Adeste 04 domenica 24 gennaio 2016c

Page 1

(Auschwitz: Francesco Guccini )


conscia di non dover rispondere delle proprie azioni...Oltre fornire informazioni sugli ebrei, guidando i soldati verso le case ed i rifugi degli ebrei, e spesso effettuando Romania fu alleata loro stessi irruzione, alcuni residella Germania nazista denti rumeni di Iaşi presero parte durante la seconda guerra mondiale agli arresti e alle umiliazioni nei e ne riprese le politiche antisemite. confronti di convogli ebrei diretti Nel periodo compreso tra il 1941 e verso Chestura. Coloro che perpeil 1942 vennero pubblicate sul Motrarono tali crimini includevano nitorul Oficial (gazzetta ufficiale vicini degli ebrei, appartenenti a rumena) trentadue leggi, trentun movimenti antisemiti conosciuti e decreti legge e diciassette risolumeno conosciuti, studenti, indizioni governative tutte di stampo genti, ufficiali di bassa forza, ferchiaramente antisemita. La Romarovieri, artigiani frustrati dalla nia partecipò inoltre con la Germaconcorrenza ebraica, impiegati, nia all'invasione dell'Unione Soviepensionati e veterani dell'esercitica. to." (dal rapporto della Commissione internazionale dell'OlocauIl 27 giugno 1941 il dittatore rumesto in Romania) no Ion Antonescu telefonò al colonnello Constantin Lupu, comandanRapidamente i soldati rumeni, la te della guarnigione di Iaşi, ordinanpolizia e la plebaglia iniziarono dogli formalmente di "ripulire Iaşi il massacro degli ebrei ed almedella popolazione ebrea", mettendo no 8.000 di essi vennero uccisi in atto il pogrom che erano stato pianelle prime fasi del pogrom. nificato precedentemente. Le autorità rumene arrestarono inoltre altri 5.000 ebrei, convoErano già circolate voci, enfatizzate gliandoli verso la stazione ferrodalla stampa del regime, che affermaviaria, sparando a coloro che vano che paracadutisti sovietici erano non si muovevano abbastanza atterrati nelle vicinanze di Iaşi e che velocemente e derubandoli di gli ebrei stavano collaborando con tutti i loro averi. Oltre 100 perloro. La settimana precedente il posone vennero stipate in ogni cargrom i segnali divennero sempre più ro ferroviario e molti morirono minacciosi: le case dei residenti cridi sete, inedia e soffocati a stiani vennero contrassegnate da bordo dei due treni che, per croci, gli ebrei furono costretti a otto giorni, viaggiarono attrascavare grandi fosse nel cimitero e verso la campagna rumena. Il i soldati iniziarono a fare irruzione rapporto ufficiale cita: delle case di ebrei alla ricerca di "prove" del loro collaborazioni"Il treno della morte che lasmo con il nemico. Il 27 giugno le sciò Iaşi per Călăraşi, nel sud autorità accusarono ufficialmente della Romania, che trasportala comunità ebraica di va probabilmente più di 5.000 "sabotaggio" ed eccitarono falsaebrei, solo 1.011 raggiunsero mente l'odio di soldati e polizia la loro destinazione vivi dopo riferendo loro che gli ebrei avevasette giorni di viaggio. (La no attaccato i soldati per le strade. polizia rumena contò 1.258 corpi, tuttavia migliaia di morti vennero gettati dal treno in viaggio a Mirceşti, Pogrom Roman, Săbăoani, ed Inoteşti). Il treno della morte Secondo un rapporto commissionato successivamente diretto a Podu Iloaiei (a 15 chilometri da Iaşi) contaed accettato dal governo rumeno, la partecipazione al va 2.700 ebrei alla partenza, dei quali solo 700 giunpogrom che seguì fu molto estesa: sero vivi. Nel rapporto ufficiale dell'epoca le autorità "Coloro che parteciparono alla caccia all'uomo scate- rumene riportarono che di 1.900 ebrei ufficialmente a nata nella notte tra il 28 ed il 29 giugno furono in pri- bordo del treno "solo" 1.194 erano morti." mo luogo i poliziotti di Iaşi sostenuti dalla polizia del- Il numero totale delle vittime del pogrom di Iaşi è la Bassarabia e da unità della gendarmeria. Altri par- sconosciuto, ma dovrebbe essere superiore al totale di 13.266 vittime identificate dal governo rumeno tecipanti furono soldati, giovani armati da agenti ed avvicinarsi alle 15.000 reclamate dalla comunità dell'SSI, e una folla tumultuosa che rubò ed uccise ebraica di Iaşi.

La

2


il desiderio di vivere. Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai. » (Tratto da La notte, edizione italiana La Giuntina, Firenze, pp. 39-40)

ELIE WIESEL nato in Romania Da Auschwitz al Nobel per la pace

N

acque in Romania da due ebrei ortodossi di discendenza ungherese che avevano un piccolo negozio, e altre tre figlie oltre a Élie. Visse a Sighet, una piccola cittadina della Transilvania, dove condusse una vita comune a molti bambini ebrei. Il suo mondo girava intorno alla famiglia, allo studio della religione, alla comunità e a Dio. Improvvisamente la sua famiglia, la sua comunità e la sua innocente fede vennero distrutte con la deportazione nazista del suo villaggio nel 1944. Sua madre ed una delle tre sorelle vennero immediatamente “selezionate” come inabili al lavoro ed inviate alle camere a gas, mentre lui e suo padre vennero mandati ad Auschwitz, dove i deportati erano obbligati a lavorare nel grande complesso chimico. Nel gennaio 1945 Wiesel ed il padre, dopo una lunga marcia al freddo e senza cibo, vennero trasferiti al campo di concentramento di Buchenwald, dove il padre, stremato dalle fatiche, morì. Dopo la guerra, Wiesel finì in un orfanotrofio francese e nel 1948 cominciò a studiare alla Sorbona. Lavorò per un breve periodo per il quotidiano francese “L’arche”, come giornalista. Divenne socio del vincitore del Premio Nobel per la letteratura François Mauriac, che lo persuase a scrivere e raccontare la sua esperienza dell’Olocausto. Da questo incontro nacque quello che è considerato il suo capolavoro, La notte, forse il più forte e noto testo della letteratura sull’Olocausto. E Wiesel ha dedicato tutta la vita ai suoi lavori, perché nessuno di noi dimentichi mai quello che è successo agli ebrei. Più tardi si trasferì negli Usa, di cui divenne cittadino nel 1963. Venne assunto alla Commissione Presidenziale sull’Olocausto dal 1978 al 1986, e appoggiò fortemente la costruzione dello United States Holocaust Memorial Museum. Oggi vive negli Stati Uniti ed è docente alla Boston University. Ha al suo attivo oltre 40 libri, tra romanzi e non. Ha ricevuto la Medaglia d’Oro del Congresso degli Stati Uniti nel 1985 ed il Premio Nobel per la pace nel 1986.

Regina Elena di Romania, madre del re Michele I, salvò ebrei dalla deportazione

N

on si può dimenticare e non ricordare la figura di Elena di Grecia e Danimarca, Principessa di Parma e Regina di Romania. Terzogenita del Re Costantino I di Grecia e di Sofia di Prussia. Il 10 Marzo 1921 sposò Carlo futuro Re di Romania; da questa unione nacque Michele I attuale capo della casa reale romena. Regina Elena fu reggente al trono romeno dal 1927 al 1930 e successivamente sempre accanto al figlio Michele quando quest’ultimo ascese al trono e fino al 31 Dicembre 1947 quando, dopo una umiliante perquisizione, la famiglia reale fu costretta a lasciare il suolo romeno per l’esilio. Un episodio che dimostra la particolare umanità di questa donna è anche legato alla storia italiana e alla tragica sorte di Mafalda di Savoia. Infatti, nel settembre del 1943, alla firma dell’armistizio con gli alleati, i tedeschi organizzarono il disarmo delle truppe italiane. Badoglio e il Re Vittorio Emanuele III ripararono al Sud, ma Mafalda , partita per Sofia per assistere la sorella Giovanna, il cui marito Boris III di Bulgaria era in fin di vita , non venne messa al corrente dei pericoli che poteva incorrere una volta rientrata in Italia. Durante il viaggio di ritorno verso l’Italia, la Regina Elena di Romania fece fermare appositamente il convoglio reale (a Sinaia) per offrire protezione a Mafalda di Savoia cercando di farla desistere dal rientrare in Italia. Mafalda decide di non accettare l’offerta e volle proseguire per la penisola e per il suo triste destino. Non di meno fu il suo atteggiamento nei confronti della comunità ebraica romena, negli anni difficili del regime di Antonescu; la regina madre Elena si adoperò per la salvezza di migliaia di ebrei, in particolar modo assieme a Traian Popovici, sindaco di Cernăuți (oggi Chernivtsi in Ucraina), la deportazione ⇒Così Wiesel descrisse, ne La notte, il tragico arri- della locale comunità ebraica e protesse anche coloro vo al campo di Auschwitz: « Mai dimenticherò che erano stati deportati dal regime nella Trasnistria. quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto Per questo comportamento nel 1993 , undici anni dopo della mia vita una lunga notte e per sette volte la morte, la Regina Madre di Romania, Elena di Gresprangata. Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimen- cia è stata insignita del titolo di “Giusta fra i popoli “ ticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i dallo Stato di Israele e il suo nome figur a nel mocorpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo numentale Yad Vashem di Gerusalemme assieme agli muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che brucia- altri 60 Romeni che si adoperarono per salvare gli rono per sempre la mia Fede. Mai dimenticherò ebrei negli anni bui dell’odio antisemita. quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità 3


Il comico presenta in Vaticano il libro -intervista di Francesco:

smo. Lo stesso Gesù non disdegna i sani piaceri della vita, se così si può di nozze, il banchetto a "La gioia è il segreto del cristia- dire: la festa casa di Levi, l’olio di nesimo, tiratela fuori!" nardo della Maddalena. Non solo show. che Benigni dà Benigni, Zaccheo e Tant’è… una lettura particolare piccolo voleva fare il la misericordia del primo miracolo di Papa. Poi “siccome a Gesù: il Vangelo racconta la guariquesta risposta si mettevano tutti a ridere ho capigione della suocera di Pietro e dice che “subito doto che dovevo fare il comico”.Roberto Roberto Benipo lei si mise a servirli”, insomma “gli preparò un gni debutta in Vaticano per la presentazione del pranzetto… Gesù la guarì perché voleva fare un libro “Il nome di Dio è misericordia”, intervista di pranzetto!”. La comicità è irresistibile, ma non è Papa Francesco ad Andrea Tornielli. Tornielli Il comico tosolo una battuta. È un modo per risollevare lo scano si presenta come una sorta di Zaccheo, arsguardo, per accorgersi di quanto il Signore non rampicato sul sicomoro per vedere Gesù… più o aspetti altro che venirci incontro e risponderci. meno la stessa trepidazione con cui ha vissuto l’inBasta chiedere. Benigni affonda: “Noi continuacontro con il Papa. Scherza, ma scherzando dice mente chiediamo a Dio misericordia, aiuto, perdograndi verità. E riesce quasi a far vedere quello che no. E meno male che è arrivato Gesù! Alla nostra Papa Francesco dice. Il libro è piccolo – “come richiesta di salvezza e misericordia ha risposto avere il papa in tasca” – ma contiene una esperienmandando Gesù, diciamo che Gesù è il sì di Dio”. Dio za densa. Bergoglio parla della sua vita toccata E la giustizia? E il dolore? Non sono domande che dalla misericordia. Come quell’episodio, ormai fasi possono eludere. Papa Francesco non lo fa. E moso, dell’anziana sinemmeno il cognora (una “nonna”) mico toscano: che in modo così spiaz“La misericordia zante gli disse: “Se il Siè la giustizia più gnore non perdonasse grande. Non tutto il mondo non esicancella la giusterebbe”. Benigni fa sue stizia ma un queste parole e queste mondo con sopagine, una vita che inlo la giustizia contra una vita: “La misarebbe un sericordia non è una virmondo freddo, tù che sta seduta in poll’uomo ha bisotrona, è una virtù attiva, gno di qualche si muove, che muocos’altro”. E in ve non solo il cuore ma questo mondo, anche le braccia, le gamche vuole la be, i calcagni, le ginocpaura, l’odio, la chia, il corpo e l’anima”, l’anima” come questo Papa che condanna, il Papa risponde con la misericordia. “non sta mai fermo”. Parola spesso abusata, quando non fraintesa. “La Come la vita, la misericordia è impastata di gioia e misericordia di Francesco non è una visione sdolcidolore. “La misericordia contiene una perla lucennata, accondiscendente, buonista della vita – dice te: la gioia. C’è la gioia dentro la misericordia, la Benigni -. È una virtù severa, è una sfida vera, non misericordia contiene la gioia nel dolore”. Due elesolo religiosa, teologica, ma sociale, politica”. politica” E il menti chiave del pontificato di Francesco. “La Papa “la va a cercare tra gli ultimi degli ultimi, pergioia è il grande segreto del cristianesimo. cristianesimo La gioia ché lì, in mezzo al dolore, nasce misericordia”. Da è il segno della grazia, è il gigantesco segreto del Lampedusa a Bangui: “Il Papa va in mezzo al dolocristianesimo” insiste Benigni. Quando incontra re perché il dolore è più forte del male, la soffeZaccheo, “Gesù ha un’aria divertita, gioiosa, ironirenza è propria di Dio”. Ecco il mistero: “Il paraca”. Invece, troppo spesso questa gioia è tenuta dosso non è l’esistenza del dolore, ma il contrario. quasi nascosta, mentre “dobbiamo farla usciSenza il dolore la vita sarebbe enigmatica, l’esire! Diffidare degli infelici, amate le persone felici!”. felici! stenza assurda, la gioia inaccessibile”. Insomma, niente a che vedere con certo pauperi-

Da

4


È la storia di Zhang Agostino Jianqing, cinese di 30 anni, immigrato in Italia con la sua famiglia nel 1997, a 12 anni. È in car cer e or mai da 11 anni, ne deve scontare altri nove. Errore di una giovinezza turbolenta e irrequieta. “Sono qui con la mia storia a testimoniare come la Misericordia di Dio ha cambiato la mia vita” dice, intervenendo alla presentazione del librointervista di Papa Francesco “Il nome di Dio è misericordia”. Sì, proprio in Vaticano. Non se lo sarebbe mai aspettato. Come ogni passo di questa storia. Proprio a lui. Zhang arriva in Italia a 12 anni. Comincia il suo percorso di inserimento, ma la scuola non gli piace, si annoia, e comincia a saltare le lezioni. Solo che diventa sempre più infelice, anzi “più cattivo, iniziavo a litigare con i miei genitori perché non mi davano i soldi per potermi divertire”. Si allontana sempre più dalla famiglia, comincia a stare fuori la notte: “Mi interessava solo divertirmi e sentirmi potente, così in poco tempo mi sono plasmato un carattere violento e superficiale”. Finché: “Ho commesso un grave errore”. E a 19 anni si ritrova in carcere con una condanna di 20 anni.

accadere queste cose, lavorare con queste persone mi ha fatto sorgere la domanda e il desiderio di essere anch’io felice come loro”. Incuriosito, Zhang inizia ad andare a Messa: “Ascoltando le parole del Vangelo e i canti, dentro di me emergeva una gioia che non avevo mai provato prima”. Con altri detenuti e persone della cooperativa inizia un percorso più intenso e “questo cammino mi ha fatto nascere il desiderio di diventare cristiano”. Come dirlo ai genitori? La sua famiglia è buddista, e lui non vuole dare un altro dispiacere alla mamma, che è molto religiosa. Questo tormento interiore si scioglie il giorno di Venerdì Santo del 2014. Zhang, invitato dagli amici, partecipa al rito della Via Crucis: alla fine del rito tutti hanno baciato la croce ma lui no, “non riuscivo a farlo, mi sembrava di tradire una seconda volta mia mamma”. Poi, uscito dalla cappella “improvvisamente il mio cuore pentito piangeva perché non ero andato a baciare Gesù sulla croce. Nel dolore di quel momento ho capito che mi ero innamorato di Gesù, che questo era vero e che non potevo più farne a meno”.

Per Zhang si aprono le porte del penitenziario di Belluno. Lui non capisce quasi per niente l’italiano, meno male c’è Gildo, un volontario, a sostenerlo. Basta uno sguardo: “Nei nostri incontri era più il tempo che ci guardavamo di quello passato a parlare. Il semplice suo sguardo che provava compassione per me mi ha sostenuto”. Diventano amici, e sarà lui il suo padrino di Battesimo. Oggi dice: “è il primo regalo che il Signore mi aveva fatto”. La mamma ogni settimana fa 700 chilometri per andare a trovarlo. Piange. E le sue lacrime cominciano a sciogliere il cuore di Zhang: “Vedere quelle lacrime che scorrevano davanti a me mi ha aiutato a guardarmi dentro e a percepire tutto il male che avevo causato alla mia famiglia e a quella della vittima. Il mio cuore tremava per il dolore e si sentiva spezzato. Improvvisamente dentro di me emergeva il desiderio di cambiare in meglio. Nasceva in me il desiderio che questa sofferenza si potesse trasformare in felicità”.

Chiama a casa e il giorno dopo apre il suo cuore alla mamma, chiedendo a lei il permesso di diventare cristiano e di battezzarsi. “Mia mamma è rimasta per 5 minuti immobile, mi sono sembrati i 5 minuti più lunghi della mia vita, poi con le lacrime agli occhi mi ha detto: ‘Se tu ritieni che questa sia una cosa giusta per te, falla, altrimenti io soffrirei di più’. Ho sentito la presenza del Signore ed ho scoperto un altro amore della mia mamma, come quello di Maria”. Zhang viene battezzato l’11 aprile 2015, alla vigilia della domenica della Divina Misericordia, in carcere: “Ho scelto di farlo nel luogo e con gli amici dove Gesù è venuto ad incontrarmi e dove io ho incontrato Gesù. Sentendo la parola del Vangelo: ‘Ero in carcere e siete venuti a visitarmi’, ho compreso che Gesù ha mandato i suoi a cercarmi, e che il Suo tramite erano tutti gli amici che avevo incontrato in carcere”. E decide di chiamarsi Agostino, perché “mi ha particolarmente commosso Nel 2007 Zhang viene trasferito a Padova. Comincia a sua madre santa Monica per tutte le lacrime che aveva lavorare all’interno del carcere, con la cooperativa versato per lui, sperando di ritrovare il figlio perduto. Giotto. Conosce un connazionale, Je Wu poi Andrea, È un po’ come la mia situazione, pensando alla mia che gli fa compagnia. “Ho visto giorno dopo giorno mamma ed al fiume di lacrime che ha versato per me che questo mio amico era sempre più contento fino a sperando che io potessi ritrovare il senso della vita”. decidere di diventare cristiano e di battezzarsi. Vedere 5


Dio è sempre dalla parte dell'uomo

Un

racconto di una modernità unica, dove Luca, il migliore scri ore del Nuovo Testamento crea una tensione, una aspe a va con questo magistrale racconto, che si dipana come al rallentatore: Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò e sede e. Nella sinagoga, gli occhi di tu erano fissi su di lui. E seguono le prime parole ufficiali di Gesù: oggi la parola del profeta si è fa a carne. Gesù si inserisce nel solco dei profe , li prende e li incarna in sé. E i profe , da parte loro, lo aiutano a capire se stesso, chi è davvero, dove è chiamato ad andare: lo Spirito del Signore mi ha mandato ai poveri, ai prigionieri, ai ciechi, agli oppressi. Adamo è diventato così, per questo Dio prende la carne di Adamo. Da subito Gesù sgombra tu i dubbi su ciò che è venuto a fare: è qui per togliere via dall'uomo tu o ciò che ne impedisce la fioritura, perché sia chiaro a tu che cosa è il regno di Dio: vita in pienezza, qualcosa che porta gioia, che libera e da luce, che rende la storia un luogo senza più dispera . E si schiera, non è imparziale Dio; sta dalla parte degli ul mi, mai con gli oppressori. Viene come fonte di libere vite, e da dove cominciare se non dai prigionieri? Gesù non è venuto per riportare i lontani a Dio, ma per portare Dio ai lontani, a uomini e donne senza speranza, per aprirli a tu e le loro immense potenzialità di vita, di lavoro, di crea vità, di relazione, di intelligenza, di amore. Il primo sguardo di Gesù non si posa mai sul peccato della persona, il suo primo sguardo va sempre sulla povertà e sulla fame dell'uomo. Per questo nel Vangelo ricorre più spesso la parola poveri, che non la parola peccatori. Non è moralista il Vangelo, ma creatore di uomini liberi, veggen , gioiosi, non più oppressi. Scriveva padre Giovanni Vannucci: «Il cris anesimo non è una morale ma una sconvolgente liberazione». La lieta no zia del Vangelo non è l'offerta di una nuova morale migliore, più nobile o più benefica delle altre. Buona no zia di Gesù non è neppure il perdono dei pecca . La buona no zia è che Dio me e l'uomo al centro, e dimen ca se stesso per lui, e schiera la sua potenza di liberazione contro tu e le oppressioni esterne, contro tutte le chiusure interne, perché la storia diven 'altrà da quello che è. Un Dio sempre in favore dell'uomo e mai contro l'uomo. Infa la parola chiave è 'liberazioné. E sen dentro l'esplosione di potenzialità prima negate, energia che spinge in avan , che sa di vento, di futuro e di spazi aper . Nella sinagoga di Nazaret è allora l'umanità che si rialza e riprende il suo cammino verso il cuore della vita, il cui nome è gioia, libertà e pienezza. Nomi di Dio.

6


Questo nome popolarissimo e tanto venerato ricorda un'istituzione grandiosa e benefica che da anni assiste ed educa cristianamente la gioventù, raccolta in centinaia di case sparse in tutto il mondo. Giovanni Bosco nacque il 16 agosto 1815 ai Becchi, frazione di Murialdo presso Castelnuovo d'Asti, da una povera famiglia di agricoltori. Sua mamma, Margherita, era una santa donna tutta dedita al lavoro ed ai suoi doveri di cristiana: infondere nei suoi figliuoli il santo timore di Dio. Del babbo non potè gustare il sorriso e la carezza, perchè se ne volò al cielo quando Gio-

vanni era ancora in tenerissima età. Fin da fanciullo ebbe il dono di attirare a sè le anime dei fanciulli con i suoi giochi di prestigio e con la sua pietà, che gli cattivava l'animo di tutti. A prezzo di privazioni di ogni genere, in mezzo alle contrarietà degli stessi familiari, riuscì a compiere gli studi ecclesiastici e nel 1 841 fu ordinato sacerdote. Da questo punto comincia la sua missione speciale: « l'educazione dei giovani ». Lo aveva difatti profondamente colpito il fatto di vedere per le vie di Torino tanti giovanetti malvestiti, male educati, abbandonati, esposti ad ogni pericolo per l'anima e per il corpo, molti già precocemente viziosi e destinati alla galera... Il cuore del giovane sacerdote sanguina: prega e pensa: e la Vergine Benedetta, che lo aveva scelto, gli ispira l'istituzione degli Oratori. Dopo mille difficoltà e persecuzioni, gli riuscì di comperare a Valdocco (allora fuori Torino) un po' di terreno con una casa ed una tettoia a cui aggiunse una cappella; ebbe così un luogo stabile e sicuro dove poter radunare i suoi « birichini ».

Non aveva un centesimo : unica sua risorsa una fede illimitata nella Divina Provvidenza. In pochissimo tempo i poveri giovani ricoverati diventarono più numerosi; l'opera cresceva e bisognava pensare al futuro. La benedizione di Dio era visibile. E Don Bosco fonda una nuova congregazione religiosa, la Pia Società di S. Francesco di Sales, detta comunemente dei Salesiani, composta di sacerdoti e laici, che poco alla volta aprirono oratori festivi, collegi per studenti, ospizi per artigiani, scuole diurne e serali, missioni fra gli infedeli in tutte le parti del mondo. Per le fanciulle delle stesse condizioni, D. Bosco istituì le Suore di Maria Ausiliatrice, le quali, come i Salesiani, sono sparse in tutto il mondo, ed affiancano l'opera dei sacerdoti. Per il popolo D. Bosco scrisse libretti pieni di sapienza celeste, dal titolo « Letture cattoliche » in contrapposizione a quelle protestanti. Fino all'ultimo la sua vita fu spesa a vantaggio del prossimo, con sacrificio continuo, eroico. Il Signore lo chiamò a sè il 31 gennaio 1888 e fu canonizzato da Pio XI nella Pasqua del 1934.

"Con una mano nella tasca dei quaderni e l'altra al petto, aspettavo in ginocchio, tremando, il mio turno. "Che cosa dirà don Bosco pensavo tra me, quando gli leggerò tutta questa roba?". Venne il mio turno. Don Bosco mi guardò un istante e senza che io aprissi bocca, tendendo la mano disse: "Dammi dunque questi tuoi peccati". Gli allungai il quaderno, tirato su accartocciato dal fondo della tasca. Lo prese e senza neppure aprirlo lo lacerò. "Dammi gli altri". Subirono la stessa sorte. Ed ora, concluse, la tua confessione è fatta, non pensare mai più a quanto hai scritto e non voltarti più indietro a contemplare il passato". E mi sorrise, come solo lui sapeva sorridere".

Morto don Bosco, tra i giovani che vegliano accanto alla sua salma esposta ai fedeli, il 1° febbraio 1888, c'è anche Orione, che prende dalla folla gli oggetti da posare sul corpo del Santo. Ad un tratto, Orione (come scrive egli stesso) ha una curiosa idea: pensa di affettare del pane, ridurlo in pillole da posare sul corpo di don Bosco, per poi distribuirle. Entrato nella sala di refezione prende un grosso e affilato coltello e si accinge ad affettare un filone di pane. Dalla fretta, vibrando il primo colpo, si spacca verticalmente l'indice della mano destra (egli è mancino). Angosciato, pensa subito che senza quel dito non potrà diventare sacerdote, come già aspirava. Avvolge allora nel fazzoletto il dito tagliato stringendolo bene e lo sostiene con l'altra mano. Corre presso la salma di don, Bosco e con viva fede accosta il dito sanguinante alla mano di don Bosco. A quel contatto la ferita si rimargina all'istante. Narrando il fatto prodigioso, don Orione era solito mostrare la cicatrice rimastagli nell'indice destro, assicurando il perfetto funzionamento del dito. 7


Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Abbiamo ascoltato il testo biblico che quest’anno guida la riflessione nella Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani, che va dal 18 al 25 gennaio: questa settimana. Tale brano della Prima Lettera di san Pietro è stato scelto da un gruppo ecumenico della Lettonia, incaricato dal Consiglio Ecumenico delle Chiese e dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Al centro della cattedrale luterana di Riga vi è un fonte battesimale che risale al XII secolo, al tempo in cui la Lettonia fu evangelizzata da san Mainardo. Quel fonte è segno eloquente di una origine di fede riconosciuta da tutti i cristiani della Lettonia, cattolici, luterani e ortodossi. Tale origine è il nostro comune Battesimo. Il Concilio Vaticano II afferma che «il Battesimo costituisce il vincolo sacramentale dell’unità che vige tra tutti quelli che per mezzo di esso sono stati rigenerati» (Unitatis redintegratio, 22). La Prima Lettera di Pietro è rivolta alla prima generazione di cristiani per renderli consapevoli del dono ricevuto col Battesimo e delle esigenze che esso comporta. Anche noi, in questa Settimana di Preghiera, siamo invitati a riscoprire tutto questo, e a farlo insieme, andando al di là delle nostre divisioni. Anzitutto, condividere il Battesimo significa che tutti siamo peccatori e abbiamo bisogno di essere salvati, redenti, liberati dal male. E’ questo l’aspetto negativo, che la Prima Lettera di Pietro chiama «tenebre» quando dice: «[Dio] vi ha chiamati fuori dalle tenebre per condurvi nella sua luce meravigliosa». Questa è l’esperienza della morte, che Cristo ha fatto propria, e che è simbolizzata nel Battesimo dall’essere immersi nell’acqua, e alla quale segue il riemergere, simbolo della risurrezione alla nuova vita in Cristo. Quando noi cristiani diciamo di condividere un solo Battesimo, affermiamo che tutti noi – cattolici, protestanti e ortodossi – condividiamo l’esperienza di essere chiamati dalle tenebre impietose e alienanti all’incontro con il Dio vivente, pieno di misericordia. Tutti infatti, purtroppo, facciamo esperienza dell’egoismo, che genera divisione, chiusura, disprezzo. Ripartire dal Battesimo vuol dire ritrovare la fonte della misericordia, fonte di speranza per tutti, perché nessuno è escluso dalla misericordia di Dio. La condivisione di questa grazia crea un legame indissolubile tra noi cristiani, così che, in virtù del Battesimo, possiamo considerarci tutti realmente fratelli. Siamo realmente popolo santo di Dio, anche se, a causa dei nostri peccati, non siamo ancora un popolo pienamente unito. La misericordia di Dio, che opera nel Battesimo, è più forte delle nostre divisioni. Nella misura in cui accogliamo la grazia della misericordia, noi diventiamo sempre più pienamente popolo di Dio, e diventiamo anche capaci di annunciare a tutti le sue opere meravigliose, proprio a partire da una semplice e fraterna testimonianza di unità. Noi cristiani possiamo annunciare a tutti la forza del Vangelo impegnandoci a condividere le opere di misericordia corporali e spirituali. E questa è una testimonianza concreta di unità fra noi cristiani: protestanti, ortodossi, cattolici.

In conclusione, cari fratelli e sorelle, tutti noi cristiani, per la grazia del Battesimo, abbiamo ottenuto misericordia da Dio e siamo stati accolti nel suo popolo. Tutti, cattolici, ortodossi e protestanti, formiamo un sacerdozio regale e una nazione santa. Questo significa che abbiamo una missione comune, che è quella di trasmettere la misericordia ricevuta agli altri, partendo dai più poveri e abbandonati. Durante questa Settimana di Preghiera, preghiamo affinché tutti noi discepoli di Cristo troviamo il modo di collaborare insieme per portare la misericordia del Padre in ogni parte della terra. (Papa Francesco: udienza generale 20 Gennaio 2016) 8


La Romania nacque il 24 gennaio 1859, quando il Principato di Moldavia e di Valacchia si unirono, conferendo il principato unico ad Alexandru Ioan Cuza (già principe di Moldavia), e divenne indipendente nel 1877. Alessandro Giovanni Cuza pr incipe di Valacchia e Moldavia. Appartenente a una famiglia della piccola aristocrazia moldava (Galaţi 1820 - Heidelberg 1873) tornato in patria dagli studî all'estero (Parigi, Pavia e Bologna) con idee liberali, prese parte ai moti del 1848. Ai primi del 1859, fu eletto congiuntamente principe dalle assemblee di Valacchia e di Moldavia, attuando così sotto il profilo di unione personale l'unificazione dei due principati non prevista dal congresso di Parigi del 1856. L'appoggio della Francia e della Sardegna fece superare le opposizioni dell'Austria, della Turchia e dell'Inghilterra, sì che nel 1861, dopo una conferenza delle potenze, A. ottenne dalla Porta il firmano di investitura per tutti e due i principati vita natural durante. Col proposito di creare l'unità dei principati negli ordinamenti, promosse la riforma agraria, la legge sull'istruzione pubblica e l'espropriazione dei cosiddetti conventi "dedicati". Tutto questo gli alienò la classe dei boiari, che il 23 febbraio 1866 lo costrinsero ad abdicare.

STATUA DI A. IOAN CUZA-IASI

Raffaello Romanelli (Firenze 1856—Firenze 1928) fu membro di una famiglia di scultori composta dal padre Pasquale Romanelli, dal fratello Romano e dal figlio Carlo. Con il padre comincia gli studi artistici, poi si iscrive all'Accademia di belle arti di Firenze e una volta diplomato comincia a lavorare nell'atelier di famiglia. Già da giovane vince molti concorsi, sia nazionali che internazionali (Argentina, Cuba, Francia, Germania, Romania, Russia, Stati Uniti d'America e Venezuela), venendo particolarmente apprezzato negli Stati Uniti, molte sue opere si trovano a Detroit e Kansas City, dove gli è stato addirittura dedicato un parco, il Romanelli Garden. In Italia invece tra le sue opere maggiori possiamo ricordare il monumento al re Carlo Alberto, il monumento di Giuseppe Garibaldi a Siena, il busto di Benvenuto Cellini sul Ponte Vecchio di Firenze e il cenotafio di Donatello nella basilica di San Lorenzo, sempre a Firenze. Lavorò anche a Livorno, dove si occupò delle decorazioni scultoree della cappella Bastogi nel cimitero della Misericordia e del busto a Benedetto Brin. Ha insegnato all'Accademia delle Belle Arti di Firenze e fu pure un fervente patriota. Durante la sua carriera ha prodotto più di 300 opere. In Romania, fu l'ar tista ufficiale della famiglia r eale per la quale realizzò quattro sculture che tutt'ora si trovano a Castello Peles. Sparse per il territorio rumeno ci sono 40 sue creazioni. A Iasi possiamo ammir ar e le statue a: Alexandr u J oan Cuza (1912 ) e Mihail Kogalniceanu (1911) . Relativamente alla statua monumento di A.J.Cuza, il comitato promotore aveva raccolto soltanto 70.000 lei. La fortuna volle che il Romanelli fosse un artista disinteressato e eseguì l’opera per un importo leggermente superiore alla somma disponibile. Romanelli prima e poi durante la realizzazione, lesse attentamente molti libri di scrittori romeni e storici stranieri perche’ considerava questa opera uno di quei lavori per il quale un artista lega il proprio nome ai posteri. Il monumento venne inaugurato il 27 maggio 1912 alla presenza di re Karol I. A IASI SI INAUGURA LA Il monumento a Mihail Kogalniceanu, invece, posto in faccia alla Università STATUA DI ALEXANDRU di Iasi, fu inaugurato il 28 settembre 1911 IOAN CUZA

9


LITURGIA EUCARISTICA LETTURE: Ne 8,2-4.5-6.8-10 Sal 18 1Cor 12,12-30 Lc 1,1-4; 4,14-21 C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. La Parola di Dio ci raduna e convoca, ci fa essere Chiesa. Non sempre l’ascoltiamo con il cuore e la pratichiamo con la vita. Prima che lui oggi parli nuovamente a noi, chiediamogli perdono con la promessa di custodirla in un cuore buono. Breve pausa riflessione Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eterna. A. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà. GLORIA a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen. COLLETTA C. O Padre, tu hai mandato il Cristo, re e profeta, ad annunziare ai poveri il lieto messaggio del tuo regno, fa che la sua parola che oggi risuona nella Chiesa, ci edifichi in un corpo solo e ci renda strumento di liberazione e di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo... A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Dal libro di Neemia In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza. Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore. I levìti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura. Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza». .Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R. Le tue parole, Signore, sono spirito e vita. La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice. R/. I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. R/. Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti. R/. Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore. R/. Seconda Lettura Dalla Lettera di San Paolo Apostolo a i Corinzi

10

Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione. Alleluia. C. Il Signore sia con Voi A. E con il tuo spirito C.Dal vangelo secondo LUCA A. Gloria a te o Signore. + Poiché molti hanno cercato di rac-


contare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Parola del Signore A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Il Signore è sceso sulla terra in mezzo a noi, si è seduto nelle nostre assemblee e in esse ha an-

nunciato la vittoria della vita. Preghiamo insieme e diciamo: Signore, completa la nostra speranza. 1. Perché i nostri incarichi e i nostri impegni siano sempre svolti nella gioia. Preghiamo. 2. Perché sappiamo essere profondi nella nostra fede, coscienti che Tu l’hai resa salda con la tua venuta nel mondo. Preghiamo. 3. Perché la nostra testimonianza sia sempre pubblica ma mai ostentata. Preghiamo. 4. Perché sappiamo leggere i segni della storia alla luce del fatto che Tu sei il suo compimento. Preghiamo. C. O Padre, la lunga attesa del popolo d’Israele è stata premiata dalla venuta di Gesù Cristo. Rendici pazienti e capaci di riconoscerti. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen LlITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Accogli i nostri doni, Padre misericordioso, e consacrali con la potenza del tuo Spirito, perché diventino per noi sacramento di salvezza. Per cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Con il sangue del tuo Figlio e la potenza dello Spirito tu hai ricostituito l'unità della famiglia umana disgregata dal peccato perché il tuo popolo, radunato nel vincolo di amore della Trinità a lode e gloria della tua multiforme sapienza, formi la Chiesa, corpo del Cristo e tempio vivo dello Spirito. Per questo mistero di salvezza, uniti ai cori degli angeli, proclamiamo 11

esultanti la tua lode: Santo, …... DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPOLAPREGHIERAEUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, …... C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C O Dio, che in questi santi misteri ci hai nutriti col corpo e col sangue del tuo Figlio, fa’ che ci rallegriamo sempre del tuo dono, sorgente inesauribile di vita nuova. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio


Giorgio Perlasca: Perlasca: data di nascita: lunedì 31 gennaio 1910 (105 anni fa) data morte: sabato 15 agosto 1992 (23 anni fa)

I

l suo nome compare nell'elenco dei 525 italiani Giusti tra le Nazioni, Nazioni ossia i "non ebrei" che hanno rischiato la propria vita per salvare quella dei perseguitati dal genocidio nazista.

Assunto il finto ruolo di viceambasciatore di Spagna, riuscì a far avere la cittadinanza spagnola a 5.218 ebrei, ebrei appellandosi alla legge Rivera sugli ebrei di ascendenza sefardita (di antica origine spagnola), e salvare gli stessi dai campi di sterminio nazisti. Fatto prigioniero dall'Armata rossa, dopo la guerra rientrò in Italia e qui condusse una vita riservata, decidendo di non condividere con nessuno il suo gesto eroico. Solo in vecchiaia gli venne resa giustizia,

Nato a Como e morto a Padova, da giovane fu un convinto fascista, partendo come volontario per l'Africa Orientale e la Spagna. La sua presa di distanza dal regime mussoliniano maturò dopo l'emanazione delle leggi razziali del 1938.

con il riconoscimento in vita di "Giusto Giusto tra le Nazioni" assegnatogli nel 1989.

Inviato, con visto diplomatico, nei paesi dell'Est Europa per acquistare carne per l'esercito italiano, al momento dell'armistizio dell'8 settembre 1943 Perlasca si trovava a Budapest, dove, rifiutandosi di aderire alla Repubblica di Salò, cercò rifugio nel consolato spagnolo.

I SANTI DELLA SETTIMANA

Il “Padrino” nel pollaio…..

24 D !"

s. Francesco di Sales

25 L# $%

Conversione di San Paolo

26 M"'( $%

s. Tito e Timoteo

27 M '! ) $%

s. Angela Merici

28 G + $%

s. Tommaso D’Aquino

29 + '$%

s. Costanzo

30 S","(

s. Martina

Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 M ail: Alelembo73@gmail.com Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

B : Preasfantul Mantuitor

(Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./ fax: 021-314.18.57, don Roberto Polimeni, Tel:0770953530 mail: polimeni.roberto@yahoo.com; polimeni.rober to70@gmail.com; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I +: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi,

*°* C9:;: Chiesa romano-cattolica dei Piari-

sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00

*°* A9@A I:9BA: Domenica ore 11:00 nella Chie-

sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* TBDBEFAGA: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regina Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:parohiafabric@googlemail.com

12


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.