ADESTE NR. 05 dOMENICA 02 fEBBRAIO 2020

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l 2 Febbraio, il giorno della Candelora, la Chiesa Cattolica ricorda la Presentazione di Gesù al Tempio e il rito della Purificazione della SS. Vergine Maria, narrati nel Vangelo di Luca (2.22-39). Quaranta giorni dopo il 25 dicembre, la nascita di Gesù, Maria e Giuseppe portarono Gesù al tempio di Gerusalemme per compiere quanto stabilito dalla legge ebraica: secondo la legge di Mosè ogni primogenito maschio del popolo ebraico era considerato offerto al Signore, ed era necessario che dopo la sua nascita i genitori lo riscattassero con l’offerta di un sacrificio. Inoltre, secondo la stessa legge di Mosè, una donna era considerata impura del sangue mestruale, indipendentemente dal fatto che il nuovo nato fosse il primogenito o no: l’impurità durava 40 giorni se il figlio era maschio e 66 giorni se era una femmina. Si parla di Candelora perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”, così come venne chiamato dal vecchio profeta Simeone al momento della presentazione al tempio di Gesù. Simeone disse: “I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele.” Le braccia di Simeone lo prenderanno e stringeranno con affetto, ma nelle parole del saggio vecchio si delinea già il futuro di Gesù: “Sarà la rovina e la resurrezione per molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti uomini” e, guardando Maria, quasi prefigurando la scena della croce, aggiunge: “Anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Dopo il rito i ceri venivano portati a casa e messi accanto al Crocifisso o ai Santi tutelari, per essere accesi durante i violenti temporali o un’occasione di gravi malattie: per il tempo che i ceri restavano accesi, si recitavano continui rosari. Secondo la meteorologia la Candelora segna la fine dell’inverno; è fissata al 2 febbraio che coincide con la ripresa dei lavori nei campi dopo i rigori invernali. E’ questo probabilmente il motivo per cui in occasione della Candelora è invalso l’uso di preparare piatti a base di farina, soprattutto frittelle, la cui forma tondeggiante e il cui colore dorato stanno a simboleggiare il sole. E’ credenza popolare che se il giorno della Candelora è cattivo tempo, lo sarà anche per i 40 giorni successivi, come viene cantato in queste due simpatiche strofette: Per la Candelora dell’inverno semo fora ma se piove o tira vento nell’inverno semo dentro Quanno a Cannelora o nevica o chiove chiove o mena viento quaranta juorne e maletiempo Si racconta che in questo giorno l’orsa esce dalla tana per osservare che tempo fa. Se è nuvoloso con tre salti annuncia l’arrivo della primavera, se invece è sereno rientra nella tana prevedendo altri 40 giorni di freddo.

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padrone di un negozio stava esponendo sulla porta un cartello con la scritta "si vendono cuccioli". Questo genere di annuncio attira sempre i bambini e difatti di lì a poco un ragazzino si presentò nel negozio chiedendo: "quanto costano i cagnolini?" Il padrone rispose: "tra 30 e 50 ". Il bambino mise la mano in tasca e ne estrasse alcune monete: "ho solo 2,37 … Posso vederli?". L’uomo sorrise e fece un fischio. Dal retrobottega entrò correndo il suo cane seguito da cinque cuccioli. Uno di questi però era rimasto molto indietro rispetto agli altri. Il ragazzino subito indicò il cagnolino rimasto indietro che stava zoppicando: "Cosa gli è successo?". L’uomo gli spiegò che, quando era nato, il veterinario gli aveva detto che quel cucciolo aveva un’anca difettosa e che sarebbe rimasto zoppo per sempre. Il bambino si commosse a quelle parole ed esclamò: "questo è il cagnolino che voglio comprare!". E l’uomo gli rispose: "no, non dovrai comprarlo! Se lo vuoi veramente te lo regalerò!". Il bambino rimase attonito e guardando l’uomo diritto negli occhi gli disse: "non voglio che lei me lo regali: vale tanto quanto gli altri cagnolini e io le pagherò il prezzo intero. Se è d’accordo le darò subito i miei 2,37 e 50 centesimi ogni mese fino a quando lo avrò pagato completamente". L’uomo rispose: "non vorrai davvero comprare questo cagnolino, ragazzo. Non sarà mai in grado di correre, di saltare e di giocare come gli altri cagnolini!". Allora il bambino si piegò ed estrasse dai pantaloncini la sua gamba sinistra, malformata ed imprigionata in un pesante apparecchio metallico. Guardò di nuovo l’uomo e gli disse: "questo non importa, anche io non posso correre e il cagnolino avrà bisogno di qualcuno che lo capisca!". L’uomo adesso stava mordendosi le labbra e i suoi occhi si riempirono di lacrime…Sorrise e disse: "ragazzo mio, ciò che la sofferenza ti porta oggi... farà di te un vero uomo domani".

È divenuto un vero e proprio eroe in Thailandia un cagnolino disabile che, malgrado la sua difficoltà a spostarsi con sole tre zampe, è riuscito a salvare un bimbo appena nato. Il fatto si è verificato nel nord-est della Thailandia, in un villaggio chiamato Ban Nong Kham. Secondo quanto riferito dalla stampa locale, Ping Pong, questo il nome dell'animale, si trovava in una piantagione di manioca quando, all'improvviso, ha cominciato a richiamare l'attenzione del suo padrone. Abbaiando con insistenza e grattando il terreno, è stato infine notato da alcuni contadini e dallo stesso proprietario, che lo hanno raggiunto. Poco dopo, quindi, la scoperta. Nascosto sotto strati di terra si trovava un neonato, fortunatamente ancora vivo. Scavando via parte del terriccio, Ping Pong era riuscito a disseppellire una gamba del piccolo, permettendo agli uomini di vederlo. Il bimbo è stato immediatamente tratto in salvo e trasportato in ospedale, dove il personale medico si è preso cura di lui. Adesso il neonato pesa 5 kg ed è stato dichiarato in perfetta salute. Le indagini hanno portato alla madre del bambino, una ragazza di 15 anni. Ascoltata dagli inquirenti, la giovane ha raccontato di avere cercato di sbarazzarsi del figlio per timore che il padre la punisse una volta venuto a sapere della gravidanza. In preda al terrore, avrebbe quindi preso una decisione drastica, seppellendo vivo il bambino.


’uomo dal gran cuore, il presentatore con il sorriso e la battuta pronta, il personaggio televisivo che vive rispettando gli altri e che non cerca i riflettori. La commozione suscitata in tutta Italia il giorno della sua morte, nel marzo di due anni fa, la dice lunga su ciò che le persone comuni e i colleghi pensavano di Fabrizio Frizzi. Nato a Roma il 5 febbraio 1958, è stato uno degli showmen più amati oltre che uno dei principali volti della Rai. Lo spettacolo è nel suo destino fin dalla nascita. Il papà è un distributore cinematografico. Il fratello Fabio diventerà un noto musicista. Lui, Fabrizio, deciderà di utilizzare lo strumento più naturale che abbiamo: la voce. La sua gavetta parte dalla radio e dai programmi televisivi per ragazzi. Il suo modo gentile e la sua spontaneità sono la chiave del suo successo e il suo migliore trampolino di lancio. Presto dai programmi minori Frizzi sarà catapultato in prima serata. Se la caverà in modo più che egregio, con trent’anni di successi. Da “I fatti vostri” a “Scommettiamo che…?” oppure “Luna Park”. Tante le soddisfazioni personali ricevute. Nel silenzio, però, le soddisfazioni le regala anche lui. Uomo di successo, affermato, in una posizione che altri avrebbero utilizzato per guardare tutti dall’alto, con la massima discrezione nel 2000 decide di donare il midollo osseo a una ragazza di Erice, del trapanese, che nemmeno conosce. Le salverà la vita. Il Comune siciliano gli conferirà la cittadinanza onoraria. Chi tanto dà, tanto riceve: il giorno in cui verrà allestita la camera ardente nella sede della Rai, saranno 10 mila le persone che trascorreranno ore in coda per rendergli omaggio e dedicargli una preghiera. Sconosciuti, in gran parte, anche loro. Ma con le lacrime agli occhi per la perdita del caro amico del piccolo schermo.


l’anniversario di Pinocchio. Il film di animazione Disney, apparve nelle sale per la prima volta, il 7 febbraio del 1940. Il celebre cartoon ispirato al romanzo di Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, compie 80 anni.

La storia del burattino che prende vita, è il secondo lavoro prodotto in ordine di tempo da Walt Disney. Divenuto un classico dei film di animazione, Pinocchio, fu distribuito nei cinema degli Stati Uniti proprio di questa giornata. L’iniziale diffusione del lavoro non ebbe subito successo, a causa della crisi determinata dalla seconda guerra mondiale. E’ negli anni successivi che Pinocchio conquista la fama e diventa un cult della Disney. A dispetto del passare del tempo, la storia di Pinocchio incanta e sorprende ancora. La trama del vecchio falegname Geppetto che intaglia il suo burattino sperando che prenda vita, conquista generazioni di grandi e piccini da decenni. Il tenero e buffo Pinocchio rappresenta l’emblema della vivacità infantile e delle insidie umane. Il burattino che diventa bambino grazie all’intervento della Fata Turchina, si imbatte nel corso della sua storia, in loschi personaggi che ne mettono alla prova abilità e buon senso. Pinocchio rappresentò un’innovazione nel settore degli effetti animati. Per la prima volta nella storia del cinema di animazione, gli oggetti e le entità come pioggia, fulmini, macchinari, prendevano vita. La critica continua ad attribuire un notevole significato morale alla storia del burattino propenso alla menzogna. Secondo l’opinione pubblica, Pinocchio insegna ai bambini i benefici del duro lavoro e dei valori della classe media. Il film dopo 80 anni dalla prima uscita nelle sale cinematografiche, ancora oggi è considerato un ottimo prodotto, culturalmente significativo. Non è un caso che Pinocchio abbia vinto un premio Oscar, qualificandosi come primo film di animazione della storia.


ggi è il World Nutella day, la festa della crema più amata da tutti. Tutti uniti nel nome della Nutella, la crema spalmabile di nocciole che è uno dei brand alimentari più forti e amati nel mondo. Si celebra oggi il 'World Nutella Day': gli appassionati di tutto il mondo si stanno dando appuntamento sui social media, a casa e in ufficio con i colleghi per condividere storie e ricette e per assaporare il gusto della celeberrima crema inventata nel 1964 dall'imprenditore dolciario Michele Ferrero. L'iniziativa del 'World Nutella Day' è stata creata nel 2007 dalla blogger americana Sara Rosso, che decise di creare una giornata celebrativa per riunire la community mondiale a condividere la passione per Nutella. L'anno scorso nel giorno della festa la parola Nutella è stata menzionata su social una volta ogni 0,5 secondi.

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iacomo Pietro Pesamosca (Cerna, 17 aprile 1897-Borca,

19??), fu un costruttore e scalpellino di origine carnica.

Egli fu operoso soprattutto nel periodo interbellico del Novecento in un’area geografica vicina a Piatra Neamts: l’attivita di questo tagliapietre ci e nota ancora in forma indiziaria, mentre le ricerche riguardo il suo operato sono ancora in corso. Il padre Sebastiano (Tolmezzo, 21 gennaio 1861), di professione muratore, era emigrato dalla frazione di Terzo in Romania nel corso degli anni Novanta del XIX secolo: abbiamo motivo per considerare che egli fu cavatore di pietra nella regione dei monti Măcin, un’area compresa tra Greci e Turcoaia gia colonizzata da nostri conterranei i quali erano occupati nell’estrazione dei blocchi necessari alla costruzione del grandioso ponte sul Danubio a Cernavodă. Ben adattatisi alla realta romena, dopo una prima permanenza nel vicino paese di Cerna, i Pesamosca decisero di trasferirsi a Borca, una localita del distretto di Neamţ posta lungo la vallata del fiume Bistriţa, ai piedi dei monti Stanişoara. Il figlio Giacomo, stabilitosi con i fratelli a Borca, avvio in questa cittadina la propria attivita d’impresario e lapicida. Quella regione offriva nuove possibilita di lavoro in quanto re Carol I aveva previsto la realizzazione di nuove infrastrutture viarie di collegamento tra Bicaz, Broşteni e Vatra Dornei: strade, ponti e case cantoniere attendevano solo di essere costruite. Avendo deciso di risiedere definitivamente nella cittadina moldava, il cognome dei Pesamosca fu presto romenizzato in Pezamosca, mentre Giacomo divenne noto ai piu e in tutto il circondario come Iacob (anche Giacoppo). All’impresario di origine carnica e alla sua squadra di muratori, composta anche dal padre Sebastiano e dai due fratelli Leonardo e Antonio, sono soprattutto attribuite alcune chiese ortodosse erette


nei villaggi presenti lungo la valle di Stanişoara.

In una memoria il genero Costantin Niculiţa cosi ricorda il costruttore e lapicida: ≪Il vecchio Iacob Pezamosca era una bella figura. Fumava la pipa; […] si prendeva sempre molta cura degli uomini, li manteneva bene. Insegnava loro anche il mestiere. E li addestrava sul come lavorare, ma anche come comportarsi […]. A mio suocero piaceva lavorare alla costruzione fin dalle fondamenta, fino a quando disponeva la latta sul tetto. Alle sue attenzioni erano affidati anche il muratore e lo stagnaio ma aveva anche altri artigiani che dipendevano da lui≫. La presenza dei Pesamosca e ricordata nei lavori di costruzione delle chiese di Petia, Boroaia, Ţărna Mare e Fantana Mare, villaggi rurali prossimi a Fălticeni. Oltre a questi luoghi di culto e ascritta ai magisteri di Giacomo anche la chiesa dedicata a Sf. Nicolae di Pipirig. Fondata nella seconda meta del XVIII secolo il sacro edificio era in origine impostato su di un’unica navata, mentre dalla meta degli anni Trenta, grazie all’opera del Pesamosca, si giunse alla completa ristrutturazione e all’ampliamento del nartece con l’aggiunta del portico: nel corso del 1936 egli provvide infine al completamento dei lavori attraverso la posa degli intonaci e del paramento lapideo esterno. Tanto il Pesamosca promosse in quanto egli aveva affinato l’estrazione di una pietra di cava locale denominata ≪Raşca≫, resistente ma di efficace lavorabilita. Attraverso l’uso di questa pietra, le tre torri cilindriche poste sulla copertura al di sopra della navata e dell’altare, plasmando la facciata, attribuiscono proporzionalita monumentale al semplice impianto architettonico. In questa costruzione il trattamento superficiale lasciato al rustico, nel richiamare alla mente una certa tradizione costruttiva tipica della Carnia, ricalca una tendenza in atto nell’architettura ecclesiastica romeno-ortodossa del periodo, promossa per la prima volta da Paul Smărăndescu (?, 1881-Bucarest, 1945) nella costruzione della nuova chiesa di Buşteni (Sf. Prooroc Ilie Tesviteanul, 1933-1938). Il lapicida di Cerna, ormai per tutti Iacob Pezamosca, e ricordato anche per essere stato l’autore del monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale nel paese di Sasca Mică (regione di Suceava), opera compiuta nel corso dell’anno 1937. Il monumento, avente un’altezza complessiva di 5 metri, si compone di una base massiva in pietra lavorata sulla quale e posta una grande stele in forma di croce. Nelle sue realizzazioni Giacomo Pesamosca espresse forti capacita di adattamento al contesto locale realizzando opere ed interventi che si dimostrano in linea con la tradizione costruttiva moldava in voga durante il periodo interbellico.


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e ne parla da tempo, ma adesso c'è persino la data ufficiale. Il Padre Nostro, la preghiera più famosa dei cattolici, cambia. A partire dal prossimo 29 novembre, che coincide con la prima domenica d'Avvento, sarà obbligatorio sostituire la frase "non ci indurre in tentazione" con la più corretta "non ci abbandonare alla tentazione", così come sollecitato più volte anche da Papa Francesco. In realtà, il nuovo Messale sarà pubblicato dalla Cei dopo Pasqua, che quest’anno cade il 12 aprile, ma la data da segnarsi per i fedeli è quella di novembre, quando sarà modificato "l'uso liturgico della preghiera stessa", come ha sottolineato all'AdnKronos monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti e Vasto e teologo tra i più influenti del Vaticano. Una vera e propria rivoluzione, dunque, che arriva al termine di un iter durato 16 anni e che è infine stata approvata dai vescovi che compongono la l'assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. Perché è più corretto dire "non ci abbandonare alla tentazione"

Nello specifico, a cambiare non è la preghiera in sé del Padre Nostro, in quanto i Vangeli sono scritti in greco e il testo originale della preghiera di Gesù è immutabile. Ad essere modificata è piuttosto la traduzione dal latino all'italiano della frase "et ne nos inducas in tentationem", che tutti abbiamo imparato a recitare sin da piccoli come "e non ci indurre in tentazione". Ma, come ha più volte sottolineato Bergoglio, "questa è una traduzione non buona. Sono io a cadere, non è Lui che mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto. Un padre non fa questo, aiuta ad alzarsi subito. Chi ci induce in tentazione è Satana, è questo il mestiere di Satana". Da qui, la decisione di sostituire quella traduzione con la più corretta "non ci abbandonare alla tentazione", perché "quando Satana mi induce in tentazione tu, per favore, dammi la mano, dammi la tua mano", aveva spiegato ancora il Pontefice. Nuovo Padre Nostro, sussidi e opuscoli per i fedeli per non sbagliare La versione "non ci abbandonare alla tentazione", già scelta dalla Cei nell’edizione della Bibbia del 2008, con la pubblicazione della terza edizione del Messale Romano, dopo sedici anni di lavoro, entrerà tra qualche mese anche nell’uso liturgico. L’arcivescovo Bruno Forte ha sottolineato che fino al 29 novembre ci saranno sussidi ed opuscoli per aiutare i fedeli a prendere familiarità con la nuova traduzione, come già accadde nel 2017 in Francia , dove nelle chiese si è cominciato a dire "ne nous laisse pas entrer en tentation", ed anche in Spagna. Ma la novità non riguarda solo il Padre Nostro. A cambiare sarà anche la versione del Gloria: "Pace in terra agli uomini, amati dal Signore".


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aria e Giuseppe portarono il Bambino a Gerusalemme, per presentarlo al Signore. Una giovanissima coppia, col suo primo bambino, arriva portando la povera offerta dei poveri, due tortore, e il più prezioso dono del mondo: un bambino. Sulla soglia, due anziani in attesa, Simeone e Anna. Che attendevano, dice Luca, «perché le cose più importanti del mondo non vanno cercate, vanno attese» (Simone Weil). Perché quando il discepolo è pronto, il maestro arriva. Non sono i sacerdoti ad accogliere il bambino, ma due laici, che non ricoprono nessun ruolo ufficiale, ma sono due innamorati di Dio, occhi velati dalla vecchiaia ma ancora accesi dal desiderio. E lei, Anna, è la terza profetessa del Nuovo Testamento, dopo Elisabetta e Maria. Perché Gesù non appartiene all’istituzione, non è dei sacerdoti, ma dell’umanità. È Dio che si incarna nelle creature, nella vita che finisce e in quella che fiorisce. «È nostro, di tutti gli uomini e di tutte le donne. Appartiene agli assetati, ai sognatori, come Simeone; a quelli che sanno vedere oltre, come Anna; a quelli capaci di incantarsi davanti a un neonato, perché sentono Dio come futuro e come vita» (M. Marcolini). Simeone pronuncia una profezia di parole immense su Maria, tre parole che attraversano i secoli e raggiungono ciascuno di noi: il bambino è qui come caduta e risurrezione, come segno di contraddizione perché siano svelati i cuori. Caduta, è la prima parola. «Cristo, mia dolce rovina» canta padre Turoldo, che rovini non l’uomo ma le sue ombre, la vita insufficiente, la vita morente, il mio mondo di maschere e di bugie, che rovini la vita illusa. Segno di contraddizione, la seconda. Lui che contraddice le nostre vie con le sue vie, i nostri pensieri con i suoi pensieri, la falsa immagine che nutriamo di Dio con il volto inedito di un abbà dalle grandi braccia e dal cuore di luce, contraddizione di tutto ciò che contraddice l’amore. Egli è qui per la risurrezione, è la terza parola: per lui nessuno è dato per perduto, nessuno finito per sempre, è possibile ricominciare ed essere nuovi. Sarà una mano che ti prende per mano, che ripeterà a ogni alba ciò che ha detto alla figlia di Giairo: talità kum, bambina alzati! Giovane vita, alzati, levati, sorgi, risplendi, riprendi la strada e la lotta. Tre parole che danno respiro alla vita. Festa della presentazione. Il bambino Gesù è portato al tempio, davanti a Dio, perché non è semplicemente il figlio di Giuseppe e Maria: «i figli non sono nostri» (Kalil Gibran), appartengono a Dio, al mondo, al futuro, alla loro vocazione e ai loro sogni, sono la freschezza di una profezia “biologica”. A noi spetta salvare, come Simeone ed Anna, almeno lo stupore. Padre Ermes Ronchi


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ll’inizio con il parroco, Vudy Antal, nel 1896 fu istituita una commissione per costruire una chiesa cattolica romana in Timisoara-Fabric. La Commissione, sostenuta dalle autorità della città libera di Timisoara e da tutta la sua élite, decise che la chiesa, che doveva essere costruita, sarebbe stata chiamata "Millennium", in onore del 1000 ° anniversario della formazione dello stato ungherese nell'896. In rappresentanza della Chiesa il presidente della commissione era VUDY ANTAL il parroco e il presidente laico DR. TELBISZ KÁROLY Sindaco di Timisoara. Il progetto della chiesa fu elaborato dall'architetto YBL LAJOS e l'esecuzione fu realizzata dal costruttore KREMER JÓZSEF. La festosa posa della prima pietra ebbe luogo il 4 ottobre 1896 e fu celebrata dal vescovo di Cenad, DESSEWFFY SÁNDOR. La consacrazione della chiesa ebbe luogo il 13 ottobre 1901. La chiesa è costruita in stile neo-romano ed è coperta dall'esterno con mattoni grezzi. Le pareti della chiesa hanno uno spessore di 1-3,64 m, mentre la navata, il santuario e la cupola sono realizzati in cemento Portland. Sopra la porta sono collocate tre statue di dimensioni naturali: gli apostoli Pietro e Paolo e al centro il Cristo Salvatore con la croce. Il pavimento della chiesa è fatto di piastrelle colorate poste sul pavimento di cemento. Nella torre di destra si trova la cappella di Sant'Antonio da Padova. Le dimensioni principali della chiesa: Lunghezza misurata all'esterno: 71.12m. Larghezza in prima linea: 27,5 m. Larghezza delle due torri: 7,5 m. Altezza delle torri fino al davanzale principale: 43,53 m. L'altezza delle maschere ottagonali sulla torre: 18,77 m. Altezza delle croci sulle torri: 4m. Diametro delle sfere sulle croci: 1m. L'altezza della torre nel suo insieme (dal suolo alla cima della croce): 65,7 m. La larghezza della placca dell'orologio è di 1,76 m. La superficie interna della chiesa è di 1170.15m², con 48 sponde


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C. Il Signore, Luce del mondo, sia con tutti voi. T. E con il tuo spirito. C. Fratelli carissimi, sono passati quaranta giorni dalla solennità del Natale. Anche oggi la Chiesa è in festa, celebrando il giorno in cui Maria e Giuseppe presentarono Gesù al tempio. Con quel rito il Signore si assoggettava alle prescrizioni della legge antica, ma in realtà veniva incontro al suo popolo, che l’attendeva nella fede. Guidati dallo Spirito Santo, vennero nel tempio i santi vegliardi Simeone e Anna; illuminati dallo stesso Spirito riconobbero il Signore e pieni di gioia gli resero testimonianza. Anche noi qui riuniti dallo Spirito Santo andiamo incontro al Cristo nella casa di Dio, dove lo troveremo e lo riconosceremo nello spezzare il pane, nell’attesa che egli venga e si manifesti nella sua gloria. Dopo una breve pausa di silenzio, il Celebrante benedice le candele.

BENEDIZIONE DELLE CANDELE

C - Preghiamo. O Dio, fonte e principio di ogni luce, che oggi hai rivelato al santo vecchio Simeone il Cristo, vera luce di tutte le genti, benedici + questi ceri e ascolta le preghiere del tuo popolo, che viene incontro a te con questi segni luminosi e con inni di lode; guidalo sulla via del bene, perché giunga alla luce che non ha fine. Per Cristo nostro Signore. T. Amen. Il Celebrante asperge le candele senza dir nulla. Subito dopo, si avvia in processione. All’arrivo in Chiesa, si esegue il canto d’introito

Preghiamo: Dio onnipotente ed eterno, guarda i tuoi fedeli riuniti nella festa della Presentazione al tempio del tuo unico Figlio fatto uomo, e concedi anche a noi di essere presentati a te pienamente rinnovati nello spirito. Per il nostro Signore ... T. .


e obbediente allo Spirito Santo, che la vivifica e la conduce nel tempo e nella storia, preghiamo Per il Papa, i Vescovi, i presbiteri, i diaconi, perché come i santi Simeone e Anna siano servi fedeli di Dio, sempre pronti alla benedizione e alla lode, preghiamo Per la società civile, perché l’odierna Giornata per la vita promossa dai Vescovi italiani impegni tutti a generare futuro, prendendosi cura di ogni persona con rispetto e con amore, preghiamo Per i consacrati, che imitano il Cristo povero, casto e obbediente, perché la loro vita sia una testimonianza gioiosa di fede e di amore a Dio e ai fratelli, preghiamo Per noi qui riuniti, perché le nostre famiglie e le nostre comunità siano luoghi favorevoli al nascere di nuove e sante vocazioni alla vita consacrata, preghiamo. . C. Ascolta, o Padre, la nostra supplica e con il soffio dello Spirito guida tutte le genti della terra all’incontro con la luce del Vangelo del Figlio tuo, Cristo nostro Signore. T

C. Preghiamo : O Dio, che hai esaudito l'ardente attesa del santo Simeone, compi in noi l'opera della tua misericordia; tu che gli hai dato la gioia di stringere tra le braccia, prima di morire, il Cristo tuo Figlio, concedi anche a noi con C. È veramente cosa buona e la forza del pane eucaristico di giusta, nostro dovere e fonte di sal- camminare incontro al Signore, vezza, rendere grazie sempre e in per possedere la vita eterna. Per ogni luogo a te, Signore, Padre Cristo nostro Signore. santo, Dio onnipotente ed eterno. Il tuo unico Figlio, generato nei secoli eterni, presentato oggi al tempio, è proclamato dallo Spirito Santo gloria d'Israele e luce dei popoli. E C. Fratelli e sorelle, nella gioia noi esultanti andiamo incontro al di aver incontrato Cristo, eleviamo Salvatore e con l'assemblea degli a al Padre, la preghiera affinché la angeli e dei santi cantiamo senza luce del Vangelo si riversi sugli fine l'inno della tua lode: uomini e rinnovi la terra. Santo, Santo, Preghiamo insieme e diciamo: Mostra, Signore, la tua salvezza! Per la Chiesa, tempio del Dio vivente, perché sia sempre docile


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