Adeste31 domenica 02 agosto 2015c

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In sinergia con Fondazione. Migrantes


ADESTE n°31/ ANNO 4°-02.08.2015

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avanzati di italianità, pedagogia totalitaria si che il Fascismo cura nel proponeva di plasmare Mondo». fascisticamente» le nuove genera- Il «Legionario» indicava zioni di italiani residenti all’este- con chiarezza la funzione di queste attività: ro, attraverso una «progressiva opera di sensibilizzazione». [Questi bambini] sono la innoFurono promosse iniziative volte cenza, essi sono l’avvenire, essi a stimolare l’amore per la masono la vita. Questi bimbi che, in drepatria tra giovani oriundi questi mesi estivi, vengono in che, nella stragrande maggioran- Italia da tutte le parti del mondo za, la conoscevano solo attraver- a godere il sole, l’aria, la luce so i racconti dei genitori. Una della Patria, porteranno, nei minoranza fu inquadrata nelle paesi remoti dove li attendono organizzazioni giovanili fasciste e indottrinata politicamente nelle scuole italiane all’estero, come testimoniano i temi svolti in classe, traboccanti retorici inni alla madrepatria fascista. L’invio di giovani oriundi nelle colonie estive in Italia fu l’iniziativa più rilevante, ove giocava un ruolo fondamentale le loro famiglie, un ricordo inanche la scenografia: la colonia cancellabile e imperituro. Portemarina di Cattolica «XXVIII Ot- ranno, prima di tutto, un ricortobre», ad essi riservata, fu codo di bellezza e nulla è più edustruita in forma di nave, per rap- cativo della bellezza naturale su presentare sia il viaggio dell’emi- l’anima dei fanciulli. Ritornando, grante sia la patria in movimen- essi potranno dire, con piena to nel mondo per raggiungere coscienza della verità, che è vegli italiani ovunque risiedessero. rissimo quanto si legge nei libri, La struttura, però, richiamava e, cioè, che l’Italia è il paese più anche l’idea di una madre acco- bello del mondo; che il suo cielo gliente, seppur dai tratti marzia- è il più limpido, che i suoi moli. numenti sono i più gloriosi, co«Il Legionario», organo dei fasci me quelli che attestano la più italiani all’estero, riportava coillustre delle civiltà. Ancora. Ristantemente notizie sull’attività tornando essi saranno i messagdei giovani nelle colonie, sottoli- geri di una più stretta solidarietà neando lo stile di vita ginnico e nazionale. Ai loro padri, che le militare e il cameratismo, che vicende della vita obbligarono avrebbero dovuto favorire la ad emigrare, essi diranno che la riscoperta della «italianità». Il Patria, sotto il segno del Littorio, soggiorno degli ospiti era spesso non dimentica nessuno dei suoi concluso da un incontro con il figli; che tutti li vorrebbe accoduce, descritto come una sorta gliere ed ospitare nella sua rindi «divinità misteriosa e amore- novata coscienza nazionale. Ma vole, di quelle che si foggiano i se questo non è possibile, questa bimbi, con Custode». Nelle co- ospitalità che essa offre ai fanlonie, superate le differenze lin- ciulli degli italiani residenti oltre guistiche e le proprie difficoltà le Alpi e oltre il mare, sta a pronel parlare italiano, i giovani si vare con quale animo l’Italia di sarebbero preparati ad essere i Mussolini vigila dovunque si par«soldati di domani» e «nuclei li la lingua di Dante.

Colonie estive per i figli degli emigrati all’estero

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Ricorrente era l’enfasi sul presunto desiderio dei giovani di visitare la Roma antica e moderna, un’esperienza di cui spesso si dava conto, al ritorno, sulla stampa etnica o, talora, in serate ove si narrava alla comunità il viaggio nel paese di Mussolini. Dietro la facciata propagandistica, le colonie estive per i figli degli emigrati non erano però sempre attraenti: sporcizia dei dormitori, lontananza dalla famiglia e una rigida disciplina militare toglievano buona parte del fascino di quella che si era immaginata come una bella gita turistica. Un informatore del ministero dell’Interno lamentava che fuori del campo i ragazzi si raccogliessero in base al paese di provenienza e alle affinità di lingua e costumi, facendo «mancare quella fusione, quello un volto in cui c’è dentro un po’ della mamma, un po’ del papà, un soldato e l’Angelo scambio di simpatie od affetti così facili tra giovanetti». In alcune occasioni scoppiarono risse, mentre nel 1935 fu segnalato al duce che, tornati a Parigi, alcuni ragazzi reduci dalle colonie estive non avevano fatto buona impressione per organizzazione e disciplina. Né il richiamo «amorevole» della patria era sempre così irresistibile: le tensioni fra Italia ed Etiopia indussero alcune famiglie residenti negli Stati Uniti a ritirare i figli da viaggi già programmati in Italia; altri ragazzi decisero di non partecipare quando seppero che in Italia non avrebbero potuto allontanarsi dai campi per visitare parenti o amici.


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er motivi propagandistici legati ad un concetto di «Italianità» che travalicava di gran lunga i confini nazionali, il Regime fascista, sulla base di una attenzione che aveva cominciato a diffondersi in Italia già ai primi del Novecento, volle dedicare particolare cura ai numerosissimi Italiani all’Estero (emigrati da poco o già da qualche generazione) per rinsaldare il loro legame con la Madrepatria: la fondazione dei numerosissimi “Fasci all’Estero” e di un Ente apposito ‘appoggiato’ al Ministero degli Esteri ma dotato di autonomia – la «Direzione Generale degli Italiani all’Estero e delle Scuole» condotta da Piero Parini equiparato ad un Ministro - che curasse i rapporti tra gli Italiani in Patria e fuori Patria, oltre al coinvolgimento dei vari Emigrati nelle principali raccolte di fondi organizzate dal Regime (specie per i vari Monumenti commemorativi, come quello alla Vittoria di Bolzano), costituirono momenti imprescindibili, cui si associarono anche i proclami di Mussolini e dei vari Politici italiani in visita alle Comunità italiane nel mondo. Se l’attenzione per la gioventù in generale ricevette cure particolari da parte del Governo fasci-

sta , nel caso dei Figli degli Italiani all’Estero l’impegno del Regime si mostrò particolarmente fervido per rinsaldare i loro legami con Fasci Italiani all’Estero”, voluta la Patria lontana, portandoli, ogni sempre dalla “Fondazione Nazionaestate, a trascorrere un periodo di le Figli del Littorio” coordinata dal vacanza nelle varie località italiane, Segretario Generale Piero Parini, a anche se inizialmente in sistemaCalambrone sul Tirreno zioni ‘riadattate’ (scuole o municipi (Tirrenia) in provincia di Pisa trasformati allo scopo). (era l’esempio ‘gemello’ rispetto a Le Comunità estere più nuquello di Cattolica essendo destinamerose fornivano, ovviamente, il to alle bambine). Il progetto, del maggior numero di ragazzi che pro- 1933 (la Delibera del Podestà per la venivano soprattutto da Colonia XXVIII OTTOBRE-Cattolica Francia, Svizzera e Germania, ma anche da Romania, Albania, Jugoslavia (specie dalla zona di Susak, presso Fiume, assegnata alla Nazione jugoslava), dalla Tunisia in particolare, per concentrarsi a Milano e costruzione era del 28 dicembre Roma – con grande attenzione 1933), veniva redatto da Giulio Peda parte delle testate giornalisti- diconi e Mario Paniconi di Roma; che nazionali – per poi spostarsi l’inaugurazione avvenne poi il 6 nelle varie località. luglio 1935 alla presenza dei SoNel 1931, però, attraverso vrani di Casa Savoia . la “Fondazione dei Fasci all’E- Realizzata anch’essa in cemento stero” quella politica di soggior- armato – a ribadire la novità anche ni e visite subiva una svolta e si tecnologica delle realizzazioni della decideva di realizzare una pri- “Fondazione” esattamente come a ma nuova colonia marina moCattolica – si tratta di un esempio dello, che nascesse appositatipologico di colonia a semimente per le vacanze dei ragazzi monoblocco su “pianta aperta”, italiani provenienti da fuori Ita- cioè con ali minori a pettine rispetColonia di Calambrone –Tirrenia (Pi) lia, tanto che Parini si incaricava to ad un volume principale, la copersonalmente della cosa: così, siddetta ala «Lupa» (si è in presendal 1932 sorgeva la prima Co- za di volumi autonomi, collegati da lonia maschile di vacanza ma- passaggi coperti e da porticati, che rina «per i Figli degli Italiani mediano tra la tipologia più strettaall’Estero», la “XXVIII Otto- mente a padiglione e quella a mobre” a Cattolica presso Rimini noblocco) Anche il complesso tirresu progetto dell’ingegnere roma- nico, considerato «prettamente meno Clemente Busiri Vici, com- diterraneo», come una delle «più pletata poi nel 1936. riuscite realizzazioni dell’architetDi lì a poco veniva realiz- tura moderna zata la colonia femminile “dei

Le due colonie marine destinate esclusivamente ad accogliere i figli degli italiani all’estero.

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el IV secolo, so o il pon ďŹ cato di papa Liberio (352366), un nobile e ricco patrizio romano di nome Giovanni, insieme alla sua altre anto ricca e nobile moglie, non avendo ďŹ gli decisero di orire i loro beni alla Santa Vergine, per la costruzione di una chiesa a lei dedicata. La Madonna gradĂŹ il loro desiderio e apparve in sogno ai coniugi la no e fra il 4 e il 5 agosto, tempo di gran caldo a Roma, indicando con un miracolo il luogo dove doveva sorgere la chiesa. Infa, la ma,na dopo, i coniugi romani si recarono da papa Liberio a raccontare il sogno fa o da entrambi, anche il papa aveva fa o lo stesso sogno e quindi si recò sul luogo indicato, il colle Esquilino e lo trovò coperto di neve, in piena estate romana. Il ponteďŹ ce tracciò il perimetro della nuova chiesa, seguendo la superďŹ cie del terreno innevato e fece costruire il tempio a spese dei nobili coniugi. Questa la tradizione, anche se essa non è comprovata da nessun documento; la chiesa fu de a ‘Liberiana’ dal nome del ponteďŹ ce, ma dal popolo fu chiamata anche “ad Nivesâ€?, della Neve. L’an ca chiesa fu poi abba uta al tempo di Sisto III (432-440) il quale in ricordo del Concilio di Efeso (431) dove si era solennemente decretata la MaternitĂ Divina di Maria, volle ediďŹ care a Roma una basilica piĂš grande in onore della Vergine, u lizzando anche il materiale di recupero della precedente chiesa. In quel periodo a Roma nessuna chiesa o basilica raggiungeva la sontuositĂ del nuovo tempio, nĂŠ l’imponenza e maestositĂ ; qualche decennio dopo, le fu dato il tolo di Basilica di S. Maria Maggiore, per indicare la sua preminenza su tu e le chiese dedicate alla Madonna. Nei secoli successivi la basilica ebbe vari interven di restauro stru urali e ar s ci, ďŹ no a giungere, dal 1750 nelle forme archite oniche che oggi ammiriamo. La Basilica è una delle qua ro maggiori mete giubilari con tanto di “Porta Santa“, si tra a del piĂš grande tempio romano della Vergine, con raďŹƒnate decorazioni mosaicali che la pongono al ver ce dell’arte romana. Anche il suo campanile è il piĂš alto di Roma con le due cupole delle cappelle Sis na e Paolina, create da Sisto v e da Paolo v, che la cara erizzano al punto da farla emergere anche nella linea del panorama romano. Dal 1568 la denominazione uďŹƒciale della festa liturgica della Madonna della Neve, è stata modiďŹ cata nel termine “Dedicazione di Santa Maria Maggioreâ€? con celebrazione rimasta al 5 agosto; il miracolo della neve in agosto non è piĂš citato in quanto leggendario e non comprovato. Ma il culto per la Madonna della Neve, andò comunque sempre piĂš aermandosi, tanto è vero che tra i secoli XV e XVIII ci fu la massima diusione delle chiese dedicate alla Madonna della Neve, con l’instaurarsi di tante celebrazioni locali, che ancora oggi coinvolgono interi paesi e quar eri di ci Ă . A Roma il 5 agosto, nella patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore, il miracolo viene ricordato, con una pioggia di petali di rose bianche, caden dall’interno della cupola durante la solenne celebrazione liturgica. Il culto come si è de o, ebbe grande diusione e ancora oggi in Italia si contano ben 152 fra chiese, santuari, basiliche minori, cappelle, parrocchie, confraternite, in tolate alla Madonna della Neve 4


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Commento su Giovanni 6,24-35 (Paolo Curtaz)

È stordito Gesù, turbato. Quello che doveva essere il più importante dei miracoli, il miracolo della condivisione, che avrebbe dato il tono del sogno di Gesù, un popolo che mette in gioco quel poco che è per sfamare tutti, si è trasformato in un flop clamoroso. Gesù fugge davanti alla nostra piccineria, non si fa trovare, scompare quando lo manipoliamo, lo usiamo, quando lo tiriamo per la giacchetta. La folla lo raggiunge, stupita dall'atteggiamento del Signore. Forse fa i complimenti? Vuole essere pregato per accettare il titolo di re? Gesù si rivolge alla folla, esprime un giudizio tanto tagliente quanto vero: voi non mi cercate per me o per le mie parole, ma perché avete avuto la pancia piena. Spesso cerchiamo Dio sperando che ci risolva i problemi, e senza mettere in gioco nulla di noi stessi. Gesù è tagliente: non sempre Dio accarezza, a volte il modo di esprimere il suo amore è un servizio alla verità, tagliente e inatteso. Ma non sta chiuso nella sua delusione, Gesù. Aggiunge: cercate il pane vero, quello che sazia. Esiste quindi un pane che sazia, e uno che lascia la fame. È vero: la fame del successo, di denaro, di approvazione, di gratificazione, spesso ci lascia con un buco nello stomaco. Meglio seguire, allora, la fame interiore, quella di senso, quella della verità profonda, del giudizio sul mondo e la storia che Dio solo può dare. Gesù aggiunge: il pane che sazia, solo io ve lo posso dare. Gli crediamo?

PERDONO DI ASSISI 2 AGOSTO SANTA MARIA DEGLI ANGELI ALLA PORZIUNCOLA Quella notte in cui Cristo apparve a san Francesco che pregava in Porziuncola

All'origine della «Festa del Perdono» c'é un episodio della vita di san Francesco. Una notte del 1216, era immerso nella preghiera alla Porziuncola. All'improvviso entrò una luce fortissima e Francesco vide sopra l'altare il Cristo e alla sua destra la Madonna e gli Angeli. Gli chiesero che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta fu immediata: «Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego di concedere ampio e generoso perdono». La sua richiesta fu esaudita così da quell'anno, dopo aver ricevuto il permesso dal Pontefice Onorio III, il 2 Agosto si celebra la «Festa del Perdono» a Santa Maria degli Angeli ma anche in tutte le parrocchie e le chiese francescane. E' concessa l'indulgenza a chi si comunica, si confessa c prega per il Papa Dal mezzogiorno del 1° Agosto alla mezzanotte del giorno seguente si può ottenere, una sola volta l’indulgenza plenaria della Porziuncola.

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Le fortezze daciche di Sarmizegetusa giungersi al suo dio, Zalmoxis, nella consapevolezza di acquisire l’immortalità. Proprio questa convinzione ha reso l’esercito dei daci il più temuto, temerario e potente. Non fu facile per i romani conquistare la Dacia del re Decebal, un grande stratega militare. L’imperatore Traiano ci riuscì solo nel 106 d.c, dopo iene definito spesso come la Stonehenge ben 5 anni di dure campagne militari, al prezzo d’Oriente, Unesco l’ha incluso nel 1999 della metà del suo esercito. Pritra i siti del suo patrimonio artistico mon- ma di lui, avevano provato a diale, per la prestigiosa rivista britannisconfiggerli anche gli imperatori ca The Guardian le Fortezze Daciche di Sarmizege- Giulio Cesare e Domiziano, ma tusa sono il luogo più affascinante della Romania capirono presto che il popolo di e per gli archeologi di tutto il mondo queDecebal era “estremamente presto insediamento resta ancora avvolto nel miste- parato, difficile da sconfiggere e ro. Tentazione irresistibile per i cacciatori di tesori, mai domo”, come storicamente portale di comunicazione tramandato. con un mondo parallelo, La capitale dell’impefonte energetica in cui meditare per per gli appassioro, Sarmizegetusa (situata nei Monti nati di yoga di tutto il Orăștie, nel sud ovest della Romania), mondo. era una vera fortezza naturale, imprendibile, circondata da foreste impenetraIl turismo alternativo, esobili. Eretta in cima ad una rupe alta terico, è talmente diffuso 1200 metri, la fortezza era il centro strache, fino a non molto tegico di difesa, che comprendeva sei tempo fa, le autorità percittadelle. Era considerata all’epoca mettevano ai gruppi di la città fortificata più sviluppata tra i turisti permanere anche di centri politici e religiosi europei dell’età notte nel complesso arpreistorica, uno dei più grandi e popolacheologico di Sarmizegetusa Regia, soprattutto nel ti centri di tutta Europa. giorno del solstizio d’estate, quando, secondo gli Non sono in pochi a ritenere che la fortezza funstudiosi di esoterismo, l’area si riempirebbe di un zionasse anche come centro astronomico“magnetismo” unico. astrologico, per il grande sole di andesite (una Verità storiche, scoperte archeologiche sorprenroccia vulcanica), posto in un disco di pietra, che denti, storie di tesori rubati, risonanze con la ter- si trova qui rappresentato. ra mitica di Shambala (in sanscrito “luogo di pace/ Nonostante una corrente storica filo-romana abtranquillità/felicità”, luogo ideale nella letteratura bia dipinto i daci come un popolo non civilizzato buddista per la ricerca dell’illuminazione), carica e acculturato fino alla conquista di Traiano, le forvitale eccezionale, luogo irresistibile per gli ufolo- tezze daciche, costruite tra i secoli I a.c. e I d.c, gi… la capitale dell’antica Dacia, Sarraccontano una storia mizegetusa, è tutto questo, un luogo ben diversa. I daci eraincredibile dove storia e misticismo si no abilissimi costruttori, amalgamo in armonia da oltre 2000 specializzati nella posa mila anni fa. di acquedotti e di mura Questa era la terra dei daci (conosciuti di fortificazione. La cintra i greci anche come geți), il popolo ta muraria era formata misterioso e fiero, il più coraggioso e da massicci blocchi di giusto della Tracia, secondo il padre pietra e edificata su cindella storia, Erodoto. Per Platone, inque differenti terrazzavece, era il popolo che credeva menti. I civili vivevano nell’immortalità dell’anima, e che intorno alla fortezza, considerava la morte come un viaggio per ricon- protetti dalle montagne, in terrazzamenti artificia-

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li. La nobiltà dacica aveva acqua corrente, portata nelle loro residenze da tubi di ceramica. Le scoperte archeologiche nel sito mostrano che la società godeva, per l’epoca, di un alto tenore di vita. Le fortificazioni non rappresentano solo città disparate, collocate sulle cime delle montagne, ma un insieme compatto, un vasto insediamento militare e civile, con differenti nuclei, esteso su di una superficie grande circa quanto l’attuale Bucarest, circa 200 km quadrati. Si calcola che attualmente solo il 5% di ciò che costituisce Sarmizegetusa Regia è stato portato alla luce. Abbastanza da attirare ogni anno migliaia di turisti, talmente desiderosi di entrare nel regno dei daci, da cimentarsi nell’ardua impresa di arrivarci. Ancora oggi il percorso è affascinante e impervio, la cittadella sembra inarrivabile, così come dovette esserlo per i soldati di Traiano. La strada sterrata si inerpica per 18 Km, larga, fangosa, con ripide curve a gomito, sempre a ridosso del fiume. Nel regno dei daci si entra passando sotto una curiosa porta dallo stile orientaleggiante. Due pilastri squadrati sostengono un tettuccio stretto e spiovente. Sulla sinistra il muro “ospita” su sfondo azzurro uno stucco bianco che raffigura un guerriero daco, con tanto di spadone ricurvo. Sul pilastro di destra un romano, rappresentante del popolo che invase, combatté, distrusse i daci e poi colonizzò la nuova provincia dell’Impero. Il viaggio comincia su stradine di campagna fiancheggiate da piccole case di montagna, sparse in mezzo alla natura. Non sono numerose, ma sono fantasiose, sui cartelli di legno, ferro, alluminio, o sulle cortecce degli alberi, una freccia o una croce che indica la strada per lacetate (cittadella). Spesso, dopo qualche curva lo sguardo si sofferma sul disegno colorato e naif di un Cristo crocefisso circondato da santi. Guardando dal basso, la cima della rupe sembra sempre così lontana, conferendo un alone di regalità ed esclusività al mondo daco. Gli ultimi km di strada sono da percorrere a piedi, ma la fatica viene ampiamente ricompensata: dopo aver varcato le mura della città si attraversa un pezzo di bosco e si giunge alla radura dove si trova l’area sacra. Si possono ammirare i resti delle imponenti mura, ora in mezzo a un bosco di faggi, e la strada lastricata che portava all’ampia spianata dove si trovavano i templi, una terrazza erbosa che domina le valli circostanti. È un luogo in7

dubbiamente di grande suggestione. L’area sacra è composto da due edifici circolari, il più grande formato di 104 anelli di andesite, con una fila di pilastri parallelepipedi e, verso il centro, altre due file di pali lignei coperti da lastre di terracotta, la prima, circolare, la seconda a ferro di cavallo. La disposizione dei pilastri di andesite presenta un particolare interesse: la loro divisione in 30 gruppi di 7 pilastri, fa pensare a un rapporto tra questo santuario e certi fenomeni celesti e persino all’ipotesi che il monumento fosse la rappresentazione architettonica del calendario dacico. Molto interessante è il disco solare trovato vicino al grande santuario circolare, suddiviso in 10 spicchi di circa 36° ognuno, il che renderebbe evidente che i daci conoscessero molto bene il periodo terrestre di 365 giorni ma non fossero adeguatamente precisi nelle misurazioni o nel taglio dell’ andesite. La scoperta del sole di pietra è considerata la prova più certa dell’esistenza di un culto solare presso i Daci, nei secoli I a. C. e I d. C. Intorno ci sono sassi “piantati” nell’erba a formare rettangoli e quadrati, resti di quelle che dovevano essere colonne allineate come soldati. Non è ancora chiaro come siano riusciti a trasportare i pesanti blocchi di pietra fino alla sistemazione finale per un percorso così lungo e impervio, ma per gli ufologi non ci sono dubbi, l’aiuto alieno è inoppugnabile! Sulla strada di ritorno fermatevi a parlare con qualche contadino… se lo trovate. Vi racconterà dei cacciatori di tesori che, fino qualche anno fa, giravano di notte da queste parti e di un americano che avrebbe pagato oltre quattro milioni di euro per quindici bracciali d’oro massiccio. Se gli chiedete perché non si sistema un po’ la strada vi risponderà che ai daci non sarebbe piaciuta l’idea di rendere più accessibile la loro enigmatica fortezza! (da Blog cu doua fetze)


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LITURGIA EUCARISTICA LETTURE: Es 16,2-4.12-15 Sal 77 Ef 4,17.20-24 Gv 6,24-35 C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Fratelli e sorelle, per celebrare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati. Breve pausa di riflessione C. Signore, che doni ogni bene a noi affamati nel corpo e nello spirito, abbi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo, vero pane disceso dal cielo, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore, solo pane capace di saziare il cuore, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. GLORIA A DIO NELL’ALTO CIELI e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen. COLLETTA C. O Dio, che affidi al lavoro dell'uomo le immense risorse del creato, fa' che non manchi mai il pane sulla mensa di ciascuno dei tuoi figli, e risveglia in noi il desiderio della tua parola, perché possiamo saziare la fame di verità che hai posto nel nostro cuore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito

Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Dal secondo libo Dell’Esodo In quei giorni, nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine». Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: “Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”». La sera le quaglie salirono e coprirono l’accampamento; al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri. Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. R. Alleluia. † Vangelo Dal vangelo secondo Giovanni In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uoSALMO RESPONSORIALE mo vi darà. Perché su di lui il PaR. Donaci, Signore, il pane dre, Dio, ha messo il suo sigillo». del cielo. Gli dissero allora: «Che cosa dobCiò che abbiamo udito e biamo compiere per fare le opere conosciuto e i nostri padri ci han- di Dio?». Gesù rispose loro: no raccontato non lo terremo na- «Questa è l’opera di Dio: che crescosto ai nostri figli, raccontando diate in colui che egli ha mandaalla generazione futura le azioni to». gloriose e potenti del Signore e le Allora gli dissero: «Quale segno meraviglie che egli ha compiuto. tu compi perché vediamo e ti creR/. diamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna Diede ordine alle nubi dall’alto e aprì le porte del cielo; nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane fece piovere su di loro la manna dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In per cibo e diede loro pane del verità, in verità io vi dico: non è cielo. R/. Mosè che vi ha dato il pane dal L’uomo mangiò il pane dei cielo, ma è il Padre mio che vi dà forti; diede loro cibo in abbondanza. Li fece entrare nei confini il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che didel suo santuario, questo monte scende dal cielo e dà la vita al che la sua destra si è acquistato. mondo». R/. Allora gli dissero: «Signore, dacci Seconda Lettura sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della

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vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Segnati dalla fragilità, siamo chiamati alla vita nuova in Cristo e ad essere imitatori del Padre. Mendicanti del Pane di vita eterna preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. Per la Chiesa: resti sempre fedele nello spezzare il Pane della Parola, dell’Eucaristia e della Carità, preghiamo. Per i dubbiosi e gli sbandati: trovino la via della verità che libera e di Cristo portatore di vita nuova, preghiamo. Per noi: possiamo spalancare il nostro cuore a Cristo e rinnovare in lui la nostra vita, preghiamo. C. Padre nostro, purificaci dalla logica dell’egoismo perché siamo resi capaci della vita nuova portata dal tuo Figlio. Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. A. Amen.

LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Santifica, o Dio, i doni che ti presentiamo e trasforma in offerta perenne tutta la nostra vita in unione alla vittima spirituale, il tuo servo Gesù, unico sacrificio a te gradito. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C. È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l'inno di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro. Nell'ultima cena con i suoi Apostoli, egli volle perpetuare nei secoli il memoriale della sua passione e si offrì a te, Agnello senza macchia, lode perfetta e sacrificio a te gradito. In questo grande mistero tu nutri e santifichi i tuoi fedeli, perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l'umanità diffusa su tutta la terra. E noi ci accostiamo a questo sacro convito, perché l'effusione del tuo Spirito ci trasformi a immagine della tua gloria. Per questo mistero di salvezza, il cielo e la terra si uniscano in un cantico nuovo di adorazione e di lode, e noi con tutti gli angeli del cielo proclamiamo senza fine la tua gloria: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta.. DOPOLAPREGHIERAEUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni

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onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C Accompagna con la tua continua protezione, Signore, il popolo che hai nutrito con il pane del cielo, e rendilo degno dell'eredità eterna. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio


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L’ATOMICA SU HIROSHIMA

lunedì 6 agosto 1945

Alle 8 di mattina le cucine di Hiroshima sono in piena attività per preparare il primo pasto della giornata. Le scuole sono pronte ad accogliere gli studenti (agosto in Giappone non è un mese festivo) e centinaia di operai varcano i cancelli della Mazda, nota casa automobilistica fondata qui nel 1920. Poco prima la stazione radar ha captato tre velivoli americani entrati nello spazio aereo giapponese. Un numero ritenuto esiguo dalle autorità militari, che decidono di non dare l'allarme aereo. Alle 8.15 circa il bombardiere B-29 Superfortress, ribattezzato Enola Gay (dal nome della madre) dal pilota Paul Tibbets, sgancia Little Boy nome in codice della bomba nucleare all'uranio. Quarantatré secondi dopo, a meno di 600 metri dal suolo, l'ordigno esplode provocando un lampo di luce accecante e un enorme fragore (i giapponesi lo ricordano con l'espressione pika-don, ossia "luce-tuono"). Una potenza esplosiva pari a 13mila tonnellate di tritolo, che in pochi istanti annienta 68mila vite umane e ne ferisce mortalmente circa 76mila. Di alcuni corpi rimane soltanto l'ombra impressa sulle pareti; altri finiscono bruciati, martoriati dalla pioggia radioattiva o sepolti dalle macerie dei 70mila edifici distrutti (il 90% del totale). È il tragico bollettino del primo bombardamento atomico della storia cui, 3 giorni dopo, seguirà quello su Nagasaki. Un'apocalisse che proseguirà con gli hibakusha, i sopravvissuti, il 20% dei quali rimarrà affetto da avvelenamento da radiazioni e da necrosi, portando il numero delle vittime a più di 200mila (solo per Hiroshima). Le autorità giapponesi non si accorgono subito di quanto è accaduto (anche a causa del black out dei collegamenti radio) e solo dopo un volo di ricognizione sulla città si prende coscienza del disastro: un silenzio cupo regna su Hiroshima completamente rasa al suolo e avvolta dalle fiamme. La tesi dell'attacco atomico come unica opzione possibile, per non sacrificare ulteriori vite umane in una complicata operazione militare, sostenuta per anni dagli USA sarà smentita da documenti emersi successivamente. Tra questi, il telegramma inviato da Tokio da un diplomatico tedesco - intercettato dai servizi segreti americani ma tenuto segreto - in cui si parlava di «situazione disperata» e della volontà delle forze armate giapponesi di arrendersi anche a condizioni dure. Ciò sembra suffragare un'altra tesi, secondo cui la decisione di utilizzare l'atomica è stata dettata da ragioni politiche, tese a dimostrare la forza bellica degli Stati Uniti agli occhi degli, allora, "alleati" sovietici. Contro l'orrore delle bombe atomiche si pronunceranno scienziati di fama mondiale, su tutti Albert Einstein che insieme al filosofo Bertrand Russel presenterà a Londra, nel 1955, un manifesto introdotto dalla celebre frase «Ricordatevi della vostra umaI SANTI DELLA nità, e dimenticate il resto». SETTIMANA (70 anni fa)

DOM.02

Perdono di Assisi

LUN. 03

S. Aspreno di Napoli

MART.04

S. Curato d’Ars

MERC.05

Beata Vergine della Neve

GIOV.06 Trasfigurazione di NS. Gesù

Conchiglie moderne

VEN.07

S. IGaetano da Thiene

SAB. 08

S. Domenico di Guzman

Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°*

C6 7: Chiesa romano-cattolica dei Piaristi. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00

B : Preasfantul Mantuitor

(Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./ fax: 021-314.18.57, don Roberto Polimeni, Tel:0770953530

*°*

mail: polimeni.roberto@yahoo.com; polimeni.rober A69 I 6+ : Domenica ore 11:00 nella Chieto70@gmail.com; Tel 0040 756066967. Trasmessa sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don in diretta su www.telestartv.ro Horvath Istvan , tel 0745 020262 Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul *°* "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari. T+;+ < : Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi*°* na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. I +: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domenica ore 18:00. Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica Mail:parohiafabric@googlemail.com ore 9,30, Don Alessandro Lembo *°* Tel 0749469169 Mail: Alelembo73@gmail.com

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