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al 31 maggio al 2 giugno, Papa Francesco compirà un viaggio apostolico nel nostro Paese, su invito del presidente Klaus Iohannis e della Chiesa Cattolica di Romania. Con il motto "Camminiamo insieme!", il Sommo Pontefice visiterà la capitale Bucarest, le città di Iasi, la più grande dell'est, dove vive un'importante comunità cattolica, quella di Blaj, nella Romania centrale, capitale spirituale dei greco-cattolici del Paese, nonchè il Santuario Mariano di Sumuleu Ciuc, nella stessa zona, abitata da popolazione a maggioranza ungherese. Il Santo Padre ha sempre incoraggiato il no all'egoismo e un'importanza centrale al bene comune. Papa Francesco viene in Romania invitando a unità, a conferma della fede. Il vescovo della Diocesi Cattolica di Iasi, Petru Gherghel, ha paragonato il viaggio a quello di "un padre che viene a visitare i propri figli". Per il cardinale greco-cattolico Lucian Muresan, Presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici di Romania, il viaggio di Papa Francesco avrà in primo luogo un carattere pastorale, con importanti valenze ecumeniche. L'Ambasciatore di Romania presso la Santa Sede, Petru Liviu Zapartan, ha dichiarato a Radio Romania che "la visita del Papa significherà, senz'altro, anche la possibilità di un dialogo con la Chiesa Ortodossa, maggioritaria in Romania, e in ugual misura un'occasione di vedere che la Romania si trova all'incrocio di spazi culturali estremamente diversi". A Bucarest, il portavoce del Patriarcato, Vasile Banescu, ha espresso la gioia che il viaggio è stato confermato, evocando le buone relazioni tra la Chiesa Ortodossa Romena e la Chiesa Cattolica. Al più recente censimento, l'86,5% dei romeni si dichiaravano ortodossi, il 4,6% cattolici e meno dell'1% greco-cattolici. La messa al bando delle chiesa martire greco-cattolica nell'immediato dopoguerra, durante il regime comunista, è avvenuta secondo il modello e dietro gli ordini dell'occupazione sovietica. La Romania non ha mai conosciuto le guerre religiose o il sistema inquisitoriale. Perciò, non a caso, nel 1999, diventava il primo Paese a maggioranza ortodossa mai visitato da un Sommo Pontefice. Invitato dal presidente democristiano Emil Constantinescu e dall'allora Patriarca ortodosso Teoctist, Giovanni Paolo II venne accolto con enorme affetto ed entusiasmo da centinaia di migliaia di romeni che, a prescindere dalla confessione, lo vedevano come "il più amato Papa della storia", che svolse un ruolo rilevante nel crollo delle dittature comuniste. Quel viaggio è evocato anche dai media occidentali, come il quotidiano cattolico francese La Croix o La Stampa, i quali ricordano che Papa Giovanni Paolo II chiamò allora la Romania "il Giardino della Madonna", parole particolarmente amate dai fedeli.
di Diego Andreatta | 18 gennaio 2011 Un formidabile segno dei tempi, forse un soffio dello Spirito sull'unità da cercare ogni giorno, viene dall'inedita prossimità di tante persone ortodosse
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orna come ogni anno la Settimana per l'unità, o meglio, per la riconciliazione dei cristiani. In passato la fantasia pastorale ha cercato di evitare una ritualità stanca, appiattita su preghiere confezionate e dotte conferenze sulle "prospettive future": ecco allora gli esemplari gemellaggi con comunità lontane, inviti ai testimoni del cammino ecumenico, veglie giovanili in stile Taizè. Tentativi insomma di uscire dal rischio di un ecumenismo comunque di vertice (dove i passi del cammino si misurano sui vocaboli di una "Dichiarazione comune") ed entrare in quell'ecumenismo di base che rinnova e riconverte le Chiese dall'interno. Ma un formidabile segno dei tempi, forse un soffio dello Spirito sull'unità da cercare ogni giorno, viene dall'inedita prossimità di tante persone ortodosse, che sono venute a mescolarsi nelle nostre città e nei nostri paesi. Perché non cominciare a sperimentare con loro la dolce fatica del confronto ecumenico in una confidenza domestica. A casa dei nonni o dei genitori anziani è sempre più facile prendere un thè con la badante (il termine è certo riduttivo, segnale forse di un atteggiamento di superiorità) dal nome slavo ed entrare ben presto nel suo retroterra famigliare ma anche nel mondo spirituale, con i suoi santi, i suoi riti, il suo calendario. E può così capitare che dalla stima e dalla reciproca riconoscenza nasca anche un invito al pranzo di Natale ortodosso nella famiglia moldava da poco "ricomposta". Dall'aperitivo rumeno doc all'insalata russa, passa dai piatti della loro tradizione il gusto dell'altra cultura, fino alle spiegazioni sul calendario ortodosso appeso al muro, o sul valore delle icone, o sulle usanze natalizie. Com-
muove e ci interroga quel canto-preghiera di fine pasto - in piedi attorno al tavolo, noi cattolici in ascolto stupìto - per benedire la mensa, ma soprattutto l'amicizia dei commensali. Un raccoglimento sincero, testimonianza di profondità spirituale intrisa di silenzi e invocazioni a canone. Li possiamo cogliere anche quando ci imbattiamo occasionalmente nelle loro Divine Liturgie celebrate in una chiesa di periferia. Alle famiglie cattoliche o ai gruppi di catechesi non farebbe male "entrare" nella conoscenza di questi momenti vissuti da tanti immigrati di confessione diversa: non per superficiale curiosità verso il rito così lento e silenzioso, ma per respirare anche con quel polmone spirituale e ridare ossigeno al proprio. Dal rapporto fraterno nasce la "teologia delle piccole cose", s'abbattono pregiudizi, si apprezzano le differenze. Può venirne lo slancio come cristiani a crescere "nella consapevolezza che l'unica parola di Dio non ci ha ancora riconciliati, che la sequela di Cristo non costituisce ancora la centralità del nostro pensiero". Non si tratta di opportunismi, ma dell'esigenza evangelica: "L'ecumenismo non può rappresentare un artifizio 'per star meglio' fra di noi - scrive Alessandro Martinelli nelle sue riflessioni intorno alla Charta Oecumenica ("Ecumenismo. La fatica di cercare". Edizioni 31) - quanto una dimensione da vivere, 'intrinsecamente cristiana', in grado di mostrare a noi e al mondo cos'è e di cos'è fatto il messaggio nuovo di Cristo. Di conseguenza, forse non è tanto in quell''Ut unum sint', fin troppo abusato, la radice dell'ecumenismo, quanto in quel 'Fate questo in memoria di me', là dove ai cristiani è chiesto di vivere 'gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù', poiché solo così potranno essere riconosciuti: 'se avranno amore gli uni per gli altri'." E' possibile parlarne a tavola con la "nostra" badante, magari dopo la preghiera, sorseggiando insie-
programma definitivo della GMG di Panama. – – – –
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ome mi hanno accolto alla nascita? Come un fulmine a ciel sereno». Non agitava gambine e braccine, Massimiliano Sechi, venuto al mondo in Sardegna nel dicembre di 31 anni fa, perché era nato senza. «Dalle ecografie nessuno si era accorto di nulla. Toccò al quarto ginecologo vedere, a poche settimane dal parto, che non avevo braccia e gambe e lo rivelò a mio padre, che se lo tenne per sè. A mia madre lo dissero dopo il cesareo: aveva un figlio focomelico». Qualcuno ha tirato in ballo Chernobyl, qualcun altro un virus nella placenta, Massimiliano ha una sola spiegazione: «Niente accade per caso e io mi sono scelto il corpo giusto per portare avanti la mia missione». Non è stato facile, anzi, dal primo vagito la sua vita è stata tutta una conquista strappata con caparbia, tra anni di depressione e paura di una diversità tanto estrema, ma oggi Sechi mette la sua storia straordinaria al servizio degli altri, e della forte disabilità ha fatto la sua grande risorsa: «Dal 2015 faccio il life&business coach per privati e per aziende», in pratica aiuta le persone a trovare in se stesse la carica per vivere, l’autostima, i talenti. «La parola motivatore non mi piace – spiega – perché io posso darti l’energia che ti mette in moto all’inizio, ma poi la motivazione puoi trovarla solo dentro di te. Altrimenti si crea dipendenza, invece ognuno è il più grande maestro di se stesso. Purché non cerchi scuse». E Massimiliano, che di scuse ne avrebbe avute mille, fin dalla nascita invece ha sfoderato una marcia in più rispetto agli altri neonati, immediatamente motivato dai suoi genitori a crescere il più autonomo possibile. A sei mesi mangiava già da solo, a pochi anni si lavava e smanettava sul computer, anche se le mani non le aveva. Arrabbiato con la vita, ancora lontano dalla serenità conquistata da adulto, cresceva ribelle, «i miei genitori mi facevano indossare le protesi a gambe e braccia perché camminassi come tutti anziché sulla carrozzina elettrica, ma se mi si sfilavano avevo bisogno di aiuto e per questo le odiavo: ma come, mi avevano tanto abituato ad essere autonomo e poi mi ponevano un limite esterno? Non potevo accettarlo». Così a 14 anni, quando padre e madre si separano, Massimiliano butta via le protesi. Cade anche in anni di profonda depressione, ma ancora una volta la fragilità diventa risorsa: «Con il tempo scoprii che, se rinunciavo agli alibi, potevo trasformare la mia esistenza. Buttai via anche gli antidepressivi e decisi che avrei lavorato su di me». Nel mondo dei videogiochi diventa così abile che nel 2013 vince il titolo di campione del mondo e da allora 'No excuses' (niente scuse) non è solo il suo motto, è uno stile di vita, e anche il nome del movimento che ha fondato e che su Facebook raccoglie oltre 221mila iscritti. I video postati sui social mostrano Massimiliano che si lava i denti o nuota in piscina, si getta sulla sabbia a parare un gol o si allena duro in palestra, scrive al computer o infuoca le platee che lo applaudono. Guida anche l’automobile, con la spalla destra accelera e frena, con la spalla sinistra gira lo sterzo, ciò che ha della gamba sinistra gli basta per frecce, tergicristallo e tutto il resto... Se ce l’ha
fatta lui allora tutto diventa possibile, è il pensiero del pubblico che affolla i suoi incontri, ed è proprio questa la missione che Sechi si è dato: «Aiutare le persone a capire che, a prescindere da ciò che ti accade, se non cerchi alibi c’è sempre un motivo per essere felici. Ci complichiamo tanto la vita, ma i cambiamenti più grandi partono dalla semplicità, è importante capire che ogni accadimento ha un suo scopo, anche ciò che apparentemente è una disgrazia. Persino una perdita diventa un punto di forza se sei in grado di trasformare il dolore». Ne sanno qualcosa Massimiliano ed Erika, che a marzo hanno perso il loro primo bambino al nono mese, «è nato senza vita e non sappiamo il perché, io in quei giorni non rispondevo più al telefono perché tutti i nostri amici piangevano e noi non volevamo prenderla così, l’anima di nostro figlio esiste per sempre, non è la morte ad essere brutta ma come noi la vediamo». Erika, 30 anni, lo contattò la prima volta su Facebook per ringraziarlo dopo aver visto un suo video, da allora continuarono a scriversi per un anno, finché si incontrarono e non si lasciarono più. Sarà al suo fianco anche a luglio e agosto sulle piazze d’Italia nel tour 'No excuses' (www.massimilianosechi.com), nato per dimostrare agli scontenti che la vita è bella anche in un corpo dimezzato e l’essere felici dipende da tutto fuorché dal tuo aspetto fisico. «Io mi racconto e in questo modo do alle persone gli strumenti per vedere le cose in maniera diversa». Così le nostre domande – i genitori di Erika non hanno avuto nulla da ridire? gli amici non si sono stupiti? nessuno timore per il vostro futuro? – appaiono improvvisamente limitate: «Queste domande mi fanno riflettere, capisco quanta strada c’è ancora da fare... Ancora si può pensare che conti qualcosa il numero di gambe e braccia? Oggi c’è una tale superficialità che la gente non ce la fa più e va in cerca di qualcosa di vero... chi non ascolta la parte profonda di sé prende gli antidepressivi, gli altri prendono in mano la propria vita». I suoi genitori hanno sempre giurato che, se anche il ginecologo avesse scoperto in tempo la focomelia, non lo avrebbero mai abortito... «Non so se è vero, col senno di poi è facile dirlo. Ciò che so è che la vita va sempre onorata, accolta, valorizzata a prescindere dall’aspetto fisico. guardatemi, io ne sono la prova vivente».
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La Romania, viene spesso chiamata “giardino della Madre di Dio�, formula cara a tutti i fedeli e usata anche da San Giovanni Paolo II durante la sua visita del 1999.
vent’anni ho fatto il calciatore. Questo certamente non mi rende un maestro di vita ma ora mi piacerebbe occuparmi dei giovani, così preziosi e insostituibili. So che i giovani non amano i consigli, anch’io ero così. Io però, senza arroganza, stasera qualche consiglio lo vorrei dare. Vorrei invitare i giovani a riflettere su queste parole. La prima è passione. Non c’è vita senza passione e questa la potete cercare solo dentro di voi. Non date retta a chi vi vuole influenzare. La passione si può anche trasmettere. Guardatevi dentro e lì la troverete. La seconda è gioia. Quello che rende una vita riuscita è gioire di quello che si fa. Ricordo la gioia nel volto stanco di mio padre e nel sorriso di mia madre nel metterci tutti e dieci, la sera, intorno ad una tavola apparecchiata. E’ proprio dalla gioia che nasce quella sensazione di completezza di chi sta vivendo pienamente la propria vita. La terza è coraggio. E’ fondamentale essere coraggiosi e imparare a vivere credendo in voi stessi. Avere problemi o sbagliare è semplicemente una cosa naturale, è necessario non farsi sconfiggere. La cosa più importante è sentirsi soddisfatti sapendo di aver dato tutto, di aver fatto del proprio meglio, a modo vostro e secondo le vostre capacità. Guardate al futuro e avanzate. La quarta è successo. Se seguite gioia e passione, allora si può parlare anche del successo, di questa parola che sembra essere rimasta l’unico valore nella nostra so-
cietà. Ma cosa vuol dire avere successo? Per me vuol dire realizzare nella vita ciò che si è, nel modo migliore. E questo vale sia per il calciatore, il falegname, l’agricoltore o il fornaio. La quinta è sacrificio. Ho subito da giovane incidenti alle ginocchia che mi hanno creato problemi e dolori per tutta la carriera. Sono riuscito a convivere e convivo con quei dolori grazie al sacrificio che, vi assicuro, non è una brutta parola. Il sacrificio è l’essenza della vita, la porta per capirne il significato. La giovinezza è il tempo della costruzione, per questo dovete allenarvi bene adesso. Da ciò dipenderà il vostro futuro. Per questo gli anni che state vivendo sono così importanti. Non credete a ciò che arriva senza sacrificio. Non fidatevi, è un’illusione. Lo sforzo e il duro lavoro costruiscono un ponte tra i sogni la realtà. Per tutta la vita ho fatto in modo di rimanere il ragazzo che ero, che amava il calcio e andava a letto stringendo al petto un pallone. Oggi ho solo qualche capello bianco in più e tante vecchie cicatrici. Ma i miei sogni sono sempre gli stessi. Coloro che fanno sforzi continui sono sempre pieni di speranza. Abbracciate i vostri sogni e inseguiteli. Gli eroi quotidiani sono quelli che danno sempre il massimo nella vita. Ed è proprio questo che auguro a Voi ed anche ai miei figli.
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ella notte del 22 gennaio l'esercito alleato diede vita a un'imponente operazione militare che si rivelò ben più ardua del previsto, causando migliaia di perdite tra le file dei "liberatori". Lo sbarco di Anzio (nel Lazio), noto anche come Operazione Shingle, venne ricordato come una delle fasi più drammatiche della Seconda guerra mondiale combattute sul territorio italiano. Dopo i primi risultati positivi della Campagna d'Italia (che aveva visto Inglesi e Americani sbarcare in Sicilia e in Calabria e respingere gradualmente i Tedeschi verso il centro), di fronte allo stallo dell'offensiva di terra, rallentata dai tentativi respinti di conquistare Montecassino, si studiò una strategia alternativa. Nel corso della conferenza di Marrakech del 7-8 gennaio, il primo ministro inglese Winston Churchill e il presidente USA Franklin D. Roosevelt pianificarono l'Operazione Shingle (in italiano "ciottoli di spiaggia"). In pratica, con lo sbarco sulla spiaggia di Anzio, a soli 40 km da Roma, erano convinti di aggirare la linea Gustav delle truppe germaniche che tagliava in due l'Italia (dalla foce del Garigliano, ad Ortona, passando per Cassino), e lanciare l'offensiva verso Nord. Il D-Day venne fissato per il 22 gennaio. Alle ore 2,45 un convoglio di 374 navi sbarcava la I Divisione Britannica sul tratto di costa fra le Torri Caldara e San Lorenzo, mentre la III divisione Americana puntava sull’arco costiero compreso tra Nettuno e Torre Astura, noti con i nomi in codice di Peter Beach e X Ray Beach. Il comando delle operazioni era affidato al generale John P. Lucas. La strenua resistenza dei battaglioni tedeschi agli ordini del comandante Albert Kesselring da un lato, le abbondanti piogge con il conseguente allagamento della zona dall'altro, resero le operazioni più difficili del previsto. Ne seguirono feroci battaglie, che si risolsero a favore degli alleati soltanto verso la fine di maggio. Si arrivò al trionfo di domenica 4 giugno: mentre i Tedeschi ripiegavano al di là della linea Gotica(che dalle attuali Massa e Carrara arrivava alla costa adriatica di Pesaro, passando attraverso le Alpi Apuane e gli Appennini modenese e bolognese), il generale Mark Wayne Clark, della V Armata americana, entrò nella Capitale tra la folla festante. Ricordata come un successo da alcuni storici, come un fallimento da altri, lo Sbarco di Anzio provocò gravi perdite da ambo le parti: circa 30.000 uomini tra i soldati americani, 12.000 le vittime inglesi, 25.000 quelle tedesche. Tra le forze alleate, perse la vita E. F. Waters, padre di Roger Waters, ex bassista dei Pink Floyd. L'episodio ispirò a quest'ultimo le canzoni dell'album "The Wall", tra i migliori in assoluto nella storia del rock.
Con il 13, gli italiani iniziano a sognare
è una festa grande, in una casa di Cana di Galilea: le porte sono aperte, come si usa, il cortile è pieno di gente, gli invitati sembrano non bastare mai alla voglia della giovane coppia di condividere la festa, in quella notte di fiaccole accese, di canti e di balli.
C’è accoglienza cordiale perfino per tutta la variopinta carovana che si era messa a seguire Gesù, salendo dai villaggi del lago. Il Vangelo di Cana coglie Gesù nelle trame festose di un pranzo nuziale, in mezzo alla gente, mentre canta, ride, balla, mangia e beve, lontano dai nostri falsi ascetismi. Non nel deserto, non nel Sinai, non sul monte Sion, Dio si è fatto trovare a tavola. La bella notizia è che Dio si allea con la gioia delle sue creature, con il vitale e semplice piacere di esistere e di amare: Cana è il suo atto di fede nell’amore umano. Lui crede nell’amore, lo benedice, lo sostiene. Ci crede al punto di farne il caposaldo, il luogo originario e privilegiato della sua evangelizzazione. Gesù inizia a raccontare la fede come si racconterebbe una storia d’amore, una storia che ha sempre fame di eternità e di assoluto. Il cuore, secondo un detto antico, è la porta degli dei. Anche Maria partecipa alla festa, conversa, mangia, ride, gusta il vino, danza, ma insieme osserva ciò che accade attorno a lei. Il suo osservare attento e discreto le permette di vedere ciò che nessuno vede e cioè che il vino è terminato, punto di svolta del racconto: (le feste di nozze nell’Antico Testamento duravano in media sette giorni, cfr. Tb 11,20, ma anche di più). Non è il pane che viene a mancare, non il necessario alla vita, ma il vino, che non è indispensabile, un di più inutile a tutto, eccetto che alla festa o alla qualità della vita. Ma il vino è, in tutta la Bibbia, il simbolo dell’amore felice tra uomo e donna, tra uomo e Dio. Felice e sempre minacciato. Non hanno più vino, esperienza che tutti abbiamo fatto, quando ci assalgono mille dubbi, e gli amori sono senza gioia, le case senza festa, la fede senza slancio. Maria indica la strada: qualunque cosa vi dica, fatela. Fate ciò che dice, fate il suo Vangelo, rendetelo gesto e corpo, sangue e carne. E si riempiranno le anfore vuote del cuore. E si trasformerà la vita, da vuota a piena, da spenta a felice. Più Vangelo è uguale a più vita. Più Dio equivale a più io. Il Dio in cui credo è il Dio delle nozze di Cana, il Dio della festa, del gioioso amore danzante; un Dio felice che sta dalla parte del vino migliore, del profumo di nardo prezioso, che sta dalla parte della gioia, che soccorre i poveri di pane e i poveri di amore. Un Dio felice, che si prende cura dell’umile e potente piacere di vivere. Anche credere in Dio è una festa, anche l’incontro con Dio genera vita, porta fioriture di coraggio, una primavera ripetuta. p. Ermes Ronchi
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SALUTO
C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE C. Eleviamo a Dio, che fa nuove tutte le cose, il nostro cuore. A lui, che gioisce come lo sposo per la sposa, doniamo la settimana che è passata, perché la purifichi e la risani. Breve pausa di riflessione personale C. Signore, creatore e redentore, abbi pietà di noi Signore, pietà. Cristo, Sposo e Signore, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore, Spirito Santo Amore, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. .
GLORIA
Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.
COLLETTA
O Dio, che nell'ora della croce hai chiamato l'umanità a unirsi in Cristo, sposo e Signore, fa' che in questo convito domenicale la santa Chiesa sperimenti la forza trasformante del suo amore, e pregusti nella speranza la gioia delle nozze eterne. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive
e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen (seduti)
il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linLITURGIA DELLA PAROLA guaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, Prima Lettura nell’unico Spirito, il dono delle Dal libro del profeta Isaia Per amore di Sion non tacerò, per guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della proamore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sor- fezia; a un altro il dono di discernega come aurora la sua giustizia e la re gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretasua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno zione delle lingue. Ma tutte queste la tua giustizia, tutti i re la tua glo- cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno ria; sarai chiamata con un nome come vuole. Parola di Dio. nuovo, che la bocca del Signore Rendiamo grazie a Dio indicherà. Sarai una magnifica co- A. (in piedi) rona nella mano del Signore, un Canto al Vangelo diadema regale nella palma del ALLELUIA. ALLELUIA Dio ci ha tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più chiamati mediante il Vangelo, Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chia- per entrare in possesso della glomata Mia Gioia e la tua terra Sposa- ria del Signore nostro Gesù Crita, perché il Signore troverà in te la sto. ALLELUIA. C. Il Signore sia con voi sua delizia e la tua terra avrà uno E con il tuo spirito. sposo. Sì, come un giovane sposa A. C. Dal Vangelo secondo GIOVANNI una vergine, così ti sposeranno i A. Gloria a te o Signore tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà VA N G E L O per te. Parola di Dio. In quel tempo, vi fu una festa di A. Rendiamo grazie a Dio. nozze a Cana di Galilea e c’era la SALMO RESPONSORIALE madre di Gesù. Fu invitato alle nozR. Annunciate a tutti i popoli ze anche Gesù con i suoi discepoli. le meraviglie del Signore. Venuto a mancare il vino, la madre Cantate al Signore un canto di Gesù gli disse: «Non hanno vinuovo, cantate al Signore, uomini no». E Gesù le rispose: «Donna, di tutta la terra. Cantate al Signore, che vuoi da me? Non è ancora benedite il suo nome. R/. giunta la mia ora». Sua madre disse Annunciate di giorno in gior- ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, no la sua salvezza. In mezzo alle fatela». Vi erano là sei anfore di genti narrate la sua gloria, a tutti i pietra per la purificazione rituale popoli dite le sue meraviglie. R/. dei Giudei, contenenti ciascuna da Date al Signore, o famiglie ottanta a centoventi litri. E Gesù dei popoli, date al Signore gloria e disse loro: «Riempite d’acqua le potenza, date al Signore la gloria anfore»; e le riempirono fino all’ordel suo nome. R/. lo. Disse loro di nuovo: «Ora prenProstratevi al Signore nel suo detene e portatene a colui che diriatrio santo. Tremi davanti a lui tutta ge il banchetto». Ed essi gliene la terra. Dite tra le genti: «Il Signo- portarono. Come ebbe assaggiato re regna!». Egli giudica i popoli l’acqua diventata vino, colui che con rettitudine. R/. dirigeva il banchetto – il quale non Seconda Lettura sapeva da dove venisse, ma lo saDalla prima lettera di san Paolo pevano i servitori apostolo ai Corinzi che avevano preFratelli, vi sono diversi carismi, ma so l’acqua – chiauno solo è lo Spirito; vi sono divermò lo sposo e gli si ministeri, ma uno solo è il Signodisse: «Tutti metre; vi sono diverse attività, ma uno tono in tavola il solo è Dio, che opera tutto in tutti. vino buono all’iA ciascuno è data una manifestanizio e, quando si zione particolare dello Spirito per è già bevuto mol-
to, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Parola del Signore. A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( Seduti) CREDO in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
C.
O Padre, tutto si esaurisce nella nostra vita eccetto Te e il Tuo amore. Fa’ che in virtù di questo la nostra finitezza sia un’occasione da cogliere e non un ostacolo da odiare. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. . A. Amen
LITURGIA EUCARISTICA
onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A.
Amen
C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire:
PADRE NOSTRO
Padre nostro che sei nei cieli sia C. Pregate, fratelli e sorelle, santificato il Tuo nome venga il perché portando all’altare la gioia Tuo Regno sia fatta la Tua volone la fatica di ogni giorno, ci dispo- tà come in cielo così in terra. niamo a offrire il sacrificio gradito Dacci oggi il nostro pane quotia Dio Padre onnipotente. diano rimetti a noi i nostri debiti A. Il Signore riceva dalle tue come noi li rimettiamo ai nostri mani questo sacrificio a lode e debitori e non ci indurre in tentagloria del suo nome, per il bene zione ma liberaci dal male nostro e di tutta la sua santa C. Liberaci, o Signore, da tutti i Chiesa. (in piedi) mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericorSULLE OFFERTE C. Concedi a noi tuoi fedeli, Si- dia vivremo sempre liberi dal pecgnore, di partecipare degnamente cato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata ai santi misteri perché, ogni volta che celebriamo questo memoriale speranza e venga il nostro salvatodel sacrificio del tuo Figlio, si com- re Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenpie l'opera della nostra redenzioza e la gloria nei secoli ne. Per Cristo nostro Signore. R ITO DELLA PACE A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi C. Il Signore sia con voi. do la mia pace” non guardare ai A. E con il tuo spirito. nostri peccati ma alla fede della C. In alto i nostri cuori. tua Chiesa, e donale unità e pace A. Sono rivolti al Signore. secondo la tua volontà. Tu che vivi C. Rendiamo grazie al Signore e regni nei secoli dei secoli. Amen nostro Dio C. La pace del Signore sia sempre .A. E’ cosa buona e giusta con voi. C. È veramente cosa buona e E con il tuo spirito. giusta renderti grazie e innalzare a A. C. Come figli del Dio della pate l'inno di benedizione e di lode ce, scambiatevi un gesto di coDio onnipotente ed eterno, Per munione fraterna. Cristo Signore nostro. Mirabile è A. Agnello di Dio, che togli i pecl'opera da lui compiuta nel mistero cati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) pasquale: egli ci ha fatti passare Agnello di Dio, che togli i pecPREGHIERA DEI FEDELI dalla schiavitù del peccato e della cati del mondo, dona a noi la pace. C. Il Signore non si accontenta morte alla gloria di proclamarci C. Beati gli invitati alla cena del di un’adesione formale al Suo mesSignore Ecco l’Agnello di Dio che tostirpe eletta, regale sacerdozio, saggio di salvezza, Egli pretende gente santa, popolo di sua conqui- glie i peccati del mondo. una radicalità del nostro essere A. O Signore, non sono degno sta, per annunziare al mondo la tua di partecipare alla tua mensa: cristiani: vuole trasformarci. potenza, o Padre, che dalle tenePreghiamo insieme e diciamo: ma di’ soltanto una parola e io Signore rendici vino nuovo. bre ci hai chiamati allo splendore sarò salvato. 1. Perché l’umanità sappia della tua luce. Per questo mistero DOPO LA COMUNIONE leggere i segni della Tua presenza di salvezza, uniti ai cori degli ange- C. Infondi in noi, o Padre, lo Spisenza cedere all’irrazionalità della li, proclamiamo esultanti la tua lo- rito del tuo amore, perché nutriti superstizione. Preghiamo. con l'unico pane di vita formiamo 2. Perché sappiamo seguire de: Santo, .. un cuor solo e un'anima sola. Per (In ginocchio) l’indicazione di Maria: “Qualsiasi Cristo nostro Signore. C. Mistero della fede cosa vi dica, fatela”. Preghiamo. A. Amen A. Annunciamo la tua morte, 3. Perché il nostro cuore sia C. Il Signore sia con voi. sempre sicuro che il domani ci ri- Signore, proclamiamo la tua ri- A. E con il tuo spirito. surrezione nell’attesa della tua serverà “il vino migliore”. PreC. Vi benedica Dio onnipotente venuta. ghiamo. Padre e Figlio e Spirito Santo DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA 4. Perché la Tua parola e la A. Amen. C. Per Cristo, con Cristo e in CriTua presenza ci accompagnino C. Nel nome del Signore: andate sto, a te Dio, Padre onnipotente, sempre lungo questo anno e ci in pace. nell’unità dello Spirito Santo, ogni convertano. Preghiamo. A. Rendiamo grazie a Dio