RAFFAELA TORTORELLI
I CICLI AGIOGRAFICI RUPESTRI E LE FUNZIONI DEVOZIONALI COMUNI ALLE IMMAGINI SACRE. TESTIMONIANZE PITTORICHE NELL’AREA APULOLUCANA Confronto tra i “cicli agiografici” di Mottola e le testimonianze pittoriche di Bisceglie – Casaranello – Andria – Laterza – Melfi Nello studio dei cicli agiografici rupestri è stato possibile effettuare svariati confronti in ambiti strettamente legati ai culti dei santi le cui Vite, campivano sui muri di numerose cripte dell’Italia meridionale. Si è ritenuto, a questo punto, opportuno effettuare alcuni confronti con altre scene agiografiche affrescate in ambito rupestre, sempre in riferimento all’area apulo-lucana . Tale collazione interessa alcune icone agiografiche dipinte nel corso del XIII-XIV secolo nell’ambito di queste due regioni1. Si tratta di episodi conservati sia all’interno di alcune chiese rupestri, sia in quelle sub divo, in cui è campito un santo/a al centro, accompagnato da episodi della sua vita disposti in piccoli riquadri. Le icone agiografiche rivestono un duplice ruolo: assolvere alle funzioni devozionali comuni alle immagini sacre e mostrare l’importanza di una vita vissuta attraverso un ideale etico-religioso. Si tratta pur sempre di una celebrazione, attraverso gli episodi della vita, dei meriti e delle sofferenze del santo poiché la cornice narrativa ha la funzione di riprodurre la vita e i miracoli operati, collegando strettamente il ritratto fisico del santo a quello delle sue virtù.
Il dossier agiografico latino e greco nell’iconografia rupestre della Passione di s. Margherita 1
V. PACE, Pittura del Duecento e del Trecento in Puglia, Basilicata, e nell’Italia meridionale “greca”, in AA. VV., La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, II, Milano 1985, pp. 451-512.
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