GIORNATA NAZIONALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
*In In sinergia con Fondazione. Migrantes
S E T T I M A N A L E D I PA S T O R A L E E I N F O R M A Z I O N E P E R L A C O M U N I TA’ I TA L I A N AADESTE I N NR. 16/anno ROM A N I A19 Aprile 2015 4-Domenica
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ADESTE n°20/ ANNO 4°-17.05.2015
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a famiglia è il primo luogo dove impariamo a comunicare. Tornare a questo momento originario ci può aiutare sia a rendere la comunicazione più autentica e umana, sia a guardare la famiglia da un nuovo punto di vista». Papa Francesco dedica il suo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali al tema "Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell'incontro nella gratuità dell'amore". Un messaggio breve per ricordare che la «famiglia non è un oggetto sul quale si comunicano delle opinioni o un terreno sul quale combattere battaglie ideologiche, ma un ambiente in cui si impara a comunicare nella prossimità e un soggetto che comunica, una “comunità comunicante”. Una comunità che sa accompagnare, festeggiare e fruttificare. In questo senso è possibile ripristinare uno sguardo capace di riconoscere che la famiglia continua ad essere una grande risorsa, e non solo un problema o un’istituzione in crisi». E se «i media tendono a volte a presentare la famiglia come se fosse un modello astratto da accettare o rifiutare, da difendere o attaccare, invece che una realtà concreta da vivere; o come se fosse un’ideologia di qualcuno contro qualcun altro, invece che il luogo dove tutti impariamo che cosa significa comunicare nell’amore ricevuto e donato», occorre invece cambiare passo. Per comprendere che «la famiglia più bella, protagonista e non problema, è quella che sa comunicare, partendo dalla testimonianza, la bellezza e la ricchezza del rapporto tra uomo e donna, e di quello tra genitori e figli». Il Papa richiama la visita di Maria a Elisabetta per spiegare che la prima scuola di comunicazione è il grembo materno. Il bambino che esulta al saluto di Maria ci dice di una «comunicazione come un dialogo che si intreccia con il linguaggio del corpo. La prima risposta al saluto di Maria la dà infatti il bambino, sussultando gioiosamente nel grembo di Elisabetta. Esultare per la gioia dell’incontro è in un certo senso l’archetipo e il simbolo di ogni altra comunicazione, che impariamo ancora prima di venire al mondo. Il grembo che ci ospita è la prima “scuola” di comunicazione, fatta di ascolto e di contatto cor por eo, dove cominciamo a familiarizzare col mondo esterno in un ambiente protetto e al suono rassicurante del battito del cuore della mamma. Questo incontro tra due esseri insieme così intimi e ancora così estranei l’uno all’altra, un incontro pieno di promesse, è la nostra prima esperienza di comunicazione. Ed è un'esperienza che ci accomuna tutti, perché ciascuno di noi è nato da una madre». Ma anche dopo nati restiamo, in un certo senso, in un grembo, che è quello della famiglia. Qui dialogano generazioni e generi diversi. Perché è «la famiglia il luogo dove si impara a convivere nella differenza. Differ enze di gener i e digener azioni, che comunicano prima di tutto perché si accolgono a vicenda, perché tra loro esisteun vincolo. E più largo è il ventaglio di queste relazioni, più sono diverse le età, e più ricco è il nostro ambiente di vita». In famiglia si impara a comunicare, si impara la parola, si impara a tessere legami, si impara a pregare.
«Quando la mamma e il papà fanno addormentare i loro bambini appena nati, molto spesso li affidano a Dio, perché vegli su di essi; e quando sono un po’ più grandi recitano insieme con loro semplici preghiere, ricordando con affetto anche altre persone, i nonni, altri parenti, i malati e i sofferenti, tutti coloro che hanno più bisogno dell’aiuto di Dio. Così, in famiglia, la maggior parte di noi ha imparato la dimensione religiosa della comunicazione, che nel cristianesimo è tutta impregnata di amore, l’amore di Dio che si dona a noi e che noi offriamo agli altri». Maria che visita Elisabetta è anche emblema della famiglia aperta, che si fa carico dei problemi degli altri. «La famiglia è viva», scrive Francesco, «se respira aprendosi oltre sé stessa, e le famiglie che fanno questo possono comunicare il loro messaggio di vita e di comunione, possono dare conforto e speranza alle famiglie più ferite, e far crescere la Chiesa stessa, che è famiglia di famiglie». E «non esiste la famiglia perfetta, ma non bisogna avere paura dell’imperfezione, della fragilità, nemmeno dei conflitti; bisogna imparare ad affrontarli in maniera costruttiva. Per questo la famiglia in cui, con i propri limiti e peccati, ci si vuole bene, diventa una scuola di perdono. Il per dono è una dinamica di comunicazione, una comunicazione che si logora, che si spezza e che, attraverso il pentimento espresso e accolto, si può riannodare e far crescere». In famiglia si impara ad ascoltare gli altri e a esprimere il proprio punto di vista in maniera rispettoso. A costruire dialogo e riconciliazione. E persino le famiglie segnate da una o più disabilità diventano scuola di dialogo quando riescono a non chiudersi. Possono insegnare alla scuola, alla parrocchia, alle associaizoni a diventare più accoglienti. Il Papa insiste: «In un mondo dove così spesso si maledice, si parla male, si semina zizzania, si inquina con le chiacchiere il nostro ambiente umano, la famiglia può essere una scuola di comunicazione come benedizione. E questo anche là dove sembra prevalere l’inevitabilità dell’odio e della violenza, quando le famiglie sono separate tra loro da muri di pietra o dai muri non meno impenetrabili del pregiudizio e del risentimento, quando sembrano esserci buone ragioni per dire “adesso basta”; in realtà, benedire anziché maledire, visitare anziché respingere, accogliere anziché combattere è l’unico modo per spezzare la spirale del male, per testimoniare che il bene è sempre possibile, per educare i figli alla fratellanza». C'è spazio anche per parlare dei nuovi media, nel messaggio di Bergoglio. per dire che essi possono ostacolare la comunicazione quando diventano un isolamento, un sottrarsi all'ascolto. ma possono anche favorirla se aiutano a entrare in contatto con i lontani, a condividere e raccontare. La sfida che oggi ci si presenta, conclude il Papa, «è, dunque, reimparare a raccontare, non semplicemente a produrre e consumare informazione. L’informazione è importante ma non basta, perché troppo spesso semplifica, contrappone le differenze e le visioni diverse sollecitando a schierarsi per l’una o l’altra, anziché favorire uno
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"Grazie, permesso e scusa" le parole chiave per un giusto modello di famiglia! "Grazie, permesso e scusa" ; queste le tre parole chiave per vivere in pace e gioia in famiglia. Quando in una famiglia non si è invadente, si chiede "permesso"; quando in una famiglia non si è egoista, si impara a dire grazie! E quando in una famiglia, uno se ne accorge che ha fatto una cosa brutta e sa chiedere scusa, in quella famiglia c'è pace e c'è gioia! "- queste le parole pronunciate da Papa Francesco, oggi, 29 Dicembre, in ricorrenza della festa della Santa famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, indetta con l'obiettivo di conferire un esempio a tutte le famiglie cristiane, che avrebbero potuto guardare con orgoglio al nucleo famigliare di Cristo, caratterizzato da tutte le normali problematiche che qualunque famiglia si trovi a dover affrontare. Ma la famiglia, (cristiana e non) pur es-
sendo il primo ambiente in cui inizia lo sviluppo umano, oggi sta vivendo una grave fase di crisi. La crisi può essere intesa come la paura di mettere al mondo un figlio, che dovrebbe essere accolto con tanto amore e gioia come per la famiglia di Nazareth; crisi riscontrata nell'amore, non più vissuto come sentimento che si dona reciprocamente, ma come qualcosa di materiale, una semplice ricerca del piacere personale ed egoistico; infine crisi nella fede della coppia. Inoltre sono soprattutto cambiati i rapporti reciproci fra i vari membri e il modo di "stare insieme". Sembra quasi che nelle famiglie moderne non ci sia più tempo e modo per il dialogo, per potersi raccontare e per poter comunicare le proprie emozioni, i propri stati d'animo, i propri problemi, di ciascun membro della famiglia, specialmente i figli. Sono soprattutto loro a risentire dell'assenza delle figure genitoriali dentro le mura domestiche, in quanto i genitori sempre di più prediligono la loro autoaffermazione a danno dell'affetto e dell' amore per i loro figli, che si rifugiano nei mondi virtuali dei videogiochi. Sembra quasi scomparire il piacevole ritrovarsi attorno alla tavola durante i pasti; si preferisce vedere la tv o messaggiare con l'ultimo modello di cellulare super tecnologico anziché scambiare quattro chiacchiere con i propri genitori, sorelle/fratelli, nonni... Stanno scomparendo i valori che hanno fatto sì che la famiglia di Nazareth potesse essere vista come il modello di famiglia da imitare: la fedeltà, l'amore e la completa dedizione agli altri. Perché è nella famiglia, prima che nella scuola, che si formano le generazioni future, le "Maria" e i "Giuseppe" del domani!
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Memoria di San Luigi Orione
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Don Luigi Orione nacque a Pontecurone (Alessandria), il 23 giugno 1872. E' conosciuto nel mondo come un un campione della santità cristiana, come il fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Affrontò problemi sociali ed ecclesiali di ogni genere, avvicinò alte personalità della politica, della cultura e della Chiesa, tutti illuminando con il suo sguardo sapiente e la sua azione generosa. Gli scritti di Don Orione hanno raggiunto una infinità di destinatari, a tutti portando conforto, intelligenza di fede, ricchezza di contenuti. "Il folle di Dio", ha azzardato il biografo Pronzato, mentre Papa Luciani ha riconosciuto in lui "lo stratega della carità". Lui si è definito "il facchino della Divina Provvidenza" e con altri simili epiteti che confessano la sua sconfinata fiducia Dio e la volontà di essergli umile servitore. Ignazio Silone l'ha paragonato a Trockij, perché "Trockij non fu il socialista del sabato sera e Don Orione non fu il prete della domenica mattina". Douglas Hyde gli ha dedicato una biografia dal titolo "Il bandito di Dio". Di Don Orione, il letterato Don Giuseppe De Luca ha detto che "era un uomo in stato permanente di ebbrezza spirituale". Pio XII alla sua morte, avvenuta il 12 marzo 1940, l'ha classificato come "padre dei poveri e insigne benefattore dell'umanità dolorante e abbandonata". Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 26 ottobre 1980, presentandolo alla Chiesa come "una meravigliosa e geniale espressione della carità cristiana", "fu certamente una delle personalità più eminenti di questo secolo per la sua fede cristiana apertamente vissuta", "ebbe la tempra e il cuore dell'Apostolo Paolo, tenero e sensibile fino alle lacrime, infaticabile e coraggioso fino all'ardimento, tenace e dinamico fino all'eroismo". Dallo stesso Papa polacco fu canonizzato il 18 maggio 2004. La sua santità ha suscitato e continua a generare fama e devozione nei fedeli, imitazione e sequela nei discepoli. Resta vivo il suo carisma, un dono perenne e universale fatto alla Chiesa, "trasmesso ai discepoli per essere da questi vissuto, custodito, approfondito e costantemente sviluppato in sintonia con la Chiesa" (MR 11).
IN ROMANIA I Figli della Divina Provvidenza Congregația Congrega ia San Luigi Orione Svolgono la loro missione in București(Voluntari) Iași Oradea
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Memoria di San Luigi Orione
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avanti all'urna di Don Orione, guardiamo ancora una volta quelle sue scarpe vecchie e sformate, con il buco nella suola. Guardando quelle scarpe torna in mente ciò che disse la dott.sa Maria Venturini, dell'équipe medica del Prof. Mons. Gianfranco Nolli che trattò il corpo di Don Orione.
“Quando lo rivestivamo – racconta l'esperta anatomopatologa -, i sacerdoti ci diedero un paio di scarpe nuove per i suoi piedi. Gliele mettemmo ma, stranamente, al mattino le trovammo sfilate. Riprovammo la sera seguente e, al mattino, le vedemmo di nuovo uscite dai piedi. Don Ignazio Terzi, con una motivazione che a noi parve un po' devota, ci disse che forse Don Orione non voleva scarpe nuove, ma scarpe usate, da povero. Gli mettemmo un vecchio paio di scarpe. Gli calzarono bene. Sono quelle che ancora rimangono ai piedi di Don Orione”.
UN PAIO DI SCARPE NUOVE, UN MEDICO, UNA CONVERSIONE
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n gesto di carità può servire nei disegni di Dio quale invito ad una sincera conversione. Racconta don Sparpaglione: «Una sera d'inverno del 1900, mentre infuriava una bufera di neve, don Orione di ritorno a piedi da una missione predicata in un paese di montagna, bussò alla porta del parroco di Borgoratto Mormorolo (PV) e fu ospite gradito quanto inaspettato. Era fradicio e stanco. Fu cambiato d'abito, ristorato e regalato di un bel paio di scarpe nuove che subito calzò in sostituzione delle vecchie, al solito sfondate. Si trovava in canonica il dottor Alberto Bernardelli e avendo don Orione espresso il desiderio di proseguire al più presto, si offrì di accompagnarlo sul proprio calesse fino a Casteggio. Partirono la mattina e giunti alla Fornace di Staghiglione ci fu una sosta perché il medico era impegnato in una visita. Nel frattempo un mendicante male in arnese si avvicinò a don Orione, che rimaneva solo sul calesse, e domandò l'elemosina. Don Orione non stette su a pensarci: si slacciò una dopo l'altra le scarpe nuove che aveva ai piedi e le consegnò al povero rimettendosi quelle logore ancora marcie di acqua; e dei due non si saprebbe dire chi fosse più felice. Il dottore arrivò in tempo ad assistere a quella scena insolita e lì per lì disapprovò il gesto di don Orione. Ma Dio l'aveva condotto a quell'incontro perché l'immagine del sacerdote caritatevole tornasse alla sua mente in un'ora grave della vita. Una mattina dell'ottobre 1924, mentre a cavallo e disarmato si recava in visita, un pazzo criminale lo assalì proditoriamente e gli scaricò addosso due colpi di fucile. Ricevuti i primi soccorsi, fu trasportato all'ospedale di Voghera dove per parecchi giorni versò in pericolo di vita. I congiunti, le suore e il cappellano cercavano di insinuargli l'idea dei sacramenti da molti anni negletti; ma egli nicchiava. Finalmente espresse il desiderio di vedere don Orione. Il giorno dopo ad ora tardissima don Orione giungeva al suo capezzale, viaggiando direttamente da Roma a Voghera. Baciò il ferito tra lacrime di commozione e gli raccontò di essere accorso per aver letto il fatto sui giornali. Dopo averlo confortato ne ascoltò la confessione, lo comunicò ed ebbe in seguito la gioia di saperlo fuori pericolo. Nell'economia della Provvidenza anche un paio di scarpe, donate, possono valere la conquista di un'anima »
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Chiamati a dare vita a ogni creatura L'ascensione del Signore è una festa difficile: come far festa per una persona cara che ci lascia? Ma Gesù non se ne è andato, se non dai nostri sguardi. Non è andato in alto, ma avanti; assente e più presen‐ te che mai. Egli è il Vicino‐lontano (Margherita Porete): oltre il cielo e dentro tutte le creature, alto e più intimo a me di me stesso. «Ascensione non è un percorso cosmico geografico ma è la navigazione del cuore che ti con‐ duce dalla chiusura in te all'amore che abbraccia l'u‐ niverso» (Benedetto XVI). «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura». Le ultime parole del Signore ci permettono di gettare uno sguardo sul cuore di Gesù, sulla sua passione più grande: dare vita ad ogni creatura, in ogni angolo della terra. E per farlo sceglie creature imperfette, dalla fede fragile. Come noi, come me. Infatti se io dovessi dire del Vangelo solo ciò che riesco a vivere, dovrei tacere subito. Ma io non annuncio me stesso e le mie conquiste, bensì una parola che mi ha rubato il cuore, un Si‐ gnore che mi ha convinto e mi ha sedotto, mi ha legato a sé e legandomi mi ha liberato. Annuncio un progetto verso cui cammino e che spero di riuscire, un giorno, a vivere. Ognuno di noi riceve oggi la stessa missione degli Apostoli: Annunciate. Niente altro. Non dice: orga‐ nizzate, occupate i posti chiave, assoggettate, ma semplicemente proclamate. Non la soluzione di tut‐ ti i problemi, non una risposta a tutto, ma il Vangelo, la vita e la persona di Cristo, forza ascensionale del cosmo. Il versetto che chiude il Vangelo di Marco apre il mio Vangelo: Il Signore operava insieme con loro. Il verbo greco suona così: Il Signore agiva in sinergia con loro, era parte della loro energia. Molte volte ho udito un'espressione che suonava come lamento: con le mie sole forze non ce la farò mai! Ma par‐ lare di sole mie forze è una frase senza senso cristiano. Perché io non sono mai con le mie sole forze, c'è sempre in me forza della mia forza, pace della mia pace, radice delle mie radici, sempre c'è, in‐ trecciata alla mia debolezza la forza di Cristo. Il Vicinolontano è la forza del cuore. Bella definizio‐ ne di Gesù offerta oggi dal Vangelo: Il Signore è energia che opera con i credenti. Cristo opera con te, in ogni gesto di bontà, in ogni parola fresca e viva; costruisce con te quando costruisci pace. E partirono e predicarono dappertutto. Il Signore chiama gli undici a questa navigazione del cuore, li spinge a pensare in grande a guardare lontano: il mondo è tuo. Perché crede in loro, crede nell'uomo. Ha fiducia in me, più di quanta ne abbia io stesso; sa che riu‐ sciremo a contagiare di Spirito e di nascite chi ci è affidato.
h t t p s : / / s i t e s . g o o g l e . c o m/ s i t e / a d e s t e r o m a n i a c o m u n i t a i t a l i a n a /
ADESTE COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA
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BEATO ANTON DURCOVICI Primo anniversario 2014 17 Maggio 2015
me contro i cattolici. Il 26 giugno dello stesso anno, venne arrestato mentre andava alla parrocchia Popeşti-Leordeni di Bucarest, per amministrare il sacramento della cresima. Dopo molte torture, mal-
trattamenti e offese, venne portato nella «Atteggiamento forte, non rinuncia prigione del al papato. Elemento ostile al regi- ministero degli me, istiga le masse, canalizza il Interni, dove clero suddito sulla linea anti-democratica». Con que- restò fino al ste poche righe la Securitate, la famigerata polizia po- giugno 1950, litica del regime comunista romeno, descriveva il ve- quando fu trascovo di Iaşi, Anton Durcovici (1888-1951). Una no- sferito nel teta informativa la cui naturale conseguenza fu l’elimi- mutissimo carcere di Jilava. nazione fisica del presule martire, che per questo è La successiva tappa della sua personale via crucis, fu sato beatificato il 17 maggio 2014 a Iasi dal cardinale quella a Sighetu Marmatiei, dove già erano stati imAngelo Amato, prefetto della Congregazione delle prigionati altri vescovi. Con loro e con i sacerdoti recause dei santi, che ha presieduto il rito in rappresen- clusi pregò e soffrì per la fede, incoraggiando tutti a tanza di Papa Francesco. portare la croce pazientemente e con amore per Cristo, in vista della salvezza. Quindi venne isolato e trasferiLa persecuzione ebbe inizio il 1° dicembre 1948, con to in un altro bunker, seminudo e privato del cibo neil varo di una legge, che rencessario, con scarsissima aria 17 maggio 2014 Iasi Stadio deva la Chiesa grecoe luce, fatto oggetto di insulBEATIFICAZIONE cattolica illegale. I vescovi, ti, di oltraggi e di maltrattauno dopo l’altro, furono inmenti, fino a che fu ridotto a carcerati. Il governo comuniuna larva. E benché, mentalsta voleva creare una sola mente sia sempre rimasto Chiesa nazionale, separata da lucido e in pieno possesso Roma. In questa situazione delle proprie facoltà intelletcritica, il vescovo Durcovici tuali, dal punto di vista fisico e quello di Alba Iulia, Marton poté resistere solo tre mesi in Aron, elaborano insieme un quella prigione. manifesto di dissenso: «La Lo lasciarono morire di fame Chiesa cattolica in Romania nella cella numero 13 il giorfa parte della Chiesa romanono 10 dicembre 1951. Don cattolica, a capo della quale Rafael Friederich, sacerdote vi è il Papa». E come risposta della sua diocesi, ha testimoall’atteggiamento ateo dello Stato, dopo l’ingresso niato che mentre puliva i corridoi si avvicinò alla sua nella diocesi di Iaşi, avvenuto il 14 aprile 1948, Dur- cella e gli disse in latino: «Ego sum Friederich». covici cominciò la visita pastorale in tutte le parrocDall’interno rispose una voce debole: «Antonius muchie e il 22 agosto seguente le consacrò al Cuore im- ribundus. Morior fame e siti. Da mihi absolutionem». macolato di Maria, risvegliando la fede nelle comuni- E in quello stesso giorno il tà. vescovo Durcovici morì. La Securitate aveva paura a intervenire, perché teme- Fu sepolto di notte, nel va la reazione popolare, e in questo contesto sociocimitero «ruteno» senza politico, il vescovo fu costretto a sopportare grandi che alcuno fosse presente. pressioni: durante le celebrazioni, gli ufficiali della La sua tomba fu camuffata polizia politica ascoltavano con attenzione le omelie e dalla Securitate per non i discorsi che poi trascrivevano per trovarvi riferimen- poter essere identificata. ti politici. Queste note informative contenevano deci- Era nato sessantatré anni ne di accuse al vescovo per incriminarlo. Ma parados- prima, il 17 maggio 1888 salmente, esse hanno finito per costituire una prova a Bad Deutsch – Altentestimoniale della fede granitica del martire e il suo burg, in Austria in una filiale attaccamento al Papa. famiglia modesta: il padre, All’inizio del 1949, la persecuzione giunse al culmi- Francisc, era bracciante in ne. Il vescovo Durcovici alzò coraggiosamente la pro- una cava di pietre; la madre, Maria, nata Mittermeier, pria voce per condannare le azioni promosse dal regi- era casalinga.
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mezzi di comunicazione hanno romanticamente ribattezzato il signor Carlos Samaria “il calzolaio del Papa”. Ma varcando la grande porta a vetri della sede del Grupo Alemana, a Buenos Aires, tutto si può pensare tranne che si stia entrando nella bottega di un ciabattino. Il Grupo Alemana – di cui Samaria è proprietario e presidente – è la più antica e grande azienda ortopedica d’Argentina, e fornisce protesi di ogni tipo a chirurghi e cliniche. È vero, però, che da oltre 40 anni Samaria realizza le scarpe ortopediche di padre Bergoglio, suo fraterno amico. Samaria, 81 anni portati meravigliosamente e un italiano sorprendente («Sono di origini vicentine e in casa mia si parlava veneto», dice), ci accoglie con un sorriso nel suo quartier generale, in un’antica residenza di calle (via) Montevideo 865, nel cuore della capitale. Dopo il rituale cafecito (la nostra tazzina di caffè), Samaria sfoglia una copia di Il mio Papa e scoppia a ridere. «Ha imparato a sorridere il mio amico Jor‐ ge!», commenta. «Qui era sempre serio… Non dico burbero, per carità, ma serio. Sentiva molto il peso della responsabilità. Adesso sorride sempre! Vuol dire che Dio l’ha proprio toc‐ cato con un dito». Come vi siete conosciuti? «È stato tanto tempo fa, era an‐ cora prete. Qui vicino c’è il collegio gesuita di San Miguel dove insegnava: veniva a di‐ re messa nella cappelletta dell’a‐ zienda. È diventato cliente e poi amico. Andavo a trovarlo in arci‐ vescovato alle 7, per non fargli perdere tempo: lui si alzava al‐ le 4.30, diceva le preghiere e al‐ le 7.30cominciava a ricevere i fe‐ deli». Che persona è? Un uomo speciale. Pensi che qui a Buenos Aires ha creato una clinica per il recupero degli alcolizzati fi‐ nanziandola con i suoi soldi. Il suo occhio è rivolto sem‐ pre ai poveri, a quelli che la società ha lasciato ai margini. Andava nelle Villas (le baraccopoli), istruiva le persone che vi abitano, si dedicava a loro. Una volta ha celebrato messa a Plaza Constitucion, una piazza enorme sempre zeppa di prostitute, per invitarle a cambiare vita. Una cosa del genere non si era mai vi‐ sta» Di che cosa parlavate? «Di tutto. È un uomo molto aperto, che sa adattarsi a qualsiasi interlocutore: non ha barriere. La sua gran‐
de ambizione è fa‐ re dialogare le grandi confessioni monotei‐ ste, cristiani, musulma‐ ni, ebrei». Come cliente invece che tipo è? «Ah, non è un buon cliente! Non vuole mai scarpe nuove, un paio gli dura quattro anni. Gli piace camminare con le scarpe vissute. Mi ha detto: “Samaria non farmene più, ne ho già tre paia”». Perché usa scarpe ortopediche, che problema ha? «Nulla di grave: gli è “andato giù” il metatarso». Ha telefonato anche a lei? «Certo, tre o quattro giorni dopo l’elezione. Mi ha invitato ad andarlo a trovare e io l’ho un po’ preso in giro: “Guardi, padre Jorge, che più grande è il manico del‐ la pentola, più brucia le mani! Le porto dei guanti di amian‐ to”». E a Roma, poi, è venuto? «Sì, con i miei figli. È stato incredibile perché quando un tuo amico… »,e qui Carlos Samaria deve interrompersi: le lacrime di commozione non gli permettono di andare avanti. «…un tuo amico non lo vedi per tanto tem‐ po, è normale… Ma quando un tuo amico, uno che veniva a mangiare qui con noi, te lo ritrovi che è il pon‐ te tra Dio e gli uomini è sconvolgen‐ te. Pensi che quando veniva qui e io provavo a baciargli l’anello, come si usa con un cardinale, lui s’infasti‐ diva: non amava quel rituale. An‐ che a Casa Santa Marta mi ha accol‐ to a braccia aperte: “Samaria!”… Quando l’ho chiamato Santità mi ha chiesto di chiamarlo padre Bergo‐ glio come sempre. Sapesse quante “litigate” abbiamo fatto qui a Buenos Aires: non ne voleva sapere di farsi accompagnare dal mio autista. Veniva in metropolitana, perché gli piace parlare con le persone per strada. Credo che la cosa che a Roma gli manchi di più sia proprio questa». Pensa che verrà in Argentina? «Lo vorrebbe tanto, perché gli mancano i “suoi” poveri. Ma credo che abbia paura di essere strumentalizzato dalla politica. Lui la conosce bene: con la presidentessa Cristina Kirchner erano come cane e gatto… Lui non si piega, è determi‐ nato. Prego tutti i giorni che Dio gli dia cinque co‐ se:animo, salute, ispirazione, coraggio e forza».
Le scarpe argentine di Papa Francesco, “ parlano” Italiano
(Andrea Di Quarto -il mio Papa, 29.9.2014)
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ADESTE n°20/ ANNO 4°-17.05.2015 Edmondo De Amicis: Il narratore per eccellenza dell'Italia risorgimentale. Così viene ricordato Edmondo De Amicis nei libri di storia e nei manuali di letteratura italiana, che ne esaltano la sua attività di scrittore e pedagogo. Nato a Oneglia, frazione d'Imperia (in Liguria), prese parte con il grado di sottotenente all'infelice Battaglia di Custoza, nel quadro della Terza guerra d'indipendenza italiana. Animato dagli ideali risorgimentali del suo tempo, traspose il suo impegno nella scrittura giornalistica, prima a Torino e poi a Firenze, dove collaborò per La Nazione. Tornato a Torino, iniziò la redazione del suo capolavoro assoluto, Cuore, che pubblicò il 18 ottobre del 1886 per la casa editrice Treves, ottenendo un successo senza precedenti: ristampato in 40 edizioni e in seguito tradotto in 25 lingue, fu adottato come testo formativo per i ragazzi di ogni generazione. Eletto a socio dell'Accademia della Crusca nel 1903, cinque anni dopo, l'11 marzo, De Amicis si spense a Bordighera.
Nel marzo 1884 lo scrittore e giornalista Edmondo de Amicis decise di imbarcarsi su un piroscafo che trasportava in Argentina, oltre ai passeggeri che viaggiavano per affari o per diletto, anche circa 1500 nostri connazionali emigranti. Il suo scopo era quello di documentare, con un'approfondita inchiesta giornalistica, un fenomeno che stava assumendo dimensioni sempre più imponenti, e che a cavallo dei due secoli avrebbe inciso profondamente sulle sorti del nostro paese. Da questo viaggio nacque, cinque anni più tardi, un romanzo intitolato Sull'oceano. IL VIAGGIO TRANSOCEANICO DEGLI EMIGRANTI TALIANI
.Quando arrivai, verso sera, l'imbarco degli emigranti era già cominciato da un'ora, e il Galileo, congiunto alla calata da un piccolo ponte mobile, continuava a insaccar miseria: una processione interminabile di gente che usciva a gruppi dall'edifizio dirimpetto, dove un delegato della Questura esaminava i passaporti. La maggior parte, avendo passato una o più notti all'aria aperta, accucciati come cani per le strade di Genova, erano stanchi e pieni di sonno. Operai, contadini, donne con bambini alla mammella, ragazzetti che avevano ancora attaccata al petto la piastrina di latta dell'asilo infantile passavano, portando quasi tutti una seggiola pieghevole sotto il braccio, sacche e valigie d'ogni forma alla mano o sul capo, bracciate di materasse e di coperte, e il biglietto col numero della cuccetta stretto fra le labbra. […] Via via che salivano, gli emigranti passavano davanti a un tavolino, a cui era seduto l'ufficiale Commissario; il quale li riuniva in gruppi di mezza dozzina, chiamati ranci, inscrivendo i nomi sopra un foglio stampato, che rimetteva al passeggiere più anziano, perché andasse con quello a prendere il mangiare in cucina, all'ore dei pasti. […] Poi le famiglie si separavano: gli uomini da una parte, dall'altra le donne e i ragazzi erano condotti ai loro dormitori. Ed era una pietà veder quelle donne scendere stentatamente per le scalette ripide, e avanzarsi tentoni per quei dormitori vasti e bassi, tra quelle innumerevoli cuccette disposte a piani come i palchi delle bigattiere, […] Finalmente s'udirono gridare i marinai a poppa e a prua ad un tempo: - Chi non è passeggiere, a terra! Queste parole fecero correre un fremito da un capo all'altro del Galileo. In pochi minuti tutti gli estranei discesero, il ponte fu levato, le gomene tolte, la scala alzata: s'udì un fischio, e il piroscafo si cominciò a muovere. Allora delle donne scoppiarono in pianto, dei giovani che ridevano si fecero seri, e si vide qualche uomo barbuto . fino allora impassibile, passarsi una mano sugli occhi. […] Ma lo spettacolo era la terza classe, dove la maggior parte degli emigranti, presi dal mal di mare, giacevano alla rinfusa, buttati attraverso alle panche, in atteggiamento di malati o di morti, coi visi sudici e i capelli rabbuffati, in mezzo a un grande arruffio di coperte e di stracci. […] Anche quelli che non soffrivano avevan l'aria abbattuta, e più l'aspetto di deportati che d'emigranti. Pareva che la prima esperienza della vita inerte e disagiata del bastimento avesse smorzato in quasi tutti il coraggio e le speranze con cui eran partiti e Cartolina del Mauritania, uno dei più grandi transatlantici dei primi che in quella prostrazione d'animo succeduta all'agi- del Novecento che copriva i collegamenti tra l'Europa e New York. tazione della partenza, si fosse ridestato in essi il senso di tutti i dubbi, di tutte le noie e amarezze degli ultimi giorni della loro vita di casa, […] Il Galileo portava mille e seicento passeggeri di terza classe, dei quali più di quattrocento tra donne e bambini. […] Tutti i posti erano occupati. […] tutta la prua […] vasta piazza affollata di passeggeri, che ha lungo i due lati le stalle dei bovi e dei cavalli, le stie dei piccioni e delle galline, le gabbie dei montoni e dei conigli, in fondo il lavatoio a vapore e il macello, di qua i cernieri dell'acqua dolce e gli acquai marini, nel mezzo la casetta dell'osteria e la boccaporta dei dormitori femminili, chiusa da una bizzarra sovrapposizione di tetti vetrati, che servon di sedili alle donne.
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I
Letture:
At 1,1-11 Sal 46 Ef 4,1-13 Mc 16,15-20
INTRODUZIONE C- Nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo C- La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. ATTO PENITENZIALE C- Cristo, avendo offerto il suo sacrificio per i peccati, si è assiso alla destra di Dio e intercede a nostro favore. Per mezzo di lui, chiediamo perdono delle nostre colpe. Breve pausa di riflessione Signore, che ascendendo al cielo, hai glorificato la nostra umanità, abbi pietà di noi. Signore, pietà Cristo, splendore della gloria del Padre, abbi pietà di noi. Cristo, pietà Signore, che sei garante della perenne effusione dello Spirito Santo, abbi pietà di noi. CDio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. TAmen
GLORIA
Gloria a Dio nell’alto dei cieli. E pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen
COLLETTA C- Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre, per il mistero che celebra in questa liturgia di lode, poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro Capo, nella gloria. Egli è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità S&*+,-% L&''("% dello Spirito Santo... T- Amen Dalla lettera di S.Paolo Apostolo agli Efesini LITURGIA DELLA PAROLA Fratelli, io, prigioniero a motivo ( del Signore, vi esorto: comportaP"#$% L&''("% tevi in maniera degna della chiaDagli atti degli apostoli. mata che avete ricevuto, con ogni Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece umiltà, dolcezza e magnanimità, e insegnò dagli inizi fino al giorno in sopportandovi a vicenda nell’acui fu assunto in cielo, dopo aver da- more, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezto disposizioni agli apostoli che si zo del vincolo della pace. era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, do- Un solo corpo e un solo spirito, po la sua passione, con molte prove, come una sola è la speranza alla durante quaranta giorni, apparendo quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trova- Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di va a tavola con essi, ordinò loro di tutti, che è al di sopra di tutti, openon allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento del- ra per mezzo di tutti ed è presenla promessa del Padre, «quella – dis- te in tutti. A ciascuno di noi, tuttase – che voi avete udito da me: Gio- via, è stata data la grazia secondo vanni battezzò con acqua, voi inve- la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha ce, tra non molti giorni, sarete batportato con sé prigionieri, ha ditezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli stribuito doni agli uomini». Ma domandavano: «Signore, è questo il cosa significa che ascese, se non tempo nel quale ricostituirai il regno che prima era disceso quaggiù per Israele?». Ma egli rispose: «Non sulla terra? Colui che discese è lo spetta a voi conoscere tempi o mo- stesso che anche ascese al di somenti che il Padre ha riservato al suo pra di tutti i cieli, per essere piepotere, ma riceverete la forza dallo nezza di tutte le cose. Spirito Santo che scenderà su di voi, Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere proe di me sarete testimoni a Gerusafeti, ad altri ancora di essere lemme, in tutta la Giudea e la Saevangelisti, ad altri di essere pamarìa e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, stori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fis- allo scopo di edificare il corpo di sando il cielo mentre egli se ne an- Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza dava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la mie dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo sura della pienezza di Cristo. Gesù, che di mezzo a voi è stato as- Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio. sunto in cielo, verrà allo stesso modo Tin cui l’avete visto andare in cielo» CANTO AL VANGELO Parola di Dio. Alleluia,Alleluia,Alleluia TRendiamo grazie a Dio Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice il Signore. Ecco, io sono con voi SALMO RESPONSORIALE R. Ascende il Signore tra can- tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Alleluia,Alleluia,Alleluia ti di gioia. Popoli tutti, battete le mani! C- Il Signore sia con voi E con il tuo Spirito! Acclamate Dio con grida di gioia, Tperché terribile è il Signore, l’Altissimo,grande re su tutta la terra. R/ Ascende Dio tra le acclama- In quel tempo, Gesù apparve agli zioni, il Signore al suono di trom- Undici e disse loro: «Andate in tutto il ba. Cantate inni a Dio, cantate in- mondo e proclamate il Vangelo a ni, cantate inni al nostro re, canta- ogni creatura. Chi crederà e sarà te inni. R/ battezzato sarà salvato, ma chi non Perché Dio è re di tutta la crederà sarà condannato. Questi terra, cantate inni con arte. Dio saranno i segni che accompagneregna sulle genti, Dio siede sul ranno quelli che credono: nel mio suo trono santo.R/ nome scacceranno demòni, parle-
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ranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.Parola del Signore.
Per coloro che stanno per ricevere la Cresima, completando così il cammino iniziato con il Battesimo, perché trovino nelle comunità cristiane testimoni autentici e sincera accoglienza alle loro domande e speranze, preghiamo. Per tutti noi, perché il Signore Gesù possa illuminare gli occhi della nostra mente, per scoprire la randezza della speranza alla quale ci ha chiamati e dell'eredità che ci è stata promessa, preghiamo. OMELIA (seduti) C- O Signore risorto, che per CREDO in un solo Dio, Padre on- tutti i tuoi figli hai preparato un nipotente, creatore del cielo e posto nella tua casa, fa' che il dedella terra, di tutte le cose visibili siderio del cielo ci renda solleciti e invisibili. Credo in un solo Si- nel compiere la tua volontà e atgnore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre pri- tenti ai desideri dei fratelli che vivono accanto a noi. Tu che vivi e ma di tutti i secoli: Dio da Dio, regni nei secoli dei secoli. Amen Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della C- Pregate, fratelli e sorelle, perstessa sostanza del Padre; per ché portando all’altare la gioia e la mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Pala nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito dre onnipotente. santo si è incarnato nel seno T- Il Signore riceva dalle tue madella vergine Maria e si è fatto ni questo sacrificio a lode e gloria uomo. Fu crocifisso per noi sot- del suo nome, per il bene nostro e to Ponzio Pilato, morì e fu sepol- di tutta la sua santa Chiesa. to. Il terzo giorno è risuscitato, (in piedi) secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. C- Accogli, Signore, il sacrificio E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il che ti offriamo nella mirabile ascensione del tuo Figlio, e per questo suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signo- santo scambio di doni fa' che il nore e dà la vita, e procede dal Pa- stro spirito si innalzi alla gioia del dre e dal Figlio. Con il Padre e il cielo. Per Cristo nostro Signore TAmen Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. PREGHIERA EUCARISTICA Credo la Chiesa, una santa cat- C- Il Signore sia con voi. tolica e apostolica. Professo un TE con il tuo spirito. solo battesimo per il perdono dei C- In alto i nostri cuori. peccati. Aspetto la risurrezione TSono rivolti al Signore. dei morti e la vita del mondo che C-Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. verrà. Amen. TÈ’ cosa buona e giusta. PREGHIERA DEI FEDELI C- Nel giorno in cui Gesù risor- C- È veramente cosa buona e giusta, che tutte le creature in cieto è tornato al Padre, innalziamo lo e sulla terra si uniscano nella con fiducia le nostre preghiere nell'attesa del suo ritorno glorio- tua lode, Dio onnipotente ed eterso. Preghiamo insieme e diciamo: no. Il Signore Gesù, re della gloria, vincitore del peccato e della Guarda i tuo figli, Signore. Per la Chiesa, perché svolga morte, oggi è salito al cielo tra il coro festoso degli angeli. Mediacon rinnovato entusiasmo il suo impegno missionario di annuncia- tore tra Dio e gli uomini, giudice del mondo e Signore dell'univerre il Vangelo fino ai confini del so, non si è separato dalla nostra mondo, preghiamo. Per il Papa, i vescovi, i pre- condizione umana, ma ci ha presbiteri e tutti i missionari del Van- ceduti nella dimora eterna, per gelo, perché possano promuove- darci la serena fiducia che dove è re sempre gli autentici valori del lui, capo e primogenito, saremo Vangelo, testimoniando l'amore, anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria. Per questo mistela verità, la giustizia e la pace, ro, nella pienezza della gioia papreghiamo.
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squale, l'umanità esulta su tutta la terra, e con l'assemblea degli angeli e dei santi canta l'inno della tua gloria. TSanto, Santo… DOPO LA CONSACRAZIONE
CMistero della fede TAnnunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA C - Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. TAmen TP A D R E NO S T R O ….. C- Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. T- Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C- Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli TAmen C - La pace del Signore sia sempre con voi. T- E con il tuo spirito. C - Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. T - Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C - Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. T - O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C- Dio grande e misericordioso, che nel Signore risorto riporti l'umanità alla speranza eterna, accresci in noi l'efficacia del mistero pasquale con la forza di questo sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore. Amen. C- Il Signore sia con voi. TE con il tuo spirito. C- Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo Amen. C- Nel nome del Signore: andate in pace. TRendiamo grazie a Dio
ADESTE n°20/ ANNO 4°-17.05.2015
data nascita: giovedĂŹ 18 maggio 1939 (75 anni fa) data morte: sabato 23 maggio 1992 (22 anni fa)
Giovanni Falcone: Un magistrato che ha dedicato la vita alla lo!a contro la maďŹ a, per mol% il piĂš alto esempio italiano di uomo delle is%tuzioni. Tra i primi a parlare di Cosa Nostra come "organizzazione parallela allo Stato", i suoi metodi di lavoro innovarono l'a0vitĂ inves%ga%va. Nato a Palermo, conseguita la laurea in Giurisprudenza con lode all'UniversitĂ di Palermo, nel 1964 vinse il concorso in magistratura e ricoprĂŹ per circa dodici anni il ruolo di sos%tuto procuratore presso il Tribunale di Trapani. Chiamato dal giudice Rocco Chinnici (vi0ma di un a!entato insieme alla scorta) a inves%gare sulla criminalitĂ siciliana e sui conta0 con quella americana, nel 1982 entrò nel pool an%maďŹ a ideato dallo stesso Chinnici e dire!o da Antonino Caponne!o. Insieme con altri colleghi, su tu0 l'amico ďŹ dato Paolo Borsellino, inaugurò un nuovo approccio nelle indagini, a!raverso un'eďŹƒcace ges%one dei pen%%. Uno di ques%, Tommaso Busce!a, gli svelò la stru!ura tentacolare della cupola siciliana, dando un contributo decisivo all'organizzazione del primo, storico, maxiprocesso alla maďŹ a. Il procedimento si aprĂŹ il 10 febbraio del 1986, portando alla sbarra oltre 400 imputa%, tra cui boss la%tan% come Riina e Bernardo Provenzano. Seguirono anni di delusioni, come la mancata nomina a successore di Caponne!o e lo scioglimento del pool, e di veleni, lega% alle le!ere anonime del famigerato "Corvo" e alle invidie dei colleghi (da cui l'espressione "palazzo dei veleni" per indicare la Procura di Palermo). Scampato a un primo a!entato nel 1989, nella sua villa all'Addaura, fu nominato Procuratore aggiunto di Palermo dal CSM e in seguito chiamato a dirigere la sezione Aari Penali del ministero di Grazia e Gius%zia, presieduto da Claudio Martelli. Accusato da mol% di brama di potere, per la sua candidatura a coordinare il nuovo proge!o di una Superprocura an%maďŹ a (ideato insieme con Martelli), riceve!e l'incarico di "superprocuratore" il 22 maggio del 1992. Il giorno dopo perse la vita, con la moglie e tre agen% della scorta, nella tragica strage di Capaci, di cui furono accusa%, come manI SANTI DELLA dan%, Riina e Provenzano. "Medaglia d'oro al valor civile", nel 2006 venne SETTIMANA inserito dal se0manale Time tra gli DOM.17 ASCENSIONE DEL SIGNORE eroi degli ul%mi 60 anni
LUN. 18
S. Giovanni I papa
MART.19
S. Celestino V
MERC.20
S.Bernardino da Siena
GIOV.21
S. Vittorio
VEN.22
S. Rita da Cascia
SAB. 23
S. Desiderio
Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp
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C7 8: Chiesa romano-cattolica dei Piaristi. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii� din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00
B : Preasfantul Mantuitor
(Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, BucureĹ&#x;ti tel./ fax: 021-314.18.57, don Roberto Polimeni, Tel:0770953530
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