ADESTE NR. 14 Domernica 07 Aprile 2019

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Venerdì 15 marzo i giovani di tutto il mondo hanno mandato un segnale importante in favore della vita, del rispetto di madre terra, di desideri di bene per il futuro. Molti sono stati gli apprezzamenti e anche le critiche verso queste generazioni definite “social” e spesso distanti dalla realtà di tutti i giorni. Credo che sia importante dire grazie a questi giovani che ci invitano a risvegliare le nostre coscienze, a prendere in mano sul serio il bene ed il futuro di tutta l’umanità. Grazie perché siamo invitati a ripercorrere la strada della coerenza che troppo spesso abbiamo, come adulti, barattato in nome di tornaconti e privilegi personali. Questi ragazzi ci ricordano che c’è una sola famiglia umana e che il modello di sviluppo attuale non è più sostenibile. È necessario rimettere al centro la vita, l’uomo con le sue gioie e con i suoi dolori, con le sue delusioni e con i suoi sogni. Un mondo migliore in cui venga rispettata la vita e la dignità di ogni uomo, è possibile e dipende dalle scelte di ciascuno. Questi giovani ci invitano a “metterci la faccia” avendo il coraggio di cambiare stile di vita. Una mobilitazione globale così, forse Greta non l’aveva nemmeno immaginata. Ma non è questo il suo punto d’arrivo dell’attivista che in una intervista a Repubblica ha spiegato: “Continuerò finché le emissioni di gas serra non inizieranno a scendere così rapidamente da limitare il riscaldamento del Pianeta al di sotto di 1,5 gradi. Ma questo obiettivo al momento è così lontano che nemmeno riesco a immaginarlo”. Per ottenere qualche risultato però, è necessario che si mobilitino anche gli adulti. “No, non saremo noi a salvare il mondo. Non c’è abbastanza tempo per poter aspettare che noi si diventi adulti con il potere di agire. È necessario che gli adulti di oggi agiscano adesso”, spiega la giovane che invita i suoi coetanei non ancora convinti a “studiare la crisi climatica che stiamo attraversando”. “Stiamo segando il ramo su cui siamo seduti e la maggior parte della popolazione mondiale non ha idea delle possibili conseguenze della nostra capacità d’agire”. I giovani vengono visti tante volte come un problema. Viene enfatizzata la loro fragilità e la loro incostanza, quasi a voler ridimensionare quella degli adulti. Altre volte vengono accostati come

risorsa, come il cambiamento atteso in cui riporre una fiducia incondizionata. Prima di tutti i giovani vanno visti come giovani, con le loro ricchezze e le loro debolezze, con il loro entusiasmo e le loro paura. Vanno incontrati dove sono e non dove sovente noi vogliamo essi siano. Non dobbiamo stringerli nelle sabbie mobili dell’ansia da prestazione, né spingerli nel baratro della fuga dal mondo. È necessario stare in ascolto dei giovani, delle loro domande. Non è sufficiente creare degli spazi per loro, è essenziale donare del tempo, avere la pazienza di maturare insieme dei processi di condivisione e di comunione dove l’apporto di ciascuno diventa ricchezza. Ascoltare significa fare spazio alle domande, ai dubbi, ai desideri che abitano il cuore delle nuove generazioni. Prima di emettere giudizi e sentenze, lasciamo che la vita dei giovani ci provochi e squarci il velo dell’ipocrisia e dell’immobilismo. Interroghiamoci seriamente su che cosa i giovani, con i loro percorsi, insieme tortuosi e virtuosi, stanno dicendo e chiedendo alla nostra società e anche alla nostra chiesa. I giovani sono il nostro futuro, ma non dimentichiamo che sono parte viva anche del nostro presente. Le esperienze e i tentativi che i giovani fanno non vanno mai banalizzati né derisi. Vanno presi sul serio perché rivelano un cammino interiore che nessuno può giudicare. Hanno bisogno di tempo per maturare, ma non possiamo continuare a cadere nel rischio comune di considerarli degli adulti in miniatura, non ancora (forse mai) meritevoli di fiducia piena. Stare in ascolto dei giovani e accompagnarli verso la terra promessa ci chiede di maturare uno stile di discernimento comunitario che si fonda sull’esperienza spirituale dell’incontro con Dio e con la sua Parola. Abbiamo il dovere di offrire alle nuove generazioni strumenti per il discernimento e soprattutto una comunità accogliente di riferimento. Senza questo, ciascuno rischia di relativizzare la realtà, in base ai suoi bisogni e in base a quello che capisce o che gli sembra di aver capito. C’è una Verità che nessuno possiede e che sta davanti a tutti. Siamo chiamati a cercarla insieme, a non stancarci, perché da questo cammino dipende la nostra libertà e la nostra gioia. È necessario maturare uno sguardo diverso: accanto al bianco e nero, ci sono tanti altri colori da riscoprire e vivere.


L

'Esortazione Apostolica postsinodale rivolta ai giovani è stata firmata da papa Francesco lunedì 25 marzo 2019 nella Santa Casa di Loreto. Il Papa spiega nel documento di essersi lasciato "ispirare dalla ricchezza delle riflessioni e dei dialoghi del Sinodo".

glio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!». Sono queste le prime parole dell'Esortazione Apostolica rivolta ai giovani. Il documento è composto da nove capitoli, suddivisi in 299 paragrafi. In questo articolo pubblichiamo un punto per ogni capitolo. Primo capitolo: «Che cosa dice la Parola di Dio sui giovani?»

Terzo capitolo: «Voi siete l'adesso di Dio» 75. Non possiamo essere una Chiesa che non

Secondo capitolo: «Gesù Cristo sempre giovane»

mente uno di voi, e in Lui si possono riconosce-

Quarto capitolo: «Il grande annuncio per tutti i giovani»

religiose e politiche del suo tempo; ha fatto l’espe-

della Passione; ha rivolto il

scrivere questa storia d’amore. Ha abbracciato il figlio prodigo, ha abbracciato Pietro dopo i suoi rinnegamenti


pri limiti e le proprie debo-

terra e non lasciarsi aiutare». Quinto capitolo: «Percorsi di gioventù»

ragazza che cerca la propria strada, che vuole volare con i piedi, che si affaccia sul mondo e guarda l’orizzonte con occhi colmi di speranza, pieni di futuro e anche di illusioni. Il giovane va con due piedi come gli adulti, ma a differenza degli adulti, che li tengono paralleli, ne ha sempre uno davanti all’altro, pronto per partire, per scattare. Sempre lanciato in avanti. Parlare dei giovani significa parlare di promesse,

il kerygma nel linguaggio dei giovani d’oggi. Ottavo capitolo: «La vocazione»

La tua vocazione ti orienta a tirare fuori il meglio di te stesso per la gloria di Dio e per il bene degli altri. Non si tratta solo di fare delle cose, ma di farle con un significato, con un orientamento. A questo proposito, Sant'Alberto Hurtado diceva ai giovani che devono prendere

vare». Sesto capitolo: «Giovani con radici»

ad avere successo; fallire in questo equivale semplicemente a fallire». Nono capitolo: «Il discernimento»

paura dei poveri visti come soggetti pericolosi, personale che nessun altro può prendere al nostro posto: «Anche se il Signore ci parla in modi

stesso tempo le radici che alimentano e sostengono. Settimo capitolo: «La pastorale dei giovani» 211. In questa ricerca va privilegiato il linguaggio della vicinanza, il linguaggio dell’amore disinteressato, relazionale ed esistenziale che tocca il cuore, raggiunge la vita, risveglia speranza e desideri. Bisogna avvi-

e per loro, e di coloro che, nonostante i pro-

scindere dal silenzio della preghiera prolungata per percepire meglio quel linguaggio, per interpretare il significato reale delle ispirazioni che pensiamo di aver ricevuto, per calmare le ansie e ricomporre l’insieme della propria esistenza alla luce di Dio».


Da quando hanno entrambi sei anni sono inseparabili: uno grande e forzuto, l'altro mingherlino e disabile. Ma soprattutto, sono uniti da una profonda e duratura amicizia, che ha visto anche un continuo altruismo del più forte verso l'amico più bisognoso. Dalla prima elementare, ogni giorno ha portato il suo compagno di classe a scuola sulle sue spalle per sei anni consecutivi: lo IN CINA ha portato a lezione, lo ha riportato a casa, aiutandolo a mangiare e persino ad andare alla toilette. Non si è tirato indietro una sola volta, per aiutare il suo migliore amico. La storia di amicizia viene dalla città di Meishan, in Cina: Zhang Ze ha 12 anni e una malattia che gli impedisce di camminare o di essere autonomo. Per questo il suo amico Xu Bingyang si è preso sempre cura di lui: «Io peso più di 40 kg, mentre Zhang pesa solo 25. Per me è facile trasportarlo», ha dichiarato Xu al Sichuan Online. «Xu è il mio migliore amico - ha invece risposto Zhang - Ogni giorno studia, parla e gioca con me. Devo ringraziarlo per avere cura di me così fino ad oggi». Zhang è affetto da Miastenia gravis, una malattia autoimmune che causa una debolezza muscolare tale da impedire quasi del tutto il movimento. E per fortuna ha incontrato Xu, che da grande ha già deciso di voler fare il volontario; sul perché abbia deciso di aiutare il piccolo amico disabile, il 12enne ha semplicemente risposto: «Sono più grosso di lui, se non lo avessi aiutato io, non lo avrebbe fatto nessuno».

A mIlANo


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“..è difficile che nella vita qualcuno faccia qualcosa per niente”

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C

onquistare per primi lo spazio, allo scopo di dominare meglio la Terra. Una sfida che per circa vent'anni vide contrapposti i due "grandi blocchi". La fase iniziale vide trionfare quello sovietico, che portando l'uomo nello spazio alzò l'asticella della sfida e costrinse gli Americani a correre ai ripari. Il clima di guerra fredda, imperante nei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale, vide Stati Uniti d'America e Unione Sovietica contendersi pezzi di mondo e dimostrare la propria potenza tecnologica e militare con una corsa sfrenata agli armamenti. In quest'ottica la conquista del cosmo garantiva due importanti risvolti: con il lancio di satelliti nello spazio sarebbe stato più facile spiare il nemico; farlo in anticipo sugli avversari avrebbe significato propagandare i rispettivi progressi scientifici. Il lancio dello Sputnik nel 1957, primo satellite nello spazio, aveva assegnato il primo prestigioso round all'U.R.S.S., battendo sul tempo gli Americani che tre mesi più tardi mandarono in orbita l’Explorer 1. Nel 1960 il regime guidato da Nikita Krusciov sembrava pronto a un altro clamoroso sorpasso. Con il progetto Vostok si mirava, per la prima volta, a portare l'uomo nell'orbita terrestre. Dalla primavera del 1960 al marzo dell'anno seguente vennero effettuati diversi lanci, utilizzando manichini e in molti casi animali, come cani e ratti, alcuni dei quali persero la vita durante il volo o in fase di atterraggio. La fase più drammatica si ebbe con la catastrofe di Nedelin: un missile intercontinentale esplose sulla rampa di lancio, provocando la morte di oltre 200 dipendenti. Un episodio che aumentò le condizioni di rischio per un eventuale coinvolgimento umano. Tuttavia non c'era molto tempo, visto che gli USA avevano programmato per marzo del 1961 il lancio del Mercury con un astronauta a bordo, poi rimandato a maggio. Nel frattempo l'agenzia spaziale sovietica RKA era stata incaricata di addestrare 20 cosmonauti, tra i quali sarebbe stato scelto il miglior pilota. La selezione premiò Jurij Alekseevič Gagarin, che il 12 aprile si accomodò all'interno della capsula del Vostok 1, sulla rampa di lancio del Cosmodromo di Bajkonur (nella steppa del Kazakistan). Il razzo si alzò alle 9.07 (ora di Mosca) e pochi minuti dopo Radio Mosca annunciò trionfalmente la notizia. Tutti i vari passaggi funzionarono senza problemi, anche perché i comandi erano azionati da terra e il pilota poteva fungere solo da spettatore passivo. Lo stesso aveva a disposizione riserve d'ossigeno e provviste alimentari per dieci giorni, nel caso fossero insorti inconvenienti al sistema computerizzato. Non ce ne fu bisogno. Gli 89 minuti di volo trascorsero senza contrattempi e la navicella riuscì a eseguire un'orbita terrestre completa prima di rientrare nell'atmosfera. Alle 10.35, a una quota concordata di 7.000 m, Gagarin si catapultò dalla capsula e appeso al paracadute atterrò nei pressi della città di Engels. Venne accolto come un eroe e la propaganda sovietica fece risaltare al massimo l'evento. Non v'era dubbio che con la sua impresa era stata scritta una pagina storica del progresso scientifico, destinata ad allargare gli orizzonti delle conquiste umane. Tra i suoi primati, anche quello di osservare che il colore predominante della Terra, vista dallo spazio, era il blu. Gagarin descrisse in numerose interviste lo spettacolo cui aveva assistito, esortando il genere umano a impegnarsi di più nella conservazione del pianeta.


Papa Francesco, il 2 Giugno 2019, nel corso della sua visita in Romania, beatificherà a Blaj i 7 Vescovi martiri

Vasile Aftenie nacque

il 14 giugno 1899 a Lodroman, dai genitori Petru e Agafia. Nel 1919 si iscrisse alla Facoltà Teologica ed inseguito fu inviato a studiare presso il Collegio Greco di Sant’Atanasio a Roma. Nel 1925 ottenne Vasile Aftenie, Ioan Balan, Valeriu Traian il dottorato in filosofia e Frentiu, Ioan Suciu, Tit Liviu Chinezu, teologia e fece ritorno in Alexandru Rusu, Cardinale Iuliu Hossu. patria. Il 1° gennaio 1926 ricevette l’ordinazione sacerdotale dal metropolita Vasile Suciu. Dopo un mese fu nominato professore dell’Accademia di Teologia di Blaj. Fu poi nominato protopope di Bucarest nonché canonico del Capitolo arcivescovile di Blaj. Il 1° ottobre 1939 divenne rettore della suddetta Accademia teologica. Nell’aprile 1940 fu nominato vescovo titolare di Ulpiana, ricevendo l’incarico di ausiliare del metropolita Alexandru Nicolescu, vescovo di Fagaras ed Alba Julia. La consacrazione episcopale ebbe luogo il 5 giugno 1940 nella cattedrale di Blaj. Ritornò a Bucarest come Vescovo vicario. Falliti diversi tentativi volti a comprometterlo, fu infine arrestato il 28 ottobre del 1948 dal regime comunista. Insieme ad altri cinque vescovi grecocattolici fu portato a Dragoslavele e poi al Monastero ortodosso Caldarusani, trasformato in un campo di concentramento. Nel maggio 1949 venne trasferito ed isolato presso il Ministero degli Interni, ove subì orrende torture, richiedenti una resistenza sovrannaturale. Mutilato e con la barba strappata, fu rinchiuso nel carcere di Vacaresti, ove si spense il 10 maggio 1950. Fu seppellito nel cimitero cattolico di Belu con rito religioso officiato da un prete romano-cattolico.

Ioan Balan nacque a Teius l’11 febbraio 1880. Frequentò gli studi teolo-

gici presso il seminario centrale di Budapest. Nel 1903 ricevette l’ordinazione presbiterale, per poi proseguire i suoi studi a Vienna. Ritornato a Blaj, ma nel 1909 si trasferisce a Bucarest, ove necessitava un confessore greco-cattolico. Nel 1919 tornò nuovamente a Blaj divenendone canonico metropolitano e due ani dopo rettore dell’Accademmia di Teologia. Nel 1929 fu nominato nella comissione vaticana che doveva redigere il nuovo Codice di Diritto Canonico delle Chiese Orientali. Nel novembre 1936 fu consacrato vescovo di Lugoj, in seguito alla nomina del vescovo Alexandru Nicolescu come Metropolita. Rifiutando di passare all’ortodossia, condivise la sorte di altri vescovi greco-cattolici e fu arrestato il 28 ottobre 1948 alle ore 15. Fu dunque portato al Palazzo Patriarcale di Dragoslavele e poi al Monastero Caldarusani nel febbraio 1949. Di lì fu nuovamente trasferito al penitenziario di Sighetul Marmatiei nel maggio1950. Cinque anni dopo gli fu imposto il domicilio obbligatorio presso il MOnastero Curtea de Arges. Nel 1956 venne invece trasferito al Monastero femminile di Ciorogarla, vicino a Bucarest, ove rimase isolato sino alla fine della sua vita terrena. Ammalatosi gravemente, si spense in un ospedale di Bucarest il 4 agosto 1959 e venne sepolto nel cimitero cattolico Belu. Nei suoi confronti non era mai stato celebrato un processo e conseguentemente non era mai stata emessa una condanna.


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Uno che sa che sospettano sempre di lui, che lo giudicano senza compassione, che non lo amano in modo incondizionato, preferirà mantenere i suoi segreti, nascondere le sue cadute e debolezze, fingersi quello che non è. Viceversa, una famiglia in cui regna una solida e affettuosa fiducia, e dove si torna sempre ad avere fiducia nonostante tutto, permette che emerga la vera identità dei suoi membri e fa sì che spontaneamente si rifiuti l’inganno, la falsità e la menzogna. ● Non è possibile una famiglia senza il sogno. Quando in una famiglia si perde la capacità di sognare, i bambini non crescono e l’amore non cresce, la vita si affievolisce e si spegne. ● Il piccolo nucleo familiare non dovrebbe isolarsi dalla famiglia allargata, dove ci sono i genitori, gli zii, i cugini ed anche i vicini. In tale famiglia larga ci possono essere alcuni che hanno bisogno di aiuto o almeno di compagnia e di gesti di affetto, o possono esserci grandi sofferenze che hanno bisogno di un conforto.

● È bene interrompere le abitudini con la festa, non perdere la capacità di celebrare in famiglia, di gioire e di festeggiare le belle esperienze. Hanno bisogno di sorprendersi insieme per i doni di Dio e alimentare insieme l’entusiasmo per la vita. Quando si sa celebrare, questa capacità rinnova l’energia dell’amore, lo libera dalla monotonia e riempie di colore e di speranza le abitudini quotidiane. ● La storia di una famiglia è solcata da crisi di ogni genere, che sono anche parte della sua drammatica bellezza. Bisogna aiutare a scoprire che una crisi superata non porta ad una relazione meno intensa, ma a migliorare, a sedimentare e a maturare il vino dell’unione. Non si vive insieme per essere sempre meno felici, ma per imparare ad essere felici in modo nuovo, a partire dalle possibilità aperte da una nuova tappa. ● Saper perdonare e sentirsi perdonati è un’esperienza fondamentale nella vita familiare. ● La famiglia deve inventare ogni giorno nuovi modi di promuovere il riconoscimento reciproco. ● Nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare.


trappola ben congegnata: «che si schieri, il maestro, o contro Dio o contro l’uomo». Gli condussero una donna… e la posero in mezzo. Donna senza nome, che per scribi e farisei non è una persona, è il suo peccato; anzi è una cosa, che si prende, si porta, si mette di qua o di là, dove a loro va bene. Si può anche mettere a morte. Sono funzionari del sacro, diventati fondamentalisti di un Dio terribilmente sbagliato. «Maestro, secondo te, è giusto uccidere…?». Quella donna ha sbagliato, ma la sua uccisione sarebbe ben più grave del peccato che vogliono punire. Gesù si chinò e scriveva col dito per terra…, mostrando così la strada: invita tutti a chinarsi, a tacere, a mettersi ai piedi non di un codice penale ma del mistero della persona. «Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei». Gesù butta all’aria tutto il vecchio ordinamento legale con una battuta sola, con parole definitive e così vere che nessuno può ribattere. E se ne andarono tutti. Allora Gesù si alza, ad altezza del cuore della donna, ad altezza degli occhi, per esserle più vicino; si alza con tutto il rispetto dovuto a un principe, e la chiama “donna”, come farà con sua madre: Nessuno ti ha condannata? Neanch’io lo faccio. Eccolo il maestro vero, che non s’impalca a giudice, che non condanna e neppure assolve; ma fa un’altra cosa: libera il futuro di quella donna, cambiandole non il passato ma l’avvenire: Va’ e d’ora in poi non peccare più: poche parole che bastano a riaprire la vita. Il Signore sa sorprendere ancora una volta il nostro cuore fariseo: non chiede alla donna di confessare il peccato, non le chiede di espiarlo, non le domanda neppure se è pentita. È una figlia a rischio della vita, e tanto basta a Colui che è venuto a salvare. E la salvezza è sciogliere le vele (io la vela, Dio il vento): infatti non le domanda da dove viene, ma dove è diretta; non le chiede che cosa ha fatto, ma cosa farà. E si rivolge alla luce profonda di quella creatura, vi intinge la penna come uno scriba sapiente: «Scrivo con una minuscola bilancia come quella dei gioiellieri. Su un piatto depongo l’ombra, sull’altro la luce. Un grammo di luce fa da contrappeso a diversi chili d’ombra…»(Ch Bobin). Le scrive nel cuore la parola “futuro”. Le dice: «Donna, tu sei capace di amare, tu puoi amare bene, amare molto. Questo tu farai…». Gesù apre le porte delle nostre prigioni, smonta i patiboli su cui spesso trasciniamo noi stessi e gli altri. Lui sa bene che solo uomini e donne perdonati e amati possono disseminare attorno a sé perdono e amore. I due soli doni che non ci faranno più vittime. Che non faranno più vittime né fuori né dentro di noi. Padre Ermes Ronchi


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SALUTO

+Nel nome del Padre e del Figlio

e dello Spirito Santo. A. Amen. C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE

BENEDIZIONE DELL'ACQUA

C. Fratelli e sorelle, preghiamo umilmente il Signore Dio nostro, perché benedica quest'acqua con la quale saremo aspersi noi e le nostre famiglie in ricordo del nostro Battesimo. Il Signore ci rinnovi interiormente, perché siamo sempre fedeli allo Spirito che ci è stato dato in dono. +Dio eterno e onnipotente, tu hai voluto che per mezzo dell'acqua, elemento di purificazione e sorgente di vita, anche l'anima venisse lavata e ricevesse il dono della vita eterna: benedici X quest'acqua, perché diventi segno della tua protezione in questo giorno a te consacrato. Rinnova in noi, Signore, la fonte viva della tua grazia e difendici da ogni male dell'anima e del corpo, perché veniamo a te con cuore puro. Per Cristo nostro Signore.

mezzo ad acque possenti, che fece uscire carri e cavalli, esercito ed eroi a un tempo; essi giacciono morti, mai più si rialzeranno, si spensero come un lucignolo, sono estinti: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio. R.

SALMO RESPONSORIALE

Grandi cose * ha fatto il Signore per noi. Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia. R/. Allora si diceva tra le genti: «Il Signore ha fatto grandi cose per loro». Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia. R/. Ristabilisci, Signore, la nostra sorte, come i torrenti del Negheb. Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia. R/. Nell’andare, se ne va piangendo, ASPERSIONE DEI FEDELI portando la semente da gettare, C. Dio onnipotente ci purifichi dai peccati, e per questa celebra- ma nel tornare, viene con gioia, zione dell'Eucaristia ci renda degni portando i suoi covoni. R/. Seconda Lettura di partecipare alla mensa del suo Dalla lettera di san Paolo apostolo ai regno. Filippesi A. Amen Fratelli, ritengo che tutto sia una COLLETTA perdita a motivo della sublimità C. Dio di bontà, che rinnovi in della conoscenza di Cristo Gesù, Cristo tutte le cose, davanti a te sta mio Signore. Per lui ho lasciato la nostra miseria: tu che hai manperdere tutte queste cose e le condato il tuo Figlio unigenito non per sidero spazzatura, per guadagnare condannare, ma per salvare il Cristo ed essere trovato in lui, mondo, perdona ogni nostra colpa avendo come mia giustizia non e fa' che rifiorisca nel nostro cuore quella derivante dalla Legge, ma il canto della gratitudine e della quella che viene dalla fede in Crigioia. Per il nostro Signore Gesù sto, la giustizia che viene da Dio, Cristo, tuo... basata sulla fede: perché io possa A. Amen (seduti) conoscere lui, la potenza della sua LITURGIA DELLA PAROLA risurrezione, la comunione alle sue Prima Lettura sofferenze, facendomi conforme Dal libro del profeta Isaia alla sua morte, nella speranza di Così dice il Signore, che aprì una giungere alla risurrezione dai morstrada nel mare e un sentiero in ti. Non ho certo raggiunto la mèta,

non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio (in piedi)

Canto al Vangelo

Lode a te, o Cristo,re di eterna gloria Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore, perché io sono misericordioso e pietoso. Lode a te, o Cristo, …... C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo GIOVANNI A. Gloria a te o Signore

VA N G E L O

, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le


disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». Parola del Signore. A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( Seduti) CREDO in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI

Spesso la difficoltà più grande di fronte alla proposta di Gesù è riuscire a ritenersi degni di essa non per merito ma per amore di Dio. Accettare tutto ciò è il punto di partenza del cammino spirituale dell’essere cristiani. Preghiamo insieme e diciamo: Signore, donaci una vita da perdonati. 1. Perché sappiamo sempre essere prudenti nelle nostre convinzioni, specialmente quando esse portano a scelte che condizionano la vita di altri fratelli. Preghiamo. 2. Perché la nostra vita e la nostra giustizia siano sempre poste nelle mani del Signore. Preghiamo. 3. Perché sappiamo, anche nei momenti più bui, vederci come uomini nuovi. Preghiamo. 4. Perché la nostra applicazione di regole, leggi e consuetu-

dini non sia mai funzionale a subdoli secondi fini. Preghiamo. C. O Padre, Tu a volte ci chiedi di rinunciare perfino alla nostra giustizia per ottenere la Tua. Aiutaci a comprendere che nulla è perfetto senza di Te. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. A. Amen

LITURGIA EUCARISTICA

C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi)

SULLE OFFERTE

C. Esaudisci, Signore, le nostre preghiere: tu che ci hai illuminati con gli insegnamenti della fede, trasformaci con la potenza di questo sacrificio. Per Cristo nostro Signore. A. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA

C. A. C. A. C.

Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio .A. E’ cosa buona e giusta C. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Nella passione redentrice del tuo Figlio tu rinnovi l'universo e doni all'uomo il vero senso della tua gloria; nella potenza misteriosa della croce tu giudichi il mondo e fai risplendere il potere regale di Cristo crocifisso. Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai santi, eleviamo a te un inno di lode ed esultanti proclamiamo: :Santo, (In ginocchio) C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino

insegnamento, osiamo dire:

PADRE NOSTRO

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE

C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna.

A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace.

C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE

C. Preghiamo Dio onnipotente, concedi a noi tuoi fedeli di essere sempre inseriti come membra vive nel Cristo poiché abbiamo comunicato al suo corpo e al suo sangue. Per Cristo nostro Signore. A. Amen C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio


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