nventato dalla penna svizzera di Johanna Spyri, nel lontanissimo 1880, il romanzo, fino ad oggi, vanta un record di oltre 50 milioni di copie vendute. Anche se, in realtà, ad essere più famoso è il cartone animato made in Japan, apparso per la prima volta sugli schermi nel 1974, e suddiviso in ben 52 episodi. Ma ciò che ha veramente consacrato la celebrità di questo cartone, è la sigla. Difficilmente oggi si troverebbe qualcuno che non conosce il ritornello: “Heidi… ti sorridono i monti… Heidi… le caprette ti fanno ‘ciao’”. Ma cosa ha fatto di questo cartone un successo sempre intatto, e mai in discesa?
La bellissima ambientazione ne è un primo elemento. Infatti, sia il romanzo che il cartone sono ambientati in quel che si potrebbe definire uno dei Cantoni più belli della Svizzera: Grigioni. Le alpi, il tintinnio delle campanelle appese al collo delle capre e l’odore di pastorizia hanno sempre rievocato nell’immaginario dei bambini (e no) luoghi da fiaba; meravigliosamente irraggiungibili, se non addirittura da sogno, inesistenti. Eppure, oggi, benché la Svizzera abbia le frontiere, si può dire che non ha più “frontiere”. E Di Heidi ne ha dedicato francobolli, musei ed altre attrattive turistiche: Heidi è pur sempre svizzera. Ma la cosa irriproducibile del cartone e in primis del romanzo è l’ingenuità, l’ottimismo e soprattutto la gioia di questa bambina, che ha soli otto anni, riesce a illuminare le vite del nonno – e poi di Clara – fino al quel momento cupe e tristi. L’amore per la semplicità, la genuinità e della natura, porteranno la piccola ad ammalarsi di nostalgia, durante il suo soggiorno (forzato) a Francoforte, e a lasciare i comfort, il lusso e l’agiatezza di casa Seseman. Un azione che ispirerà futuri romanzi e film, in cui il principio di “lasciare la ricchezza e una vita povera, per una vita povera ma ricca”, sarà fin troppo sfruttato. Nel cartone, come nel romanzo, del resto, anche chi è malvagio scopre di avere un cuore. E se la bambina Heidi sa portare il sorriso, il cartone “trasforma” questa positività in eccesso: inducendo Clara a riacquistare l’uso delle gambe. Anche il film con la bambina prodigio Shirley Temple cadde in questa trappola, benché nel libro Clara non camminerà mai. Perché a volte, “volare” è più facile di camminare. Il cartone si può dire che si mostra “senza difetto”. Fedele al romanzo (ma non troppo), fa benissimamente comprendere che nella vita ci si può servire di ciò che si è imparato a favore di se stessi e di altri, in un momento dove l’urbanizzazione, come un virus letale, un’ inarrestabile epidemia o come fiume straripante, sta trascinando l’eco- sistema, gli alberi, gli animali, la vita stessa. Persino nei cartoni, ormai non c’è quasi più traccia di verde. Tutti ambientati in Città, nella metropoli. Poiché anche i cartoni ne risentono dell’inquinamento, con Heidi, invece, c’è sempre la possibilità di una “boccata d’aria fresca”, e il carburante ecologico per un divertimento sano e inconfondibile. Anche se l’ultimo episodio termina quando Heidi si sta appena affacciando al duro mondo degli adulti, e non sapremo mai quanto potesse essere per lei contaminante, e semmai sarà contaminante, potremmo tutti noi trarre spunto da una bambina di otto anni e per giunta, frutto di fantasia, e rievocare in noi l’amore per gli animali e per la natura: un drammatico appello ai nostri cuori. E indipendentemente dalle generazioni, Heidi resterà per sempre la favola e il sogno della nostra infanzia. Vincenzo Ardito
casa di Heidi, il personaggio del celebre cartone animato, esiste davvero. Si trova in Svizzera: La casa di Heidi è il sogno dei bambini di tutte le età. La baita bianca e di legno sulle Alpi svizzere non è solo il luogo immaginario raccontato nel romanzo del 1880 della scrittrice svizzera Johanna Spyri, la creatrice di Heidi, e mostrato soprattutto nel celebre cartone animato giapponese, visto da milioni di bambini in tutto il mondo. La casa del nonno dove Heidi è cresciuta esiste davvero e si trova proprio in Svizzera, a Maienfeld, nel Cantone dei Grigioni, vicino al confine con l’Austria e il Lichtenstein. Il paesaggio sembra proprio quello illustrato nel cartone animato, con la strada che sale dal piccolo villaggio a valle fino all’alpeggio dove si trova la casa del nonno di Heidi, la baita di pietra intonacata di bianco con il tetto spiovente e il rivestimento in legno, la panca appoggiata fuori all’ingresso, dove prendere il sole nelle giornate di bel tempo, gli abeti dietro la casa e i pascoli vicini. Un vero e proprio sogno per gli amanti della pastorella svizzera. A Maienfeld è stato realizzato un vero e proprio parco tematico, Heididorf, il Villaggio di Heidi, che riproduce alla perfezione gli edifici e gli ambienti dove si svolgono le storie della pastorella svizzera, di suo nonno, del compagno di giochi Peter e dell’amica Clara, la ragazza di buona famiglia Francoforte che proprio sui monti di Heidi riacquista l’uso delle gambe. Un’atmosfera da favola che incanta tutti. Per raggiungere la baita si percorre il “sentiero di Heidi”, in un percorso della durata di 1 ora e mezza che prevede anche l’attraversamento del bosco di Luva. Nel Vilaggio di Heidi si trova anche il Museo Johanna Spyri, con i pannelli che illustrano la storia della pastorella e gli accessori originali di scena dell’ultimo film Heidi, girato nel 2015 e in questi giorni al cinema, e la filmografia completa dedicata alla pastorella dal 1910 ad oggi. Più a sud, invece, in Engadina, vicino a Sankt Moritz, si trova il “Sentiero dei fiori di Heidi“, lingo 2 chilometri, che collega la funicolare di Chantrella con un’atra baita dedicata a Heidi. Il sentiero prende il nome dalle 200 varietà di fiori che si trovano lungo il percorso. Per visitare il Villaggio di Heidi a Maienfeld rimandiamo al sito ufficiale: www.heididorf.ch/it
un po' di vino. Gustarlo lentamente, capire che fa bene, riscalda il corpo e dona una lieve ebbrezza, qualcosa che alleggerisce l'animo dagli affanni continui. Prendere parte al bello e al buono della vita, a piccole dosi, a piccole sorsate, come quando si beve il vino. Non arraffare a piene mani, non abusare, non depredare, non cadere nella tristezza del possesso inesausto, del desiderio di avere che sembra non acquietarsi mai. Il segreto di una vita serena ed appagata si rivela in parole che giungono da molto lontano, nel tempo, parole dei padri della Chiesa e, prima ancora, degli stessi apostoli e, naturalmente, dal Vangelo. Parole antiche, ma che conservano la stessa capacità di parlare a tutti, in ogni epoca. Sobrietà, amore per il bello e il buono, senza superare i limiti, senza eccessi. Ecco allora che queste parole diventano una guida sicura per cominciare, con il piede giusto, il cammino quaresimale. La Libreria Vaticana Editrice, infatti, ha appena pubblicato un agile volume dal titolo "Prendi un po' di vino con moderazione. La sobrietà cristiana", a cura di Lucio Coco , con una prefazione di papa Francesco. Il volume presenta un'omelia di san Giovanni Crisostomo in cui egli commenta un breve passaggio della Lettera di san Paolo a Timoteo, dove l'apostolo lo invita a "bere un po' di vino", per lenire i frequenti dolori allo stomaco, e da questa traccia Crisostomo sviluppa la sua riflessione che vuole dimostrare ai fedeli "che la Creazione va saputa gustare per scoprire che è stata fatta per il nostro bene". A conclusione dell'omelia il santo fa riferimento ad una "sobria ebbrezza", che sembra un paradosso ma non lo è. Infatti, spiega Crisostomo, "il vino ci è stato dato da Dio non perché ci ubriachiamo ma perché siamo sobri, per essere lieti, non per stare male". Lo stile di vita del cristiano, dunque, dovrebbe essere ispirato proprio al concetto di sobrietà e moderazione, e non solo in quaresima, per conquistare la vera gioia, quella di sapere che siamo amati da sempre e per sempre dal Signore creatore di tutte le cose. Come scrive il Papa nella prefazione, "la sobrietà e la gioia sono due atteggiamenti che credo possano aiutarci a vivere la quaresima in vista della Pasqua, che è proprio la celebrazione della nostra resurrezione in Cristo, la nostra vita nuova, celebrata una volta per sempre nel battesimo, eppure rinnovata in particolare in ogni Veglia Pasquale. Che cos'è infatti la vita di Cristo in noi se non una vittoria dell'amore sulle nostre paure e preoccupazione per noi stessi, che ci permette a nostra volta di essere dono, semplice e quotidiano, nelle piccole cose, per il Signore e per i fratelli?". Non può non balzare agli occhi il forte contrasto tra simili indicazioni e i messaggi con cui siamo bombardati giorno e notte, che invece spingono agli eccessi, inneggiano al non avere limiti, urlano che tutto si può essere, si può fare e si può avere, basta volerlo. Un esempio banale, tra i più recenti: si leggano o si ascoltino bene i testi della canzoni del festival di Sanremo. A partire da quella che ha vinto il festival, che ripete ossessivamente la parola "soldi", o quella di tale Achille Lauro, che inneggia all'uso di droghe, o perlomeno alla vita disperata di tanti "eroi" dello show business. ... Ma torniamo a Giovanni Crisostomo, a quelle parole che lette oggi, nel deserto della vita attuale, danno un senso di pace, di ristoro e contribuiscono a rinfocolare il senso di appartenenza ad una storia lunga, straordinaria e, nonostante tutto, piena di luce come quella della Chiesa. C'è proprio bisogno di rinforzare questo sentimento. Come accade se si medita sulla vita di Crisostomo. Il quale è vissuto nel IV secolo, nato nell'attuale Siria; fu sacerdote ad Antiochia, sua città di nascita. La sua attività di predicatore lo rese rapidamente famoso e amato. Le omelie, compresa quella del volume di cui abbiamo parlato, che pronuncio' nel 387 in occasione della cosiddetta rivolta delle statue - contro l'imperatore Teodosio si era scatenata una vibrante protesta che raggiunse il suo apice con la distruzione di alcune statue che lo rappresentavano - contenevano un invito appunto alla sobrietà e alla moderazione, alla pacificazione, che lo fecero apprezzare in primo luogo da Teodosio in persona, che gli affidò la carica di Patriarca di Costantinopoli. Le sue lotte contro le eresie e la corruzione gli attirarono l'odio delle nobiltà locale e anche di alcuni vescovi. Fu costretto all'esilio, e morì lontano, nel 407 a Comana Pontica, luogo che si trova nell'attuale Armenia. La sua tomba si trova dentro la basilica di San Pietro: una visita e una preghiera davanti al suo sepolcro potrebbero essere un buon viatico per questa quaresima appena cominciata.
uando ero bambino mi chiedevo spesso, sentendo usare dal prete la parola "temperanza", che cosa volesse dire e dal momento che per me (come per tutti i bambini, penso) era molto difficile temperare le matite senza rompere la punta, avevo finito col pensare quel sostantivo come la capacità di temperare bene le matite. In questi giorni, sfogliando i vocabolari, mi sono accorto che la mia idea di bambino non era tanto sciocca, perché in realtà "temperare" significa togliere qualcosa alla matita, disporla in tutte le sue parti così da poterla usare bene. Se poi mi soffermo sul temine "tempra", cioè su quel trattamento termico a cui si sottopongono le leghe metalliche o i cristalli, affinché abbiano una resistenza maggiore, aggiungo un ulteriore significato al termine temperanza; cioè forza, resistenza. Questi termini ci fanno comprendere il significato della temperanza, un termine che ho messo accanto a un altro simile: “sobrietà” che è appunto la capacità di soddisfare con equilibrio e moderazione i propri bisogni, istinti e desideri.
Specchio dell’etica È significativo che Giovanni Paolo Il, affrontando i grandi problemi internazionali della globalizzazione, dello sviluppo e della pace, abbia sentito il bisogno di ricordare che un reale cambiamento è possibile soltanto con l’impegno di tutti e che ciascuno dovrebbe mettere in discussione il proprio stile di vita. L’espressione “stile di vita" è frequentemente utilizzata per riferirsi a ciò che caratterizza il modo di vivere permanente della persona. Non si improvvisa, non è fatto di episodi. È lo specchio visibile dell’etica dei comportamenti. In effetti nella sobrietà si manifesta tutta la “premura per l’altro" partendo appunto da un “io" consapevolmente sobrio, un “io” che in questo modo si impegna a “condividere" e a rifiutare l’ebbrezza dei consumi, dell’accumulo e del possesso. La sobrietà è una virtù sociale che attende ancora di essere esplorata in tutte le sue potenzialità di trasformazione. Occorre partire dal basso, dalla partecipazione delle persone alla vita comune, dalle scelte dei gruppi familiari e muoversi progressivamente con uno stile di gesti e comportamenti nuovi, alternativi, ponendosi obiettivi di trasformazione che siano sempre più umani.
Base della cultura umana Sobrietà è il contrario di ebbro, inzuppato, inebriato, esaltato, ubriaco, drogato, agitato, sregolato, smisurato. La nostra è una società ebbra di consumi, di piaceri, di cose materiali, è la civiltà dell'abbondanza, dell’apparenza, del narcisismo. I sociologi la definiscono anche affluente, edonista, opulenta. Sobrio, ragazzi e ragazze, è chi vive in modo innocente, cioè chi sa essere equilibrato, misurato, entro i limiti. Per questo la regolatezza è uno stile di vita "sostenibile", ossia capace di futuro. Di qui una precisazione presente nell’enciclica di papa Giovanni Paolo II: “Solo uno stile democratico è fraterno, perché nessuno si arricchisce alle spalle degli altri. Ed è libero dalla dipendenza dai beni materiali, perché non si ha mai la sensazione pressante che il proprio valore dipenda da essi e che non si deve spendere sempre di più solo perché ci sono persone che hanno di più”. (Enciclica Centesimus Annus).
intitola “Comandante Bergoglio” ed è la prima volta che un musulmano scrive un libro su un Papa e, per di più, un volume apologetico. Ma il personaggio lo merita. La semplicità e la linearità degli atteggiamenti e dei comportamenti di Papa Francesco, che hanno colpito un po’ tutti fin dalla sua elezione al soglio pontificio, compreso l’autore, hanno accompagnato la scoperta, giorno dopo giorno, di una persona decisamente straordinaria. Massimo Abdul Haqq Zucchi, autore del libro, afferma: “Lo definirei straordinario anche se non fosse diventato Papa. Che sia diventato Papa, lo rende fuori dal comune ancor di più. Straordinaria la sua cultura, vasta, che abbraccia tutto lo scibile di interesse comune, e supera di gran lunga il campo limitato della teologia: dalla filosofia, alla storia,alla psicologia, alla pedagogia, alle religioni tutte. Straordinaria la sua sensibilità e la sua generosità, che lo portano a viaggiare instancabilmente in tutto il mondo, parlando di pace, esortando alla pace, in special modo fra le diverse professioni religiose”. Zucchi aggiunge: “Papa Francesco ha di straordinario anche la sua intelligenza, che lo ha portato, di pari passo col suo grande cuore, a grandi risultati politici, come la pace raggiunta in Colombia dopo cinquant’anni di guerra civile fra il governo e la guerriglia marxista delle FARC, e come la fine dell’embargo degli USA contro Cuba. Straordinaria la sua ‘prontezza nell’affrontare i problemi, nel più limpido disinteresse personale per ogni forma di potere’, come ha detto di lui il sacerdote argentino Anibal Filippini”.
Poi l’autore sottolinea: “Straordinaria ritengo la sua disponibilità nei confronti dei media, il suo rimanere, a volte per ore, a rispondere a tutte le domande dei giornalisti, su tutti gli argomenti possibili e immaginabili. Straordinaria la sua capacità, dimostrata nei suoi innumerevoli scritti, e nei suoi innumerevoli interventi in video e in voce, di dare consigli pratici a tutti, anche per la vita di tutti i giorni. Straordinario il suo calore e la sua simpatia, che si manifestano anche con motti, aneddoti, e battute che strappano il sorriso a chiunque”. “Con queste premesse straordinarie – conclude Massimo Abdul Haqq Zucchi – non può che essere straordinaria anche l’accoglienza e l’affetto che gli riserva il popolo, ovunque lui vada: alla sua visita a Monza, nel 2018, era presente un milione di persone. E naturalmente, non può che essere, di contro, straordinaria anche l’avversione che hanno verso di lui tutti i poteri forti, compresi i media. Le elite lo odiano, e lui ha spiegato il perché: ‘A Satana piacciono le elite’. Stare col popolo, per il popolo, contro tutte le elite, anche quella clericale. Questo è il suo più grande insegnamento”.
A volte le difficoltà arrivano una dopo l'altra, ma non bisogna mai perdere la speranza. L'esempio di questa persona famosa ti aiuterà disgrazie non vengono mai da sole, come recita il detto popolare. Ed è popolare proprio perché, chi più chi meno, lo abbiamo verificato tutti nella vita. Non vi è mai capitato che mentre un parente veniva operato d’urgenza un altro ha avuto un incidente ed entrambi avevano bisogno di voi in ospedali diversi? Non vi è familiare la situazione di una persona che perde il lavoro appena aveva preso un mutuo? L’escalation di cose negative nella nostra vita sembra a volte irrefrenabile. Si potrebbe paragonare a una palla di neve che diventa una valanga. Se tutto vi va male, può esservi utile sapere cos’è successo a un uomo oggi famoso in tutto il modo. Parliamo del colonnello Sanders, fondatore di KFC (prima Kentucky Fried Chicken). Il suo percorso è un tale cumulo di disgrazie e ostacoli che credo che al suo posto molti avrebbero gettato la spugna. Il caso di Sanders si studia oggi nelle scuole di affari e appare in moltissimi libri di autoaiuto, perché è una vera lezione di superamento. Ecco la sua vita: · A 5 anni è rimasto orfano di padre. A 16 ha smesso di studiare. A 17 aveva già perso più di 4 lavori. · A 18 si è sposato. · Tra i 18 e i 22 ha lavorato come conducente ma non gli è andata bene. Ha fatto domanda per entrare nell’Esercito ma non è stato accettato. Ha provato a entrare nella scuola giudiziaria ma è stato rifiutato anche lì. Ha fatto il venditore di assicurazioni ma ha fallito anche in quel campo. · A 25 anni la moglie lo ha lasciato e si è portata via l’unica figlia. Sanders è diventato lavapiatti in una piccola caffetteria. Non è riuscito a recuperare la figlia, ma col tempo ha convinto la moglie a tornare a casa. · A 65 anni è andato in pensione. Il primo giorno il Governo gli ha dato un assegno di 105 dollari. Rendendosi conto che non riusciva a mantenere neanche se stesso ha deciso di suicidarsi. Lo tormentava l’idea di aver avuto una vita fallimentare da tutti i punti di vista. Si è seduto sotto un albero e si è reso conto che c’era qualcosa che non aveva ancora fatto: cucinare. Con i soldi del Governo ha comprato una friggitrice, ha realizzato del pollo fritto usando la sua ricetta unica e lo ha venduto porta a porta nel suo paese del Kentucky. A 88 anni il colonnello Sanders, fondatore del Kentucky Fried Chicken, era multimiliardario. Il suo percorso accidentato aiuta a pensare che c’è sempre tempo per recuperare, per tornare alla casella di partenza e ricominciare. Non sappiamo mai quando finirà il periodo negativo, e quindi bisogna lottare e andare avanti. Se passate un brutto momento, non vi scoraggiate e chiedetevi dov’è il vostro pollo.
è stata la prima azienda della ristorazione veloce in Italia a intraprendere un’iniziativa di recupero e donazione delle eccedenze alimentari: un impegno che si inserisce nel percorso indicato dalla legge Gadda 166 del 2016 ed è realizzato in collaborazione con la Fondazione Banco Alimentare. L’iniziativa è partita con i ristoranti KFC di Arese (MI) e Milano Bicocca. A questi si sono aggiunti fino ad ora i locali di Oriocenter e Curno, in provincia di Bergamo, quello di Pompei e due ristoranti dell’area di Roma: i KFC dei Centri Commerciali Happio ed Aura. Le organizzazioni destinatarie delle donazioni sono la Caritas di Rho (MI), l’Associazione Gruppo di Betania Onlus di Milano, l’Associazione Exodus di Sònico (BG), l’Opera Diocesana Patronato S. Vincenzo di Bergamo, la mensa dei poveri Papa Francesco di Pompei, gestita dal Sovrano Militare Ordine di Malta, la Parrocchia Ognissanti di via Appia Nuova a Roma e l’Ipab – Istituto Sacra Famiglia sempre a Roma. “I risultati di un anno di Harvest sono fra le nostre maggiori soddisfazioni e ripagano dell’impegno che le nostre persone dedicano quotidianamente a questa attività. Realizzarla richiede un po’ di organizzazione in più nelle cucine ma consente di gestire consapevolente gli sprechi, riducendoli, e soprattutto di aiutare chi è in difficoltà – afferma Corrado Cagnola, amministratore delegato di KFC Italia –. Siamo stati la prima azienda del fast food a realizzare in Italia un progetto di recupero e donazione delle eccedenze alimentari: un primato che ci rende orgogliosi. Il nostro obiettivo è coinvolgere entro la fine del 2019 tutti i ristoranti del sistema KFC Italia: oggi sono 30 e sono distribuiti in 11 regioni”. BANCO ALIMENTARE: L’IMPORTANZA DELLA PARTNERSHIP CON LE IMPRESE – “È per noi un onore e un privilegio collaborare con KFC, un’azienda leader nel settore della ristorazione veloce – commenta Giuliano Visconti, presidente del Banco Alimentare del Lazio Onlus – nella comune lotta alla riduzione degli sprechi alimentari. Grazie al loro supporto sarà possibile portare avanti la nostra missione di recuperare cibo per poi redistribuirlo ai più bisognosi: un atto davvero di grande altruismo e sensibilità da parte di KFC verso i più poveri e verso l’ambiente”. UN PROGETTO MONDIALE DAL 1992 – Nel mondo sono circa 800 milioni le persone che soffrono la fame e ogni anno si spreca un terzo del cibo prodotto a livello globale: un quarto del cibo sprecato basterebbe a sfamare tutti coloro che ne hanno bisogno. Harvest è un progetto che Yum! Brands Inc. ha lanciato a livello mondiale nel 1992 e al quale KFC ha aderito nel 1999, recuperando e donando fino ad ora oltre 80 milioni di pasti e coinvolgendo oltre 2700 organizzazioni non profit in 22 Paesi.
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Ronald Mc Donald House Chatities, è’ la Fondazione Internazionale di Carità della Mc Donald. E’ presente in moltissimi paesi del mondo con varie iniziative di beneficenza. In Italia la Fondazione Ronald McDonald dal 1974, è al fianco delle famiglie che vivono la drammatica esperienza dell’ospedalizzazione di un figlio, supportandole affinché possano accedere alle cure ospedaliere necessarie per il loro piccolo anche quando si trovano lontano da casa. Perché una famiglia unita è la prima forma di cura.
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"Il nostro paese è ricco di energie positive, di persone che sanno che si vive meglio se ci si impegna per il bene comune, se si combatte per sconfiggere prevaricazioni e pregiudizi. Siamo nati per vivere insieme e non separati". Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella consegnando le onoreficenze ai 33 "eroi civili" da lui premiati. I nomi erano stati annunciati dal Quirinale il 29 dicembre scorso. "I vostri comportamenti - ha aggiunto Mattarella rivolgendosi agli insigniti - hanno indicato queste sensibilità. I riconoscimenti sono il segno che si vuole dare al Paese, non solo l'indicazione di comportamenti da apprezzare ma anche da conoscere". Tra gli "eroi" l'ambulante, di origine marocchina, che aveva salvato una dottoressa dalla furia omicida di un italiano a Crotone; la cittadina rumena che si è rifiutata di lasciare il suo bar alla violenza dei Casamonica; il calciatore dilettante che ha scelto di saltare una partita imporSi è svolta l 5 Marzo al Quirinale la tante per donare il suo midollo spinale ad una donna malacerimonia di consegna delle onorifita; la signora napoletana che aveva apostrofato il responsacenze dell'Ordine al merito della Rebile di un'aggressione razzista dicendogli: "Tu non sei razzipubblica italiana, conferite "motu proprio"dal presidente della Repub- sta. Sei st****o”. Ma proprio contro la definizione di eroi si è soffermato il blica, Sergio Mattarella, a cittadini presidente, definendo i premiati appunto non eroi ma che si sono distinti per atti di eroismo, per l'impegno nella solidarietà, "persone che davanti a problemi comuni hanno fatto nel soccorso, per l'inclusione socia- quel che pensavano fosse giusto. È questa la definizione migliore". "Vi ringrazio - ha detto il Capo dello Stato - per le, la cooperazione internazionale, aver testimoniato sensibilità, impegno, solidarietà". la tutela dei minori, la promozione "Non siete soli, in tanti in Italia si impegnano in base della cultura e della legalità. agli stessi valori. Voi rappresentate tante persone che nel Paese adottano comportamenti così belli e positivi. Il Paese è ricco di energie positive, di queste risorse di umanità, di senso della comunità",
Il matrimonio ● La sessualità non è una risorsa per gratificare o intrattenere, dal momento che è un linguaggio interpersonale dove l’altro è preso sul serio, con il suo sacro e inviolabile valore. ● L’ideale del matrimonio non si può configurare solo come una donazione generosa e sacrificata, dove ciascuno rinuncia ad ogni necessità personale e si preoccupa soltanto di fare il bene dell’altro senza alcuna soddisfazione. Ricordiamo che un vero amore sa anche ricevere dall’altro, è capace di accettarsi come vulnerabile e bisognoso, non rinuncia ad accogliere con sincera e felice gratitudine le espressioni corporali dell’amore nella carezza, nell’abbraccio, nel bacio e nell’unione sessuale. ● Quando l’amore diventa una mera attrazione o una vaga affettività, questo fa sì che i coniugi soffrano una straordinaria fragilità quando l’affettività entra in crisi o quando l’attrazione fisica viene meno. ● Quando lo sguardo verso il coniuge è costantemente critico, questo indica che non si è assunto il matrimonio anche come un progetto da edificare insieme, con pazienza, comprensione, tolleranza e generosità. Questo fa sì che l’amore venga sostituito a poco a poco da uno sguardo inquisitore e implacabile, dal controllo dei meriti e dei diritti di ciascuno, dalle proteste, dalla competizione e dall’autodifesa. ● Ricordo un ritornello che diceva che l’acqua stagnante si corrompe, si guasta. È quanto accade quando la vita dell’amore nei primi anni del matrimonio ristagna, smette di essere in movimento, cessa di avere quella sana inquietudine che la spinge in avanti. ● Una delle cause che portano alla rottura dei matrimoni è avere aspettative troppo alte riguardo alla vita coniugale. Quando si scopre la realtà, più limitata e problematica di quella che si aveva sognato, la soluzione non è pensare rapidamente e irresponsabilmente alla separazione, ma assumere il matrimonio come un cammino di maturazione, in cui ognuno dei coniugi è uno strumento di Dio per far crescere l’altro. ● Ogni crisi implica un apprendistato che permette di incrementare l’intensità della vita condivisa, o almeno di trovare un nuovo senso all’esperienza matrimoniale. In nessun modo bisogna rassegnarsi a una curva discendente, a un deterioramento inevitabile, a una mediocrità da sopportare. Al contrario, quando il matrimonio si assume come un compito, che implica anche superare ostacoli, ogni crisi si percepisce come l’occasione per arrivare a bere insieme il vino migliore. ● In una crisi non affrontata, quello che più si compromette è la comunicazione. In tal modo, a poco a poco, quella che era “la persona che amo” passa ad essere “chi mi accompagna sempre nella vita”, poi solo “il padre o la madre dei miei figli”, e alla fine “un estraneo”. ● In questi momenti occorre creare spazi per comunicare da cuore a cuore. Il problema è che diventa più difficile comunicare così in un momento di crisi se non si è mai imparato a farlo. È una vera arte che si impara in tempi di calma, per metterla in pratica nei tempi duri. ● È diventato frequente che, quando uno sente di non ricevere quello che desidera, o che non si realizza quello che sognava, ciò sembra essere sufficiente per mettere fine a un matrimonio. Così non ci sarà matrimonio che duri.
Dal
deserto al giardino: dal deserto di pietre e tentazioni al giardino del sepolcro vuoto, fresco e risplendente nell’alba, mentre fuori è primavera: è questo il percorso della Quaresima. Non penitenziale, quindi, ma vitale.
della creazione.
Dalle ceneri sul capo, alla luce che «fa risplendere la vita» (2Tm 1,10). Deserto e giardino sono immagini bibliche che accompagnano la storia e i sogni di Israele, che contengono un progetto di salvezza integrale che avvolgerà e trasfigurerà ogni cosa esistente, umanità e creature tutte, che insieme compongono l’arazzo
Con la Quaresima non ci avviamo lungo un percorso di penitenza, ma di immensa comunione; non di sacrifici ma di germogli. L’uomo non è polvere o cenere, ma figlio di Dio e simile a un angelo (Eb 2,7) e la cenere posta sul capo non è segno di tristezza ma di nuovo inizio: la ripartenza della creazione e della fecondità, sempre e comunque, anche partendo dal quasi niente che rimane fra le mani. Le tentazioni di Gesù nel deserto costituiscono la prova cui è sottoposto il suo progetto di mondo e di uomo, il suo modello di Messia, inedito e stravolgente, e il suo stesso Dio. La tentazione è sempre una scelta tra due amori. Di’ a questa pietra che diventi pane. Trasforma le cose in beni di consumo, riduci a merce anche i sassi, tutto metti a servizio del profitto. Le parole del Nemico disegnano in filigrana un essere umano che può a suo piacimento usare e abusare di tutto ciò che esiste. E così facendo, distrugge anziché «coltivare e custodire» (Gen 2,15). Ognuno tentato di ridurre i sogni a denaro, di trasformare tutto, anche la terra e la bellezza, in cose da consumare. Ti darò tutto il potere, tutto sarà tuo. Il paradigma del potere che ha sedotto e distrutto regni e persone, falsi messia e nuovi profeti, è messo davanti a Gesù come il massimo dei sogni. Ma Gesù non vuole potere su nessuno, lui è mendicante d’amore. E chi diventa come lui non si inginocchierà davanti a nessuno, eppure sarà servitore di tutti. Buttati giù, e Dio manderà i suoi angeli a portarti. Mostra a tutti un Dio immaginario che smonta e rimonta la natura e le sue leggi, a piacimento, come fosse il suo giocattolo; che è una assicurazione contro gli infortuni della vita, che salva da ogni problema, che ti protegge dalla fatica di avanzare passo passo, e talvolta nel buio. Gesù risponde che non gli angeli, ma «la Parola opera in voi che credete» (1Ts 2,13). Che Dio interviene con il miracolo umile e tenace della sua Parola: lampada ai miei passi; pane alla mia fame; mutazione delle radici del cuore perché germoglino relazioni nuove con me stesso e con il creato, con gli altri e con Dio. Padre Ermes Ronchi
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LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura
SALUTO
+Nel nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo. A. Amen. C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE
BENEDIZIONE DELL'ACQUA
C. Fratelli e sorelle, preghiamo umilmente il Signore Dio nostro, perché benedica quest'acqua con la quale saremo aspersi noi e le nostre famiglie in ricordo del nostro Battesimo. Il Signore ci rinnovi interiormente, perché siamo sempre fedeli allo Spirito che ci è stato dato in dono. +Dio eterno e onnipotente, tu hai voluto che per mezzo dell'acqua, elemento di purificazione e sorgente di vita, anche l'anima venisse lavata e ricevesse il dono della vita eterna: benedici X quest'acqua, perché diventi segno della tua protezione in questo giorno a te consacrato. Rinnova in noi, Signore, la fonte viva della tua grazia e difendici da ogni male dell'anima e del corpo, perché veniamo a te con cuore puro. Per Cristo nostro Signore.
Dal libro del Deuteronòmio Mosè parlò al popolo e disse: «Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Aramèo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE
R. Resta con noi, Signore, * nell'ora della prova. Chi abita al riparo dell’Altissimo passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente. Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido». R/. Non ti potrà colpire la sventura, nessun colpo cadrà sulla tua tenda. Egli per te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie. R/. Sulle mani essi ti porteranno, perASPERSIONE DEI FEDELI ché il tuo piede non inciampi nella pietra. Calpesterai leoni e vipere, COLLETTA C. Signore nostro Dio, ascolta la schiaccerai leoncelli e draghi. R/. «Lo libererò, perché a me si voce della Chiesa che t'invoca nel è legato, lo porrò al sicuro, perché deserto del mondo: stendi su di noi ha conosciuto il mio nome. Mi invola tua mano, perché nutriti con il cherà e io gli darò risposta; pane della tua parola e fortificati dal tuo Spirito, vinciamo con il di- nell’angoscia io sarò con lui, lo libererò e lo renderò glorioso». R/. giuno e la preghiera le continue Seconda Lettura seduzioni del maligno. Per il nostro Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, Romani che è Dio, e vive e regna con te, Fratelli, che cosa dice Mosè? nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore», cioè la pa(seduti)
rola della fede che noi predichiamo. Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio (in piedi)
Canto al Vangelo
Lode a te, o Cristo,re di eterna gloria Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Lode a te, o Cristo, re di eterna.. C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo LUCA A. Gloria a te o Signore
VA N G E L O
quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a
tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato. Parola del Signore. A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( Seduti) CREDO in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
PREGHIERA DEI FEDELI
C. In Gesù ogni uomo ha la forza di mantenere la propria libertà anche di fronte alle seduzioni del peccato che conducono alla più radicale delle schiavitù. Preghiamo insieme e diciamo: Mantienici nella Tua fedeltà, Signore. 1. Perché sappiamo sempre credere nella forza dell’unione che c’è tra noi e Te, più stabile delle distrazioni che comportano le tentazioni del momento. Preghiamo. 2. Perché siamo capaci di ribellarci al male presente nel mondo e che agisce anche in noi. Preghiamo. 3. Perché la coscienza del fatto che tu ci sei sempre vicino, anche nei momenti semplici e quotidiani, e soprattutto nei momenti bui di sofferenza, ci accompagni sempre. Preghiamo.
4. Perché la paura e la stanchezza non ci portino mai ad accettare compromessi e surrogati al Tuo amore per noi. Preghiamo. C. O Padre, tu sei l’unico Signore che lascia liberi i suoi servitori, aiutaci a non cercare gloria lontano da te per trovare poi solo catene e disperazione. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. A. Amen
secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire:
PADRE NOSTRO
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come LITURGIA EUCARISTICA noi li rimettiamo ai nostri debiC. Pregate, fratelli e sorelle, tori e non ci indurre in tentazioperché portando all’altare la gioia ne ma liberaci dal male. e la fatica di ogni giorno, ci dispo- C. Liberaci, o Signore, da tutti i niamo a offrire il sacrificio gradito mali, concedi la pace ai nostri giora Dio Padre onnipotente. ni, e con l'aiuto della tua misericorA. Il Signore riceva dalle tue dia vivremo sempre liberi dal pecmani questo sacrificio a lode e cato e sicuri da ogni turbamento, gloria del suo nome, per il bene nell'attesa che si compia la beata nostro e di tutta la sua santa speranza e venga il nostro salvatoChiesa. (in piedi) re Gesù Cristo. SULLE OFFERTE A. Tuo è il regno, tua la potenC. Si rinnovi, Signore, la nostra vita za e la gloria nei secoli e col tuo aiuto si ispiri sempre più R ITO DELLA PACE al sacrificio, che santifica l'inizio C. Signore Gesu’ che hai detto ai della Quaresima, tempo favorevole tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi per la nostra salvezza. Per Cristo do la mia pace” non guardare ai nostro Signore. A. Amen. nostri peccati ma alla fede della PREGHIERA EUCARISTICA tua Chiesa, e donale unità e pace C. Il Signore sia con voi. secondo la tua volontà. Tu che vivi A. E con il tuo spirito. e regni nei secoli dei secoli. C. In alto i nostri cuori. A. Amen A. Sono rivolti al Signore. C. La pace del Signore sia sempre C. Rendiamo grazie al Signore con voi. nostro Dio A. E con il tuo spirito. .A. E’ cosa buona e giusta C. Come figli del Dio della paC. È veramente cosa buona e ce, scambiatevi un gesto di cogiusta, nostro dovere e fonte di sal- munione fraterna. vezza, rendere grazie sempre e in A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 ogni luogo a te, Signore, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno, VOLTE) Agnello di Dio, che togli i pecper Cristo Signore nostro. Egli cati del mondo, dona a noi la pace. consacrò l'istituzione del tempo penitenziale con il digiuno di qua- C. Beati gli invitati alla cena del ranta giorni, e vincendo le insidie Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. dell'antico tentatore ci insegnò a O Signore, non sono degno dominare le seduzioni del peccato A. perché celebrando con spirito rin- di partecipare alla tua mensa: ma novato il mistero pasquale possia- di’ soltanto una parola e io sarò mo giungere alla Pasqua eterna. E salvato. DOPO LA COMUNIONE noi, uniti agli angeli e ai santi, proC. Preghiamo clamiamo senza fine l'inno della tua Il pane del cielo che ci hai dato, o lode: Santo, Santo, Santo il SignoPadre, alimenti in noi la fede, acre Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. cresca la speranza, rafforzi la cariOsanna nell'alto dei cieli. Bene- tà, e ci insegni ad aver fame di Cristo, pane vivo e vero, e a nutrirci di detto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei ogni parola che esce dalla tua bocca. Per Cristo nostro Signore. A. cieli. (In ginocchio) Amen C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si- C. Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. gnore, proclamiamo la tua risurre- A. C. Vi benedica Dio onnipotente zione nell’attesa della tua venuta. Padre e Figlio e Spirito Santo DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA A. Amen. C. Per Cristo, con Cristo e in CriC. Nel nome del Signore: andate sto, a te Dio, Padre onnipotente, in pace. nell’unità dello Spirito Santo, ogni Rendiamo grazie a Dio onore e gloria, per tutti i secoli dei A.