ADESTE NR 06 Domenica 10 Febbraio 2019

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Pochi sanno che la festa di San Valentino, tra le più popolari del mondo, è nata per opporsi a certi licenziosi festini pagani (i Lupercalia) celebrati proprio tra il 13 e il 15 febbraio. All’origine della festa sta un santo vescovo vissuto nel terzo secolo e divenuto rapidamente famoso per i suoi miracoli: guarì epilettici e restituì la vista a una fanciulla pagana, conquistando a Cristo l’intera famiglia. Benché perseguitato a lungo, raggiunse la veneranda età di novantasette anni, che coronò col martirio. Tra i miracoli leggendari, che ne fecero il santo degli innamorati, ve n’è Francobollo celebrativo:San uno che si è rivelato vero. A Terni, quattro anni or sono, sono state ritrovate le ossa di due fidanzati, seguiti da San Valentino, dalla storia conValentino con Sabino e Serapia. Sotto: i fidanzatini troversa. Erano Sabino e Serapia: lui centurione romano e pagano, lei cristiana fervente. Per amore di lei, Sabino si convertì al cristianedi Peynet simo ma scoprì, poco dopo, che Serapia era ammalata di tisi, malattia allora incurabile. Non volendo separarsi da lei, Sabino si rivolse a San Valentino il quale benedì le loro nozze e pregò per l’eternità del loro amore. I due morirono abbracciati e ancora oggi le loro ossa riposano in quella postura. Un abbraccio simile lo ritroviamo in quest’opera di Margarita Sikorskaia, artista russa, che vive e opera negli Stati Uniti. Pur carico di sensualità l’abbraccio tra questi due innamorati conserva in sé qualcosa di eterno, proprio come l’abbraccio dei fidanzati ternani. Le loro vesti, bianche e rosse, rimandano alle due dimensioni dell’amore eros e agape che, nell’amore cristiano vivono abbracciati. L’oscurità che incombe all’orizzonte sembra rimandare al pericolo di una morte che, mentre sottrae i corpi alla terra, come testimoniano Sabino e Serapia, non può sottrarre l’amore all’eternità. Una leggenda che consegna san Valentino all’amore umano narra che il vescovo, vedendo due fidanzati litigare si avvicinò, dando loro una rosa. Dopo aver pregato, il cielo si riempì di coppie di colombi che tubavano, volteggiando sopra i due innamorati. Pace fu fatta e così, accanto all’abbraccio dell’amore, anche le colombe entrarono a pieno titolo nella simbologia di San Valentino, tanto che l’espressione “piccioncini”, riferita agli innamorati, sembra derivare proprio dal leggendario miracolo del Santo. In una chiesa del XV sec, ora anglicana, a Tenna nel Canton dei Grigioni (Svizzera) dedicata a San Valentino, tra i fregi che corrono lungo il soffitto di legno, risalenti al XVIII secolo, ci sono proprio due colombi rivolti l’uno verso l’altro. La colomba, che ai tempi di San Valentino era noto come il volatile preferito da Afrodite, si trasformò in attributo del Santo e segno dell’amore puro e sempiterno. Oggi, ahimè, la festa di san Valentino celebra amori più vicini ai Lupercalia che al concetto cristiano dell’amore, difeso dal santo vescovo. Per i “valentini” cristiani, verginità e fecondità, eros e agape conservano un abbraccio carico di eternità che neppure la morte può dissolvere. IMMAGINI: Margarita Sikorskaia, Two in the Hills, olio su tela 2010 Collezione Privata. Chiesa Riformata in Tenna, XV sec fregio del soffitto ligneo. Safiental Svizzera Cantone dei Grigioni 2


Siamo sinceri e riconosciamo i L’amore segni della realtà: chi è innamorato non progetta che tale relazione possa essere solo per un periodo di tempo. ● Un amore debole o malato, incapace di accettare il matrimonio come una sfida che richiede di lottare, di rinascere, di reinventarsi e ricominciare sempre di nuovo fino alla morte, non è in grado di sostenere un livello alto di impegno. Cede alla cultura del provvisorio, che impedisce un processo costante di crescita. ● Nel matrimonio è bene avere cura della gioia dell’amore. Quando la ricerca del piacere è ossessiva, rinchiude in un solo ambito e non permette di trovare altri tipi di soddisfazione. La gioia, invece, allarga la capacità di godere e permette di trovare gusto in realtà varie, anche nelle fasi della vita in cui il piacere si spegne. ● Nella società dei consumi si impoverisce il senso estetico e così si spegne la gioia. Tutto esiste per essere comprato, posseduto e consumato; anche le persone. La tenerezza, invece, è una manifestazione di questo amore che si libera dal desiderio egoistico di possesso egoistico. Ci porta a vibrare davanti a una persona con un immenso rispetto e con un certo timore di farle danno o di toglierle la sua libertà. ● L’amore per l’altro implica tale gusto di contemplare e apprezzare ciò che è bello e sacro del suo essere personale, che esiste al di là dei miei bisogni. ● L’esperienza estetica dell’amore si esprime in quello sguardo che contempla l’altro come un fine in sé stesso, quand’anche sia malato, vecchio o privo di attrattive sensibili. ● Quel “sì” significa dire all’altro che potrà sempre fidarsi, che non sarà abbandonato se perderà attrattiva, se avrà difficoltà o se si offriranno nuove possibilità di piacere o di interessi egoistici ● I gesti che esprimono tale amore devono essere costantemente coltivati, senza avarizia, ricchi di parole generose. Nella famiglia “è necessario usare tre parole. Vorrei ripeterlo. Tre parole: permesso, grazie, scusa. Tre parole chiave!”. ● Le parole adatte, dette al momento giusto, proteggono e alimentano l’amore giorno dopo giorno. ● Non fanno bene alcune fantasie su un amore idilliaco e perfetto, privato in tal modo di ogni stimolo a crescere. Un’idea celestiale dell’amore terreno dimentica che il meglio è quello che non è stato ancora raggiunto, il vino maturato col tempo. L’amore supera le peggiori barriere ● La verginità e il matrimonio sono, e devono essere, modalità diverse di amare, perché “l'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per sé stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore”. ● Il celibato corre il rischio di essere una comoda solitudine, che offre libertà per muoversi con autonomia, per cambiare posto, compiti e scelte, per disporre del proprio denaro, per frequentare persone diverse secondo l’attrattiva del momento. In tal caso, risplende la testimonianza delle persone sposate. Coloro che sono stati chiamati alla verginità possono trovare in alcune coppie di coniugi un segno chiaro della generosa e indistruttibile fedeltà di Dio alla sua Alleanza, che può stimolare i loro cuori a una disponibilità più concreta e oblativa. 3


Papa

Francesco ricorda la chiave per vincere la cultura dello scarto e dell’indifferenza: è il dono che prima di tutto è “riconoscimento reciproco”. Nel dono “c’è il riflesso dell’amore di Dio, che culmina nell’incarnazione del Figlio di Gesù e nella effusione dello spirito Santo”. Promuovere la cultura della gratuità e del dono, osserva il Papa, è “indispensabile per superare la cultura del profitto”. I gesti di dono gratuito, gratuito aggiunge Francesco, sono “la via più credibile di evangelizzazione”: “la cura dei malati ha bisogno di professionalità e di tenerezza, di gesti gratuiti, immediati e semplici come la carezza”. Proprio perché è un dono, “l’esistenza - si legge nel messaggio - non può essere considerata un mero possesso o una proprietà privata, soprattutto di fronte alle conquiste della medicina e della biotecnologia che potrebbero indurre l’uomo a cedere alla tentazione della manipolazione dell’albero della vita”. La solidarietà è una “virtù indispensabile all’esistenza”: ogni uomo, sottolinea il Papa, non riuscirà mai a liberarsi totalmente dal bisogno e dall’aiuto altrui”. “Solo quando l’uomo si concepisce non come un mondo a sé stante, ma come uno che per sua natura è legato a tutti gli altri, originariamente sentiti come ‘fratelli’ - scrive il Papa - è possibile una prassi sociale solidale improntata al bene comune”. “Non dobbiamo temere aggiunge - di riconoscerci bisognosi e incapaci di darci tutto ciò di cui avremmo bisogno, perché da soli e con le nostre sole forze non riusciamo a vincere ogni limite”. Nel messaggio il Papa ricorda anche “un modello di carità che ha reso visibile l’amore di Dio per i poveri e i malati”: Santa Madre Teresa di Calcutta, che in tutta la sua esistenza, ricorda il Pontefice, è stata “generosa dispensatrice della misericordia divina”: “Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra”. Santa Madre Teresa, scrive il Pontefice, ci aiuta a capire che “l’unico criterio di azione deve essere l’amore gratuito”. “La gratuità umana - ricorda il Pontefice nel messaggio - è il lievito dell’azione dei volontari che tanta importanza hanno nel settore socio-sanitario e che vivono in modo eloquente la spiritualità del Buon Samaritano”. “La dimensione della gratuità - aggiunge - dovrebbe animare soprattutto le strutture sanitarie cattoliche, perché è la logica evangelica a qualificare il loro operare, sia nelle zone più avanzate che in quelle più disagiate del mondo”. “Le strutture cattoliche sono chiamate ad esprimere il senso del dono, della gratuità e della solidarietà, in risposta alla logica del profitto ad ogni costo”. La salute, si legge infine nel messaggio, “è un bene che può essere goduto in pieno solo se condiviso”: “la gioia del dono gratuito è l’indicatore di salute del cristiano”. Quest’anno la Giornata Mondiale del Malato è incentrata sul tema “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Questa espressione dell’evangelista Matteo fa parte delle istruzioni che Gesù impartisce ai suoi discepoli. A dare il tono della missione indicata da Gesù è la parola gratuitamente. Una straordinaria testimonianza di amore gratuito è stata a vita di Madre Teresa di Calcutta, canonizzata da Papa Francesco il 4 settembre del 2016. Per questo, la Giornata si celebrerà in modo solenne a Calcutta. 4


Maria, la Madre di Dio, 161 anni fa, l’11 febbraio 1858, in risposta alla richiesta di Bernardetta Soubirous di rivelarle il suo nome, si è proclamata essere “l’Immacolata Concezione“. Il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria SS. era stato proclamato da Pio IX con la Bolla Ineffabilis Deus appena quattro anni prima, ma ancora c’era chi discuteva sul dogma. Maria, con apparizioni e miracoli, pose termine ad ogni controversia. Bernardetta Soubirous era un’umile pastorella che all’alba dell’11 febbraio del 1858 si trovava vicino alla grotta di Massabielle, sulla riva del torrente Gave. Su una rupe della grotta, apparve alla giovinetta una Signora: “Era la più bella fra tutte le donne“, dirà Bernardetta e,descrivendola, aggiunse che era “biancovestita, col capo coperto di un velo scendente sulle spalle, i fianchi cinti d’una fascia azzurra, i piedi nudi baciati da rose olezzanti“: il suo volto era celestiale. La Madonna apparve ben 18 volte a Bernardette: nella prima apparizione le insegnò a far il segno di croce e a recitare la preghiera utilizzando la corona del Rosario che la stessa Signora teneva penzoloni al braccio. Al secondo incontro Bernardetta giunse armata di acqua santa, temendo che la Signora fosse un inganno del demonio, e gliela gettò addosso. La Signora le rispose con un sorriso benevolo. Al terzo giorno Bernardette ricevette l’ordine di ritornare alla grotta per altre quindici volte. Il 25 marzo, durante l’ultima delle apparizioni, la Signora pronunciò il suo nome: “Io sono l’Immacolata Concezione“. Tra tutte le apparizioni va ricordata quella del 25 febbraio per il miracolo dell’acqua che sgorga ancora ai nostri giorni e che giustifica la Giornata Mondiale del Malato celebrata l’11 febbraio in tutto il mondo. La Signora aveva chiesto a Bernadette di lavarsi e bere alla fonte, indicando un punto esatto nel terreno. Bernadette, obbediente al comando della Signora, non vedendo sorgenti, ha cominciato a scavare con le sue mani: doveva lavarsi e bere. Con la fanghiglia s’impiastricciò la faccia e mangiò fili d’erba…tra le risate dei presenti che avevano cominciato a seguirla. Dopo poco, però, dalla buca scavata da Bernadette, cominciò a sgorgare acqua in abbondanza. Un cieco si avvicinò alla fonte, si lavò gli occhi, e riacquistò subito la vista. La fama delle apparizioni e dei miracoli si diffuse in fretta in tutta la Francia e nei Paesi circostanti: curiosità e fede si misero in cammino verso la grotta di Massabielle. Bernardetta venne interrogata da autorità civili e religiose, per assicurarsi che non fosse visionaria o addirittura malata di mente; i medici assicurarono che Bernardette era sincera e stava bene: la Madonna con i miracoli comprovava la verità delle apparizioni. I devoti decisero di edificare sul posto un Santuario che ancor oggi è punto di riferimento per ammalati e pellegrini. 5


O

ggi è il Giorno del Ricordo in memoria di migliaia di italiani gettati nelle foibe tra il 1943 e il 1945 in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia. Oggi, infatti, si ricordano le migliaia di persone vittime della pulizia etnica da parte dei partigiani comunisti jugoslavi di Tito. Migliaia di persone furono gettate nelle foibe, le cavità carsiche tipiche del territorio istriano, senza tener conto di età, sesso e religione. Questa giornata, istituita nel 2004, dopo tantissimi anni di silenzio, serve a ricordare le vittime di quel genocidio, una delle pagine più tristi e dolorose della storia italiana. La violenza esplose subito dopo l’armistizio firmato dall’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, l’8 settembre del 1943, quando i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e i civili italiani, considerati poscomunista e dell’annessiosibili oppositori del nismo jugoslavo. Secondo le fonti più accreditate le vittime furono almeno 5000, ma alcuni storici parlano di oltre diecimila persone uccise barbaramente. I nemici erano gli italiani che abitavano quelle terre, non solo fascisti, ma tutti coloro che volevano difendere la comunità italiana. Le violenze non risparmiarono nessuno, furono uccisi infatti partigiani e membri del comitato di liberazione nazionale, tutti coloro che erano contro il suo progetto di annessione di quei territori. Nelle foibe vennero quindi gettati indistintamente uomini, donne, anziani e bambini senza alcuna distinzione religiosa o politica. cia laterale, ci impose di seguirne l’esempio. Poiché non mi muovevo, mi sparò contro. Ma a questo punto accdde il prodigio: il proiettile anziché ferirmi spezzò il fil di ferro che teneva legata la pietra, cosicché quando mi gettai nella foiba, il sasso era rotolato lontano da me. La cavità aveva una larghezza di circa 10 metri e una profondità di 15 fino alla superficie dell’acqua che stagnava sul fondo. Cadendo, non toccai fondo, e tornato a galla potei nascondermi sotto una roccia. Subito dopo vidi precipitare altri quattro compagni colpiti da raffiche di mitra e percepii le parole - Un’altra volta li butteremo di qua , è più comodo -pronunciate da uno degli assassini. Poco dopo fu gettata nella cavità una bomba che scoppiò sott’acqua schiacciandomi con la pressione dell’aria contro la roccia. Verso sera riuscii ad arrampicarmi per la parete scoscesa e a guadagnare la campagna, dove rimasi per quattro giorni e quattro notti consecutivi, celato in una buca. Tornato nascostamente al mio paese per timore di ricadere nelle grinfie dei miei persecutori, fuggii a Pola. E solo allora potei dire di essere veramente salvo.

La morte in foiba : il racconto di un sopravvissuto Dalle esecuzioni nelle foibe qualcuno uscì miracolosamente vivo. Uno dei pochissimi casi conosciuti è quello del protagonista di questo racconto, che si riferisce a un episodio accaduto nei pressi di Albona nell’autunno del 1943. opo giorni di dura prigionia, durante i quali fumD mo spesso selvaggiamente percossi e patimmo la fame, una mattina, prima dell’alba, sentì uno dei nostri aguzzini dire agli altri:< Facciamo presto, perché si parte subito >.Infatti poco dopo fummo condotti in sei, legati insieme con un unico fil di ferro, oltre quello che ci teneva avvinte le mani dietro la schiena, in direzione di Arsia. Indossavamo solo i pantaloni e ai piedi avevamo solo le calze. Un chilometro di cammino e ci fermammo ai piedi di una collinetta dove, mediante un fil di ferro, ci fu appeso alle mani legate un sasso di almeno venti chilogrammi .Fummo sospinti verso l’orlo di una foiba, la cui gola si apriva paurosamente nera. Uno di noi, mezzo istupidito per le sevizie subite, si gettò urlando nel vuoto, di propria iniziativa. Un partigiano allora, in piedi col mitra puntato su di una roc6


La

radio è stata uno dei primi mezzi di comunicazione inventati dall'uomo e ha permesso, per la prima volta, la trasmissione di contenuti sonori da una parte all'altra del pianeta. Due apparecchi radio, infatti, erano, e sono tutt'ora, in grado di mettere in comunicazione due o più utenti. La radio è il frutto di esperimenti che diversi studiosi, effettuarono a fine Ottocento. Gli scienziati dell'epoca, infatti, impiegarono molti anni prima di raggiungere risultati apprezzabili. Quello che sta alla base di questi apparecchi sono le onde elettromagnetiche ed è importante sapere che attualmente esistono due tipi di radio: quella analogica e quella digitale. La radio analogica è la più diffusa, e si basa sulle linee AM e FM. La radio digitale, invece, utilizza sistemi come il DAB e DRM. Ecco, dunque, la vera storia della radio. La radio è un apparecchio in grado di ricevere onde elettromagnetiche, chiamate onde radio, le quali, emanate da ripetitori con una specifica frequenza, arrivano ai nostri apparecchi che le trasformano in musica, parole e in ogni rumore che si vuole trasmettere. Parliamo di "ricevitore", quando lo strumento ha la sola capacità di ricevere segnali, e di "ricetrasmittente", quando l'apparecchio è anche in grado di emanare frequenze. La radio appare come una semplice scatoletta, ma è retta in realtà da un meccanismo al contempo raffinato e sofisticato. La storia della radio inizia dalla fine del XIX secolo. Nikola Tesla fu il primo scienziato a intuire che le onde elettromagnetiche potessero viaggiare da un punto ad un altro. Tuttavia, al momento delle dimostrazioni sperimentali, non riuscì mai a far riemergere il suono da un ricevitore, nonostante esso ricevesse le frequenze emanate da una sorgente. Pochi anni dopo, l'italiano Guglielmo Marconi, all'età di soli 21 anni, riuscì in questa impresa e inviò un codice Morse a qualche chilometro di distanza, utilizzando lo strumento che venne chiamato "telegrafo senza fili". Il risultato, considerato giustamente rivoluzionario, fu accolto con enorme plauso da parte dell'opinione pubblica, ma con alterne vicende la paternità del brevetto fu comunque attribuita a Tesla. Agli inizi del Novecento, Reginald Fessenden superò i limiti di Marconi, riuscendo anche a tramettere musiche e parole, oltre a suoni sordi, come quelli del codice Morse. Fu grazie a questo contributo che nacque la radio vera e propria.

l ruolo svolto dalla radio nelle due guerre mondiali Mantenendo in buona parte il meccanismo originario, la radio si sviluppò nel corso dei primi decenni del Novecento ma la diffusione nelle abitazioni fu piuttosto lenta, dovuta al costo particolarmente elevato. È soltanto dal 1930 che si potrà assistere ad una vera diffusione della radio nelle case delle città più industrializzate. Il passaggio più decisivo nella storia della radio riguarda sicuramente quello che si verificò durante le due guerre mondiali, con la trasmissione di notiziari riguardanti eventi che si verificavano in ogni parte del mondo. Impossibile per i nostri nonni dimenticare il celeberrimo "Qui Radio Londra", che anticipava le notizie belliche negli anni della seconda guerra mondiale. Radio Londra era infatti una radio proibita dal regime fascista, il quale voleva essere l'unico detentore dell'informazione in Italia. Spesso si ascoltava Radio Londra la notte, cercando di sintonizzarsi sulla frequenza giusta e spesso ascoltandola coprendosi con una coperta, per paura che potesse essere udita dai vicini. La radio ha dunque svolto un ruolo profondamente storico nella vita dei cittadini italiani ma anche di tutto il mondo, durante i suoi anni più bui, diventando uno strumento di libertà, ribellandosi proprio alla funzione a cui invece era stata destinata dai regimi totalitari che la avevano utilizzata per diffondere la loro propaganda. 12 Febbraio 1931 Guglielmo Marconi e Papa Dopo la seconda guerra mondiale, e negli anni della Ricostruzione Pio X! Inaugurano la Radio Vaticana post-bellica, la radio ha iniziato a diffondersi prepotentemente in tutte le case, diventando anche un oggetto irrinunciabile per le autovetture. Questo è stato possibile grazie alla diminuzione del costo, che ha reso la radio un bene accessibile anche per la casse media. Il successo della radio è sembrato inarrestabile fino agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, quando il mondo ha assistito alla nascita dei cd musicali e dei lettori cd. Nonostante l'avanzamento tecnologico, l'utilizzo della radio non è mai tramontato, mentre si è rinnovato dal 2000, con l'entrata in funzione del sistema DAB, che garantisce una elevatissima qualità audio digitale. Si ritiene che nel medio periodo questo sistema sostituirà del tutto la radio analogica a banda FM. La radio ci ha accompagnato in tante fasi della nostra vita e probabilmente continuerà a farlo, col suo fascino intramontabile. 7


«Nei Nei versi della canzone, ricorre il tema millenario dell’accettazione, della fiducia, dell’abbandonarsi all’altro da sé, che sia esso un compagno, un padre, una madre, un figlio o Dio – racconta Simone Cristicchi – Nelle mie intenzioni, questo brano vuole essere una preghiera d’Amore universale, una dichiarazione di fragilità, una disarmante richiesta d’aiuto».

ABBI CURA DI ME

A

desso chiudi dolcemente gli occhi e stammi ad ascoltare Sono solo quattro accordi ed un pugno di parole Più che perle di saggezza sono sassi di miniera Che ho scavato a fondo a mani nude in una vita intera Non cercare un senso a tutto perché tutto ha senso Anche in un chicco di grano si nasconde l’universo Perché la natura è un libro di parole misteriose Dove niente è più grande delle piccole cose È il fiore tra l’asfalto lo spettacolo del firmamento È l’orchestra delle foglie che vibrano al vento È la legna che brucia che scalda e torna cenere La vita è l’unico miracolo a cui non puoi non credere Perché tutto è un miracolo tutto quello che vedi E non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri Tu allora vivilo adesso come se fosse l’ultimo E dai valore ad ogni singolo attimo Ti immagini se cominciassimo a volare Tra le montagne e il mare Dimmi dove vorresti andare Abbracciami se avrò paura di cadere Che siamo in equilibrio Sulla parola insieme Abbi cura di me Abbi cura di me Il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro Basta mettersi al fianco invece di stare al centro L’amore è l’unica strada, è l’unico motore

È la scintilla divina che custodisci nel cuore Tu non cercare la felicità semmai proteggila È solo luce che brilla sull’altra faccia di una lacrima È una manciata di semi che lasci alle spalle Come crisalidi che diventeranno farfalle Ognuno combatte la propria battaglia Tu arrenditi a tutto, non giudicare chi sbaglia Perdona chi ti ha ferito, abbraccialo adesso Perché l’impresa più grande è perdonare se stesso Attraversa il tuo dolore arrivaci fino in fondo Anche se sarà pesante come sollevare il mondo E ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte E ti basta solo un passo per andare oltre Ti immagini se cominciassimo a volare Tra le montagne e il mare Dimmi dove vorresti andare Abbracciami se avrai paura di cadere Che nonostante tutto Noi siamo ancora insieme Abbi cura di me qualunque strada sceglierai, amore Abbi cura di me Abbi cura di me Che tutto è così fragile Adesso apri lentamente gli occhi e stammi vicino Perché mi trema la voce come se fossi un bambino Ma fino all’ultimo giorno in cui potrò respirare Tu stringimi forte e non lasciarmi andare

Abbi cura di me 8


….Ma

negli anni ’80 qualcosa stava per cambiare per sempre: scoprimmo Toto Cutugno! Fu la grande svolta, più della nostra educazione sentimentale che di quella musicale! Tutto cominciò quando il regime comunista decise a sorpresa, nel 1983, di trasmettere in TV la serata finale del Festival di Sanremo. La cosa durò solo per un paio di anni, ma fu abbastanza per farci sognare. Il paese era tutto davanti alla tv a guardare uno spettacolo che sembrava arrivare da un altro pianeta: fiori, luci, abiti eleganti, lusso, musica romantica e uomini bellissimi (vi ricordo che le poche trasmissioni che ci passava la tv di Stato erano poco più che politiche e quasi sempre autocelebrative del regime). Lo so che è difficile da capire ma, dovete credermi, per noi l’Italia rappresentava il vero sogno di Libertà, più o meno come la vostra “America” del dopoguerra senza velleità lavorative, con l’aggravante che per noi era proibito andarci. Quando uscì, la canzone “L’italiano” diventò il nostro secondo inno nazionale e Toto Cutugno fu per noi l'”Italiano vero”(!). Era l’uomo più bello del mondo, con la sua chioma nera e i suoi occhi teneri, il prototipo del maschio italiano, tenebroso e romantico. Se l’Italia è diventata il nostro sogno proibito, la “colpa” è principalmente sua e della musica italiana: i Ricchi e Poveri, Al Bano e Romina, Riccardo Fogli, Umberto Tozzi... Questa musica era la nostra finestra verso la libertà, verso l’occidente proibito, e negli anni più bui del comunismo, era una specie di benedetto “salvagente” dell’anima. Non a caso tutti questi artisti hanno rilanciato la loro carriera musicale proprio in Romania e in Russia, dove riempiono ancora i palazzetti. Per il regime comunista, la musica straniera era un simbolo di decadenza morale, rappresentava il capitalismo “marcio e pericoloso”, ma, non si sa per quale ragione, in radio andavano molto i cantanti italiani, qualche francese, i tedeschi della Germania dell’Est e Julio Iglesias. Era assolutamente vietata la musica americana! Qualcuno sostiene che il nostro dittatore Ceaușescu e la moglie gradivano la musica italiana perché pulita, solare, positiva, “innocua”, insomma, non era il rock o l’ heavy metal americano che trasmetteva sentimenti “sovversivi” e la voglia di rivoluzione. Le canzoni italiane parlavano d’amore, non quello carnale (in Romania parlare di sesso era tabù), dei bei sentimenti, degli “sguardi innocenti”, del “restare vicini come bambini”, dei “raggi di sole”, del “sorriso che sa di felicità”. Non capivamo bene l’italiano e probabilmente neanche la censura dell’epoca capiva che, tra tutti questi “sguardi innocenti”, si parlava anche di amore fisico, anche se non esplicito. Al Bano e Romina erano tra i preferiti della coppia presidenziale, erano belli, puri, avevano molti figli, erano sì dei capitalisti ma di quelli buoni e semplici, con valori familiari solidi. Romina in particolare divenne un po’ la nostra Violetta, giusto per darvi un’idea di quanto importante fosse per noi. Ci vestivamo come lei, con delle camicette bianche senza spalline, ci pettinavamo come lei, ballavamo come lei, con quel movimento ondeggiante delle spalle, cantavamo come lei… (forse anche meglio!). Sono trascorsi tanti anni e io, tra l’ilarità generale di chi mi sta vicino, ancora mi emoziono quando rivedo le riappacificazioni russe di Al Bano e Romina, i Ricchi e Poveri che si dividono, Toto Cutugno che canta un “Italiano” un po’ acciaccato dall’età….. 9


PRINCIPE ALEXANDRU IOAN CUZA NELLA SUA ULTIMA RESIDENZA A FIRENZE I Romeni, questi fratelli lontani degli italiani, hanno dato prova di patriottismo ed un esempio di concordia che noi, italiani, siamo pronti a seguire (…). L’Unione dei Principati e la consultazione del voto del popolo è l’inizio di una nuova era nel sistema politico dell’Europa. Esse prepareranno, col loro trionfo, l’unione di tutti gli italiani in un solo corpo, giacchè oggi nessuno può più impedire che il meraviglioso atto compiutosi alle falde dei Carpazi non si realizzi anche ai piedi delle Alpi. (Camillo Benso, conte di Cavour) ...Personaggio illustre della storia della Romania, il suo nome è legato all’Unione dei Principati, organismo che diede vita al processo di unificazione della Romania moderna indipendente. ...Nel 17 e 24 gennaio 1859 fu eletto Principe della Moldavia e Valacchia a soli 38 anni e regnò per 7 anni con grande intensità, stringendo rapporti con Cavour. Esiliato dal nuovo Re Carol I Hohenzollern, si stabili a Vienna, ma la sua condizione di salute peggiorò così che i medici gli consigliarono di trasferirsi in Italia. Nel settembre del 1870, assieme alla moglie Elena e i suoi 2 figli, si trasferì a Firenze. Comprò una villa a Porta Romana, il 26 settembre 1870, tra i viali Galileo e del Poggio Imperiale, e finché la corte italiana non si trasferì al Quirinale ebbe frequenti contatti con i Savoia. L’edificio era ubicato presso Porta Romana, su un terreno compreso tra la via dei Colli- oggi viale Niccolò Machiavelli- e il viale del Poggio Imperiale, che si dividevano a partire da quel punto, comprendendo una zona coperta da ricca vegetazione, che formava un parco naturale. Alla fine dell’anno 1872 lo stato di salute di Cuza s’aggravò e il 27 dicembre 1872 sentendo la sua fine vicina, preparò il testamento e all’inizio di maggio 1873 lasciò definitivamente Firenze. Il viaggio peggiorò ulteriormente la sua condizione. Il 12 maggio 1873 insieme alla moglie e i suoi due figli arrivarono a Heidelberg, al Hotel Europa dove avrebbe voluto far studiare i figli. Ma non fu più possibile perché durate la notte del 15 maggio 1873 alle 1.30 morì, all’età di 53 anni, lontano dalla sua terra. Solo dopo due settimane il suo corpo imbalsamato 10

fu riportato nella sua patria a Ruginoasa. Il 29 maggio 1873 venne eseguito il suo funerale a cui assisterono decine di migliaia di persone venute da ogni parte del paese, contadini, studenti e altre categorie sociali. La villa ha un significato particolare: è stata, infatti , il rifugio degli ultimi anni di vita del primo Principe della Romania moderna, il cui nome è legato alla formazione dell’unità dei principati Romeni ed al compimento di grandi riforme, fondamentali per il nuovo Stato romeno innalzato al livello degli altri Stati civili del mondo. Per conseguenza, è doveroso collocare una iscrizione che ne richiami l’importanza storica. Questa dimora posta sul suolo italiano, resta, infatti, come un simbolo dell’amicizia secolare intercorrente fra Italiani e Romeni, così bene incarnata dal principe Cuza, grande romeno e fedele amico dell’Italia. Qualsiasi rumeno che passerà sul viale Michelangelo a Firenze potrà rendere omaggio al principe Cuza e considerare questo luogo come una continuità dell’amicizia secolare tra Italia e Romania. La targa è stata appoggiata su una colonna sotto la supervisione della La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Comune di Firenze considerando che la Villa si trova su una della più belle vie della città Patrimonio Unesco.


C’è una cosa che mi ha sempre colpita, nella storia di Sammy Basso: la sua incontenibile, invincibile, contagiosa voglia di vivere. Quel sorriso sempre sulle labbra, a dispetto di tutto e di tutti. Convivere con la malattia non è facile. Accettare - soprattutto se si è giovani come Sammy - le immancabili limitazioni che uno stato di salute come il suo comporta si trasforma, di fatto, in una guerra quotidiana. Ma Sammy, per quanto possa sembrare fragile, è un guerriero come pochi altri. Ha raccontato la sua storia, mettendosi a nudo di fronte alle telecamere con Il viaggio di Sammy, per far conoscere la sua patologia. Una patologia geriatrica La progeria, o sindrome di Hutchinson-Gilford - nota anche come invecchiamento precoce - colpisce solo una persona su quattro milioni. E quella persona è Sammy. Ci sono appena cento casi accertati di progeria, in tutto il mondo. Questo, però, non l’ha mai fatto dubitare. Sammy vuole vivere. Vuole vedere il mondo, e certamente contribuisce a renderlo un posto migliore. Ecco perché scalda il cuore sapere che la delicata operazione alla quale è stato sottoposto, un intervento realizzato per la prima volta in assoluto, ha avuto successo. A salvargli la vita, minacciata da una stenosi cardiaca, è stato il cardiochirurgo Francesco Musumeci, che ha studiato per quasi sei mesi l'intervento, mai eseguito prima. La stenosi cardiaca è una patologia geriatrica, e non certo una minaccia per un qualsiasi altro ragazzo di 23 anni. Ma a Sammy poteva costare la vita. Ecco quindi la necessità d'intervenire, com'è avvenuto all'ospedale San Camillo di Roma, ma soprattutto di trovare il modo di affrontare i molteplici rischi. C'è voluto tanto coraggio per affrontare un tale rischio. Sia da parte dei medici che da parte di Sammy. Ma la sua incrollabile fede nella vita non l'ha fermato. E Sammy Basso è ancora qui. Con noi. Pronto a continuare a ispirarci con la sua forza, con la sua determinazione, con la sua volontà di abbracciare ogni giorno come un grande dono. Un'operazione unica per un ragazzo speciale Abbiamo tutti qualcosa da imparare da Sammy. Ma c'è anche altro, e non è cosa da poco. Con questo intervento, Sammy ha cambiato la vita di tutti gli altri malati di progeria. Lui e i medici che l'hanno operato hanno dimostrato che l'intervento era fattibile. Senza, Sammy non avrebbe avuto molto tempo. Ma anche gli altri ragazzi che, come lui, lottano ogni giorno contro un nemico imbattibile. E a Sammy importa, tanto da fondare insieme ai suoi genitori l'Ai.Pro.Sa.B.: L'Associazione Italiana Progeria Sammy Basso. Dalla progeria non si guarisce. Ma dalla quotidiana battaglia con la progeria, anche quando la strada sembra a fondo chiuso, a volte si esce a testa alta. Come ha fatto Sammy. Sammy, che ogni giorno sorride e ringrazia per ciò che ha. Sammy, che crede nella vita e nella sua magia. Sammy... Che è impossibile non ammirare. 11


E

’ uno degli eroi della pedagogia contemporanea. Con questo titolo, il maestro lucano Antonio La Cava, è stato premiato a Napoli nella sezione Maestri d’Italia nell’ambito del Premio Internazionale “Elisa Frauenfelder” ideato e promosso dall’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli in collaborazione con altre undici Università internazionali e con alcune delle più prestigiose istituzioni scientifiche italiane. Un progetto nato con l’obiettivo di conservare e promuovere l’eredità scientifica e umana di una delle più importanti studiose della pedagogia italiana contemporanea scomparsa poco più di un anno fa il 31 dicembre 2017 dopo oltre mezzo secolo di lavoro accademico. La cerimonia di premiazione, che si è svolta ieri, 31 gennaio, nella Sala degli Angeli dell’Università Suor Orsola Benincasa, è stata aperta dal Rettore, Lucio d’Alessandro, presidente della prestigiosa giuria internazionale del Premio Frauenfelder che mette insieme oltre cinquanta esperti di discipline umanistiche e scientifiche provenienti dai Centri di Ricerca di tutto il mondo (dal direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia, Antonio Giordano, al direttore generale per la formazione e l’innovazione dell’Università di Siviglia, Mariano Reyes Tejedor) insieme con sette Rettori di importanti Università internazionali. Al maestro in pensione, che da anni gira la Basilicata a bordo di un motocarro adibito a biblioteca, il premio come “eroe della pedagogia contemporanea”. Antonio La Cava, di recente nominato Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, ha ricevuto il Premio Internazionale “Elisa Frauenfelder” proprio nell’anno del ventennale della sua straordinaria invenzione pedagogica: il bibliomotocarro. Negli ultimi 20 anni, il a”maestro eroe” ha percorso oltre 200mila chilometri per portare libri ai bambini delle scuole elementari dei paesi più piccoli e isolati della Basilicata, dove spesso non ci sono biblioteche o librerie.

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La

nostra vita si mette in cammino, avanza, cammina, corre dietro a un desiderio forte che nasce da una assenza o da un vuoto che chiedono di essere colmati. Che cosa mancava ai quattro pescatori del lago per convincerli ad abbandonare barche e reti e a mettersi in cammino dietro a quello sconosciuto, senza neppure domandarsi dove li avrebbe condotti? Avevano il lavoro e la salute, una casa, una famiglia, la fede, tutto il necessario per vivere, eppure qualcosa mancava. E non era un’etica migliore, non un sistema di pensiero più evoluto. Mancava un sogno. Gesù è il custode dei sogni dell’umanità: ha sognato per tutti cieli nuovi e terra nuova. I pescatori sapevano a memoria la mappa delle rotte del lago, del quotidiano piccolo cabotaggio tra Betsaida, Cafarnao e Magdala, dietro agli spostamenti dei pesci. Ma sentivano in sé il morso del più, il richiamo di una vita dal respiro più ampio. Gesù offre loro la mappa del mondo, anzi un altro mondo possibile; offre un’altra navigazione: quella che porta al cuore dell’umanità «vi farò pescatori di uomini», li tirerete fuori dal fondo dove credono di vivere e non vivono, li raccoglierete per la vita, e mostrerete loro che sono fatti per un altro respiro, un’altra luce, un altro orizzonte. Sarete nella vita donatori di più vita. Gesù si rivolge per tre volte a Simone: •lo pregò di scostarsi da riva: lo prega, chiede un favore, lui è il Signore che non si impone mai, non invade le vite; •getta le reti: Simone dentro di sé forse voleva solo ritornare a riva e riposare, ma qualcosa gli fa dire: va bene, sulla tua parola getterò le reti. Che cosa spinge Pietro a fidarsi? Non ci sono discorsi sulla barca, solo sguardi, ma per Gesù guardare una persona e amarla erano la stessa cosa. Simone si sente amato. •non temere, tu sarai: ed è il futuro che si apre; Gesù vede me oltre me, vede primavere nei nostri inverni e futuro che già germoglia. E le reti si riempiono. Simone davanti al prodigio si sente stordito: Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore. Gesù risponde con una reazione bellissima che m’incanta: non nega questo, ma lui non si lascia impressionare dai difetti di nessuno, dentro il presente lui crea futuro. E abbandonate le barche cariche del loro piccolo tesoro, proprio nel momento in cui avrebbe più senso restare, seguono il Maestro verso un altro mare. Sono i “futuri di cuore”. Vanno dietro a lui e vanno verso l’uomo, quella doppia direzione che sola conduce al cuore della vita. Chi come loro lo ha fatto, ha sperimentato che Dio riempie le reti, riempie la vita, moltiplica libertà, coraggio, fecondità, non ruba niente e dona tutto. Che rinunciare per lui è uguale a fiorire. p. Ermes Ronchi


0749469169 Mail: Alelembo73@gmail.com

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B>?@ABCD: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balcescu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./ fax: 021-314.18.57, don Valeriano Giacomelli mail:valeriangiac@gmail.com Tel.: 0787 804666 –0039 3341335596 Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", b-dul. Eroilor 124-126 Voluntari.

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I@CL: Cappella dell’Istituto San Luigi Orione, Soș Rediu 22 Iasi: Domenica ore 11,00 Istituto S. Luigi Orione –Iasi, Don Alessandro Lembo Tel

CN>O: Chiesa romano-cattolica dei Piaristi. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: veresstelian@yahoo.com Domenica alle ore 12,00 *°*

ANQ@ I>NL@:

Domenica ore 11:00 nella Chiesa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

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TLRLCS@A@: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regina Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:parohiafabric@googlemail.com


SALUTO

+Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE C. Dio è santo e la sua santità riempie l’universo. Egli, che brucia con carboni ardenti ogni impurità, purifichi i nostri cuori con il suo perdono.

Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli A. Amen (seduti)

LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura

apostolo ai Corinzi Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano! A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio (in piedi)

Dal libro del profeta Isaia Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo: «Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria». Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il Breve pausa di riflessione personale tempio si riempiva di fumo. E dissi: Signore, che affidi alle nostre lab- «Ohimè! Io sono perduto, perché bra impure e alle nostre fragili ma- un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle ni l’annunzio del Vangelo, abbi labbra impure io abito; eppure i pietà di noi. Signore, pietà. miei occhi hanno visto il re, il SiCristo, che ci doni la tua grazia, gnore degli eserciti». Allora uno abbi pietà di noi. Cristo, pietà. dei serafini volò verso di me; teneSignore, che ci hai scelto perché va in mano un carbone ardente che andiamo e portiamo frutto, abbi aveva preso con le molle dall’altapietà di noi. Signore, pietà. re. Egli mi toccò la bocca e disse: C. Dio Onnipotente abbia mise«Ecco, questo ha toccato le tue labricordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter- bra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato». Poi na. A. Amen. io udii la voce del Signore che diGLORIA ceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, Canto al Vangelo manda me!». Parola di Dio. ALLELUIA. ALLELUIA Venite dieA. Rendiamo grazie a Dio. tro a me, dice il Signore, vi farò SALMO RESPONSORIALE pescatori di uomini. ALL. R./ Cantiamo al Signore, C. Il Signore sia con voi grande è la sua gloria. E con il tuo spirito. Ti rendo grazie, Signore, con tutto A. C. Dal Vangelo secondo LUCA il cuore: hai ascoltato le parole A. Gloria a te o Signore della mia bocca. Non agli dèi, ma a te voglio cantare, mi prostro VA N G E L O verso il tuo tempio santo. R/. In quel temRendo grazie al tuo nome per il tuo po, mentre amore e la tua fedeltà: hai reso la la folla gli tua promessa più grande del tuo faceva ressa nome. Nel giorno in cui ti ho invo- attorno per cato, mi hai risposto, hai accreascoltare la sciuto in me la forza. R/. parola di Dio, Gesù, stando presso Ti renderanno grazie, Signore, tutti il lago di Gennèsaret, vide due i re della terra, quando ascoltebarche accostate alla sponda. I peCOLLETTA ranno le parole della tua bocca. scatori erano scesi e lavavano le C. Dio di infinita grandezza, che Canteranno le vie del Signore: reti. Salì in una barca, che era di affidi alle nostre labbra impure e grande è la gloria del Signore! R/ Simone, e lo pregò di scostarsi un alle nostre fragili mani il compito La tua destra mi salva. Il Signore poco da terra. Sedette e insegnava di portare agli uomini l'annunzio farà tutto per me. Signore, il tuo alle folle dalla barca. Quando ebbe del Vangelo, sostienici con il tuo amore è per sempre: non abban- finito di parlare, disse a Simone: Spirito, perché la tua parola, accol- donare l’opera delle tue mani. R/. «Prendi il largo e gettate le vostre ta da cuori aperti e generosi, fruttiSeconda Lettura reti per la pesca». Simone rispose: fichi in ogni parte della terra. Per il Dalla prima lettera di san Paolo «Maestro, abbiamo faticato tutta la nostro Signore Gesù Cristo, tuo 15


notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore. A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( Seduti) CREDO in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C. Gesù ha sempre chiamato gli uomini ad ascoltarlo e a seguirlo. Ancora oggi, pur sapendo cogliere i segni dei tempi, il suo messaggio non ha perso nulla della sua forza. Preghiamo insieme e diciamo: Signore, rendi feconda la nostra aridità. 1. Perché le nostre scelte non siano mai dettate dagli equilibri di pote-

re ma sempre da giustizia e misericordia. Preghiamo. 2. Perché la consapevolezza di essere peccatori non sia per noi una condanna ma un’occasione per sentirsi accolti. Preghiamo. 3. Perché ci sforziamo di seguirti sempre una volta di più di quello che le nostre forze ci consentirebbero. Preghiamo. 4. Perché sappiamo lasciare ai nostri fratelli la libertà di scelta che tu hai lasciato a noi. Preghiamo. C. O Padre, aiutaci a non avere paura del tuo messaggio di speranza e fa che comprendiamo che la nostra inadeguatezza è proprio ciò che tu vuoi che mettiamo a servizio. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. A. Amen

LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi)

SULLE OFFERTE C. Il pane e il vino che hai creato, Signore, a sostegno della nostra debolezza, diventino per noi sacramento di vita eterna. Per cristo nostro Signore. A. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio .A. E’ cosa buona e giusta C. È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l'inno di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, dal quale tutto l'universo riceve esistenza, energia e vita. Ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra é un dono sempre nuovo del tuo amore per noi, e un pegno della vita immortale, poiché possediamo fin da ora le primizie del tuo Spirito, nel quale hai risuscitato Gesù Cristo dai morti e viviamo nell'attesa che si compia la beata speranza nella Pasqua eterna del tuo regno. Per questo mistero di salvezza, insieme agli angeli e ai santi, proclamiamo a una sola voce l'inno della tua gloria:Santo, .. (In ginocchio) C. Mistero della fede C. A. C. A. C.

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Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire: A.

PADRE NOSTRO Padre nostro ….. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.

A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C. O Dio, che ci hai resi partecipi di un solo pane e di un solo calice, fa' che uniti al Cristo in un solo corpo portiamo con gioia frutti di vita eterna per la salvezza del mondo. Per Cristo nostro Signore A. Amen C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio


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