lo scorso anno, in pieno lockdown, abbiamo voluto tradurre quello che da sempre è il nostro impegno nel sostenere i produttori locali, in qualcosa di ancor più concreto, e se vogliamo formale, dando vita a La Terra delle Sirene (www.laterradellesirene.com): una vera e propria associazione consortile in cui abbiamo voluto unire, nel segno dell’eccellenza, dell’autenticità, della territorialità e del rispetto del nostro territorio, i migliori produttori agro alimentari, allevatori e operatori ittici locali, rendendoci ambasciatori attivi dell’incommensurabile 178
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Ecco allora che la cucina di Alfonso Caputo è sì un racconto della sua meravigliosa terra ma, soprattutto, diventa un vero e proprio manifesto attivo di tutela del patrimonio culturale, paesaggistico e produttivo locale. «Perché nei piatti di Alfonso davvero c’è il rispetto per l’orto e la riva. Per Claudio che nella sua azienda agricola affacciata sul porticciolo di Massa Lubrense, insieme ai suoi fratelli, coltiva olive, ortaggi, limoni biologici; per Agostino, uno degli ultimi pescatori di Marina del Cantone che ogni mattina ancora esce in mare con il suo gozzo, rispettando i tempi del “suo” mare; per Benedetto, che, con il solo latte delle sue 50 mucche libere di pascolare sulle colline alte di Massa Lubrense, produce ogni mattina i suoi formaggi freschi e stagionati; per Antonio, che con le sue olive biologiche dà vita ad un olio davvero straordinario e multi premiato; per Peppe che preserva la tradizionale coltivazione sotto i tipici terrazzamenti di limoni e agrumi, trasformandoli poi in distillati e marmellate eccezionali», ribadisce con passione Claudio di Mauro, marito di Mariella e maître della Taverna del Capitano.
“Affari” di famiglia «Alla famiglia Caputo è in gran parte dovuta, a mio giudizio fazioso e partigiano, la fortuna di Marina del Cantone», scriveva il grande Luigi Veronelli. E aveva ragione! Tutto ebbe inizio con Alfonso Caputo, proprietario ad inizio Novecento dell’unica salumeria del paese che per le condizioni di grande difficoltà decise di emigrare in Argentina nel tentativo di fare fortuna. E così effettivamente fu: Alfonso riuscì a tornare a Marina del Cantone e decise di investire tutti i suoi guadagni in attività utili per lo sviluppo del
paese: il nuovo frantoio, il forno a legna e la rete elettrica. Con una visione lungimirante, Alfonso credeva fortemente nelle potenzialità turistiche della baia e della sua splendida spiaggia, fino ad allora frequentata solo da pescatori, al punto da acquistare un vecchio fabbricato con annessa Certosa del 1200 e trasformarlo in una pensione con ristorante in cui potessero lavorare i suoi ben dieci figli. Anche questa intuizione fu azzeccata: con gli anni Sessanta e il boom economico iniziarono ad arrivare
Spaghetti alla Nerano con zucchini e basilico
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i primi turisti. Fu suo figlio Salvatore a dare continuità alla sua opera. Diplomatosi all’Istituto Nautico di Piano di Sorrento e imbarcatosi per qualche anno su navi italiane come ufficiale - ecco il “Capitano” - decise poi, intorno alla metà degli anni Sessanta, di tornare a casa e di iniziare a gestire da solo un nuovo locale nato dalla ristrutturazione di una vecchia casa di pescatori, con 15 camere e un’ampia sala ristorante che dava e tutt’oggi dà direttamente sulla spiaggia. Nel 1966, Salvatore sposò una giovane donna di Massa Lubrense, Grazia Casa. Fin da ragazzina, Grazia aveva manifestato un grande amore per la cucina, ereditato dalla mamma Jolanda e fu così che le fu spontaneo occuparsi della cucina del ristorante. Il suo desiderio di migliorarsi la portò in giro per l’Italia e il 180
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mondo a frequentare stage nelle cucine di grandi cuochi tra cui Gualtiero Marchesi, Angelo Paracucchi, Georges Blanc e Roger Vergé. Nel 1967, nasce la primogenita Mariella. Non era per nulla scritto nel destino che continuasse l’attività di famiglia. Eppure, il richiamo dell’alta gastronomia e dell’eccellenza enologica finirono per conquistarla nel corso degli anni. Mariella segue le orme paterne e inizia a frequentare i corsi di sommelier dell’Ais (Associazione italiana sommelier) fino a diventare primo sommelier della Campania e finalista al concorso Primo sommelier d’Italia del 1994. Dopo tre anni dalla nascita di Mariella, ecco arrivare il secondogenito Alfonso, come suo nonno. Grazia ama raccontare
l’aneddoto secondo il quale Alfonso sia «nato in cucina praticamente»! Nonostante il diploma in Ragioneria, Alfonso decide di voler intraprendere la carriera dei fornelli ma lo fa, imprevedibilmente, non al fianco di mamma Grazia. Non da subito almeno, infatti Alfonso muove i suoi primi passi in cucina nel 1989 nel tempio dell’alta gastronomia italiana di Gualtiero Marchesi. Per poi negli anni successivi girare il mondo, dalla Francia al Giappone, per apprendere i più profondi segreti del mestiere e di diverse culture culinarie internazionali. È nel 1993 che entra a far parte dell’Associazione Jeunes Restaurateurs d’Europe. Lo stesso anno in cui Mariella sposa Claudio Di Mauro, giovane cresciuto a Sorrento ma specializzatosi ad Assisi all’Istituto Superiore di Tecnica per il Turismo. È un
corso che entusiasma a tal punto Claudio, che egli decide di lavorare per un periodo come operatore turistico per la Regione Toscana. Avviato verso una carriera da manager del turismo, finisce per seguire le ragioni del cuore e approdare a Marina del Cantone, alla Taverna del Capitano. Approfondisce le sue conoscenze frequentando corsi Onao per divenire Maestro oleario e Ais per poter affiancare proprio Mariella nel ruolo di sommelier in sala. La Terra delle Sirene, con i suoi orti e il suo mare, onorati come mai prima era accaduto!
Una locanda sul mare Una terra che, grazie a questa famiglia, oggi è possibile vivere. Quante volte avete immaginato di addormentarvi cullati CHeck-in • marzo 2022
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dal rumore del mare? Quante volte avete desiderato risvegliarvi salutati da un raggio di sole che rimbalza sulle increspature dell’acqua cristallina per poi giungere a carezzarvi il viso? Tutto questo (e di più) è possibile alla Locanda de La Taverna del Capitano, dove ogni cosa è in simbiosi con il mare. Dalle terrazze e dai balconi delle camere (appena undici) l’orizzonte è accolto delicatamente dai due promontori che danno forma a questa Marina dalla bellezza autentica, senza tempo.
Villaggio di pescatori incontaminato Perché Marina del Cantone è questo! Che si giunga dalla celebre e affollata Sorren182
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to o dalla mondana Positano, arrivando sul promontorio che domina il villaggio di Nerano si ha la netta sensazione di entrare in una nuova dimensione. Il mare all’orizzonte. A tracciare il cammino, lungo i dolci pendii, uliveti a perdita d’occhio e orti meravigliosi. Qui tutto parla di un’autenticità di altri tempi. Di una incontaminata natura. Di un mare cristallino, caldo, che carezza senza sosta la spiaggia bianca di ciottoli. Attraversando il borgo rurale di Nerano, si giunge a Marina del Cantone, la sua baia. Già meta di villeggiatura per le famiglie patrizie in epoca romana. Pare, infatti, che il nome Nerano sia dovuto alla presenza qui di una villa di Nerone che probabilmente venne costruita in questo frammento di paradiso per gli ozi dell’imperatore.
Nel corso dei secoli, Marina del Cantone è divenuto un colorato agglomerato di casettine abitate dai pescatori del luogo, fortunatamente ancora attivi. Oziare in spiaggia. Passeggiare alla volta delle meravigliose baie vicine di Reccomone e Jeranto. Godersi un tramonto che toglie il fiato. Imbattersi in una schietta chiacchierata con uno dei pescatori del villaggio. Questa, probabilmente, la rotta per la felicità! E il Capitano, lo sa!
Taverna del Capitano Piazza delle Sirene 10/11 - 80061, Località Marina del Cantone, Nerano (Na) - Tel 081 8081028 www.tavernadelcapitano.com
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Art Hotel Villa Fiorella
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è un’altra costiera nella Costiera sorrentina! Siamo a Massa Lubrense (Na) dove spicca l’Art Hotel Villa Fiorella. L’hotel nasce dalla volontà di Alberto Colonna di realizzare il sogno che aveva condiviso con suo nonno e la passione per il suo lavoro di albergatore. L’attività di famiglia ha portato Alberto a studiare in Svizzera e immaginare di creare un progetto di qualità superiore. Prende vita così nel 2016, dopo anni di ristrutturazione, nella parte meno caotica della Costiera Sorrentina, Art Hotel Villa Fiorella.
- Grazie a mio padre, che è da sempre un grande appassionato, abbiamo oggi molte opere d’arte contemporanea importanti anche a livello internazionale come Sironi, Miltos Manetas, Chen Zhen, Takeo Hanazawa, Luigi Mainolfi e molti altri».
Tra natura mozzafiato e arte
Oltre, dunque, all’esposizione delle opere di famiglia ogni stagione, grazie ai contatti con numerose gallerie d’arte, l’hotel ne riceve altre per esposizioni a corto termine. Art Hotel Villa Fiorella si trasforma durante la stagione in un piccolo museo di bellezza e creatività dove i sensi vengono stimolati e soddisfatti davvero a 360°.
«L’idea è stata da subito di unire la mia competenza per l’hôtellerie con uno degli hobby di famiglia: il collezionismo d’arte – racconta Alberto Colonna
Mentre l’occhio viene cullato dalla bellezza delle opere esposte nei corridoi o in camera propria, lo staff dell’hotel pensa agli altri sensi.
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In cucina la tradizione con Marco Del Sorbo L’offerta gastronomica e quella vinicola sono un altro fiore all’occhiello della giovane struttura. In cucina opera Marco Del Sorbo, giovane cuoco di Gragnano in provincia di Napoli, che nel ristorante Terrazza Fiorella propone piatti della tradizione cercando di coniugare da un lato i prodotti del territorio con le necessità di una struttura che per vocazione è internazionale e dall’altro il rispetto della storia del luogo con la ricerca gourmet.
Oltre 700 vini in cantina Ma ciò che più di tutto colpisce è la cantina di Art Hotel Villa Fiorella altra grande passione del fondatore Alberto Colonna. «Abbiamo più di 700 etichette alcune delle quali con una profondità che arriva fino al 1986 - spiega Alberto - E inoltre la nostra cantina, se pur piccola, è visita186
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bile e si possono fare delle degustazioni con il nostro sommelier». Art Hotel Villa Fiorella è un luogo per soddisfare i sensi, visivo e tattile con l’arte che ci sorprende in ogni momento tra sculture, quadri e bassorilievi, e gustativo e olfattivo con la cultura enogastronomica di grande valore per appassionati e non solo.
Tutte le grandi stanze hanno vista mare E poi la struttura. L’edificio è moderno e sviluppato su piani diversi ma ciò impressiona i visitatori è la vista. Issato sul crinale della costiera amalfitana, Art Hotel Villa Fiorella ha tutte le camere esposte verso il mare, con una vista a 180° che comprende Capri sulla sinistra e il Vesuvio sulla destra. Il Terrazza Fiorella Restaurant e il Cielo Sky Lounge sono i luoghi emblematici di questa vista mozzafiato da dove poter godere della bellezza del golfo in ogni orario.
Massa Lubrense, piccolo gioiello
in vacanza qui trova una dimensione di maggior relax».
E poi la location. Massa Lubrense è un piccolo paese incastonato tra il golfo di Sorrento e quello di Napoli, agli estremi della Penisola Sorrentina e le sue colture principali, il limone e l’olivo, disegnano un paesaggio più rurale rispetto a quelli della parte meridionale della costa, regalando maggiori spazi e un salubre contatto con la natura.
Massa Lubrense si può considerare dunque “la” nuova destinazione della costiera campana e soprattutto Art Hotel Villa Fiorella è il luogo ideale per chi cerca un turismo di alta gamma.
«Lo spazio è per me uno dei valori aggiunti della nostra location. Il lusso oggi è sicuramente potersi muovere in spazi confortevoli sia nella location dove si va in vacanza che nella struttura - spiega ancora Alberto Colonna - Le nostre camere sono un 20% più grande delle camere standard e il giardino che circonda l’hotel è una meravigliosa testimonianza degli ulivi secolari che abbiamo. Nelle altre zone della costiera gli hotel sono uno attaccato all’altro mentre chi viene
Art Hotel Villa Fiorella Via Vincenzo Maggio 5 - 80061 Massa Lubrense (Na) Tel 081 8789832 www.arthotelvillafiorella.com
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Don Alfonso 1890
Affare secolare
di famiglia
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La famiglia Iaccarino: Mario, Ernesto, Mariangela, Alfonso e Livia
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on loro è iniziata a tutti gli effetti l’era dell’alta cucina nel sud Italia: stiamo parlando di Livia e Alfonso Iaccarino che, fra mille sacrifici e altrettanti riconoscimenti, diedero vita al Don Alfonso 1890 (due stelle Michelin e una stella verde Michelin per la sostenibilità) rendendo Sant’Agata sui due golfi (Na) celebre in tutto il mondo. Una storia che continua nel presente con l’aiuto dei figli Mario ed Ernesto (quest’ultimo responsabile della cucina e membro, insieme al padre di Euro-Toques). Il risultato è un omaggio elegante alla tradizione campana, ai suoi prodotti e al suo straordinario artigianato, dalle cucine alla sala del ri-
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84287 storante, dal giardino da fiaba alle favolose camere dell’hotel, inserito nel circuito dei Relais & Châteaux. In tavola piatti che hanno fatto la storia del locale e della cucina mediterranea accanto a ricette sempre nuove ed emozionanti. Da non perdere una visita alla cantina: un viaggio mozzafiato nel sottosuolo del ristorante. Nel 1869 nasce Alfonso Costanzo Iaccarino. Appena adolescente decide di seguire gli zii oltre oceano. In America fa di tutto, perfino l'assistente di pugili professionisti. Impara a conoscere il mondo. A ventuno anni decide di ritornare in Italia dove incontra Herr Brandmeier, uno dei CHeck-in • marzo 2022
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tanti tedeschi che intraprendono il Grand Tour senza mai completarlo, stregati dalla bellezza della nostra terra. Con lui Alfonso dà vita a un albergo-ristorante È l’inizio della storia...
Famiglia unita dalle stesse passioni Alcuni decenni dopo, il nipote Alfonso, che respira l’aria nell’albergo di famiglia fin dalla più tenera infanzia, incontra Livia e alla fine degli anni Sessanta la sposa; nel 1980, i due decidono di abbandonare la gestione dell'albergo per dedicarsi completamente al Ristorante Don Alfonso 1890, intitolato al nonno e che avevano fondato insieme nel 1973. È in questi anni 190
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che inizia la sfida: fare grande ristorazione nell'Italia del sud impiegando le materie prime del luogo e l'olio extravergine di oliva. Il legame con il loro territorio si rafforza con l’acquisto, nel 1990, dell'azienda agricola Le Peracciole, un modo per disporre sempre di materie prime autentiche e genuine. Nel 1999 i due figli di Alfonso e Livia si uniscono all’azienda di famiglia. Ernesto, dopo una laurea in Economia e una esperienza manageriale in una multinazionale a Milano, si dedicherà d’ora in poi soprattutto alla cucina. Mario, dopo aver frequentato la scuola alberghiera a Ginevra e numerose esperienze in ristoranti e alberghi tra Francia, Svizzera e Germania, decide di occuparsi dell'accoglienza degli ospiti e dell’organizzazione operativa dell’azienda.
CURIOSITÀ
La cantina millenaria con 1300 etichette La cantina del Don Alfonso 1890 è un ambiente millenario e suggestivo ricavato da un cunicolo d'epoca pre-romana dove si conservano oltre 25mila preziose bottiglie e una camera d'invecchiamento dedicata ai formaggi. Le 1300 etichette presenti nella cantina del Don Alfonso 1890 giungono da ogni parte del mondo, alcune bottiglie di grande prestigio sono degli autentici tesori; i gioielli di questo scrigno, nelle mani di esperti sommelier, sono degli ottimi "compagni di viaggio" alle pietanze servite al ristorante o nel giardino dell'hotel. CHeck-in • marzo 2022
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Posizione invidiabile ed esclusiva Il Don Alfonso 1890 si trova in una zona suggestiva ed esclusiva, nel cuore della Penisola Sorrentina e della Costiera Amalfitana, dove paesaggi incantevoli si abbracciano tra cielo, terra e mare offrendo spettacoli indimenticabili in ogni stagione. Ricavati da un palazzo napoletano del 19° secolo, gli ambienti design del ristorante hanno colori vivaci - lilla, giallo, arancio e rosa - pensati per esaltarsi con la luce naturale del Mediterraneo, un modo per trasportare il viaggiatore nella straordinaria atmosfera del Sud d'Italia.
Nei piatti l’amore per la terra e le origini Il menu si apre con una frase di Eduardo De Filippo: «Solo dopo aver studiato, approfondito e rispettato la tradizione, si ha il diritto di metterla da parte, sempre
però con la consapevolezza che le siamo debitori, per lo meno, d'aver contribuito a chiarirci le idee. Naturalmente, se si resta ancorati al passato, la vita che continua diventa vita che si ferma ma, se ci serviamo della tradizione come d'un trampolino, è ovvio che salteremo assai più in alto». Innovare, stare al passo con i tempi, è fondamentale, al Don Alfonso lo fanno mantenendo un'identità ben precisa, legata alla propria storia, alla propria terra. Attorno a questo inscindibile legame si sviluppa l'attività del Don Alfonso 1890. Il lavoro dell'uomo, la sua professionalità e la capacità d'innovare nel rispetto della tradizione, sono il miglior veicolo per svelare al mondo la cultura e i valori di un territorio. Il cibo che diventa patrimonio di una terra e ne è la sua espressione, al pari di un monumento o di una rappresentazione architettonica.
Il Mediterraneo… arancia, pistacchio di Bronte, ricotta di bufala e liquirizia Amarelli 192
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Charme senza tempo nelle camere dell’hotel Il Boutique Hotel Don Alfonso 1890, dopo la recentissima ristrutturazione, regala atmosfere raffinate e suggestive, con tutti i servizi dei migliori hotel di lusso. Anche il design rispecchia totalmente la filosofia applicata in cucina: innovare mantenendo l'identità del luogo. In tutte le suite, tra cui l'originale e graziosa Casa del Poeta, esclusiva dimora del poeta Salvatore Di Giacomo, vi è un gioco tra antico, arredi originali del '700 e '800 della famiglia Iaccarino, e moderno, arredi fatti a mano da artigiani locali. Sono alloggi raffinati, con colori vivaci, accessoriati, frutto di un sapiente mix di comfort messo a punto per il corpo e per lo spirito. Animati da tonalità pastello, talvolta sgargianti, talvolta delicati e da giochi di luci che li rendono ricchi
di charme, sono l'ideale per assaporare al meglio la più piacevole e delicata vacanza gourmet in un ambiente familiare, caldo ed accogliente. Tutto ciò rende il Don Alfonso 1890 un posto unico. Nel boutique hotel la prima colazione biologica mediterranea a base di marmellate, crostate e preparazioni tipiche della tradizione campana, rappresenta un gradito risveglio con i sapori autentici di prodotti di primissima qualità.
La scuola di cucina Tra le maioliche colorate di Vietri (Sa) e le più moderne tecnologie, la scuola del Don Alfonso 1890 insegna i segreti della cucina mediterranea organizzando corsi riservati ai propri ospiti. L'obiettivo dei laboratori è quello di trasmettere le tecniche di preparazione degli alimenti CHeck-in • marzo 2022
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e delle pietanze mediterranee seguendo la ricerca della qualità assoluta, valore indispensabile che mantiene intatto un patrimonio di sapori, di conoscenze tecniche, di piccoli segreti...
L'azienda agricola biologica Le Peracciole A Termini, immerso nello straordinario scenario di Punta Campanella, Alfonso Iaccarino guida l'Azienda agricola biologica Le Peracciole, sette ettari distribuiti nella zona più selvaggia della Penisola Sorrentina. Produce un pregiato olio d'oliva extravergine, la maggior parte degli ortaggi per il ristorante e il celebre liquore di limoni, tutti ingredienti che rendono unici i piatti del Don Alfonso 1890. «Da più di trent’anni, l’azienda biologica di famiglia a Punta Campanella vanta una produzione di frutta e verdura nel rispetto delle tipicità locali. Abbiamo avviato
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il programma “Zero Waste”: riduzione di rifiuti e scarti nelle strutture ricettive. La raccolta differenziata raggiunge il 95%», sottolineano Alfonso ed Ernesto Iaccarino. Infine, la "Don Alfonso Consulting & Distribution" che oltre che occuparsi della distribuzione di prodotti d'eccellenza del made in Italy fornisce anche consulenza nell'ambito dell'alta ristorazione.
Don Alfonso 1890 Corso Sant'Agata 11/13 - 80061 Sant'Agata Sui Due Golfi (Na) Tel 081 8780026 www.donalfonso.com
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Lo Stuzzichino
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Osteria napoletana che sa di casa CHeck-in • marzo 2022
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accontare la storia di un’osteria come Lo Stuzzichino, a Sant'Agata sui Due Golfi, la maggiore frazione di Massa Lubrense (Na), locale nel circuito dei ristoranti del Buon Ricordo, significa raccontare non solo una grande parabola gastronomica e umana, ma anche, e soprattutto, il percorso di una famiglia all’interno di un territorio unico e inimitabile. È il racconto di un rapporto stretto, quello tra la famiglia De Gregorio e un angolo meraviglioso del nostro paese, ricco di tradizione, di agricoltura, di allevamento, di pesca, di umanità. Lo Stuzzichino ha dimostrato negli anni di credere fortemente in questa sinergia. Lo Stuzzichino della famiglia De Gregorio porta, infatti, avanti con grande passione la tradizione dell’osteria italiana. La calda ospitalità, tipica delle famiglie della peni-
sola sorrentina, anima puntualmente gli ambienti dell’osteria. Il locale è ormai da tempo uno dei punti di riferimento della ristorazione in terra delle sirene, dove l’ospite sa di trovare una cucina che esalti con grande competenza i prodotti e i piatti di questo territorio unico e profondamente affascinante.
La grande cucina sorrentina Sant’Agata sui Due Golfi è un piccolissimo borgo incastrato tra i monti Lattari, dove la gente ha preservato con cura la propria identità. La grande cucina sorrentina qui viene esaltata con una scrupolosa ricerca delle materie prime, selezionate pazientemente tra i tanti artigiani, contadini e allevatori che animano questi luoghi. Il motto è che l’ospite debba sentirsi sempre a casa sua e che conservi a lunCHeck-in • marzo 2022
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La famiglia De Gregorio go il sapore dei piatti e delle tradizioni. Insomma la cucina dello Stuzzichino è attenta all’origine dei prodotti e alla loro stagionalità. Il ristorante è nato nel 1989: una sala, neanche tanto ampia, e due tavoli. Banco rosticceria, cucina a vista. Specialità
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della casa, lo stuzzichino, da qui il nome del locale. Cornucopia di squisitezze di rosticceria fatte da cuoco Paolo (un trascorso dal quasi dirimpettaio Don Alfonso) preziosamente coadiuvato dalla moglie Filomena. Al banco e in sala, prodigio di efficienza e simpatia, il giovanissimo Mimmo.
Ravioli al profumo di limone e vongole Passano gli anni: il locale si amplia, i tavoli si moltiplicano e un ampio dehors consente conforto nelle lunghe estati. Il menu è accattivante: la tradizione quella vera, quella allegra e sontuosa. Famosa e mitica la pasta e patate con il Provolone del Monaco Dop, i parapandoli al salto (i parapandoli sono gamberetti di nassa pescati qui), il pollo ruspante con le patate, il cannellone alla sorrentina, come pure gli gnocchi alla sorrentina.
non solo nazionali ma anche esteri. Per chi ha voglia di fermarsi, c’è anche un D&B (Dinner & Bed) A casa di Dora, pranzo o cena con colazione. Un ambiente elegantemente arredato che amplifica l’esperienza del Lo Stuzzichino.
Materie prime locali Le materie prime provengono in gran parte dal Massalubrense e sono acquistate in piccole quantità e con frequenza. A poche centinaia di metri dal ristorante c’è Orto “Ghezi”, aperto da alcuni anni da Mimmo e dalla moglie Dora, dal quale proviene la maggior parte dei prodotti biologici, sostenibili e stagionali, appena colti (imperdibile la minestra maritata). La cantina ha una ricca selezioni di vini
Lo Stuzzichino Via Deserto 1/A - Sant’Agata sui Due Golfi (Na) Tel 081 5330010 www.ristorantelostuzzichino.it CHeck-in • marzo 2022
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La Torre del Saracino
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Baluardo della cucina campana Pensi alla penisola Sorrentina e pensi a lui, al suo ristorante alla sua cucina: Gennaro Esposito che nel suo ristorante ai piedi di una torre saracena del 17° secolo, 2 stelle Michelin, regala al palato emozioni uniche 200
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ensi alla penisola Sorrentina e pensi a lui, al suo ristorante alla sua cucina. Gennaro Esposito, membro di Euro-Toques e vincitore del Premio personaggio dell’Anno 2020, è un simbolo per quell'angolo di paradiso italiano, un punto di riferimento per il territorio che è riconosciuto come l'epicentro della nuova cucina italiana. Del resto, stiamo parlando della terra della pasta secca di Gragnano, dei pomodori San Marzano, della mozzarella di bufala che qui, con il riconoscimento della Dop, trova il suo massimo splendore. Gennaro Esposito ha viaggiato per il mondo e conosciuto la cucina di tante culture. Ha assaggiato e appreso, ha imparato e colto, ma alla fine è tornato a casa, a Seiano, frazione di Vico Equense (Na), là dove tutto è cominciato. Sì, perché la sua biografia si potrebbe racchiudere in una frase che per lui è un mantra: «Nel mio mestiere dimenticare le proprie origini è un peccato mortale, un gesto di superbia che preclude anche la possibilità di scoperte future».
Passeggiata Vicana
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Nei piatti il territorio e il sapere appreso nei viaggi Il ristorante dello chef Esposito - la Torre del Saracino, ai piedi di una torre saracena del 17° secolo a ridosso di una spiaggia di una delle località più suggestive della penisola Sorrentina - oggi ha due stelle Michelin e si rivolge ai suoi ospiti con un obiettivo ben preciso: proporre una cucina che rispetti e valorizzi il territorio e che, nel contempo, sia il frutto delle esperienze maturate durante i viaggi e gli stage dello chef che ne hanno segnato la vita e la professione. Nei piatti del cuoco campano oggi c'è tutto quello che ha incontrato durante la sua carriera: dalla prima esperienza
Spaghetti con colatura di alici e seppia, pistacchi e limone importante, ancora giovanissimo, nella cucina di Gianfranco Vissani, fino alle avventure decisive a fianco di mostri sacri della cucina internazionale come Franck Cerutti e Alain Ducasse. Tre impieghi che hanno formato in modo chiaro la filosofia di cucina di Esposito, che quando è tornato nella sua Penisola Sorrentina l'ha fatto con la consapevolezza che in quel posto aveva a disposizione tutto quello che aveva immaginato per creare quello che aveva in testa. Così sono nati alcuni piatti che hanno fatto la fortuna di Gennaro regalandogli visibilità nel panorama nazionale, come, ad esempio, la minestra di pasta mista con pesci di scoglio, la parmigiana di pesce bandiera o la zuppetta di ricotta di fuscella con le triglie. 202
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Le due stelle e non solo I riconoscimenti sono stati una naturale conseguenza del cammino compiuto da Esposito: la prima stella Michelin nel 2001 e le “Tre Forchette” del Gambero Rosso due anni più tardi. Lo chef non si è fermato ma, al contrario, ha continuato a spingere sull'acceleratore dimostrando con i suoi piatti una fervida e continua crescita. E nel 2008 è arrivata la conquista della seconda stella della Rossa, che nel 2020 ha anche nominato Esposito “Chef Mentor” per essere riconosciuto come una guida sicura e prolifica per i giovani. A proposito di Guide, oltre che essere presente nella prestigiosa Guida Euro-Toques Italia, la Torre del Saracino
Gennaro Esposito
è entrata a far parte de “Le Soste” e fa inoltre parte de “Les Grandes Tables du Monde”, che ha appena festeggiato i 65 anni di vita, insieme ad altri 21 ristoranti italiani. Il grande lavoro dietro ai fornelli della Torre del Saracino ha portato Esposito ad avviare prestigiose collaborazioni con alcuni dei ristoranti più importanti della Campania e d'Italia, come il ristorante Mammà a Capri (una stella Michelin), il Rosselinis dell’hotel Palazzo Avino a Ravello (una stella Michelin), Sophia Loren di Firenze (per le quali sono previste numerose aperture internazionali). Ultima, solo a livello temporale, la collaborazione appena iniziata con il gruppo Oetker Collection per il lancio di una nuova importante struttura nell'Isola di Capri.
ENTI APPUNTAM
La Festa a Vico Tra le tante attività svolte da Esposito non si può non citare la “Festa a Vico”, un vero e proprio evento enogastronomico che raduna ogni anno nella sua Vico Equense oltre 500 cuochi provenienti da tutta Italia (e anche oltre), più di 200 aziende e migliaia di persone tra appassionati e operatori del settore. La manifestazione negli ultimi anni è stata capace di donare in beneficenza a diverse Onlus della zona oltre un milione di euro. CHeck-in • marzo 2022
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Triglia fritta, non fritta Tra i tanti progetti avviati lontano dalla Torre del Saracino da Gennaro Esposito ci sono anche i tre IT: il primo, aperto nel 2015, a Ibiza; il secondo a Milano (dal 2019 stella Michelin); il terzo a Londra. Alla chiave del successo di questi tre locali c'è il tentativo - ben riuscito - di esportare i migliori prodotti campani e la propria filosofia attraverso la figura di chef resident che hanno lavorato in passato alla Torre del Saracino.
Valorizzazione della materia prima e occhio agli sprechi Tra i punti fermi della cucina di Esposito c'è ovviamente la cura delle materie prime e la loro stagionalità. Il che significa 204
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che il cuoco campano ha da sempre a cuore il tema, sempre più attuale, della sostenibilità, che va dalla gestione dei rifiuti fino all'uso in cucina di quelli che normalmente per altri sono “scarti”, che nelle sue mani diventano spesso degli interessanti piatti gourmet. Ed è proprio in questa ottica che il cuoco campano continua a collaborare con il Consiglio nazionale delle ricerche, Istituto di scienze delle produzioni alimentari, offrendo le proprie conoscenze e competenze in materia di utilizzazione gastronomica di biomasse marine nuove ed innovative (meduse) a scopo alimentare, fino alla pubblicazione di un libro edito da Cnr Edizioni dal titolo “European Jellyfish Cookbook - New
perspective on marine food resources/ Prime ricette a base di meduse in stile occidentale”.
glio, interamente girato all'interno degli ambienti della Torre del Saracino e presentato al 68° Festival del Cinema di Venezia.
Tutti concetti, questi, che Esposito cerca incessantemente di trasmettere anche nelle trasmissioni televisive nelle quali partecipa: attualmente è protagonista nella trasmissione “Piatto Ricco” e “Cuochi d’Italia”, mentre in passato ha svolto il ruolo di giudice per “Masterchef Junior Italia”. Ha partecipato anche a “Numero Uno” e “La Notte degli Chef”, tutte trasmesse dalle più importanti reti nazionali. Inoltre, ha partecipato come protagonista a “Più come un artista”, un docufilm diretto dalla regista Elisabetta Pandimi-
La Torre del Saracino Via Torretta 9 - 80069 Vico Equense (Na) Tel 081 802 8555 www.torredelsaracino.it CHeck-in • marzo 2022
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Paolo Gramaglia
Un matematico nella cucina del President di Pompei
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Cassata Oplontis
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pochi metri dal Santuario e dal sito archeologico di Pompei (poco più di 500 metri!), il ristorante President è oggi la location ideale per emozionarsi a tavola. In cucina la brigata è coordinata dallo chef-patron, una stella Michelin, Paolo Gramaglia, membro di Euro Toques, mentre la sua gentile consorte Laila, avvocato di professione, sommelier per passione, accoglie gli ospiti in questo elegante ristorante.
Da matematico a cuoco Ma, fatto, curioso, prima di decidere che “da grande” avrebbe fatto il cuoco, Gramaglia era un matematico! Proprio questi studi gli hanno conferito un senso di precisione mentale importante che emerge chiaro nella sua filosofia culinaria. E così nelle cucine, nel menu, e anche nella sala, del cuoco entrano espressioni come “estrarre x moltiplicare” o la “regola dei 5 millimetri”. L’introduzione al suo menu, “Il successo della gastronomia è nella tradizione, basta solo saperla interpretare sen-
za nostalgia”, sintetizza, infatti, appieno l’idea di cucina dello chef Gramaglia, che diventa arte attraverso doti personali, creatività, ispirazione e sapienza. Ogni anno la “filosofia Gramaglia” si arricchisce di un nuovo filo conduttore, come, ad esempio, “sottrarre per moltiplicare”. Cosa significa? Sottrazione degli elementi che, al contempo, eleva la sensazione di appagamento per l’ospite. In sala hanno seguito il cuoco sottraendo coperti, per aumentare la maniacale cura del dettaglio nel servizio; in cucina “lo hanno dovuto seguire”, sottraendo elementi per esaltare le sensazioni di piacere dei piatti. Ma l’ingrediente che non può mai mancare nella sua cucina è solo uno: appunto l’ispirazione del viaggio. Ultima, solo in ordine di tempo, è anche l’idea del cuoco di racchiudere tutta CHeck-in • marzo 2022
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Astice ubriacata l’essenza della sua cucina in 5 millimetri. Per lui, infatti, 5 sono i millimetri che misurano la percezione del piacere del gusto al President. Quando, si assaggia il primo boccone di una pietanza, l’essenza dei sapori travolge, sconvolge le papille gustative e conquista l’ospite; ecco, è in quel momento, che la schiena si sposta dalla sedia e si inarca di soli 5 millimetri. Solo allora il piatto ha conquistato il cervello e appagato l’anima.
La storia del President Il President nasce nel 1991 come azienda di famiglia. Nel 2006 Gramaglia si pone da solo al comando del ristorante e dà una caratterizzazione sempre più specifica al suo locale e alla sua cucina. I riconoscimenti non tardano ad arrivare con la presenza su tutte le più autorevoli guide del settore, sia nazionali sia estere (Michelin, Espresso, Gambero Rosso, Slow Food, Touring, Routard, Globe trot208
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FILOSOFIA
La cucina come vita Paolo Gramaglia è insomma uno chef sempre in crescita, in continuo fermento evolutivo, uno che fa del suo punto di arrivo il primo punto di una nuova partenza professionale. A chi chiede a Paolo Gramaglia cosa rappresenti per lui il suo lavoro e il suo ristorante, con estrema semplicità e naturalezza, risponde che «Il President è oggi per me quello che è sempre stato: la mia vita! E come ogni progetto di vita che si alimenta e, poi, cresce, viviamo e lavoriamo in accelerazione costante, per raggiungere sempre nuovi e stimolanti traguardi».
ter Travel Guide, solo per citarne alcune). Ma è il 2015, l’anno del President: Gramaglia prima ottiene il cappello della Guida dell’Espresso e, poi, la consacrazione tra i grandi della gastronomia, con il prestigioso riconoscimento della Stella Michelin. Nel 2018 per il cuoco arriva un altro grande successo personale, con l’ingresso nella prestigiosissima associazione internazionale per grandi chef Euro-Toques, della quale viene nominato delegato per la regione Campania.
Cibo e cultura da Pompei nel mondo Ma torniamo al tema del viaggio, tanto caro al cuoco. La cultura gastronomica
campana è un punto di riferimento che consente, in un “viaggio di tempo senza tempo” di esprimere creatività e innovazione nei piatti. Questo è uno dei motivi principali per i quali la cultura gastronomica della Pompei del 79 d.C. è sempre presente in ogni viaggio di lavoro del cuoco all’estero. Pompei è storia, cultura, gastronomia e per un cuoco stellato di Pompei fare conoscere le proprie radici è un grande privilegio e al contempo una grande responsabilità, poiché, come sostiene Gramaglia, «con il nostro lavoro all’estero rappresentiamo non solo le nostre filosofie di cucina, ma, anche e soprattutto, l’Italia e la grande cultura enogastronomica che costituisce uno dei più grandi simboli del nostro Paese». Lo
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studio ultraventennale sui pani e i cibi dell’antica Pompei ha fatto sì che questo importante progetto gastronomico prendesse vita e respiro internazionale. L’Asia con la Cina e Pechino, Shanghai, Hong Honk, Shenzhen, Changsha e gli Emirati Arabi con Dubai ed Abu Dhabi, poi l’Africa con il Ghana e la sua capitale Accra, sono solo alcune delle tappe che hanno visto Paolo Gramaglia far emozionare con i suoi piatti gli ospiti internazionali. Ma poi si torna sempre a casa e dai numerosi viaggi nasce al President “Food and Wine Experience around the World”, la realizzazione di un menu ricco di influenze orientali, caraibiche, africane, in cui i piatti sono reinterpretati, dopo un vero e proprio viaggio intorno al mondo, in una visione partenopea contemporanea.
Omaggio a Procida Il prossimo 11 settembre Paolo Gramaglia sarà nuovamente il protagonista di un grande evento dedicato al mondo del food e a quello della moda: “Modus Vivendi Pompeii”, quest’anno in partnership con “Procida Capitale Italiana della Cultura 2022”, che vedrà come location d’eccezione la meravigliosa città degli scavi archeologici più famosi al mondo. Arte e gastronomia, eleganza e bellezza, protagoniste da sempre nel luogo reso celebre dall’eruzione del 79 d.C., sfileranno anche gastronomicamente in passerella, omaggiando la meravigliosa Procida. La manifestazione è voluta e promossa dal suo direttore artistico Giuseppe Scagliarini e dal suo laboratorio artistico “Sensi Linguaggi Creativi” e
Da Schito verso il Mare | carciofo cotto a bassa temperatura, su una salsa di alici di Cetara, con bufalo cilentano, bottarga di muggine sarda e il “fumo” del gambo del carciofo arrostito
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Laila e Paolo rappresenta una risposta più che mai di valore al momento storico che viviamo.
Dolce è l'inverno al President
«Pompei da sempre ha rappresentato nella storia un polo di aggregazione per tutto quanto esprimeva in termini di capacità, innovazione e cultura - dice Gramaglia - pertanto, oggi più che mai con piacere ho accolto l’invito ad essere testimonial di Modus Vivendi Pompeii, che si realizza qui nella città di Pompei, poiché è anche da eventi come questi che dobbiamo cogliere le occasioni di ripartenza, di forza e di coesione per una categoria, quella del mondo della ristorazione che solo in maniera unita saprà affrontare e superare questo difficile momento storico».
Laila, l’altra metà del President L'altra metà del President è la moglie Laila Buondonno, avvocato di professione e sommelier professionista per passioCHeck-in • marzo 2022
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ne, che si occupa, in qualità di restaurant manager, della sala e della carta dei vini, ponendo il cliente assolutamente al centro dell’attenzione.
è coadiuvata in sala dal maître Ciro Cirillo, dal secondo sommelier Francesco Di Martino e da una squadra di giovani collaboratori.
Ecco il motivo per cui crede che il successo di un piatto dipenda, insieme all’abilità del cuoco e all’eccellenza delle materie prime, anche dal giusto modo in cui lo si racconta all’ospite, dall’ambiente che si riesce a creare in sala, dal corretto atteggiamento del personale, che adatta sempre il suo “modus operandi” alla personalità del cliente, alle sue esigenze, cercando di creare con lo stesso la giusta empatia.
Tirando le somme: ottimo il cibo e l’ospitalità di questa dinamica coppia che si prodiga affinché il cliente sia assolutamente al centro dell'attenzione.
Chi varca la soglia del President, deve, infatti, essere messo a suo agio sin dal primo istante e ascoltato anche quando non parla, in modo da entrare nel suo cuore, perché è solo lì che ricorderà l’esperienza al ristorante. Laila Buondonno
Paccheri con i broccoli
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Ristorante President Piazza Schettini 12 - 80045 Pompei (Na) Tel 081 8507245 www.ristorantepresident.it
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Aria
Sentori di mare e profumi intensi nella cucina di Paolo Barrale
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n salotto elegante nel cuore di Napoli: questo è Aria, ristorante una stella Michelin firmato dal Gruppo J.Co - già artefice di format di ristorazione di successo sul territorio campano - che vede ritornare a capo di un’importante brigata di cucina un cuoco di grande talento ed esperienza come Paolo Barrale, alle prese con un concetto gastronomico del tutto inedito, che gioca con irriverenza e abbinamenti, sacro e profano, “Miseria e Nobiltà”, per divertire e stupire, partendo però, sempre, dalla concretezza.
ti sedi aziendali, dalla Camera di Commercio al polo universitario della Federico II e raggiungibile in pochi minuti dalla principale stazione ferroviaria della città, Napoli Centrale. Quasi 450 metri quadri totali, che accolgono gli ospiti nell’intimità di un ristorante studiato e realizzato per riprodurre l’atmosfera di una elegante dimora privata, dove sentirsi subito a proprio agio, come in un antico salotto della borghesia napoletana, ma in chiave contemporanea e moderna.
In tutto sono otto gli elementi in cucina, con una persona per ogni partita coadiuvata da un’altra, per accogliere impeccabilmente gli ospiti nelle due sale del ristorante, con 30 comode sedute, più altre 10 in una sala privata che ospita un tavolo conviviale.
La concretezza irriverente di Paolo Barrale
Il locale è nel cuore della city di Napoli, in via Loggia Dei Pisani, una traversa silenziosa della trafficata via Depretis, centro dirigenziale del business partenopeo ricco di importan-
Aria è il nome scelto per la nuova meta gastronomica della Campania e in sé porta già tutta la freschezza della novi-
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tà di un’offerta diversa e sfaccettata, che unisce la cultura della cucina mediterranea alla forza creativa della contaminazione internazionale in un’unica filosofia gastronomica. Proprio per ribadire la ricchezza storica e le molteplici influenze culturali del territorio campano, l’Aria in questione non poteva che essere quella di Napoli: un’aria salmastra, calda e secca, che porta con sé sentori di mare e profumi intensi; un’aria che spesso si tramuta in vento, per spazzare via le nubi dopo un acquazzone. Da Napoli e dalla Campania in generale parte l’offerta gastronomica del ristorante guidato da Barrale, grazie all’utilizzo delle migliori materie prime del territorio, interpretate con una mano originalissima che pesca dai classici e dalla tradizione per ribadire un concetto di cucina mediterranea che non ha paura di osare e di lasciarsi influenzare da tecniche e ingredienti “stranieri”, 216
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ma anzi, riesce a coniugarli e integrarli perfettamente in nuove sorprendenti versioni di ricette antiche, così come in inediti piatti di taglio moderno. La chiave di lettura che contraddistingue l’offerta gastronomica di Aria è per l’appunto la “concretezza”, unita a divertimento, a ricerca di modernità e di contemporaneità mai fine a sé stessa, perseguita senza snaturare il concetto di cucina territoriale, con inserimenti di materie prime e strumenti avulsi dal contesto campano ma che riescono a fondersi armoniosamente con lo stesso, con l’unico scopo di esaltare il piatto e regalare un’esperienza vivida all’ospite. Un gioco infinito tra sacro e profano, nei piatti come nella mise en place, che rispecchia il carattere più intimo e verace di Napoli, vera fucina artistica contemporanea, città dissacrante e al tempo stesso profondamente legata alla cultura e alla sua storia
piatto è un gioco con la ricetta: «Utilizziamo tutto quello che ci è stato dato dall’esperienza e dal territorio, con il fine ultimo di dare la possibilità a ogni singolo ospite di poter assaggiare la nostra cucina – spiega - È questo, infine, l’ultimo punto focale della filosofia di Aria: accogliere senza intimorire, far stare bene l’ospite e renderlo protagonista di un’esperienza gastronomica intensa e al tempo stesso intima, con piatti che solletichino la sua memoria gustativa, magari serviti in zuppiere di delicata porcellana, come le zuppe e le pastasciutte della domenica».
Gilda
Tanto pesce senza dimenticare la carne del territorio Siciliano di nascita, campano d’adozione e ligure da parte materna, Barrale ha il mare nel Dna: con Aria la sua grande esperienza della materia prima viene messa a servizio del menu, improntato al 70% su un’offerta di pesce di primissima qualità, ma che non dimentica né il vegetale né la grande carne del territorio, come quella che racconta l’Irpinia, ad esempio, con il suo agnello Laticauda, o le carni dell’Appennino, con il vitello bianco e il maiale. Dagli antipasti crudi provenienti dal mare Tirreno, al polpo alla Luciana interpretato dal cuoco, ogni
Come a casa Un aspetto fondamentale della cucina è quello di mettere a proprio agio il commensale attraverso un percorso gustativo che passa da una carta incentrata sull’offerta di mare a due menu degustazioni, uno di 5 (Aria di Casa) e l’altro di 7 (Boccata d’Aria) corsi: si tratta di mezze portate che non sono figlie del menu à la carte, ma dell’estro della stagione e del periodo in corso. Il gioco è sempre presente a tavola, a partire dai grissini e dai crackers che hanno gli stessi ingredienti del tarallo tradizionale napoletano, quindi sugna, mandorle e un mix di 5 pepi diversi, ma che sono a forma di maialino e appoggiati su un fazzoletto in porcellana, realizzato a sua volta con il calco di una seta grezza di San Leucio. CHeck-in • marzo 2022
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Piatti che divertono e che alternano concetti e ingredienti ricchi e “poveri” in una filosofia alla “Miseria e Nobiltà”, il celeberrimo film con Totò tratto dall’opera teatrale di Eduardo Scarpetta e diretto da Mario Mattoli, che in carta da Aria presta il nome a un piatto signature dello chef. Qui Barrale unisce la “povertà” della mollica di pane e della cipolla alla “ricchezza” di ostrica e caviale, in un antipasto cinematografico. Completamente rivisitati anche gli “Spaghetti con le vongole”, serviti con un curry verde mediterraneo, al prezzemolo e friggitello salernitano. Un altro classico partenopeo è il “Polpo alla luciana”, che qui incontra spuma di patate, paprika affumicata, polvere di lattuga di mare e limone. «Utilizzare ingredienti che ricalcano i profumi del territorio, magari inserendoli in un contesto che non sia il loro, contaminando ricette e materie prime», 218
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questo il pensiero di Barrale. Leitmotiv che ritroviamo anche alla base di piatti estivi come “La Cina è vicina” un piatto realizzato con maialino, patate e salsa agrodolce alle papaccelle, i dolci peperoncini presidio Slow Food della provincia di Napoli e Caserta.
Carta ad hoc per i dessert Presente una carta ad hoc per i dessert, a cui si aggiungerà il carrello dei dolci, con un’ampia selezione di torte. Tra i dessert troviamo “Ananas, Cocco e Caffè” e una “Tarte Tatin” in versione campana, a base di mele annurche e servita con gelato alla panna acida e rose. Si finisce con la “Piccola Pasticceria”, che da Aria parte con una portata che celebra la convivialità ovvero con una fragrante “Pagnotta al cioccolato e marasche”, da spezzare al tavolo.
L’intera panificazione del ristorante è naturalmente giornaliera, così come il burro, che è a cura sempre di Barrale, grazie anche all’adiacente laboratorio nel quale cuoco e brigata hanno la possibilità di lavorare sperimentando e facendo ricerca.
La carta dei vini che punta al territorio La proposta enoica di Aria condivide la filosofia tradizionale-contemporanea di Paolo Barrale, ricalcandone i connotati essenziali: specializzazione territoriale analizzata attraverso una lente moderna. Si rimarca il concetto di vino come alimento complementare, in grado di dialogare con l’entità della proposta gastronomica e sposare l’originalità dei suoi percorsi. Circa 300 etichette divengono l’espediente per raccontare storie di artigiani, vignaioli, personaggi simbolo del vecchio e nuovo continen-
te che, con la propria particolare visione del vino, contribuiscono a dar voce alla stessa attività di pensiero: ecosostenibilità della produzione, vinificazioni poco invasive e piacevolezza di bevuta. Una particolare attenzione verso i vini naturali, biologici e biodinamici, espressioni sincere dei vitigni e delle singole aree geografiche, dal nord al sud dell’Italia, dal Mediterraneo agli oceani. Grande spazio, naturalmente, alla regione Campania, vero caleidoscopio varietale italiano.
Aria Restaurant Via Loggia dei Pisani 2 – 80134 Napoli Tel 081 84 30 195 www.ariarestaurant.it
Ramen
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My Seacret Il locale giusto per i buongustai
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Napoli, per i napoletani e per i turisti, la passeggiata sul lungomare è un must: gli occhi paiono non essere bastevoli ad ammirare il panorama unico del Golfo, con il Vesuvio che occhieggia, con la Penisola Sorrentina che ammalia a distanza e con Capri che fa la fascinosa dirimpettaia. E poi c’è il backstage, la strada che parallela al lungomare, collega piazza Vittoria a Santa Lucia. È via Chiatamone: il lato B del lungomare, ricavata lambendo la parete tufacea del mitico Monte Echia, dove i Cumani, nell’ottavo secolo Avanti Cristo fondarono Parthenope. Bei palazzi, gli ingressi di servizio dei grandi alberghi sul lungomare, botteghe di antiquari. Qui c’è, di recente apertura, il locale giusto per gli happy few: i napole-
tani gourmet e i turisti a conoscenza del posto buono, del posto giusto. Qui si è vicini al mare, con Capri proprio lì di fronte ed al contempo si è... far from the madding crowd... via dalla pazza folla, quella folla vociante e allegra delle passeggiate sul lungomare. My Seacret, il nome del ristorante. Solo ventidue i coperti: sala all’ingresso e grazioso soppalco. Cucina a vista.
Il progetto My Seacret My Seacret è parte di progetto ampio che tende ad abbinare il fine dining all’arte. Alle pareti, impeccabile il gioco di luci, esposizione permanente di quadri, fotografie e sculture di artisti napoletani. Accoglienza da parte di una squadra di sala di spiccato valore. Il maître è Christian
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Moreno, in evidente sintonia con la sua squadra. Grande conoscitore delle proposte in carta e competente quanto affabile sommelier, sa mettere subito il cliente a proprio agio. Il governo della giovane e valida brigata di cucina è affidato al prode chef Antonio Passariello, poco più che trentenne. Piace la naturalezza, non disgiunta da robusta tecnica e da evolvente competenza, con la quale Passariello esita creazioni che diventano signature dish. Cucina di mare, con contaminazioni che tendono a descriverla anche come cucina fusion. A fronte di perdurante impeto dei marosi, quando la pesca nel Tirreno diviene temporaneamente impraticabile, la cucina vira su valide proposte di terra. Ci si affida allo chef per le pietanze e al maître per i vini. Ne sortisce un memorabile pranzo domenicale (solo la domenica aperto
Polpo
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a pranzo. Gli altri giorni solo a cena, con chiusura settimanale il lunedì).
La proposta Si comincia con un antipasto impegnativo per quanto denso di sapori e consistenza: Lingua di vitello laccata alla birra, aromatizzata al mosto di catalanesca “Dios”, affumicata al fieno, mela verde ed erbe invernali. Si prosegue con un primo che è la ghiotta evidenza di quanto lo chef abbia spiccata abilità nell’approntare signature dish: - contro corrente - Ravioli ripieni di triglia e alghe marine. E il racconto del piatto lo lasciamo all’autore, allo chef Antonio Passariello: «I ravioli striati rappresentano le triglie di fondale, sono ripieni di ragù di triglia con aggiunta di finocchietto, per conferire maggiore
Antonio Passariello
Controcorrente freschezza al piatto. Vanno mangiati per primi. Il raviolo non striato invece rappresenta la triglia di scoglio. Viene riempito con un ragù di triglia, oltre che con pomodoro e basilico, e poi fritto, per renderlo più croccante. Questo e` un piatto che racconta la mia storia, mi identifico molto con quel pesciolino che decide di nuotare controcorrente e di rimanere attaccato allo scoglio. Ho sempre sognato di restare in Campania per esprimere al massimo la mia idea di cucina. Da qui l’idea di aggiungere nel ripieno il pomodoro e il basilico, elementi tipici della cucina nostrana. Il titolo del piatto descrive anche il modo di approcciare al piatto: solitamente si consiglia di mangiare la parte del piatto più fresca (in questo caso il finocchietto) alla fine, perché pulisca la bocca e prepari alla portata successiva, in questo caso consiglio il percorso inverso, perché l’ultimo ricordo del piatto sia, per il cliente, la Campania con i suoi sapori (basilico e pomodoro) deve restare in bocca il ragù di Napoli. Nulla è lasciato al caso in questo piatto: la squama del pesce di scoglio è più
dura di quello di fondale, da qui la scelta di friggere il raviolo per conferirgli maggiore croccantezza. Lo scoglio è ricreato con del carbone vegetale, alghe, e un sale da scoglio. L’aria di limone è usata per realizzare l’effetto della spuma delle onde». Ottimo il dessert: Torta al cacao e caffè con pera al brandy alla quale si abbina un prezioso Moscato di Baselice. Buona la carta dei vini, con qualche interessante chicca non nazionale. Prezzi in linea con l’alta qualità della cucina e del servizio.
My Seacret Via Chiatamone 31 - 80121 Napoli Tel 329 8997342 www.myseacretnapoli.it CHeck-in • marzo 2022
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Bros And Bun
L’habitat naturale per carnivori gourmand
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ros And Bun è l’habitat ideale per carnivori gourmand che oggi, grazie al nuovo cuoco Davide Loffredo, cresciuto nelle cucine di stellate, punta all’eccellenza con decisione e senza compromessi. Aperto nel luglio 2020 a San Giorgio a Cremano (Na), Bros And Bun è l’indirizzo per appassionati di hamburger e non solo. Un progetto audace che nasce dal sogno comune di due giovani fratelli, Annalisa e Gennaro Alfiero, di portare in Italia un’idea di locale proprio delle grandi metropoli europee. Un luogo che fa dell’architettura, del design e della qualità dei piatti gli strumenti per rompere gli schemi e portare l’esperienza del bun e della carne più in generale ad un livello superiore.
Bros And Bun non è una hamburgeria tout court, non è un ristorante gourmet: la proposta di valore è offrire un’esperienza di gusto raffinata ma al contempo semplice, senza troppi orpelli e senza la rigidità tipica di alcuni ambienti di fine dining. La carta è un viaggio nei piaceri della carne che viene selezionata con cura, dall’estero e dall’Italia, e proposta in molteplici tagli e preparazioni: dalla delicata tartara di filetto italiano alla carne cucinata al piatto come l’iconica pancia di maialino, chutney di mela e pepe rosa, salsa di mela e chips di mela verde, fino ai pregiati tagli esteri come l’Angus Australiano Black Onyx e Wagyu WX Rangers Valley. CHeck-in • marzo 2022
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Ambienti Art Decò Il progetto del locale è stato affidato a Costa Group, leader internazionale nella progettazione e arredamento nel settore ristorazione, che ha ben saputo cogliere le idee dei committenti e il concept aziendale. L’ispirazione viene da ambienti Art Decò, linee morbide e materiali di pregio connotano gli spazi: legno di mogano, piani materici che rimandano al marmo calacatta oro, ampi divani in velluto capitonné, carta da parato dal di-segno retrò e una particolare attenzione al lightdesign. La cucina è a vista sulla sala e dotata delle più aggiornate tecnologie e dotazioni come il forno a brace Josper che unisce la tradizionale cottura sulla griglia con il design e la praticità di un forno. Un lungo bancone con sgabelli alti fa da trait d’union tra l’ambiente di lavoro e la sala. 226
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Davide Loffredo
Il tocco di Davide Loffredo Il cuoco è Davide Loffredo, 25 anni, originario di Torre del Greco (Na). È approdato a Bros And Bun a maggio 2021 dopo importanti esperienze in Italia e all’estero in strutture di alto livello: prima con Luigi Tramontano al ristorante Terrazza Bosquet del Grand Hotel Excelsior Vittoria di Sorrento e poi, nel 2017, al ristorante La Serra dell’Hotel Le Agavi di Positano nel ruolo di capo partita; dal 2018 al 2020 è nelle cucine del Maxi, 1 stella Michelin dell’Hotel Capo La Gala di Vico Equense, e nella stagione invernale è chef de partie presso il 5 Stelle Lusso Carlton Hotel di Saint Moritz, in Svizzera. A Bros And Bun porta tutta la sua esperienza maturata nelle cucine stellate, elabora un menu che è una declinazione dell’alta cucina in bun e piatti di carne dal sapore mitteleuropeo. Un menu che, rispetto alla stagione precedente, vede una cura da ristorante stellato nella pre-
parazione, nella cottura e nella presentazione dei burger e dei piatti. Attenzione, tecnica e ricerca sulla materia prima si evincono già negli antipasti come il carpaccio fumè con filetto, wasabi di asparagi, spuma di Parmigiano vacche rosse, frisè di scarola, pane carasau. Il nuovo menu è ricercato, pulito, cosmopolita, i piatti rivelano suggestioni di altre culture e paesi, in primis la Svizzera, per la quale Loffredo nutre una passione particolare e che si rivela nella scelta di ingredienti quali i formaggi e nelle sue salse: senape, aioli, barbabietola e cetrioli. Punto focale del locale è sempre il bun, il panino tondo realizzato da Cesto Bakery su ricetta esclusiva, che viene declinato come un piatto di alta cucina giocando su consistenze diverse, profumi e sapori. Le carni per l’hamburger sono frutto di una attenta selezione, blend di tagli e razze, in esclusiva per Bros And Bun. CHeck-in • marzo 2022
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Nuova carta dei dolci Alla proposta di cucina, che raggiunge punte di perfezione anche negli antipasti, si aggiunge la carta dei dolci curata dal talentuoso Michele Cannavacciuolo, pastry chef della squadra di Gennaro Esposito della Torre del Saracino. Una carta che va da un prezioso e gustoso tiramisù con cocco, burro di arachidi e gelato al caffè, fino al Truffle et Vanille, una bavarese alla nocciola con cremo-so all’extravergine di oliva, tartufo, gelato alla vaniglia e amaretti macinati. Interessante anche l’ambiziosa carta di 228
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vini dove non mancano le più blasonate etichette italiane ed estere. (foto del servizio Aurora Scotto di Minico)
Bros And Bun Via Galante 55/63 - 5580046 San Giorgio a Cremano (Na) - Tel 081 18810158 www.brosandbun.it
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Legrani
Panificio, cucina e bistrot
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egrani a Napoli è panificio, cucina, bistrot: un progetto nuovo che nasce da una storia antica, anzi due. Quella del Panificio Malafronte e quella del Pastificio Carmiano: due realtà storiche di Gragnano, espressione della migliore tradizione artigianale napoletana. Da una parte il pane, dall’altra la pasta: storie di grani, legami di gusto.
Legrani è al numero 8 dell’elegante via Verdi, in uno dei palazzi ottocenteschi che delimitano la Galleria Umberto I, nel cuore della Napoli monumentale: a pochi passi ci sono il Palazzo Reale e il Teatro di San Carlo, la Piazza del Plebiscito, il Castel Nuovo e la Piazza del Municipio con la Stazione della nuova Metropolitana dell’Arte.
Legrani nasce da questo incontro che è sodalizio di antichi saperi e nuove idee. È un luogo che profuma di pane, torte e focacce appena sfornate, dove si fa la spesa di cose buone e dove è piacevole fermarsi per la prima colazione, il pranzo e un aperitivo in un ambiente che coniuga tradizione e spirito contemporaneo.
Aperto tutti i giorni dalle 9 alle 20, Legrani è panificio e cucina, bakery e bistrot. È un contenitore dinamico e di sperimentazione che, col passare delle ore, cambia l’offerta e il table set: al mattino ecco le torte, i biscotti e il plumcake artigianali, il pane fresco per la prima colazione servita al tavolo con caffè e cappucCHeck-in • marzo 2022
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cino da Latte Nobile; dalle 11 il bancone del pane si colora di focacce, pizze in teglia e torte salate. Dalle 12 è tutto pronto per il pranzo, per uno spuntino veloce un Club Sandwich o una degustazione di Pane Petra con abbinamenti del giorno - o per un buon piatto di pasta della tradizione. Dalle 18 un calice di vino e le tapas del cuoco accompagnano l’aperitivo.
i crackers artigianali, i biscotti e i taralli napoletani, ed ancora i lievitati dolci e salati. La pasta di Legrani è quella del Pastificio Carmiano, piccolo laboratorio di eccellenza: pasta di Gragnano Igp, da semola di grano duro italiano e acqua sorgiva di Gragnano, lenta essiccazione e trafile al bronzo. Una pasta che profuma di grano e che porta in ogni piatto una storia antica, quella della Città della Pasta.
Re e regina: il pane e la pasta Il pane di Legrani nasce dalla lunga esperienza dei Malafronte, artigiani da quattro generazioni, dal 1906. Farine selezionate, lievito madre e una sapienza antica danno vita a prodotti di altissima qualità: 40 tipologie di pane, i grissini stirati a mano cotti a basse temperature, 232
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La cucina di Legrani è rispettosa della tradizione ma anche animata da una verve creativa che dona originalità ad ogni proposta. Il menu dalla prima colazione all’aperitivo è sempre diverso ed è il risultato di ciò che ogni giorno si può realizzare con il pane e la pasta: dal pane burro e marmellata al pain au chocolat,
dal fritto di pasta agli udon preparati con spaghetti quadrati, dal classico Club Sandwich al famoso Panuozzo di Gragnano, senza dimenticare i fuori menu legati alle ricette della tradizione napoletana e ad altre proposte che variano con le stagioni e con quel che offre l’orto del cuoco.
accoglie live cooking di maestri panificatori e chef stellati. La cucina è a vista e i tavoli bistrot, tra dentro e fuori, ospitano fino a 50 persone. All’esterno i tavolini godono della tranquillità della strada chiusa al traffico. (foto del servizio Aurora Scotto di Minico)
Il progetto architettonico e il design degli interni - firmati da JC&Partners servizi di architettura - rispettano la storicità del luogo: sono stati ripristinati gli stucchi e i fregi che ornavano i soffitti, inserendo nel contempo materiali caldi ed eleganti e colori che rimandano all’oro delle spighe di grano e al nero della terra. Lo spazio ruota intorno al bancone del pane in noce e al grande tavolo in legno massello da dieci posti che all’occorrenza
Legrani Via Verdi 8 – 880132 Napoli Tel 081 18754381 www.legrani.com CHeck-in • marzo 2022
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La notte “segreta” a
L’Antiquario
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n una delle strade più interessanti del centro di Napoli, famosa per i negozi di antiquariato e gli oggetti d’arte del passato, nascosto oltre una porta di legno massiccio e una piccola vetrata da cui si scorgono luci soffuse, si apre al mondo della vita notturna partenopea L’Antiquario, il secret bar firmato da Alexander Fezza e Francesco Cappuccio, barman ispirato e maestro della miscelazione, il primo, imprenditore vi-
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sionario e lungimirante del settore beverage, il secondo. L’anima di questo luogo si adatta alle migliori formule dei cocktail bar più esclusivi d’Europa da cui trae ispirazione e di cui mantiene la sostanza sia negli ambienti, dall’avvolgente gusto retrò, sia nella carta. Dai grandi classici fino ai drink signature passando per una selezione di spirits memorabile, le
Alexander Frezza
radici dell’Antiquario affondano nella storia degli speakeasy internazionali e in quella dell’ospitalità napoletana, oltre che nel racconto contemporaneo di un luogo che in pochi anni è salito alle luci “soffuse” della ribalta mantenendo la sua identità da scoprire e gustare sorso dopo sorso.
Solo cocktail, spirits e champagne Un locale che, allo stesso modo, rappresenta un concetto e un luogo: la scelta di proporre solo cocktail, spirits e un selezionatissimo numero di etichette di champagne, escludendo rigorosamente vino e birra, e quella di un’esperienza riservata da vivere al chiuso a dispetto delle abitudini quasi “sacre” dei consumatori, soprattutto napoletani, che da sempre prediligono la somministrazione su strada.
Locale nascosto e pieno di atmosfera L’Antiquario è dunque la sublimazione di un sogno e di una passione condivisa che ha portato a immaginare un luogo simbolo dove nessuno avrebbe mai pensato di creare un locale. «Abbiamo scelto un posto così defilato perché per noi era propedeutico al nostro progetto - spiega Francesco - siamo riusciti a trasformare quelli che normalmente sono considerati degli svantaggi in punti di forza, non abbiamo dovuto adattarci alla tipologia del locale, noi volevamo quel tipo di locale». Un posto nascosto, senza alcuna possibilità di estensione sulla strada, una capienza ridotta a massimo 45 persone «perché chi entra all’Antiquario non può rimanere in piedi ma deve essere avvolto dall’atmosfera confortevole e godere di un proprio spazio» come dice Alexander. CHeck-in • marzo 2022
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Tutto comincia con la curiosità di scoprire cosa si cela dietro un portone anonimo in un’affascinante strada napoletana. Un barman accoglie il cliente in livrea bianca e lo guida attraverso la piccola anticamera per farlo accedere nell’avvolgente atmosfera dell’Antiquario dove tra sedute di velluto rosso, quadri d’arte contemporanea e carte da parati retrò, ci si può immergere in un’esperienza dal gusto romantico, che ti proietta in mondi diversi cullato da un brusio gentile che pervade il luogo. La carta essenziale nella sua proposta di grandi etichette dal mondo degli spirits offre una serie di cocktail classici e signature del patron Alexander Fezza. Dal Te nel deserto ad un Cristo Velato, l’arte
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della miscelazione si percepisce forte e chiara e non solo nei cocktail, ma anche nel perfetto dosage di luci, profumi, musica e arredi che conducono ad un’unica esperienza di gusto: quello di vivere e di incontrarsi in questo secret bar.
L’Antiquario Via Vannella Gaetani 2 - 80121 Napoli Tel 081 7645390 www.antiquariobar.com
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Grand Hotel Parker’s Storia di uno scienziato che si scoprì albergatore 7°
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uesta non è solo la storia di un hotel icona dell’ospitalità napoletana e italiana, ma la storia di uno scienziato che si scoprì albergatore. Era il 1870 quando lo scienziato George Parker Bidder III, facoltoso studioso inglese di biologia marina, impegnato alla Stazione biologica della Real Villa, oggi Villa comunale, rilevava la proprietà dell’antico Hotel Tramontano Beau Rivale di Napoli di cui era ospite abituale, per farne la meta elettiva dei viaggiatori provenienti dal Nord Europa. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, il Parker’s ritorna a vivere grazie all’avvocato Francesco Paolo Avallone, brillante professionista napoletano che nel 1948 acquista la struttura, ridotta quasi a un rudere e la restituisce all’antico splendore. Trent’anni dopo, nel 1980,
il sisma che devasta l’Irpinia non risparmia l’hotel, che saranno le Belle Arti di Napoli a ristrutturare interamente. Trasformato in raffinato 5 Stelle Lusso dalla famiglia Avallone, unica proprietaria, oggi il Grand Hotel Parker’s fa rivivere ai suoi ospiti il lusso, l’eleganza e la tradizione di un’antica dimora della Napoli dei tempi del Gran Tour. In una “veste” completamente nuova, grazie ai lavori di ristrutturazione che hanno rimesso a nuovo la facciata e tre piani, insieme al sesto piano, quinta teatrale della scenografica terrazza affacciata sul Golfo e sul Vesuvio. «È un’opportunità imprenditoriale avviata per un atto d’amore della famiglia Avallone», spiega Andrea Prevosti, il general manager dell’hotel, oggi gestito con lo stesso spirito di appartenenza CHeck-in • marzo 2022
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Pomod'Oro che lo rendeva speciale in passato. E con il desiderio di riportarlo agli antichi fasti di Salvatore Avallone, proprietario insieme alla famiglia, le sorelle Cesira, Bice e Maria Ida, quest’ultima a capo dell’azienda vinicola Villa Matilde, che segue come “donna del vino”, già delegato per la Campania dell’Associazione Donne del Vino dal 2010 al 2018.
Servizi su misura “Veri padroni di casa”, i concierge “Chiavi d’Oro” Marco e Vincenzo accolgono ogni giorno gli ospiti, pronti a rispondere a qualsiasi esigenza e pianificare il soggiorno grazie a un servizio impeccabile e personalizzato. Si sceglie tra escursioni e tour privati, visite nell’azienda vitivinicola di famiglia Villa Matilde. E ancora, si occupano di prenotazioni di ristoranti, vip transfer con auto di lusso e minivan, servizio di baby-sitter, dog-sitter, biglietteria e molto altro ancora. Studiato 240
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per una clientela che ricerca l’autenticità e il fascino di un luogo senza tempo, ma anche per soddisfare un pubblico sempre più attento ed esigente di Millennials, il Parker’s offre oggi servizi all’avanguardia e tecnologia di ultima generazione.
Le Muse, il regno di Vincenzo Fioravante È famoso proprio per la vista spettacolare sul Golfo di Napoli e l’atmosfera sofisticata il Ristorante Le Muse, aperto tutti i giorni per la colazione e il pranzo napoletano, anche in versione delivery. A capo della cucina il cuoco Vincenzo Fioravante porta avanti la tradizione seguendo le ricette di Mamma Matilde, la mamma dei signori Avallone proprietari dell’Hotel: «Non è solo un onore, ma anche un’emozione poter dialogare tutti i giorni con la signora Matilde Avallone attraverso i suoi piatti e far conoscere ai napoletani come una donna forte e appassionata
abbia saputo da ligure cogliere l’essenza stessa della nostra tradizione e farne un baluardo della storia della propria famiglia e un po’ della nostra città», spiega il cuoco.
La stella del George Orchestrato dal talentuoso Domenico Candela, il Ristorante George, una stella Michelin, è l’ideale per trascorrere una
serata indimenticabile, complici l’atmosfera intima ed elegante e la vista che si apre sulla baia di Napoli. L’originalità degli spazi interni, ispirati alla vita di George Parker, si coniuga perfettamente alla raffinata mise en place dei piatti, in un armonioso gioco di colori e di stile. A completare l’esperienza è poi il servizio, attento, discreto e impeccabile. Cenare al George è un’esperienza che stimola tutti i sensi: atmosfera, profumi,
QUINTESSENZA: Calamaro del nostro mare crudo fritto essiccato fermentato e alla brace
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sapori ed estetica sono gli ingredienti di un percorso gastronomico raffinato e inedito. Protagonista in tavola, una cucina contemporanea che mixa tecnica classica e tradizione di un territorio unico come la Campania, magistralmente realizzata dal cuoco Domenico Candela, talentuoso napoletano che vanta esperienze nelle più prestigiose cucine italiane e d’Oltralpe. Nei suoi piatti Domenico Candela fonde con piglio creativo i prodotti d’eccellenza della sua terra d’origine, la Campania, le tecniche dell’haute cuisine e le suggestioni internazionali mutuate nei suoi viaggi. Ecco allora che la carta del Ristorante George si trasforma in un viaggio che
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porta dalle profondità della tradizione partenopea alle vette della sperimentazione, spaziando da Napoli alla Francia e al resto del mondo. Nascono così i Menu Degustazione, che rispettano con rigore la stagionalità degli ingredienti, per farsi esplosione di sapori, colori ed emozioni.
Grand Hotel Parker’s Corso Vittorio Emanuele 135 - 80121 Napoli - Tel 081 7612474 www.grandhotelparkers.it
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NH Napoli Panorama L’hotel grattacielo nel cuore della città
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el recuperare il suo rango di terza città d’Italia, negli anni della ricostruzione post-bellica, Napoli seppe disegnarsi e bene allocare la sua piccola city, lo spazio laborioso degli affari, delle istituzioni locali, dei traffici, del comfort. Fu l’evergreen Centro direzionale della città. Tutto lì: Banca d’Italia, Banco di Napoli, Municipio, Provincia, Questura, Poste Centrali, Maschio Angioino, Teatro San Carlo, Palazzo Reale, Piazza Plebiscito, Galleria Umberto I, Via Toledo, l’importantissimo Porto, i ristoranti buoni per i pranzi di lavoro. E nel tentare l’assalto al cielo, con il desiderio forte di dare valenza emblematica a una verticalità che significava vision e ottimismo sul futuro nascente dalla ricostruzione, si erigeva l’albergo grattacielo. La skyline di Napoli con gemma unica, inconfondibile.
Sospesi sulla città Poi i decenni grami e poi la rinascita della città con i primi anni del secolo corrente: di nuovo tra le principali mete di un
turismo cosmopolita che vede flussi crescenti per numeri e per Paesi di provenienza, e un turismo business correlato a spin-off della vicina Università, ai centri di ricerca, alla nuova economia che fa coesistere multinazionali con start-up. In tutto ciò, l’albergo grattacielo, da qualche anno è Nh Hotel Panorama, in Via Medina. Albergo con capability tra le più ampie della città, ben 220 le camere. Ai piani alti, la sensazione di essere sospesi sulla città: il Porto, il Palazzo Reale ed il Maschio Angioino dabbasso, il Vesuvio, la Penisola Sorrentina e l’incanto magico di Capri di fronte.
Albergo confortevole ed elegante Ingresso da porta girevole, tale da suscitare l’idea perenne del “gente che va, gente che viene”, hall amplissima. Guadagnare la reception mediante attraversamento di questa hall, è guado che prepara all’unicità dell’esperienza. Personale che sa mantenere l’opportuna professionalità senza scinderla da garbo innato e da
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spontanea propensione ad agevolare la deliziosa esperienza che il turista vivrà a Napoli. Turista che in poche ore commuta la sua posizione in “cittadino temporaneo”: accade; sì che accade! E gli ascensori che nel loro su e giù conducono alle belle, ampie e molto confortevoli stanze.
a pranzo e a cena, qui è servita anche la doviziosa e gradevole prima colazione. Tavoli ben distanziati tra loro, essenziale quanto funzionale la mise en place. Cucina napoletana, quella vera. Saggia la scelta di un offering non sterminato: poche cose, tutte molto buone.
Albergo che durante il lockdown ha saputo aprirsi ai napoletani che nel superare la soggezione o comunque il senso di separatezza che sovente connota la comunità locale verso struttura di ospitalità volta ad accogliere il forestiero, lo hanno oramai adottato come l’albergo prestigioso ed elegante, ancorché confortevole per sua ubicazione, per eventi e ricorrenze.
Approvvigionamenti di pesce dalla fidata pescheria della Pignasecca. Laddove l’impeto dei marosi fosse perdurante e i pescherecci non uscissero dal porto, le proposte di pesce, naturalmente e semplicemente, non saranno enunciate dal gentilissimo maître.
La Loggetta, il ristorante all’ultimo piano Si apre ai gourmet della città, oltre che agli ospiti dell’albergo in cui è inserito, il ristorante La Loggetta, ubicato al primo piano del grattacielo. Sempre aperto 246
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Si comincia con un lodevole “pignatiello ‘e vavella”, commovente omaggio ad un signature dish di ristorante storico napoletano che ha chiuso da qualche anno. Trionfo del polpo mediterraneo in saporito abbraccio con pomodoro del Vesuvio. Nei calici, servito alla temperatura corretta, il piacevole Fiano di Avellino Docg Bechar 2020 fatto da Antonio Caggiano. Si prosegue con spaghetti aglio e olio
con vongole e tarallo sbriciolato. Cottura perfetta, buona la tecnica ed intrigante la scelta last minute del formato di pasta. Si può scegliere tra spaghetti e linguine, entrambi Pasta di Gragnano Igp. A seguire, adagiati su pietra ollare, una seppiolina ed un gustoso trancio di pezzogna. Si chiude con un trittico che è l’apoteosi dei classici dolci napoletani mignon: babà, sfogliatella frolla e sfogliatella riccia. In bicchierino, freddo ma non ghiacciato, un ottimo limoncello!
ve n’è l’uguale (!), comfort, alto standing qualitativo secondo i rigorosi criteri della catena NH, prima colazione viatico di giornata gioiosa, pranzo e/o cena davvero pregevoli. Valore aggiunto, l’asset intangibile delle persone. Una squadra professionale ed affiatata, alla conduzione della quale abilmente espleta il suo delicato ruolo dirigente il valente napoletano del Mugello (!), il giovane e prode direttore Lorenzo Nencini.
Esperienza unica nel cuore di Napoli Nell’imminenza della lunga stagione propizia, quella che va dalla Pasqua all’atmosfera natalizia che permea il Centro Storico di Napoli, soggiornare in questa accogliente struttura comporta fruire al meglio degli insiti benefici: in pieno centro, dalla camera panorama che non
Hotel NH Napoli Panorama Via Medina 70 - 80133 Napoli Tel 081 4105111 www.nh-hotels.it
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Tra storia, arte e cultura
Tre dei più importanti musei di Napoli CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO
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on che a Napoli manchino i musei. Ve ne sono in numero sufficiente a ché il termine venga declinato al plurale, come è ovvio che sia; pertanto, per individuarli dovrebbe essere necessario affiancare alla parola “museo” il nome proprio che lo contraddistingue. Quindi quando si è a Napoli e posto che lo si voglia visitare (e come si potrebbe NON visitarlo!?), bisogna chiedere del Museo archeologico nazionale. Assolutamente no! Per i napoletani, il suddetto Museo archeologico nazionale è semplicemente… il Museo. Il Museo, senza aggettivazione. Il Museo è… il Museo; il Museo è una fermata della linea 1 della metropolitana; il Museo è una zona del centro storico di Napoli; il Museo è quella zona di Napoli dove ci sono almeno tre pizzerie imperdibili! Il Museo, punto e basta, sebbene la
sua dicitura ufficiale, disperatamente ufficiale sia “Museo nazionale archeologico di Napoli” con conseguente acronimo Mann.
Museo archeologico nazionale: il più antico museo d’Europa È il più antico museo d’Europa e la sua prima destinazione d’uso, per volontà del viceré di Napoli Don Pedro Giron, fu sede della scuola di equitazione. Successivamente divenne sede dell’Università. Nel secolo diciassettesimo il plesso divenne Real Museo e qui confluirono le collezioni archeologiche frutto dell’intensa opera di scavi dei siti di Ercolano e di Pompei. Nel corso dei decenni del regno borbonico, il museo si arricchì di opere egizie e greco romane. E che la visita non sia frettolosa, per piacere!
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La visita (non frettolosa, va ribadito!) ha suo corretto criterio laddove espletata per piano. Sono cinque i piani visitabili. Piano ammezzato: Mosaici, Gabinetto Segreto, Numismatica; piano terra: Sezione Farnese; piano interrato: Sezione Egizia ed Epigrafica; primo piano: sezione dedicata agli affreschi, Preistoria, Bronzi, Tempio di Iside e Villa dei Papiri; secondo piano: Medagliere. Il suggerimento è principiare la visita dal piano interrato. La sezione egizia è tra le tre le più importanti in Italia, insieme con i Musei Vaticani e il Museo Egizio di Torino. Imperdibile la collezione Picchianti, costituita da oggetti di uso quotidiano e funerari. La collezione epigrafica copre il perio-
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do che va dal 16° secolo a.C. al 2° secolo d.C., fornisce un'istantanea sulle principali lingue parlate nell'Italia centrale e meridionale. Al primo piano, godimento pieno nel Salone della Meridiana con l’affresco presente sulla volta, raffigurante re Ferdinando 4° e Maria Carolina, sua moglie, le collezioni Borgia e il Naoforo Farnese, una scultura in basalto che raffigura un uomo inginocchiato su una base con le braccia piegate. Imperdibile anche la Stanza Segreta, collezione di 250 reperti a tema sessuale trovati durante gli scavi di Pompei ed Ercolano. Tra le opere più famose nella collezione di mosaici, occhio al mosaico di Alessandro Magno che combatte Dario 3° di Persia.
Reggia di Capodimonte, la più grande galleria d'arte del sud Italia Come si è detto, per i napoletani il Museo archeologico nazionale è semplicemente il Museo. Ecco, cosa analoga dicasi per la Reggia di Capodimonte, che è semplicemente la Reggia. All’interno della Reggia si trova il Museo di Capodimonte, la più grande galleria d'arte del sud Italia, dislocato su tre piani. La sua vasta collezione fu portata qui nel 1759 e include dipinti di Botticelli, Caravaggio, Tiziano e Warhol, oltre a splendide pale d'altare del 12° secolo. Imperdibili capolavori come la Crocifissione di Masaccio, la Madonna col Bambino e due angeli di Botticelli e la
Trasfigurazione di Bellini. Altrettanto imperdibili e più strettamente correlati a quanto si è visitato al “Museo”, l'eredità di Carlo I di Borbone, la Collezione Farnese e l'Antea del Parmigianino. Assolutamente da visitare anche le gallerie del secondo piano dove sono esposte le opere degli artisti napoletani Jusepe de Ribera, Luca Giordano, Francesco Solimena e Massimo Stanzione, vissuti tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo. Al terzo piano sono esposte opere contemporanee di Andy Warhol, Mimmo Jodice e John Armleder. In giornata di sole non si può non godere della passeggiata attraverso il Parco Reale, noto per il suo patrimonio storico, architettonico e botanico. CHeck-in • marzo 2022
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Il fascino della Napoli sotterranea Dunque, a Napoli c’è il Museo, e c’è la Reggia. Ma c’è anche il Palazzo Reale in Piazza del Plebiscito. Tutto ciò visitabile in superficie. Attenzione, però. Esiste anche la Napoli Sotterranea e visitarla è cosa necessaria per la comprensione della città. Napoli Sotterranea suscita emozioni profonde per come rende evidente la non soluzione di continuità tra la storia plurimillenaria e la cronaca del vivere quotidiano. Napoli Sotterranea è visitabile grazie all’encomiabile attività dell’Associazione eponima che sta lodevolmente fungendo da best practice per analoghe realtà nate in Italia e in Europa. Viaggio nella storia, dunque, in percorso temporale di oltre due millenni, a circa 40 metri sotto l’attuale livello stradale della Napoli Emersa. Dall’antico acquedotto greco-romano ai rifugi antiaerei della Seconda Guerra 252
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Mondiale, dagli Orti Ipogei alla Stazione Sismica “Arianna”, fino all’antico teatro greco-romano. L’ingresso è nel cuore del centro storico in Piazza San Gaetano. Questa piazza è la vera agorà di Napoli. Qui davvero giorno dopo giorno la storia abbraccia il presente. Il sottosuolo napoletano con questo suo imponente reticolo di vicoli sotterranei si è venuto formando in epoca romana. I Romani, infatti, in epoca augustea dotarono la città di una complessa rete di acquedotti alimentata da condotti sotterranei provenienti dalle sorgenti del Serino, a 70 km di distanza dal centro di Napoli. Altri rami dell’acquedotto di età augustea arrivarono fino a Miseno, per alimentare la Piscina Mirabilis (anch’essa da visitare, nei Cam-
pi Flegrei), che fu la riserva d’acqua della flotta romana. Ogni epoca, secolo dopo secolo, per circa ventiquattro secoli, dalla fondazione della Neapolis alle bombe della Seconda guerra mondiale, ha lasciato traccia sulle mura del tufo giallo, il grembo di Napoli, da cui essa stessa è nata. E poi, finita la visita alla Napoli Sotterranea, si riemerge e ci si rituffa nella Napoli Emersa, quella vociante ed allegra del centro, quella che indusse il grande Johann Wolfgang von Goethe a scrivere: «Da quanto si dica, si narri, o si dipinga, Napoli supera tutto: la riva, la baia, il golfo, il Vesuvio, la città, le vicine campagne, i castelli, le passeggiate… Io scuso tutti coloro ai quali la vista di Napoli fa perdere i sensi!».
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Grand Hotel
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Dove la stella di Griffa illumina Courmayeur CHeck-in • marzo 2022
di Alberto Lupini
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un inizio di 2022 davvero eccitante quello che sta vivendo il Grand Hotel Royal e Golf di Courmayeur (Ao), da sempre un'icona dell'ospitalità della Valle d'Aosta con le sue 5 stelle. Negli ultimi mesi la struttura ricettiva ha vinto il prestigioso premio 50 Top Italy Luxury dedicato ai migliori hotel, relais e residenze di charme con ristoranti di alto livello e servizi premium
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dedicati a food&beverage, mentre le cucine del Petit Royal (1 stella Michelin) e del Grand Royal guidate dallo chef Paolo Griffa, executive chef dell’intero hotel, stanno facendo registrare numeri impressionanti.
La nuova guida di Massimo Chiappo Buratti A questa serie di novità va aggiunto l'arrivo del nuovo direttore, Massimo Chiappo Buratti, manager di origini biellesi con oltre 25 anni di esperienza nel settore, laureato alla prestigiosa Hotel Management School Les Roches di Crans Montana, della quale è anche ambasciatore per l’Italia. Nel suo recente passato professionale ci sono la direzione di prestigiosi hotel in Cina, Inghilterra, 256
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Francia, Germania, Svizzera; avventure che gli hanno permesso di perfezionare le cinque lingue (tra cui il cinese) che parla perfettamente. Un curriculum che oggi fa la differenza per l'hotel simbolo della località ai piedi del Monte Bianco. «In questo periodo il lavoro viaggia su due strade opposte: in settimana un po' in sottotono, mentre nel weekend sembra di rivivere i tempi d'oro - spiega Chiappo Buratti -. Del resto l'abbiamo capito: gli italiani preferiscono il fine settimana. Ma ora stiamo finalmente rivedendo gli stranieri che nelle scorse settimane sono stati letteralmente frenati dalle regole molto complicate che riguardavano il green pass: ci abbiamo capito poco noi, immagino i turisti di un altro paese che dovevano scegliere di spostarsi».
I lavori all'hotel Nonostante la pandemia e le difficoltà legate alle restrizioni, i vertici del Grand Hotel Royal e Golf di Courmayeur hanno deciso di pensare in grande. E di investire: «Sono state rifatte piscina e parte esterna della struttura pensando all'estate - spiega Chiappo Buratti -, mentre per l'inverno abbiamo focalizzato le attenzioni sulla champagnerie che sta funzionando molto bene (lo spazio all'aperto in pieno centro di Courmayeur, brandizzato Ruinart, ndr). E stiamo lavorando su un nuovo master plan per il rinnovo completo dell'albergo: vogliamo costruire una nuova sala riunioni e stiamo pensando a un ampliamento di tutte le camere. Ma, soprattutto, abbiamo intenzion e di creare una nuova identità per la ristorazione affinché diventi indipendente».
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Numeri positivi Ma al Grand Hotel Royal e Golf non c'è motivo per non essere ottimisti: «I numeri per ora sono positivi: nel fine settimana arriviamo al 95% di occupazione delle camere, mentre in settimana facciamo anche un 35-40% in meno. Possiamo dire che non è affatto male - sottolinea il direttore dell'hotel -. Avevamo iniziato con un dicembre meraviglioso, con grandi movimenti di clienti e con condizioni meteorologiche praticamente perfette. A gennaio la ripresa dei contagi ha frenato tutto, smorzando un po' di quell'entusiasmo che si era creato. È stato un vero peccato, ma il peggio sembra che ora sia alle spalle».
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Un occhio di riguardo per la ristorazione Già la ristorazione, da tempo uno dei plus dell'hotel. In proposito di ristorazione. Chiappo Buratti ricorda di essere affiancato da una squadra giovane di professionisti e di un asset operativo completamente ripensato all’insegna dell’efficacia e della velocità. Primo collaboratore su tutti è Paolo Griffa, giovane e talentoso cuoco del ristorante Petit Royal, forte di una visione e di una capacità lavorativa tale da offrire esperienze enogastronomiche nuove ed innovative, al passo con i tempi ed oltre. Il tutto nella splendida cornice della Valle d’Aosta e nella sua capitale della mondanità Courmayeur. «Per noi il Petit Royale rappresenta l'evoluzione e la chiave di volta della ristorazione. Lo chef ha portato un livello di clientela diversa, spinta anche dai social che segue davvero bene» sottolinea Chiappo Buratti. E non a caso Griffa è oggi professionista-immagine del centro montano. A far crescere l'ottimismo al Grand Hotel Royal e Golf di Courmayeur
Tuberi di stagione
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sono i numeri, straordinari, della ristorazione interna gestita da Paolo Griffa: «Pensate che il fatturato viene diviso a metà - spiega il direttore -, con il 50% di ricavi che arrivano dalle camere e il 50% dalla ristorazione. Un dato incredibile e anomalo, perché solitamente nel fatturato di un albergo gli incassi portati dalla ristorazione difficilmente superano il 20%». Una situazione che davvero è un record a livello nazionale. Del resto Paolo Griffa offre un'occasione per molti versi unica per accostarsi a quelle che spesso vengono definite "esperienze" a tavola a partire dal Petit Royal, il ristorante stellato completamente ristrutturato in chiave moderna nell’inverno 2018. L'iniziale formazione da pastry chef e poi l'esperienze pluriennali con grandi maestri della cucina lo hanno portato a padroneggiare in modo esemplare la tecnica, abbinandoci una fantasia che si rifà all'estetica, alla cultura e alla memoria dei suoi viaggi. I piatti sono piccole opere d'arte di gusto come di presentazione, senza alcuna concessione ad inutili artifi-
Arte tessile, omaggio a Missoni
GOURMET
I tanti modi di mangiare e bere al Royal Il Royal è chiaramente un paradiso dei gourmet, a caccia di tradizione valdostana o amanti della cucina creativa di avanguardia. Ce n’è per tutti i gusti, dalle colazioni golosissime alla Lounge Bar con cocktail e snack. Oltre Petit Royal aperto agli esterni, c'è infatti il Grand Royal, la cui sala è stata progettata da Gio Ponti, che propone piatti legati al territorio di montagna (con un menu degustazione che esalta i grandi ingredienti valdostani, interpretandoli in chiave moderna come i ravioli di seras, carciofi, maggiorana, brodo al cynar) e il Bistrot dove provare la classica cucina valdostana. Oltre ai
ristoranti, l’Hotel Royal propone una cantina con oltre 750 referenze - da semplici vini locali a Cru internazionali pregiatissimi, un oyster bar, una terrazza per aperitivi, degustazioni di piatti tradizionali valdostani, Grands Plateaux de Crudités. Presso il Lounge Bar, aperto dalle 8 del mattino a mezzanotte, è disponibile il servizio pranzo con gustosi snack, la merenda pomeridiana sia dolce che salata, oltre a sfiziosi finger food pre-dinner. À la carte è disponibile un’incredibile selezione di circa 150 distillati tra cui 50 Whisky provenienti da tutto il mondo, 6 Armagnac e 10 Cognac.
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Arte del Mandala
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Filetto di cervo grigliato
zi di food design. Tutto è equilibrato, calcolato e funzionale ad essere mangiato, non solo visto. L' "arte del Mandala" ne è un esempio: sembra una proposta in rilievo di un quadro tibetano tanto è curato e bello, nei suoi effetti geometrici, ma lo stupore cromatico serve solo a preparare al piacere di un mix di bolliti presentati in modo assolutamente originale (e buono).
pesto alle erbe, latte di girasole e caviale, della vellutata di pollo, finferli, panna alla cipolla caramellata, della quaglia ripiena alle erbe, insalata di patate di montagna, salsa al cavolo viola e crème fraîche, come del Pic nic in Val Ferrert (originale presentazione al tavolo di dolci prelibatezze presentate nei tipici cestini da pic nic).
Quella di Griffa è oggi una cucina contemporanea e che per molti versi va oltre la modernità, strettamente agganciata però al territorio e alle tradizioni, che nel caso della Val d'Aosta sono anche erbe di montagna, che il cuoco raccoglie di persona, e formaggio, presentati in modi però inconsueti. Nella continua creatività del giovane cuoco, ci sono piatti che hanno incontrato nel tempo il successo e vengono a volte riproposti, sia pure nei diversi menu degustazione dove la scelta è fra montagna, mare e sorpresa dello chef (il Jolly). È il caso dell'insalata di erbe e fiori eduli, della carota farcita di farinelli, del raviolo di salmerino alpino,
Un esempio di menu Jolly, di sorpresa in sorpresa cresce il piacere di mangiare
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Per capire l'estro di Paolo Griffa bisogna lasciarsi prendere la mano e, alla cieca, puntare su un numero Jolly. Tutti i piatti arrivano a sorpresa, con calma illustrati dal personale di sala, che indica spunti o aneddoti che hanno spinto lo chef ad immaginarlo. Dopo i saluti dello schef, dove Paolo Griffa si rifà alle sue iniziali scomposizioni di piatti per innescare curiosità e aprire la mente alle sorprese, si comincia con l'idea di un viaggio: Cartolina (fetta biscottata, formaggio fresco, oli essenzia-
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Consommé di cipolla li, coulis di erbe, capperi di aglio ursino, cialda di topinambur, olive nere e fiori), un mix intrigante di sapori dove la montagna sembra scendere al fino al Mediterraneo. E poi l'idea del mare del ricordo di esperienze affidato ad una trota in 4 consistenze per altrettante aree geografiche: Trota in viaggio (danese - trota in carpione, pane nero speziato, ravanelli in aceto di lampone, capperi, aneto, maionese
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Boule de neige alla cipollina e senape di Dijon; nord Europa - trota marinata, uova di trota, burro alle erbe e acetosella; Francia - gnocco di trota, tapioca all’aneto, caviale di Nacari Calvisius e sala al vino bianco; sud America - ceviche di trota salmonata di arancia rossa e rafani pickled). E poi si torna sulla terra ferma con Tuberi di stagione (dashi al larice e cialda di formica al mirtillo, caramello di spugnole affumicato e all’incenso di formica) fino a risalire sulle
montagne sacre con un incredibile Arte del Mandala (testina di vitello, salsa ravigotte, verdure croccanti e bollite) che da solo vale tutta la cena. Poi un omaggio alla valle d'Aosta con Consommé di cipolla (crostini di pane nero, pelle di pollo croccante, champignon à la grecque, cipolle al forno e timo, tartufo pregiato e spuma di fontina) che cede il passo ad un altro primo davvero superbo per presentazione e sapore: Arte tessile, Cannellone put-together omaggio a Missoni (cannellone di pasta farcito con ripieno di agnello leggermente speziato, fagioli all’occhio di cetriolo, lime e coriandolo, crema di figlio dei fiori). Come secondo ancora in valle con Filetto di cervo grigliato (cervo laccato alla resina di pino, polenta concia e cipolla caramellata, crema di broccolo e verdure di stagione, fondo di cervo con marroni e mirtilli). Dopo una Selezione di formaggi, di altissimo livello, ecco un pre-dessert, Kakigori e melograno, una specie di granita
preparata su un carrello come un grattachecca. Un gusto davvero intermedio che permette poi di gustare al massimo la dolcezza misurata di una Boule de neige (parfait al monte Bianco, panna montata al cognac, meringa con crema di pino e agrumi, torta di ginepro e marron glace, sfera di zucchero soffiato) che viene presentata come una pallina con la neve finta tipica dei souvenir. Si rompe la sfera di zucchero trasparente, la si gusta... e il viaggio finisce.
Grand Hotel Royal e Golf via Roma 87 - 11013 Courmayeur (Ao) Tel 0165 831611 www.hotelroyalegolf.com
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Courmayeur Con Super G e Champagne a porter, l'après-ski è tutta un'altra cosa... 264
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84234 di Alberto Lupini
C'
era una volta il rifugio di montagna dove prendersi una sosta dalle attività sulla neve. Magari una grappa, un caffè o un piatto rustico. Poi è arrivato Super G e il concetto di “rifugio” è completamente cambiato. Stiamo parlando di un'imponente struttura ricettiva storica alla base delle piste da sci di Courmayeur (Ao), che dal 2013 ha cambiato faccia trasformando la pausa e il soggiorno di chi sceglie le vette della Val d'Aosta. E da allora, innova-
zione dopo innovazione, si è creato un modello che ora è pronto ad essere attivato in altri centri montani, con un altro format collegato che prevede invece la consegna di champagne in casa o in hotel. Un'altra rivoluzione che prende il meglio dalla delivery a cui ci siamo abituati in questi anni difficili. Ma stavolta con risvolti assolutamente all'insegna del piacere e del divertimento.
L'idea di Andrea Baccuini e Giacomo Sonzini L'idea è di Andrea Baccuini e Giacomo Sonzini, soci e amministratori del Super G. Il primo è da sempre un creativo, per quattro anni è stato direttore gene-
Andrea Baccuini
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Ricci di mare rale della Filmmaster Event, nota per le cerimonie olimpiche; oggi è consulente strategico per diverse aziende italiane. Sonzini, che vanta un trascorso alla Pirelli Real Estate, è invece amministratore delegato della filiale italiana di un private equity di Londra. Ad unirli, ora, c'è questa scommessa che punta in alto: cucina stellata, ristorante, bar, discoteca all'aperto e un picolo hotel con otto stanze (due suites e sei giants rooms) nelle quali gli ospiti possono dedicarsi al proprio benessere in ogni momento della giornata. La location è semplicemente unica al mondo, dotata di spettacolari terrazze per un aperitivo a tu per tu con il Monte Bianco.
I piatti firmati da Andrea Berton Se parliamo di cibo, al Super G ogni ospite ha la possibilità di trovare quello che cerca: i gourmet possono soddisfare i loro palati al raffinato ristorante-champagneria; mentre per un break più veloce, ma 266
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Andrea Berton
non meno sfizioso, c’è il bar-sandwicheria. Dietro ad ogni piatto c'è la firma di Andrea Berton, uno dei cuochi italiani più talentuosi, allievo del grande Gualtiero Marchesi. La sua visione influenza in tutto e per tutto l’offerta enogastronomica del club in ogni sua declinazione: ristorante, solarium, caffetteria e persino area fast food in un food track di seconda generazione realizzato appositamente da Heineken. Per gli ospiti più esigenti ci sono numerosi servizi on demand 24 ore su 24, dal personal skier alla baby sitter, passando per l’autista e il personal trainer. L’area wellness, disponibile su prenotazione, è dotata di sauna e doccia di reazione, chaise longue e tisaneria, propone massaggi e trattamenti rilassanti, defaticanti per rigenerarsi dopo lo sport e lezioni di yoga e meditazione, individuali o di coppia. Accanto si trova l’area Gym, dove allenarsi e prendersi cura di sé con strumenti altamente tecnologici forniti
da Technogym, qui immersi in un contesto unico. Tutto è studiato al dettaglio per permettere al cliente di vivere ogni istante all’insegna del relax e del divertimento, con attività après-ski: al Super G si inizia a ballare dal primo pomeriggio e si continua senza sosta fino a sera.
Spazio ai giovani, e non solo Super G è anche uno spazio in cui la musica la fa da padrona e che va oltre il concetto di dopo-sci in cui, con scarponi e tuta, ci si ferma. Siamo in quota, ma soprattutto nei fine settimana, la funivia non interrompe i viaggi dopo che si fermano le seggiovie. Fino a notte c'è un traffico insolito: la gente sale dopo le 17 per l'aperitivo o per la cena, e lo fa in modo trendy. Qui non si viene per caso, si viene per partecipare ad un evento. E lo si fa in un ambiente selezionato dove si può accedere con prenotazione o pagando obbligatoriamente una consumazione. Cosa di non poco conto CHeck-in • marzo 2022
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MODA in periodo di pandemia, perché permette di selezionare gli ingressi ed evitare assembramenti. Il Super G attira al punto che la funivia tiene aperto l'impianto che in altri tempi sarebbe stato chiuso per mancanza di di viaggiatori. E non dimentichiamo che solo per salire il biglietto costa 16 euro.
Champagne a porter Ma Super G non è solo musica, cibo, vestiario e ospitalità di prim'ordine. Gli ideatori di questa struttura ricettiva all'avanguardia hanno infatti lanciato anche “Champagne a porter”, la prima champagne-livery italiana che punta a conquistare le destinazioni turistiche italia268
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Non solo Champagne A curare l’offerta di “Champagne a porter” c’è Filippo Baldassini: «Grazie alla partnership fatta con Mc2 Saint Barth non ci siamo fermati alla sola somministrazione e vendita di Champagne spiega il gestore del progetto -. Abbiamo anche creato una linea, chiamata “Champagne e montagne”, che sta andando fortissimo, con la quale forniamo maglioni e occhiali».
ne d’élite partendo proprio dei piedi del Monte Bianco. “Champagne a porter” è in grado di proporre agli amanti delle bollicine tutti i formati delle cinque etichette dei brand più famosi al mondo (Moët & Chandon, Dom Pérignon, Veuve Clicquot, Ruinart, Krug), dalle mignon alle bottiglie più scenografiche (anche da 12 litri), fino alle edizioni limitate.
Servizi in esclusiva per i clienti Lo shop, in pieno centro di Courmayeur, propone poi una serie di servizi esclusivi e destinati al turismo di alta gamma, che storicamente caratterizza la perla delle Alpi. Prima di tutto c’è la consegna a casa dello Champagne, per permettere a ogni cliente di creare la propria cantina ready to drink. Un servizio che può essere accompagnato da un cameriere personale e, su richiesta, anche da un dj, pronto a trasformare casa in un club privé dove ballare con gli amici. Champagne che viene consegnato alla temperatura ottimale di servizio. C’è anche la possibilità di acquistare il proprio bicchiere da collezione per sorseggiare Champagne nel cuore di Courmayeur, tra i negozi più belli del paese. Oppure lo Champagne può essere scelto e consumato all’interno del negozio, che all’occorrenza può essere trasformato in una sala conferenza. «Questa nostra iniziativa sta funzionando benissimo - spiega Baldassini - tan-
to che abbiamo intenzione di esportarla al più presto in altre località turistiche, sia invernali che estive, dove siamo sicuri potrà avere altrettanto successo». Le prossime aperture di “Champagne a porter” potrebbero riguardare Porto Cervo, Forte dei Marmi, Cervinia e Madonna di Campiglio, ma anche Cortina, per iniziare a brindare alle Olimpiadi invernali del 2026». Progetti che coinvolgono ovviamente Super G che di questo format innovativo resta ovviamente la struttura principale.
Super G Plan Checrouit 9 - 11013 Courmayeur (Ao) Tel 392 6571544 www.lovesuperg.com
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Val Formazza Paradiso alpino da scoprire 270
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di Guido Gabaldi
S
frecciare sulle piste innevate come Sofia Goggia o Federica Brignone? Godibilissimo, ma sulle Alpi si può fare di più. E non perché i due argenti olimpici delle sciatrici azzurre non siano un’immensa soddisfazione, ma perché è la montagna a offrire quel qualcosa in più che non può ridursi a puro e semplice sci alpino. Ce ne accorgiamo mentre visitiamo la Val Formazza, punta settentrionale del Piemonte incuneata in Svizzera (tra Canton Ticino e Canton Vallese), con le sue cime candide oltre i 3mila metri: Blinnenhorn, Basòdino e Punta del Sabbione. Tanto per cominciare, Formazza (Vb) è il comune con quel di più che è non comune, ossia il suo essere diffuso per tutta la
valle in un reticolo di 14 frazioni. Se a tutto questo aggiungiamo i pendii, le piste da fondo, le falesie, i sentieri da trekking e ciaspolata, le vette, i torrenti alpini, le cascate, i laghi e le centrali idroelettriche vien fuori il caleidoscopio della Val Formazza, un mondo parcellizzato in tanti sottomondi… tutti collegati fra loro, come vedremo.
L’arrivo dei walser La storia ci mette lo zampino, di solito, quando si tratta di scolpire in rilievo un luogo o una valle: ci riferiamo alla migrazione del popolo walser (vallese) dalle regioni dell’Alto Vallese, volta a colonizzare le zone più impervie di Val d’Aosta, Canton Grigioni, Ticino, Valsesia, Tirolo e Val Formazza. Ove arrivano nel 13° secolo per motivi ancora misteriosi, dopo 800 anni e oltre: crisi demografica? Mutamenti climatici? Epidemie di peste? Come che sia, queste popolazioni portano con sé la loro cultura, la lingua germanofona, addirittura le con-
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La cascata del Toce
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suetudini giuridiche. Gli storici parlano di diritto walser quando si riferiscono allo status tutto particolare di questi “immigrati”, che nelle fredde e inospitali valli di accoglienza ottengono dai feudatari locali alcuni privilegi: la libertà personale, l’autogoverno, l’affitto ereditario della terra. Una vera pacchia, se paragonata alla miseranda condizione dei servi della gleba.
metamorfosi, che costella il paesaggio di condotte forzate, laghi artificiali, centrali idroelettriche, così come il conseguente progresso socio-economico: i contadini-allevatori e montanari diventano operai ed impiegati a reddito fisso, non più dipendenti dai capricci delle intemperie, che potevano arrivare ad affamare e uccidere.
L’era dell’energia elettrica
Paradiso del fondo
E ancora di colonizzazione (elettrica) si parla agli inizi del secolo 20°, quando si capisce il ruolo fondamentale dell’energia elettrica per l’industrializzazione del territorio e si avvia la trasformazione dell’intera Val d’Ossola, tesoro di acque e ripidi dislivelli, in una specie di gigantesca dinamo a beneficio di tutto il Nord-Ovest. La Val Formazza vive a tutti i livelli la
E d’un balzo arriviamo ai giorni nostri e allo sci di fondo, grande protagonista della vita quotidiana in queste valli, oggi come ieri: considerato che un tempo gli sci, prima che un’attività sportiva e ricreativa, rappresentavano un mezzo veloce per spostarsi durante i lunghi e freddi inverni formazzini. Il Centro Fondo Formazza, situato in lo-
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CURIOSITÀ Lago di Morasco calità San Michele (1265 m.), è il polo del fondo ideale per principianti, atleti e professionisti: 12 km di piste di varia difficoltà, tra boschi di larici e d’abete, pianori e radure, circondati dalle alte vette della Val Formazza. E per chi preferisca l’aria rarefatta, in quota, a 1740 metri sul livello del mare c'è la pista di Riale, di suggestiva bellezza: è inserita in un'ampia conca circondata da cime maestose, come il Corno Brunni. Il tracciato di 12 km costeggia il Lago di Morasco, le cui acque danno origine alla spettacolare Cascata del Toce, il salto d'acqua più alto d'Europa (143m). Attrae così tanto, il panorama, che neanche l’epidemia di Covid-19 è riuscita a fermare una valanga di sportivi di altissimo livello, protagonisti della Coppa Europea di fondo, tenutasi proprio a Riale nel dicembre 2020.
440 gli abitanti Bella gente, questi 440 valligiani innamorati dei loro boschi di larici maestosi, dei paesaggi da cartolina, delle tradizioni walser in via d’estinzione; 440 anime ben decise a non mollare, mettendo in atto un piano di sviluppo sui generis, che non si sottomette al mainstream turistico irto di selve di funivie, cabinovie, sciovie, seggiovie, ovovie, bidonvie; perché qualcuno ha saggiamente osservato che si comincia con la bidonvia, e non sai mai se si finisce con la bidonville. È comunque difficile da inquadrare il rapporto uomo-montagna, perché si è sempre alla ricerca di una soluzione che esca dal regno dell’abbandono e dello spopolamento per non rientrare nella fiera del consumo, quella che tramuta il sentiero da trekking nel viale pedonale di un centro commerciale. CHeck-in • marzo 2022
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rapporto di collaborazione-convivenza fra valligiani com’è? Ottimo. Io provengo da tutt’altre valli, ma quando sono arrivato qui, tanti anni fa, ho capito che i formazzini sanno lavorare come una squadra, legati come sono ai valori genuini delle comunità rurali e di montagna. E ci mancherebbe: in tutta Formazza siamo quattrocento anime o poco più, sparsi su un territorio brullo, scosceso, immenso, con quattordici frazioni. O si fa squadra o non si fa nulla!
Gianluca Barp: cuoco, casaro, maître… Ma il panorama vero, comprensivo di vita morte e miracoli della lady Val Formazza, ruvida e signorile, ce lo può dare solo un funambolo delle Alpi: Gianluca Barp, presidente di Formazza Event, gestore di impianti sportivi e dell’albergo-locanda Aalts-Dorf di Riale (Bv), cuoco, casaro, maître, araldo delle tradizioni e me-so’-scordato il resto. «Dura, la vita, qui a 1740 metri sul livello del mare: saper fare un po’ di tutto è vitale» esordisce il bellunese Barp, formazzino adottivo. Lei certamente ha l’anima del factotum, ma non può fare tutto da solo: e quindi il 274
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Ho controllato sulle carte: il censimento registra 440 abitanti disseminati su un’area grande come metà provincia di Trieste. Densità: 3,4 abitanti per km2. Impressionante. A parte i rapporti personali a livello istituzionale il nostro partner è il Distretto turistico dei Laghi, di cui sono consigliere d’amministrazione. A livello mediatico abbiamo costruito una fitta rete di relazioni con quotidiani, televisioni, magazine, indispensabile per crescere. Il contributo fornitoci dalla trasmissione “Linea bianca” sarà di fondamentale importanza, immagino, e sarà visibile sabato 26 febbraio su Rai 1 (ore 15:15). Organizzare i servizi filmati ci ha fatto comprendere, ancora una volta, che questo territorio dalle mille risorse è quasi sconosciuto. Ne consegue che i potenziali di crescita sono enormi. Formazza-Riale: una Cortina pre-speculazione. O no? Sì e no. I territori sono morfologicamente diversi, anzitutto. E poi noi puntiamo su sci di fondo, sci alpinismo, trekking estivo, mentre la concorrenza è forte sullo sci alpino. Siamo raggiungibili come Cortina
(Bl), questo sì: chi parta in auto da Milano impiegherà poco più di due ore ad arrivare. Da queste parti non abbiamo mai lavorato sul turismo di massa, e neanche possiamo immaginarci che impatto potrebbe avere: francamente, ora come ora non saremmo neanche attrezzati ad accogliere le folle. Ma abbiamo tutti i migliori ingredienti per cucinare il nostro menu di successo: montagne oltre i tremila, vallate, natura meravigliosa, la tradizione walser da tener viva, un palcoscenico naturale adatto alla pratica sportiva, anche professionale… manca solo la
ciliegina sulla torta, cioè una campagna di marketing all’altezza di queste grandi opportunità. Entriamo nello specifico: qui lo sci di fondo conta moltissimo. Cosa ha di speciale, che lo distingue dalla concorrenza? Abbiamo due piste a due quote totalmente diverse: 1.250 per San Michele e 1.750 metri per Riale. E dunque chi ci raggiunge trova, o in un posto o nell’altro, una percorribilità sempre ottimale, a livello di fondo pista e a livello meteo. Se in quota nevica magari in basso è sere-
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E BENESSER
Sulle Alpi c’è di più La Val Formazza si trova proprio là, oggi, al punto in cui si deve uscire e non rientrare: riusciranno i nostri eroi, con Gianluca Barp in avanscoperta, a far capire ai turisti che sulle Alpi, oltre ad imitare Sofia Goggia e Federica Brignone, si può fare di più? Si deve, anzi, fare di più. Ne va della conservazione della nostra natura incontaminata, e della nostra specie. 276
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no, oppure là c’è vento e qui è tutto fermo, a Riale c’è la temperatura giusta e a San Michele la neve si scioglie, o qui fa troppo freddo e là si sta bene. A Riale, inoltre, abbiamo piste per tutti i livelli di preparazione, verdi, rosse e nere; e poi siamo sede di allenamento per diverse squadre nazionali, il che testimonia del grado di eccellenza del nostro impianto.
che in termini di sostenibilità è molto più avanti dello sci alpino, non avendo bisogno di impianti di risalita. Personalmente, io credo sia questo il futuro della pratica sportiva in alta montagna: coniugare divertimento e rispetto della natura. Per informazioni: www.valformazza.it
Terza cosa, siamo in un luogo che rappresenta il futuro dello sci di fondo: a quota media e bassa, i cambiamenti climatici rendono sempre più difficile la pratica sportiva di alto livello. E al di là del fondo, non va dimenticato lo sci-alpinismo: siamo immersi in un comprensorio tra i più belli d’Europa, ottimale per uno sport
I pascoli del Bettelamatt
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Enterprise Hotel Inaugurate otto nuove Nesting Rooms
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L'
Enterprise (Gruppo Planetaria Hotels), eclettico hotel milanese a ridosso di piazza Firenze, amplia la sua offerta ricettiva inaugurando otto nuove Nesting Rooms. La conferenza stampa di presentazione ha messo in vetrina le nuove suite dotate di tutti i comfort di un appartamento e di forte personalità, se guardiamo agli arredi e all’organizzazione degli spazi. È anche presente la migliore tradizione del Made in Italy grazie alla collabora-
zione con Moroso, storica azienda di divani, poltrone e complementi d’arredo. Il tema sviluppato è quello della casa di ringhiera; un classico milanese ripensato come un nido che accoglie gli ospiti in un abbraccio sicuro offrendo privacy e protezione, oltre a tutti i servizi di un hotel grande e confortevole: quattro stelle meritate. Nesting Rooms si potrebbe tradurre così: “stanze per annidarsi”, trovare rifugio, tornare in un luogo che ha forma e sostanza di casa, in pieno relax, via dalla pazza folla. Le
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due case di ringhiera dell’hotel Enterprise si affacciano su una classica corte milanese: i lavori di ristrutturazione hanno centrato l’obiettivo di conservare l’atmosfera allegra e colorata dei cortili meneghini, caratterizzati da tipicità come la graniglia, i voltini ad arco e le nicchie ricavate nei vani delle porte.
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Il colore è il protagonista Quanto agli interni, il colore si rende protagonista tanto quanto la scelta dei materiali, dei tessuti e degli imbottiti, per amplificare la sensazione di trovarsi all’interno di un nido avvolgente nel cuore della metropoli. Alle tradizionali
DESIGN
Arredo di qualità Le otto nuove suite dell’Enterprise Hotel non si fregiano solo dei complementi d’arredo del catalogo Moroso: ad aggiungere eleganza e personalità troviamo i comodini di Zanotta, l’arredo bagno a tutto colore di Ceramica Cielo, le rubinetterie di Ritmonio e le vasche Albatros e Rexa Design, gli elementi di design firmati Kartell, le lampade e i lampadari di Linea Light e Nemo, i pavimenti di Iris Ceramica e ceramiche Sant’Agostino, i vasi in ceramica di Keramo Ceramic e in cuoio di Airnova.
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tonalità delle case di ringhiera milanesi, il rosa cotto e il giallo Milano, viene accostato il blu jeans nelle sue varie sfumature; completano la magia le linee e i materiali scelti per gli arredi, realizzati da Moroso Contract su disegno della squadra di progettisti di Planetaria Hotels.
Parola d'ordine: sentirsi accolti «Mi piacerebbe - evidenzia l’architetto Sofia Gioia Vedani, Ceo di Planetaria Hotels - che il concetto di stanza d’al282
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bergo-nido potesse servire a tutti per andare al di là della classificazioni. Turismo business, leisure, green, proximity sono tutte caselline utili fino a un certo punto: per noi di Planetaria è più importante il sentirsi accolti, come in un nido, a proprio agio là dove si può stare nella giusta compagnia, in famiglia o con gli amici, magari col proprio cane, e persino da soli. Prima ancora che viaggiatore, uomo/donna in affari, turista per caso o per spirito d’avventura, il cliente della nesting room è semplicemente qualcuno che arriva in albergo e vuole sentir-
si libero di essere sé stesso. E allora non serve classificarlo, né tanto meno giudicarlo: più di tutto conta la rete di servizi di accoglienza che siamo in grado di offrirgli. Forse è questa accoglienza a tutto tondo la migliore definizione di “nesting"». Le fa eco Damir Eskerica, amministratore delegato di Moroso: «È stato un onore intraprendere questo progetto al fianco di Planetaria Hotels, con cui c’è stata da subito una forte connessione e corrispondenza di visioni e valori. Sia-
mo soddisfatti del risultato raggiunto e crediamo che le nuove Nesting Rooms costituiscano un unicum nel panorama delle soluzioni di ospitalità milanesi». Gli ospiti delle suite hanno accesso a tutti i servizi dell’hotel, studiati per conciliare senza sforzo lavoro da remoto e tempo libero: un innovativo Centro Congressi dotato dell’unica Immersive Room in hotel in Italia, la spa panoramica “Le Terme di Kyoto”, un fitness center e le proposte raffinate di Sophia’s Restaurant, Garden Bar ed Enoteca.
Enterprise Hotel Corso Sempione 91 - 20149 Milano Tel 02 318181 www.enterprisehotel.com
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Weekend a Varenna?
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Dove dormire e cosa fare CHeck-in • marzo 2022
Suggestivo borgo affacciato sulla sponda orientale del Lario che conserva un interessante passato medioevale. L'Hotel Royal Victoria e Villa Cipressi sono due alberghi di charme che offrono un elegante soggiorno lacustre CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO
84189 di Piera Genta
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arenna (Lc) è un suggestivo borgo affacciato sulla sponda orientale del Lario, una località singolare che oltre a essere un nodo della navigazione del lago conserva un interessante passato medioevale. Sulla piazza San Giorgio, proprio di fronte alla
chiesa dedicata al Santo, al cui interno si trovano pregevoli affreschi risalenti al 13° secolo, si trova lo storico Hotel Royal Victoria. Dal 2000 di proprietà di R Collection Hotels, un’impresa familiare 100% italiana, una decina di strutture tra gestione diretta e indiretta, tra cui tre sul Lago di Como (il Grand Hotel Victoria di Menaggio, il Royal Victoria e la Villa Cipressi di Varenna), tre a Milano (Mentana, City Life Poliziano e Hotel King) ed una in Liguria, il Grand Hotel Bristol Resort & Spa di Rapallo (Ge), nel Golfo del Tigullio.
Da filanda a hotel di charme Avvincente la storia dell'edificio, in passato adibito a filanda, l’area del lecchese tra la fine del 19° e l’inizio del 20° secolo era conosciuta per una raffinata produzione di seta sia stampata che tessuta, nel 1838 fu acquistato da Giuseppina Pezzini e trasformato in albergo con il nome di Hotel Royal. In quello stesso anno vi soggiornò la regina Vittoria e proprio in suo
Villa Cipressi
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Royal Victoria | Esterno e piscina
onore l'albergo modificò nuovamente il proprio nome in Hotel Royal Victoria. I documenti dell’hotel raccontano che Vittoria, allora diciannovenne e appena salita al trono, scelse una stanza vista lago, si concesse numerose passeggiate con il suo seguito e non rinunciò all’immancabile rito pomeridiano del tè alle 5 del pomeriggio.
suite che portano nomi manzoniani. Tre spazi convegni: sala Vittoria, sala Camino e la sala Gounod, dedicata al grande musicista che trasse ispirazione dal tramonto del lago per comporre la sua Ave Maria, una delle più celebri cantate in lingua latina.
Piscina e spa L’occasione della ricorrenza legata alla visita regale viene ricordata il 31 luglio con una serata gourmet, tanta musica e spettacolo pirotecnico tra il parco di Villa Cipressi e l’hotel Royal Victoria.
Quarantatré le stanze rinnovate Dopo una importante opera di restauro conservativo, l’hotel dispone di 43 camere, alcune con vista lago, altre con affaccio sulla piazzetta del borgo e quattro 286
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A completare l’offerta la piscina all’esterno, una piccola spiaggia lacustre davanti all’ingresso della struttura e la Suite Spa, un percorso benessere per la coppia con sauna, bagno turco e docce emozionali per momenti particolari di wellness experience. Un pontile privato offre una soluzione logistica particolarmente apprezzata a disposizione anche degli ospiti che fanno riferimento a Villa Cipressi, altro gioiello firmato R Collection Hotels.
CUCINA
Due i ristoranti Il Royal Gourmet con ampia veranda sul lago per gustare una cucina raffinata; più informale Victoria Grill, un dehor inserito nel contesto della piazza San Giorgio, entrambi aperti sia agli ospiti dell’hotel sia alla clientela esterna. Alla guida della cucina, Paolo Bullone, vercellese di origine, con alle spalle una carriera importante, tra cui l’Agrodolce di Calata Cuneo a Oneglia (Im) dove ha conquistato la stella Michelin, il passaggio in qualche hotel a Ginevra, poi a casa Fantini sul lago d’Orta.
Villa Cipressi, edificio ricco di storia Villa Cipressi è un complesso di edifici e giardini ricchi di storia, fu di proprietà della nobile famiglia Serponti, verso fine Settecento la struttura è passata al Barone Isimbardi, che vi impiantò un laboratorio della Zecca di Milano, di cui era direttore. A seguire la famiglia di imprenditori serici Andreossi che ha sviluppato il parco, l’ornitologo Hubert Astley, il baronetto Vincent Sutton e, infine, l’editore e tipografo torinese Carlo Accame, ultimo proprietario privato della villa. Nel 1980 fu acquistata mediante una pubblica vo-
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lontaria sottoscrizione dai varennesi e amici di Varenna per essere destinata ad uso pubblico e viene gestita dal 2018 dal Gruppo R Collection Hotel.
Tre gli edifici pieni di fascino Gli importanti lavori di ristrutturazione curati dall'architetto Marco Rossi di Bellano hanno valorizzato gli ambienti e gli arredi. La villa si compone di tre diversi edifici con stratificazioni storiche risalenti al 1400, al 1600 e al 1800 con le camere e le suite distribuite sulle tre strutture, di cui la più recente ospita la reception. Nella parte più antica della villa, la Sala degli
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Stemmi ci porta direttamente nel Rinascimento con una serie di affreschi che riproducono gli scudi delle famiglie più illustri del Lario con il loro ricco corredo di simbologie e di rimandi storici. Di questo corpo più antico fanno parte anche cinque camere risalenti al 1480 con pavimenti in legno e grosse travi lignee impreziosite da un decoro di stemmi araldici. Le sale della villa sono spazi ideali per organizzare eventi di ogni genere, soprattutto matrimoni, come la Sala del Pergolato affrescata con motivi floreali o la Sala degli Stucchi in aggiunta alle tre scenografiche terrazze. Importante sottolineare che le cerimo-
nie matrimoniali officiate all’interno hanno valore legale e rappresentano uno dei principali fattori di successo, offrendo la possibilità di prenotare in esclusiva l’intera struttura. In una zona del Giardino Botanico direttamente sul lago si trova una struttura indipendente e particolarissima, che ospita due suggestive suite dove la pietra naturale è assoluta protagonista.
Passeggiare in un magnifico giardino botanico L’elemento che accomuna questi due hotel è il magnifico giardino botanico quasi una prosecuzione del Giardino della adiacente Villa Monastero dove si
può passeggiare immersi nella lussureggiante natura e nella sorprendente biodiversità. Il giardino è terrazzato e giunge fino al lago con un percorso su tre livelli, è aperto al pubblico a pagamento, mentre è liberamente fruibile per gli ospiti dell’albergo. Sono presenti molte specie mediterranee ed esotiche tra le quali l’agave americana, che qui fiorisce spontaneamente, l’araucaria, il corbezzolo (o pianta dei Patrioti), il mirto, la tamerice, il cipresso, il diospiro e la grande magnolia affacciata sulla darsena. Particolarità del giardino la classificazione botanica di tutte le piante che sono munite di cartellino con Qr code per la lettura con smartphone.
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Varenna: cose da non perdere Varenna incanta il visitatore per Villa Monastero, un complesso architettonico cinquecentesco, un tempo convento di religiose cistercensi, oggi importante centro internazionale di studi. Per i più curiosi c'è il Museo ornitologico ospitato nelle sale dell'antico Palazzo Venini. Per gli appassionati del trekking il Sentiero del Viandante che segue il tracciato di un’an-
Hotel Royal Victoria Piazza S. Giorgio 2 - 23829 Varenna (Lc) Tel 0341 815111 www.royalvictoria.com
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tica via commerciale di collegamento tra Milano e la Svizzera. Il luogo più romantico è la Passeggiata degli Innamorati: una breve passerella a strapiombo sul lago che conduce all’imbarcadero.
Hotel Villa Cipressi Via 4 Novembre 22 - 23829 Varenna (Lc) Tel 0341 830113 www.hotelvillacipressi.it
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L’hotel sorge nel cuore di Torino, nel quartiere più alla moda della città. 134 camere che combinano stile, design minimalista ed eleganza rustica. Il ristorante dell’hotel serve piatti tradizionali
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Comodi a Torino da NH Santo Stefano CHeck-in • marzo 2022
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sente in più di 50 Paesi del mondo con più di 500 hotel suddivisi in otto diversi brand: NH Hotels, NH Collection, nhow, Tivoli, Anantara, Avani, Elewana e Oaks.
di Leonardo Felician
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H Hotel Group è uno storico operatore multinazionale con radici spagnole, oggi una delle compagnie alberghiere urbane di riferimento soprattutto nelle due aree dell’Europa e dell’America Latina dove gestisce in tutto oltre 360 hotel. Dal 2019 il gruppo lavora con Minor Hotels per integrare le proprie offerte commerciali in un unico marchio alberghiero internazionale pre-
L’albergo NH Torino Santo Stefano è una realizzazione relativamente nuova del gruppo, essendo stato costruito 15 anni fa in occasione delle Olimpiadi invernali con un intervento architettonico non semplice e di grande spessore. La struttura è situata nel fabbricato che si sviluppa ad angolo tra via della Basilica e via Porta Palatina, rispettivamente con 4-5 piani fuori terra più un piano mansardato. I tetti in coppi alla piemontese sono a
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due falde con cornicioni orizzontali verso la via e verso il cortile, nonché abbaini sui due fronti. All’incrocio dei due edifici un parallelepipedo a pareti prevalentemente chiuse funge da arioso e sorprendente atrio dell’albergo su più piani. La copertura in pannelli di rame è sormontata da una piramide vetrata: la vista panoramica dal quinto piano sui tetti di Torino è veramente da non perdere. All’interno, al piano terra, sono ospitate le sale riunioni dell’albergo. Il ristorante dell’hotel serve piatti tradizionali, accompagnati da un’ampia scelta di vini locali. Nei mesi estivi per il ristorante o per la prima colazione ci si può accomodare nel piacevole, fresco e silenziosissimo cortile interno; il bar-lounge aperto fino a mezzanotte è un luogo elegante e raffinato. Certamente un punto di forza assoluto dell’albergo è la posizione centralissima, a pochi minuti a piedi dal Palazzo Reale. La cronica difficoltà di parcheggio nel centro storico è stata risolta dalla costru-
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zione sotto l’albergo di un parcheggio sotterraneo multipiano con rampe di accesso elicoidali: qui l’albergo dispone di posti riservati che sono comodissimi per chi arriva in macchina. Per chi si muove in aereo è disponibile il servizio navetta per l’aeroporto di Caselle. Se all’epoca della costruzione l’albergo è stato premiato per il suo accurato intervento architettonico, in epoca più recente al termine di un percorso impegnativo ha meritato la certificazione ISO 14001 per l’impegno nella salvaguardia nell’ambiente.
NH Torino Santo Stefano via Porta Palatina 19 - 10122 Torino Tel 011 5223311 www.nh-hotels.it
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Il Tornabuoni
Dormire nella storia CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO
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er un soggiorno a Firenze avvolti nella storia e nella magia di questa splendida città perfetto l’hotel Il Tornabuoni del Gruppo AG, recentissima realizzazione dell’interior designer Andrea Auletta. Un 5 stelle progettato per ospitare una clientela di livello internazionale. Lo studio Andrea Auletta
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Interiors si è occupato della progettazione dell’albergo in tutti i suoi elementi, da quelli distributivi fino ai dettagli arredativi. «Ciascun piano - dice Auletta - ha comportato un layout distributivo diverso e in questa cornice mi sono occupato di ogni elemento, dal progetto di ogni singolo arredo e complemento al disegno specifico di moquette, carte da parati, quadri e oggettistica». L’hotel è dotato di 62 camere con tre offerte diverse di ristorazione.
Al Il Magnifico, omaggio alla cucina toscana
Ambienti raffinati e curati nel dettaglio
Al piano terra si trova il ristorante Il Magnifico Restaurant & Bistrot che dichiara fin dal nome un omaggio alla tradizione gastronomica toscana. Nelle parti comuni del piano terra la pietra serena conferisce un tocco di storica atmosfera fiorentina evocando le luci e le ombre di un palazzo signorile, senza tradire così l’originale struttura del palazzo, affacciato sulla via dello shopping nel cuore del centro storico di Firenze, a pochi passi dall’Arno e da Ponte Vecchio.
Il cuoio delle sedute evoca atmosfere raffinate con un tocco di natura, l’armonia dei grigi e dei beige contribuisce al relax e induce al gioco della memoria. Nell’alternarsi della luce diurna e dell’illuminazione notturna, il dehors del piano terra ripropone le stesse armonie dello spazio interno, giungendo a creare un ambiente raccolto e intimo anche all’esterno, dove il verde araldico delle tende aggiunge un tocco di raffinatezza e comfort.
Lucrezia Suite
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BAR
Champagne al bar Il Magnifico
Fuori schema, ma proprio per questo accattivante, è il bar Il Magnifico Café & Champagne al piano terra, un tocco di originalità per chi voglia riposare il proprio palato dai potenti vini Supertuscan con le bollicine nobili e sfiziose dello champagne.
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Lucie Restaurant Le camere sono proposte in armonie di colori diversi su ogni piano: arancio, pavone, grigio, blu e giallo conferiscono una nota di personalità a ogni camera, mentre i bagni, con la loro massiccia organizzazione dello spazio, richiamano suggestioni di terme antiche e memorie storiche.
Tocco internazionale al ristorante Lucie Al quarto piano la Butterfly Terrace e il ristorante Lucie, che declina sapori di gusto più internazionale con un taglio di piacevole ricerca. Il ristorante coniuga audacemente il rosa e il pavone, ma qui, questi colori antagonisti dialogano con grazia ed eleganza per creare, insieme alle comode sedute e ai complici divanetti, uno spazio ospitale che predispone al rito raffinato della convivialità. L’hotel si caratterizza nelle sue aree per l’originalità negli elementi decorativi e
per altri sorprendenti e singolari dettagli, evocativi di una natura tranquillizzante e stilizzata, dalla pietra alle farfalle in volo, che avvolge nel comfort e in una storicità rispettata e leggera gli ospiti di questo albergo. La Cave, al piano meno uno, è la cantina dell’hotel e vanta una pregevole collezione di bottiglie di vini italiani e champagne francesi. Lo spazio è disponibile e particolarmente adatto per eventi privati, cene a lume di candela e wine testing.
Hotel Il Tornabuoni Via de' Tornabuoni 3 - 50123 Firenze Tel 055 212645 www.hyatt.com CHeck-in • marzo 2022
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Royal Victoria 300
La tradizione dell’hotellerie a Pisa CHeck-in • marzo 2022
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84535 di Leonardo Felician
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embra di entrare nella camera della nonna: lo stupore per un’atmosfera autenticamente conservata da più di un secolo, questa è la prima impressione di chi viene a conoscere il Royal Victoria, un albergo storico in splendida posizione sul lungarno a Pisa. L’aspetto attuale della facciata dell’hotel risale al 1912 quando venne demolita la parte anteriore della casa-torre esistente sul lato sinistro del palazzo, inglobandola nel corpo del fabbricato. Venne aperta una nuova fila di finestre sul prospetto e si realizzarono i terrazzini al primo piano, rivestendo il pian terreno in pietra serena.
Gli spazi abitativi interni sono pressoché gli stessi dove hanno risuonato passi di un’interminabile sfilza di ospiti illustri, un palmarès che pochi alberghi al mondo possono contare, un record inimitabile per un albergo di categoria tre stelle con teste coronate e statisti, scrittori e musicisti, premi Nobel e artisti, personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport, politici illustri di ieri e di oggi. Le grandi sale di disimpegno nei vari piani portano alle camere dove il Liberty la fa da padrone e soffitti, pareti, vetrate, tramezzi, mobili, quadri e arredi, tutto parla della storia del nostro Paese. Come storico e più antico hotel in Europa tutt’oggi in attività, il Royal Victoria ammalia e seduce per la sua peculiare struttura. Il quartiere dove sorge l’albergo è la parte più antica della città medievale di Pisa che divenne il principale centro del Mediterraneo occidentale dal X secolo fino alla prima metà del XIII. Il nucleo fondante, testimoniato anche dalla presenza di un’antica formella visibile dall’esterno e ripresa per il logo dell’hotel, fu la torre dei Vinajoli su cui venne issato il Marzocco fiorentino nel 1406; risale probabilmente all’XI secolo, ma risulta con certezza “locanda” da un documento del 1428. L’antica locanda fu trasformata nel 1837 in un moderno albergo, il primo con acqua calda, energia elettrica e tutti i servizi necessari ai viaggiatori del Grand Tour per opera di Pasquale Piegaja, capostipite di un’ininterrotta dinastia familiare di albergatori giunta alla quinta generazione con Nicola Piegaja, attuale CHeck-in • marzo 2022
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proprietario insieme al fratello Maurizio, e alla sesta con la figlia da poco in azienda. La peculiarità delle 38 camere del Royal Victoria è la diversità, l’unicità che deriva dalla sua lunga storia. Non esiste una stanza che abbia gli arredi uguale ad un’altra, che abbia lo stesso punto di vista o che abbia la stessa storia.
Tra i servizi dell’albergo va citato il garage utile per chi giunge in macchina, poiché il centro di Pisa non è generoso in fatto di parcheggi, e il noleggio sul posto di biciclette, comodissimo per visitare la città che è tutta pianeggiante: le uniche salite sono quelle sui ponti dell’Arno.
L’atmosfera è unica anche al primo piano nella sala un tempo del ristorante, oggi utilizzata per ricche prime colazioni a buffet dalle 7 alle 10 del mattino: è disponibile anche un menu di prodotti senza glutine. Bellissima la sala a fianco della reception al piano terra, con una vera galleria di oggetti e foto d’epoca alle pareti: si apre sul lungarno Pacinotti, un tempo lungarno Regio, proprio sul punto in cui sbarcò Anita Garibaldi durante la sua fuga.
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Royal Victoria Hotel Lungarno Pacinotti 12 - 56126 Pisa Tel 050 940111 www.royalvictoria.it
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Park Hotel Marinetta
Relax e divertimento per grandi e piccini CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO
84611 di Lucia Siliprandi
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ircondato da un grande parco privato che approda al mare, il Park Hotel Marinetta è il luogo ideale per una vacanza in famiglia scacciapensieri. Situata a Marina di Bibbona (Li), nella Bolgheri Coast, la struttura 4 stelle, che fa parte di Icon Collection, offre un soggiorno green con un pizzi-
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co di divertimento per grandi e piccini. Spiaggia privata, piscine, spa e quant’altro sono inserite nel paesaggio toscano dipinto con mille colori: dal blue luccicante del mare al verde brillante della vegetazione al rosso dei tramonti. Le camere, le suite e le villette indipendenti, dotate di ogni comfort, sono arredate in stile classico-funzionale. La nuova Spa Marinetta, aperta anche alla clientela esterna, ha una piscina riscaldata con postazioni idromassaggio, lame d’acqua che proiettano getti sulla
cervicale e sulle spalle, e lettini subacquei per un relax “senza respiro”. Biosauna con una temperatura non eccessiva, calidarium e docce variopinte, che sprigionano profumi inebrianti, completano l’offerta. Per una bellezza senza tempo e per una completa remise en forme i trattamenti della maison rigenerano il corpo e l’anima. L’Emotional, ad esempio, ristabilisce la circolazione linfatica e favorisce l’equilibro nervoso. Il corpo, avvolto da oli caldi ed essenze profumate e massaggiato con particolari tecniche olistiche, che distendono tutti i muscoli, raggiunge uno stato di assoluto benessere. Per un viso disteso e sorridente suggerito il trattamento opacizzante. Ideale per addolcire le imperfezioni cutanee
idrata in profondità. Il segreto? Una nuova formula creata con burro di Karité, dalla texture morbida che lascia la pelle asciutta e luminosa. Ricambio cellulare con il massaggio scrub che non solo libera la pelle dalle impurità, preparandola così a ricevere i principi attivi contenuti nelle creme, ma ha anche un effetto snellente e rassodante. Depura la pelle e favorisce la rimozione delle tossine l’applicazione di fango drenante che, grazie all’eliminazione dei liquidi in eccesso, lenisce i dolori articolari e rallenta i processi infiammatori. A pochi chilometri dal Park Hotel Marinetta si possono visitare suggestivi borghi di origine medievale come Suvereto, annoverato tra i borghi più belli d’Italia, Populonia con il suo museo etrusco e Bolgheri, celebrata dal poeCHeck-in • marzo 2022
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NTE IL RISTORA
Cucina di territorio Il Ristorante Ombra della sera, capitanato dallo chef Daniele Arzilli, offre piatti con ingredienti freschi, di stagione e, dove possibile, del territorio. Il mare è spesso il protagonista di squisitezze come per la tartare di palamita del Tirreno su gelée di agrumi, incorniciata da fiori eduli e terra di olive taggiasche e per il risotto carnaroli mantecato al limone con battuta di scampi e germogli di dragoncello. Invitante il tofu rosolato agli agrumi con indivia stufata e salsa Shoyu. Dulcis in fundo semifreddo al panforte senese con salsa di cioccolato extra fondente e frutti rossi. Tartare di Palamita del Tirreno
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Risotto con battuta di scampi
ta Giosuè Carducci. Per gli amanti della natura suggerito un trekking nel Parco della Val di Cornia, che svela scorci di incomparabile bellezza. Per i più piccoli, divertimento assicurato nei parchi situati nelle vicinanze del resort. Il Cavallino Matto propone, tra l’altro, la Shocking Tower, una torre alta 50 metri dalla quale si scende in caduta libera a 100 chilometri orari, e le Canoe delle Favole, una tranquilla navigazione su piccole canoe in uno scenario incantato con tanto di elfi, folletti e fate. Il Parco Gallorose di Cecina, invece,
ospita più di 120 specie di animali, mentre il Giardino Sospeso propone percorsi che si snodano tra arrampicate, tunnel e ponti sospesi.
Park Hotel Marinetta Via dei Cavalleggeri Nord 3 - 57020 Marina di Bibbona (Li) - Tel 0586 600598 www.hotelmarinetta.it CHeck-in • marzo 2022
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Gallicantu Stazzo Retreat immerso in Gallura
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ltre tre ettari di macchia mediterranea e graniti dalle forme antropomorfe celano le cinque camere e le due suite di Gallicantu, stazzo retreat a pochi passi dal borgo di Luogosanto (Ss), nel cuore della Gallura, che apre per la prima volta le sue porte la prossima primavera.
stazzo è stato il fulcro della vita agro-pastorale gallurese per centinaia di anni. Il termine deriva dal latino “statio” (stazione, luogo di sosta) e indica contemporaneamente l'azienda contadina e la costruzione abitata dai padroni o dai mezzadri.
Archiettura organica Gallicantu, alba in sardo antico, è uno stazzo degli anni ’30 rimasto abbandonato per quasi mezzo secolo. I due proprietari, Marco Maria Berio e Raffaella Manca, hanno seguito i lavori di ristrutturazione, cercato materiali e arredi, disegnando ogni pezzo così come lo avevano immaginato. Lo
Gallicantu conserva due stazzi restaurati con materiali tradizionali: i cantoni di granito delle strutture originali sono lasciati a vista e le vecchie tegole recuperate o reinventate come lampade da interno. Alcune digressioni dell’architetCHeck-in • marzo 2022
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to Jean Claude Lesuisse, come le finestre a occhio di bue, donano a entrambi un carattere originale, quasi fiabesco, che si ritrova anche negli interni di Gallicantu, dove la tradizione incontra la creatività onirica di Lesuisse. Lo stazzo principale ospita cinque camere una diversa dall’altra, un salotto con camino per le sere più fresche e una zona benessere con sauna, bagno turco, docce emozionali e una piccola area relax. Poco più in là si trovano le due suite Igna e Mendula, che si affacciano sul mandorleto dove una volta si trovava la piccola vigna che serviva al fabbisogno familiare. Ogni spazio è disegnato secondo lo stile dell’architettura organica: elementi naturali come ferro, pietra e ginepro trovano la giusta armonia con tessuti, tappeti e ceramiche dell’artigianato sardo moderno. 310
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Ambiente unico La vecchia stalla ora ospita la cucina di Gallicantu. Arredi di recupero e mobili creati su misura da artigiani del luogo nascondono elettrodomestici Aeg di ultima generazione, che permettono di ridurre i consumi e prestare attenzione all’ambiente. La colazione e la cena, solo per gli ospiti del retreat, sono servite su una terrazza da cui si vedono i paesi dell’Alta Gallura e la Corsica. Al centro della tenuta si trova la piscina ricavata tra le rocce, un angolo di relax dove dimenticare i ritmi cittadini all’ombra di alberi secolari. Imperdibile la Grotta: già abitata in epoca pre-nuragica, è una spettacolare cantina per la degustazione di salumi, prosciutti e formaggi provenienti dagli stazzi vicini o da piccoli produttori locali.
Il territorio: Luogosanto e l’Alta Gallura La Gallura delle coste e delle spiagge celebri in tutto il mondo nasconde un’anima segreta fatta di graniti forgiati dal vento, di una natura sorprendente e di borghi autentici con antiche tradizioni, che hanno molto da raccontare. Gallicantu si trova a pochi passi da Luogosanto, che deve il nome a 22 chiese campestri disseminate nel suo territorio. Sede di Porta Santa con la basilica di Santa Incoronata di Gallura, è una meta ideale per gli amanti del viaggio attivo e sostenibile: si possono praticare l’escursionismo a piedi, in bicicletta, a cavallo, il bouldering, il canoeing e lo yoga.
CURIOSITÀ
Oliveto e frutteto Intorno si svolge la vita di campagna con la cura dell’orto che alimenta la cucina e dove gli ospiti, cestino alla mano, possono raccogliere le verdure di stagione. Poi centinaia di ulivi dalla cui raccolta si produce l’olio della tenuta e il mandorleto, gli alberi da frutta, l’agrumeto e ciliegi di diverse qualità. Oltre duecento piante di mirto danno vita a un liquore realizzato artigianalmente, mentre dieci famiglie di api producono il miele che gli ospiti degustano a colazione o durante l’aperitivo in grotta.
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Città del Vino, gastronomia e turismo Luogosanto è anche Città del Vino. Patria del Vermentino di Gallura, unica Docg dell’isola, e di importanti cantine riconosciute a livello internazionale, il paese ospita piccole trattorie e botteghe dove è possibile degustare le specialità gastronomiche locali a base di pasta fresca (chjusoni e pulilgioni, tipici nella variante leggermente dolce), oppure la suppa cuata (nota come “zuppa gallurese”), i salumi e gli arrosti di carne d’allevamento o cacciagione (soprattutto di cinghiale), i formaggi (tipici quelli freschi di latte vaccino)
TO LUOGOSAN
e i dolci tradizionali come cucciuleddi, papassini, acciuledd’e meli. La sua posizione strategica permette di raggiungere in meno di mezz’ora la Costa Smeralda e, a nord, alcune delle spiagge piu` belle di tutta la Sardegna. Sono vicini gli altri centri interni dell’Alta Gallura come Tempio (celebre per il centro storico con le case in pietra e piazza Faber che Renzo Piano ha progettato in onore del cantautore genovese), Aggius (piccolo gioiello che fa parte dei Borghi Autentici d’Italia) e Luras (il paese degli olivastri millenari).
Veduta di Luogosanto. Foto credits: ASpexi 312
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Gli appassionati di archeologia possono scoprire non solo le tracce della civiltà nuragica (da non perdere la “capanna delle riunioni” di Monti Casteddu) e del neolitico (i tafoni abitati e funerari), ma soprattutto la maggiore concentrazione di resti medievali della Gallura con il Castello di Balajana, il Palazzo di Baldu e le architetture religiose. Si possono visitare aziende agricole, vigneti, caseifici, un’erboristeria e un laboratorio di ceramica.
Gallicantu Stazzo Retreat S.P. 14 - 07020 Località Corrimozzu, Luogosanto (Ss) - Tel 335 628 6635 www.gallicantu.it
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Chia Laguna Sardinia Il debutto in Italia di Conrad Hotels & Resorts
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l Chia Laguna Resort, l’iconico indirizzo che sorge sulla costa sud occidentale della Sardegna ed è gestito da Italian Hospitality Collection, si prepara al debutto di un altro dei suoi hotel sotto il segno di Hilton. Dopo il Baia di Chia Resort Sardinia Curio Collection by Hilton, inaugurato la scorsa stagione, apre, nel segno del lusso, il nuovo Conrad Chia Laguna Sardinia, sempre a Chia, frazione del Comune di Domus de Maria. Questo sarà il debutto di Conrad Hotels & Resorts in Italia, il brand luxury di Hilton dedicato ai viaggiatori moder-
ni e facoltosi. L’hotel aprirà il 13 aprile 2022 completamente rinnovato - grazie all’imponente progetto di ristrutturazione del precedente Hotel Laguna firmato Studio Marco Piva di Milano - offrendo spazi e servizi d’eccellenza che, affiancati all’unicità del paesaggio, saranno perfetti per soddisfare un target di viaggiatori internazionali di altissimo profilo. Marcello Cicalò, direttore operativo di Italian Hospitality Collection dichiara: «Siamo orgogliosi di consolidare ulteriormente la nostra collaborazione con
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Shardana Presidential Suite
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Hilton iniziata l’anno scorso con l’inaugurazione del Baia di Chia Resort Sardinia, Curio Collection by Hilton. Il nuovo Conrad Chia Laguna Sardinia sarà il primo hotel del brand di lusso Conrad Hotels & Resorts in Italia e offrirà un’esperienza di soggiorno esclusiva e di altissimo livello, in una location unica, ricca di storia e cultura e immersa nella natura straordinaria della Sardegna del Sud»
to in tempi come questi, il progetto di ristrutturazione e di rebranding del Chia Laguna Resort è un grande segnale di rilancio e di sviluppo che Italian Hospitality Collection e i suoi azionisti hanno voluto dare, per riattivare con slancio il comparto alberghiero italiano di alta gamma anche in vista di una stagione estiva che, finalmente, sembra sarà la stagione della vera ripartenza per il turismo».
Il Conrad Chia Laguna Sardinia è l’ultimo tassello di un progetto più ampio di riqualificazione che ha interessato tutto il Chia Laguna Resort, portato avanti attraverso il fondo Star gestito da Castello SGR, con un investimento in termini economici di 30 milioni di euro in due anni. Aggiunge Cicalò a riguardo: «Soprattut-
Marco Pedna, general manager del Chia Laguna Resort dichiara: «Il nuovo Conrad Chia Laguna Sardinia offrirà un approccio internazionale all’ospitalità, mantenendo uno stretto legame con la Sardegna, in linea con la filosofia di Conrad Hotels & Resorts secondo cui gli ospiti possono sperimentare un servizio e uno stile alle
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King Family Deluxe Room loro condizioni - immersi al contempo nella cultura locale».
Ispirato al vento e alla leggerezza
Alan Mantin, managing director, development, Southern Europe, Hilton commenta: «Siamo orgogliosi di collaborare nuovamente con Italian Hospitality Collection per celebrare il debutto del marchio Conrad Hotels & Resorts in Italia, in una destinazione come la Sardegna, una delle più ambite mete balneari del nostro paese, molto apprezzata dai viaggiatori italiani e internazionali. L’apertura del Conrad Chia Laguna Sardinia rappresenta un nuovo straordinario ingresso nel portfolio del brand che conta oltre 40 strutture a livello globale, offrendo agli ospiti la possibilità di vivere esperienze stimolanti e uniche».
La filosofia progettuale dello Studio Marco Piva di Milano, che si è occupato del rinnovamento sia degli spazi outdoor che degli interni delle camere e degli spazi comuni dell’hotel, si ispira al vento e alla leggerezza, grazie alla posizione privilegiata, esposta alla brezza marina e immersa nella macchia mediterranea, uno scenario unico nel quale convivono paesaggi marini, verdi e di laguna. Un approccio internazionale all’ospitalità di alta gamma che affonda le radici nella tradizione, richiamandola ed esaltandola: un tocco di identità sarda che dal 13 aprile vanterà anche le qualità e i servizi del brand top di gamma di Hilton. Il nuoCHeck-in • marzo 2022
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vo Conrad Chia Laguna Sardinia, a pochi passi dal mare e affacciato sulla laguna popolata dai fenicotteri rosa, è stato oggetto di una diversificazione degli spazi e di un restyling formale, estetico ed emozionale che comunica un’idea di lusso e benessere legata allo stile mediterraneo.
Le nuove suite, richiamo alla Sardegna ancestrale La nuova Shardana Presidential Suite with Sea View con i suoi 108 mq occupa l’intero ultimo piano dell’hotel e domina tutta la baia, regalando una veduta spettacolare sulla laguna, sulla Torre di Chia e sulle spiagge infinite.
Centosette le camere Le 107 camere e suite del nuovo hotel rispecchiano il design contemporaneo ed elegante di ispirazione internazionale del brand Conrad e l’ospitalità italiana di Italian Hospitality Collection, calorosa e accogliente. Il concept è stato improntato alla scelta di pezzi, cromie, finiture che rimandano all'autenticità del territorio, con arredi confortevoli e di alta manifattura italiana e una grande attenzione al dettaglio che determinano un mood elegante e fresco, tipico mediterraneo. Le camere si dividono in due aree, quelle interne all'hotel, dotate di esclusivi terrazzi panoramici, e l’area “Oasi” di vocazione family, con piscina dedicata, giardini privati e percorsi nel verde rigoglioso del resort. 318
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Il suo nome è un tributo all’antica popolazione nuragica dell’Isola e i suoi ambienti sono stati ridisegnati ispirandosi alla natura che li circonda e alla tradizione della terra di Sardegna, donando loro anche un tocco di contemporaneità. I colori caldi della sabbia e dell’argilla, i preziosi materiali naturali del legno e della pietra conferiscono agli ambienti un’atmosfera rilassante e raffinata. La Shardana Presidential Suite è divisa tra l’ampia area living, lo studio, la zona notte con letto king size e cabina armadio, due bagni e una terrazza di 228 mq con veranda, area living esterna e jacuzzi privata con vista panoramica sulla laguna e il mare di Chia.
CUCINA La nuova Tholos Deluxe Suite with Sea View prende il nome dalla forma a cupola degli antichi nuraghi dell’isola. Regala ambienti eleganti e uno strepitoso panorama sulla meravigliosa baia di Chia. Si sviluppa al terzo piano dell’hotel su una superficie di 65 metri quadri con una grande area living separata, un’elegante camera con letto king size e sala da bagno privata, e uno studio living con bagno privato. L’ampia veranda culmina nella terrazza panoramica, da cui si gode della vista sulla Torre di Chia e sul più bel mare della Sardegna. Reception & Lobby,
Bar Bollicine e Ristorante La Terrazza Nei tre spazi, messi in collegamento tra loro creando un ambiente fluido e cromaticamente coerente che cavalca l’onda della filosofia progettuale del vento e della leggerezza, il design gioca sui contrasti tra il pavimento in terracotta e un arredo fresco e puro caratterizzato da materiali e colori chiari, come le ampie e confortevoli sedute con tessuti tramati, le lanterne, le
Bioaquam e ristorante Sa Mesa In una posizione esclusiva all’interno del resort, il Bioaquam è il poolside bar la cui cucina è incentrata sul tema del benessere, a riprendere l’energia che esprime il contesto, circondato dalla natura e da aromi rilassanti. Il ristorante Bioaquam offre uno scenario rinnovato dove trascorrere una intima colazione, un pranzo leggero o un aperitivo a bordo piscina. Destinato a ospitare un ristorante di cucina tipica sarda, Sa Mesa (che in sardo significa “la tavola”) è uno spazio da scoprire nel quale è stato trasmesso, in modo ancora più evidente, il valore dell'atmosfera isolana, utilizzando colori e decorazioni che ricordassero i cromatismi di cibi o elementi organici tradizionali, il dorato dell’olio o la croccante superficie del pane carasau, utilizzato per sedute e decorazioni artigianali a soffitto.
Ristorante Sa Mesa
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E BENESSER
Conrad Spa
Nel tempio del benessere, la Conrad Spa è uno spazio dedicato al wellbeing e arricchisce l’offerta per gli ospiti del Conrad Chia Laguna Sardinia. Nella zona fitness, una palestra con vista panoramica è caratterizzata da toni freschi e naturali, con attrezzature di ultima generazione e spazi per la meditazione. Nel solarium sul tetto della Spa, con piscine a sbalzo sul giardino e una vista mozzafiato che domina tutto il resort, salottini privati, realizzati con selezioni arboree, arredi da esterni, cabanas e tende, consentono il giusto relax. 320
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candele e gli oggetti di artigianato locale, che contribuiscono all'atmosfera esclusiva.
forma e il volume, un elemento di attrazione che crea interazione tra la cucina e gli ospiti.
Il nuovo Bar Bollicine, tra la reception e il ristorante La Terrazza, è stato ampliato e trasformato in vero e proprio spazio sociale, un lounge-bar da vivere attraverso tre diversi scenari di esperienza: il primo interno, il secondo nella terrazza coperta, il terzo all’aperto, tutti affacciati verso lo spettacolare paesaggio marino. Il ristorante La Terrazza è il fiore all’occhiello della struttura, una location con una posizione privilegiata e unica per vivere esperienze indimenticabili. Ispirandosi alle trame e pattern dei tessuti sardi, lo Studio Marco Piva ha arricchito il locale con diversi dettagli, creando una scenografica area show-cooking, una scatola di vetro trasparente rivestita con una finitura materica che ne valorizza la
Conrad Chia Laguna Sardinia Via dei Fenicotteri 52 - loc. Chia, 09010 Domus de Maria (Ca) - Tel 070 92393000 www.chialagunaresort.com
Bollicine Bar
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La cucina Nikkei con Alexander Robles CHeck-in • marzo 2022
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A
lexander Robles è il nuovo cuoco di Azotea di Torino. Classe 1989 e originario di Cuzco, in Perù, Alexander ha fatto gavetta nei due ristoranti di famiglia nel suo paese natale, prima di approdare in Italia. Qui, si è arricchito con la frequentazione dell’istituto alberghiero, con le esperienze a Chieri (To), agli ordini di Marco Avidano, e al ristorante Del Cambio a Torino, con il cuoco Riccardo Ferrero. Il ritorno in Perù, per replicare lo stesso percorso didattico fatto in Italia e per la prestigiosa esperienza dal cuoco più importante del
Perù, Gastón Acurio, ha fatto da preludio al suo ultimo viaggio sola andata verso la nostra penisola.
L’approdo ad Azotea Poi è arrivata la chiamata di Azotea. «Fin da subito sono stato catturato dall’idea dei titolari dell’insegna: un cocktail-restaurant nikkei, a Torino. Nikkei è un termine che indica gli emigrati giapponesi nel mondo e i loro discendenti. Nel mio caso, non solo faccio parte di
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R ROBLES ALEXANDE
L’Italia nel cuore Nella seconda finestra italiana ha collezionato un ruolo da sous-chef a Villa Tiboldi, agli ordini di Andrea Ferrucci, sotto la consulenza di Davide Palluda, una stella Michelin, ha annoverato una parentesi al ristorante L’Escale in Francia, che gli trasferisce molto a livello professionale, la prima da cuoco in un ristorante di cucina italiana in Arabia Saudita, dove ha ottenuto riconoscimenti dall’ambasciata italiana per l’autenticità dell’offerta culinaria, e una seconda al Carlina Restaurant di Torino, dove ha ricoperto l’incarico di chef dal 2019.
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questa ampia cultura, per via della bisnonna giapponese, ma incarno anche i valori di contaminazione che le migrazioni stesse hanno implicitamente prodotto. La cucina nikkei è nata per definizione dalla commistione fra quella giapponese e quella peruviana e io non credo possa esserci occasione migliore di Azotea per mettere in mostra la mia personale visione di questa tipologia di cucina equilibrata nei sapori e nei colori, frutto della fusione tra la disciplina nipponica e l’intensità gustativa sudamericana». Anche i proprietari e rispettivamente anime di sala e cocktail bar Noemi Dell’Agnello e Matteo Fornaro sono visibilmente soddisfatti
per la scelta: «Le sue origini ed esperienze lavorativo-culturali collezionate nel corso degli anni ci hanno fatto pensare sin da subito che fosse la persona giusta al momento giusto. Siamo orgogliosi del suo arrivo e siamo sicuri che sarà in grado di apportare un ulteriore valore aggiunto all’interno di un percorso che ci sta già regalando enormi soddisfazioni: dall’inaugurazione avvenuta a Laigueglia in Liguria, di fronte al mare, sino a oggi». Ad aiutare Alexander Robles c’è una brigata che ha avuto modo di conoscere il mondo Azotea da più tempo e che potrà essergli ancora più d’aiuto perché già in sintonia con il progetto ancor prima del suo arrivo.
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Perù e Giappone Perù e Giappone distano 15.473,57 km in linea d’aria ma, nella realtà dei fatti, non sono così lontani come sulla mappa. Azotea ne è la cristallina testimonianza. Fin dall’inizio, il progetto, nato a Laigueglia (Sv) e maturato a Torino, è stato incentrato su un’idea ben precisa: esaltare a tavola il mondo nikkei, di contaminazione nippo-peruviana appunto, nelle sue mille e più sfumature. Qui non esistono divari culturali, linguistici, gastronomici, ma solo spunti.
Stile vintage-esotico Chiave dell’identità di Azotea è stata fin da subito anche la cura riposta in prima persona nei singoli dettagli d’arredo. La 326
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scelta degli oggetti e della loro disposizione negli spazi dallo stile vintage-esotico non è stata mai scontata né, in alcun modo, banale. Tre sono gli ambienti dove ci si può accomodare: la Saletta Tropicale appena di fronte all’ingresso, con 12 coperti, ampi tavoli, carta da parati colorata, pareti pastello, poltroncine di velluto aragosta e un inconfondibile tocco vintage, anche prenotabile per eventi privati da 4-12 persone, la Sala Verde affacciata sul dehors, situata sulla sinistra, con 25 coperti, un’atmosfera unica, uno splendido tavolo centrale, angoli intimi e preziosi particolari d’arredo, tra cui le sedute in rattan, e infine la Cocktail Room in fondo, spazio d’ispirazione internazionale dedicato alla miscelazione con 10 comode sedute in velluto al tavolo e 6 alla barra, dove ogni limite tra chi prepara un drink
e chi lo assaggia viene cancellato grazie alle alte sedute che si affacciano sul banco bar ispirato alle atmosfere dei grandi alberghi d’epoca. Appena dietro, nel retrobanco di inizio ‘900, fanno libero sfoggio esclusivi bicchieri soffiati artigianalmente, infusiere, copitas sudamericane e coppe degli anni ’30-’40 collezionate nel corso degli anni. Nonostante questa primaria suddivisione degli spazi, non ci sono ostacoli alle richieste, si può scegliere di gustare un menu degustazione nella Cocktail Room, un drink abbinato al proprio piatto scelto dalla carta nella Saletta Tropicale o nella Sala Verde. Inclusione è il termine che meglio identifica quest’esperienza, che vuole abbracciare un mondo sempre più ampio. Quello nikkei.
Perfetto connubio tra due cucine e due tradizioni Se le ricette peruviane si caratterizzano per l’intensità gustativa, l’arte culinaria nipponica si distingue per la pulizia stilistica. Il perfetto connubio tra queste due caratteristiche è il fil rouge delle ricette protagoniste da Azotea, cocktail-restaurant dove la ricerca tende sempre verso un equilibrio etereo in ogni piatto, nei profumi e nei sapori. Chiave identitaria della meta è la scelta di una strada individuale. La ricerca delle migliori materie prime sul mercato è solo il tassello base, dal quale si sviluppa un lavoro che culmina con il racconto al tavolo. Si sfoglia, per la prima volta, un dizionario che quasi nessuno di noi può vantare di custodire nella propria casa:
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nale. La presenza di ingredienti e tecniche giapponesi in una ricetta sudamericana e viceversa è il fattore distintivo di questa proposta, che si fa apprezzare per la versatilità di consumo e per la possibilità di essere abbinata con i cocktail.
Un viaggio sorprendente
platano, funghi enoki, canchita, manioca, leche de tigre, camote, salsa tonkatsu, achiote, rocoto, aji amarillo, bok choy, daikon, dulce de leche.
Tapas e cucina Due sono le sezioni in cui si suddivide l’offerta gastronomica: tapas e cucina. Le tapas raccontano di un’universalità contemporanea, di quei bocconi che stuzzicano il palato, anche se gli ingredienti non li abbiamo mai provati in precedenza. Le tapas possono rappresentare l’inizio di una cena o il pasto stesso: si tratta di assaggi di cibo di strada sudamericano e giapponese, come le empanadas e le chips di platano oppure i bao e i noodles, rivisti in una chiave decisamente perso328
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Tutte le portate profumano di viaggi, di avventure o di racconti, tradotti in una scelta controcorrente, in un contrasto o nell’aggiunta di un ingrediente insolito. Si parte dai prestigiosi molluschi, dove spicca l’ostrica Acevichada, dressata come un piccolo ceviche, e si prosegue con icone della ristorazione nikkei e sudamericana come il Tiradito e i Tamales. Il primo è un piatto che parla delle tradizioni peruviane per contaminarsi con un’evidente influenza giapponese: si tratta di un pesce il cui taglio è simile a quello di un sashimi, che viene condito con un dressing leggermente piccante e piacevolmente acidulo. Il secondo, invece, è il piatto più rappresentativo del Perù amazzonico, un involtino di foglie di banano che nella versione di Azotea è farcito con cozze, vongole e achiote.
Azotea Via Maria Vittoria 49/B - 10123 Torino Tel 328 80 15 231 www.azoteatorino.com
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Al Gramsci di Torino
cucina contemporanea e pizza di ricerca
Luca Zecchin 330
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84567 di Piera Genta
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l Gramsci, storico locale del centro di Torino, tra via Roma e via Lagrange, ha riaperto in estate dopo una profonda ristrutturazione voluta dal nuovo proprietario, Marco Ceresa, con un passato prima nel settore automotive poi nella ristorazione (in Brasile lo ricordiamo socio di Alex Atala al DOM di San Paolo, due stelle Michelin, da una decina di anni anche a Torino con Libery e Ruràl). Nel processo di rinnovamento sono stati coinvolti tre professionisti: l’architetto Marco Gennaro che ha riprogettato gli spazi, dalla cucina creando un’area dedicata alla pizza ed una per la pasta fresca
fino agli interni; lo chef Luca Zecchin, da oltre vent’anni nelle cucine del ristorante Guido da Costigliole, stella Michelin, a Santo Stefano Belbo (Cn), all’interno del Relais San Maurizio, che ha studiato il menu; e Fulvio Marino, terza generazione di mugnai, esperto di farine e panificazione, capo delle panetterie di Eataly nel mondo e protagonista nella trasmissione di Antonella Clerici su Rai1 con una rubrica sul pane e sui lievitati. Il nuovo locale dall’aspetto industrial chic per i materiali e i colori utilizzati dispone all’interno di una settantina di coperti a cui si aggiungono quelli del dehors esterno, circa 25. Cucina contemporanea e pizza di ricerca: due concetti che racchiudono il nuovo corso del ristorante. CHeck-in • marzo 2022
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Abbiamo incontrato Luca in una pausa dal lavoro, colpito dai ritmi frenetici della città, da guerriero, come li definisce lui, abituato al suo ambiente langarolo più “soft”. Sta vivendo l’esperienza come una sfida, portando nella carta del Gramsci un tocco di Langa nel cuore di Torino, pensiamo soltanto agli agnolotti del plin di Lidia, lasciando spazio a declinazioni mediterranee ed internazionali per completare le preparazioni utilizzando ingredienti di qualità come i formaggi dell’azienda casearia Aurelio Ceresa o il Pollo col Fiocco Presidio Slow Food.
Menu diversi per i due momenti della giornata Per la pausa pranzo l’offerta si basa su monopiatti come le insalatone o i pri332
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mi piatti, un esempio la Tagliatella 40 tuorli con pomodoro datterino al forno, stracciatella e olio alle acciughe. Alla carta del ristorante sono affiancate le pizze, una selezione di cinque tipologie a cui si affianca la focaccia e la farinata. Un’attenzione per l’impasto di queste pizze, studiato appositamente per il nuovo corso del locale, un impasto esclusivo a lunga maturazione con due farine biologiche del Mulino Marino. Per la sera lo chef ha preparato un menu degustazione in cui non possono mancare i Ravioli pizzicati alle tre carni, burro d’alpeggio e gocce di sugo d’arrosto. Nella carta l’immancabile vitello tonnato, qualche piatto di pesce, interessanti le proposte per i vegetariani, Cavolfiore in crema arrostito al forno con pangrattato e gocce di sugo vegetale.
Tra i dolci la crostatina di mele con salsa allo zabaglione e cannella. Per accompagnare le proposte della cucina, la maître e sommelier Ambra De Luca ha studiato una carta dei vini in cui non mancano spunti territoriali, ma con una presenza internazionale, arriviamo anche ad un Malbec dai bellissimi vigneti di Mendoza, per portare il cliente a fare un’esperienza diversa. Inoltre la selezione di vini al calice, dei forati speciali, come le mezze bottiglie e i vini da dessert non banali. Per valorizzare la pizza è stata scelta la filosofia di Baladin, il birrificio di Piozzo (Cn) e qualche etichetta di Menabrea, il birrificio biellese più antico in Italia. Interessante la carta cocktail con proposte che hanno scritto la storia della mixology classica e moderna.
Il Gramsci via Antonio Gramsci 12/A - 10123 Torino Tel 011 540635 www.ilgramscitorino.com CHeck-in • marzo 2022
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Dry Aged Suggestioni newyorkesi
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i chiamna Dry Aged ed è il nuovo locale che nasce dal progetto di due professionisti, lo chef Matteo Ferrario e il maitre Stefano Carenzi. Il sodalizio tra i due si concretizza nella ricerca della concentrazione del gusto, nella sperimentazione di frollature e macerazioni, a partire dalla carne che si presenta fin dall'ingresso con le imponenti costate che accolgono in sala. Tutte le materie prime per le frollature vengono selezionate dallo chef che, in generale, ha una predilezione per piccoli produttori locali. Il Dry Age si prefigge di portare una tipologia di cucina che a Milano ancora mancava.
La vita è bella È la scritta al neon “Life is beautiful” ad accogliere gli avventori. Racconta lo spirito con cui i due giovani professionisti vogliono trasmettere ai loro ospiti in quella che è nuova destinazione in pieno centro Milano, tra Sant'Ambrogio e corso Genova. Stile urban ed eleganza informale si snodano in tre ambienti: il New York bar con tavolo social, la sala con panoramica sulla cantina, da prenotare anche come privée ed una delle poche sale disponibili per almeno 14 persone nella capitale meneghina, e la sala con cucina a vista attraverso un oblò per curiosare mentre lo chef al lavoro.
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LO CHEF
Matteo Ferrario 33 anni, ha maturato la sua esperienza in numerosi stellati, da Ettore Bocchia, considerato tra i fondatori della cucina molecolare italiana, a villa Serbelloni a Bellagio, sul Lago di Como; poi con Stefano Baiocco a Villa Feltrinelli a Gargnano sul Lago di Garda; da Giuliana Germiniasi al Capriccio di Manerba e Gianni d'Amato al Rigoletto di Reggiolo. Infine l'ultima esperienza, che conta 5 anni e dove incontra il suo futuro socio, Stefano Carenzi, da Terrazza Triennale Osteria con vista a Milano, con lo chef Stefano Cerveni.
IL MAITRE
Stefano Carenzi Classe '91, prima di approdare al Dry Aged, ha realizzato numerose esperienze in tanti ristoranti stellati, come il suo socio. Da Joia con Pietro Leeman a Milano; al Dining Room, ristorante stellato all'interno del 5 stelle lusso The Goring Hotel di Londra; da Oro Restaurant a Venezia, all'interno del Belmond Cipriani; al Ristorante Berton a Milano fino a ricoprire la posizione di Restaurant Manager allo stellato IT. 336
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La Cucina Ci sono delle delizie che non si possono non assaggiare al Dry Aged spiccano sicuramente i "Mondeghili della tradizione" accompagnati da spinacino sautè, salsa senape e zafferano; lo "Spaghetto ai 3 pomodori" mantecato con olio evo e basilic; l'"entraña alle braci" con cipolla caramellata e soffice di patate e paprika. Altro punto di forza sono le tartare di manzo, diverse a seconda della stagionalità e che si possono trovare sia al naturale che marinate o affumicate. Il vero
fiore all'occhiello del locale sono le costate per via della ricerca nelle frollature: dalla Fassona selezione "La Granda" alla Costata di Rubia Gallega, da quella di Pezzata Rossa per arrivare ai livelli altissimi della gran selezione Dry Aged.
La cantina vini Il maitre e sommelier Stefano Carenzi ha selezionato produttori di nicchia italiani e dall'estero. Scelta che gli ha permesso di allestire una cantina con etichette di CHeck-in • marzo 2022
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elevata qualità e raffinatezza che trovano la loro giusta dimensione in una cantina a vista che abbraccia la sala privata. Dalla sala in cui si cena si possono ammirare tutte le etichette in esposizione per poi sceglierle. Una grande attenzione dedicata anche a tante etichette "triple A" e della selezione "Abere", tra vini naturali e biodinamici.
gna l'ospite in un viaggio punk rock tra opere d’arte contemporanea, fotografia e street art. Guardandosi intorno ci si imbatte in un “Joker” originale di No Curves, nelle visioni veneziane di Oney, tra i maggiori street artist contemporanei; sino alla città di Milano, interpretata dal calligrafo Giuseppe Caserta.
Tra arte e design Trovano casa anche arte e design, due componenti che si intrecciano con il cibo e che sono la matrice del dna del Dry Aged. La scultura lampadario dal design futuristico grazie ai suoi giochi di luce illumina il pavimento originale anni Venti nelle sale principali, c'è poi il neon rosso fuoco che inonda le pareti color azzurro petrolio in un graffiante contrasto, l'insieme di queste luci accompa-
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Dry Aged Via Cesare da Sesto 1 - 20123 Milano Tel 02 58107932 www.restaurant.thedryaged.it
IMPORT EXPORT INGROSSO ORTOFRUTTICOLO
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La pizza a regola d’arte
di Angelo Pezzella
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84481 di Giorgio Lazzari
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a pizzeria con cucina partenopea di Angelo Pezzella, aperta dal 2015 a Roma, offre ai clienti la vera pizza napoletana, affiancata da altri piatti e specialità da gustare. L’artista pizzaiuolo, dall’apertura del locale, che conta 120 coperti, in via Appia Nuova al civico 1095, ha visto crescere in maniera costante il lavoro e il numero di commensali che scelgono la pizzeria per gustare i sapori di una volta. Il locale romano è accogliente, luminoso e dispone di comode sale climatizzate. All’esterno sono disponibili altri cento posti, che durante la stagione estiva consentono di superare le 200 sedute grazie al comodo dehors. Il 45enne Angelo Pezzella è sempre in movimento e dall’inaugurazione del 2015 ha effettuato parecchi lavori per rendere il suo locale sempre più accogliente e alla moda. L’attività sorge a pochi passi dall’Ippodromo delle Capannelle e nelle vicinanze della storica e meravigliosa Appia Antica. Il menu tradizionale propone principalmente piatti della cucina partenopea, sia di pesce sia di carne, con il valore aggiunto garantito dagli spunti creativi dello staff di cucina, sempre attento a valorizzare l’eccellenza e la stagionalità di prodotti con marchio di qualità riconosciuti a livello nazionale e internazionale. La pizza viene creata e modellata dalle sapienti mani di un campione mondiale di pizza napoletana come Angelo Pezzella, in grado di regalare ai suoi ospiti emo-
Angelo Pezzella zioni di gusto di altissimo livello. A fianco delle pizze tradizionali napoletane, segnaliamo la lievitata più caratteristica del locale, che prende il nome proprio dal titolare. La “Don Angelo” viene sfornata con pomodoro, mozzarella di bufala, culatello di Zibello, stracciatella di Andria e pomodorini confit: una leccornìa davvero imperdibile. «La pizza mette d’accordo tutti - sorride Angelo Pezzella - e nel nostro locale ospitiamo romani, napoletani che si sono trasferiti nella Capitale o che vengono a Roma per lavoro, ma anche turisti e visiCHeck-in • marzo 2022
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tatori di passaggio. Ogni giorno ci ritroviamo per cercare di regalare emozioni dai sapori partenopei. Siamo molto soddisfatti del percorso che stiamo portando avanti e, nonostante i due anni contraddistinti dall’emergenza sanitaria, non ci siamo mai fermati. Devo naturalmente ringraziare la mia famiglia e tutto il mio staff». 342
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L’alta qualità delle farine Mulino Caputo Fra gli ingredienti che vengono utilizzati da Angelo Pezzella, ci sono anche le farine di Mulino Caputo, che permettono un impasto tradizionale, morbido, fragrante e scioglievole. Dal chicco di grano alla pizza calda in tavola il pas-
so è breve grazie alla partnership con l’azienda napoletana che dal 1924 offre a professionisti e appassionati dell’arte bianca prodotti di altissima qualità, che nascono nel pieno rispetto delle materie prime e della tradizione. Caputo, che utilizza solo grano selezionato, produce un’ampia gamma di farine per impasti dolciari, della panificazione, della pasta e della pizza, con numerose tipologie destinate alle diverse lavorazioni. Si tratta di una realtà storica, apprezzata in tutto il mondo grazie al “Metodo Caputo”, che preserva al massimo la naturalità e l’autenticità dei sapori. Autorevolezza, spontaneità e tradizione caratterizzano da sempre la famiglia Caputo, da tre generazioni Maestri Mugnai Napoletani. L’azienda, che dal 1939 ha sede nel mulino di San Giovanni a Teduc-
cio, l’ultimo rimasto nella città di Napoli, utilizza un metodo a macinazione molto lenta, legato all’antica arte molitoria, che consente di ottenere farine di altissima qualità senza danneggiarne gli amidi, le proprietà organolettiche e soprattutto l’autenticità del gusto.
Angelo Pezzella - Pizzeria con cucina via Appia Nuova 1095 - 00178 Roma Tel 06 7188560 www.angelopezzella.it www.mulinocaputo.it CHeck-in • marzo 2022
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Mariangela Castellana, Cecilia Moro e Andrea Riva
A Roma un locale “senza nome” ma ricco di contenuti
Tonnarelli cacio e pepe iodati mantecato in brodo di anguilla affumicato, zest di limone e bottarga
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84326 di Mariella Morosi
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ra scritto che due giovani donne, Cecilia Moro e Mariangela Castellana, una cuoca e l'altra avvocato, unite dalla passione del buon cibo e del buon bere, si incontrassero per caso e si unissero in un progetto comune, azzerando esperienze e carriere. È nato così a pochi passi da Campo dei Fiori Untitled 53, un piccolo locale "senza nome" che offre una cucina dai sapori autentici, ricca di contaminazioni e soprattutto conviviale: come si dice in Spagna “para compartir”. Il menu è contenuto e intrigante mentre è sterminata la carta dei vini, di un assor-
timento ben pensato che è difficile trovare anche in un blasonato ristorante stellato. Forse è così in omaggio a Brunello, il cane di Mariangela dal nome fin troppo evocativo che le ha fatte incontrare a Bologna ad una festa di matrimonio. Il resto promette di essere storia, ma ancora tutta da sviluppare perché il locale ha appena aperto i battenti con una proposta day long e con il concept “Bites & Wines”. Galeotto fu infatti un viaggio della cuoca Cecilia Moro a Valencia e nelle sue storiche tapasserie con tutte le suggestioni dello stare insieme a tavola gustando le tapas, piccoli deliziosi assaggi così come escono dalla cucina, stimolando il palato con sensazioni sempre diverse e senza CHeck-in • marzo 2022
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CURIOSITÀ
Senza nome Tutto è stato deciso con istinto e convinzione, tranne il nome. Avranno certamente pensato all'identità da assegnare alla loro creazione, ma poi hanno optato per "Untitled 53", il numero civico di Via Monti della Farina. È un ristorante "senza titolo" che proprio per questo può comprenderli tutti offrendo gusto e sorpresa senza confini, perché ognuno possa trovarvi uno spazio e un tempo indefinito, una parentesi tutta da riempire e una soddisfacente esperienza al di là delle aspettative. Dumplings coda alla vaccinara, crema di pecorino, angostura.
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un ordine preciso, in alternanza di forme, sapori e combinazioni. Qui si chiamano "morsi" e "morsetti", una modularità amata dalla cuoca che si definisce esploratrice enogastronomica. «È qualcosa che va oltre la dimensione della porzione - dice- e i colori e la fusione dei sapori danno la sensazione che si tratti di giocare insieme mentre si è al tavolo». La proposta, elaborata insieme al sous chef Andrea Riva, prevede anche dei menu degustazione più o meno complessi, dal Viaggio breve (35 euro) al Percorso della chef, che spazia fra piatti di carne, pesce e verdure (50 euro). Impossibile non prevedere anche la presenza dei superclassici primi romani, come la Carbonara, qui servita con una mante-
catura avvolgente e leggera che non ne risparmia l'intensità. Ma ci sono piatti "eretici" atti a provocare diffidenza in chi legge il menu, tipo Cacio e pepe iodata con brodo di anguilla affumicata, bottarga e zest di limone o Dumpling di coda alla vaccinara, un immaginario viaggio fra Roma e Shanghai dove era di casa una parte della sua famiglia. Per poi naturalmente ricredersi alla prova. «È dalla contaminazione - sostengono - che nascono idee nuove, commistioni vincenti, evoluzioni. Se il viaggio sono i viaggiatori, il biglietto sarà un piatto ed un calice». È quindi naturale lasciarsi coinvolgere ascoltando le dritte di Mariangela che in stretto collegamento con la cucina ne anticipa la composizione.
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La nostra patas bravas rivisitata
Il viaggio prevede anche il Carciofo alla Giudia con matcha, alici e ajoli, che va dal Ghetto di Roma al Giappone e alla Spagna; mentre gli Agnolotti del Plin al tovagliolo ripieni di sugo all’amatriciana, sono un Roma-Torino senza fermate. E ancora piatti di pesce come il Salmone Upstream teriyaki flambè, rapa rossa, mela Granny Smith e kefir oppure il Tacos con polpo, patata, paprika e la sua maionese. Non c'è solo Italia, quindi, ma anche Francia, con i suoi migliori formaggi e il burro di Normandia, e ancora Spagna, con le alici del Cantabrico, che sono servite con il suddetto burro e il Pan Brioche ai tre agrumi fatto in casa.
Molto interessante la carta dei vini I migliori abbinamenti con i vini, molti anche al calice, sono il campo di Mariangela. La carta merita una lettura ap348
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profondita per competenza e varietà dei vini e degli spirits. «Ci siamo impegnati molto per farla così» ammette, e ne parla volentieri con un’impostazione friendly, in cui prevale il racconto, ma senza mai essere troppo accademici. Conosce bene le cantine dei piccoli vigneron indipendenti, in Italia e all’estero, con una particolare predilezione per lo Champagne e con attenzione al biologico e al biodinamico. Stessa cura nella scelta delle birre, una ventina di tipologie artigianali e c'è la carta dei distillati e delle grappe, dei vini dolci e degli orange wines. Non mancano i cocktails classici ed è altrettanto interessanti, proprio perché si viene accolti a tutte le ore dal pomeriggio alla sera, la scelta dei soft drinks e della caffetteria, abbinata a dolci e dolcetti mai banali. Si può degustare semplicemente un calice, scegliere e bere una bottiglia,
affiancare al vino o alle birre qualche assaggio, o decidere di concedersi una cena completa. O fare tutte queste cose in un crescendo. Grande attenzione alla freschezza e alla qualità della materia prima, che passa dalle mani di artigiani e di agricoltori o che arriva da storiche botteghe della Capitale. Il pane è del vicino Antico Forno Roscioli.
greti dei fornelli. L'incontro con Cecilia risale agli anni milanesi da Alice di Viviana Varese. Ha una grande passione per l'arte bianca e la sua focaccia abbinata al tagliere dei salumi e dei formaggi la esprime in pieno. Foto del servizio: AlbertoBlasetti.
Due donne, una passione Cecilia Moro, 30 anni è romana, con po' di sangue orientale e vanta esperienze in tante cucine stellate come Pascucci al Porticciolo di Fiumicino, che le ha insegnato a trattare il pesce, poi Ugo Alciati in Piemonte, Don Alfonso a Sorrento, Alice a Milano con Viviana Varese. E ancora, ha fatto esperienze nel Padiglione Uruguay di Milano Expo, alla Porta di Bologna, fino alla francese Chévre D'Or ad Eze e con Mirka Pascucci e Francesca Ciucci all'enoteca La Ciambella Bar a Vin al Pantheon. Mariangela Castellana è wine lover ma anche di craft beers e spirits (in particolare il gin), da sempre alla ricerca di prodotti nuovi. Avvocato a Bologna, ha collaborato con la Davines spa di Parma, società sensibile al tema dell’etica e della sostenibilità fin dai tempi pionieristici. È così che si è innamorata del concetto di “bellezza sostenibile”, che ora porta avanti con Cecilia. Andrea Riva, sous chef, brianzolo, ha 27 anni, e anche nel suo caso spunta una nonna siciliana che lo ha iniziato ai se-
Tiramisù maison
Untitled 53 Via Del Monte Della Farina 53 - 00186 Roma - Tel 06 8793 0860 www.untitledrestaurant.com CHeck-in • marzo 2022
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Goody 1976 Diners americano anni ’50 nel cuore di Roma
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84315 di Sabino Cirulli
U
n nuovo punto d’incontro nel cuore di Roma a due passi da Piazza del Popolo. Con la sua recente apertura, Goody 1976, si appresta a diventare la location di riferimento per tutti quelli che desiderano catapultarsi in un’atmosfera che rievoca l’immaginario americano dei diners anni ’50. Quelle roccaforti della tradizione gastronomica a stelle e strisce, immortalati in innumerevoli film, dove le famiglie si riunivano spesso per pranzi o brunch. Arredi vintage scelti con estrema cura, colori brillanti, un menu che spazia dai classici americani ai piatti della tradizione capitolina e tanta buona musica in questa
location all’interno di uno dei più storici negozi di dischi e attrezzature da deejay della capitale. Quattro i soci che si sono lanciati in questa avventura, Claudio Donato, titolare dello storico negozio di dischi Goody Music, Nanni Clerici - comproprietario del Magick Bar, Francesco Motta, appassionato di lieviti e farine - e Alberto Capanna - titolare della scuola di alta cucina Food Genius Academy e anch’egli partner del Magick Bar. Un ritorno alle origini, infatti, agli inizi del 20° secolo questo posto era un forno. Come spiega Francesco Motta: «Abbiamo voluto trasformare il negozio preesistente riservando il 70% dello spazio alla ristorazione. L’apertura si è tenuta CHeck-in • marzo 2022
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Francesco Motta neanche un mese fa, sebbene i lavori si siano protratti per molto tempo. Questo locale era un progetto pre-pandemia, poi sappiamo benissimo tutti le difficoltà che hanno colpito il settore della ristorazione durante il Covid. Volevamo trasformarlo in un ambiente che potesse riproporre a Roma il concetto dei diners americani anni '50, con un menu e piatti tipici di quella modalità ristorativa. Il successo incontrato in questi primi giorni ci ha infuso una sferzata di ottimismo». «Abbiamo una offerta molto versatile prosegue Motta - che incontra i gusti di qualsiasi clientela, dai più giovani agli adulti che vogliono concedersi un aperitivo o gustare un buon tè. Inoltre, siamo incoraggiati dalla bella risposta dei turisti stranieri che stanno ricominciando ad affollare le vie della capitale. Ad 352
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esempio, abbiamo ospitato un nutrito gruppo di tifosi inglesi giunti a Roma al seguito della nazionale anglosassone di rugby per il trofeo delle Sei nazioni. Ci stiamo preparando anche alla bella stagione, ultimando un ampio dehor all’esterno. A questo si aggiunge anche la felice ubicazione che ci vede al centro di un quadrilatero pieno di uffici che, grazie all’allentamento delle restrizioni, ricominciano a essere frequentati in presenza, incrementando il momento della pausa pranzo. Abbiamo una carta che oltre ai classici della tradizione locale, elaborati nella cucina a vista, propone ottimi hamburger e quello che è diventato fin dagli esordi il nostro cavallo di battaglia, ovvero il pastrami. Tutto preparato con materie prime ricercate e di eccellenza, su questo fronte non transigo assolutamente. Desideriamo che il nostro avventore ritorni incu-
riosito e soddisfatto delle proposte, e con enorme piacere registriamo, nonostante siamo aperti da poco, un alto livello di fidelizzazione. Tanto da spingerci al più presto ad aprire anche la sera».
In cucina l’argentino Emiliano Lopez Cuore nevralgico, e regno incontrastato del cuoco argentino Emiliano Lopez, è la grande cucina a vista dove campeggia
una insegna luminosa Recording, testimonianza storica della precedente sala di incisione. «Amo cucinare e penso che questa professione debba essere svolta coniugando creatività, convivialità e buona musica - spiega Lopez - Il mio sogno, ma sono sicuro che presto lo realizzeremo, è cucinare fianco a fianco con un deejay e mentre lui si scatena ai piatti mixando il suono io lavoro dando sfogo alla mia anarchica creatività ai fornelli. La mia è
ARREDI
Stile anni '50 Goody 1976 è caratterizzato da tre sale con le grandi vetrine che affacciano su via Flaminia, all’ingresso il classico bancone bar, gli sgabelli ai tavoli alti. Poi le due sale ristorante, con la grande libreria in legno e metallo stile Anni ’50, le cover dei dischi e le foto dei musicisti alle pareti. Nel complesso circa 200 metri quadrati su cui dominano la brillante fascia verde bottiglia delle pareti e i pavimenti in formelle di marmo bianche e nere.
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Vitello Tonnato una cucina dove anche le verdure vogliono essere protagoniste. È arrivata finalmente l’ora di sfatare il luogo comune che disegna la cucina vegetaria-
Pastrami sandwich
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na e vegana come triste. La mia idea è quella di sorprendere sempre con il gusto. Tra i piatti che stanno spopolando il pastrami, naturalmente homemade. È una ricetta originaria dell’Est Europa, per la precisione Romania ma negli Stati Uniti è famosa e largamente utilizzata nella cucina ebraica. Alla base una carne macellata secondo le prescrizioni kasher con successivamente una prolungata marinatura e salamoia che serve insaporirla. Le spezie giocano un ruolo primario, in questo blend non possono mancare cardamomo, coriandolo, senape, anice stellato. Dopo una settimana di immersione in questa marinatura, il pezzo di carne, generalmente una punta di vitello, molto simile a quello che serve per l’asado, viene tirato fuori e lasciato respirare passando alle fasi finali dell’asciugatura e dell’affumicatura. Il pastrami è uno dei nostri capisaldi e serve a definire quella identità che vorremmo trasmettere alla clientela. Il mio obiettivo non è avere una carta infinita di piatti, ma due o tre che entrino nell’immaginario collettivo».
Un menu che accontenta tutti Un menu variegato. Si parte la mattina con il breakfast. Per gli amanti dei lievitati imperdibili le proposte fatte in casa con uova da allevamenti bio e prestigioso burro belga, dalla giovane pastry chef e figlia d’arte Giorgia Roscioli: «Puntiamo molto sulla colazione e sui prodotti da forno: torte, crostate, croissant con vari impasti sia italiano che francese. Una vera leccornia è il Goody, un croissant di impasto alla francese con cacao e mou all’interno ricoperto di noccioline all’esterno». Se a pranzo le proposte privilegiano classici della cucina romana realizzati con paste fresche, piatti a base di car-
Pork ribs
ne in stile americano e portate veggie, nel pomeriggio la fa da padrone l’aperitivo. Gustose e ricercate tapas con cui accompagnare i classici della mixology, dagli evergreen ai signature cocktails.
Goody 1976 Via Flaminia 23 - 00196 Roma Tel 06 8414533 www.goody1976.it
Carbonara
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Due cuochi sono meglio di uno?
Al Banchina 63 sembra proprio di sì! 356
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Luca Mancini e Angelo Zigrino CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO
83929 di Mariella Morosi
L'
amicizia tra i due cuochi titolari di Banchina 63 a Roma, Angelo Zigrino e Luca Mancini, è nata davanti ai fornelli e consolidata da anni di comune lavoro e confronto in tante cucine di livello e stellate. È stato un rapporto forte che ha permesso loro di credere in un progetto comune quanto impegnativo nel periodo più nero della ristorazione italiana, rilevando questo locale del quartiere Prati, diventato negli ultimi anni uno dei più interessanti distretti del gusto della capitale.
Qui si privilegiano i profumi e i sapori del mare e si attinge a una tradizione territoriale mai nostalgica ma basata sulla genuinità della materia trattata con una tecnica in costante evoluzione che la esalta senza stravolgerne l'identità. L'impegno convergente dei due cuochi permette a ogni ingrediente di esprimersi e di armonizzarsi con altri in una chiarezza di gusto, anche se il risultato non concede mai loro la soddisfazione di essere arrivati al massimo. La nuova gestione, pur lasciando la stessa insegna Banchina 63 (il locale è a Via Emilio Faà di Bruno al civico 63), punta CHeck-in • marzo 2022
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ad una clientela evoluta con un'offerta basata sulla cucina di prodotto, che tecnica e ricerca lasciano definito e riconoscibile. Non è un luogo comune dire che qui ci si sente a casa: non ci sono confini tra sala e fornelli e neppure tra i ruoli perché i due cuochi si alternano anche in sala, raccontato i piatti con gli ospiti. Protagonisti insieme a loro di un'accoglienza tutt'altro che formale sono Ivana, moglie di Angelo e a Massimiliano, maître e maestro del drink.
Il pane “re” della tavola L'arredo è sobrio, moderno ma con un tocco vintage e i toni caldi e le luci contenute invitano a godere di una parentesi enogastronomica col giusto relax sia
Incontro di culture Alla base c'è anche un incontro di culture che a tratti emerge dall'offerta: Zigrino è pugliese di Martina Franca (Ta), Mancini romano e ad unirli nelle rispettive tradizioni è soprattutto la
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nella sala interna sia nel dehor. Il progetto aveva preso vita nel novembre 2021 ma è stato subito congelato dall'allarme-variante del virus, archiviando la speranza di chi puntava per la ripresa sulle festività natalizie. Ma ora, fin dai primi giorni di vera apertura, appena un mese fa, l'interesse della clientela c'è stato davvero e sta alimentando una progettualità che guarda al futuro con iniziative e proposte per arricchire l'attuale menu. Qui si parte dal pane, anzi dai pani di farine selezionate, firmati dall'amico Giancarlo Giambarresi, maestro dell'arte bianca e presidente Confesercenti dei Panificatori di Roma, autore anche di dolci e biscotti. Al tavolo c'è sempre un "cestino" speciale: una coppa d'argento con pani e panini di varie forme e composizioni, tenuti in caldo da una piccola fiamma.
IL MARE cucina costiera. Lo indicano le foto e gli oggetti d'arte a soggetto marino e, accanto al bancone dei cocktail, ad anticipare l'offerta, sono esposti in bella vista pesci e crostacei freschissimi.
Non solo cena e non solo pesce Banchina 63 è ristorante, ma anche luogo per il fuori orario convenzionale come per aperitivo e dopocena, con cocktail, degustazione di una buona bottiglia e piccoli assaggi. Il pesce, sempre più passione dei romani, la fa da padrone, ma non mancano valide proposte di carni e talvolta di quinto quarto. Tra le proposte ci sono il Gran Crudo Banchina 63 che comprende scampi, gamberi rosa e rossi, tartare, ostriche Gillardeau, Pléiade Poget e Tarbouriech, il Carpaccio di tonno servito con misticanza di stagione e maionese al pepe Szechuan mentre quello di gamberi rossi viene servito con finger lime e petali di pane croccante. Contrasto di consistenze anche negli Scampi Croccanti in manto Kataifi con guacamole e mango.
Non si punta solo pesci blasonati ma anche al pesce azzurro che diventa fine dining: è il caso delle Alici Baciate, ripiene di caprino su caponatina di verdure e dressing di peperoni arrostiti. Anche il baccalà, onnipresente in ogni menu romano, diventa speciale servito mantecato in crema di zucca con cozze, vongole e pomodoro appassito. a In due è meglio! Nonostante la cucina contemporanea stia attraversando una fase fluida, distaccandosi dalla tradizione e incorporando le nuove tendenze del gusto, qui nel piatto resta la concretezza della materia. È un processo complesso, ed è difficile credere che siano due i cuochi a orchestrare la scena, in una professione che tende ad un individualismo spinto se CHeck-in • marzo 2022
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Il tocco dolce di Antonio Pianese Al tempo del dessert la scelta diventa davvero problematica perché entra in scena un pastry chef, Antonio Pianese, con proposte irresistibili: il Tortino caldo con cuore di cioccolato bianco, noci dolci e salate, crema leggera rum e castagne; la Tarte 63, sablè alla vaniglia con crema cheesecake e frutta in osmosi; il Savarin al limoncello, crema al li-
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CHEF IL PASTRY
mone e mandorle sabbiate e la Gianduia Che Passione: bavarese alla nocciola e al cioccolato fondente 70%, cuore vivo al cacao speziato e salsa al passion fruit. Non poteva mancare il Tiramisù che qui viene rispettato nella sua prima formula: mascarpone, savoiardi e caffè Arabica. La carta dei vini porta il segno della competenza, con ricarichi accettabili.
Spaghetti con rombo, olive taggiasche e datterini con a creare miti. Eppure, qui sanno convogliare le proprie idee nella stessa direzione. «Ma non andiamo sempre d'accordo - precisano - dopo tanti anni di comune lavoro nella ristorazione e nel settore alberghiero abbiamo compreso che è dal confronto che emergono le buone idee». La sfilata degli antipasti è un buon inizio, e conviene per la scelta affidarsi a loro, prima di passare ai primi: Spaghettoni trafilati in bronzo di Benedetto Cavalieri, mantecati ai tre pomodori con gamberi, burrata e salsa al basilico; Paccheri al tonno pinna gialla con pomodori secchi e pesto di melanzana; Tagliolini con rombo, olive taggiasche e datterino, e il sempre richiesto Risotto che sa di mare, con crudo e cotto di scampi e la nota agrumata del lime. L'anima romana di Luca Mancini propone anche i superclassici Amatriciana, Carbonara e Cacio e pepe, mentre la Puglia di Angelo Zigrino riaffiora negli Spaghettoni burro e alici con granella croccante di taralli al peperon-
cino, oppure nella Zuppetta di gamberi con burrata andriese e olio alla vaniglia. Intesa totale su tanti altri piatti del menu che seguono i gusti più classici, come il Gran Fritto di Calamari e Gamberi, la Grigliata mista, o il Pesce al sale, servito al tavolo con rito scenografico, la Tartare di Fassona oppure la Tagliata proposta con misticanza all’aceto balsamico, rucola o a scelta e con carciofi o funghi.
Passione per la cucina Per Angelo Zigrino, al suo terzo decennio ai fornelli, tutto era cominciato nella cucina di casa, consapevole tuttavia che il tocco della mamma doveva essere integrato da conoscenza e tecnica e che anche il successivo diploma dell'alberghiero esigeva nuova formazione. La strada è stata lunga, dalla gavetta degli stage e delle stagioni, ma poi l'estero e la cucina degli altri ne hanno arricchito il bagaglio fino all'approdo a Venezia, CHeck-in • marzo 2022
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deciso la sua strada. Dopo l'Alberghiero di Formia non gli è stato risparmiato il pellegrinaggio di tutti, in giro per le cucine d'Italia. Ma poi ecco la consapevolezza di essere cuoco, al Quisisana di Capri e al Tazio del Boscolo di Roma. L'incontro con Angelo ha rafforzato la passione e da allora non si sono più separati curando nuove aperture, dal Sestriere a Terracina.
Futuro roseo Ma ora è qui, al Banchina 63, la vera sfida in un momento in cui tutta la ristorazione è messa a dura prova e quando insegne avviate sono costrette ad abbassare le serrande per l'inadeguatezza di sostegni. Questo locale però, in una zona centrale della città, con un'offerta ristorativa importante e con la cura di ogni dettaglio, a poco più di un mese dalla piena attività, sta acquistando solidità e apprezzamento. Comunque, un buon risultato, intanto, attesa di una normalità sospirata.
Sandwich di gambero rosso di Mazara del Vallo con pane alle mandorle, olio extravergine, maionese di avocado e liquirizia, lattuga di mare e spuma alla paprika dolce
nella cucina del Cipriani e agli anni allo stellato Adrovandi Assaje di Roma. Per Luca Mancini invece il mestiere di cuoco era già in famiglia a Lenola, col ristorante della zia e, ancora bambino, ha 362
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Banchina 63 Via Emilio Faà di Bruno 63 - 00195 Roma Tel 06 8778 0548 - 388 9277037 www.banchina63.it
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Don pasquale
Il ristorante
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con dentro un hotel!
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È
una rappresentazione teatrale "rivisitata" quella che offre il ristorante Don Pasquale con l'annesso albergo Maalot, appena aperto nel rione Trevi, fedele al lustro del suo edificio che per nove anni è stato la casa di Gaetano Donizetti. Siamo in via delle Muratte 78, nel cuore del teatre district capitolino e appena dietro alla Fontana di Trevi. Una curiosità: questa strada di accesso al monumento simbolo di Roma ha il primato di essere la più percorsa d'Europa. Oltre a una proposta gastronomica di livello, al grande compositore ber-
gamasco e al Don Pasquale, una tra le migliori produzioni musicali, sono dedicate 30 stanze e suites, articolate su 4 piani con una superficie di tremila metri quadrati. A comporre l'arredo sono pezzi unici di vari stili, dal coloniale inglese all'impero fino al deco, ben assemblati dall'architetto Roberto Antobenedetto di Rpm Proget, che pur con molte incursioni progettuali contemporanee ha voluto mantenere l'heritage del luogo. È fortemente eclettica l'anima del Maalot che appartiene alla Small Luxury Hotels Of The World così come il Vilòn Roma di Via dell'Arancio, e si propone di conqui-
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CURIOSITÀ
Ristorante con albergo
Si tratta di un ristorante con albergo, piuttosto che il contrario come sempre capita e gli ospiti dell’hotel, per raggiungere le camere, fanno l’accettazione nella reception collegata a vista con la sala centrale, dove possono sostare per un drink o un assaggio a qualsiasi ora. L'atmosfera e l'arredo, a tratti scenografico e i decori a tinte forti invitano a entrare in scena, in una performance teatrale semiseria e sorprendente. Tanti i dipinti a soggetto ironico e provocatorio disposti fittamente fino al soffitto: c'è un irriverente Napoleone a cavallo ma su una giostra per bambini, una Maria Antonietta che si gusta un gelato, incurante del suo destino e una dama con un'aragosta per cappello. “Almost Classic” è appunto, il nome della serie di dipinti firmata Stanley Gonczanski. Non a caso il nome del ristorante è quello del titolo dell'opera buffa dal tono giocoso e con tanti riferimenti alla Commedia dell'Arte, che Donizetti compose nel 1842.
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stare un pubblico giovane, tutt'altro che serioso e incline al coinvolgimento in una messa in scena arbitraria, senza la trama coerente di una storia.
Il menu... come un programma d’opera Anche il ristorante promette divertimento e gusto, con un menu firmato dall'executive chef Domenico Boschi. Se alcuni angoli somigliano a palchi di teatro articolati su più livelli, anche il menu è disegnato come un programma d'opera, a cominciare dal Prologo con i suoi antipasti, seguito da due atti più l'intermezzo con una scelta di insalate e un dolce epilogo - i dessert - prima della chiusura del sipario. Menzionati perfino i "cambi di scena", quella piccola sezione di menu nel menu con grandi classici d'hotel e d'Oltreoceano, come il celebre l'Avocado toast. La formula è easy, si può godere anche solo di una breve sosta nella veranda vetrata o nella Cocktail room, sorseggiando un drink o un calice di bollicine, oppure bere un caffè, fare colazione, fermarsi a pranzo o per il tea time del pomeriggio e tirare fino a cena o al dopocena. Ogni ambiente è destinato all'ospitalità e nella lounge dominata dall'alto da un lucernario e da un gigantesco lampadario a bracci, i coperti sono 60 con tavoli retro di maioliche portoghesi con disegni di pizzi e trine e poltroncine di bambù verniciate di nero. A terra un parquet di rovere in una calda tonalità miele.
Domenico Boschi
Cucina mediterranea con twist orientale Il cuoco, ex Dulcamara di Ponte Milvio, ha accettato di essere coinvolto in un gioco gastronomico solo apparente perché anche un solo piatto o una serie di piccoli assaggi ne dimostrano la solida formazione e l'esperienza. Per questa nuova sfida propone una cucina mediterranea che si esprime in parallelo con sapori e profumi orientali, è attratto dall'inedito ma sempre i suoi slanci creativi sono anCHeck-in • marzo 2022
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corati alla tradizione e alla chiarezza dei sapori, espressi con solida tecnica. E non potrebbe essere altrimenti date le sue origini amatriciane. I suoi Bombolotti alla carbonara sono subito diventati un must così come i classici Tonnarelli cacio e pepe e lo Spaghettone alla Matriciana. Rischiestissimo anche il Baccalà fritto con chips di carciofo all a giudia e il Pollo alla cacciatora. Il cuoco predilige le marinature e la bassa temperatura per valorizzare i sapori e le consistenze e ama declinare la sua fantasia in piccole porzioni o tapas, in varianti giornaliere, da servire al tavolo in totale convivialità e con la formula all day dining. Così si possono gustare i supplì, i burger alla cicorietta e anche un buon assortimento di club sandwich
e tanti altri piatti da bistrot. Molte e pregiate sono le proposte di vino al calice e alla carta, con riferimenti regionali e non manca una selezione di champagne. Disinvolta anche la mise en place: tutto arrivato al tavolo su padellini e tegami con manici di ottone vecchio stile o su plateau da condividere. Domina la sala un lucernario art deco e il punto luce è un grande lampadario a bracci largo due metri e alto altrettanto. Le stanze sono tutte una diversa dall'altra ma ad unirle è il simbolo del cappello, forse in riferimento al gesto di toglierselo quasi si torna finalmente a casa, ed è riprodotto anche sulle chiavi, vere chiavi che sostituiscono le anonime carte elettroniche. E tante altre sono le idee
Mazzancolle arrosto, puntarelle, burrata, scaglie di mandorle
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originali che non temono di rompere gli schemi del concetto di lusso a 5 stelle, con ampi bagni in marmo, cabine-don Pasquale armadio e, al piano sotterraneo, una palestra e un'area fitness. L'obiettivo è quello di invitare il pubblico romano alla vita in albergo, un posto per un relax domestico fuori di casa con molte concessioni al divertimento e al gusto, anche con una soundtrack con una play list che mixa grandi classici a hit più audaci dal sapore rock. «Il Maalot Roma e il suo ristorante Don Pasquale - dice il general manager Edoardo Officioso - si propone di diventare, nel cuore della Roma più autentica, il punto di riferimento per una clientela anticonformista, amante del bello e della buona cucina. I nostri ospiti saranno avvolti da un’atmosfera vibrante fatta di colori, di arte, di gusto e da un servizio attento, amichevole ma discreto». Un format, questo, che ha tutte le pre-
messe di successo e che sarà replicato in altri due «ristoranti con dentro un hotel», in via dell'Umiltà e in palazzo settecentesco di Via del Corso, secondo quanto assicurato da Claudio Ceccherelli, Ceo della Shedir Collection che oltre al Vilòn Roma comprende il Capri Tiberio Palace.
Maalot Roma - Don Pasquale Via delle Muratte 78 - 00187 Roma Tel 06 878087 www.hotelmaalot.com CHeck-in • marzo 2022
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Nangalarruni
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L’osteria famosa per prodotti e piatti di montagna
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Spaghettoni cacio e pepe con funghi di bosco CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO
84529 di Gianni Paternò
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eppe Carollo, castelbuonese, classe ’60, passa la gioventù in una classica famiglia madonita dell’epoca dove si mangiava solo in casa e dove ai fornelli nonna, madre, zie cucinavano i prodotti freschi della campagna secondo ricette tramandate da generazioni. Frequenta la scuola alberghiera ma già a sedici anni, quando mai era uscito dal suo paese, va in Germania e comincia a lavorare. Poi Inghilterra, torna per il militare, ritorna da Albione, poi in Italia. Insomma erra, impara e mette a frutto.
Nel 1984 rientra nella sua Castelbuono e ha la fortuna di acquistare una trattoria-pizzeria che si chiama Nangalarruni, il marranzano tipico strumento a bocca siciliano. Per alcuni anni mantiene la pizzeria, che poi abbandona a favore dell’Osteria. Ha comprato nuovi locali sempre nel centro storico dove a maggio ha trasferito Nangalarruni in raccolte sale con muri in pietra e un ampio cortile all’aperto dove si raddoppiano nelle belle stagioni i 50 coperti. Il vecchio ristorante è diventato enoteca-taverna col nome di Uva Club, sempre suo. CHeck-in • marzo 2022
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Meno lavori un prodotto buono e meglio è Ormai ai fornelli è affiancato dalla figlia Francesca che lo sostituisce giornalmente mentre Peppe in genere accoglie in sala gli avventori, intrattenendosi non solo a descrivere i piatti ma anche a chiacchierare cordialmente. Le guide l’hanno scoperto da tempo e dal 2019 può vantare la Chiocciola di Slow Food di cui ha sempre coltivato la filosofia. Non cercate piatti gourmet, abbinamenti fantasiosi ma trovate una sana e appetitosa offerta tradizionale anche se alleggerita e resa più moderna. Le sue frasi: «Meno lavori un prodotto buono e meglio è», ma anche «Quando hai prodotti freschi e di qualità devi essere bravo a rovinarli». Nel nostro pranzo il primo antipasto è costituito da “Funghi di ferla (pleurotus
eryngii) cotti al vapore, misticanza, cavolo cappuccio marinato, carote e zucchine a julienne”, tutto scottato o crudo, arricchito da tartare di manzo agli agrumi, in cui i singoli ingredienti sono ben distinti ma al contempo fusi in bell’equilibrio. Segue un misto di funghi, di quelli considerati meno pregiati ma non per questo meno gradevoli raccolti nel giorno, scottati all’extravergine al basilico, anche qui la cottura è minima per preservare la consistenza e il gusto dei miceti. Infine un cartoccio di funghi misti cotti a bassa temperatura per preservarne i profumi e la carnalità con Tuma Persa, un pregiato ed esclusivo formaggio stagionato del caseificio Passalacqua. Dopo questa prima sublime scorpacciata di funghi, ognuno con la propria identità, si passa ad un primo: spaghettoni cacio e pepe con funghi di bosco, con una spruz-
Misto di funghi scottati
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UN MUST
I funghi Peppe ama la natura, la campagna, conosce le verdure selvatiche che abbondano nei suoi piatti ma specialmente è un bravo micologo, i funghi selvatici non hanno per lui segreti, quindi non solo porcini, ne conosce 80, e ovoli, nei suoi piatti c’è di tutto: russule, macrolepiote, armillarielle, finferli, pleuroti, ecc. Funghi che secondo le specie si trovano in pratica 10 mesi all’anno, a cui aggiunge le verdure di stagione, le carni locali, specialmente il maialino nero allevato brado nelle Madonie, i formaggi e l’extravergine del paese, gli aromi di montagna compreso un profumatissimo zafferano locale. Molti piatti possono essere arricchiti da tartufo, chiaramente siciliano. A questo ben di Dio aggiunge buona tecnica e specialmente l’amore e la competenza per la cucina.
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Sfoglio Madonita zata di cinque tipi di pepe. A proposito tutta la pasta è di grani duri siciliani fatta in casa. Altro primo: spaghetti ai fiori di zafferano, verdurine scottate e fonduta allo zafferano di Castelbuono, questa volta i funghi non ci sono ma la pietanza è veramente gustosa ed invitante anche nei colori. Per secondo un assaggio di due pietanze: filetto di maialino in crosta di manna, mandorle e pistacchi, purtroppo leggermente asciutto, e carré di suino nero panato alle erbette e, tanto per cambiare, funghi di bosco, morbido e appetitoso. A questo punto, pur amando tantissimo i funghi, abbiamo sperato che almeno il dessert ne fosse privo. Desiderio esaudito in quanto ci è stato proposto il dolce 374
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classico storico di Castelbuono, la Testa di Turco realizzato con sottili sfoglie di farina fritte intervallate da abbondante crema di latte arricchita di tanta cannella. Inoltre una fetta di Sfoglio Madonita, fornito da Maurizio Di Gangi a Castellana Sicula, la migliore pasticceria artigianale di tutte le Madonie, una cassata di pasta frolla alla cannella ripiena da una conserva a base di tuma fresca, cioccolato fondente e cannella, altro dolce tipico che si consiglia non gustare appena fatto. Il servizio è familiare, con tanta attenzione verbale verso il cliente per farlo sentire tra amici. Infine, altro fiore all’occhiello la fornitissima cantina con oltre 600 referenze non solo siciliane, curata personalmente da Peppe. I prezzi sono
Testa di Turco da osteria ma non bassissimi, adeguati anzi ridotti in rapporto alla bontà del vasto menu e al pregio delle materie prime utilizzate. Dimenticavo, da Nangalarruni non troverete pesce ma non ne sentirete la mancanza.
Ristorante Nangalarruni Cortile Ventimiglia 5 - 90013 Castelbuono (Pa) - Tel 0921 671228 www.hostarianangalarruni.it CHeck-in • marzo 2022
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Le Maldive di Constance Halaveli
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ispirano una ricetta di Rossana Dian
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ortobello e Guacamole” potrebbe essere il titolo di una canzone allegra, di un dipinto colorato o di un racconto esotico; nella realtà è un piatto sano e gustoso creato da Rossana Dian, volto della celebre pagina Instagram @cucinosano, seguita da oltre 280mila follower, al rientro dal suo viaggio alle Maldive presso il Constance Halaveli. In linea con un approccio healthy anche nel settore del food & beverage, l’hotel 5 stelle lusso, affiliato a Leading Hotels of the World, ha recentemente ampliato la propria offerta culinaria con nuove proposte di piatti vegani e vegetariani, che si aggiungono all’ampia
varietà di smoothies e mocktails già presenti nei diversi ristoranti e bar. “Portobello e Guacamole”, ricetta nata dall’incontro de “La Ross” (così chiamata Rossana Dian dalla sua fedelissima community) con Siddiq Hameed, executive chef dell’hotel 5 stelle lusso del gruppo Constance Hotels & Resorts e ispirata all’esperienza maldiviana, porta in tavola pochi, ma salutari ingredienti: per due persone sono necessari un avocado, due funghi Portobello, un limone non trattato, prezzemolo e semini misti, come semi di girasole e di zucca. Per cucinarla si comincia dalla preparazione
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del guacamole con la polpa di avocado e dal grigliare entrambi i lati dei funghi. Una volta pronti, vanno impiattati con sopra abbondante salsa guacamole, semini misti e qualche fogliolina di prezzemolo, oltre al pepe e a una spruzzata di olio evo. Portobello e Guacamole è l’espressione culinaria dei valori di autenticità, genuinità e spontaneità che uniscono @cucinosano a Constance Hotels & Resorts.
Benessere a tavola al Constance Halaveli Proprio come sostiene Rossana Dian in ogni sua pubblicazione su @cucinosano, il benessere comincia dalla tavola e dalle abitudini alimentari. Al Constance Halaveli la proposta food & wine è varia ed equilibrata, per una dieta salutare e completa, studiata da nutrizionisti qualificati. Oltre a una ricca varietà di esperienze gourmet, il menu healthy comprende 84 378
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piatti speciali con ingredienti freschi e ricchi di proprietà benefiche: dalle macedonie di frutta tropicale alle insalate di quinoa e ai frullati proteici, oltre alle pizze senza glutine e ai gelati al latte di soia per incontrare le esigenze alimentari di tutti gli ospiti. Il menu Life Nutrition, inoltre, propone pacchetti composti da cinque diverse gustose combinazioni nutrizionali per colazione, pranzo e cena.
Wellness nella Constance Spa overwater Le alternative per rilassarsi e rigenerare anima e corpo, dimenticando la frenesia delle città e lo stress della quotidianità, al Constance Halaveli sono infinite. La suggestiva Constance Spa overwater è la scenografica location per massaggi rilassanti e rituali di benessere esotici, coccole rigeneranti in armonia con le
antiche tradizioni e la natura circostante. La novità è rappresentata dagli esclusivi trattamenti fito-aromatici firmati Sisley Paris, grazie alla recente collaborazione tra Constance Hotels & Resorts e il celebre beauty brand francese. Nel menu delle Constance Spa è possibile scegliere tra numerosi trattamenti per la cura del corpo e del viso, studiati per soddisfare le esigenze di ogni tipologia di pelle e di età. Qualità ed efficacia, unite alle proprietà benefiche dell’aromaterapia, assicurano agli ospiti un’esperienza sensoriale unica.
e naturalmente lo snorkeling e il diving. Mante, tartarughe, delfini, pesci variopinti e tutte le altre magnifiche specie animali che abitano i reef e le profondità marine delle Maldive aspettano i visitatori più curiosi. Dalle sessioni di yoga all’alba o al tramonto alla meditazione guidata, dal tennis al fitness, ognuno al Constance Halaveli trova la propria personale realizzazione attraverso attività sportive rigeneranti e divertenti.
Avventure alle Maldive “Mens sana in corpore sano”. Per un benessere olistico, il Constance Halaveli propone diverse attività sportive, in acqua e fuori dall’acqua. Tra le più panoramiche c’è il parasailing, da praticare da soli o in coppia, sospesi nel cielo sopra l’Oceano Indiano. Non mancano il paddle o il jet ski, il jet blade, il water skiing
Constance Halaveli Maldives Halaveli Island - Maldive Tel 00960 6667000 www.constancehotels.com
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n°7 - marzo 2022 - Anno II - edizionE digitale Edizioni Contatto surl via Piatti, 51 · 24030 Mozzo (Bg) Direttore responsabile Alberto Lupini · alberto.lupini@italiaatavola.net Redazione Tel 035 460563 · 351 8391052 · Fax 02 700557702 · checkin@italiaatavola.net · redazione@italiaatavola.net Gabriele Ancona (vicedirettore) · gabriele.ancona@italiaatavola.net Lucio Tordini (coordinatore di redazione) · lucio.tordini@italiaatavola.net Piera Genta (inviata) · pieragenta@libero.it Jenny Maggioni (redattore) · jenny.maggioni@italiaatavola.net Martino Lorenzini (redattore) · martino.lorenzini@italiaatavola.net Gianluca Pirovano (redattore) · gianluca.pirovano@italiaatavola.net Elisabetta Passera (segreteria di redazione) · redazione@italiaatavola.net Brian Vavassori (segreteria di redazione) · brian.vavassori@italiaatavola.net Riccardo Melillo (grafica e impaginazione) · riccardo.melillo@italiaatavola.net Alessandro Venturini (Seo & Web manager) · alessandro.venturini@italiaatavola.net Matteo Scibilia (responsabile scientifico) · matteoscibilia2013@virgilio.it Editore Mariuccia Passera · mariuccia.passera@italiaatavola.net Amministrazione segreteria@italiaatavola.net Pubblicità, eventi e marketing Tel 035 615370 · 351 8391052 · Fax 02 700557702 · direzionecommerciale@italiaatavola.net Andrea Lupini (direttore commerciale e iniziative speciali) · andrea.lupini@italiaatavola.net Laura Miedico (responsabile direzione commerciale) · laura.miedico@italiaatavola.net Livia Gerosa · livia.gerosa@italiaatavola.net · Ivana Frosio · ivana.frosio@italiaatavola.net Corrispondenti di zona (per contatti telefonici consultare il sito) Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta Piera Genta · pieragenta@libero.it Lombardia orientale Renato Andreolassi · renato.andreolassi@alice.it Pavia-Piacenza Stefano Calvi · s.calvi@ilquattro.it Veneto Giulia Marruccelli · gmarruccelli@yahoo.it Belluno-Bolzano-Trento Lina Pison · linapison@gmail.com Friuli Venezia Giulia Liliana Savioli · lilli_sa@hotmail.com Emilia Romagna Giuseppe De Biasi · dbpino60@gmail.com Toscana e Umbria Alessandro Maurilli · a.maurilli@almapress.net Claudio Zeni · zeniclaudio@alice.it Lazio Mariella Morosi · mariellamorosi@hotmail.com Marche e Abruzzo Benedetta Gandini · b.gandini22@gmail.com Carla Latini · carla@carlalatini.com Campania e Molise Vincenzo D’Antonio · vincenzo.dantonio@italiaatavola.net Puglia Sandro Romano · sralessandroromano@gmail.com Calabria Tommaso Caporale · dodicialitro@gmail.com Sicilia Gianni Paternò · giopate@libero.it Piero Rotolo · pierotolo@tin.it Antonio Iacona · direttore@charmatmagazine.it Sardegna Roby Rossi · roberto-rossi@hotmail.it Svizzera (Canton Ticino) Rocco Lettieri · simpatico.melograno@tin.it Hanno collaborato anche:
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