Adeste50 domenica 13 dicembre 2015c

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ADESTE n°50/ ANNO 4°-13.12.2015

dell’alba lunghe file di fedeli si sono incolonnati per i controlli al metal detector. Ma oggi al centro dell’attenzione non c’è la piazza blindata, la paura degli attentati, le polemiche sui ritardi di Roma. E nemmeno il rincorrersi delle statistiche sulle presenze. Francesco ha voluto che questo Giubileo straordinario fosse vissuto diffusamente a livello locale. Dunque al centro non è la Città Eterna, ma il messaggio della misericordia.

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«Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio, e in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre nella luce della sua misericordia», dice nella breve omelia della messa dell’Immacolata Papa Francesco, ricordando che il gesto di aprire la Porta Santa della Misericordia «pone in primo piano il primato della grazia». Quel primato che riecheggia più volte nelle letture del giorno, nel gioia di Maria: «La grazia di Dio l’ha avvolta, rendendola degna di diventare madre di Cristo. La pienezza della grazia è in grado di trasformare il cuore, e lo rende capace di compiere un atto talmente grande da cambiare la storia dell’umanità».

Papa ha aperto la Porta Santa della basilica di San Pietro. Inizia il Giubileo straordinario della misericordia che si er a aper to anticipatamente domenica scorsa a Bangui, martoriata capitale della Repubblica Centrafricana. Francesco si è avvicinato alla Porta e ha detto: «Questa è la porta del Signore… apritemi le porte della giustizia… per la tua grande misericordia entrerò nella tua casa, Signore». Poi ha salito in silenzio i gradini, ha aperto i battenti – dopo avere spinto più volte le ante – e si è fermato a pregare silenziosamente sulla soglia. Quindi è entrato in San Pietro, seguito dai concelebranti e da un gruppo di religiosi e fedeli laici. Il Papa emerito Benedetto XVI ha seguito dall’atrio della basilica la cerimonia.

La festa dell’Immacolata Concezione, spiega Papa Bergoglio, «esprime la grandezza dell’amore di Dio. Egli non solo è Colui che perdona il peccato, ma in Attraverso questa soglia passeranno i pellegrini duran- Maria giunge fino a prevenire la colpa originaria, che te quest’Anno Santo, che si concluderà nel novembre ogni uomo porta con sé entrando in questo mondo. È 2016. Ma per la prima volta nella storia dei Giubilei, a l’amore di Dio che previene, che anticipa e che salva. quelle delle basiliche romane questa volta si aggiun- L’inizio della storia di peccato nel giardino dell’Eden geranno le Porte Sante delle cattedrali e dei grandi si risolve nel progetto di un amore che salva». santuari di tutto il mondo. Le parole riecheggiate dal Libro della Genesi sul pecPapa Francesco, prima di recarsi presso la Porta San- cato origina, e aggiunge il Pontefice, «riportano all’eta, è andato incontro al predecessore che lo attendeva sperienza quotidiana che scopriamo nella nostra esinell’atrio della Basilica di San Pietro. E lo ha abbrac- stenza personale. C’è sempre la tentazione della diciato. Dopo aver attraversato per primi la Porta Santa, sobbedienza, che si esprime nel voler progettare la Papa Francesco e Papa Benedetto (a piccoli passi sor- nostra vita indipendentemente dalla volontà di Dio. È retto dal segretario monsignor Georg Gaenswein), si questa l’inimicizia che attenta continuamente la vita sono poi nuovamente stretti le mani anche all’interno degli uomini per contrapporli al disegno di Dio». Epdella Basilica, dove Bergoglio aveva atteso il suo pre- pure, spiega Francesco «anche la storia del peccato è decessore. comprensibile solo alla luce dell’amore che perdona. Se tutto rimanesse relegato al peccato saremmo i più «Dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio». disperati tra le creature, mentre la promessa della vitFa freddo in piazza San Pietro, all’aria gelata si è agtoria dell’amore di Cristo rinchiude tutto nella miserigiunta una pioggia leggera. Fin dalle prime luci cordia del Padre». 2


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Questo Anno Santo straordinario è definito dal Papa un «dono di grazia». «Entrar e per quella Porta significa scoprire la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie e a ognuno va incontro personalmente. Sarà un Anno in cui crescere nella convinzione della misericordia. Quanto torto viene fatto a Dio e alla sua grazia quando si afferma anzitutto che i peccati sono puniti dal suo giudizio, senza anteporre invece che sono perdonati dalla sua misericordia».

conclusione del Concilio. «Abbandoniamo ogni forma di paura e di timore – è l’appello di Francesco – perché non si addice a chi è Attraversare oggi la Porta Santa ci impegni a fare noamato; viviamo, piuttosto, la gioia dell’incontro con la stra la misericordia del buon samaritano». grazia che tutto trasforma». Alla Celebrazione sono presenti il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, il presidente Il Papa ha quindi ricordato l’anniversario della conclusione del Concilio. «Oggi varcando la Porta Santa del Consiglio, Matteo Renzi, il commissario straordinario di Roma, Francesco Tronca e il prefetto della vogliamo anche ricordare un’altra porta che, cinquant’anni fa, i Padri del Concilio Vaticano II spalan- capitale Franco Gabrielli. carono verso il mondo. Questa scadenza non può esSecondo gli organizzatori sono presenti circa 70mila sere ricordata solo per la ricchezza dei documenti propersone. dotti, che fino ai nostri giorni permettono di verificare il grande progresso compiuto nella fede. In primo luo- Gli accessi alla Porta Santa – riferiscono gendarmi in go, però, il Concilio è stato un incontro. Un vero inpiazza presenti in piazza – apriranno alle 12,30, subito contro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo. Un dopo l’Angelus del Papa. Mattarella, con al fianco la incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva figlia Laura, ha varcato la Porta Santa di San Pietro, la sua Chiesa a uscire dalle secche che per molti anni dopo che si era conclusa la cerimonia di apertura. l’avevano rinchiusa in sé stessa, per riprendere con (Andrea Tornielli: Vaticaninsider) entusiasmo il cammino missionario». «Era la ripresa di un percorso – ha concluso il Pontefice – per andare incontro a ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di lavoro… dovunque c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo. Una spinta missionaria, dunque, che dopo questi decenni riprendiamo con la stessa forza e lo stesso entusiasmo. Il Giubileo ci provoca a questa apertura e ci obbliga a non trascurare lo spirito emerso dal Vaticano II, quello del Samaritano, come ricordò il beato Paolo

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LA LEGGENDA DI SANTA LUCIA E LA veci di Babbo Natale. VERA STORIA TRA MITI E LEGGENDE In alcune regioni del nord

Italia, come il Trentino, il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia, l'Emilia e il VeNatale solitamente è collegato a Babbo Natale neto esiste una tradizione ed alle sue imprese per recapitare i regali ai bambini. legata alla Santa, il 13 diIn tanti paesi del nord Italia e del nord Europa è inve- cembre, giorno della sua ce Santa Lucia a fare le veci di Babbo Natale: il gior- morte. I bambini le scrivono no in cui si festeggia Santa Lucia è il 13 dicembre e una letterina, dicendo che sono legate a lei tradizioni e leggende molto particola- sono stati buoni e si sono comportati bene per tutto ri. l'anno, e chiedendo in regalo dei La storia di Santa Lucia doni. Preparano Siamo nel IV secolo, in Sicilia, a del cibo e delle carote sui davanzali delle Siracusa. Lucia è una giovane donna finestre, per attirare la Santa e il suo asineldi una buona famiglia, fidanzata ad lo e poi vanno a letto perché se la Santa un concittadino e destinata ad un arriva e li trova alzati lancia loro della cebuon futuro di moglie e madre. La nere o della sabbia negli occhi e li acceca. mamma si ammala e Lucia si reca in In Svezia e in Danimarca è abitudine che la preghiera a Catania, sulla tomba di mattina del 13 dicembre la figlia primogeSant'Agata, per invocarne la guarinita si vesta con una tunica bianca e una gione. Qui la Santa le appare e le sciarpa rossa in vita e, con il capo coronato chiede di dedicare la sua giovane da un intreccio di rami verde e sette candevita all'aiuto dei più poveri e deboli, line, porti caffè, latte e dolci ai famigliari predicendole il martirio. ancora a letto, accompagnata dalle sorelle più piccolo Lucia torna a Siracusa e trova la mamma guarita. Rompe il fidanzamento, e decide di andare tra i pove- vestite con tunica e cintura bianche. retti che stanno nelle catacombe, con una lampada alla testa, e di donare loro tutta la sua dote. Il fidanzato detto "Santa Lucia, il giorno più corto che ci non comprende, si arrabbia e decide di vendicarsi, desia" r isale a ben 5 secoli fa, cioè a pr ima nunciando pubblicamente quella che avrebbe dovuto del 1582: in quel periodo la sfasatura fra calendario essere la sua futura sposa, con l'accusa di essere cricivile e calendario solare era ancora così rilevante stiana. Sono anni di persecuzione dei cristiani, sotto che il solstizio cadeva proprio fra il 12 e il 13 diceml'imperatore Diocleziano. bre rendendo quindi questo il giorno più corto Lucia ammette e ribadisce la sua fede, irremovibile dell'anno. A seguito della Riforma di Papa Gregorio anche sotto tortura, affermando che la sua forza viene XIII, si colmò la sfasatura di calendario ed il solstinon dal corpo, ma dallo spirito. Al momento di portar- zio passò così al 21-22 dicembre (come oggi) ma la la via, l'esile corpo da ragazzina assume una forza mi- festa della Santa rimase sempre al 13 e così anche il racolosa e né uomini, né buoi, né il fuoco, né la pece detto legato al giorno più corto si è tramandato invabollente riescono a smuoverla. Lucia viene così conriato fino ai nostri giorni, pur non rappresentando dannata a morte. pienamente l'attinenza con la realtà. Contrariamente Prima di morire riesce a ricevere l'Eucaristia e predice a quello che ancora in tanti credono, non è quindi a Diocleziano la sua prossima morte e la cessazione Santa Lucia il giorno più corto dell'anno. delle persecuzioni entro breve. Entrambi i fatti si veri- Va comunque rilevato che ancora oggi attorno al 13 ficano nel giro di pochi anni. dicembre cade il periodo dell'anno in cui il Sole tramonta prima. Nell'arco delle prime due settimane di dicembre l'orario del tramonto si mantiene quasi coLa leggenda di Santa Lucia stante, tra le 16.41 e le 16.42 (per una località di meLa leggenda narra che la giovane Lucia abbia fatto dia latitudine italiana): il sole tramonta perfino prima innamorare un ragazzo che, abbagliato dalla bellezza che al solstizio! Durante il solstizio, infatti, il Sole dei suoi occhi, glieli abbia chiesti in regalo. Lucia ac- tramonta leggermente più tardi, attorno alle 16,44, consente al regalo, ma gli occhi miracolosamente le ma anche l'alba è ritardata di alcuni minuti: in definiricrescono e ancora più belli di prima. Il ragazzo chie- tiva, pur tramontando dopo, per il solstizio il Sole de in regalo anche questi, ma la giovane rifiuta, così resta sopra l'orizzonte circa 3 minuti in meno rispetto viene da lui uccisa con un coltello nel cuore. al giorno 13, andando così a configurare la giornata più corta dell'anno. In basso Santa Lucia rappresenLe tradizioni di Santa Lucia tata in volo col suo asinello: da oggi (13 dicembre) si In alcuni luoghi Santa Lucia viene festeggiata e fa le fa sempre più forte l'attesa dell'inverno e del Natale.

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eccezione della nipote che ogni mattina va a troEmma compie 116 anni: è la più vecchia d’Europa. «Il segreto? Essere sin- varla per darle una mano a preparare da mangiare. Per il resto, fa tutto da sé. gle» Emma Morano è nata a Civiasco, in Valsesia, il 29 novembre 1899 e vive a Pallanza sul Lago Maggiore.

A cavallo di tre secoli

116 ANNI !!

Nata il 29 novembre 1899 a La persona Civiasco, in provincia di Verpiù anziana celli, Morano si trasferì sul Lago Maggiore che era anco- d’Europa e la seconda ra ragazzina. Lavorò come operaia in una fabbrica che al mondo è produceva sacchi di juta. Da italiana quando un medico le disse che soffriva di anemia, la sua dieta è sempre stata la stessa: tre uova crude al giorno, diventate due negli ultimi anni. A conti fatti, negli ultimi 100 anni ne avrebbe mangiate almeno 100mila. Il resto del menu è semplice: un po’ di carne macinata (cruda), un piatto di pastina in brodo e una banana. Anche se il segreto per vivere a lungo - ha spiegato Valter Longo, direttore dell’Istituto sulla Longevità presso l’Università della California - è anche un fattore genetico. Una delle sorelle Morano morì a 100 anni, un’altra a 102.

Avvolta nel suo scialle colorato, seduta in poltrona vicino a un grosso calorifero bianco, il viso rugato dall’incredibile numero di anni che le è passato addosso. Emma Morano, la persona più vecchia d’Italia, d’Europa e al secondo posto nella classifica dei decani del mondo, domenica ha festeggiato così il suo 116 esimo compleanno, nella sua casa di Verbania, circondata dall’affetto di amici e parenti. È lei l’unica persona del pianeta, insieme all’americana Susannah Mushatt Jones, ad essere nata nel diciannovesimo secolo. E, ora, l’italiano – maschio o femmina – più longevo di sempre. Il segreto della longevità

Il segreto per vivere a lungo Morano l’ha raccontato qualche mese fa al New York Times. Essere single. Era il 1938 quando, dopo la morte del figlio di appena pochi mesi, la donna - allora quarantenne - decise di separarsi dal marito. In seguito i pretendenti non mancarono. Ma lei decise di non risposarsi. «Non ho più voluto essere comandata da nessuno», ha spiegato. A 116 anni, Morano vive ancora da sola, nel suo appartamento di due stanze sul Lago Maggiore. Nessuna badante, nessun aiuto, ad L’omaggio del Papa

Per i suoi 116 anni, Morano ha ricevuto gli auguri del presidente della Repubblica Mattarella (che le ha inviato «affettuosi auguri, anche a nome di tutti gli italiani») e la benedizione di Papa Francesco. Che ha voluto inviare alla signora una speciale «placchetta del pellegrino dell’Anno Mille», un omaggio che il Vaticano distribuirà ai più anziani partecipanti del Giubileo straordinario della misericordia, che prende il via l’8 dicembre. (Corriere.it) 5


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contano oggi 120 milioni di immigrati in tutto nel mondo il cui apporto all’economia dei paesi che li accolgono è fondamentale. La storia è bizzarra, compie giri tortuosi per poi ripresentarsi ciclicamente, sempre uguale a sé stessa, o forse siamo noi che non impariamo niente dal passato. Meno di 150 anni fa il nostro popolo migrava in massa verso l’ignoto, in cerca di quel futuro che l’Italia sembrava non In tempi più recenti il nostro Paese è diventato la terra promessa per molti migranti in fuga da fame, guerre e regimi, qualcuno ha visto in questi disperati un nemico, scordandosi come i nostri avi abbiano compiuto lo stesso percorso, solcando i mari alla ricerca di una speranza. Oggi abbiamo di nuovo la valigia in mano. “Ci sono circa 232 milioni di persone che vivono al di fuori del loro paese di nascita. Dobbiamo lavorare per aiutare i migranti e i loro paesi, lo dobbiamo ai milioni di migranti che, attraverso il loro coraggio, la loro vitalità e i loro sogni, hanno contribuito a rendere le nostre società più prospere e diversificate”, ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. Il 18 dicembre si celebra la Giornata mondiale dei migranti istituita dall’Onu nel 2000. La data coincide con l’adozione della Convenzione internazionale sui diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie avvenuta il 18 dicembre 1990. Gli Stati membri, le associazioni governative e non governative sono invitati ad osservare la giornata attraverso la diffusione di informazioni sui diritti umani e sulle libertà fondamentali dei migranti. In occasione dell’incontro sulla Migrazione internazionale e lo sviluppo, svoltosi nell’ottobre 2013, gli stati membri hanno adottato all’unanimità una dichiarazione che riconosce l’importanza del contributo che le migrazioni hanno apportato allo sviluppo e che chiede maggiore cooperazione per affrontare le sfide della migrazione irregolare. La dichiarazione ha sancito anche la necessità di rispettare i diritti umani dei migranti, condannando le manifestazioni di razzismo e di intolleranza, e di promuovere le norme internazionali del lavoro.

20 dicembre, Giornata internazionale della solidarietà umana

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20 dicembre si celebra la Giornata internazionale della solidarietà umana, istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2005 (con la Ris. 60/209) che identifica la solidarietà come uno dei valori fondamentali e universali che dovrebbero essere alla base delle relazioni tra i popoli.

In occasione della giornata internazionale 2011, il Segretario Generale Ban Ki-Moon ha affermato, nel suo consueto messaggio, la necessità per tutte le nazioni di collaborare ed essere solidali le une con le altre, di lavorare insieme per obiettivi comuni al fine di costruire un futuro più sicuro e prospero per tutti. La solidarietà, ha aggiunto, deve esserela base nella ricerca di soluzioni globali. Al summit mondiale per lo sviluppo sociale i governi si sono impegnati nell'implementazione di azioni verso lo sradicamento della povertà come imperativo etico, sociale, politico ed economico. Nel 2002 l'Assemblea Generale ha istituito il Fondo mondiale per la solidarietà con l'obiettivo di sradicare la povertà e promuovere lo sviluppo umano e sociale nei paesi in via di sviluppo, in particolare tra i segmenti più poveri della popolazione. La giornata internazionale per la solidarietà umana serve a ricordare a tutti l'importanza della solidarietà per il raggiungimento degli accordi internazionali sullo sviluppo sociale, inclusi i programmi d'azione delle conferenze internazionali e gli accordi multilaterali.

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Piccole storie per riflettere

IL PICCOLO JOSE' E IL SENSO DELL' AMORE di PAULO COELHO Il racconto di Coelho si intitola «I sandali di José» e si basa su un testo del 1903 di François Coppée. Molti anni fa, talmente tanti che abbiamo ormai dimenticato la data precisa, viveva in un paese del sud del Brasile un bambino di sette anni, di nome José. Aveva perduto i genitori molto presto ed era stato adottato da una zia avara che, malgrado avesse molto denaro, per il nipote non spendeva quasi nulla. José, che non aveva mai conosciuto il significato dell'amore, pensava che la vita fosse proprio così, e non se ne addolorava. Poiché vivevano in un quartiere di gente ricca, la zia obbligò il direttore della scuola ad accettare suo nipote, pagando solo un decimo della retta mensile e minacciando di protestare con il sindaco se non lo avesse fatto. Il direttore non ebbe scelta, ma ogni volta che poteva istruiva gli insegnanti ad umiliare José, sperando che il bambino si comportasse male e loro avessero un pretesto per espellerlo. José, tuttavia, che non aveva mai conosciuto l'amore, pensava che la vita fosse proprio così, e non se ne addolorava. Arrivò la notte di Natale. Tutti gli alunni furono obbligati ad assistere alla messa in

una chiesa distante dall'abitato, giacché il parroco locale si trovava in ferie. Strada facendo, i bambini e le bambine parlavano di quello che avrebbero trovato nelle calze l'indomani mattina: vestiti alla moda, giocattoli costosi, dolciumi, skateboard e biciclette. Erano tutti ben vestiti, come sempre accade nei giorni speciali, tranne José che indossava sempre i suoi abiti malandati e i sandali consumati e piccoli per i suoi piedi (la zia glieli aveva comprati quando lui aveva quattro anni, dicendo che ne avrebbe ricevuto un altro paio solo quando avesse compiuto i dieci anni). Alcuni bambini gli domandarono perché fosse tanto miserabile e gli dissero che si vergognavano di avere un amico con degli abiti e delle scarpe così. Poiché José non conosceva l'amore, non si addolorava per quelle domande. Quando entrò in chiesa, tuttavia, udì l'organo suonare, vide le luci tutte accese e la gente vestita con quanto aveva di meglio, le famiglie riunite, i genitori che abbracciavano i figli, e José si sentì la più miserabile delle creature. Dopo la comunione, invece di tornare a casa con il gruppo, si sedette sulla soglia della cappella e cominciò a piangere: anche se non conosceva l'amore, ora capiva che cosa significava ritrovarsi da solo e derelitto, abbandonato da tutti. In quel momento, si accorse che accanto a sé c'era un bambino, scalzo, che sembrava altrettanto miserabile. Poiché non lo aveva visto prima, ne dedusse che doveva aver 7

camminato molto per arrivare fin lì. Pensò: «Devono fargli molto male i piedi, a questo ragazzino. Gli darò uno dei miei sandali, così per lo meno allevierò metà della sua sofferenza». Perché, malgrado non conoscesse l'amore, José conosceva la sofferenza e non desiderava che altri provassero la stessa cosa. Lasciò al bambino uno dei sandali e tornò indietro con l'altro: se lo cambiava continuamente di piede, così da non ferirsi molto con le pietre della strada. Appena arrivò a casa, la zia vide che il nipote aveva perduto uno dei sandali e lo minacciò: se non fosse riuscito a recuperarlo entro il mattino seguente, sarebbe stato castigato severamente. José andò a letto impaurito, poiché conosceva i castighi che la zia gli dava di tanto in tanto. Tremò tutta la notte, a stento riuscì a conciliare il sonno, e quando stava quasi per riuscire ad addormentarsi, udì molte voci nel salotto. La zia irruppe nella sua camera , domandandogli che cosa era accaduto. Ancora intontito, José andò nella sala e vide che il sandalo che aveva lasciato al bambino era lì in mezzo alla stanza, sommerso da giocattoli di ogni tipo, biciclette, skateboard, abiti. I vicini gridavano, dicendo che i loro figli erano stati derubati, che non avevano trovato niente nelle loro calze quando si erano svegliati. Fu in quel momento che il prete della chiesa in cui avevano assistito alla messa comparve ansimante: sulla soglia della cappella era apparsa la statua di un Gesù Bambino vestito d'oro, ma con ai piedi un solo sandalo. Immediatamente, si fece silenzio: la comunità rese lodi a Dio e ai suoi miracoli, la zia scoppiò a piangere e chiese perdono. E il cuore di José fu pervaso dall'energia e dal significato dell'Amore.


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Anton Durcovici nasce in Austria il 17 maggio 1888, figlio di padre croato e madre austriaca. La giovane madre rimasta vedova cadde nell’estrema indigenza e dovette emigrare in Romania per lavorare presso parenti agiati. Anton era uno dei suoi due figli e aveva solo sei anni quando emigrò. L’arcivescovo di Bucarest lo notò 10 Dicembre subito, invitandolo al seminario minore ( 10 Dicembre 1951 ) diocesano, dove spiccò per intellie forza di voData in cui il Beato genza lontà concludendo i Anton Durcovici, suoi studi di cinque anni con un esame vescovo di Iasi, di maturità nec plus ultra. muore nel entusiasta carcere comunista Ildi presule, questo ragazzo fuori dal comune, lo di Sighet inviò a studiare a Roma. All'età di 24 anni il giovane Anton ha già preso tre dottorati: filosofia, teologia e diritto canonico. Viene ordinato sacerdote a San Giovanni in Laterano il 24 settembre 1910 e subito dopo torna in Romania. Scoppia, però, la 1a Guerra Mondiale e come i suoi connazionali austriaci (più tardi egli diventerà cittadino romeno a tutti gli effetti), viene internato per un paio di anni in un campo di concentramento nella piena forza della sua gioventù. Il tifo che contrasse in questo posto insalubre gli lascò segni per il resto dei suoi giorni. Nel 1924 viene nominato rettore del Seminario di Bucarest. Per diverse vicissitudini l’arcivescovo di Bucarest dovette presentare le sue dimissioni mentre calava sulla Romania la notte comunista e così mons. Durcovici si trova a dirigere il cattolicesimo della capitale da vicario generale. Inizia dunque lo scontro che lo porterà al martirio. Si nega a stilare un documento d’indipendenza di Roma e di sottomissione alle autorità civili. Alcuni (pochi, solo 3) sacerdoti corrotti lo tradiscono e lo calunniano, ma tanto basta per costruire ingiusti capi d’accusa. Il Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) lo nomina vescovo di Iasi, capitale della Moldavia, il 14 aprile 1948 viene consacrato a Bucarest. Il 1° dicembre 1948, con il varo di una legge, ebbe inizio la persecuzione che rendeva la Chiesa grecocattolica illegale. I vescovi, uno dopo l’altro, furono incarcerati. Il governo comunista voleva creare una sola Chiesa nazionale, separata da Roma. In questa situazione critica, il vescovo Durcovici e quello di Alba Iulia, Marton Aron, elaborano insieme un manifesto di dissenso: «La Chiesa cattolica in Romania fa parte della Chiesa romano-cattolica, a capo della quale vi è il Papa». E come risposta all’atteggiamento ateo dello Stato, Durcovici cominciò la visita pastorale in tutte le parrocchie e le consacrò al Cuore immacolato di Maria, risvegliando la fede nelle comunità. La Securitate aveva paura a intervenire, perché temeva la reazione popolare, e in questo contesto sociopolitico, il vescovo fu costretto a sopportare grandi pressioni: durante le celebrazioni, gli ufficiali della polizia politica ascoltavano con attenzione le omelie e i discorsi che poi trascrivevano per trovarvi riferimenti 8

politici. Queste note informative contenevano decine di accuse al vescovo per incriminarlo. Ma paradossalmente, esse hanno finito per costituire una prova testimoniale della fede granitica del martire e il suo filiale attaccamento al Papa. All’inizio del 1949, la persecuzione giunse al culmine. Il vescovo Durcovici alzò coraggiosamente la propria voce per condannare le azioni promosse dal regime contro i cattolici. Il 26 giugno dello stesso anno, venne arrestato mentre andava alla parrocchia PopeştiLeordeni di Bucarest, per amministrare il sacramento della cresima. Dopo molte torture, maltrattamenti e offese, venne portato nella prigione del ministero degli Interni, dove restò fino al giugno 1950, quando fu trasferito nel temutissimo carcere di Jilava. La successiva tappa della sua personale via crucis, fu quella a Sighetu Marmatiei, dove già erano stati imprigionati altri vescovi. Con loro e con i sacerdoti reclusi pregò e soffrì per la fede, incoraggiando tutti a portare la croce pazientemente e con amore per Cristo, in vista della salvezza. Quindi venne isolato e trasferito in un altro bunker, seminudo e privato del cibo necessario, con scarsissima aria e luce, fatto oggetto di insulti, di oltraggi e di maltrattamenti, fino a che fu ridotto a una larva. E benché, mentalmente sia sempre rimasto lucido e in pieno possesso delle proprie facoltà intellettuali, dal punto di vista fisico poté resistere solo tre mesi in quella prigione. Lo lasciarono morire di fame nella cella numero 13 il giorno 10 dicembre 1951. Don Rafael Friederich, sacerdote della sua diocesi, ha testimoniato che mentre puliva i corridoi si avvicinò alla sua cella e gli disse in latino: «Ego sum Friederich». Dall’interno rispose una voce debole: «A ntonius muribundus. Morior fame et siti. Da mihi absolutionem». E in quello stesso giorno il vescovo Durcovici morì. Come era abitudine ‘discreta’ della Securitate rumena, la notizia della sua morte fu registrata all’Ufficio Centrale di Bucarest con solo alcune righe molto concise; nulla è rimasto del suo tempo trascorso in carcere, né delle sofferenze inflitte che gli procurarono la morte. Il corpo del vescovo Durcovici fu sepolto in un posto segreto, con altre 50 personalità politiche, civili e religiose morte a Sighetul Marmatiei; dal cimitero principale della prigione di sterminio, fu distrutta ogni prova. Tutti i documenti che lo riguardavano, compreso la carta d’identità furono distrutti, gli oggetti di valore scomparsi. Il 28 gennaio 1997, la Congregazione delle Cause dei Santi ha concesso il nihil obstat per iniziare la causa di beatificazione del vescovo Anton Durcovici, considerato martire della fede. Anton Durcovici è stato beatificato a Iasi, in Romania il 17 maggio 2014. A rappresentare Papa Francesco è stato il card. Angelo Amato S.D.B., prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.


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La gente che da Gerusalemme è scesa nei pressi di Gerico per vedere Giovanni il Battezzatore, profeta ardente di passione, resta turbata, scossa. E se avesse ragione lui? Se, sul serio, la vita non fosse quel caos inestricabile che ci dona più fatica che gioia? "Che cosa dobbiamo fare?" è la domanda che sorge nel nostro cuore quando ci guardiamo dentro, quando lasciamo che il silenzio evidenzi, smascheri la nostra sete di felicità e di bene, quando una tragedia ci ridesta alla durezza e alla verità della vita, quando vogliamo prepararci ad un Natale che non resti solleticamento emotivo ma diventi conversione e luce e pace. Giovanni risponde in maniera dolce e sorprendente: consigli spiccioli, all'apparenza banali, ben diversi dai proclami che ci aspetteremmo, dalle scelte radicali che dovrebbe proferire: "condividete, non rubate, non siate violenti..." Tutto lì? Restiamo stupiti, un po' delusi. Giovanni ha ragione: dalle cose piccole nasce l'accoglienza. Giovanni ha ragione, fai bene ciò che sei chiamato a fare, fallo con gioia, fallo con semplicità e diventa profezia, strada pronta per accogliere il Messia. Era normale per i pubblicani rubare, normale per i soldati essere prepotenti, normale per la gente accumulare quel poco che aveva. Giovanni mostra una storia "altra": sii onesto, non essere prepotente, condividi. Diventa eroico, anche oggi, l'essere integerrimi nell'onestà sul lavoro, profetico l'essere persone miti in un mondo di squali, sconcertante il porre gesti di gratuità. Dio si fa piccolo. Nei piccoli atteggiamenti ne rintracciamo la scia luminosa. (Paolo Curtaz)

17 tipiche scuse per non andare a Messa 12) Se porto mio figlio, piangerà per tutta la Messa e dovrò uscire Esci ed entra, ed esci di nuovo. Porta pazienza. Qual è il problema? Il problema, come ha detto papa Francesco, è che ci stanchiamo di chiedere perdono. Coraggio. Non stancarti, chiedi perdono alla persona che ti sta a fianco e anche al sacerdote. Sanno quanto è difficile trovare qualcuno che si prenda cura del bambino, e sanno che non puoi smettere di andare a ricevere il perdono di Dio. E come puoi essere sicura/o del fatto che ti perdoneranno? Perché la fonte della nostra misericordia è Lui (nella Messa celebriamo questo). “Il Signore mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono. E chiediamo la grazia di non stancarci di chiedere perdono, perché Lui mai si stanca di perdonare”. Egli è il Padre amorevole che perdona sempre e il cui cuore è pieno di misericordia per tutti noi. Dobbiamo imparare ad essere più misericordiosi con tutti.

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LITURGIA EUCARISTICA LETTURE: Sof 3,14-18 Is 12 Fil 4,4-7 Lc 3,10-18 C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La pace, la carità e la fede da parte di Dio Padre e del Signore nostro Gesù Cristo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Per lasciarci afferrare dal Signore Gesù che ci è vicino e vuole venire ad abitare nei nostri cuori, e per non averlo riconosciuto nelle tante gioie quotidiane chiediamo perdono. Breve pausa di riflessione C. Tu che sei venuto a portare la vera gioia, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Tu che vieni a chiamarci a conversione, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. C. Tu che verrai alla fine del mondo per separare i buoni dai cattivi, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eterna. A. Amen. COLLETTA C. O Dio, fonte della vita e della gioia, rinnovaci con la potenza del tuo Spirito, perché, corriamo sulla via dei tuoi comandamenti, e portiamo a tutti gli uomini il lieto annunzio del Salvatore, Gesù Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen

re, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R. Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele. Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza. R/. Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza. Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere, fate ricordare che il suo nome è sublime. R/. Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse, le conosca tutta la terra. Canta ed esulta, tu che abiti in Sion, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele. R/. Seconda Lettura Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. Lo Spirito del Signore è sopra di me, mi ha mandato a portare ai poveri LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura il lieto annuncio Alleluia. Dal Libro del Profeta Sofonia C. Il Signore sia con Voi Rallègrati, figlia di Sion, grida di A. E con il tuo spirito gioia, Israele, esulta e acclama C. Dal vangelo secondo LUCA Gloria a te o Signore. con tutto il cuore, figlia di Gerusa- A. lemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo + In quel tempo, le folle interronemico. Re d’Israele è il Signore gavano Giovanni, dicendo: «Che in mezzo a te, tu non temerai più cosa dobbiamo fare?». Rispondealcuna sventura. In quel giorno si va loro: «Chi ha due tuniche, ne dirà a Gerusalemme: «Non teme- dia a chi non ne ha, e chi ha da

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mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo. Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei


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peccati. Aspetto la risurrezione SULLE OFFERTE dei morti e la vita del mondo C. Sempre si rinnovi, Signore, che verrà. Amen. l'offerta di questo sacrificio, che attua il mistero da te istituito, e PREGHIERA DEI FEDELI con la sua divina potenza renda efficace in noi l'opera della salC. San Paolo ci invita a non angu- vezza. Per Cristo nostro Signore. stiarci per nulla e in ogni necessi- A. Amen. tà esporre a Dio le nostre richiePREGHIERA EUCARISTICA ste, certi che la sua pace custodi- C. Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. rà i nostri cuori e i nostri pensieri A. C. In alto i nostri cuori. in Cristo Gesù. A. Sono rivolti al Signore. Con fiducia preghiamo dicendo: C. Rendiamo grazie al Signore Signore, vieni! nostro Dio. Signore, vieni a rinnovare con A. È’ cosa buona e giusta. il tuo amore la santa Chiesa; anC. È veramente cosa buona e nunci in modo credibile a tutti i giusta renderti grazie e innalzare popoli la buona novella della sal- a te l’inno di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, vezza. Preghiamo. Signore, vieni a custodire i no- per Cristo Signore nostro. Egli fu annunziato da tutti i profeti, la stri cuori e i nostri pensieri nella Vergine Madre l’attese e lo portò pace di Dio; ogni uomo divenga in grembo con ineffabile amore, costruttore di riconciliazione nei Giovanni proclamò la sua venuta vari ambiti della sua vita. Pree lo indicò presente nel mondo. Lo stesso Signore, che ci dona di ghiamo. prepararci con gioia al mistero Signore, vieni e accendi la speranza in quanti sono oppressi del suo Natale, ci trovi vigilanti dalla sofferenza; siano ricolmi del nella preghiera, esultanti nella sua lode. Per questo dono della gaudio dello spirito, vincano la tua benevolenza, uniti agli angeli tentazione dello scoraggiamento e ai santi, con voce unanime cane della paura e camminino nella tiamo l’inno della tua lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio via della beatitudine. Preghiadell'universo. I cieli e la terra mo. sono pieni della tua gloria. Signore, vieni e apri i nostri cuori ad accogliere il dono della Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nosalvezza presente nell'Eucaristia; me del Signore. Osanna nell'alsappiamo oggi testimoniarlo con to dei cieli. gioia ai fratelli che incontriamo DOPO LA CONSACRAZIONE sul nostro cammino. Preghiamo. C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, C. O Padre, fonte di ogni dono Signore, proclamiamo la tua risurperfetto, ascolta le nostre prerezione nell’attesa della tua venughiere e fa' che, sull'esempio delta. la Vergine Maria, accogliamo con DOPOLAPREGHIERAEUCARISTICA fede sincera ed intima gioia l'EC. Per Cristo, con Cristo e in Crimanuele che viene a salvare tutte sto, a te Dio, Padre onnipotente, le genti. Egli vive e regna nei se- nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli coli dei secoli. dei secoli. A. Amen A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O LITURGIA EUCARISTICA Padre nostro, che sei nei cieli, C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua e la fatica di ogni giorno, ci dispo- volontà, come in cielo così in niamo a offrire il sacrificio gradito terra. Dacci oggi il nostro pane a Dio Padre onnipotente. quotidiano, e rimetti a noi i noA. Il Signore riceva dalle tue stri debiti come noi li rimettiamani questo sacrificio a lode e mo ai nostri debitori, e non ci in tentazione, ma libegloria del suo nome, per il bene indurre raci dal male. Amen. nostro e di tutta la sua santa C. Liberaci, o Signore, da tutti i Chiesa. mali, concedi la pace ai nostri (in piedi) giorni, e con l'aiuto della tua mi-

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sericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C O Dio, nostro Padre, la forza di questo sacramento ci liberi dal peccato e ci prepari alle feste ormai vicine. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

...questo Anno Santo ci è offerto per sperimentare nella nostra vita il tocco dolce e soave del perdono di Dio, la sua presenza accanto a noi e la sua vicinanza soprattutto nei momenti di maggiore bisogno. (Papa Francesco)


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I

l suo primo lavoro nel campo della presepistica risale al 1976, quando realizza un'opera per il Convento dei Frati Francescani di Grassano, comune in cui ha vissuto ed operato. Nel 1980 realizza la Natività nella Basilica di San Crisogono a Roma e l'anno seguente, sempre a Roma in via Veneto, crea un presepe di 120 m² raffigurante i Sassi di Matera. Il successo ottenuto lo porta alla realizzazione di un altro presepe di 140 m² nella chiesa Our Lady of Pompei di Greenwich Village a New York, meta di numerosi visitatori, commissionato dal Consolato italiano ed ambientato nella Grassano degli anni cinquanta. Un altro presepe di rilievo è quello creato nella Basilica superiore di San Francesco d'Assisi nel 1991; nel 1999 l'UNESCO gli commissiona un presepe da allestire nel nuovo Museo mondiale della Natività di Betlemme, ed Artese realizza un'opera di 90 m² avente come scenario nuovamente i Sassi di Matera. A Grassano realizza nel 2005 un'opera permanente di 40 m² ed altezza di 4,5 metri, con scorci del paese lucano degli anni cinquanta e della civiltà contadina, e statuine in terracotta alte 30 cm vestite di abiti cuciti a mano. Dopo altri presepi allestiti in diverse località, nel 2012 realizza il grande presepe, omaggio della regione Basilicata al Papa Benedetto XVI, allestito in Piazza San Pietro; l'opera, esposta a partire dal 24 dicembre 2012, ha una dimensione di 150 m², oltre 100 statuine in terracotta con altezza variabile dai 26 cm delle figure in secondo piano ai 32 cm di quelle in primo piano, e riproduce i Sassi di Matera L'ultimo presepe di 150 mq è stato esposto prima in Brasile e successivamente in Finlandia. (da Wikipedia)

L’artista del Presepe FRANCO ARTESE

I SANTI DELLA SETTIMANA

SANTA LUCIA E LE NORME DI SICUREZZA...

DOM.13

S. Lucia

LUN. 14

S. Giovanni della Croce

MART.15

S.Candido

MERC.16

S. Adelaide

GIOV.17

S, Giovanni da Martha

VEN.18

S.Graziano di Tours

SAB. 19

S. Anastasio I Papa

Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: Alelembo73@gmail.com Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* C9:;: Chiesa romano-cattolica dei Piari-

B : Preasfantul Mantuitor

(Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./ fax: 021-314.18.57, don Roberto Polimeni, Tel:0770953530 mail: polimeni.roberto@yahoo.com; polimeni.rober to70@gmail.com; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00

I +: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii

*°* TBDBEFAGA: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-

*°*

Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi,

*°* A9@A I:9BA: Domenica ore 11:00 nella Chie-

sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00.

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