DALLE CHIESE RUPESTRI ALL’HABITAT RUPESTRE

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Raffaela Tortorelli DALLE CHIESE RUPESTRI ALL’HABITAT RUPESTRE: UN LUNGO ITINERARIO STORIOGRAFICO

1.1. Dalle cripte “basiliane” alla “civiltà rupestre” L’attenzione degli studiosi al fenomeno rupestre pugliese si è soffermata, inizialmente, non tanto sui problemi dell’habitat quanto sullo studio delle grotte di maggiore dignità artistica ed architettonica, ossia, sulle chiese rupestri, ritenute espressioni della cultura e dell’arte di Bisanzio1. Il dibattito storiografico ai suoi esordi è stato influenzato dal pensiero ottocentesco di ascendenza romantica basato per lo più sulla spontaneità espressiva, e di conseguenza, sull’autonomia delle esperienze artistiche2 locali di contro a quell’assoluta influenza/tendenza delle teorie e dei moduli estetici di Bisanzio, in voga nelle province limitrofe dell’Impero bizantino. Un eminente studioso francese, Charles Diehl3, in merito, aveva ribadito, attraverso una nutrita documentazione, il carattere incontestabilmente orientale della fioritura artistica sviluppatasi in Calabria, Lucania e Terra d’Otranto, in un arco cronologico che va dall’Alto Medioevo fino al XIV secolo. Egli collocava questo fenomeno nell’ambito di una perfetta osmosi tra Oriente e Occidente, favorita dai viaggiatori, dai mercanti e, in particolar modo, dalle comunità monastiche insediatesi all’interno dei territori soggetti alla dominazione dell’Impero d’Oriente. Il Diehl pur esaltando l’influenza greco-bizantina in Occidente, individuava tra l’XI e il XII secolo il manifestarsi di un filone pittorico e architettonico autoctono del tutto indipendente dagli influssi orientali e che aveva trovato in Puglia la sua espressione e originalità4. Tale affrancamento dalle tradizioni della “scuola greca” si sarebbe prodotto lentamente e sarebbe diventato sempre più autonomo: il ciclo pittorico di S. Caterina di Galatina, per esempio, datato al 1432, rappresenterà per il Diehl la riprova più significativa di una «scuola locale» libera dagli influssi e dalle tendenze greco-orientali. Egli non radicalizzava la tesi di una presenza esclusiva di 1

C.D. FONSECA, La civiltà rupestre in Puglia, in AA.VV., La Puglia fra Bisanzio e l’Occidente, Milano 1980, pp. 40 – 42. 2 A. PRANDI, Elementi bizantini e non bizantini nei santuari rupestri della Puglia e Basilicata, in La chiesa greca in Italia dall’VIII al XVI secolo. Atti del Convegno Storico Interecclesiale, Italia Sacra 22, Padova 1973, pp. 1364 – 1366. 3 C. DIEHL, L’art byzantin dans l’Italie meridionale, Paris 1894 (ed. anast. Roma 1967), pp. 22-36. 4 A. GUILLOU, La Puglia e Bisanzio, in La Puglia fra Bisanzio e l’Occidente, op. cit., pp. 5-8.


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DALLE CHIESE RUPESTRI ALL’HABITAT RUPESTRE by maurizio calì - Issuu