Maria Stelladoro Daniele monaco, scriba del SS.mo Salvatore di Messina de lingua phari*
1. Introduzione Daniele1, monaco VNHXRIXYOD[, esplicò la sua attivitĂ di amanuense scevofilace nel monastero del SS.mo Salvatore de lingua phari2 di Messina3 tra la fine del ‘200 e i primi del ‘300 : oltre a qualche * Dedico questo modesto contributo al prof. Paul Canart, mio Maestro. 1 Sul monaco Daniele, scriba del monastero, si veda il lavoro della compianta Foti, ÂŤÂ Daniele . Notoriamente molto scorretto, lo definiva la compianta Enrica Follieri (a cura di), La Vita, p. 102. Il bollandista Jean Stiltingh, che nel 1750 editò l’agiografia di Elia lo Speleota (BHG 581), trĂ dita, per il testo greco, solo dal Menologio di Daniele (Mess. gr. 30, f. 29v-49v), informa di averla cavata da un apographum valde mendosum (l’attuale Bruxell. Reg. gr. 8450-51 – assai sbrigativamente e genericamente, a nostro avviso, citato dal Caruso, ÂŤÂ Sulla cronologia , p. 25, n. 1, che lo registra semplicemente come Bruxell. 8450-51, senza alcun riferimento nĂŠ alla lingua nĂŠ alla Bibliotheca Regia Bruxellensis in cui è conservato –, cartaceo, saec. xvii, f. 1-50v, sul quale si rimanda a Van de Vorst-Delehaye, Catalogus, p. 216), cfr. AA. SS., Sept., III, Antverpiae, 1750, p. 843BF, n. 2-3 e nota in margine al n. 2. Il codice Bruxell. Reg. gr. 8450-51, f. 1-50v è un apografo del Mess. gr. 30, f. 29v-49v. Anche la Vita di Nicodemo di KellĂ rana (BHG e Novum Auctarium BHG 2305) ci è stata tramandata, con imprecisazioni, da un unico codice in greco, il Mess. gr. 30, f. 245v-250v. Su Elia lo Speleota e Nicodemo e sui santi monaci italo greci dei secc. ix-xiii si rimanda, oltre che al Convegno Internazionale (= Il Monachesimo d’Oriente e d’Occidente) di Studi tenutosi a Grottaferrata il 23-26 settembre 2004, anche al recente lavoro di Caruso, ÂŤÂ La FZYUD , p. 55-96 ; Id., ÂŤÂ Sulla cronologia , p. 25-65 ; Id., ÂŤÂ Un nuovo , p. 79-96 ; Stelladoro, ÂŤÂ Il monachesimo  ; Ead., ÂŤÂ Note , p. 229-241. Per le critiche mosse agli errori di Daniele monaco, nonostante la bella grafia, cfr. Caruso, ÂŤÂ Un nuovo , p. 84-85 ; Id., ÂŤÂ Sulla cronologia , p. 37 e n. 52 ; Follieri (a cura di), La Vita, p. 298. 2 Cfr. LucĂ , ÂŤÂ I Normanni , n. 292. Accettiamo la denominazione de lingua phari, proposta da LucĂ piuttosto che non quella in lingua phari, proposta dalla compianta Foti, Il monastero. LucĂ , infatti, pur riconoscendo che l’espressione in lingua phari sia grammaticalmente corretta, preferisce scrivere de lingua phari, in quanto è la forma corrente nella documentazione superstite, cfr. LucĂ , ÂŤÂ I Normanni , n. 292. 3 Sul monastero del SS.mo Salvatore di Messina, si veda Foti, ÂŤÂ Cultura  ; Ead., Il monastero ; Mercati, Per la storia, p. 166-176 ; Pirri, Sicilia, p. 971-996 ; Re, ÂŤÂ Il copista  ; Id., Il typicon ; Rodriquez, Bibliografia ; Ead., Catalogo ; Scaduto, Il monachesimo, p. 165-243/414-436. Sulle vicende della biblioteca e sui manoscritti del monastero del SS.mo Salvatore, si rimanda agli Atti del Convegno : Basilio ; Foti, Catalogo ; Ead., I Codici ; Ead., Il monastero, p. 29-119 ; Mercati, Per la
10.1484/ J. P E C I A .1.100946
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