ESTATE IN MONTAGNA
In Alto Adige tra gusto, benessere e sport
VIAGGIO A TIVOLI
Tra ville ed eccellenze gastronomiche
KOS
il mix perfetto tra storia, natura ed enogastronomia per tutto l'anno
n°20 - maggio 2023 - Anno IIIIn Alto Adige tra gusto, benessere e sport
VIAGGIO A TIVOLI
Tra ville ed eccellenze gastronomiche
KOS
il mix perfetto tra storia, natura ed enogastronomia per tutto l'anno
n°20 - maggio 2023 - Anno IIIAlto Adige, Tivoli e castelli e ville veneti in Italia e, all'estero, Kos in Grecia e Vienna in Austria, sono queste le idee che vi proponiamo per un'estate intrigante e indimenticabile
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Tivoli , tra ville ed eccellenze
Ville, castelli e dimore
Alla scoperta dei gioielli del Veneto
Villa Barbarich, dal Cinquecento elegante oasi di pace a due passi da
Ormai è scoppiata l’estate, il turismo è partito alla grande e un po’ tutte le località italiane stanno registrando prenotazioni importanti. Per fortuna anche sulla riviera Romagnola che, nonostante il disastro dell’alluvione, ha saputo rimettersi in piedi dimostrando una capacità rara. Come Check-In abbiamo scelto alcuni itinerari e locali che meritano particolare attenzione in questa stagione.
L’Alto Adige è sempre fra le mete più ricercate e non potevamo quindi non segnalare alcuni hotel che, sia pure con caratteristiche molto diverse, si presentano fra i più ricchi di servizi e all’insegna di accoglienze di qualità. Sempre in Italia abbiamo poi scelto due itinerari decisamente intriganti e un po’ fuori dagli affollamenti, caratterizzati entrambi da parchi e ampi spazi verdi. Ecco allora Tivoli con le sue meravigliose ville e terme e dall’altra parte ville e castelli veneti. Due mondi decisamente diversi, ma entrambi emblema di arte e storia e simboli della bellezza italiana.
Per l’estero suggeriamo invece due mete che più diverse non possono essere, ma che entrambe sono molto legate all’Italia. In primo luogo Kos, l’isola del Dodecaneso, ai primi del Novecento territorio italiano, patria di Ippocrate, il fondatore della medicina e del mangiare bene. Un territorio ricco di storia e bellezze naturali, ma anche un’oasi per l’enogastronomia. La seconda indicazione è invece per Vienna, che tanto ha influito sulla cultura italiana e uno dei suoi simboli gastronomici, la torta Sacher è uno dei dolci preferiti dagli italiani. L’occasione è quella di una vista alla casa di Mozart.
L'
estate in Alto Adige è un periodo magico che regala esperienze uniche e indimenticabili
Questa regione del Nord Italia, incastonata tra maestose montagne e rigogliosi paesaggi, offre un'infinità di opportunità per vivere una vacanza all'insegna dell'avventura, del relax e della scoperta
Le giornate estive in Alto Adige sono ca-
Hotel Gassenhof
Tenne Lodges
ratterizzate da un clima mite e piacevole, ideale per esplorare la natura incontaminata che circonda la regione: da non perdere, per esempio, la cascata di Parcines (Bz), considerata tra le cascate più belle dell'arco alpino, che può contare anche su un'altissima qualità di acqua e aria. Il lussuoso Hotel Hanswirt è la base perfetta per scoprirla.
Familiamus Hotel
Parco Naturale di Fanes-Sennes-Braies
Hotel Gnollhof
BOLZANO
Bio Lüch Ruances
Club Moritzino i Tablà
Cyprianerhof Dolomit Resort
Piz Sorega
Romantik Hotel Post
La mappa di Check-In dell'estate in Alto AdigeGli amanti delle attività all'aria aperta troveranno pane per i loro denti in Alto Adige. La regione è un vero paradiso per gli escursionisti, con una vasta rete di sentieri che si snodano attraverso boschi incantevoli, prati fioriti e vette imponenti. Dalle passeggiate tranquille alle sfide alpine, c'è qualcosa per tutti i livelli di abilità. Ed è proprio con l’obiettivo di far innamorare della montagna, per esempio, che è nato Excelsior Dolomites Life Resort di San Vigilio di Marebbe (Bz). E se si preferisce la bicicletta, ci sono piste ciclabili panoramiche che portano alla scoperta dei tesori naturali e culturali dell'Alto Adige.
L'Alto Adige è anche famoso per la sua tradizione enogastronomica. Le valli sono ricche di vigneti, che producono vini pregiati come il Gewürztraminer e le cantine locali aprono le loro porte per degustazioni e visite guidate, offrendo un'esperienza sensoriale unica. Inoltre, l'Alto Adige è una vera mecca per gli amanti della cucina, con una varietà di piatti tradizionali che uniscono influenze italiane e austriache
Ma l'estate in Alto Adige non è solo natura e gastronomia, è anche cultura e tradizione. Numerosi castelli, chiese e musei testimoniano la ricca storia della regione e invitano i visitatori a immergersi nella sua
cultura. Eventi folcloristici, concerti all'aperto e festival gastronomici animano le piazze e i borghi, offrendo un'atmosfera festosa e coinvolgente.
L'Alto Adige è una meta ideale anche per il relax e il benessere. Le sue località termali, come Merano, Bressanone e San Candido, offrono una vasta gamma di trattamenti rigeneranti e strutture termali moderne immerse in paesaggi idilliaci: ne è un esempio l’Hotel Chalet Mirabell a Merano (Bz), in cui benessere, comfort e fitness non mancano mai. Infine, l'Alto
Adige è una meta ideale per le famiglie, grazie alla presenza di molti hotel pensati per grandi e piccini, come per esempio il nuovo 5 stelle Familiamus, situato a Maranza, in Val Pusteria, in provincia di Bolzano. Senza dimenticare il Dolomiti Wellness Hotel Fanes, cinque stelle che troneggia su San Cassiano (Bz), in cui le parole chiave sono l’unione del piacere di una vacanza a quello del benessere, della cura di sé e del proprio corpo. In sintesi, l'estate in Alto Adige è un'esperienza unica che combina natura, avventura, cultura, enogastronomia e relax. È il momento perfetto per scoprire questa meravigliosa regione e creare ricordi indimenticabili che dureranno per sempre.
La storia della famiglia Damian e del loro Cyprianerhof Dolomiti Resort, hotel di Tires in provincia di Bolzano, è per certi versi la storia dell'Alto Adige. Una regione che ha fatto della lungimiranza una delle sue armi migliori, diventando un'eccellenza nell'accoglienza del turista. Eccellenza che è, appunto, ben raccontata dal Cyprianerhof e dalla sua proposta, un mix perfetto tra l'esperienza di montagna e il benessere e il lusso discreto di un cinque stelle.
Di lungimiranza, appunto, si parlava. E come altro definire il percorso intrapreso
dai Damian? La storia del Cyprianerhof inizia, infatti, nel 1962, quando Luis Damian acquista in dono per la moglie Inge una piccola locanda con ristorante ai piedi del Catinaccio. «L'hotel aveva 15 camere tutte con l'acqua corrente, che allora era un lusso - racconta Martin, il figlio di Luis, oggi direttore dell'albergo - C'era la casa e il fienile accanto, nient'altro. Il grosso del lavoro però era quello del ristorante».
Una situazione che Martin, quando nel 1985 ha preso in gestione la struttura, ha deciso di cambiare, con una trasformazione lenta, ma costante. «Mi sono subito chiesto cosa volessimo per il futuro - aggiunge - Volevamo cambiare il volto del nostro hotel, ma come? Così abbiamo girato tanto, per conoscere altre realtà, prendere spunto, impa-
rare cose nuove. E alla fine abbiamo deciso di creare un hotel pensato per gli escursionisti».
L'idea di base, quella che ha dato vita al Cyprianerhof, non è cambiata nemmeno oggi. L'hotel offre, infatti, ai suoi ospiti un programma di attività outdoor con vari gradi di difficoltà proposti dalle esperte guide escursionistiche dell’hotel: ciaspolate, scialpinismo, scisafari e arrampicate su ghiaccio durante l’inverno, e in estate la possibilità di scoprire le maestose cime delle Dolomiti e gli splendidi boschi alpini attraverso esperienze a contatto con la natura come camminate, ferrate, tour in mountain bike o in e-bike. La montagna raccontata e vissuta con chi la montagna la
conosce e la rispetta da sempre. A questo approccio, però, si è affiancata una sempre maggiore attenzione al benessere, che è oggi uno dei fiori all'occhiello della struttura.
«Viviamo in un mondo veloce, che spesso non ci dà il tempo di riposare la menteprosegue Martin - Ogni tanto, però, fa bene staccarsi un attimo da questa frenesia e non c'è luogo migliore della montagna».
Storicamente il Cyprianerhof non è un albergo per sciatori. O meglio, non lo è per chi cerca una vacanza di solo sci. Le cose,
Una suite di 93 m² arredata in stile alpino con legno di quercia pregiato stoffe in loden. Un' accogliente soggiorno con divano e vetrate con vista spettacolare sul Catinaccio. Camera da letto con divano, Tv a schermo piatto, ampia zona doccia, zona wellness privata con sauna, bagno a vapore ed infinity pool di 8m a 32°C sull'ampia terrazza panoramica di 72 m² sopra i tetti dell'hotel
però, sono destinate a cambiare. A due passi dall'hotel, infatti, ha ufficialmente aperto la nuova funivia Tires-Carezza, che permette di accedere all’area sciistica Carezza-Karersee, che fa parte del comprensorio Dolomiti Superski. Oltre alla comodità, la nuova funivia permette anche di vivere un'esperienza unica. Le due cabine sono dotate di "terrazza", sulla quale possono salire fino a dieci persone, per godersi all'aria aperta il tragitto che conduce da Tires agli impianti: veramente degno di nota.
A questa nuova proposta si aggiunga la tradizionale navetta che, fermando proprio di fronte al Cyprianerhof, in 35 minuti porta al comprensorio sciistico Alpe di Siusi-Val
Gardena con accesso al circuito del Sellaronda. L'hotel è già dotato di ski-room, spogliatoi ed armadietti.
Se la montagna resta in qualche modo il fulcro della proposta del Cyprianerhof, come dicevamo anche il benessere si è ritagliato uno spazio importante. Nell'idea della famiglia Damian l'obiettivo è duplice. Da un lato garantire a chi torna da escursioni in alta quota la possibilità di riposarsi e ricaricarsi, dall'altro offrire a chi non ama invece l'esperienza della montagna tradizionale uno spazio in cui godersi comunque una vacanza di massimo relax ed esperienze di alto livello.
Il Cyprianerhof offre ai suoi clienti la Similde Spa, uno spazio di 2.400 metri quadrati con 4 tipologie di saune: oltre alle tradizionali saune all’argilla e al cirmolo, nel giardino esterno si trovano la sauna in fienile e la sauna finlandese di vetro con vista panora-
La Similde Spaway we lake it.
mica dalla quale si può godere dei magnifici tramonti rosa che rimandano alla leggenda dolomitica di Re Laurino e della sua amata Similde.
L’area wellness dell’hotel Cyprianerhof offre inoltre comode zone relax dove riposarsi su giacigli di fieno e godere dei benefici dell’aria salina o dei raggi infrarossi, percorso Kneipp, giardino esterno con laghetto naturale balneabile, vasca idromassaggio con vista sulle Dolomiti e infine una piscina interna riscaldata che prosegue all’esterno, la cui acqua viene depurata attraverso il processo di elettrolisi salina, evitando l’impiego di prodotti chimici. Proprio la piscina sarà oggetto di riammodernamento nei prossimi mesi.
È presente anche una zona beauty con 9 cabine per trattamenti viso e corpo con prodotti cosmetici naturali come il peeling
al pino mugo della Val Sarentino, i massaggi con calendula, camomilla o pietre di sale e le esperienze dei rituali di purificazione con l’esclusiva quarzite argentea dell’Alto Adige, a cui si aggiungono i trattamenti dedicati ai più piccoli, alle mamme in dolce attesa e i trattamenti di coppia nella nuova cabina a tema.
Se all'esterno lo spettacolo è assicurato dalla natura dell'Alto Adige, lo stesso si può dire anche degli interni. A dominare, e non potrebbe essere altrimenti, è il legno, il cui profumo permea piacevolmente l'area. Nella stanze (85, di cui 3 suite, 11 camere singole, 63 doppie e 8 familiari, distribuite su 4 livelli) l'uso dei materiali è ulteriore testimonianza del legame con il territorio: cirmolo, quercia e quarzite argentea. Gli
spazi sono ampi, gli arredi sono eleganti e molto comodi. Bellissime le vetrate, sia che affaccino sulla valle sia che guardino il Catinaccio. E già dalle stanze emerge l'attenzione e l'impegno nei confronti dell'ambiente da parte della famiglia Damian. Per esempio, non vengono lasciate le ciabatte usa e getta per la Spa. Il motivo? «Perché buttavamo troppa plastica - spiega Martin - Così scriviamo ai clienti, spiegando la nostra scelta e invitandoli a portare le loro. Da quando lo facciamo abbiamo evitato moltissimi sprechi».
Sostenibilità, tema importante, ma spesso abusato. Non però nel caso del Cyprianerhof. «Non si deve dare per scontata la parola sostenibilità - sottolinea Martin Da-
mian - Ci vogliono attenzione e rispetto. Questo significa che è necessario avere una visione globale, che coinvolga la gestione del personale, della struttura e della cucina. Non è facile combinare una proposta cinque stelle con una proposta sostenibile: sta tutto nei dettagli e nella qualità».
La visione della famiglia Damian prende forma in maniera evidente proprio nella proposta di cucina. Nel 2012, in linea con il principio della sostenibilità, Martin ha iniziato un percorso con i contadini di Tires e dei dintorni per provare a capire se fosse possibile utilizzare prodotti a Km0 nella cucine del Cyprianerhof. «Qui si producono latte e fieno - spiega - Quando ho cercato dei produttori, non ne ho trovati. Poi, sparsa la voce, è arrivato un primo contadino, con cui è iniziata una collaborazione che dura ancora oggi. Ci fornisce la verdura e sperimenta, provando a recuperare anche va-
rietà antiche». Il primo tassello di un puzzle che va via via componendosi. «Così è nata una rete di produttori del territorio - prosegue il direttore della struttura - Una rete che cresce pian piano e che è arrivata oggi a coprire il 30% della materia prima che utilizziamo durante l'anno in cucina».
Detto dell'idea che c'è alla base, la proposta culinaria del Cyprianerhof regge la sua fama anche alla prova dell'assaggio. Merito di una composizione originale, ma che porta ottimi risultati: sono, infatti, quattro i cuochi, Monika Damian, Marion Mahlk-
necht, Alessandro Plotegher e Alessandro Salvador, che insieme disegnano ogni giorno il menu. Quattro come i principi cardine che guidano la proposta: qualità, gusto, stagionalità e regionalità. Il risultato, dicevamo, è degno di nota, con una menzione particolare per le paste fresche e ripiene e per le carni, veramente di altissima qualità. Curioso al palato il mix che riesce a portare in tavola sia la tradizionale altoatesina, sia una proposta più mediterranea, senza disdegnare anche incursioni nel panorama asiatico. Questo anche per andare incontro a una clientela molto variegata e con gusti diversi. Gli spazi della cantina ospitano una grande varietà di etichette a prevalenza regionale e italiana, con una selezione di vini internazionali. Inoltre, ogni settimana si tie-
ne una degustazione di vini e formaggi locali guidata dalla sommelier Silvia Bertoncello. Indecisi? Fatevi guidare nella scelta. Il nostro consiglio? Provate i vini della cantina Castelfeder di Egna e non rimarrete delusi. Su tutti, le etichette della linea Borgum Novum.
Discorso a parte merita poi la colazione, interessante soprattutto per la ricercatezza delle proposte, con creme, marmellate e confetture fatte in casa. Ampia la scelta che, unica pecca, andrebbe forse valorizzata meglio nella presentazione. Il buffet si trova, infatti, in uno spazio poco luminoso e non particolarmente ampio, con il risultato che, all'occhio, non si trova l'effetto "wow", che di contro si riesce poi a incontrare nel piatto.
Al di là del ristorante, aperto soltanto per gli ospiti, c'è anche il Bar dell'Alpinista, che ha un duplice ruolo: accogliere gli escursionisti di ritorno con una bevanda o un drink, ma anche offrire a ospiti e avventori un pranzo leggero, ma gustoso. In entrambi i casi, nella bella stagione, è possibile godere degli spazi esterni e della natura che circonda la struttura.
Visto che il ristorante dell'albergo a mezzogiorno è chiuso, vi diamo anche un consiglio su dove pranzare nel caso sceglieste di passare una vacanza a Tires. Il suggerimento è di prendere la nuova funivia, soprattutto durante una bella giornata di sole. Giunti sulle piste, con una camminata di circa un'ora senza particolari criticità è possibile raggiungere la baita Messnerjoch, destinazione perfetta per famiglie o escursionisti non esperti. Due sono i motivi principali per questa scelta. Il primo è la vista: la baita affaccia direttamente sulle piste ed è circondata dalle montagne del Parco Naturale Sciliar - Catinaccio. Il secondo è la cucina. Poco spazio alle formalità, come si addice al contesto, ma prodotti di sostanza e di qualità. Il piatto preferito da sciatori ed escursionisti è Uova, pancetta e patate, ma il nostro preferito sono i Canederli, serviti in due varianti e con un assaggio di Schlutzkrapfen, ravioli ripieni di ricotta e spinaci. Gran parte dei prodotti provengono dal maso di famiglia, a ulteriore garanzia di qualità.
Il ristorante panoramico
Se per quest’estate il tuo mantra sarà staccare la spina, abbiamo l’indirizzo giusto per te: l’hotel Gnollhof, situato a 1.160 sopra il livello del mare, a pochi minuti dal borgo di Chiusa (Bz), che grazie all’infinita bellezza del paesaggio e dei boschi intonsi che lo cir-
condano, fin dal 1888 rappresenta la meta d'elezione dei bon vivant che ambiscono a immergersi nella purezza della natura, rigenerare i sensi e l’anima in una Spa dal panorama assoluto e gustare sapori e aromi autentici del territorio. Qui, la password è una sola: rallentare. Qui, ci si immerge a 360 gradi nel fascino della montagna, in estate. Con il suo verde luminoso e ac-
Ci troviamo nel minuscolo paesino di Gudon, 500 anime, nei pressi di Chiusa (Bz), uno dei borghi più belli d’Italia: 54 camere immerse nei soli rumori della natura,
ceso, le fioriture variopinte e l’aria pura, il paesaggio si trasforma in un parco giochi “naturale”, tutto da scoprire, per ritrovare la piena essenza di sé, dedicandosi alle proprie passioni: camminare tra gli abeti, andare in bicicletta, contemplare vette e cielo, meditare nella natura, giocare a tennis nel bosco, godersi il relax della Spa e l’azzurro delle piscine.
E lasciarsi guidare dal proprio istinto nel panorama disegnato dal verde dei boschi
e dei prati, dalle Dolomiti e dalla Valle Isarco, che dal Gnollhof non si perdono mai d’occhio, complici anche le meravigliose vetrate a tutt'altezza che caratterizzano la struttura e permettono dunque di godersi la vista sulla natura circostante da ogni angolo dell’hotel.
«Siamo in una posizione centrale per molte escursioni perché siamo in mezzo alla Valle di Isarco, alla Val Gardena e alla val di Funes. In mezz’ora puoi andare ovunque. Ci sono diversi posti molti belli che si possono raggiungere da qui» racconta Margit Verginer, insieme al fratello proprietaria di Gnollhof.
Gli appassionati di escursionismo che desiderano immergersi nella natura possono sfruttare i numerosi sentieri che dalla struttura portano a diverse malghe e rifugi alpini e salgono dolcemente in quota, che si intersecano con quelli da percorrere in bicicletta, anche elettrica, per ampliare il ventaglio di esperienze outdoor. Dal rifugio di Santa Croce di Lazfons, la più alta meta di pellegrinaggio in Europa, al lago di Rodella, con l’omonimo rifugio con vista mozzafiato. Chi lo desidera può sfruttare la professionalità delle guide escursionistiche per addentrarsi alla scoperta del cuore delle Dolomiti, zaino in spalla e scarpe da trekking ai piedi.
All'hotel Gnollhof la password è una sola: rallentare...
...e godersi tutto il meglio che la natura ha da offrire
L'Hotel Gnollhof ha già aperto per la stagione estiva e Margit Verginer ci racconta che le prospettive sono ottime. «Abbiamo tanti clienti fissi che tornano ogni anno. Arrivano soprattutto dalla Germania, dall'Italia e dal Belgio, maggiormente in agosto. Il rapporto fra italiani e stranieri è del cinquanta e cinquanta»
L’interior contemporaneo del Gnollhof, dall’ampio respiro, è un nido esclusivo che comprende 54 camere e suite super-panoramiche: una location pensata per rigenerarsi e riconciliarsi con sé stessi
I servizi proposti dall’hotel, del resto, sono tarati su misura per soddisfare anche le richieste degli ospiti più esigenti. Invitano
a ritagliarsi del prezioso tempo per sé le terrazze, gli infiniti spazi relax, le piscine riscaldate di cui una panoramica esterna a sfioro, una interna e una nel giardino, la sauna panoramica finlandese e alle erbe, il Vitarium, il bagno turco classico e ai sali marini, il campo da tennis immerso nel bosco di abeti rossi.
La Spa del Gnollhof, in questo contesto speciale e unico, è un vero e proprio gioiello: i trattamenti sono firmati Comfort Zone, brand italiano presente nelle migliori spa del mondo, che propone prodotti viso e corpo particolarmente ricchi di eccipienti naturali, creati con formule sostenibili, efficaci e sensorialmente raffinate.
Gli appassionati di escursionismo che desiderano immergersi nella natura possono sfruttare i numerosi sentieri che dalla struttura portano a diverse malghe e rifugi alpini e salgono dolcemente in quota, che si intersecano con quelli da percorrere in bicicletta, anche elettrica, per ampliare il ventaglio di esperienze outdoor
Per completare l’esperienza multisensoriale di una vacanza estiva al Gnollhof, l’appuntamento è a tavola con i sapori e i vini altoatesini, esaltati dalla cucina creativa ma attenta alla tradizione, che sottolinea in modo magistrale i sapori autentici del territorio, dal piatto al bicchiere. Per Margit Verginer il territorio ha un ruolo fondamentale nella proposta del ristorante: «Per noi è molto importante, abbiamo tante cose del territorio. Per esempio il miele, il pane, le marmellate, i vini, i succhi di mele, la carne, il latte e i formaggi, tutto è locale. Anche il vino è molto importante. Mio marito ha una cantina che fa parte dell’albergo. Si trova vicino a Bressanone, a Taschlerhof. D'altronde, la valle Isarco è molto famosa per i vini bianchi».
Per godere a pieno il proprio soggiorno estivo a base di natura, quiete e benessere al Gnollhof, sono state introdotte delle nuove formule per permettere agli ospiti di sfruttare ogni minuto della loro vacanza. Dal momento che il check-in avviene solitamente nel primo pomeriggio, chi desidera arrivare all’hotel già dalle prime ore del mattino potrà usufruire del nuovo servizio di pre check-in (a pagamento): alla reception verrà consegnata una borsa wellness completa di accappatoio, telo e ciabattine, con la possibilità di accedere immediatamente alle aree benessere, alla spa, alle saune, al giardino e alle piscine e, come se non bastasse, attingere al ricco buffet di mezzogiorno in hotel. Stesso discorso per chi desidera prolungare la vacanza durante l’ultimo giorno del pro-
prio soggiorno: con il servizio di extended check-out (a pagamento) ci si potrà fermare al Gnollhof fino al tardo pomeriggio e sfruttare così al massimo la giornata.
Facilmente raggiungibile, all’uscita di Chiusa dell’A22 del Brennero si svolta immediatamente a destra per Gudon, un paesino di 500 abitanti a una manciata di chilometri da uno dei borghi più belli d’Italia, la cittadina di Chiusa.
Nell'incantevole Val Ridanna, Alto Adige, si trova un luogo di emozioni autentiche: il Gassenhof. Questo wellness hotel offre un'incantevole esperienza di benessere e connessione con la natura
di Gabriele PascaLa storia del Gassenhof è affascinante. Da piccola pensione nel 1974, grazie alla visione della signora Helene, madre degli attuali proprietari, si è trasformato in un hotel di lusso. Questo cambio radicale non è avvenuto per caso, ma è il risultato dell'entusiasmo e della passione dei fratelli Volgger, che hanno saputo combinare il moderno e la tradizione, utilizzando materiali locali e design contemporanei per creare un'atmosfera accogliente e confortevole. Ogni dettaglio è stato attentamente studiato, dai punti luce ai materiali come la pietra, il legno e il vetro, per rispecchiare la filosofia di vita dei fratelli e far vivere agli ospiti un mondo di emozioni positive.
Il benessere è l'essenza dell'esperienza offerta dal Gassenhof, grazie ad un'area wellness
di ben tremila metri quadri, al cui cuore si trovano due eleganti Spa: la Gassenbadl e la Logen-Spa
La Gassenbadl, situata all'interno dell'edificio principale, è un tempio del benessere che unisce zone di relax, una piscina rinfrescante e un'area saune. Tra queste, spicca la grande sauna della grappa, luogo simbolo di questa Spa, dove si celebra quotidianamente il rituale delle "Aufguss", le gettate di vapore.
La Logen-Spa, localizzata nel Gassenloge, invece, offre un'esperienza diversa ma altrettanto coinvolgente. Qui si può nuotare in una piscina esterna infinity, rilassarsi nelle saune o nella sala relax panoramica e dedicarsi a pratiche di yoga e fitness in appositi spazi. Il fulcro di questa Spa è l'area beauty, dove vengono proposti trattamenti estetici appositamente studiati per alleviare i segni della stanchezza e del ritmo frenetico della vita quotidiana.
lo chalet Gratznhäusl
Lo chalet Gratznhäusl, parte integrante del Gassenhof, incanta i visitatori con la sua storia medievale risalente al 1375 e l'eleganza senza tempo dei suoi interni. Questo raffinato rifugio, sapientemente ristrutturato, ospita quattro lussuose suite che abbinano materiali naturali come legno, pietra e vetro, creando un ambiente confortevole e rilassante. Ogni suite offre un'area soggiorno, un balcone con una vista impagabile sulle montagne altoatesine, e una private spa con cabina a raggi infrarossi. Sebbene lo chalet Gratznhäusl
assicuri privacy e tranquillità, si trova a soli cinque minuti di cammino dal Gassenhof. Questa posizione privilegiata consente agli ospiti di godere dei servizi di alto livello dell'hotel.
Il Gassenhof vanta una cucina genuina, ricca di delizie enogastronomiche del territorio, preparate con passione da Stefan Volgger e la sua brigata. Dai piatti tradizionali altoatesini ai piatti internazionali, ogni pietanza è un viaggio di sapori.
Ma l'esperienza gastronomica non finisce qui: grazie all'entusiasmo di Manfred Volgger, infatti, l'hotel amplia l'esperienza di soggiorno con un viaggio sensoriale nel mondo dei distillati e delle birre artigianali, tutti realizzati, con erbe e frutti locali, in un edificio vicino all'hotel trasformato in una distilleria e un birrificio artigianale: luoghi dove le sue visioni si traducono in creazioni.
I gin, prodotti in casa, sono forse l'elemento più distintivo della sua produzione, con tre tipologie diverse: l'ArGINtum Slow Gin, con note di mandorla, ribes rosso e ciliegia; l'ArGINtum London Dry Gin, con sottili sfu-
mature di lavanda e buccia di lime; e l'ArGINtum Navy strength Gin, con un sapore puro che esalta la bacca di ginepro. Ogni visita si conclude con un momento conviviale di degustazione, dando agli ospiti l'opportunità di assaporare queste creazioni uniche e di scoprire i segreti della loro produzione.
La posizione del Gassenhof offre infinite opportunità per godersi la natura in ogni stagione. Durante l'estate, potrete immergervi nella natura del Sud Tirolo, esplorando le
infinite escursioni a piedi e in bicicletta di varie difficoltà che partono direttamente dall'hotel. Non mancano inoltre le opportunità di esplorare la storia e la cultura locale, con tour turistici nelle città storiche e visite ai numerosi musei. Circa 800 castelli, fortezze e manieri sono disseminati in Alto Adige, offrendo infinite opportunità per un viaggio indietro nel tempo.
Durante l'inverno, il Gassenhof diventa un paradiso per gli amanti della neve. Per coloro che preferiscono godere questa magia della natura lontano dalle piste affollate, le perfettamente curate piste da fondo della Val Ridanna offrono una meravigliosa alternativa.
Siete alla ricerca di un rifugio di lusso in cui rilassarvi, di un luogo in cui esplorare la natura mozzafiato del Sud Tirolo, o di un posto dove gustare la deliziosa cucina locale? Il Gassenhof ha qualcosa da offrire a
ciascuno di voi. Questo hotel di lusso è un luogo di emozioni autentiche dove gli ospiti possono ritrovare il proprio equilibrio e vivere una vacanza indimenticabile.
Che siate ospiti per la prima volta o visitatori abituali, vi sentirete a casa tra il calore e la simpatia di Stefan e Manfred Volgger e del Gassenhof, un luogo dove il lusso incontra la natura, creando una perfetta alchimia.
Momenti di divertimento e spensieratezza nell'incantevole hotel
5 stelle all-inclusive Familiamus della famiglia Nestl, situato a Maranza (Bz), nella splendida Val Pusteria. In questa struttura è possibile godere di avventure magiche immerso nella natura, sia in estate sia in inverno. I più piccoli saranno assistiti da personale pedagogico e potranno partecipare ad attività e laboratori al Magolix Club e nel parco giochi esterno. Per i genitori e anche per i nonni, c'è la possibilità di dedicarsi al benessere nella Spa riservata agli adulti o nell'area Family Wellness, dove si possono trascorrere piacevoli momenti nelle piscine dotate di divertenti scivoli e nella sauna per tutta la famiglia. Consapevolezza, coraggio, entusiasmo, serenità e legami sono le parole chiave che guidano ogni attività all’interno del Familiamus, come a
indicare i sentimenti più importanti che si vivono durante le tappe principali della vita.
Per una vacanza all’insegna della felicità e della serenità, Familiamus mette a disposizione di tutte le famiglie un servizio di assistenza qualificata per neonati, bambini e adolescenti con programmi ludico-educativi dedicati. Un team con esperienza pedagogica, coordinato da Nora Nestl, si prende cura dei più piccoli con amore e attenzione e assicura azione e divertimento ai ragazzi, per una vacanza davvero indimenticabile.
I genitori, ma anche i nonni, possono scegliere se godersi del tempo da soli come coppia, oppure partecipare a giochi, attivi-
CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETOtà e laboratori insieme ai figli nel Magolix Club, uno spazio di 1000 metri quadri dove trovano posto un laboratorio di magia, un atelier creativo, un laboratorio del legno e una zona per l’attività fisica. Un parco giochi all’aria aperta con fattoria degli animali completa la variegata offerta dedicata ai più piccoli
Il family hotel offre un'esperienza entusiasmante ai suoi ospiti, con 70 camere familiari eleganti e spaziose, dotate di letti oversize. Qui è possibile deliziare il palato con una vasta selezione di prelibatezze, che spaziano dalle specialità tipiche altoatesine ai freschi sapori mediterranei e vegetariani. La cucina del Familiamus si distingue per la sua sostenibilità e l'approccio innovativo, arricchendo l'esperienza all-inclusive. La giornata inizia con un ricco buffet per la
colazione, seguito da un pranzo nel ristorante con cucina a vista. Nel pomeriggio è possibile gustare una merenda allo snack bar, mentre la cena sorprenderà gli ospiti con un menu di 5 portate. Durante i pasti, sono a a disposizione una varietà di bevande tra cui succo del giorno, bibite fresche e una selezione di vini, birre e aperitivi per gli adulti. Tutto questo è incluso nel pacchetto all-inclusive offerto dal Familiamus.
La Familiamus Spa è composta da due aree benessere distinte per garantire benessere, divertimento e riposo. Nell’area wellness family, protagonista è la piscina interna che prosegue all’esterno in una infinity pool con vista panoramica a 360 gradi sulle vette dell’Alto Adige. A essa si aggiungono, una piscina per bambini e ragazzi con scivoli di vario tipo, una sauna per famiglie
e una comoda area relax con snack bar. Fanno parte della spa adults-only la vasca idromassaggio all’aperto sul tetto panoramico, la piscina per nudisti, il laghetto naturale esterno con percorso Kneipp e il mondo delle saune: sauna finlandese, cabina a raggi infrarossi, biosauna, bagno turco, angolo tisane e sale relax.
La Familiamus Spa, dall’estensione complessiva di 2700 mq, si completa con un’area beauty dotata di 4 cabine, in cui provare trattamenti naturali con i prodotti altoatesini Phyto Art e la nuova linea di trattamenti premium con i cosmetici del marchio francese Maria Galland Paris, sinonimo di eleganza e bellezza.
La zona escursionistica di Gitschberg-Jochtal: un paradiso per gli amanti
della natura e delle avventure all'aria aperta. Grazie alla Almencard gratuita per l'estate, esplorare questa regione diventa ancora più conveniente. Goditi il viaggio gratuito sui mezzi pubblici e sugli impianti di risalita selezionati e approfitta di sconti e vantaggi per visitare oltre 90 musei ed esposizioni in tutto l'Alto Adige. In estate, Rio Pusteria offre sentieri escursionistici mozzafiato da esplorare a piedi, in bicicletta o a cavallo.
Èun territorio unico, dove ad ogni angolo ci si può meravigliare delle bellezze dell’Alto Adige. Siamo nella Val d’Ega, immersi nelle Dolomiti, dove le albe e i tramonti offrono emozioni uniche. In alto si stagliano Latemar e Catinaccio, con le loro guglie che accarezzano il cielo, mentre il lago di Carezza ne amplifica il riflesso. I monti Pallidi, poi, sono gioielli tutelati persino dall’Unesco.
ra si trovano singole e doppie con balconi affacciati sulla splendida valle oppure suite a due piani.
Romantik Hotel Post Cavallino Bianco di Nova Levante (Bz), struttura del brand altotesino della famiglia Wiedenhofer e garanzia di arte antica ed eleganza. Qui l’amore per l’ospitalità è sincera, la cura per l’ospite un abbraccio intimo e familiare. Tradizione altotesina che sposa la modernità e il comfort: le camere del Romantik Hotel Post Cavallino Bianco sono un cocktail armonioso. Nella struttu-
Soggiornare al Cavallino Bianco significa soprattutto energia. Poco lontano dall’hotel gli ospiti troveranno un campo da golf di 9 buche. A disposizione anche i Quarter horse, cavalli dal dna selvaggio e mansueto insieme. Per chi vuole sentirsi un cowboy una monta western e lezioni di equitazioni e reining per tutti i livelli. E dopo il divertimento e la fatica, spazio anche per il riposo e il benessere. L’area wellness si sviluppa fra idromassaggio, grotta salina, cabina infrarossi, sauna, percorso Kneipp e palestra Technogym. 1500 mq che culminano in una piscina all’aperto e con i servizi del centro benessere, dove si trova la
linea certificata Bio personalizzata CavallinoSpa. Non soltanto creme, oli e trattamenti: il benessere e la salute continuano anche a tavola dove gli ortaggi di stagione dello chef e padrone di casa George sono declinati in sapori altotesini con ispirazione dalla tradizione mediterranea.
Cavallino Bianco
Andare in vacanza in Alto Adige significa soprattutto andare alla scoperta del territorio delle Dolomiti. Uscendo dall’hotel si trova una cabinovia da 10 posti che, in soli dieci minuti, porta verso le più belle cime che circondano il Romantik Hotel Post Cavallino Bianco. La malga Frommer e il passo Nigra possono essere la meta ideale per escursioni in giornata o il campo base per avventure per i più esperti, attraverso le ferrate che portano verso le terre alte. Nel territorio sono 116 i km di sentieri adatti a tutti, per ogni passo e resistenza,
da percorrere a piedi o in bici per emozioni a due ruote.
Per chi amanti della Montagna, l’Hotel Post Cavallino Bianco propone un pacchetto speciale. A soli 924 € a persona per sette notti in mezza pensione, sono inclusi l’uso di 9 impianti di risalita, tutti i bus dell’Alto Adige, cartina escursionistica e tre escursioni guidate tra cui una speciale: il tramonto sul Corno Bianco. Sono anche inclusi tutti i servizi del Romantik Hotel. Questo pacchetto è valido da giugno fino a metà ottobre.
L’Hotel Post Cavallino Bianco offre grandi opportunità anche per gli amanti della bicicletta. Dal 17 giugno al 29 luglio e dal 26 agosto fino al 23 settembre una settima-
na di soggiorno diventa un’entusiasmante esperienza da fare a piedi o in bicicletta Tour guidati in e-bike, escursioni in montagna e giri in mountain bike lungo l’anello del Sellaronda sono alcune delle possibilità. Il prezzo per sette notti in mezza pensione, compresi tutti i servizi della struttura, è di 1039 € a persona, che scende a 557 per i ragazzi dagli 8 ai 14 anni.
Gli amanti dei cavalli troveranno al Romantik Hotel Post Cavallino Bianco il luogo dei sogni. La proposta comprende sette notti in camera tipologia romantica, un pacchetto di cinque lezioni di equitazione per principianti o per esperti, una cavalcata di un’ora. Sono anche inclusi un trattamento viso CavallinoSpa sensitive e un massaggio per una pausa di benessere. Il prezzo è a partire da 1180 € a persona in mezza pensione, compresi tutti i servizi Romantik Hotel. C’è anche la possibilità di portare in vacanza il proprio cavallo.
Spazio, infine, anche per le proposte di coppia. Il Romantik in 2 è un percorso profondo e rigenerante da fare in due, fra bagno ai petali di rosa, massaggio e trattamento viso. Agli ospiti viene anche dato un corredo di strumenti di bellezza da portarsi a casa che comprende sapone, bagnoschiuma e crema corpo
Il prezzo è di 200 € a persona, escluso il soggiorno. Oppure la coppia può concedersi un momento romantico e rigenerante nella Spa, con un bagno ai petali di rosa e massaggio corpo.
Il prezzo, escluso il soggiorno, è di 140 € a persona. Per il mese di agosto, infine,
i bambini fino ai 14 anni in vacanza con un genitore hanno uno sconto del 50 € in camera doppia
Le proposte per le coppie e i genitori single
Il Tenne Lodges & Chalets di Racines (Bz) si trova in una delle zone più intime e segrete dell’Alto Adige, dove i boschi sono incontaminati e le cime svettano fino in alto. È una delle location più ricercate e richieste per i matrimoni, perché qui si possono celebrare e festeggiare le nozze immersi nella natura della Valle Isarco. La struttura è da sogno, perfettamente integrata nel paesaggio, è realizzata in legno, pietra e vetro. Calore e accoglienza, lusso e emozioni: sposarsi qui significa coronare un sogno.
La parola dell’ordine è relax, perché all’organizzazione, dal primo all’ultimo dettaglio, pensa la responsabile eventi, ovviamente su indicazione dei due sposi. L’intero albergo può essere dato a disposizione in esclusiva ai protagonisti della giornata e agli ospiti, dal venerdì fino alla domenica, con fantastiche 30 lodges in cui vivere momenti indimenticabili con gli amici e la famiglia. La festa, infatti,
inizia il venerdì sera con un pre-wedding dinner party, continua con il sabato con la giornata più importante e termina la domenica, dopo una colazione sontuosa (cin cui non mancano le bollicine). Per gli sposi è la soluzione ideale per godersi appieno il proprio giorno speciale.
Il momento del matrimonio può essere celebrato in forma religiosa nella romantica chiesa montana di Racines, che si trova a pochi passi dal resort, oppure direttamente al Tenne Lodges (all’interno o all’aperto, in base alle esigenze) con rito civile. Di certo non mancano gli angoli suggestivi in cui celebrare attimi così speciali. Dopo la cerimonia, ha inizio la festa.
Dalle decorazioni, al menu e all’aperitivo, dalla festa con drink e musica: il Tenne
Una giornata speciale e senza pensieri, dal rito fino alla festa
Lodges & Chalets si occupa di tutto quello di cui gli sposi hanno bisogno. L’aperitivo della giornata delle nozze può essere servito sulla splendida terrazza del Tenne Lodges, con la spettacolare vista sulla vallata, oppure in uno degli hotel familiari, il Berghotel Racines o il Wellness Sporthotel Racines. La cena viene servita nelle spaziose e moderne sale del Tenne, tra legni e colori scuri, arredamenti minimalisti ed eleganti dove trovano posto dalle 40 alle 100 persone. Per la cena lo chef Mike Bräutigam propone diversi piatti tra cui gli sposi possono scegliare per combinare il loro menu perfetto. A legare le proposte prodotti locali e sostenibili, scelti in base alla stagionalità e reinventati con creatività.
E per terminare la giornata, non poteva mancare la festa. Lo staff di Tenne Lodges è a disposizione per l’organizzazione dell’intrattenimento musicale. Si può scegliere tra un gruppo per musica live o per un deejay, per festeggiare ballando. Il tutto, ovviamente, immerso negli stupendi paesaggi delle Dolomiti tutte attorno.
Mille colori e mille sapori legano la storia di Napoli a quella del nostro Mulino. Una storia fatta di passione, generosità e rispetto della tradizione.
L' apertura degli impianti segna ufficialmente l'inizio dell'estate in Val Badia, un'estate che sarà all'insegna delle eccellenze culinarie: prodotti locali, i migliori vini dell’Alto Adige e i piatti della tradizione ladina saranno, infatti, i protagonisti delle numerose iniziative gastronomiche in programma per i mesi estivi. Una proposta variegata e adatta a tutti i gusti.
La colazione per molti è il pasto più importante della giornata e, infatti, i nutrizionisti consigliano di fare una colazione abbondante, a base di prodotti genuini. Anche l’Alta Badia vuole seguire questi consigli e proporre ai propri ospiti la possibilità di fare una ricca colazione, diversa dal solito. I cinque appuntamenti previsti durante l’estate, prevedono una visita mattutina a cinque masi diversi, in cui i partecipanti, accompagnati dal contadino, possono entrare in stalla a prendere le uova, aiutare nella preparazione di prodotti come la ricotta e vivere delle esperienze a stretto contatto con gli animali e la natura. Dopodiché è prevista la colazione. In tavola non mancheranno i prodotti del contadino: latte, burro, uova, marmellate, pane fresco e altre specialità fatte in casa.
obbligatoria e può essere effettuata online (www.altabadia.org), oppure presso gli uffici turistici dell’Alta Badia. Il costo è di 30€ a persona per gli adulti, di 18€ per i bambini dai 5 ai 12 anni e gratuito sotto i 5 anni.
Si chiamano “Vins alaleria - vini all’aria aperta” gli appuntamenti con André Senoner, esperto sommelier altoatesino, nonché miglior sommelier d’Italia 2022, che durante i cinque appuntamenti previsti nei mesi di giugno, luglio e agosto farà vivere ai partecipanti, indimenticabili esperienze outdoor con i migliori vini dell’Alto Adige. Si tratta di vini che si distinguono per la loro
Questi gli appuntamenti: 11 luglio (Maso Lüch Larcenei), 25 luglio (Maso Bio Lüch Ruances), 8 agosto (Dolomites Farm), 22 agosto (Maso Lüch da Mirió), 12 settembre (Maso Lüch Arslada). La prenotazione è
eccellente qualità, grazie ad un clima favorevole, un terreno fertile e all’amore dei viticoltori. Le degustazioni si svolgono in location dal carattere molto particolare, scelte accuratamente per regalare, un’esperienza sensoriale a 360°.
Il 29 giugno, ai piedi delle cascate del Pisciadú si terrà una degustazione di vini bianchi, mentre i vini rossi altoatesini verranno presentati il 7 luglio alle pendici dell’iconico Santa Croce. Il 14 luglio invece, sui prati del Sas Dlacia, ai piedi del Parco Naturale Fanes-Senes-Braies si farà una degustazione che spazierà da una bollicina a due bianchi e un rosso. Il 3 agosto si svolgerà una degustazione con abbinamento a due piatti ladini, tra cui una specialità molto antica, chiamata jüfa, preparata semplicemente con latte e farina. La location scelta per questo
dedicato interamente agli spumanti dell’Alto Adige, presentati sui Prati Larcenëi a La Val, con una vista spettacolare su Cima Nove, Cima Dieci e il Santa Croce.
Per partecipare alle degustazioni è obbligatoria la prenotazione online (www.altabadia.org), oppure tramite gli uffici turistici dell’Alta Badia. L’iscrizione ha un costo di 30€ per ogni appuntamento, ad eccezione dell’appuntamento del 3 agosto, che ha un costo di 55€ e include il pranzo.
Le diverse varietà di canederli rientrano senza dubbio tra i piatti che più caratterizzano la cucina altoatesina ed è proprio per questo motivo che l’Alta Badia dedica Martedì 18 luglio nel centro del paese di Badia avrà luogo una degustazione di canederli, che spazierà dal dolce al salato e da quelli più tradizionali a versioni più innovative Il canederlo può, infatti essere preparato in innumerevoli varianti, per soddisfare i gusti
La manifestazione si svolge lungo la via centrale di Badia, per l’occasione chiusa al traffico, a partire dalle ore 19.00. La maestosa chiesa di San Leonardo, candele e fiaccole, oltre alle musiche locali faranno da cornice alla serata. La prevendita ticket è possibile presso gli uffici informazioni. Inoltre, sarà possibile acquistarli direttamente sul luogo dell’evento. Non serve una
Canederlo foto Alta Badia-Armin TerzerPer chi vuole portarsi a casa un po’ di Alta Badia, da vivere anche dopo le ferie, vengono proposti dei corsi di cucina ladina, durante i quali è possibile imparare alcune tra le ricette più semplici, replicabili tranquillamente anche ai fornelli di casa propria. L’iniziativa si chiama “Cujiné te ütia” e prevede un corso di cucina outdoor sulle terrazze a 2000m dei rifugi Club Moritzino (28 giugno), I Tablá (12 luglio) e Ütia de Bioch (30 agosto) con un panorama dolomitico a 360°.
Ogni partecipante avrà una propria postazione e potrà cucinare i vari piatti insieme allo chef del rifugio, che spiegherà nel dettaglio ogni passaggio della preparazione dei cajincí arestis (ravioli fritti, ripieni con ricotta e spinaci), i canederli di spinaci e i cajincí t’ega (i classici ravioli ripieni con spinaci e ricotta).
L’evento avrà inizio per ogni appuntamento alle ore 14.30. La prenotazione è obbligatoria presso gli uffici turistici dell’Alta Badia oppure online sul sito www.altabadia.org.
Le eccellenze della cucina in mezzo alla natura
Tra i tanti eventi, due avranno la cucina ladina al centro della proposta. Na cascada de saus: il 25 luglio i prati sotto le cascate del Pisciadú a 15 minuti di camminata dal centro del paese di Colfosco, per un giorno diventano una tavola riccamente apparecchiata con prelibatezze della cucina ladina. I ristoratori della valle prepareranno una selezione di pietanze, dolci e salate, alcuni seguendo fedelmente le ricette della nonna, altri dando libero sfogo alla fantasia. Sono però tutti accomunati dalla loro fonte di ispirazione: la natura circostante, protagonista nei loro piatti, per i quali scelgono ingredienti genuini e regionali.
Plajëis y duciaries: il 29 agosto la cucina ladina scende in piazza nel centro del paese di Colfosco, allestita a festa con apposite casette di legno. Per l’occasione i ristoratori locali propongono alcuni tra i piatti più richiesti della cucina ladina.
Per partecipare ai due eventi non serve una prenotazione, ma basta recarsi direttamente sul luogo della manifestazione, dove è possibile acquistare i piatti desiderati.
Non c’è periodo migliore di quello autunnale, per godere in totale relax della natura nel cuore delle Dolomiti Patrimonio Mondiale Unesco. Dal 17 settembre al 1° ottobre, l’Alta Badia propone due settimane all’insegna
delle eccellenze culinarie locali, valorizzando i prodotti del territorio e i loro produttori. Questi saranno i protagonisti presso i rifugi Club Moritzino, I Tablá, Ütia de Bioch, e Lé, dove durante quattro giornate nelle due settimane di fine settembre, verranno presentati dei menu, creati appositamente per l’occasione
I produttori, presenti ai vari eventi, saranno a disposizione dei partecipanti, per illustrare le particolarità e le proprietà dei vari prodotti, acquistabili anche in loco. I rifugi sono raggiungibili comodamente con gli impianti di risalita, aperti fino al 1° ottobre.
Inoltre vengono proposte varie attività, volte a far conoscere le eccellenze dell’Alta Badia a chi ha scelto questo magico periodo per trascorrere qualche giorno di vacanza nelle Dolomiti.
In vetta con gusto foto Alta Badia-Alex Moling
Aqualcuno potrà anche sembrare strano trovarsi immerso in una natura così rigogliosa a così pochi chilometri da Roma. Incastonata tra il verde della campagna romana e i Monti Tiburtini sorge Tivoli, un gioiello unico e tutto da scoprire. L’antica Tibur, Tibur Superbum per Virgilio, che nella sua Eneide racconta della lotta tra il re Turno, con il quale Tivoli era alleata, ed Enea, e narra del coraggio dei suoi abitanti, può vantare una data di fondazione addirittura precedente a quella di Roma (Roma nacque nel 721 a.C., Tivoli nel 1215 a.C). Una storia antica che rivive a pieno nelle
vie del suo centro storico e nelle sue ville, due delle quali, Villa Adriana e Villa d’Este, sono inserite tra i Patrimoni mondiali dell’Unesco.
Un viaggio a Tivoli non può quindi che partire dalle sue ville. Villa Adriana si trova fuori dal centro storico cittadino, immersa nel verde. Fu residenza imperiale, realizzata dall’imperatore Adriano che, pare, volle riprodurre nella sua villa i luoghi e i monumenti che più lo avevano colpito durante i suoi numerosi viaggi. Qui infatti erano presenti palazzi, terme, templi, caserme, teatri, giardini, fontane e ninfei.
La villa si estendeva per 120 ettari. Oggi, degli antichi fasti, è possibile ammirarne "soltanto" 40, che testimoniano però ancora perfettamente la grandezza del progetto. Di Grande rilievo il Teatro Marittimo, uno dei monumenti più noti e rappresentavi di Villa Adriana e uno dei simboli dell'unicità e della concezione innovativa dell'impianto architettonico dell'intero complesso residenziale.
Villa AdrianaVilla d’Este, invece, sorge proprio ai margini del centro storico ed è uno dei simboli del Rinascimento italiano. Voluta dal Cardinale Ippolito II d'Este, storico governatore di Tivoli e figlio di Lucrezia Borgia, è opera dell'ingegnoso architetto Pirro Logorio che, verso il 1550 diede il via ai lavori durati all'incirca 20 anni. L'acqua che zampilla dalle numerose fontane e che ancora oggi si può ammirare viene presa direttamente dal fiume Aniene attraverso un canale sotterraneo lungo 600 metri. L'intero complesso si estende per 4 ettari e comprende, oltre al palazzo residenziale, un giardino ornato da viali alberati e siepi, e da numerose fontane, vere e proprie opere d'arte. Tra queste, anche la Fontana del Bicchierone, opera di Gian Lorenzo Bernini e le cosiddette "fontane musicali", la Fontana degli Uccelli e la Fontana dell'Organo, dotate di alcuni congegni azionati dall'acqua che riproducono armonie musicali.
Se Villa Adriana e Villa d’Este possono contare sulla “benedizione” dell’Unesco, Tivoli può vantare anche un’altra villa, che non è considerata Patrimonio dell’umanità, ma è comunque un vero e proprio gioiello. Stiamo parlando di Villa Gregoriana, un parco naturale che sorge ai piedi dell’antica Tibur. Voluta da papa Gregorio XVI intorno al 1834, questo splendido luogo incontaminato fu meta imprescindibile di artisti ed aristocratici che nell'Ottocento arrivarono per il Grand Tour. Dal 2005 l'intero territorio della villa è sotto la tutela e la gestione del Fai (Fondo Ambiente Italiano).
Villa Gregoriana è famosa in tutto il mondo sia per la Grande Cascata, scenografico e fotografato getto d'acqua creato dal fiume Aniene, sia per le Grotte di Nettuno e Grotte delle Sirene, caverne erose dallo stesso fiu-
me poste sotto la zona del Tempio di Vesta e raggiungibili attraverso una strada alberata ornata da una grande varietà di piante.
Se Tivoli, come avrete capito, è scrigno di storia e cultura, è anche casa di molte eccellenze enogastronomiche e prodotti unici per storia, appunto, e qualità. Uno dei simboli, in questo senso, è l’Uva Pizzuttello o uva corna, come viene chiamata in città. Si tratta di un presidio SlowFood, un’uva bianca da tavola polposa, croccante, dagli acini allungati, la buccia leggerissima e il colore verde pallido. Per capire quanto quest’uva si sia radicata nella cultura locale, racconta la Fondazione SlowFood, basti sapere che in occasione del giubileo episcopale di Leone XIII (1878-1903) Tivoli offrì al Pontefice una barca artistica, ornata di parecchi quintali di
Scorcio del centro storico di TivoliPizzutello, mentre più di 400 chili ne vennero impiegati per eseguire il magnifico stemma pontificio offerto dai tiburtini a Pio X (19031914) in occasione del giubileo sacerdotale. Le favorevoli condizioni ambientali, con un clima asciutto d’estate e mite d’inverno, hanno consentito la diffusione della coltivazione del Pizzutello, che arrivò a occupare circa 120 ettari nel secondo dopoguerra. Al di fuori di questo lembo di paesaggio bagnato dalle acque canalizzate del fiume Aniene, il Pizzutello di Tivoli non riesce a esprimersi con quei caratteri di finezza e di distinzione che gli sono da lungo tempo riconosciuti.
Un’altra coltivazione che trova terreno fertile a Tivoli, grazie al clima della zona, è senza dubbio quella dell’ulivo. Nel territorio dell’antica Tibur si produce l’Olio extravergine Terre Tiburtine, una Dop che porta avanti una tradizione che affonda le proprie radici nell’Impero Romano. I Romani, infatti, conoscevano benissimo il famoso “Oleum Tiburtinum”. Caratterizzato da un colore giallo oro con sfumature sul verde, l’olio extravergine di oliva di Tivoli si caratterizza per il suo sapore fruttato e leggermente piccante. Oggi la produzione è, senza dubbio, ridotta rispetto al passato, ma ancora valida.
L’Aniene è uno dei simboli di Tivoli. Le sue acque hanno contribuito allo sviluppo della città, ma non solo. Per secoli, infatti, l’Aniene ha ospitato numerosi allevamenti di pesci e, in generale, lungo le sue rive è sempre stata molto diffusa la pesca, non soltanto a Tivoli ma in tutto il circondario. Nerone aveva fatto costruire due laghetti artificiali per allevare le trote nei pressi della sua villa a Subiaco. L’Imperatore Adriano, nella sua villa sotto Tivoli, il Console Manlio Vopisco, all’interno di Villa Gregoriana, ma anche le meno famose Ville di Cassio, Bruto, Quintilio Varo avevano le loro peschiere, e all’interno del Santuario di Ercole Vincitore è stato scoperto un laghetto con un diametro di oltre 20 metri. Il Cardinale D’Este forse proprio per la sua passione per la storia della città, all’interno della sua Villa di Tivoli realizzò le Peschiere, che oltre a servire per allevare più specie di pesci d'acqua dolce, davano la possibilità a chi soggiornava presso la villa di dilettarsi nella pesca. Il pesce simbolo di questa zona è la Trota Fario, che vive solitamente in acque fredde e poco inquinate e con un’alta ossigenazione.
I piatti della tradizione tiburtina sono piatti essenzialmente contadini, legati al territorio che circonda Tivoli e al suo legame con la terra. Un esempio nitido, in questo senso, è la Scafata, che può essere considerata sia un piatto unico, sia un contorno, sia una zuppa. Gli ingredienti sono carciofi, fave, patate e cipolla, a cui si aggiunge la pancetta a cubetti. In Umbria ha un altro nome, la chiamano baggiata, ma la preparazione è quasi identica.
Per le festività pasquali, invece, a Tivoli si prepara la Pizza Giulia o pizza cresciuta. Tra gli ingredienti utilizzati per la preparazione troviamo uova, zucchero, alchermes, vermouth bianco, olio di oliva, anice, limone ed aranci. La preparazione prevede la lievitazione tradizionale molto lunga con lievito di birra in due fasi (una la sera e l'altra la mattina seguente) e solitamente si consuma la mattina di Pasqua con salame corallina. A Natale, di contro, la preparazione tradizionale è il pangiallo o pancialle. Le sue origini risalgono addirittura al gastronomo e cuoco dell’antica Roma imperiale Marco Gavio Apicio. Vissuto tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., nella sua raccolta di cucina aveva riportato la ricetta di un dolce molto simile all’attuale Pangiallo. Si tratta di un dolce composto da noci, nocciole, mandorle, uvetta, miele, canditi, scorza d’arancia e cioccolato fondente.
I piatti della tradizione tiburtinaPangiallo
Conosciute fin dai tempi dei romani, le Acque Albule rappresentano oggi
un polo di benessere e relax alle porte di Roma. Per dormire c’è l’Hotel
Victoria, quattro stelle
Tra le cose che amavano gli antichi romani si possono sicuramente annoverare le terme. Le cure termali avevano, infatti, un ruolo centrale nella vita di allora. A pochi chilometri dalla capitale dell’Impero, a Tivoli, l’antica Tiber, sorgevano le Acque Albule, tra le acque sulfuree più importanti di Europa. Oggi, le Terme di Tivoli, che si chiamano Terme di Roma, sono un polo di riferimento sia dal punto di vista sanitario sia da quello del benessere e del relax. Oggi come allora le Acque Albule sono di tipo sulfureo, ipotermale, e scaturiscono, ad una temperatura di 23°, dai due laghi Regina e Colonnelle, a nord della via Tiburtina.
La fama e il prestigio delle Terme di Tivoli risiedono nelle parole e nelle lodi di grandi personaggi del passato: scrittori come Plinio il Vecchio e Virgilio le menzionavano nelle loro opere, imperatori come Nerone e Adriano ne esaltavano le qualità terapeutiche, tanto da impegnarsi per avere le benefiche acque sulfuree sempre a disposizione nelle loro dimore. Cesare Augusto commissionò addirittura la costruzione di un impianto termale imperiale, le Terme di Agrippa, oggi conosciute col nome di Terme di Roma. Proprio Plinio fu tra i primi a parlare dei benefici di queste acque sulfuree in un libro delle sue “Historiae”, raccontando, tra le altre cose, di come i soldati feriti in guerra venissero portati presso le sorgenti di tali acque per essere curati
Fu nel XIX secolo che le Acque Albule furono ufficialmente riconosciute dalla medicina con il trattato “Ragionamento dei Bagni minerali presso Tivoli”. In quel documento si stabilì che le acque delle terme di Tivoli potevano curare malattie della pelle, dell’umore, delle vie urinarie e respiratorie e dell’intestino.
Benefici che ancora oggi è possibile trovare nel Centro termale dotato di quattro piscine esterne di acqua sulfurea a temperatura costante di 23, 8°C. Si tratta complessivamente di circa 6.000 mq di superficie acquea in cui due piscine, per dimensioni e profondità, sono soprattutto adatte ai bambini, mentre le altre, dotate di cascatelle per
idromassaggio naturale, sono più indicate per gli adulti in grado di nuotare.
Rispetto al passato, quando avveniva secondo il principio dei vasi comunicanti, in quanto il livello dell'acqua dei laghi era più alto di 70 cm rispetto all'uscita delle piscine, oggi l'adduzione delle acque termali avviene attraverso idrovore potenti, che pescano a 45 metri di profondità.
Come detto, oggi la Terme di Tivoli, conosciute anche come Terme di Roma, offrono servizi orientati alla salute (cure ter-
mali, cure per psoriasi, fisioterapia), ma anche percorsi orientati al benessere. La Spa tiburtina offre ai suoi ospiti i classici sauna, bagno turco, idromassaggio e vasche Kneipp. A questi si aggiunge un percorso vascolare: l’alternanza dell’acqua fredda (24°C) con quella calda (37°C), ridanno forza ed energia alle gambe gonfie, affaticate, riattivando la circolazione lin-
fo-ematica e riequilibrando il tono muscolare (polpacci e gambe).
Ci sono poi le docce aromatizzate e una sala relax dove è possibile anche assaggiare una selezione di tisane, per concludere al meglio la propria esperienza, che viene integrata anche con cosmetici termali, realizzati con le Acque Albule.
Per chi desiderasse prolungare la sua esperienza all’interno delle Terme di Roma, c’è il Victoria Hotel. La struttura, un albergo quattro stelle, si trova all’ingresso dello stabilimento termale e offre 158 camere L’accesso alle piscine è diretto. Colazione a buffet in un’ampia sala a vetrate (con un occhio anche alla proposta gluten free e agli ospiti vegani), spaziosa e luminosa, che diventa sia per pranzo sia per cena anche il ristorante della struttura. In questo caso la proposta è molto ampia, con un focus sui migliori piatti della tradizione laziale. Una soluzione interessante soprattutto a mezzogiorno, quando è possibile concedersi una pausa leggera dall’esperienza termale, in un contesto informale anche in accappatoio, in pieno relax e piena libertà. Proprio a pranzo la proposta ruota intorno al tema
del benessere, con due menu specifici. Vengono, infatti, proposti il Wellness Lunch, un pranzo leggero che si integra con il percorso termale, oppure il Menu La Carte del Benessere, un mix di alimenti gustosi e sani per promuovere il benessere a tavola e vivere in salute. Sempre disponibile anche il menu alla carta.
Il
Tivoli è uno scrigno di bellezza. Una città che è in grado di rapire e in cui si respira storia in ogni angolo. La magia delle sue ville, patrimonio Unesco, la sua natura, il suo centro storico: tutto invita alla scoperta e, soprattutto, a rimanere nell'antica Tibur, per godersi una vacanza rigenerante (grazie anche alle sue terme). Se, quindi, doveste decidere di dedicare a Tivoli qualche giorno, ecco per voi alcuni indirizzi su cui fare sicuro affidamento, sia per una pausa pranzo sia per una notte in totale tranquillità.
Di storia parlavamo. O, meglio ancora, di storia in ogni angolo. Ecco, proprio nel cuore antico di Tivoli c'è un luogo in cui è possibile pranzare o cenare circondati dalla Storia, con la "s" maiuscola. Stiamo parlando del ristorante Sibilla, forse l'indirizzo più noto dell'intera città. Una fama che è dovuta a numerosi fattori. In primis la location, che ha pochi eguali in Italia, forse addirittura nel mondo. Il locale sorge, infatti, ai piedi dei due templi, tra i simboli dell'antica Tibur: il Tempi di Vesta e il Tempio, appunto, della Sibilla. Non solo: il ristorante può vantare una vista sull'orrido e sul verde di Villa Gregoriana, altro gioiello tiburtino. Ad aggiungere ulteriore fascino al contesto, come se ce ne fosse bisogno, c'è l'eleganza delle sale, che riescono allo stesso tempo a comunicare sia la già citata eleganza, sia la storicità, in un certo senso la "rusticità", di un locale con una storia così importante, e la
bellezza del dehor. I tavoli all'esterno, oltre alla già citata vista, si trovano sotto un glicine secolare che, pare, sia stato piantato nel 1791 e da allora non abbia mai smesso di fiorire rigoglioso. Sembra, addirittura, si tratti del glicine più antico d'Italia, il secondo in Europa. Precedente alla piantumazione del glicine è, comunque, l'apertura del ristorante, che risale al 1720. Da allora, all'ombra dei templi tiburtini, si è sempre servito cibo, anche a commensali particolarmente famosi.
Oggi la cucina del Sibilla mantiene fede alla sua storia. La carta è un interessante equilibrio tra la presenza del territorio e un respiro più ampio, che guarda alla tradizione italiana in generale. Compaiono allora nel menu gli immancabili fiori di zucca pastellati, ma anche un importante antipasto di mare. Stesso discorso per i secondi: cerchi il mare? Allora Mezzi paccheri alle vongole. Preferisci la terra? Fagottelli alla carbonara su crema di pecorino. Menzione a parte e d'onore per i secondi alla brace, tra i fiori all'occhiello del locale.
Ristorante SibillaUn altro indirizzo di sicuro successo è quello dell'Osteria La Briciola. Questa volta, però, non siamo in centro storico. Non siamo nemmeno nell'abitato di Tivoli, ma dobbiamo uscire dalla città e seguire la strada che conduce a Vicovaro. Perché scegliere questa osteria? Il primo motivo lo capirete subito. Una volta entrati, infatti, si viene accolti in maniera calorosa, ma non invadente. In un attimo titolare e staff sono in grado di far sentire l'ospite come fosse a casa. Merito anche di una sala ben arredata, dove si nota una maniacale cura dei dettagli e che è parte integrante dell'esperienza.
Una cura dei dettagli che si "riversa" anche nella proposta. Basti pensare che, oltre alla carta dei piatti e a quella dei vini, troviamo anche quella degli oli, quella degli aceti e
quella delle tisane. Interessante e, senza dubbio, non scontato. Venendo, infine, alla proposta, il consiglio è quello di affidarsi a uno dei numerosi menu degustazione e scegliere in base al proprio appetito. La formula prevede infatti degustazioni di carne o di pesce con, a scelta, tre o cinque portate. Non può poi mancare un occhio ai più piccoli, con un menu pensato apposta per loro. Il tema principale è la qualità della materia prima, che emerge soprattutto nel pesce, che guarda anche oltre i confini laziali e strizza l'occhio soprattutto alla Campania (dallo spaghettone Vicidomini al pomodoro del Piennolo).
A completare un'esperienza più che positiva, una selezione di circa 300 etichette dalla cantina: proposte sia nazionali sia internazionali, ben integrate anche con birre artigianali e grappe e distillati per il fine pasto.
Osteria La BriciolaTivoli ha indubbiamente tante qualità e, nel piatto, tanti prodotti eccezionali. L'Uva Pizzuttello presidio SlowFood, solo per citarne una. Non può, però, annoverare sul suo territorio ristoranti stellati sulla Guida Michelin (anche se ne ha uno segnalato dalla "rossa", la Sibilla appunto). Per trovare qualche stella è necessario uscire da Tibur e muoversi in direzione sud. Chiaramente stiamo parlando a chi vuole restare nella campagna romana e non buttarsi nel traffico e nelle frenesia della Capitale: lì, altrimenti, ce n'è per tutti i gusti.
Seguendo la Strada Provinciale 50a si arriva in poco tempo da Tivoli a Genazzano.
Lì troviamo una delle nostre stelle: Marco
Bottega Ristorante. Non solo una stella Michelin, ma anche stella verde. A questo, però, ci arriviamo dopo. Dove ci troviamo?
Immersi nel verde, tra colline disseminate di ulivi, noci e antichi casolari. In uno di questi sorge oggi l'Aminta Resort. Non
stiamo parlando soltanto di un albergo, con camere confortevoli ed eleganti, una bella piscina e un noceto in cui poter passeggiare e rilassarsi, ma anche di un'azienda agricola che lavora circa cinquanta ettari, senza utilizzare pesticidi.
Marco BottegaDa lì provengono molte delle materie prime che vengono poi utilizzate all'interno del ristorante, fiore all'occhiello del resort, che prende il nome del suo cuoco, Marco Bottega. Lo chef rappresenta la terza generazione della famiglia Bottega a dedicarsi alla ristorazione. Dopo aver appreso numerose tecniche ed aver vissuto molteplici esperienze, anche all’estero, nel 2009 decide di tornare in Italia e prendere in mano l’azienda di famiglia. Un percorso di crescita coronato nel 2016 con la stella Michelin, a cui si è aggiunta la già citata stella verde, merito dell'approccio attento all'ambiente dell'azienda agricola di famiglia.
La cucina di Marco Bottega è sì condizionata dal territorio. Il Lazio c'è e si vede, ma non diventa un feticcio. È, anzi, una base solida da cui partire per poi sperimentare senza particolari ansie o limiti autoimposti. Sono tre i menu degustazione: vegetale con prodotti della propria tenuta, stagionale, e un terzo con i soli nomi dell’ingrediente principale elaborato secondo la fantasia del cuoco.
Se per andare a Genazzano abbiamo percorso la Sp50a, per andare a Labico conviene, sempre muovendosi in direzione sud, percorrere la Strada Provinciale 54b. Questa volta la destinazione è il ristorante una stella Michelin Antonello Colonna Labico. Un luogo che è un po' la fotografia del suo creatore. Colonna è, infatti, tante cose insieme: cuoco, in primis, ma anche imprenditore, collezionista, ristoratore, albergatore, filosofo, poeta e personaggio televisivo. Tante anime che a Labico trovano la loro espressione.
La struttura è prima di tutto un resort, con dodici camere immerse nel parco naturale di Labico, con piscina con acqua termale e centro benessere (sauna, bagno turco e frigidarium). L'austerità dell'architettura è spezzata dagli sprazzi di un'altra delle grandi passioni di Colonna, l'arte, con un calendario espositivo che copre tutto l'anno e con eventi culturali sempre nuovi e diversi. L'impressione è proprio quella di essere all'interno di un museo di arte contemporanea, che si apre però al mon-
Antonello Colonna Labico Resortdo. Un'impressione che è ancora più netta nella stagione estiva, quando è possibile sfruttare al meglio anche gli spazi esterni e si può respirare la campagna romana e quella sensazione di gita che vale relax e benessere.
Venendo alla parte ristorativa, i percorsi sono due. Uno è riservato soltanto agli ospiti del resort e prende il nome di Trat-
toria. Una possibilità, secondo lo chef, per gustare il meglio della tradizione romanesca in una veste del tutto nuova. Una cucina popolare nobilitata da una grande cura per i dettagli e dal rispetto della stagionalità; interpretata alla luce di una lunga esperienza nel mondo del gusto. La cucina tradizionale romanesca firmata Colonna nasce da due radici: da un lato il profondo rispetto per la tradizione e per la cultura del cibo territoriale e stagionale; dall’altro lo spirito di ricerca, nella scienza alimentare e nella sperimentazione culinaria.
La tradizione è comunque protagonista anche nella seconda proposta di chef Colonna a Labico, quella che gli è valsa una stella Michelin, aperta a tutti, anche a chi non è ospite della struttura. Le chiavi della proposta sono due: qualità della materia prima e tecnica, data dalla lunga esperienza dello chef. Il risultato è un menu degustazione da otto portate, in cui fa capolino Roma, con il Negativo di carbonare, ma anche il mare, con il Baccalà mantecato in coppa e bottarga di tonno.
Antonello Colonna La Cacio e Pepe di Antonello ColonnaDopo aver deciso dove mangiare, è il momento di riposarsi. Due indirizzi validi ve li abbiamo già raccontati: sia da Antonello Colonna sia da Marco Bottega è possibile pernottare in un contesto di massimo comfort e immersi nella natura. Proprio la natura è il vero filo conduttore di tutta l'esperienza che ruota attorno a Tivoli e alla campagna romana. Così vi suggiriamo altre due strutture in linea con questo diktat, due agriturismi che fanno del relax la loro cifra.
British Museum e all'interno del Casale è possibile ammirare un affresco di scuola giottesca romana ( '200) "Madonna in Trono con Perle e Santi".
Il Casale si trova nella zona del basso sito archeologico di Villa Adriana e le sue fondamenta risalgono al periodo adrianeo (II sec. d.C). Di origine adrianea è la cripta con volta, adiacente all’ingresso attuale, sulla quale è stata costruita in epoca medioevale la torre “nascosta”, contraddistinta da merli “ghibellini” a coda di rondine, riscoperti durante gli ultimi lavori di ristrutturazione.
Casale Colleoni
Il Casale Colleoni si trova a pochi metri da Villa Adriana, una delle ville simbolo della città, con cui può vantare un importante legame: il Casale venne inserito, dall'architetto Piranesi, negli edifici di Villa Adriana. Non solo: il laghetto Pantanello è da anni campo di ricerca da parte del
Successivi interventi di ampliamento hanno determinato l’attuale conformazione. Proprio per questo suo aspetto familiare, Casale Colleoni all'interno è diviso in due zone: una privata dove vivono i proprietari, l'altra dedicata agli ospiti, che si compone di 2 suite (Villa Adriana e Villa D'Este) e una camera Standard ( Villa Gregoriana).
L'Agriturismo La Cerra è tante cose. È in primis un'azienda agricola immersa nel paesaggio collinare dei Monti Tiburtini, circondata da ulivi, querce e cipressi. È un
centro equitazione per corsi e passeggiate a cavallo. È una fattoria didattica per visite delle scuole, un ristorante con prodotti a km zero, un mini club, un chiosco con vendita prodotti tipici e una location per matrimoni, ricevimenti ed eventi, privati e aziendali. Non ultimo, è un campeggio e un allevamento di maiali di cinta senese.
Per chi vuole fermarsi a dormire, ci sono a disposizione venti cottage, adatti sia per coppie sia per famiglie. Un complesso che va a formare un vero e proprio villaggio rurale, ma che non viene meno alla privacy degli ospiti: ogni camera ha un ingresso separato. Gli ospiti possono usufruire della piscina panoramica all’aperto, nella stagione estiva, o dedicarsi alle attività outdoor. Per gli amanti del relax e dei massaggi, inoltre, viene offerta la possibilità di usufruire di massaggi emozionali a base di oli distensivi o, nel caso si volessero intraprendere i percorsi di trekking che circondano la struttura, anche massaggi preparatori allo sforzo fisico.
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di Tiziano Argazzi
Ville Castelli Dimore con sottotitolo
“
Timeless Moments in The Land of Venice” è un progetto turistico unico al mondo. È nato dall’incontro tra 31 proprietari di ville, castelli e dimore di pregio del Veneto che hanno deciso di aprire ai visitatori le porte delle loro residenze colme di un fascino senza tempo
e senza paragoni. Un patrimonio storico che per buona parte risale al momento in cui la Serenissima, rivolse il suo sguardo non più al mare ma all’entroterra, spostando il baricentro degli affari dal commercio marittimo all’agricoltura.
Le grandi famiglie nobili veneziane non rinunciarono alla bellezza delle loro residenze in terraferma e per la loro costruzione convocarono il fior fiore degli artisti dell’epoca (tra cui il Palladio, il Tiepolo o
Una rete di 31 residenze nobiliari venete di pregio offrono soggiorni di alta classe con un ventaglio di proposte dal Delta del Po alle Dolomiti, dal Garda
il Veronese) che fecero nascere la realtà delle Ville Venete: all’inizio solo “fabbriche del territorio” in cui si coltivavano le uve e si producevano e commerciavano vini.
Oggi con “Ville Castelli Dimore” si vuole far vivere all’ospite esperienze, autentiche ed esclusive, nel solco della storia e guidarlo alla scoperta dell’anima più autentica del Veneto, tra arte, cultura e natura.
La natura è quella delle Dolomiti e della Valpolicella, dei Colli Euganei e Berici, del Lago di Garda e del Delta del Po. L’arte e la cultura sono quelle presenti nei borghi storici e nelle città d’arte che si trovano nell’intero territorio regionale. Ma anche custodite nelle stesse dimore storiche: infatti soggiornare in una di tali residenze, trasforma la vacanza in un’esperienza quasi mistica, con le lancette dell'orologio che sembrano correre all’indietro, per “co-
noscere” chi un tempo viveva tra quelle antiche mura.
Per consentire all’ospite di addormentarsi in una residenza di pregio e svegliarsi con una vista incredibile sulla natura circostante, fatta di giardini all’italiana, parchi secolari, vigneti e colline. Attraversare grandi saloni affrescati e corridoi pieni della luce calda del mattino fino a raggiungere la sala colazione a base di prodotti di stagione e a chilometro “buono”
Poi passeggiare nel silenzio della natura delle Dolomiti o dei Colli Euganei e visitare il luogo dove si è pernottato, per scoprirne l’anima più autentica e godere delle splendide sale affrescate, in compagnia del proprietario che spesso è il discendente di una delle antiche famiglie patrizie della Serenissima. Infine concedersi un po’ di relax tra Spa e spazi verdi e una meritata
Villa Mosconi BertaniVENETO
La “Serra“ di Villa Alpago Novello
Villa Guarnieri
Villa San Liberale
Villa de Mezzan
Colli Berici
VICENZA
Villa Stecchini
Villa Godi Malinverni
Castello di Thiene
Villa Cariola
Villa Della Torre
Villa Premoli
Villa Tiepolo Passi
Cortevigodarzere
Rambaldi Apartments
Villa Valmarana ai Nani
Villa Mosconi Bertani
Parco Frassanelle
Villa di Modolo
Castelbrando
Colline del Prosecco
TREVISO
Castello di San Salvatore
Villa Rechsteiner
Castello di Roncade
Villa Foscarini Rossi
Villa di Montruglio
Villa La Montecchia Emo Capodilista
Villa Roberti
Valpolicella e Lago di Garda VERONA
Giardino di Valsanzibio
Villa Badoer
Castello del Catajo
Castello di San Pelagio
Riviera del Brenta e la Terra dei Tiepolo VENEZIA
Villa Ca’ Zen
Colli Euganei
degustazione di vini e prodotti del territorio all’interno di una delle cantine storiche presenti nelle stesse dimore.
Alcune residenze sono state progettate da Andrea Palladio, il grande architetto del Rinascimento italiano. Altre custodiscono diversi capolavori dell’arte italiana: ad esempio gli affreschi di Domenico Tiepolo e del figlio Giambattista e le decorazioni di Giallo Fiorentino con scene mitologiche e grottesche.
In questo modo “Ville Castelli Dimore”, diventa sintesi perfetta dell’anima del Veneto. Meta ideale per chi è alla ricerca del benessere a 360°, da quello fisico a quello mentale, grazie all’ampio ventaglio di offerte turistiche che spaziano dalla provincia di Belluno al Delta del Po.
La “rete” Ville Castelli Dimore ha un proprio sito internet. Un portale chiaro, veloce quasi sartoriale, che oltre a riportare l’intera offerta turistica ed esperienziale del gruppo di location, consente di prenotare
la propria vacanza all’insegna della bellezza e del relax e scegliere tra molteplici tipologie di attività che spaziano dall’arte, alle degustazioni di vini e prodotti del territorio.
Ovviamente è possibile utilizzare tali location per eventi. Il portale accoglie anche i desideri del visitatore: dagli eventi aziendali, ai team building e servizi fotografici fino agli affitti in esclusiva, per vivere momenti unici come cerimonie e matrimoni.
Grande attenzione è dedicata al comparto del wedding, oggi sotto i riflettori della richiesta nazionale ed internazionale. Infatti pronunciare l’impegnativo “sì” sotto i soffitti affrescati di una splendida villa settecentesca o organizzare il matrimonio perfetto nella cornice unica delle Dolomiti o dei Colli Euganei non ha prezzo.
Per tale motivo con questa rete di location è possibile trovare il luogo ideale per organizzare al meglio l’importante giorno sotto ogni aspetto, comunque lo si desideri: dall’elegante al green, dal semplice allo sfarzoso.
Ad esempio a Belluno c’è Villa di Modolo, una grandiosa costruzione del primo ‘800 disegnata dall’architetto Andrea Miari. Un gioiello ricolmo di atmosfere magiche e paesaggi da sogno in grado di regalare un sì tra magia e natura. I grandi spazi interni tra cui il grande Salone delle Vedute e la maestosa Sala delle Meridiane (di circa 300 metri quadri), sono il luogo ideale per una cerimonia conviviale dalle atmosfere raccolte. La vista sulla campagna e sui “Monti Pallidi” completano lo scenario e contribuiscono a rendere unico ed irripetibile l’evento di una vita.
A Feltre, nella provincia bellunese, si può scegliere Villa Guarnieri, un complesso ottocentesco dall’atmosfera intima e familiare per un sì in una country house circondati dai vigneti che avvolgono la “Casa”, da cui provengono i due vini dell'azienda: Ombra del Cin e Artelus. Ci sono anche tre suite molto spaziose ricavate nel granaio dove un tempo venivano essiccate e conservate mele, noci, nocciole ed altri frutti, preziose risorse alimentari durante l’inverno.
Se invece il sogno è quello di sposarsi ai piedi dei colli Euganei, è possibile festeggiare un matrimonio in grande stile al Castello del Catajo a Battaglia Terme (Pd), una imponente dimora dove i Duchi d’Este e gli Asburgo organizzavano feste sontuose. Oggi è la location ideale per un indimenticabile ricevimento di nozze, grazie ai sei saloni completamente affrescati nel ‘500 dalla mano di Giovanni Battista Zelotti. Le sale del piano nobile, sono direttamente collegate con le ampie terrazze panoramiche affacciate sull’anfiteatro naturale dei Colli Euganei, che permettono nella bella
Villa Guarnieri Castello del Catajostagione di organizzare una parte o l’intero ricevimento anche all’aperto.
Sempre in provincia di Padova, si può scegliere il Giardino di Valsanzibio a Galzignano Terme e Parco Frassanelle Villa Papafava a Rovolon. Il primo, annesso a Villa Barbarigo Pizzoni Ardemani, è famoso per la sua bellezza e per il labirinto in bosso più antico al mondo, capace di regalare un’atmosfera bucolica green chic. Nel secondo - per lungo tempo la dimora storica dei Conti Papafava dei Carraresi - è oggi possibile sposarsi con rito civile, nel verde del grande parco e con lo sfondo di diversi ambienti: la scalinata monumentale in trachite, il boschetto, le due grandi aie, la barchessa e la tinaia. Queste ultime due assieme al grande salone interno offrono una comoda alternativa in caso di pioggia.
A Due Carrare, una località alle porte di Padova, si trova il Castello di San Pelagio, un luogo quasi mistico in cui convivono una torre, un parco storico e una residenza signorile per una wedding experience unica
ed originale. Sempre in provincia di Padova si può scegliere anche Villa Roberti, una struttura romantica con una ariosa barchessa porticata, una bella torre medievale e il giardino delle rose.
Giardini di Valsanzibio Parco FrassanelleInvece nel rodigino, a Taglio di Po, la cornice perfetta per una cerimonia è offerta da Villa Ca’ Zen con lo straordinario palcoscenico del Delta del Po. L’ampio parco, il giardino della barchessa, l’antica aia in cotto e tutta la corte della Tenuta - che comprende anche la Cappella Gentilizia e la piscina esterna della Green Beach - costituiscono una location perfetta per pronunciare nel migliore dei modi il “si” più impegnativo della vita. All’interno della villa anche nove camere, alcune nell’ala ovest,
la parte storica, dove si respira aria di autentica tradizione, altre nell’ala est che ha aperto le porte agli ospiti una decina di anni fa dopo una attenta ristrutturazione, nel rispetto dell’anima più autentica della dimora.
Se la scelta ricade su Treviso e le Colline del Prosecco si può scegliere Castelbrando a Cison di Valmarino, un imponente castello medievale con la funicolare panoramica, la Chiesa settecentesca di San
Martino, le sale finemente decorate e le ampie e meravigliose terrazze. Il maniero, acquistato e completamente restaurato dalla famiglia Colomban, che lo ha riportato all’originale fascino, è oggi una struttura ricettiva che offre ai visitatori un servizio lussuoso, discreto e attento ai particolari. Per tale motivo è particolarmente adatto per coronare il sogno d’amore di ogni coppia in una cornice unica.
Sempre in provincia di Treviso ci sono anche il Castello di San Salvatore, gemma dei manieri tardomedievali italiani di proprietà della Principessa Isabella Collalto de Croÿ, dove si può vivere un matrimonio immersi nell’arte e nel fascino dei secoli passati e Villa Premoli, un angolo di storia e bellezza con vista sui romantici colli asolani e sulle Colline del Prosecco.
Per gli amanti di Venezia e dei suoi canali, lo sfarzo di Villa Foscarini Rossi a Stra, permette di trasformare il “grande giorno” in un evento tra affreschi trompe-l'œil e luoghi dal fascino senza tempo. E come se non bastasse, nella villa padronale c’è anche il Museo della Calzatura che raccoglie 1350 modelli femminili di lusso, prodotti dal Calzaturificio Rossimoda dagli anni ‘60 a oggi, per i più grandi brand internazionali.
Invece a Verona, la città di Romeo e Giulietta, c’è Villa Della Torre, un gioiello rinascimentale oggi di proprietà della famiglia Mastella Allegrini. Si trova a Fumane, ospita l’antica cantina ed un elegante Wine&Art Relais e dà la possibilità di celebrare il proprio rito, civile o religioso, nel Tempietto consacrato.
Sempre in provincia di Verona, ad Arbizzano di Negrar, si incontra Villa Mosconi Bertani un prestigioso complesso monumentale risalente alla prima metà del ’700 e dedicato alla produzione di vini. Gli spazi molteplici e diversificati, i due giardini e il romantico parco di otto ettari immerso in un esteso brolo cinquecentesco disegnano la cornice perfetta per pronunciare il fatidico “si” in una location affacciata sulla Valpolicella classica a soli 15 minuti di macchina da Verona.
Non sono da meno le dimore che si trovano nel vicentino tra cui il Castello di Thiene che, ancora oggi, i conti Thiene abitano e custodiscono con passione, offrendo alle coppie che lo scelgono il fasto e la raffinatezza di una nobile dimora, uniti al calore di casa e la settecentesca Villa Valmarana ai Nani posta sulla punta del colle di San Bastian a pochi passi dal centro storico di Vicenza. La Palazzina e la Foresteria con i parchi ed i roseti sono la cornice magica in cui si poter celebrare il rito civile oppure allestire, con svariate soluzioni, un perfetto ricevimento.
Le sale interne - completamente affrescate da un importante ciclo pittorico del ‘700 realizzato dai Tiepolo - creano un’atmosfera intima e accogliente. I giardini e le terrazze panoramiche, che si affacciano sull’anfiteatro naturale della Valletta del Silenzio, sono luogo ideale per una festosa celebrazione e un indimenticabile servizio fotografico. È anche possibile soggiornare nelle suite “Achille e Ifigenia”. Situate al primo piano della Palazzina, aprono le loro porte a tutti coloro che vogliono assaporare il piacere di vivere in una Villa del Settecento, a pochi passi dal centro storico di Vicenza.
Infine sempre in provincia di Vicenza c’è Villa Godi Malinverni - la prima villa realizzata da Andrea Palladio e Patrimonio dell'Umanità Unesco sin dal 1996 - dove si possono celebrare le nozze tra saloni affrescati, splendidi giardini all'italiana e l'immenso parco romantico ottocentesco e Villa di Montruglio della Contessa Fanny Camerini, che assicura una cerimonia impeccabile con vista sui Colli Berici, circondati da un parco secolare.
Una delle certezze del Veneto è la bontà. Questa è terra di eccellenze enogastronomiche, soprattutto in fatto di vini: dal Prosecco al Serpino (famoso vino fruttato dei Colli Euganei); dal Tai Rosso (dei Monti Berici) al Cabernet, dall’Amarone al Valpolicella.
In alcune ville è anche possibile concedersi intermezzi gustosi. Ad esempio a Castelbrando a Cison di Valmarino (Tv), tradizione e innovazione si sposano armoniosamente nei due accoglienti ristoranti del castello: il “Sansovino”, raffinato ed elegante e “La Fucina”, più moderno e informale. A Villa Premoli, sempre in provincia di Treviso, è da provare l’Aperi-lunch in Villa con degustazione di vini biologici del territorio con
Allestimento evento a Villa Valmarana
l’accompagnamento di un gran piatto di salumi, verdure dell’orto di casa, uova delle loro galline, formaggi locali e olive e olio bio della Villa.
A Lugo di Vicenza, nella barchessa di Villa Godi Malinverni è possibile assaporare i prodotti locali al Ristorante Torchio Antico che propone una cucina, al tempo stesso, scelta e casalinga.
A Vicenza, nella caffetteria di Villa Valmarana ai Nani vengono serviti piccoli piatti pronti, taglieri e insalate, vini e cocktail. A seconda della stagione si potrà stare in terrazza, sotto al portico o nelle stanze affrescate e riscaldate dei Putti e delle Architetture.
Se poi le ville non hanno un ristorante interno, ci si può spostare nelle vicinanze per
assaggiare alcune delle tante specialità venete. Come è facile immaginare non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Ad esempio a Fumane (Vr) a poca distanza da Villa Della Torre c’è la “Trattoria Scamperle Alla Rosa”, un locale elegante ed accogliente dove riscoprire il gusto autentico della migliore tradizione gastronomica veneta e veronese in particolare. A Stra (Ve) a poche centinaia di metri da Villa Foscarini Rossi si può provare la storica “Osteria del Baccalà”. Un angolo prospiciente la riviera del Brenta, creato dalla proprietaria e cuoca Linda, dove ritrovare le origini della cucina veneta.
A Padova c’è il ristorante “Belle Parti”. Un locale incastonato nell’aristocratico Palaz-
zo Prosdocimi, patrimonio delle Belle Arti. Si trova nel cuore storico della città e, come una perla, rievoca in sé profumi, emozioni e ricordi.
Infine in provincia di Rovigo, precisamente ad Adria un comune a poca distanza da Villa Ca’ Zen si può assaporare la cucina, deliziosa, del Ristorante Molteni, un locale che quest’anno festeggia i 102 anni di attività. Si trova in riva al Canal Bianco e propone ottimi piatti di carne e di pesce, di prima qualità.
Un modo unico e straordinario per abbinare i soggiorni e le esperienze esclusive nelle location di “Ville Castelli Dimore” con degustazioni e assaggi di bontà enogastronomiche del Veneto una delle regioni più interessanti d’Italia.
Ristorante Belle PartiIl Consorzio del Parmigiano Reggiano intende valorizzare i locali che somministrano ai propri clienti il Parmigiano Reggiano e lo sappiano raccontare, offrendo visibilità sui propri canali digitali (da oltre 900.000 visitatori all’anno), libri e corsi gratuiti, merchandising, targhe . Non vengono richiesti ne fee, ne minimi di acquisto; solo passione e coerenza!
Un’occasione per distinguersi e valorizzare la qualità.
Per tutti i dettagli dell’iniziativa, consultate la pagina: parmigianoreggiano.com/it/cucina/cucina-io-scelgo
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Ambiente naturale, serenità, cultura e piacere. L’ordine lo si può fare ricomporre a piacimento, ma il risultato può essere sempre lo stesso: Villa Barbarich. Vabbè, potrebbe dire qualcuno, ma è scontato che sia così, parliamo di una “villa veneta”, di uno di quelli edifici che rappresentano uno dei livelli più alti di bellezza nella storia dell’arte italiana.
La differenza, però, sta nel fatto che se anche qui siamo nell’entroterra della Serenissima, come tutte le “ville venete”, questo edificio cinquecentesco, antica e suggestiva residenza di campagna, è a un passo da Venezia (a cui era collegata un tempo con un canale) ed è nei pressi dell’autostrada, a pochi km dal centro di Mestre o da Marghera, ma mantiene intatta fascino e suggestione.
Anzi, il fatto di essere un'oasi di pace e verde ne enfatizza il valore e ne fa una sorta di anticamera privilegiata per chi può recarsi a Venezia o vuole rifugiarsi qui dopo troppi bagni di folla.
La villa, in località Castellana, tra Mestre (Ve) e Zalarino, dopo un restauro attento e impegnativo, è diventata uno splendido Resort di Charme per un soggiorno di classe nel verde del Veneto. Le sale e gli ampi corridoi della dimora (affrescati in maniera straordinaria soprattutto al piano nobile, dedicato al ristorante), creano un’atmosfera suggestiva e accogliente al tempo stesso. Scoprire tutti i colori che la Villa storica riserva a chi varca le sue porte è un’esperienza unica.
E se il valore degli ambienti e delle camere è già alto, la soddisfazione sale ancora di più quando ci si siede a tavola. Qui l’eleganza veneziana si sposa con quella partenopea, altrettanto ricercata, con un risultato quasi inaspettato. Artefice di questi successo, gran sacerdote del rito della tavola, è un cuoco napoletano doc, Paolo Gramagliaforte di una stella Michelin a Pompei, col President - che qui gestisce la cucina del ri-
storante Malipiero. La sua proposta è fatta di sapori autentici quanto ricercati e senza tempo. I piatti sembrano riproporre i rumori sommessi delle acque dei canali e i “rumori” della campagna, ma allo stesso tempo hanno la sonorità e il calore del Golfo di Napoli. Estroso, appassionato, fuori dagli schemi e in continuo fermento evolutivocome ama definirsi - Gramaglia ha fissato in terra veneziana un’ancora che lo spinge a creatività che giorno dopo giorno ha conquistato clienti e gourmand del contado, come i turisti stranieri. Ovviamente per un napoletano a Venezia i piatti forti non possono che puntare sul pesce, che trova un sostegno importante in una cantina con oltre 120 etichette.
E il successo del “Malipiero” non è solo a pranzo e cena. Villa Barbarich e` infatti diventata sempre più, grazie anche alla sua cucina, la location perfetta per meeting, conferenze, seminari e team building Ogni spazio puo` essere infatti selezionato e personalizzato in base alle esigenze, per incontri e convegni in sale uniche e funzionali.
L’ufficio eventi della dimora propone inoltre servizi tailor made che contribuiscono a creare e allestire ogni servizio a supporto del vostro evento business. E in questo il ruolo centrale è svolto dal direttore dell’hotel, Tomas De Martin Deppo, che ha fatto di questo relais una delle dimore più ricercate in Italia
Che Villa Barbarich piaccia, ad italiani e stranieri, è facile da comprendere. I lussuosi lampadari, soffiati dai mastri vetrai di Murano, si specchiano nei pavimenti in cotto antico mentre alle pareti affreschi importanti sembrano segnare il tempo. Al piano nobile, come aprendo uno scrigno, sono proprio gli incantevoli affreschi di Ludovico Toeput, detto il Pozzoserrato a rendere fascinoso ogni ambiente.
Villa Barbarich mette a disposizione degli ospiti 31 tra camere e suite. Sono camere eleganti e spaziose, curate nel minimo particolare, arredate con mobili d’epoca e con travi a vista. I pavimenti sono in legno. Tra i servizi di Villa Barbarich si trova una spa indoor e una piscina all’aperto.
C’è pure un’area relax e benessere che garantisce a due persone un momento unico. Bagno turco, sauna finlandese, doccia rustica, percorso emozionale, trattamenti beauty e benessere completano il servizio.
Oltre al percorso benessere sarà possibile scegliere tra i seguenti trattamenti previa disponibilità e su prenotazione:
• Massaggio decontratturante: scioglie le contratture muscolari che si possono avere a causa di movimenti scorretti o di sforzi fisici. (50 min)
• Massaggio Svedese o classico: drena, scioglie le contratture, adatto a chi fa una vita sedentaria. (50 min)
• Massaggio antistress: per apportare un benefico stato di relax. (50 min)
• Bamboo Massage: massaggio con le canne di bamboo ad azione decontratturante e drenante. (50 min)
• Abhyangam: massaggio total boby per ripristinare l’omeostasi del corpo. (50 min)
• Pindasweda: massaggio con tamponi caldi ad azione detossinante, decontratturante e calmante. (50 min)
Va ricordato che oltre al ristorante e all’hotel, Villa Barbarich può ospitare anche matrimoni ed eventi. È infatti una delle location venete più richieste per la cerimonia di nozze, grazie alla bellezza del suo edificio e all’eleganza che si scopre ad ogni suo angolo.
Lo staff della villa è a disposizione per aiutare gli sposi a organizzare la giornata perfetta, dall’aperitivo di benvenuto
fino alla festa serale. In ogni dettaglio: dal tableau ai fiori, passando per le bomboniere e la musica. Il ristorante Malipiero offre eccezionali menu per rendere perfetta la giornata.
Prosegue la nostra rubrica Bergamo e Brescia tra storia e cibo, nata per celebrare le due città, le loro tradizioni e la loro cucina nell'anno della Capitale della Cultura.
Un excursus che lega un monumento storico di ognuna delle due città ad un piatto o un prodotto tipico andando a creare una sorta di fil rouge tra Cultura e Cucina perché, come diciamo da sempre, la Cucina con la C maiuscola è un aspetto fondamentale e fondante della Cultura di una città e del suo territorio, così come lo sono la storia e i monumenti che punteggiano e definiscono il tracciato urbano
Questa volta è il turno, per Bergamo, dell'Accademia Carrara e di polenta e osèi.
Entrare nell’Accademia Carrara significa compiere un viaggio straordinario nella storia dell’arte italiana, dall’inizio del Quattrocento sino alle soglie della modernità: stiamo parlando di un vero e proprio gioiello, un vanto assoluto per la città di Bergamo. L’Accademia Carrara è un museo nato nel 1796 per iniziativa del conte Giacomo Carrara.
Negli anni il patrimonio del museo si è arricchito in modo straordinario, per numero e qualità delle opere, grazie ai lasciti del conte Guglielmo Lochis (1866), del senatore Giovanni Morelli (1891), dello storico dell’arte Federico Zeri (1998) e a oltre duecento altre donazioni. Riaperto nell’aprile del 2015, dopo indispensabili lavori di restauro dell’edificio e affidata alla gestione della Fondazione Accademia Carrara, si
presenta oggi come museo moderno, dotato dei necessari servizi al pubblico e di un allestimento importantissimo, da far invidia a numerosi musei di fama mondiale.
L’Accademia Carrara custodisce infatti
1.587 dipinti, 132 sculture, una significativa raccolta di disegni, stampe e preziosi nuclei di arti decorative, dai ventagli alle porcellane, dai bronzetti alle medaglie
Un itinerario vario e sorprendente, punteggiato da autentici capolavori dell’arte italiana. Come il profilo elegante di Leonello d’Este dipinto da Pisanello e il Ritratto di Giuliano de’ Medici di Botticelli. La commovente Madonna di Andrea Mantegna e quella ricca di umanità di Giovanni Bellini.
L’indimenticabile San Sebastiano di Raffaello, con il suo sguardo trasognato, e i volti veri dei personaggi ritratti da Giovan Battista Moroni o dal Piccio. Il silenzio delle nature morte di Baschenis, i pigmenti e le lacche di fra Galgario. Ed ancora Lorenzo Lotto, Tiziano, Tiepolo, Canaletto, Guardi. La grande tradizione italiana di pittura che continua nell’Ottocento: da
Hayez a Previati fino allo struggente volto di Santina Negri, dipinto da Giuseppe Pellizza da Volpedo che chiude la visita alla pinacoteca.
Le origini: la generosità di Giacomo Carrara
L'origine dell’Accademia Carrara si deve al conte Giacomo Carrara (1714-1796), mecenate e collezionista di stampo illuminista, con un generoso lascito alla città di Bergamo alla fine del Settecento. Il palazzo dell'Accademia, compiuto nel 1810, è sorto per iniziativa del nobile bergamasco, che nel 1780 acquistò in borgo San Tomaso uno stabile per sistemarvi una galleria di opere d'arte con annessa scuola di disegno; nel 1795 lo stesso Carrara dichiarò l'istituzione erede universale di ogni sua sostanza.
Nel 1793, contemporaneamente alla prima apertura pubblica della propria galleria, il conte Giacomo Carrara volle che nello stesso luogo si iniziassero i corsi di disegno e di pittura. Alla sua morte, nel 1796, tutti i suoi beni furono dati in gestio-
ne a una Commissarìa a favore dell'Accademia che li gestì fino al 1958, quando tutto passò nelle mani del Comune di Bergamo. La Commissaria ai primi dell'800 deliberò di ampliare la sede e, dopo aver esaminato i progetti presentati da L. Pollak e da Simone Elia, scelse il disegno di quest'ultimo, che fu eseguito, con qualche variante, tra il 1807 e il 1810.
Tra il 1804 e il 1810 fu costruito il nuovo edificio in forme neoclassiche. Il conte Carlo Marenzi, voluto dallo stesso Carrara nella gestione, ebbe una grande influenza sullo sviluppo dell'accademia di cui fu, più
volte, presidente fino al 1851, anno della sua morte. A lui si deve l'acquisizione di grandi capolavori conservati nella pinacoteca.
Un altro personaggio strettamente legato alla storia dell'Accademia fu il conte Guglielmo Lochis, che succeduto al Marenzi vi apportò un'ampia conoscenza ed esperienza artistica e iniziò i contatti in ambito internazionale, lasciando parte della sua enorme raccolta di opere pittoriche al Comune di Bergamo che poi le assegnò all'Accademia.
Il museo negli anni ha continuato ad incrementare il proprio patrimonio con acquisizioni e donazioni. Nel 1912 la scuola, che era ospitata nell'edificio ottocentesco
assieme alla pinacoteca, venne spostata in un edificio adiacente. Una prima ristrutturazione dell'immobile venne effettuata tra il 1951 e il 1953 e completata tra 1957 e il 1962 con trasformazioni interne e sopraelevazione delle coperture.
È la specialità dolciaria più famosa di Bergamo, simbolo della tradizione che, però, non riscuote tantissimo successo tra i bergamaschi. Basti vedere che sono pochissime le pasticcerie in città e in provincia che propongono questo tipo di dolce. Eppure, polenta e osèi è un dessert che parla molto di Bergamo e della sua storia.
Ideato da Alessio Amadeo nel febbraio 1910 nella sua “Pasticceria Milanese” (che si trovava a Bergamo sull’attuale viale Papa Giovanni XXIII), questa preparazione è un chiarissimo riferimento a quello che un tempo era il piatto tipico della domenica. Amadeo realizzò anche una “carta di identità” in carta nero-azzurra anticipando, da grande tifoso, quelli che sarebbero diventati del 1919 i colori dell’Atalanta.
Strati di Pan di Spagna si alternano alla crema di cioccolato e nocciola costruendo una cupola ricoperta di marzapane giallo su cui troneggiano gli uccellini di cioccolato. Gli uccelletti che vengono posati sopra la forma della polenta sono preparati con del marzapane ricoperto con uno strato di cioccolato.
Constance, un tocco delicato nell’Oceano Indiano
Casoncelli alla bresciana Ricetta realizzata da Carlo Bresciani dell'Antica Cascina San Zago di Salò (Bs)
di Renato Andreolassi
Il Capitolium (I sec. d.C.) è la vestigia romana che più di ogni altro monumento testimonia e rappresenta la storia antica di Brescia: un Tempio a tre aule decorato con marmi, lapidi e statue fatto erigere dall'imperatore Vespasiano sul precedente Santuario repubblicano (I sec.a.C.).
È visitabile in tutto il suo splendore assieme alla solenne Vittoria Alta (restaurata di recente) e che, dall'11 luglio, sarà affiancata dal Pugile, una magnifica statua proveniente dal museo archeologico di Roma.
Dal 2011 il complesso monumentale è stato inserito nell'elenco dei beni tutelati dall'Unesco, insieme a un altro gioiello della Leonessa d'Italia, il complesso monastico e museale di Santa Giulia.
CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETOEra il centro civile e religioso della città ed è oggi, la prima fondamentale tappa per conoscere,nell'anno della Capitale Italiana della cultura, le origini della Leonessa. Così quando si arriva alle pendici del colle Cidneo, dove si trovano appunto oltre che il Capitolium, la piazza del Foro e il teatro romano, si deve rigorosamente gustare un piatto di casoncelli (in dialetto, i casonsei). Una pasta ripiena che unisce indissolubilmente, con i cugini bergamaschi, le Città Capitale. Anche se forme, contenuto, dimensioni e gusto divergono totalmente nelle due province.
L’origine medioevale di questo piatto è spesso attestata, oltre che dalle fonti letterarie, pure dalla diffusione e permanenza dell'utilizzo di spezie come la cannella
o la noce moscata nei ripieni e della contemporanea presenza di elementi dolci e salati, che aiutano a costruire l'antica genealogia di questi manufatti gastronomici. Casoncello è molto probabilmente il diminutivo di cassa, cassone o calzone, usato dal XV secolo in poi per indicare un contenitore chiuso di pasta sfoglia sottile, farcito in vari modi e innumerevoli varianti nel ripieno.
Nel bresciano, di rigore, con la carne; nella bergamasca con formaggi vari e ricotta, ma anche pere, uvetta salsiccia, patate e uova. Varia la forma: tipo caramella o quadrati, rettangolari, rotondi o triangolari. Un piatto della festa, con molto burro, tanto burro! Su questo punto concordano tutti: i casoncelli, sia di città che di campagna, o di montagna, si condiscono con tanto burro fuso (spesso imbiondito), aromatizzato con qualche foglia di salvia
e formaggio grattugiato nel bresciano, mentre in terra orobica spesso si aggiunge qualche pezzetto di pancetta, sempre rosolata nel burro.
In via Musei troverete alcune trattorie che vi faranno gustare questo piatto tipico e dopo aver visitato le vestigia romane e la mostra "Miseria e Nobiltà" in Santa Giulia, fermatevi a Palazzo Martinengo. Ospita una intrigante mostra dedicata ai maestri della pittura: Lotto - Romanino - MorettoCeruti. Vi troverete i casoncelli della Capitale italiana della Cultura, una ceramica creata appositamente per la Capitale dagli artisti Bertozzi e Casoni
«I due geniali artisti - si legge nel catalogo della mostra - hanno creato una composizione particolarmente bilanciata ed equilibrata nella scelta e nella disposizione dei vari elementi, con protagonista il gustoso piatto di casoncelli al burro e salvia con l'immancabile spolverata di grana padano.
L'opera si caratterizza per la specularità degli esiti formali improntati ad un folgorante iperrealismo, raggiunto grazie ad una padronanza assoluta non solo della tecnica, ma anche della chimica. È una vera e propria "trappola per gli occhi" che diviene metafora del rapporto tra finzione e realtà; uno stupefacente inganno visivo e tattile a cui manca solo il profumo, in grado di far venire letteralmente "l'acquolina in bocca"». Evviva i ''casonsei'' alla bresciana!
Una nuova immagine, moderna e contemporanea, grazie al restyling del logo e del packaging delle bottiglie, a partire dai due iconici vini della tenuta: il Lugana Prestige e il Valtènesi
nazionale, di proprietà della Famiglia Marzotto, che ha puntato così a rafforzare la propria leadership nel segmento dei vini bianchi, entrando in una denominazione in forte espansione, dall’altissimo profilo qualitativo - Cà Maiol ha potuto beneficiare negli ultimi anni di forti investimenti per un percorso di crescita qualitativa e tecnica, sia in vigna che in can-
Per Alessandro Marzotto, General Manager di Cà Maiol:«Da quando abbiamo acquisito il marchio nel 2017, abbiamo iniziato un intero processo di rinnovamento, portando in Lugana il nostro approccio e tutta la nostra expertise: siamo partiti dalla vigna per proseguite poi con la
Alessandro Marzottotecnologia in cantina, con l’obiettivo di permettere al territorio di esprimersi nella sua unicità. È un percorso molto complesso e, come sempre nel vino, ci vuole un po’ di tempo per raggiungere i risultati. Dal lato tecnico è stato fatto molto, ora è tem po di dare una nuova veste all’azienda intera e alla sua produzione».
Prestige e il Valtènesi
Chiaretto Roseri
Si parte con il restyling del packa ging delle bottiglie stige e Valtènesi Chiaretto Ro seri. Il nuovo design interessa la forma delle bottiglie - più ar moniose e leggere, per ridurre anche le emissioni di CO trasporto dalla cantina alle ta vole di tutto il mondo - e le eti chette - che richiamano nella forma la chiave di volta -, pun tando all’essenzialità, all’ele ganza e alla memorabilità.
Lugana Prestige è un vino puro come un sorriso, rinfre
scante come un tuffo, fragrante di agrumi e frutti croccanti: al colore il sole di un pomeriggio estivo, nel sapore la felicità dell’amicizia, la leggerezza di una gita in barca, la gioia di un incontro inaspettato.
Oggi Cà Maiol si presenta con una nuova immagine ai winelover di tutto il mondo e si fa interprete di un territorio straordinario, capace di dare vini d’eccellenza dalla personalità affascinante. Alessandro Marzotto, racconta: «Il percorso di trasformazione di Cà Maiol è partito dal lavoro in vigna, dalla tutela del territorio e dal rispetto dell’unicità dello stesso. Ci siamo poi concentrati sul cuore della vinificazione, dove trasformiamo con abilità e competenza le uve in preziosi vini. Infine, presentiamo la nuova immagine di Cà Maiol, capace di coniugare le nostre due anime».
«Da un lato la storicità del brand, che ci rende competenti e autorevoli, rappresentata dalla chiave di volta, visibile nell’edificio storico della cantina risalente al 1710 - prosegue Marzotto - Dall’altro, il nostro spirito moderno e contemporaneo, figurato nel nuovo design dei packaging e nei nuovi colori utilizzati. Fin dall’acquisizio-
ne, abbiamo creduto fortemente in questi vini e in questi territori, la Lugana e la Valtènesi. Il percorso intrapreso da Cà Maiol ha contribuito, e continuerà a contribuire, al raggiungimento di risultati ancor più soddisfacenti sia in termini qualitativi che economici, e al consolidamento del ruolo di fiera rappresentante delle due denominazioni in Italia e nel mondo».
La zona compresa tra le due località siciliane è un vero e proprio scrigno di eccellenze che alcuni imprenditori, fortemente legati al loro territorio, stanno provando a valorizzare al meglio
di Gianluca PirovanoNei luoghi belli si va, nei luoghi con un'anima si torna. Quando le due cose si incontrano, poi, il successo è assicurato. Mazara e Marsala sono due località che già fanno capolino sulla mappa del turismo italiano. Vuoi per la loro storia, vuoi per le loro bellezze, vuoi per la vicinanza con San Vito Lo Capo, catalizzatore del turismo estivo di questa zona di Sicilia, e con le Egadi, che stanno vivendo un'età dell'oro, Favignana in testa. Ciò che forse si conosce meno è, invece, il potenziale gastronomico del territorio, a volte inespresso o non adeguatamente valorizzato, e la forza di un entroterra che è culla di eccel-
lenze uniche e di imprenditori con una visione chiara. Il nostro viaggio tra Mazara e Marsala, quindi, è soprattutto un viaggio nel gusto e nelle storie di queste eccellenze e di chi, ogni giorno, lavora per valorizzarle, con coraggio e visione.
Tra Marsala e Trapani, nel tratto di costa che si affaccia sulle Egadi, si trova lo Stagnone, una riserva naturale caratterizzata da acque molto basse e dalla presenza di quattro isole: l'Isola Grande, nota anche come Isola Lunga o Isola Longa, l'Isola di Mozia, Santa Maria e La Schola. All'interno di quest'area, popolata da molte specie di uccelli, tra cui fenicotteri rosa, allodole, car-
dellini, gazze, fratini e calandre e caratterizzata da una grande pescosità, si trovano le saline di Sei, acronimo di Saline Ettore e Infersa. Attive da oltre cinque secoli, ospitano ancora oggi la produzione di sale (circa 10mila tonnellate), che avviene grazie a tre agenti naturali determinanti: sole, mare e vento. Ogni ciclo di produzione dura mediamente tra i quaranta e i novanta giorni, a seconda della variabilità delle condizioni climatiche; il primo raccolto avviene di solito nel mese di luglio, quando la crosta ha raggiunto circa otto centimetri di spessore; l’ultimo si conclude in settembre.
Sei non è, però, soltanto l'esempio di una tradizione così radicata da resistere al passare del tempo, ma anche la prova vivida di come un importante lavoro di valorizzazione possa trasformare un luogo da "semplicemente" bello a unico. La famiglia D'Alì ha, infatti, creato una struttura vocata al "saliturismo" in tutte le sue forme. Giunti alle saline c'è l'imbarazzo della scelta. Si può partire, per esempio, con una barca alla scoperta dello Stagnone. Si può, in alternativa, visitare il Mulino, simbolo delle saline, e scoprirne
il funzionamento e la sua centralità nella produzione del sale. O ancora passeggiare per le saline e trasformarsi in salinaio per un giorno, imparando i segreti di un mestiere secolare. Sfruttare i benefici del sale con percorsi benessere che lo vedono come protagonista oppure cenare sotto le stelle o fare un aperitivo sull'Isola Lunga. O addirittura partecipare a una degustazione di sale, per scoprirne le diverse sfumature accompagnati da esperti selmelier.
Il vero momento in cui le saline riescono a lasciare senza fiato è, però, il tramonto. Il sole che si butta nel mare colora i diversi
specchi d'acqua e lo Stagnone di sfumature in grado di lasciare a bocca aperta. I colori cambiano nel giro di pochi secondi e rapiscono occhi e pensiero. Il modo migliore per godersi il tramonto? Sei ha pensato anche a questo. Ricavato in una caserma degli agli anni ’30, dove veniva a suo tempo riscosso il dazio sul sale, è stato creato un luogo di accoglienza su tre piani. Nel dehor al piano terra si trova il "sunset bar", in cui è possibile godersi un aperitivo al tramonto Al primo piano si trova il ristorante, mentre sulla terrazza si accede al Rooftop Mamma Caura, a numero chiuso e con proposte interessanti di mixology e crudi di mare.
Dici Marsala e pensi al vino. Una tradizione che si lega a doppio filo con la storia della città e degli abitanti. In questo caso, com'è noto, la storia parla anche la lingua inglese. Fu l'imprenditore John Woodhouse a favorirne la diffusione: nel 1770 una tempesta costrinse la nave su cui viaggiava ad approdare nella città di Marsala. In una taverna del porto della città, Woodhouse assaggiò un vino locale molto diffuso all’epoca chia-
mato Perpetuum. L’imprenditore intuì subito il potenziale che questo vino avrebbe potuto avere nel suo Paese e così ne fece caricare un po’ sulla sua nave, aggiungendo un po’ di acquavite per evitare che si rovinasse durante il trasporto. Il successo fu immediato.
Esiste quindi un prima e un dopo l'arrivo degli inglesi a Marsala. Il prima è possibile scoprirlo e gustarlo alle Cantine De Bartoli.
Lì, dal 1980, si produce il Vecchio Samperi.
È il vino della tradizione marsalese pre-bri-
tannica, il “vino di Marsala” e non il Marsala fortificato. Per la produzione del Vecchio Samperi viene utilizzato un sistema di “travasi” di piccole percentuali di vino di fresca produzione in botti contenenti vini già invecchiati che permette di creare un’armoniosa mescolanza di annate diverse, dal gusto unico e inimitabile.. Viene quindi nobilitato l’antico metodo di affinamento del vino in botti di rovere, conosciuto come perpetuo (o Soleras). Il Vecchio Samperi è la colonna sulla quale è cresciuta un'azienda che negli anni, grazie al lavoro e alla ricerca di Marco De Bartoli, ha portato avanti un'idea ben chiara di Marsala, in grado di valorizzare e ridare vita a un prodotto storico del territo-
rio. Oggi, quella missione, è portata avanti da Renato, Sebastiano e Giuseppina, i figli di Marco.
Durante la settimana la cantina è aperta alle visite. Al termine della visita, è possibile partecipare assaggiare i prodotti di De Bartoli nella bella e luminosa sala degustazione della cantina. Esistono diverse opzioni: un focus su Marsala e Grillo, uno su Marsala e Pantelleria (dove la famiglia ha un'altra cantina), un percorso tra i vini storici di Marco De Bartoli, uno costruito sui contrari tra bollicine (il Metodo Classico Terza Via vale veramente la pena) e Marsala e, infine, uno sulle Riserve speciali
Parlare di vino Marsala e non parlare di Florio è impossibile. Fondate nel 1832 da Vincenzo Florio, le Cantine Florio sono un simbolo della città siciliana e la loro storia è un percorso tra la storia del vino Marsala e dell'Italia intera. Florio fu la prima famiglia a etichettare il Marsala con un nome italiano e contribuì in maniera importante alla diffusione del vino siciliano nel mondo. Una storia che ancora oggi è custodita nelle cantine che sorgono a due passi da mare e sono, in assoluto, tra le più belle in Italia Visitarle è, per l'appunto, un vero e proprio viaggio. Si resta inebriati dagli odori del vino e del legno e dalle centinaia di botti, ognuna con la propria storia da raccontare. Legni nuovi si alternano a legni vissuti e generosi,
che stillano sentori di caramello e sale, di tutte le dimensioni, dai tini giganti da diverse centinaia di ettolitri che accolgono maestosi all’ingresso, fino a piccoli contenitori da pochi ettolitri. Insieme, custodiscono circa 5.500.000 litri di Marsala. Il mare, dicevamo, è presenza costante anche se lontana dagli occhi. Le diverse cantine sono tutte tra i 95 e i 200 metri dall'acqua.
Le Cantine Florio sono visitabili, con diverse proposte di degustazione. Allo stesso tempo, è possibile organizzare all'interno delle cantine storiche cene, meeting ed eventi, matrimoni compresi. Se si passa da Marsala è obbligatorio non mancare una visita: lascia a bocca aperta.
• 100% affidabile per gusto, consistenza e stabilità.
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Dici Mazara e pensi immediatamente al gambero rosso. Un prodotto che è simbolo di una tradizione peschereccia secolare, che ancora oggi rende quella di Mazara una delle maggiori flotte italiane. E quando parli di gambero rosso è impossibile non parlare di Rosso di Mazara, l'azienda della famiglia Giacalone. Un'azienda famigliare, nata negli anni '30 con l'acquisto della prima barca e che oggi, tra le sue due barche e l'impianto di lavorazione a terra impiega circa venti persone e produce 111 tonnellate l'anno di gambero rosso di alta qualità.
Alta qualità dettata dalla lavorazione: il gambero viene pescato, confezionato e congelato a bordo. Non vengono utilizzati solfiti, in modo da garantire al cliente, anche nelle preparazioni a crudo, un prodotto senza re-
trogusto. La produzione non si limita al semplice gambero rosso, ma Rosso di Mazara realizza anche un carpaccio, battuto a mano, e soprattutto recupera tutte le parti del gambero, realizzando due prodotti unici. Il primo è Message in the bottle, una sorta di "elisir" di gambero rosso all'interno di una bottiglia in vetro. Il secondo è, invece, Sublime, una polvere di gambero rosso liofilizzato. Entrambi si prestano alla sperimentazione in cucina e permettono all'azienda di evitare sprechi, dando nuova vita al gambero.
La zona compresa tra Mazara e Marsala è nota, tra le varie cose, anche per l'estrazione e la lavorazione di tufo. Una tradizione secolare che ha puntellato, qua e là, il territorio di cave, alcune delle quali ormai in disuso. Una di queste è diventata una vera e propria oasi e oggi ospita un Santuario, scavato appunto nel tufo, un vivaio e, soprattutto, un casei-
ficio. Stiamo parlando del Caseificio Impicciché, una famiglia di allevatori da quattro generazioni che, grazie al lavoro e alla visione dei fratelli Giovanni e Irene, ha deciso di unire alla semplice produzione anche un nuovo modo di promuovere i suoi prodotti e il territorio. È nato così il Caseificio in Cava, dove non soltanto avviene la produzione, ma è anche possibile degustare i prodotti in un contesto veramente unico.
La produzione non può che essere legata a doppio filo con il territorio. Il Caseificio realizza varie tipologie di formaggi locali, come il Biscuso o il Piddiato, formaggio a pasta filata riconosciuto dal ministero delle Politiche agricole, ma anche creazioni inedite come l’Ubriaco di Marsala o il Garibaldino, in tre varianti: rosso (alla paprika), nero (al pepe) e oro (alla curcuma), prodotti in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Tutto esclusivamente con il latte degli 800 capi, puramente razza del Belice, dell'azienda di famiglia, allo stato semi-brado all’interno dei quasi 60 ettari.
Tra Mazara e Castelvetrano ci sono venti chilometri. ll borgo è noto principalmente per due motivi: per l'olio, qui si coltiva la Nocellara del Belice, e per il parco archeologico di Selinunte. Da anni, però, Castelvetrano è anche punto di riferimento per chi cerca farine di qualità. Ai margini del centro storico si trova, infatti, Molini del Ponte, la "creatura" della famiglia Drago Da quattro generazioni i Drago si occupano dell’attività di molitura del grano e della produzione di farine e semole d’eccellenza. Una vocazione che di certo non sorprende. Castelvetrano è, anche, la città del Pane nero, Presidio Slow Food, anche se al momento "congelato".
Oggi la figura di riferimento di Molini del Ponte è Filippo Drago, anima e volto del progetto. Filippo, ormai da anni, è in prima linea per il recupero e la valorizzazione di grani antichi siciliani. I grani antichi
che oggi coltivano e lavorano sono quelli custoditi sin dagli anni ’30 a Caltagirone da una idea di Ugo De Cillis; sono grani non ibridati, né geneticamente modificati e non nanizzati attraverso l’irradiazione di raggi gamma, privi di micotossine, in una sola parola grani naturali non omologati da cui si ottengono farine esenti da enzimi, coloranti e conservanti. In generale, Molini del Ponte lavora solamente grano siciliano da agricoltura biologica e convenzionale, moliti a pietra naturale con le antiche macine La Ferté rabbigliate a mano seguendo la “ricetta” di famiglia o moliti a cilindri con un moderno impianto molitorio.
Al momento è possibile acquistare i prodotti dell'azienda nello shop in loco, ma nei prossimi anni sarà possibile gustarli nell'area accanto all'attuale sede principale del mulino. Filippo ha, infatti, deciso di investire per creare degli spazi in cui organizzare degustazioni e, poche decine di metri più in là, dare vita a una pizzeria
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Ogni viaggio, si sa, ha una fine. In questo caso, l'ultima tappa del nostro girovagare tra Marsala e Mazara ha un nome e un cognome: Emanuele Russo. È lui il cuoco del ristorante Le Lumie, luogo perfetto per concludere un percorso fatto di eccellenze. Perfetto per ciò che rappresenta Emanuele, così simile a ciò che rappresentano tutti gli altri imprenditori che abbiamo citato: una persona così legata alla propria terra da sceglierla a discapito delle difficoltà che avrebbe potuto trovare e una persona con una visione chiara di ciò che significano territorio e qualità. Perfetto anche perché la sua proposta è un mix di tutte le eccellenze di Marsala e Mazara, che non solo sono parte dei piatti, ma ne diventano protagoniste
Le Lumie, il cui nome è ispirato a una novella di Pirandello (le lumie sono i limoni, uno dei simboli della Sicilia), ha preso forma nel 2009, all'interno di una vecchia casa estiva in Contrada Fontanelle, a Marsala. Oggi è un ristorante che fin dal primo momento colpisce per due motivi. In primis la splendida vista su Favignana e sullo Stagnone, che si può ammirare al meglio della bellissima terrazza, ma che è protagonista anche nelle sale del ristorante. Ecco, proprio le sale sono il secondo contributo positivo al primo impatto con Le Lumie. Eleganti e luminose: in una parola, belle. Un'eleganza che, peraltro, non si trasforma in freddezza, ma che anzi si bilancia perfettamente con un servizio attento ma informale.
Nel piatto, inevitabilmente, c'è tutto il territorio, con una costante ricerca di prodotti di altissima qualità. Uno dei punti di forza
Emanuele Russoè, senza dubbio, il tonno, che Emanuele padroneggia con grande abilità e a cui riesce a dare forme, consistenze e sapori sempre diversi, sfruttando ogni differente preparazione. In generale, gli ingredienti sono ridotti al minimo, per valorizzare il più possibile la materia prima. Pane e pasta sono fatti in casa.
Discorso a parte lo merita la carta dei vini: sono circa 400 le etichette, in larga parte siciliane e con una selezione di Marsala che non ha eguali (circa 60 etichette). Proprio sul Marsala Emanuele lavora da tempo ed ha creato un menu degustazione che ruota intorno a questo vino, con l'obiettivo di un "ritorno alle origini", quando il Marsala era un vino a tutto pasto e non soltanto per concludere.
Il consiglio per quanto riguarda i vini, ma in generale vale per tutta l'esperienza, è quello
di farvi guidare. Emanuele ha costruito una squadra molto preparata e, proprio come lui, legata al territorio. Chi potrebbe consigliarvi qualcosa di meglio?
Arancina di Couscous con ripieno di funghi porcini, crema di formaggio e servita con tartufo a scaglie Crudo di mareBaglio Oneto dei Principi di San Lorenzo
Per chi cerca un mix tra lusso e natura, Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo è uno degli indirizzi di riferimento a Marsala. La struttura a 5 stelle gode di una posizione privilegiata: è a pochi chilometri dal mare cristallino e dalle spiagge sabbiose ed Erice, fondata dagli Elimi intorno all’VIII secolo a.C., è raggiungibile in un’ora d’auto. Il baglio, ovvero un edificio fortificato tipico delle tenute agricole, conserva il fascino d’un tempo. L’arredamento delle camere, dotate di balconi con vista sul mare o sulla campagna marsalese, riflette lo stile della tradizione siciliana. I pavimenti in cotto, le ceramiche colorate e il ferro battuto lavorato a mano danno un tocco elegante e raffinato. Esclusiva la suite situata all’interno dell’antica torre merlata risalente al XVIII secolo, un tempo usata come punto di avvistamento. Tufo, travi a vista e una grande terrazza privata creano un ambiente di grande charme. Dal so-
larium si apre un paesaggio incantevole che spazia da Capo Boeo, la punta più occidentale della Sicilia, all’arcipelago delle Egadi in un continuum di vigneti e uliveti.
Luogo di silenzio, il Baglio Oneto dei Principi di San Lorenzo è di per sé un posto di assoluto relax. Su richiesta lo staff di massaggiatori professionisti accompagna l’ospite in un percorso che riequilibra il corpo e la mente. Si può scegliere tra i classici massaggi antistress e decontratturanti, la riflessologia plantare, il massaggio svedese e californiano o i trattamenti ispirati all’Oriente. Degno di nota il massaggio con gli acini d’uva.
All’interno della struttura si trova un ristorante. Per la cena si è accolti nel Giardino della Corte Storica. Durante la bella stagione è possibile pranzare nella panoramica Terrazza di Venere che guarda il mare, le isole e il famoso monte Erice. Il cibo è, in qualsiasi caso, centrale nell’esperienza da Baglio Oneto. La famiglia Oneto produce, infatti, vino e olio, che è possibile degustare al baglio.
Grand Hotel Palace
Marsala può contare su due hotel cinque stelle. C’è Baglio Oneto e c’è il Grand Hotel Palace. Se il primo guarda il mare dall’alto, il secondo ci si affaccia direttamente. Siamo, infatti, di fronte al porticciolo turistico, a due passi dal centro storico cittadino. Aperto nel 1998, ha lo stile classico ed elegante dei cinque stelle tradizionali: 54 camere spaziose e che garantiscono comfort e privacy. Uno stile che riflette la sua storia. Il 1998 è, infatti, l’anno della rinascita, ad opera della famiglia Li Mandri, ma il palazzo nasce a metà dell’‘800 per volere di Sir Carlo Gordon, a quel tempo amministratore della Fattoria Florio, che desiderava per se e la sua famiglia un singolare ed elegante
edificio in stile inglese. Di seguito l’immobile fu residenza di nobili casati marsalesi fino alla Seconda guerra mondiale alla fine della quale fu posto in vendita.
Punto di forza assoluto, oltre all’ottima posizione, il giardino. Un’area verde di 5000 metri quadrati, in cui si alternano alberi secolari e fiori, in un impianto “all’inglese” che viene mantenuto ancora oggi. Al centro si trova l’ampia piscina, con un’area riservata ai più piccoli. Tutto intorno, i gazebo bianchi contribuiscono a rendere l’ambiente ancora più elegante e rilassante. Relax che è possibile trovare anche scegliendo uno dei trattamenti proposti dalla struttura.
Almar Giardino di Costanza
Immerso nel verde di un rigoglioso parco mediterraneo, con palme e ulivi secolari, fontane e giochi d’acqua, Almar Giardino di Costanza Resort, cinque stelle di Mazara del Vallo, è ispirato e riprende le caratteristiche di un antico baglio nobiliare siciliano. Il nome è un omaggio a Costanza d’Altavilla, madre dell’Imperatore Federico II, protagonista dell’epoca arabo-normanna.
Il resort dispone di 88 camere. Tutte sono dotate di balconi e terrazze private che si aprono sulla piscina oppure sul viale di pietra antica o ancora sulla campagna circostante punteggiata di vigneti e uliveti. L’arredamento è raffinato ed elegante, curato nei minimi dettagli, caratterizzato da colori tenui, arredi di design e marmi. I tratti della tradizione siciliana, presenti nelle linee e negli arredi tipici, si armonizzano in una reinterpretazione contemporanea celebrata da nuove finiture dai colori naturali.
Gli ospiti possono approfittare dell’Almablu Spa. un percorso sensoriale che si sviluppa in due eleganti aree tematiche, ognuna caratterizzata da elementi tipici delle diverse dominazioni, quella romana, quella araba e quella normanna, che si sono succedute e hanno influenzato e arricchito la splendida terra siciliana con i propri costumi e le proprie tradizioni.
Di grande qualità anche l’offerta gastronomica guidata da Aquamadre Restaurant. Il Ristorante offre agli ospiti una cucina autentica ma rivisitata con influenze internazionali, proponendo un’ampia selezione di piatti della tradizione mediterranea che ripercorrono i sapori tipicamente siciliani e che utilizzano solo le migliori materie prime locali. Il bar principale del Resort è il Turchinu Lounge & Terrace. Interessante anche il Pool Bar accanto alla piscina esterna del Resort che offrirà un servizio snack anche a pranzo e un’ampia selezione di cocktail.
Il lusso, alle volte, sta anche nella semplicità. Se cercate, allora, una soluzione semplice, famigliare, ma ottima sia per spirito sia per atmosfera, scegliete Baglio Samperi. È un albergo diffuso, custode di una storia famigliare lunga otto generazioni
Costruito nel 1780 è stato ristrutturato, mantenendo però la struttura originaria: i soffitti alti e le travi a vista, il tufo e i muri a secco, il cortile interno e il pozzo per l’acqua.
A disposizione degli ospiti ci sono otto casette, tutte indipendenti, che si adattano alle diverse esigenze degli ospiti. Tutto
intorno, la campagna siciliana. Una campagna che sa sorprendere: accanto al baglio, infatti, si sviluppa, tra gli altri, A Piccoli Frutti, un’azienda che coltiva in Sicilia frutti di bosco.
Il vero punto di forza della struttura non sono, però, le sue casette o il territorio che la circonda. Il vero gioiello è il giardino centrale, il cuore del baglio. Uno spazio che, alla sola vista, è in grado di distendere i nervi e regalare un attimo di pace e relax.
Ci si sente, infatti, catapultati in uno spazio che ha il sapore di casa: un prato verde, come verdi sono le persiane, e una sensazione di tranquillità veramente rara.
Da isola dei giovani e per il divertimento, a luogo affascinante di benessere e salute, dove oltre a baie appartate si incontra la storia che si mischia alle tendenze della contemporaneità, come la scelta biologica di tutta l’agricoltura isolana. Questa la sfida che in poco tempo potrebbe fare di Kos un’oasi nel Mediterraneo con ambiente, storia ed enogastronomia come nuovi motivi di richiamo. Una tradizione agroalimentare di primordine (che risale ad Ippocrate, il fondatore della medicina moderna) e investimenti importanti in nuovi hotel (ultimamente ne sorgono da 10 a 12 ogni anno a 4 o 5 stelle) sono in effetti i punti di forza di un’accoglienza che punta ad attrarre in particolare turisti italiani, così da riequilibrare la presenza massiccia di britannici
e tedeschi, che in 7 mesi riempiono i 120 mila posti letto sull’isola per un totale di un milione mezzo di presenze.
E considerando che a Kos le estati sono calde (senza mai essere torride) e gli inverni sono miti e piacevoli, con la temperatura del mare che è tiepida anche in bassa stagione, si può capire come l’obiettivo sia di arrivare a un turismo spalmato su tutto l’anno.
La scelta di valorizzare la cucina e i prodotti del territorio va proprio nella direzione di attrarre più Italiani (i più attenti al cibo) e una mano importante la dà la compagnia aerea Skyexpress che ha attivato voli giornalieri da Milano-Malpensa e Roma-Fiumicino. Del resto, non va di-
menticato che a Kos l’Italia a ha lasciato un’impronta, così come in tutte le isole del Dodecaneso che dal 1912 al 1947 erano territorio italiano dopo averle strappate alla Turchia. Coo, questo il nome italiano dell’isola, dista poco più di 4 miglia dalla Turchia e proprio grazie agli italiani aveva recuperato un po' delle sue tradizioni greche, dopo secoli di occupazione ottomana che ne voleva plasmare l’antica identità.
La presenza italiana si ritrova giusto nel centro del capoluogo, dove esiste un quartiere di case Liberty. L’edificio più significativo del periodo è peraltro l'Albergo Gelsomino, il primo aperto sull’isola e recentemente riportato alla sua originaria destinazione con un restauro ricercato che ne valorizza l’architettura, un mix fra oriente e razionalismo, ideata da Rodolfo Petracco. Anche per la sua posizione centrale, sul lungomare e in collegamento con l’attiguo centro antico (dove c’è, per esempio, il Platano millenario sotto cui insegnava Ippocrate, personaggio simbolo dell’isola e sul quale ritorneremo), le 8 stanze di questo boutique hotel di charme sono la base ideale per chi vuole gustare tutti i pregi dell’isola (a partire dalla cucina dell’albergo).
«A Kos c'è tutto, natura, prodotti tipici, storia e anche l'architettura italiana che conserviamo. Grazie alla cooperazione di tutti gli operatori locali, possiamo dare ai visitatori un'offerta eccellente, adatta a chi viene da ogni angolo del mondodice Sevi Vlahou, vicesindaco e assessore al Turismo - Siamo in un’isola così bella e così importante per la cultura. Un’isola ricca di vegetazione e di prodotti. Non è solo turismo ma anche tanta agricoltura. Olio, aloe, tante altre cose e vino.
È un’isola che vive tutto l’anno perché il clima lo permette, è un clima mite tutto l’anno. Offre tante esperienze per tutte le età, non solo giovani ma anche persone over e famiglie». E Antonis Hatzimihail, albergatore e membro della Camera di commercio, ricorda che «qui gli italiani si sentono a casa. A loro piacciono le stesse cose che piacciono a noi greci, la buona cucina, la compagnia, i luoghi più belli da scoprire. Noi invitiamo gli italiani perché hanno arricchito l’isola e sanno apprezzare anche la nostra enogastronomia».
Come detto, l’isola ha moltissimi hotel posti lungo le sue spiagge bianche o poco all’interno nelle campagne verdi o appena in collina. Fra questi ne segnaliamo due che sono agli antipodi dell’isola (distano una quarantina di km). Il primo è il più grand resort di lusso dell’isola, l’Ikos Aria, capofila di un gruppo presente in altre località nel Mediterraneo, nella zona di Ke-
Ikos Aria resort Agios Stefanosfalos. Sulla baia dove si affacciano le sue molte suite in mezzo ad un parco, c’è la baia di Santo Stefano, dove ci sono i resti di un’antica basilica bizantina. Il tutto in oltre 47 acri di sabbia bianca e acque cristalline. Sono presenti Spa, palestra, 5 piscine, attrezzature sportive e 5 ristoranti.
All’altro capo dell’isola troviamo invece un altro 5 stelle, più tradizionale, il Νatura Park Village che alla mancanza del leisure supplisce con un ambiente più “naturale”. Costruito nel 2009 rispetto del bellissimo ambiente mediterraneo che lo circonda, l’hotel è la destinazione premium per le famiglie che vorrebbero godersi al meglio l'estate greca. Si tratta di 23 blocchi di bungalow a due piani che danno accesso sulla spiaggia di ciottoli di Psalidi. La maggior parte dei bungalow offre una splendida vista sul profondo blu del Mar Egeo e sulla costa mediterranea.
A Nord di Rodi e a poche miglia marine dalla costa turca, Kos è il luogo dove visse e insegnò Ippocrate, padre della medicina occidentale. E il suo ricordo qui è ovunque. C’è il platano (probabilmente un discendente della pianta originaria) sotto il quale avrebbe parlato ai suoi allievi, nella città accanto alla moschea di epoca ottomana e al quartiere italiano dei primi del Novecento. Ma c’è anche, e soprattutto, la grandiosa area archeologica dell'Asklepion, il santuario dedicato ad Esculapio, il dio antico della medicina, e ad Apollo (suo padre). Un sito che da solo merita di arrivare a Kos e da lì scoprire come il benessere (che era l’obiettivo di Ippocrate) lo si può trovare nell’ambiente e nei cibi di tutta l’isola.
In un’area immensa (a circa 3 km dalla cittadina), circondata da un bosco e caratterizzata da un’imponente scalina che divide in tre piani il complesso, ci sono i resti di quello che era il più famoso Aesculapium di tutta la Grecia. Venne costruito nel IV secolo, dopo la morte di Ippocrate. Fra i resti da visitare lo stoa, il complesso delle terme romane, l'altare dedicato ad Apollo e al Sole, il tempio ionico di Esculapio e il grande tempio dorico peripterico di Esculapio. Ed Esculapio resta al centro della vita di Kos.
L’isola è fiera del “primo” dottore fondatore della Medicina contemporanea. Ippocrate. Da sempre gli abitanti di Kos avevano trasformato i loro bisogni alimentari in un godimento gastronomico ed Ippocrate aveva espresso tantissime teorie sull'alimentazione riguardanti il mantenimento della salute e la guarigione.
L'Asklepion e i segreti di Ippocrate nella ricerca del benessereLa grandiosa area archeologica dell'Asklepion
Moussakà
L'alimentazione secondo lppocate dipende e varia secondo le epoche dell'anno, dai cambiamenti del clima, dalla statura della persona, dall'età e dal tempo. Nelle sue opere vengono scritte le caratteristiche dei cibi, vengono dati consigli di come possono mantenere l' organismo umano in equilibrio, regalando cosi una vita lunga alle persone. Ecco perchè la gastronomia fa parte delle caratteristiche culturali di Kos. Seguendo la dieta mediterranea ha ampie scelte e forti legami col passato. Nel passato veniva chiamata come l'isola «Makaron» o «giardino galeggiante» per la qualità e la quantità dei prodotti agricoli presenti nel territorio. Il carattere cosmopolita dell'isola non influenza la sua cucina che riesce a rimanere tradizionale con tanti piatti legati alle feste religiose.
L'isola produce tantissimi prodotti, grazie al terreno fertile e al clima temperato e soleggiato. Nei numerosi ristoranti dell'isola potete gustare grandi varietà di piatti che nascondono segreti gastronomici locali. Molti i produttori che possono essere visitati. La viticoltura e la vinificazione sono due parti importanti della produzione dell'isola che è piena di viti e di cantine con vini dalla spiccata ricchezza aromatica.
Una visita merita la cantina Akrani che utilizza fra gli altri i vitigni autoctoni Assirtiko, Malagusia e Athiri. Gli oliveti amalgamati con l'ambiente offrono un buon olio extra vergine, molto saporito, ricco di antiossidanti con un gusto fruttuoso ed un aroma unico proveniente da tutte le erbe presenti sull'isola. Interessanti i prodotti dell'azienda a conduzione familiare Hatzipetrou. Famoso è il formaggio Krasotiri
I Katimeria sono frittelle che possono essere sia dolci sia salate. In questa ricetta vengono proposte in versione dolce.
Ingredienti
Pasta: 250 g di farina per tutti gli usi, 1 tazza di niseste (simile alla farina di mais), 3-4 uova, 1 tazza di olio di oliva, 2 cucchiai di burro morbido, ½ cucchiaino di sale, olio per friggere
Ripieno: ½ di kg di Anthotiro o un altro formaggio fresco, 2 uova
Sciroppo: 1 tazza di zucchero, 1 tazza di acqua, ½ di tazza di miele, 1 stecca di cannella, 2 cucchiai di succo di arancia
Per servire: Cannella
Preparazione: sbattere le uova, mettere piano piano la farina e il niseste, il sale, l'olio di oliva e lavorare fino che l’impasto si ammorbidisce. Fare piccole palline e lasciarle riposare per un'ora. Nel frattempo, preparare il ripieno. Mescolare l'Anthotiro con le uova. Amalgamare e separare l'impasto in 12 pezzi. Mettere la farina sopra una superficie tirare l'impasto, formando delle strisce di 12 centimetri di larghezza. Mettere il ripieno sopra e chiudere bene l'impasto arrotolandolo. Friggere in olio di oliva per pochi minuti. Preparare lo sciroppo per 8-10 minuti sul fuoco. Dopo che lo sciroppo si è raffreddato, metterlo sopra i Katimeria e servire con la cannella.
Deliziosi pomodorini sciroppati. La loro consistenza morbida e succosa li rende irresistibili al palato.
Ingredienti
25 pomodorini medi, 1 kg di zucchero, ½ kilo di mandorle, ½ cucchiaino di ksino, 2 vaniglie, acqua per coprire i pomodorini, un poco di latte di calce
Preparazione: spellare i pomodorini e con uno stuzzicadenti fare due buchi per far uscire i semi. Lavare e mettere i pomodorini nel latte di calce per 1O minuti. Dopo aver lavato i pomodorini per 5-6 volte, lasciarli asciugare. In ogni pomodorino mettere le mandorle. Aggiungere sopra lo zucchero e lasciarlo per 12 ore. Dopo, mettere l'acqua fino a coprire i pomodorini e cominciare a cuocerli, affinché creino uno sciroppo in pentola. Infine, aggiungere il ksino e le vaniglie. Una volta raffreddati mettere i pomodori in barattoli di vetro per conservarli.
prodotto in piccoli caseifici, in particolare quello «di possas» fatto da latte di capra che si stagiona nel vino e così prende un colore rosso e acquista un gusto piccante ma nello stesso tempo leggero.
Il clima e la morfologia del terreno aiutano lo sviluppo dell'apicoltura a Kos già dagli anni antichi. Il miele locale si distingue dal sapore e dal profumo di molte essenze rare, dal timo al lentischio. Da provare quelli dell'azienda Melissa (ape in greco). E fra i prodotti biologici che si trovano ovunque, una citazione spetta a quelli a base di aloe dove spicca, fra le aziende leader a livello europeo, Pandrosia, che ha coltivazioni su una collina che
degrada verso il mare. Un prodotto che si rifà anche in questo caso ad Ippocrate, che lo indicò più volte nei suoi trattati per le proprietà antinfiammatorie, rigeneranti e disinfettanti.
Per restare alle mete turistiche, ricordiamo che la città di Kos, dove risiede oltre la metà della popolazione dell'isola, offre molte occasioni. Al di là di una concentrazione di ristoranti, locali notturni e di un ampio porto, ci sono molte tracce di
Il centro della vita notturna sull'isola di Kos si concentra nella città di Kos. Qui ci sono ristoranti, locali per l'aperitivo e discoteche. Nella centralissima Dolphins square ci sono l'XL cafe o, sulla via Apellou, il Bitter Sweet Café a il Global. Il lungomare di Lambi ha bar eleganti per fare l'aperitivo mentre la zona del porto è quella della bar street.
Tra le discoteche più conosciute ci sono il Fashion Club, il Four Roses e l'Heaven Club. Anche Kardamena offre diverse alternative per la vita notturna mentre gli altri paesi dell'isola sono più tranquilli.
una storia millenaria. La città è un misto di architettura veneziana e ottomana con interessanti luoghi d'interesse: il Castello medievale dei cavalieri ospitalieri è la prima cosa che colpisce il visitatore, ma poi basta passeggiare e trovare i resti romani e quelli ellenistici, i quartieri giardino costruiti dagli italiani e gli edifici liberty ed ottomani.
L'entrata del Castello dei cavalieri ospitalieriPer chi, invece, è più attento al presente, oltre al mare, ci sono molte opportunità, fra cui, ad esempio, girare in bicicletta: Kos è un autentico paradiso, 200 chilometri di strade e sentieri, di cui 20 di pista ciclabile che arriva fino a dentro la città, grazie al numero record di 6.500 bici affittabili. Nikos Prezas, presidente dell'associazione del cicloturismo locale, ne parla come di un record per la Grecia. E tutto a un prezzo modesto che parte da 4 euro al giorno.
E oltre alle bike ci sono i sentieri per il trekking. Un luogo molto frequentato è il villaggio di Zia, sulle pendici del monte Dikaios (895 metri di altitudine a 15 km
dal capoluogo). Qui vale la pena di andare al tramonto perché la vista è spettacolare e ci si può fermare in uno dei tanti ristoranti tipici (fra i molti da non perdere Olympia dove dalle insalate alla Mousaka tutto sembra perfetto).
Dal villaggio, oltre alla costa greca si scorgono anche le isole d Tilos e Nysiros, luogo magico per il suo enorme vulcano coltivato a terrazzamenti per alberi di mandorle e con un antico paesino sul mare (con Python tours è possibile organizzare una visita in giornata) . E sempre a proposito di viste spettacolari, un locale da non perdere è il Lofaki Bar Restaurant, in collina non lontano dal capoluogo.
AKos, ovviamente, ci si va anche per fare vita di mare. A parte il cibo, l’archeologia o il trekking, l’acqua è una dei valori aggiunti dell’isola Così come in un po’ tutta la Grecia. Non ci sono stabilimenti balneari tipo Rimini, ma spiagge libere si alternano a piccoli spazi attrezzati, ciascuno col suo piccolo bar o punto ristorazione. Si può girare in questo modo tutta Kos. Se partiamo dalla costa Nord va ricordato che è quella più battuta dal vento, ma coi fondali più chiari e un’acqua cristallina che vira dall’azzurro al verde
A Sud, invece, il mare è più tranquillo, ma più blu.
1. Spiaggia di Marmari: circondata da dune sabbiose, il lungo arenile sabbioso ha molti servizi ed è vicina alla palude salata di Alyki.
2. Kochilari: è una spiaggia sabbiosa, ideale per il windsurf e il kite surf sulle onde alte create dal vento forte che soffia sem-
pre nella zona. Ci sono molte scuole per questi sport.
3. Agios Stefanos: è una delle spiagge più fotografate dell'isola e unisce ad una bellezza tipicamente “greca” la bellezza naturale con la storia e l’archeologia che si trova a pelo d’acqua. Di fronte alla basilica bizantina di Santo Stefano c’è una grande scoglio, raggiungibile a nuoto, dove c’è
Agio Stefanosuna piccola cappella dedicata a San Nicola. L’insediamento balneare si trova a sud-ovest della città di Kos. Ognuna delle sue due chiese è decorata con splendidi mosaici. Davanti al piccolo insediamento vi è l’isolotto di Kastri con il monastero di Agios Andonios. Sul lungomar di Agios Stefanos, ci sono spiagge pittoresche, pensioni, alberghi e spiagge ideali per gli sport del mare .
4. Cavo Paradiso: spiaggia isolata e nascosta nella punta meridionale dell'isola è a circa mezz'ora dal villaggio di Kefalos. Adatta per la privacy. Parliamo di una località magica, con acque cristalline e sabbia fine e dorata che creano uno scenario esotico unico per l'Egeo.
5. Therma: nella punta Sud-orientale dell'isola. Gole rocciose e ciottoli neri ri-
Spiaggia di Marmari Cavo Paradiso Kochilari Agios Fokascordano il passato vulcanico dell’isola. Ci sono sorgenti di acqua calda (fra 30 e 40 gradi) ricca di potassio, calcio, magnesio, zolfo e sodio, utili per curare malattie della pelle, artrite o reumatismi. La spiaggia è libera.
6. Agios Fokas: la spiaggia di Agios Fokas, di sabbia bianca e nera a ciottoli, è a soli 8 km dalla città di Kos e a 2 km dal-
la spiaggia di Therma. Ottima per gli sport acquatici.
7. Paradise beach: è una delle più frequentate, sei km di spiagge, acque cristalline circondate da colline di cedri.
8. Lambi: questa spiaggia, molto animata e servita, è la più facilmente raggiungibile in auto o bus dalla città di Kos. La sabbia dorata si estende per 1 km.
Lambi Paradise BeachLe isole del Dodecaneso, un arcipelago affacciato sul mar Egeo, sono una destinazione incantevole che mescola la storia, la cultura e la bellezza naturale della Grecia.
Composto da dodici isole principali e numerose isolette più piccole, il Dodecaneso offre una varietà di paesaggi mozzafiato e un ricco patrimonio archeologico. Rodi, la più grande delle isole, è famosa per la sua città medievale fortificata e
le sue spiagge sabbiose. Kos, (come visto nel serivizio delle pagine precedenti), Patmos, con il suo monastero e la Grotta dell'Apocalisse, è un luogo di grande significato religioso. Altre isole, come Symi, Lipsi e Kalymnos, affascinano con i loro pittoreschi porti, le acque cristalline e la tranquilla atmosfera.
L'arcipelago del Dodecaneso è un vero paradiso per gli amanti del mare, della storia e della cultura, offrendo una esperienza indimenticabile nel cuore della Grecia.
del Mar Egeo, è un vero paradiso per gli amanti del mare, della storia e della cultura, e offre un'esperienza indimenticabile nel cuore della Grecia
Rodi è l’isola maggiore del Dodecaneso, centro storico, turistico ed economico dell’arcipelago. È un vero e proprio museo a cielo aperto, dove si possono trovare sia grandi reperti archeologici sia bellissime spiagge. La capitale Rodi è una città divisa in due parti, quella vecchia e quella moderna. La città vecchia fonde stili architettonici diversi, dal classico, al medievale, all’ottomano fino all’italiano ed è stata dichiarata patrimonio dell’Unesco. È la città fortificata più grande e meglio preservata di tutta Europa, con 4 chilometri di fortezze e torri.
Tra le attrazioni turistiche da vedere il Palazzo del Gran Maestro dei Cavalieri di Rodi, con le due celebri torri gemelle ai lati del portale d’ingresso, la Via dei Cavalieri dall’impronta gotica, il Museo archeologico di Rodi, la torre dell’orologio e il museo d’ar-
te bizantina. Da non perdere anche la parte moderna, tra monumenti costruiti durante l’occupazione italiana dell’isola e il porto, dove si trovano le due piccole statue costruite dove un tempo di trovava il Colosso.
I bambini potranno, invece, divertirsi all’Acquario. Fuori dalla città si trova invece l’acropoli di Lindos, su una rupe a 116 metri sul livello del mare, sito archeologico importante. Kamiros è invece il sito principale della costa orientale, un’antica e fiorente città distrutta da un terribile terremoto del 226 a.C e poi da un’altra scossa, meno di cento anni dopo. La visita permette di scoprire le radici greche di Rodi. Rodi non è soltanto storia, ma è anche spiagge e mare cristallino. La più famosa è Elli Beach, a pochi passi dall’Acquario della città moderna. Tra le altre spiagge Faliraki, a 10 km dalla città, Tsambika, spiaggia di sabbia fine in cui approfittare delle attività nautiche offerte e la Baia di San Paolo, con vista sull’Acropoli di Lindo.
Calimno (Kàlimnos) è famosa per essere un’isola di montagne e spuntoni rocciosi a picco sul mare, dove gli appassionati di arrampicata sportiva trovano pareti da affrontare. La città principale è Pothia, dove
si trova anche il porto, e dove si trovano il museo e la fabbrica delle spugne naturali, che un tempo rappresentava l’economia principale del luogo. Da non perdere il castello di Chora, da cui osservare dall’alto la città con le sue chiese e i resti archeologici, e le spiagge, come quella di Myrties e quella di Therma
Leros (Léros) è un’isola montuosa, il cui capoluogo è Agia Marina, sovrastata da un castello di epoca bizantina. Lakki è invece una città in cui si trovano ancora le tracce dell’occupazione fascista degli anni ’20 mescolate all’arte bizantina e alle influenze decò. Tra le attrazioni da visitare a Lakki il mercato nella piazza centrale e la torre dell’orologio.
Il quartiere di Alinda è il più turistico, con bar, taverne e diverse proposte per i turisti, anche per gli amanti dello sport. Ad Alinda si trova anche la spiaggia più lunga dell’isola. Da non perdere anche la chiesa di Agios Isidoros, costruita su un isolotto in mezzo al mare.
Scarpanto (Kàrpathos) è un’isola ancora in parte incontaminata, il cui centro è la piccola cittadina di Pigadia, capoluogo. È un’isola dalla bellezza selvaggia, dove convivono siti archeologici come l’acropoli di Arkasa e spiagge cristalline come Agios Nikolaos o Damatria. Gli amanti dello sport acquatici troveranno le proposte giuste per divertirsi.
L’isola è anche un paradiso naturale, dove si trova la cima più alta del Dodecaneso, e dove praticare trekking immersi nella selvaggia natura del Mediterraneo. Da visitare anche i piccoli borghi come Diafani e Aperi e la chiesa di Agia Anna, con una splendida vista sul mare.
alla Roccia di Kalikatsou
Patmo (Pàtmos) è una delle isole più settentrionali del Dodecaneso, di origine vulcanica. È soprannominata la Gerusalemme dell’Egeo, perché meta dei pellegrinaggi dell’evangelista Giovanni. Attrazione principale è proprio il monastero di San Giovanni, reliquia bizantina costruita nel 1088 e patrimonio dell’Unesco, oltre che magnifico belvedere dell’isola.
Da visitare anche la Grotta dell’apocalisse, la Roccia di Kalikatsou, la Galleria delle belle arti di Kapopoulou. Tra le spiagge più belle la baia di Kampos, dove praticare sport acquatici, mentre per chi sceglie il relax l’ideale è la spiaggia di Psili Ammos, con sabbia dorata e acqua cristallina.
Vicino a Rodi e a pochi chilometri dalla Turchia si trova Simi (Symi). La città principale è Chorio, piccolo villaggio dall’architettura neoclassica, mentre la capitale è Gialos, dalle meraviglie architettoniche e caratterizzata da case color pastello.
Tra i monumenti principali la Torre dell’Orologio, la statua del bambino pescatore Michalaki e alcune chiese come dall’influenza turca, come Timios Prodromos. Infine, è da visitare il Monastero di San Michele arcangelo nel villaggio di Panormitis. Tra le spiagge in cui nuotare quella di Nanou e di Agios Emilianos.
Stampalia (Astipàlea) è l’isola più occidentale del Dodecaneso, con appena mille abitanti circa. Nonostante sia così piccola, è ricca di storia e natura da scoprire. L’attrazione principale è il castello di Querini, dallo stile veneziano e in pietra scura, costruito sulle rovine dell’antica acropoli. Da non perdere il museo archeologico di Astipalea, dove scoprire la storia dell’isola, il vecchio porto di Pera Gialos, il monasero di Flevariotissa e la Grotta del Drago, formazione rocciose con stalattiti e stalagmiti. Le spiagge principali sono quella di Livadi, Tzanaki, Moura e Papou.
Tra grotte e spiagge paradisiache: le meraviglie naturali di Caso
Caso (Kàssos) è l’isola più meridionale, circondata da numerosi isolotti e scogli e caratterizzata da monti e rocce. La capitale è la suggestiva Fri, con i suoi vicoli, il porticciolo e il vecchio porto di Emporios. Tra gli altri piccoli villaggi da visitare Agia Marina, con le sue chiese e i suoi mulini, Panagia e Poli, dove vedere l’anfiteatro sulla collina. Da visitare anche la grotta di Ellinokamara e le spiagge di Armathia, Emporious e Ammounda.
Nisiro (Nissiros) è una piccola isola di origine vulcanica, perfetta per chi cerca una vacanza tranquilla. Al centro dell’isola si trova un vulcano attivo su cui fare un’escursione fino alla base. I villaggi sono tutti dall’atmosfera tipica greca: Mandraki è il principale, con le casette bianche e il porto di Nysiros. Tra le attra-
zioni principali ci sono il castello medievale e il monastero Panaghia Spiliani.
Nella zona Sud Ovest si trova il monastero Santa Croce, con mura bianche immerse nelle rocce scure vulcaniche. È costruito su una scogliera a picco sul mare. Le spiagge si affacciano su un mare cristallino: tra le più belle quella di Lies e Paralia Pachia Ammos, con la sabbia rossa scura.
Lisso è una piccola isola caratterizzata da basse colline e circondata da 27 isolotti Il villaggio è un piccolo borgo di pescatori, dove si trova un porticciolo con negozietti e taverne. È l’isola ideale per chi ama la tranquillità e vuole staccare dalla frenesia. Nel punto più alto dell’isola si trovano i resti di un antico castello e dell’acropoli, con una magnifica vista sull’Egeo e sull’isola.
Piscopi (Tìlos) è una delle isole più verdi dell’Egeo, dall’aspetto selvaggio e naturale, ed è un vasto parco ecologico protetto da trattati internazionali. È amata dai turisti che cercano luoghi tranquilli, spiagge cristalline e poco affollate e sentieri nella natura, dove fare birdwatching e escursioni. Il centro è Livadia, con le sue taverne e i monasteri da visitare. Nel piccolo capoluogo di Megalo Horio si trova il Museo degli elefanti, che sull’isola erano alti soltanto 1,50 metri e che si sono estinti.
A soltanto due chilometri dalle coste della Turchia si trova Castelrosso (Kastellòrizo), isola dal ritmo lento, fatta di mare, sole e paesaggi meravigliosi. L’unico villaggio, Megisti, è un piccolo paesino in cui le case dai colori accesi offrono passeggiate nella tipica atmosfera greca. Tra le attrazioni principali il Castello dei cavalieri di San Giovanni, che domina la baia, i resti di Palaiokastro, antica capitale dell’isola.
Calchi: l'isola incontaminata dalle acque cristalline
Calchi (Chàlki) è un’isola tranquilla, dove il tempo scorre piano. È montuosa e di natura calcarea ed è distante soltanto sei chilometri da Rodi. Il capoluogo di Calchi è il villaggio omonimo, dove si trova il porto. Da visitare si trovano i resti del castello sopra Chorio, dove ammirare i paesaggi circostanti, e le spiagge di Panaghia e Aghios Nikolaos.
Ritmo lento e relax assoluto: la vacanza perfetta a Gaidaro
Gaidaro (Agathonissi) è l’isola più settentrionale, caratterizzata da vegetazione povera. Estremamente pacifica e tranquilla, è un paradiso per i turisti che cercano una vacanza tranquilla lontana da qualsiasi rumore. Le spiagge sono l’unica attrazione dell’isola: si trovano in mezzo alla natura e sul mare cristallino. Le più belle sono Spilia, Poros e Vathy Pigadi.
Cappari (Pserimos) è un’isola tranquilla. L’unico centro abitato è Aulakia, dove si trovano il porticciolo e alcune taverne. Oltre alle cristalline acque dell’Egeo, a Cappari si trovano i resti di un’antica città da visitare. È anche il luogo ideale per stare immersi nella natura greca.
Dominata da una grande montagna rocciosa, Telendo (Telendos) è il posto giusto per chi cerca vacanze a contatto con la natura tra sentieri, arrampicate e spiagge. L’unico villaggio è Telendo, con le sue pittoresche taverne, mentre da visitare ci sono le rovine romane e i resti delle mura bizantine, oltre che alcune chiese e basilica. Sul fondo del mare si trova la città antica, sommersa da un terribile terremoto.
Archi (Arkoi) è una piccola isola in cui non esiste un vero e proprio capoluogo, ma il centro è Augusta, dove si trova il porto. Terreni aridi e rocciosi e poca vegetazione caratterizzano la natura dell’isola, dove non mancano spiagge in cui rilassarsi. Sentieri e passeggiate completano l’offerta dell’isola.
Gli amanti delle passeggiate troveranno a Saria il luogo ideale per una vacanza dell’Egeo. Oltre alle spiagge, si trova il villaggio di Argos, risalente al medioevo, con caratteristiche case in pietra. Non mancano altri percorsi escursionistici per scoprire piccole e meravigliose baie.
Gyali è una piccola isola di orgine vulcanica completamente arida. L’attrazione principale è la gigantesca cava di pomice, principale fonte dei pochissimi abitanti del luogo. Oltre alla passeggiata in un ambiente così particolare, non mancano spiagge sabbiose in cui immergersi. Lèvita è un’isola rurale pietrosa in cui si trova una splendida baia e i resti di alcune fortezze antiche.
Farmaco (Farmakonisi) è un’isola nota perché Giulio Cesare vi fu tenuto in prigionia. Sull’isola di Ro si trova una piccola fortificazione ed è abitata soltanto da un contingente militare. Strongili, isola disabitata, ospita una chiesetta dedicata a San Nicola e un faro, che è l’edificio più orientale della Grecia. Alinnia è un’isola ricca dal punto di vista naturalistico, ideale per esplorazioni subacquee. L’isolotto di Sirna è invece importante dal punto di vista ornitologico.
Benvenuti nel nostro paradiso dove la bellezza del luogo si ispira alla grazia del cuore. I nostri artigiani colgono ogni singola occasione per trasformarla in un momento di puro stupore.
Poche capitali europee possono vantare una simile eleganza. Strade, palazzi, viali rimandano a un passato fatto di grandezza e un presente da città moderna, ma ancora a misura d'uomo. Di Vienna il viaggiatore porta con sé molti ricordi positivi: un trasporto pubblico capillare, la sensazione di sicurezza, la pulizia, il verde e una ampia proposta culturale, solo per citarne alcuni.
Camminare per le sue vie permette di percepire un’energia particolare, frutto di una città che è sinonimo di arte e cultura e in cui gastronomia e natura sono onnipre-
senti. Una città in cui la musica ha un ruolo speciale e la cucina è un mix perfetto tra antichi fasti e modernità.
Quando pensi alla Vienna culinaria il pensiero va inevitabilmente ai dolci e alla pasticceria. Vienna è la città dove è stata inventata la Sacher, torta famosa in tutto il mondo. Per gustare la ricetta originale, quella di Franz Sacher, è necessario andare nel Cafè dell’omonimo hotel, in Philharmoniker Strasse. Entrarci è vivere l’esperienza di un antico caffè viennese, che nemmeno il turismo di massa è riuscito ad allontanare. Quell’eleganza di
cui abbiamo già parlato mista alla storia di cui luoghi come il Cafè Sacher sono testimoni e cu stodi.
In città, però, sono moltis simi i locali a proporre la loro versione di Sa cher. Una delle più famose è, senza dubbio, quella di Demel parlando di una delle pasticcerie più note della cit tà. Un luogo unico, storicamente punto di incontro dell’alta società vien nese, che offre un panorama completo sulla pasticceria austriaca tradizionale ed è perfetto per un break durante una gior
nata alla scoperta della città. La pasticceria fu fondata nel 1786 da Ludwig Dehed è stata per lungo tempo fornitore ufficiale degli Asburgo. Oggi l’unico rischio che potete correre è di dover attendere un po’ prima di entrarci: la fila all’esterno è so-
Al di là della Sacher, per chi è alla ri, in cui respirare l’anima aristocratica della Vienna che fu, . Il caffè
fu aperto nel 1876 dai fratelli Pach e alla fine del XIX secolo, anche per la demolizione del Café Griensteidl, divenne uno dei principali luoghi d'incontro della vita intellettuale viennese. Qui il tempo sembra essersi fermato: il soffitto affrescato è da lasciare senza fiato. Il nostro consiglio? Andateci per una colazione.
Discorso diverso per il Caffè Prückel, indirizzo molto amato dai locals. Sedersi ai suoi tavolini non permette di vivere un’esperienza da Vienna imperiale, ma di conoscere l’anima più moderna della città. Gli interni degli anni ‘50 furono ideati dal geniale architetto Oswald Haerdtl, lui stesso assiduo frequentatore del Prückel. E quello che vediamo oggi è ancora quello che fu concepito da Haerdtl. Ogni dettaglio è stato conservato, dalle lampade ai
portaombrelli. È un locale che non invita alla fretta, ma anzi a fermarsi, bere un caffè, mangiare una torta e semplicemente restare ad ascoltare il rumore della città che va.
Se, invece delle torte, siete amanti del cioccolato, c’è un altro indirizzo che fa per voi: andate in Freisingergasse, al civico 1. Lì troverete Leschanz, quello che da molti è considerato il punto di riferimento per la cioccolateria a Vienna. Prodotti artigianali in un contesto magnifico, una bottega storica che vale di per sé già la visita. Una volta all’interno non serve altro che farsi guidare dagli occhi e dal gusto: barrette di cioccolato di alta qualità o praline e cioccolatini con i più svariati abbinamenti. Un vero e proprio must per i golosi viennesi e non solo.
Se è vero che Vienna sa essere città molto conservatrice e molto orgogliosa delle sue tradizioni, è altrettanto vero che la capitale austriaca può vantare un panorama culinario in continua evoluzione, con proposte interessanti. La Guida Michelin Austria assegna a Vienna dieci stelle, con un solo tristellato, quattro bistellati e cinque ristoranti con una stella. Noi abbiamo scelto per voi i nostri tre indirizzi preferiti.
Non possiamo che partire da Amador, il primo ristorante austriaco in grado di conquistare le tre stelle Michelin. Per scoprirlo serve uscire dal centro della città e spingersi fino ai margini dell’area urbana.
Lì sorgono le cantine Hajszan Neumann e al loro interno si trova Amador. La sala è sicuramente d’impatto: una cantina a vol-
ta di mattoni rossi, che contrastano, in un equilibrio piacevole, con gli arredi moderni, le tovaglie e le sedute bianche.
Amador è la casa dello chef Juan Amador, cuoco tedesco con chiare origini spagnole. Ed è proprio con la madre, spagnola, che si è innamorato della cucina. «Grazie a lei, ho imparato che la cucina è incentrata innanzi tutto sul gusto. Un piatto deve essere non solo bello, deve avere anche un sapore capace di evocare un’emozione», racconta, in quello che è una fotografia perfetta della sua cucina, fortemente condizionato dalle sue esperienze.
Il risultato è una proposta moderna e sofisticata, costruita sull’equilibrio e sulla qualità delle materie prime. Menu degustazione a 365 euro.
AmadorLe contaminazioni, intese come mix delle esperienze di vita che poi vengono riportate nel piatto, sono una delle caratteristiche anche del secondo indirizzo viennese che vi consigliamo. Si tratta di Konstantin Filippou, due stelle Michelin dell’omonimo chef. Questa volta, al contrario di Amador, siamo in centro, nemmeno dieci minuti dal Duomo di Santo Stefano. I 35 coperti sono caratterizzati da arredi minimali, ma di forte impatto, merito dell’utilizzo del nero. La scelta è di garantire a tutti la vista sul cuore del ristorante, la sua cucina. Esperienza nell’esperienza è, quindi, poter vedere il lavoro di tutto lo staff nella preparazione dei piatti prima di essere serviti. In tavola, come dicevamo, dominano le contaminazioni, che sono un incontro tra l’Austria e la cucina mediterranea. Lo chef si definisce, infatti, un greco d’Austria. Protagonista, e non potrebbe essere altrimenti, il pesce,
insieme ai frutti di mare. Il menu degustazione da otto portate costa 285 euro. A pranzo viene proposta una versione ridotta, con quattro portate a 86 euro.
Anche Tian, una stella Michelin a cui si aggiunge la stella verde, può contare su una posizione in pieno centro storico. La proposta è chiara: una cucina vegetariana, costruita sulla base di ingredienti semplici, ma di grande qualità. Una proposta che si concretizza in un menu degustazione da sei o otto portate che può essere, su richiesta, anche vegano (sei portate 97, otto portate 107 euro). Tian, che è la parola cinese per “paradiso”, è stato fondato da Christian Halper, che voleva creare un ristorante in cui si offrisse una cucina sana, sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Per farlo ha scelto Paul Ivic, che si occupa della cucina e a cui va anche il merito della
Konstantin Filippouconquista della stella verde. «Nella mia cucina sono fondamentali biodiversità, qualità e territorio - sottolinea - Abbiamo una filosofia “no waste”, utilizziamo prodotti biologici e diamo molta importanza anche ai compensi del nostro personale e dei venti piccoli produttori che ci forniscono le materie prime». Interessante la proposta di vini, ma anche la possibilità di abbinare le portate a succhi e bevande non alcoliche preparate da loro. Sala moderna, elegante, ma informale.
Per chi cerca la cucina tradizionale
Vienna città moderna, quindi, ma anche Vienna città della tradizione. Un esempio sono i numerosi chioschi sparsi per la
città che vendono würstel viennesi. Una vera e propria istituzione. Quale scegliere? Das Kleine Sacher potrebbe essere quello giusto. Al suo banco si alternano a tutte le ore lavoratori, studenti, turisti. È perfetto per una pausa pranzo veloce o per uno spuntino notturno, dopo un giro per locali.
Oltre ai chioschi, però, ci sono diversi indirizzi in cui provare la cucina locale. Un esempio è il Lugeck, la “creatura” di Hans e Thomas Figlmüller, due fratelli che hanno deciso di portare avanti la cultura della taverna viennese. Per farlo si sono messi a studiare il libro di ricette della nonna, dal quale hanno appreso i segreti della cucina tradizionale austriaca, che ora presentano ai loro clienti. Piatto simbolo non può che essere la Wiener Schnitzel, ma
Da sorseggiare rigorosamente a temperatura ambiente o in un buon cocktail
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La “Riserva del Centenario” del Vecchio Amaro del Capo, ha origine da una lunga e sapiente lavorazione: erbe, fiori e frutti calabresi infusi secondo antichi metodi artigianali, uniti a pregiate partite di acquaviti di vino invecchiate a lungo, per oltre 40 anni, in botti di rovere di Slavonia sotto il controllo dello Stato. Nasce così questo prezioso liquore che rappresenta la migliore qualità Italiana, premiato sin dal suo lancio sul mercato con i massimi riconoscimenti nelle principali competizioni tra i migliori alcolici del mondo.
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la proposta è ampia e ancorata alla tradizione. Si va dalla zuppa alla viennese al bollito, il Tafelspitz, passando per i Kärntner Kasnudeln, ravioli di patate ripieni di formaggio ed erbe.
Un mix perfetto tra tradizione e innovazione lo offre, infine, il Ludwig Van. Si trova nel quartiere Mariahilf, in un edificio posto sotto tutela come monumento. Qui, è stato accertato, ha vissuto per un periodo Ludwig van Beethoven e qui ha lavorato alla “Missa solemnis”, alla Nona Sinfonia e alla sonata per pianoforte in do minore
opera 111. Originariamente l’edificio era la sede dell’officina di un fabbro, ma da quasi trent’anni è stato trasformato in una trattoria viennese, grazie a un’idea di Oliver Jauk. Al Ludwig Van i classici della cucina viennese sono rivisitati in modo moderno e spesso inusuale. «Il nostro desiderio è dare vita ad una nuova interpretazione della cucina austriaca combinata con gli aromi provenienti da tutto il mondo. Vogliamo presentare in modo inconsueto ampie parti del repertorio culinario tradizionale e definirne altre in chiave completamente nuova», il manifesto di Jauk.
Ludwig VanLa storia del ristorante Ludwig van è, a suo modo, la dimostrazione di come la musica sia una delle arti di Vienna. Beethoven non è l’unico grande compositore ad aver vissuto in città e per cui la città ha avuto un ruolo importante. Vienna è anche la città di Wolfgang Amadeus Mozart. O meglio, una delle città del compositore austriaco. Mozart, infatti, è tradizionalmente associato sia alla capitale sia a Salisburgo, dove è nato ed è vissuto per una parte della sua vita, ma nella realtà dei fatti ha vissuto una vita sempre in movimento, lasciando importanti segni del suo passaggio in Francia, Germania, Regno Unito e anche in Italia. Vienna ha, però, rappresentato una tappa fondamentale del suo percorso: è il luogo in cui ha deciso di essere, primo nella storia fra i grandi musicisti, libero professionista ed è il luogo in cui è morto, nel 1791
Un viaggio a Vienna, quindi, non può prescindere dalla scoperta dei luoghi simbolo della vita di Mozart nella capitale.
Mozart, nei suoi intensi dieci anni viennesi, visse in almeno dodici appartamenti in giro per la città. Di questi, però, soltanto uno esiste ancora oggi ed ha mantenuto la forma di allora. Si trova al civico 5 di Domgasse e il compositore ci visse tra il 1784 e il 1787. Il contesto è, senza dubbio, signorile: quattro camere, due camere più piccole e cucina. Fu in queste stanze che compose Le Nozze di Figaro, dettaglio che ne rende ancora più affascinante la visita.
La Mozarthaus, diventata museo, ha aperto al pubblico tutti i suoi sei piani il 27 gennaio 2006, ricorrenza del 250° anniversario della nascita di Mozart. Una superficie complessiva di 1.000 metri quadrati offre al
visitatore l’occasione di familiarizzarsi con il mondo di Mozart, con la sua immensa genialità e creatività, con la sua famiglia, i suoi amici e i suoi avversari, il tutto ambientato nella Vienna del tardo Barocco.
Al primo piano si trova l'appartamento di Mozart e della sua famiglia, conservato alla perfezione. Al piano superiore, invece, il focus si sposta sulla produzione musicale mozartiana, con anche installazioni multimediali. L'ultima area è, infine, dedicata al legame tra Mozart e la città di Vienna, con video che raccontano i luoghi simbolo della presenza del compositore nella capitale e la Vienna di quell'epoca.
Anche prima di trasferirsi a Vienna, la capitale ebbe un ruolo importante nella vita di Mozart. Un luogo centrale, in questo sen-
so, è la Reggia di Schönbrunn, una delle più belle costruzioni barocche in Europa e patrimonio mondiale dell'Unesco, sede degli Asburgo dal 1730 al 1918. Nelle sue 1.441 stanze (solo 45 sono visitabili) è passata la storia d'Europa.
Nello stanzone cinese a pianta rotonda Maria Teresa era solita tenere le sue conferenze segrete con il Principe Cancelliere Kaunitz. Nella camera Vieux-Laque conferiva Napoleone. Nel Salone Cinese Blu, l'imperatore Carlo I firmò nel 1918 il suo atto di rinuncia al governo. La Camera dei milioni, rivestita in palissandro e decorata con preziose miniature provenienti da India e Persia, è considerata una delle più belle stanze rococò al mondo. Nella Grande Galleria si tenne il Congresso di Vienna del 1814-15.
E Mozart? In occasione di un viaggio a Vienna nel 1762 Mozart e sua sorella fu-
Schonbrunnrono ammessi a suonare nella Sala degli Specchi della reggia di Schönbrunn al cospetto dell’imperatrice Maria Teresa Dopo il concerto il piccolo Wolfgang saltò in braccio all’imperatrice, l’abbracciò e la baciò. Sempre a Schönbrunn, molti anni dopo, nel 1786, l'Orangerie ospitò una competizione musicale, voluta da Giuseppe II, che mise a confronto Mozart e il maestro di cappella Antonio Salieri. L’imperatore diede la sua preferenza a Salieri.
Non è, però, l'unico episodio che lega il compositore all'imperatrice. Nel 1768 Maria Teresa concesse al dodicenne Mozart un’udienza di due ore nella Hofburg, la residenza degli Asburgo. Nello stesso luogo, nell’autunno 1781, Mozart diede un concerto in onore del duca di Württemberg. Trascorse poi la notte di Natale dello stesso anno in compagnia dell’imperatore Giuseppe II, figlio di Maria Teresa, negli appartamenti imperiali.
Hofburg è stato per più di sei secoli il complesso di palazzi centro nevralgico del potere austriaco. Oggi, pur in maniera diversa, rimane centrale. Ospita, infatti, il presidente austriaco, ma anche numerosi musei che raccontano la storia di questo luogo: il Museo di Sisi, gli Appartamenti imperiali, il Museo delle Argenterie di Corte, la Camera del Tesoro imperiale, la Biblioteca nazionale austriaca, l'Albertina e la Scuola di Equitazione spagnola. L’ampia offerta museale è completata dal Weltmuseum Wien (Museo di Etnologia), dal Museo della Storia austriaca, dal Museo di Efeso, dal Museo del Papiro, dalla Camera della Caccia e delle Armature e dal Museo austriaco del Cinema. Pochi altri luoghi al mondo vantano una tale of-
ferta culturale concentrata su una superficie così piccola. Nel Centro Congressi della Hofburg si tengono fino a 300 eventi all’anno.
Se questi sono i luoghi principali, come detto tutta la città è puntellata dai segni del passaggio di Mozart. Nel 1781, all’età di 25 anni, Mozart visse per alcune settimane nella Casa dell’Ordine dei Cavalieri
Teutonici a Vienna, al seguito dell’arcivescovo di Salisburgo. Fu lì che il compositore ruppe definitivamente con l'arcivescovo e decise di rendersi libero da ogni vincolo, diventando artista indipendente. Oggi una targa lo ricorda.
Nel Duomo di Santo Stefano, invece, Mozart sposò Constanze Weber il 4 agosto 1782. L'aveva conosciuta dopo essere andato ad abitare in una stanza in affitto a casa della signora Maria Caecilia Stamm, madre di Constanze. Constanze ebbe numerose gravidanze, ma solo due figli sopravvissero fino all'età adulta, Carl Thomas e Franz Xaver Wolfgang. Lo stesso Duomo ospitò, poi, le esequie del compositore. Mentre stava lavorando al Requiem, Mozart si ammalò gravemente. Morì il 5 dicembre 1791 all’età di 35 anni. La sua salma ricevette l’ultima benedizione a Santo Stefano.
Come si addice a una capitale e a una città che per secoli è stata al centro delle vicende storiche del Vecchio Continente, l'offerta dell'accoglienza a Vienna è di altissimo livello. Sono numerosi i cinque stelle in città e c'è davvero l'imbarazzo della scelta per chi vuole godersi il meritato riposo in strutture storiche e che incarnano al meglio l'eleganza della capitale austriaca. Noi abbiamo scelto per voi quattro indirizzi (uno è un quattro stelle, con un'anima particolare).
Il Grand Hotel di Vienna venne inaugurato il 10 maggio del 1870 e da allora è diventato un punto di riferimento per l'accoglienza a Vienna, tanto da ospitare, per esempio, le celebrazioni di Johann Strauss per i suoi 50 anni sul palco. Una
condizione che lo rendeva un vero e proprio simbolo, tanto da rendere difficile trovare libera una camera. Nel tempo, però, la struttura ha dovuto fare i conti con la storia che bussava alla sua porta: chiuse prima i battenti durante la Seconda guerra mondiale e venne poi dato dal Governo austriaco all'Atomic Energy Agency. Soltanto nel 1994, dopo importanti lavori di rinnovamento, la struttura è tornata ad essere un hotel di lusso, uno dei migliori cinque stelle della città. Il motivo? Essere riuscito a conservare intatti l'eleganza e il fascino della Vienna antica e affiancarli a tutte le necessità dei tempi moderni. Merito anche di una posizione invidiabile, nel cuore della città e a due passi dall'Opera. A disposizione degli ospiti, sette tra bar e ristoranti, che spaziano tra proposte tradizionali e viaggi in Asia. Aperta tutti i giorni la Spa, 200 metri quadrati, con sauna e bagno turco, la palestra e uno spazio dedicato soltanto alle donne.
Progettato dal famoso architetto Jean Nouvel, SO/Vienna è un hotel unico nel suo genere, con 156 camere e 26 suite che possono vantare un'incredibile vista sulla città. L'hotel è un concentrato della natura della capitale austriaca: una proposta moderna e frizzante incastonata in un quartiere storico.
Il SO può infatti vantare, tra le altre cose, un'elegante facciata in vetro e un interessante giardino verticale. La Spa, che si sviluppa su 750 metri quadrati, è uno dei fiori all'occhiello, un'oasi di tranquillità nel cuore della città. Vengono offerti massaggi e trattamenti su misura, mentre per i più sportivi la palestra è aperta ventiquattro ore ed è dotata di macchinari all'avanguardia.
La struttura è, però, famosa anche per il suo ristorante, Das Loft, e l'annesso bar. Il motivo? Non soltanto la proposta, moder-
na e capace di incuriosire, ma soprattutto l'incredibile vista che dal 18esimo piano si ha sul Duomo di Santo Stefano e sull'intera città. Tutto qui? No, a far brillare il Das Loft è anche il soffitto: una vera e propria opera d'arte realizzata dall'artista svizzera Pipilotti Rist. Provare per credere.
A due passi dal Grand Hotel sorge un altro simbolo dell'accoglienza di lusso a Vienna, il The Amauris Relais & Châteaux. Come spesso accade con Vienna, anche il The Amauris, che sorge all'interno di un'antica residenza nobiliare progettata da Willhelm von Flattrich e Carl Schumann, è un mix perfetto tra l'eleganza e la modernità tipiche della città. Il magnifico ascensore d’epoca permette di accedere alle camere e alle suite dall’atmosfera intima. Su tutte, la Suite Opera, con vista esclusiva sul teatro. Di sera, il ristorante gastronomico Glasswing propone un sapiente miscuglio di innovazione e
tradizione, nel quale vengono utilizzati solo i prodotti migliori. Che si tratti di specialità della regione o di mare, l’accento è posto sempre sulla qualità. Non possono mancare la Spa (sauna finlandese, bagno turco, docce gelate) e la piscina (con idromassaggio), che può contare su una bellissima copertura in vetro, che rende l'esperienza vista cielo ancora più rilassante.
L’Hotel Beethoven Wien, ex casa di tolleranza durante la seconda Guerra Mondiale, è oggi il “place to be” in uno dei quartieri più interessanti e degni di nota: Mariahilf. Ogni camera ha impresso una caratteristica di unicità, avendo sempre come priorità il comfort, il relax e la soddisfazione dei suoi ospiti. Raimund Brunnmair, interior design e architetto viennese, lo ha reso un incantevole Boutique design hotel 4 stelle: i sei piani sono dedicati ciascuno a un’epoca o a un avvenimento della storia viennese, mentre le 47 camere, tutte diverse tra loro e arredate in stile Biedermeier o Art Noveau.
Barbara Ludwig, proprietaria e anima ispiratrice dell’Hotel Beethoven Wien, accoglie i propri ospiti con vera cordialità, fornendo consigli preziosi (in italiano…) e assicurando un’esperienza di soggiorno lontana dagli standard comuni. Degno di nota il Bar Lvdwig, dove la barlady Barbara Lombardo propone cocktail che raccontano la storia di Vienna.
Mauritius è un luogo unico: un piccolo universo di foreste tropicali e specchi d’acqua turchese, mix di etnie e culture. Un luogo da scoprire e in cui godere di una vacanza in perfetto equilibrio tra natura, relax e lusso. Dove? Al Dinarobin Beachcomber, Golf Resort & Spa capace di avvolgere i propri ospiti in un caldo abbraccio e garantire loro un'esperienza di altissimo livello in uno dei luoghi più belli dell'isola. Il cinque stelle sorge, infatti, nella penisola di Le Morne Brabant, sito patrimonio Unesco.
Chiamato Dinarobin, dal primo nome, Dina Arobi, che gli arabi nel XV secolo diedero a Mauritius, conosciuto a livello
internazionale come luogo devoto al benessere e all’armonia, il Dinarobin Beachcomber Golf Resort & Spa - 5 stelle lusso, ha 172 suite incastonate al limite della penisola privata di Le Morne, protette dalla montagna omonima da una parte e affacciate su una bianchissima spiaggia lunga 8 chilometri dall’altra Fiore all’occhiello del Dinarobin anche tre splendide ville, con tre e quattro camere, con piscina e spiaggia private, situate in uno degli angoli più suggestivi da cui si domina una vista che abbraccia a 180° la montagna di Le Morne e tutte le tonalità di turchese del mare.
Cinque dei sei semicerchi di suite che costituiscono il resort, sono stati dotati di altrettante piscine private con area relax (l’ultimo è dedicato alla formula ‘adult only’ - Zen Suite, per chi vuole una privacy assoluta). Concepiti nel più to-
tale rispetto della dimensione naturale circostante, posizionati in modo diverso con l’obiettivo di trasmettere una sensazione di unicità, questi specchi d’acqua in ardesia naturale sono circondati da deck in legno ombreggiati da palme.
Tutto intorno la natura la fa da padrona. Ogni angolo del parco racchiude un tesoro. Qui, la bouganville, luminescente sotto i raggi del sole. Là, la tecoma con le sue foglie larghe, che virano al viola reale.
E più avanti, gli enormi mandorli indiani che regalano ombra nelle ore più calde. E gli alberi di frangipane che emanano un leggero profumo su cui riesce a prevalere solo la brezza salata proveniente dall’oceano.
Nelle suite le finestre bow windows danno un tocco di eleganza coloniale, lo stile interno è il caldo riflesso dell'arte di vivere mauriziana avvolto da tessuti preziosi e legni pregiati. Le sale da bagno, sofisticate, spaziose e confortevoli, sono immerse nella luce naturale. Mentre all’esterno, le verande invitano a lasciarsi cullare dalla brezza marina.
Il Dinarobin Beachcomber si distingue inoltre per la sua Spa Beachcomber, una delle più spettacolari dell'Oceano Indiano, con un padiglione dedicato alla filosofia e ai trattamenti ayurveda. Internamente in pietra e con soffitti costruiti in paglia,
riflette l’architettura tropicale mauriziana, e seduce la salute e il benessere di coloro che sono alla ricerca di un’armonia interiore. La raffinata atmosfera orientale, valorizzata dai colorati motivi dei mosaici, dai giardini e dalle migliori fragranze dell’isola, danno la sensazione di essere in un luogo votato alla pace e al relax per eccellenza.
Per chi, invece, ama fare sport, le proposte sono diverse. Kite-surf, bici, vela, snorkeling, ma anche una partita di golf nel campo 18 buche del Paradis Golf Club, che si snoda lungo il profilo di una baia spettacolare con alle spalle la montagna e che si sviluppa lungo un percorso di 5.924 metri. Proprio accanto al Dinarobin, infatti, sorge un altro cinque stelle, il Paradis Beachcomber. Gli ospiti dell'una
o dell'altra struttura possono approfittare di questa vicinanza per usufruire di tutti i servizi dell'altro hotel, come per esempio il golf o i ristoranti, andando ulteriormente ad arricchire l'esperienza.
I ristoranti dell’hotel sembrano “isole” di un unico arcipelago, incorniciati da reflecting pond, sono collegati tra di loro tramite piccoli ponti e passerelle in legno, con un effetto finale, che riesce a sublimare spazi, luci e prospettive. Non a caso l’eccellenza culinaria che da sempre distingue Beachcomber Resorts & Hotels, trova nel Dinarobin la sua massima esaltazione: con una scelta di 4 ristoranti che invitano ad
un excursus tra il mediterraneo, la cucina creola, i prodotti freschi locali e la fusion internazionale
L’Harmonie a lato della piscina, è il ristorante principale con servizio a buffet e cucina internazionale; il Dina’s, bistrot aperto per cena con proposte gourmet per una cucina a base di prodotti locali freschissimi; Umami, ristorante à la carte di specialità orientali aperto per cena, posizionato a bordo della piscina; La Plage, il beach restaurant informale, direttamente sulla spiaggia per pranzi leggeri à la carte. A questi si aggiungono anche i quattro ristoranti del Paradis Beachcomber e due bar: Le Mahogany, il
bar principale nel cuore dell’hotel, con vista mare, dall’atmosfera informal-chic e il Butik Bar, il beach bar informale.
C’è chi li definisce estremi, chi li chiama eroici, questi vini sono figli della fatica e del sudore dell’uomo.
Fiorduva, un vino prezioso, frutto del duro lavoro di uomini e donne che, per mancanza di spazio, sono costretti a coltivare con il sistema del “pergolato” che prevede una sorta di griglia dove, pali incassati direttamente nella roccia, sostengono vitigni cresciuti in fazzoletti di terra a strapiombo sul meraviglioso mare della costa amalfitana.
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Masardona è una pizzeria di famiglia. Meglio, una catena di famiglia. Nei tre locali ci sono padre e due figli, la terza e la quarta generazione di
questa stirpe di ristoratori. La loro specialità, dal 1945, è la pizza fritta. «Il Masardona storico di Napoli - racconta Cristiano Piccirillo - è guidato da mio padre Enzo, nel secondo locale sul lungomare, c’è mio fratello Salvatore. A Roma, dal 2020, ci sto io».
Cristiano, 31 anni e laurea in Lingue e culture moderne, ha già alle spalle un’esperienza consolidata: una dozzina d’anni alla scuola del papà e alcune incursioni in cucine di rango come quella di Nino Di Costanzo, due stelle Michelin a Ischia con Danì Maison. «Sono stato tra i primi pizzaioli italiani a collaborare con gli chef. Nel 2013 sono stato invitato a Gastronomika, in Spagna, al congresso di alta cucina di San Sebastian». Queste le basi sui cui poggia il Masardona targato Roma.
Con 85 coperti più 25 nel dehors, propone una ventina di pizze fritte e circa 15 al for-
no. «A differenza dei locali di Napoli, qui abbiamo ampliato l’offerta con la declinazione forno. Un po’ in onore di mio nonno che nasce fornaio, un po’ per assecondare il palato della clientela capitolina con una doppia formula. Un elemento è comune e inamovibile. Le nostre pizze sono ancorate alla tradizione; noi la ricerca la facciamo sulla semplicità, sulla qualità estrema della materia prima».
«Siamo da sempre con Mulino Caputo - sottolinea Cristiano Piccirillo - Le sue farine sono l’unico ingrediente che non è mai cambiato nella nostra storia. Ne uti-
lizziamo tre, Gialla, Rossa e Blu. Variano a seconda del prodotto. Per la pizza fritta creiamo un impasto dedicato con un blend di farine. Idratazione al 75% e lievitazione dalle 8 alle 12 ore».
Birra Imperdibile
Guida alle Birre
d’Italia 2023
Slow Food
1a Classificata
Categoria 21 (Porter, Stout)
Associazione Unionbirrai
Birra dell’Anno 2022
Birra Imperdibile Guida alle Birre d’Italia 2021
Slow Food
Medaglia d’oro
Categoria 5.4
Stout/Porter (Oatmeal Stout)
Brussels Beer Challenge 2019
Medaglia di bronzo
Categoria 41 (Stout)
European Beer
Star 2019
2a Classificata
Categoria 19 (Stout)
Associazione Unionbirrai
Birra dell’Anno
2018
Birra Imperdibile Guida alle Birre d’Italia 2023
Slow Food
Medaglia d’oro Categoria 4.3 Lager (German-Style Pilsner)
Brussels Beer Challenge 2021
Medaglia d’argento Categoria 4.3 Lager (German-Style Pilsner)
Brussels Beer Challenge 2020
Medaglia di bronzo Categoria 2 (German-Style Pilsner)
European Beer Star 2020
Certificato d’eccellenza Categoria 4.3 Lager (German-Style Pilsner)
Brussels Beer Challenge 2019
3a Classificata Categoria 1 (German and Bohemian Pilsner)
Associazione Unionbirrai
Birra dell’Anno 2019
3a Classificata Categoria 26 (Blanche, Witbier)
Associazione Unionbirrai Birra dell’Anno 2023
Medaglia d’argento Categoria 24A
Witbier (Belgian Ale)
Barcelona Beer Challenge 2022
Medaglia d’argento Categoria 29 (Belgian Wheat Beer)
European Beer Star 2018
Medaglia di bronzo Categoria 6C
Dunkles Bock (Amber Malty European Lager)
Barcelona Beer Challenge 2022
B5
Medaglia d’oro Categoria 4.5
German-Style Helles/Maibock/ Doppelbock
Brussels Beer Challenge 2021
Medaglia d’argento
Categoria 4.10
Lager (Helles)
Brussels Beer Challenge 2020
Medaglia d’oro Categoria 4A
Munich Helles (Pale Malty
European Lager)
Barcelona Beer Challenge 2020
Medaglia d’oro
Categoria 15A
Irish Red Ale (Irish Beer)
Barcelona Beer
Challenge 2020
Medaglia d’argento
Categoria 3.2 Red Ale (Irish Red Ale)
Brussels Beer Challenge 2019
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Abbiamo sottoposto le nostre birre alla valutazione di giurie importanti. I successi ci stimolano a proseguire nella creazione di prodotti che uniscono carattere artigianale e capacità di soddisfare il gusto di un pubblico ampio.
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Si prefigura una nuova primavera per la Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp. Mai come in questo ultimo semestre, si è parlato così tanto dell’ingrediente principe della cucina mediterranea, icona dell’agroalimentare Made in Calabria, sempre più apprezzata e utilizzata dagli chef internazionali: oltre 40 approfondimenti, più di 130 uscite e 50 testate giornalistiche tra tv, web e stampa regionale e nazionale, con una readership di quasi 28 milioni di utenti e 18 milioni contatti raggiunti sul web I risultati straordinari ottenuti in termini di visibilità mediatica e di ritorno di immagine per Tropea e per tutta la destinazione Cala-
bria confermano la necessità di un supporto attraverso adeguate strategie di marketing e comunicazione. Questi investimenti sono serviti soprattutto a promuovere l’immagine, non solo produttiva, ma anche turistica della regione Calabria.
Da Il Gusto, inserto mensile di Repubblica, La Stampa e il Secolo XIX a Gazza Golosa, le pagine dedicate all’enogastronomia de La Gazzetta dello Sport. Da Oggi Cucino, le ricette per cucinare in modo semplice e originale proposte dal settimanale Oggi alla copertina di Traveller, rivista di viaggi di lusso e life style pubblicata da
Calabria Igp sulla stampa generalista e di settore, con una readership di quasi 28 milioni di utenti e 18 milioni contatti raggiunti sul web
Condé Nast, passando da Cucina Italiana, che alla Rossa di Calabria ha dedicato ben due speciali. Dalle finestre televisive di Stu dio Aperto Maga zine, Linea Verde, Sempre Mezzogiorno e Weekly Rai 1 e TgCom24 ai format televisivi come Masterchef Italia e 4 Hotel su Sky, L’ingrediente Perfetto su La7, Paesi e Paesaggi Striscia La Notizia su Canale 5, Bellissima Italia e Pizza Doc su Rai 2, Italia Vicina su Gambe ro Rosso Tv, Dinner Club su Prime Video e Cotto e Mangiato su Italia 1 fino ai ma gazine Starbene, Vero, Cotto e Mangiato, Mela Verde, Gambero Rosso, Gusto Sano, Viaggiare con Gusto, Identità Golose, Beef, MarkUp, Sale e Pepe, Cucina Moderna, Ita lia a Tavola, Mixer, GdoWeek, ItaliaSquisita, Diva e Donna, Il Gusto di Repubblica, Cuci na Italiana, Traveler, Fresh Point Magazine, Fresh Plaza, My Fruit Corriere Ortofruttico-
solo alcuni degli esempi della visibilità che la Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp è riuscita a calamitare.
L’obiettivo principale della comunicazione deve perciò essere quello di aumentare la consapevolezza e la sensibilizzazione verso i valori della Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp e il fissarne un’identità precisa.
L’evoluzione e i mutamenti del mercato dimostrano che la competitività del settore agroalimentare è molto alta. Risulta, quindi, indispensabile utilizzare sempre più competenze specifiche di marketing strategico e territoriale per meglio valorizzare il proprio prodotto e mantenerlo ai vertici del mercato e delle preferenze dei consumatori.
La collaborazione con il Consorzio della Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp, di
cui è presidente Giuseppe Laria, va nella direzione di esaltare la qualità di quello che può essere considerato un autentico marcatore identitario della Calabria.
È attraverso la sua identità e tipicità che si genera l’economia circolare, creando una rete di eccellenze per far esprimere al meglio il connubio enogastronomia - destinazioni turistiche.
«Il progetto di comunicazione della Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp - dichiara Daniele Cipollina, ceo di Adv Maiora Comunicazione Integrata e direttore marketing e comunicazione del Consorzio di Tutela della Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp - rientra nel percorso di posizionamento della Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp come prodotto ambasciatore di una terra ed espressione di una produzione certificata che segue disciplinari ferrei a propria tutela, con l’obiettivo di esaltare la qualità del Made in Calabria per valorizzare la cultura agroalimentare e la produzione di qualità di un prodotto genuino e autentico. Risulta necessario sostenere questo patrimonio regionale, storico e culturale, con l’obiettivo di far in modo che il marchio Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp possa rappresentare per i consumatori un importante e sicuro riferimento di garanzia e tutela del patrimonio agroalimentare di Calabria».
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Chiuso in redazione il 30 maggio 2023