ADESTE nr. 06 Domenica 09 Febbraio 2020

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Chiesa vuole esser sempre più e sempre meglio la "locanda" del Buon Samaritano che è Cristo, cioè la casa dove potete trovare la sua grazia che si esprime nella familiarità, nell'accoglienza, nel sollievo». È uno dei passaggi centrali del messaggio che papa Francesco ha diffuso in vista della Giornata mondiale del malato (QUI), che la Chiesa celebrerà per la ventottesima volta l’11 febbraio 2020. Il titolo del messaggio prende una frase pronunciata da Gesù e riportata dal Vangelo di Matteo: «Venite a me , voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». Parole che, sottolinea il Papa, «esprimono la solidarietà del Figlio dell’uomo» verso una «umanità afflitta e sofferente» e che rivolge agli ammalati e a quanti sentono di vivere in una condizione di fragilità. Perché Gesù Cristo nutre questi sentimenti?» si domanda il Papa che risponde: «Perché Egli stesso si è fatto debole, sperimentando l’umana sofferenza e ricevendo a sua volta ristoro dal Padre». Una vicinanza che Gesù offre a tutti gli ammalati, in qualunque situazione si trovino, soprattutto quando in alcune circostanze «si avverte a volte una carenza di umanità e risulta perciò necessario personalizzare l’approccio al malato, aggiungendo al curare, il prendersi cura per una guarigione umana integrale». Ecco allora che il Papa ribadisce il compito della Chiesa di essere «locanda del Buon Samaritano». In tutto questo, ovviamente, il Papa non dimentica gli operatori sanitari che «con competenza agiscono facendo sentire la presenza di Cristo, che offre consolazione e si fa carico della persona malata curandone le ferite». «Pertanto – dice il Papa rivolgendosi agli operatori sanitari – il vostro agire sia costantemente proteso alla dignità e alla vita della persona, senza alcun cedimento ad atti di natura eutanasica, di suicidio assistito o soppressione della vita, nemmeno quando lo stato della malattia è irreversibile». «Ricordiamo che la vita è sacra e appartiene a Dio – ribadisce con chiarezza papa Francesco nel Messaggio per la Giornata mondiale del malato –, pertanto è inviolabile e indisponibile. La vita va accolta, tutelata, rispettata e servita dal suo nascere al suo morire». Nessuna scorciatoia, dunque, nelle cure ai malati, ma anche nessun omissione da parte degli Stati nella possibilità di accedere alle cure. Anche in questo caso l’appello di papa Francesco è chiaro: «Mi rivolgo pertanto alle istituzioni sanitarie e ai governi di tutti i Paesi del mondo, affinché per considerare l’aspetto economico, non trascurino la giustizia sociale» e «si cooperi perché tutti abbiano accesso a cure adeguate per la salvaguardia e il recupero della salute»


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ra le migliaia di guarigioni miracolose avvenute per intercessione della Beata Vergine Maria di Lourdes, solo 70 sono state ufficialmente riconosciute dalla Chiesa. Eccone 2. Anna SANTANIELLO. Entrata alle piscine su una barella, ne esce a piedi. Nata a Salerno (Italia). Malattia : Morbo di Bouillaud. Età : 41 anni. Guarita il 19-08-1952 all’età di 41 anni. Miracolo riconosciuto da Mons. Gerardo Pierro, arcivescovo di Salerno, il 21-09-2005. Nata nel 1911, Anna Santaniello si è gravemente ammalata di cuore dopo una febbre reumatica. Affetta da “disnpea intensa e persistente”, conosciuta anche come malattia di Bouillaud, manifesta disturbi del linguaggio, impossibilità a camminare nonché gravi attacchi di asma, cianosi del viso e delle labbra e un edema crescente degli arti inferiori. Il 16 agosto 1952 si reca in pellegrinaggio a Lourdes con l’organizzazione italiana UNITALSI. Affronta il viaggio a Lourdes in treno, su una barella. Durante il soggiorno viene alloggiata presso l’Asile Notre Dame (antenato dell’attuale Accueil Notre Dame, nel Santuario) e viene tenuta sotto costante controllo medico. Il 19 agosto viene trasportata, con la barella, alle piscine. Ne esce da sola. Quella sera stessa, partecipa alla fiaccolata mariana. Il 21 Settembre 2005, la guarigione miracolosa di Anna Santaniello viene ufficialmente riconosciuta da Mons. Gerardo Pierro, arcivescovo di Salerno. Anna Santaniello ha detto, più tardi, che nonostante fosse malata, non aveva pregato per sé stessa a Lourdes, davanti alla Grotta, ma per un giovane di 20 anni, Nicolino, che aveva perso l’uso delle gambe dopo un incidente. Nubile, dopo il suo ritorno in Italia, si è presa cura di centinaia di bambini svantaggiati, esercitando la professione di infermiera pediatrica. Vittorio MICHELI. Il cacciatore alpino ed il terribile cancro… Nato il 6 febbraio 1940, a Scurelle (Italia). Malattia : Sarcoma dell’anca sinistra. Guarito il 1° giugno 1963, a 23 anni. Miracolo riconosciuto il 26 maggio 1976 da Mons. Alessandro Gottardi, arcivescovo di Trento. Chi potrebbe pensare che il barelliere Vittorio Micheli è il 63° miracolato di Lourdes, lui così discreto e così spesso presente a Lourdes per servire con semplicità gli ammalati? Nel 1962, il giovane cacciatore alpino Micheli viene ricoverato all’ospedale di Verona, in Italia. Soffre terribilmente ad un’anca. La diagnosi arriva quasi subito, come una mannaia: la causa del male è un tumore temibile, un sarcoma. Quando, nel 1963, Vittorio arriva a Lourdes, la sua articolazione è molto colpita. Durante il pellegrinaggio non avviene nulla di particolare, salvo il fatto che egli si bagna nell’acqua di Lourdes. Al suo rientro viene ricoverato all’ospedale militare. Gli vengono fatti dei controlli radiografici che… vengono male interpretati. Sei mesi dopo le condizioni di salute eccellenti di Vittorio pongono un’interrogativo… gli esami mostrano una ricostruzione ossea i cui primi segni risalgono a più di 5 mesi prima. I dolori sono cessati ed egli ha potuto riprendere a camminare. Vittorio è guarito. Potete leggere tutte le storie di miracoli su -


a tutti, lasciate che mi presenti. Mi chiamo Paolo Palumbo, ho 22 anni, sono nato in Sardegna e da 4 anni combatto contro la sclerosi laterale amiotrofica, conosciuta come sla. Ringrazio lo staff di Sanremo e Amadeus per avermi dato l’opportunità di venire qui e portare il mio messaggio usando questa voce un po' particolare. Chiudete gli occhi. Provate a immaginare che la vostra quotidianità, anche nei gesti più piccoli, venga improvvisamente stravolta. Immaginate che il corpo che per anni vi ha sostenuti non risponda più ai vostri comandi e che non possiate più provare il piacere di dissetarvi con un sorso d’acqua, di canticchiare vostra canzone preferita o di fare un respiro profondo. In Italia siamo oltre 6mila ad aver provato queste sensazioni e ad avere fatto degli accertamenti che ci hanno catapultati in un mondo ignoto. Sapete chi è la persona che mi sta vicino? Si chiama Rosario e non è solo mio fratello, è anche il vero eroe di questa storia. Pensate che al momento della diagnosi lui ha lasciato tutto per prendersi cura di me, diventando le mie gambe e le mie braccia. Grazie a lui le mie incertezze sono scomparse. Certo, ogni tanto mi fa arrabbiare e lo rimprovero ma basta la dolcezza con cui mi parla a far tornare tutto come prima. Rosario e la mia splendida famiglia mi hanno insegnato cosa significa la parola sacrificio, dedicandomi la loro vita senza chiedere nulla in cambio se non di rimanere qui con loro. Grazie al loro amore ho scoperto di avere una forza interiore che non sapevo di avere e che vorrei trasmettervi perché sono convinto che ce l’abbiamo tutti anche se non ce ne rendiamo conto. È stato grazie a questa forza che la Sla non è riuscita a impedirmi di diventare uno chef e di realizzare tutto quello che avevo in mente di essere. Perciò la mia non è la storia di un ragazzo sfortunato, ma di un ragazzo che non si è arreso alle difficoltà e ha imparato a fine un punto d’appoggio sul quale costruire qualcosa di nuovo. Quando vi dicono che i vostri sogni non si possono realizzare, continuate dritti per la vostra strada seguendo il cuore perché i limiti sono solo dentro di noi. La vita non è una passeggiata e dovremmo fronteggiare le sfide che ci mette davanti con tutto l’entusiasmo possibile. Poco più di un mese fa ho affrontato un momento difficile, una crisi respiratoria, Se non fosse stato per la bravura dei medici e il sostegno di tutti quelli che sono accanto a me, oggi non ciò sarei. Quando mi sono risvegliato dalla rianimazione, ho riflettuto sulla fortuna di essere vivi. Vi faccio una domanda: avete usato il vostro tempo nel migliore dei modi? Avete detto tutti i “ti voglio bene” che volevate dire? Avete cercato di fare il lavoro che sognavate per svegliarvi col sorriso? In questi ultimi anni ho imparato che il tempo che abbiamo a disposizione è poco e prezioso e dovremmo viverlo intensamente, riempiendolo di amore e di altruismo. Date al mondo il lato migliore di voi e vedrete che le cose andranno meglio. Perché se abbiamo bisogno di un cambiamento è soprattuto nella mente dove stagnano le disabilità più pericolose come la mancanza di empatia e tolleranza. Malattie come la mia ci rendono uguali, colpiscono senza giudicare le nostre storie, la nostra bontà e il nostro ceto sociale o i nostri progetti. Perciò nel vostro piccolo fate quanto più potete per aiutare il prossimo. Non buttate via la vostra vita e quando di fronte ad un problema crederete di non farcela, ascoltate e riascoltate la mia canzone. Fatela sentire a chi amate e pensate a me e a tutti quei guerrieri che ogni minuto lottano per vivere. Grazie a tutti.

La lezione di Paolo



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li aggettivi per il principe della risata si sprecano ed è impossibile riassumere in poche parole la preziosa eredità che ha lasciato nel mondo dell'arte, del costume e del linguaggio. Antonio De Curtis (il cui nome completo era Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno di Bisanzio De Curtis Gagliardi), in arte Totò, nacque nel cuore di Napoli (rione Sanità) dalla relazione clandestina tra Anna Clemente e il marchese Giuseppe De Curtis. Fin da piccolo manifestò una particolare attitudine alla recitazione, ispirandosi ai tipi umani osservati nel mondo reale. Verso la metà degli anni Venti si avvicina al Varieté, sfoggiando il suo innato talento, esaltato dal suo profilo asimmetrico che si era ritrovato in seguito a un pugno involontario ricevuto durante gli anni del collegio. Con l'avanspettacolo e la Rivista degli anni Trenta raggiunse la celebrità, aprendosi la strada al cinema. In trent'anni interpretò circa 97 film, conquistando un primato (tuttora imbattuto) di oltre 270 milioni di spettatori. Una storia inaugurata dall'esordio di "Fermo con le mani!" (1937), passata attraverso capolavori di comicità, quali Totò, Peppino e la... malafemmina (1956) e "Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi" (1960), e conclusa dal filone drammatico, cui appartiene il pasoliniano Uccellacci e uccellini (1966). Morì a Roma, il 15 aprile 1967, stroncato da una serie improvvisa di tre infarti. Una folla oceanica ne accolse il feretro a Napoli in occasione dei funerali.


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ggi, giovedì 13 febbraio, si celebra l’edizione 2020 della Giornata mondiale della radio, istituita nel 2012 a seguito della Conferenza Generale dell’Unesco, che ne aveva riconosciuto l’alta importanza, e voluta poi dalle Nazioni Unite come Giornata mondiale l’anno successivo. L’Italia forse più di chiunque altro paese, può celebrare il World Radio Day con un pizzico di orgoglio nazionale, ricordando uno dei padri nobili della trasmissione senza fili delle onde radio, Guglielmo Marconi. È stato lui a sviluppare quello che conosciamo come “sistema broadcast o point-multipoint (trasmissione in diffusione attraverso la propagazione di segnali radio) includente sia la radio (segnale audio), sia la televisione (segnale audio-video)”, si legge nel sito web della Fondazione Guglielmo Marconi. La radio, strumento di comunicazione “senza fili” per nascita e per antonomasia, viene diffusa essenzialmente in modalità wireless (esiste comunque anche la “filodiffusione“). La televisione, ereditando le impostazioni della radio, ebbe ed ha tuttora una forte diffusione in modalità wireless, ma la modalità “via cavo” è altrettanto diffusa. È stato proprio Marconi ad elaborare il sistema di trasmissione senza fili garantendo la trasmissione d’informazioni a grandi distanze, riuscendo, per la prima volta nel 1901, a trasmettere una lettera attraverso l’Atlantico, dall’Inghilterra a Terranova, su una distanza di oltre 3000 km. Una delle prime principali applicazioni della sua invenzione fu quella dei servizi radiomarittimi, si legge nella biografia pubblicata dalla Fondazione Guglielmo Marconi, per la sicurezza in mare, e in questo settore è ben noto l’episodio del Titanic (1912), a bordo del quale un terzo dei passeggeri si salvò grazie ai segnali di soccorso lanciati con gli apparati radiotelegrafici Marconi. E grazie allo sviluppo di un efficace sistema di comunicazione con la telegrafia senza fili via onde radio (o radiotelegrafo), che ottenne notevole diffusione e la cui evoluzione portò allo sviluppo dei moderni sistemi e metodi di radiocomunicazione, la televisione e in generale tutti i sistemi che utilizzano le comunicazioni senza fili, Marconi a soli 35 anni ricevette il premio Nobel per la fisica nel 1909. Oggi, al tempo delle tecnologie digitali, la radio non solo sopravvive ma secondo un’indagine Statista il 47% degli europei è un assiduo ascoltatore di programmi radiofonici. Inoltre, nell’era delle fake news, in Svezia, Finlandia, Norvegia, Germania, Belgio e Danimarca la radio è considerata molto più affidabile per l’informazione quotidiana che la televisione e altri media. Il giorno della sua morte, il 20 luglio 1937, il mondo lo commemorò con un atto eccezionale: tutte le stazioni radio rimasero in silenzio per due minuti, durante i quali l’etere tornò ad essere silenzioso come era stato prima di Marconi.


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siete sale, voi siete luce. Sale che conserva le cose, minima eternità disciolta nel cibo. Luce che accarezza di gioia le cose, ne risveglia colori e bellezza. Tu sei luce. Gesù lo annuncia alla mia anima bambina, a quella parte di me che sa ancora incantarsi, ancora accendersi. Tu sei sale, non per te stesso ma per la terra. La faccenda è seria, perché essere sale e luce del mondo vuol dire che dalla buona riuscita della mia avventura, umana e spirituale, dipende la qualità del resto del mondo. Come fare per vivere questa responsabilità seria, che è di tutti? Meno parole e più gesti. Che il profeta Isaia elenca, nella prima lettura di domenica: «Spezza il tuo pane», verbo asciutto, concreto, fattivo. «Spezza il tuo pane», e poi è tutto un incalzare di altri gesti: «Introduci in casa, vesti il nudo, non distogliere gli occhi. Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà in fretta». E senti l’impazienza di Dio, l’impazienza di Adamo, e dell’aurora che sorge e della fame che grida; l’urgenza del corpo dell’uomo che ha dolore e ferite, ha fretta di pane e di salute. La luce viene attraverso il mio pane quando diventa nostro pane, condiviso e non possesso geloso. Il gesto del pane viene prima di tutto: perché sulla terra ci sono creature che hanno così tanta fame che per loro Dio non può che avere la forma di un pane. Guarisci altri e guarirà la tua ferita, prenditi cura di qualcuno e Dio si prenderà cura di te; produci amore e Lui ti fascerà il cuore, quando è ferito. Illumina altri e ti illuminerai, perché chi guarda solo a se stesso non s’illumina mai. Chi non cerca, anche a tentoni, quel volto che dal buio chiede aiuto, non si accenderà mai. È dalla notte condivisa che sorge il sole di tutti. «Se mi chiudo nel mio io, pur adorno di tutte le virtù, ricco di sale e di luce, e non partecipo all’esistenza degli altri, se non mi dischiudo agli altri, posso essere privo di peccati, e tuttavia vivo in una situazione di peccato» (G. Vannucci). Ma se il sale perde sapore con che cosa lo si potrà rendere salato? Conosciamo bene il rischio di affondare in una vita insipida e spenta. E accade quando non comunico amore a chi mi incontra, non sono generoso di me, non so voler bene: «non siamo chiamati a fare del bene, ma a voler bene» (Sorella Maria di Campello). Primo impegno vitale. Io sono luce spenta quando non evidenzio bellezza e bontà negli altri, ma mi inebrio dei loro difetti: allora sto spegnendo la fiamma delle cose, sono un cembalo che tintinna (parola di Paolo), un trombone di latta. Quando amo tre verbi oscuri: prendere, salire, comandare; anziché seguire i tre del sale e della luce: dare, scendere, servire.

Padre Ermes Ronchi


Alba Iulia sorge, infatti, sul posto dell'antica cittĂ di Apulum, fondata dai Romani nel II secolo. Apulum era la maggiore cittĂ della Dacia romana, con 2 castri, tra cui uno appartenente alla famosa Legio XIII Gemina, l'unica stazionante in Dacia per tutta la durata dell'occupazione romana. Alba Carolina, destinazione imperdibile per il turista che giunge in Transilvania, risale al 18esimo secolo e sorge sul posto di questo antico castro romano (del 106 d.C.) e, successivamente, di una fortezza medievale (del XVI-XVIIesimo secolo). Fu progettata dall'architetto italiano Giovanni Morando Visconti, sepolto nella Cattedrale Romano-cattolica di Alba Iulia, su commissione dell'imperatore austriaco Carlo VI di Asburgo. Dopo l'assedio di Vienna e la sconfitta dell'esercito turco nel 1683, la regione romena Transilvania fu occupata dalle truppe austriache. Per assicurare il dominio austriaco sulla zona e difendere i nuovi confini dell'impero, vennero erette cinture di fortificazioni e Alba Carolina fu parte di questo sistema militare asburgico.


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C. La pace, la carità e la fede da parte di Dio Padre e del Signore nostro Gesù Cristo siano con tutti voi. T. E con il tuo spirito.

dalla logica del mondo, donaci il vero spirito del Vangelo, perché ardenti nella fede e instancabili nella carità diventiamo luce e sale della terra. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. T. .

C. Preghiamo: O Dio, che nella follia della croce manifesti quanto è distante la tua sapienza


C. 6È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l'inno di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, dal quale tutto l'universo riceve esistenza, energia e vita. Ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra é un dono sempre nuovo del tuo amore per noi, e un pegno della vita immortale, poiché possediamo fin da ora le primizie del tuo Spirito, nel quale hai risuscitato Gesù Cristo dai morti e C. Gesù ci ha insegnato che se viviamo nell'attesa che si compia la per primi crediamo fermamente in beata speranza nella Pasqua eterna lui, la nostra felicità sarà grande, del tuo regno. anche se il resto del mondo si rifiu- Per questo mistero di salvezza, interà di seguirci. sieme agli angeli e ai santi, cantiaPreghiamo insieme e diciamo: mo a una sola voce l'inno della tua Signore, rendici un segno di spe- gloria: Santo, Santo, ranza. 1. Perché il nostro esempio sia la migliore presentazione della nostra fede. Preghiamo. 2. Perché non perdiamo fiducia nella provvidenza misericordiosa di Dio che assiste chi crede in lui. Preghiamo. 3. Perché la tua Parola sia sempre la nostra forza. Preghiamo. 4. Perché la fede dei nostri fratelli sia sempre un dono inaspettato che ci spinge ad accrescere la nostra fiducia nel tuo amore per l’umanità. Preghiamo. C. O Padre, tu ci inviti ad essere sostegno gli uni degli altri. Aiutaci a capire che non dipendere solo da se stessi è l’unico modo per essere veramente felici. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. T

C. Preghiamo : O Dio, che ci hai resi partecipi di un solo pane e di un solo calice, fa' che uniti al Cristo in un solo corpo portiamo con gioia frutti di vita eterna per la salvezza del mondo. Per Cristo nostro Signore

( Il tuo Foglietto Domenicale)


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