26 agosto, si festeggia la giornata mondiale del cane, 24 ore per ricordarci in tutto il mondo dell'importanza che questi amici a 4 zampe hanno per noi. Ormai nostro compagno di vita da migliaia di anni, questo peloso fa parte della nostra quotidianità ed è diventato sempre di più parte integrante della nostra famiglia. Ecco allora 5 motivi per festeggiare la Giornata mondiale del cane, validi ovviamente anche tutto il resto dell'anno: 1. Il cane è il nostro migliore amico Ciò che unisce l'uomo e il cane è un vero rapporto di amicizia, intesa proprio come legame di affetto, affinità e stima reciproca che esiste tra due individui che si vogliono bene ogni giorno. Il potere che hanno i nostri amici pelosi di strapparci sempre e comunque un sorriso, anche nei momenti più tristi, la gioia che ci trasmettono con lo scodinzolio della loro coda che manifesta apertamente la felicità che provano nel rivederci tornare a casa, il dono che hanno di assisterci in silenzio appoggiando il loro muso sulle nostra ginocchia sono solo alcuni degli aspetti che lo rendono un insostituibile compagno di vita. 2. Il cane ci difende I quotidiani sono pieni di storie che raccontano di atti eroici compiuti dai cani, di proprietà o randagi, che, grazie alla loro prontezza di riflessi, sono riusciti a salvare la vita degli esseri umani mettendo in fuga gli aggressori. E la stessa comunità scientifica, attraverso un interessante studio, rivela che i nostri cani non sopportano le persone che si comportano scorrettamente con noi e per questo ci difendono. 3. Il cane ci migliora la vita Chi ha un cane lo sa, la pigrizia esce di casa nel momento stesso in cui entra un 4 zampe. Vivere con un cane significa uscire almeno 3 volte al giorno per fare lunghe passeggiate all'aria aperta che ci permettono di mettere in moto il nostro metabolismo, di mantenerci in salute e, perché no, di fare nuove amicizie: nelle città in cui esistono i parchi e le aree cani è facile conoscere persone nuove con le quali condividere la nostra passione per Fido. 4. Il cane è un ottimo compagno di giochi Entusiasta e collaborativo, il cane è il motivatore per eccellenza e, per questo, sa essere un compagno di avventure e di giochi perfetto. Che sia una palla, una bottiglia di plastica, una buca, una corsa in un bosco o una nuotata poco importa, se c'è da divertirsi lui non si tira indietro e, anzi, sa come coinvolgere anche i membri più pigri della nostra famiglia. Per non parlare dei bambini coi i quali, con le dovute regole e precauzioni, sa essere un baby sitter istruttivo e spassoso. 5. Ogni cane è per sempre Possono essere passati anche vent'anni da quando Fido ci ha lasciati, ma quando parliamo di lui è impossibile non commuoverci. Un cane sa entrare delicatamente nel nostro cuore (ma con molta enfasi nelle nostre case che vengono “distrutte” quando sono cuccioli) dove è destinato a rimanere in eterno. E non importa con quanti cani condividerai la tua vita, ognuno di loro avrà almeno 1.000 motivi per essere il più speciale che sia mai esistito.
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è chi storce il naso sugli amori canini. Tempo fa una signora con un cane era venuta a trovarmi per parlare e, dal momento che Fido (nome di fantasia, ndr) aveva paura ad entrare in casa, eravamo rimasti a passeggiare in strada. Al mio rientro un signore mi ha detto: dì a quella signora di ammazzarli i cani… e poi, aggiunse parlando tra sé, … c’è gente che abortisce! La cosa mi ha ferito e l’ho rimproverato, ma poi ci ho riflettuto. Storcere il naso quando c’è di mezzo l’amore vuol dire sempre perdere un’occasione. Anche, ovviamente, quando l’amore è tra un uomo e un cane. A storcere il naso sull’amore si perde l’amore. Ma, “l’ordine nell’amore?” qualcuno dice; ma, “la differenza tra amore e Amore?, qualche altro dice. Lo dicono, ma si sbagliano. Non credo Dio conosca le maiuscole. Per lui i nostri amori sono grandi quanto il Suo di amore. Ogni amore è grande, anche se a quattro zampe. Ogni amore è meritevole di maiuscola. I cani erano nel Paradiso terrestre con noi e, se ne sono usciti, è per colpa nostra. Non loro. Loro dovrebbero ritenere disordinato amarci. Li abbiamo costretti a lasciare un giardino meraviglioso, dove non c’erano aree per cani chiuse con i cancelli. Dio chiede a Noè di salvare, nell’arca, pochissimi uomini e tutti gli animali. E gli esempi di cani che sono nei vangeli, quello di Lazzaro (cfr Lc 16,21) e quello del colloquio di Gesù con la donna Siro Fenicia (Mt 15), sono positivi, ottimi, pieni di carità e di umiltà. Invece il loro amore per noi è così totale che quando ci hanno visto andar via, scacciati, hanno scelto l’esilio con noi e ci hanno trotterellato a fianco sereni perché dove è il loro padrone, lì, è il loro paradiso. Mi diceva un amico che il guinzaglio per il cane è il prolungamento del braccio del suo padrone. Uno strattone è come uno schiaffo, un brutto rimprovero. Per noi il guinzaglio è un segno di padronanza e schiavitù, per loro un braccio intorno al collo. La pet therapy è una terapia con basi scientifiche. Il dolore diminuisce sensibilmente se abbracci un cane. Aumentano le difese immunitarie. Gli ospedali si umanizzano con i cani in corsia. Non è un gioco di parole perché non è un gioco. È un cane. Un essere vivente. E un animale da compagnia perché è un compagno. A quattro zampe. E quando hai un compagno accanto, in ospedale, in famiglia, a casa, la vita si umanizza. A quattro zampe. Il cane chiede rispetto, chiede affetto, chiede regole, chiede compagnia, chiede una casa con dentro il suo padrone, la sua famiglia. Un cane io non ce l’ho ma voglio prepararmi per il Paradiso, per quando incontrerò tutta la creazione che qui non ho conosciuto, i cani per primi.
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Il cane: un amico che ti sa comprendere Compagno di giochi, amico da coccolare, sostegno nelle difficoltà. Secondo gli studi sul comportamento, i cani sono i nostri fratelli evolutivi. Un rapporto di amicizia con questi animali domestici ci aiuta a raggiungere un equilibrio emotivo e a condurre una vita lunga e felice. È dimostrato che crescere insieme a un cane ha effetti positivi sullo sviluppo sociale e cognitivo dei ragazzi. Per i bambini affetti da autismo la convivenza con un amico a quattro zampe offre anche altri vantaggi: i cani da accompagnamento forniscono sostegno e la necessaria protezione nelle difficoltà della vita di tutti i giorni. I bambini trovano nel cane un ascoltatore paziente e un amico fidato.
Un cane d'assistenza è un cane allenato per aiutare o assistere un individuo con
una disabilità. Molti sono allenati da un'organizzazione di cani d'assistenza o dal loro gestore, spesso tramite l'aiuto di un professionista. I cani da assistenza si dividono in due categorie: cane guida e cani che lavorano nelle strutture. I cani guida sono cani allenati individualmente per fare il lavoro o eseguire compiti per le persone con disabilità. I governi statali e locali, imprese e organizzazioni no profit che aiutano il pubblico in generale devono consentire il servizio di animali da accompagnamento per i disabili, in tutte le aree aperte al pubblico. I cani che lavorano nelle strutture sono utilizzati per lavorare in maniera professionale e aiutare molte persone. Esempi comuni di cani guida includono: cane guida che aiuta i ciechi, gli ipovedenti e coloro che hanno problemi di vista. Cane da assistenza per persone sorde, o “cane da segnale”, aiutano i sordi e coloro che hanno problemi di udito. Cane da assistenza per chi ha problemi di mobilità. Cane da allerta medica. Cane guida per persone con disturbi psichiatrici. Il cane da assistenza alla mobilità aiuta il suo portatore ad alzarsi. Esempi comuni di cani che lavorano in strutture includono: I cani nel campo della giustizia sono gestiti da professionisti che operano nei centri legali. Sono utilizzati per assistere persone vittime di crimini, testimoni e altre persone durante le inchieste e le perseguimento dei crimini o altri processi legali. Cani utilizzati in centri educativi sono impiegati da insegnanti di educazione speciale per facilitare l'interazione con gli studenti. Cani utilizzati in centri di salute spesso affiancano terapisti, psicologi e altri professionisti del settore medico per facilitare il recupero e la gestione dei sintomi dei pazienti.
Potrei raccontare mille bellissime storie di cani, dei miei o di quelli dei miei amici. Voglio invece raccontare la storia di Smoky, una cagnolina che non ho conosciuto personalmente, ma ciò che è accaduto nella sua vita è così fuori dagli schemi da risultare piuttosto interessante. Nella sua essenza però è una storia del grande amore fra un uomo e il suo cane (ma va bene anche scritto così: del grande amore fra un cane e il suo uomo!). La vicenda si svolse nel sud dell’Oceano Pacifico, molti anni fa, durante la seconda Guerra Mondiale. Un militare della Quinta Unità della Forza Aerea Americana, stanziata nella Nuova Guinea, stava facendo ritorno alla base, quando il motore della jeep che guidava cominciò a fare le bizze per poi fermarsi del tutto. Il soldato scese dall’auto, aprì il cofano e cominciò ad armeggiare per individuare il guasto e ripararlo. Era dunque alle prese con questo guaio quando udì distintamente l’abbaiare di un cane. Be’, per essere precisi, il piccolo abbaio di un piccolo cane. Si guardò intorno con stupore. D’un tratto sentì un guaito. Lì non poteva esserci un cagnolino. Era praticamente in mezzo alla giungla, foresta di qui e foresta di là. Invece lo vide: era davvero un cane, o meglio un cucciolo, di piccola taglia, che stava cercando di uscire da una tana abbandonata di volpi. Il giovane soldato voleva solo tornare al più presto alla base e nell’elenco dei suoi problemi questo cucciolo era sicuramente all’ultimo posto. Però non poteva abbandonarlo lì. Gli si avvicinò piano piano e lo prese fra le mani. Il piccolo si lasciò fare. Occhi negli occhi, il militare non potè fare altro che dirgli: “Ti porto con me!”. Lo sistemò sui sedili posteriori della fuoristrada e gli ordinò di starsene lì buono. Poi tornò ad occuparsi del motore. Finalmente riuscì a sistemarlo e ripartì. Arrivati alla base il cucciolo attirò molta curiosità e lui lo vendette, per poco più di sei dollari, ad un commilitone, il soldato semplice William A. Wynne, Bill per gli amici. Bill era un ragazzo di 21 anni e amava moltissimo gli animali. Prese il cucciolo e accarezzandolo dolcemente gli disse: “Adesso bisogna pensare ad un nome per te”. Era una femminuccia, una cucciola di razza yorkshire terrier. Ma come poteva essere finita nella foresta? Questo era davvero un mistero. Ma Bill non se ne preoccupò molto, gli sembrò piuttosto un regalo caduto dal cielo, arrivato al momento giusto, per farlo sentire meno solo. La chiamò Smoky. La piccola gli si affezionò immediatamente e i due divennero inseparabili. Bill, tra un’azione militare e l’altra, insegnò alla piccola un numero svariato di cose, dalle più semplici alle più strane, e lei apprendeva e rispondeva in modo sorprendente. Lo faceva per Bill. Ed era felice. Tra le altre imparò nientemeno che a camminare su una corda e a scendere da sola col paracadute. Inoltre era dolce, tenera e buffa come tutti gli yorkshire terrier, o meglio come tutti i cani del mondo. E ancora: Smoky volò nel cielo, sopra l’Oceano Pacifico, accanto a Bill, in dodici incursioni, alcune di salvataggio e alcune di riprese fotografiche. E non è finita: la cagnolina intratteneva le unità sul campo e i soldati feriti negli ospedali militari, probabilmente la pioniera della Pet Therapy. Eh, gli yorkshire terrier sono piccini, ma hanno un cuore grande! Bill si prendeva cura di lei mi-
nuziosamente, per esempio la la- vava ogni giorno con il sapone da bucato (l’unico tipo di sapone che avevano in dotazione i soldati) e usava il proprio casco come vasca da bagno. Divideva con lei la sua razione di cibo giornaliera e la faceva dormire nella tenda, accanto a sé. I due vissero praticamente in simbiosi per tutti i cinque anni in cui Bill prestò servizio nell’aviazione militare e alla fine della guerra Smoky fu promossa a caporale. Meritatamente, perché in tante imprese non fu solo d’aiuto, fu addirittura indispensabile. Ormai Bill doveva tornare a casa, a Cleveland, nell’Ohio, e non poteva portare la cagnolina con sé. Ma avrebbe mai potuto lasciare la piccola fedele, affezionata e intrepida Smoky? La compagna di mille pericolose avventure? La SUA Smoky? Il solo pensiero lo angosciava. Smoky non poteva stare senza di lui. E lui non poteva stare senza di lei. No, non l’avrebbe lasciata per niente al mondo. Escogitò di nasconderla nella scatola della sua maschera antigas e fu con questo stratagemma che affrontarono il viaggio. E riuscirono nell’impresa. All’arrivo a casa Bill presentò Smoky a parenti e amici, raccontandone la storia e le imprese. Le voci si diffusero e ben presto tutti i giornali parlarono della piccola. Divenne l’eroina preferita dei mezzi di comunicazione e addirittura ebbe, naturalmente insieme all’inseparabile Bill, un programma televisivo settimanale dedicato. Solo più tardi Bill fece luce sul mistero del ritrovamento di Smoky, venne infatti a sapere che poco lontano da dove era stata rinvenuta la piccola, sorgeva una bellissima villa, dalla quale lei si era allontanata per poi perdersi nella giungla. Smoky morì anni fa. E posso immaginare il dolore di Bill. Lui vive ancora a Cleveland e nel 1996 ha pubblicato un libro dal titolo “Yorkie Doodle Dandy”, dove racconta questa bellissima e singolare storia vera. Digitando in facebook -"Smoky" the yorkie doodle dandy -, si apre una fan page dedicata a questa piccola grande cagnolina e l’immagine di copertina è una foto, in bianco e nero, che la ritrae mentre spunta dal casco di Bill. Un’antica leggenda tramandata dalle tribù degli Indiani d’America, racconta che quando uno dei nostri amati animali muore, va al Ponte dell’Arcobaleno. In questo magnifico posto starà benissimo, l’unico suo cruccio sarà la mancanza della persona speciale che ha dovuto lasciare sulla Terra. Ma un giorno questa persona arriverà e saranno felici e insieme attraverseranno il Ponte dell’Arcobaleno. Sono sicura che Smoky è là, che aspetta Bill. E un giorno anch’io spero di ritrovare, sul Ponte dell’Arcobaleno, i miei amati cani che mi hanno lasciato.
“Dire che era un angelo farebbe ridere. Ma non si può dire nondimeno che fosse un cane come gli altri” Sono molte le persone che possono testimoniare un atto eroico del loro animale da compagnia, che le ha messe in guardia da un incidente futuro, le ha avvertite del fatto che una persona stava cercando di entrare in casa con chissà quali intenzioni, ha evitato qualche violenza domestica o ha aiutato una persona smarrita a ritrovare la strada. Anche don Bosco aveva il suo animale misterioso, che appariva e scompariva nella sua vita difendendolo dagli attacchi dei malviventi o accompagnandolo in strade insicure. Egli stesso racconta nelle sue Memorie dell’Oratorio come nel 1852 sia apparso nella sua vita il cane lupo che chiamò Grigio:
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Una sera oscura, piuttosto sul tardi, venivo a casa solo soletto, non senza un po’ di paura, quando mi vidi accanto un grosso cane che a prima vista mi spaventò. Ma non ringhiò contro di me, anzi mi fece le feste come se fossi il suo padrone. Abbiamo fatto amicizia e mi accompagnò fino all’Oratorio. Ciò che avvenne quella sera si ripeté molte altre volte. Posso dire che il Grigio mi ha aiutato parecchie volte in maniera straordinaria. Esporrò alcuni fatti. Sul finire del novembre 1854, una sera nebbiosa e piovosa, venivo solo dalla città. Per non percorrere un lungo tratto disabitato, discendevo per la via che al santuario della Consolata porta all’Opera del Cottolengo. A un ratto mi accorsi che due uomini camminavano a poca distanza da me. Acceleravano o rallentavano il passo ogni volta che io acceleravo o rallentavo. Tentati di portarmi dalla parte opposta per evitare di incontrarli, ma essi lestamente si riportarono davanti a me. Provai a tornare indietro, ma era troppo tardi: con due balzi improvvisi ,in silenzio, mi gettarono un mantello sulla testa. Mi sforzai di non lasciarmi avviluppare nel mantello, ma non ci riuscii. Uno tentò di turami la bocca con un fazzoletto. Volevo gridare, ma non ci riuscivo più. In quel momento apparve il Grigio. Urlando si lanciò con le zampe contro la faccia del primo, poi azzannò l’altro. Ora dovevano pensare al cane prima che a me. ‘Chiami questo cane!’, gridarono tremanti. ‘Lo chiamo se mi lasciate andare in pace’. ‘Lo chiami subito!’, implorarono. Il Grigio continuava a urlare come un lupo arrabbiato”. In base a varie testimonianze, il cane difese don Bosco perlomeno tre volte dagli attacchi dei malfattori, e almeno in altre due occasioni comparve misteriosamente dal nulla indicandogli la strada quando si era smarrito. L’aspetto più incredibile di tutta questa storia è che Grigio difese il santo in vita e continuò a proteggerlo dopo la morte, come testimonia il signor Renato Celato, autista affidabile e discreto di quattro Rettori salesiani.
In un’intervista ha raccontato in dettaglio questo fatto piuttosto curioso:
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Era il 5 o il 6 di maggio del 1959, dopo l’inaugurazione del grande tempio di Cinecittà. Eravamo di ritorno da Roma con l’urna di don Bosco. L’urna era rimasta a Roma vari giorni. Era venuto ad onorarla anche Papa Giovanni XXIII”. “L’urna di don Bosco rimase due giorni a San Pietro, intanto che si facevano le pratiche burocratiche per il viaggio di ritorno a Torino. Siamo partiti da Roma nel tardo pomeriggio. Cominciava a farsi buio. Dovevamo arrivare a La Spezia alle quattro del mattino, sennonché eravamo stanchi e don Giraudi ci consigliò di fermarci un paio d’ore a Livorno dai Salesiani”. “Il confratello sacrista, signor Bodrato, aveva aperto le porte della Chiesa alle quattro e mezzo e aveva visto questo cane accovacciato davanti alla porta e gli aveva rifilato un calcio per mandarlo via. Senza reagire, il cane si era ritirato in disparte ed aveva aspettato l’arrivo dell’urna”. “Poi quando incominciò ad arrivare la gente e iniziarono le Messe e le funzioni, il direttore si preoccupò e disse ai carabinieri: ‘Mandate via questa bestia che sta sotto l’urna!’. Ma non ci riuscirono. Il cane digrignava i denti e sembrava arrabbiato. Rimase là fino a mezzogiorno. A quell’ora chiusero la chiesa. Il cane uscì e cominciò a gironzolare tra i ragazzi in cortile. I ragazzi naturalmente erano felici di averlo in mezzo a loro: lo accarezzavano, gli tiravano la coda”. “Verso le quattordici, tornammo in chiesa per ripartire, perché il viaggio era ancora lungo. Il cane era di nuovo accovacciato sotto l’urna. Come aveva fatto a entrare? La chiesa aveva le porte sbarrate, com’è facile immaginare”. Quando l’urna con i resti di don Bosco ripartì, il Grigio scomparve misteriosamente. Il signor Celato ha documentato l’accaduto con alcune fotografie.
oe Petrosino sbarca a New York con la famiglia nel 1873. Il padre di Joe fa il sarto, e come tutti gli artigiani di Little Italy è taglieggiato e per sopravvivere è costretto a pagare il pizzo. Joe non sopporta questo ricatto e fin da piccolo avverte un forte desiderio di giustizia, coltivando il sogno di diventare un poliziotto. In quegli anni il Dipartimento di Polizia è in mano agli irlandesi e solo immaginare un italiano con la divisa è pura utopia. A vigilare in quegli anni sul Dipartimento è un assessore che poi diventerà Presidente degli Stati Uniti: Teodore D. Roosevelt. Joe è testardo e, sebbene sappia che diventare un poliziotto sia praticamente impossibile, tenta tutte le vie per farcela. Si mette a fare il lustrascarpe davanti alla centrale di polizia, fa amicizia con gli agenti, presenta più volte la domanda di arruolamento che viene ogni volta bocciata. La storia di Joe si intreccia con quella di Vito Cascio Ferro, piccolo boss di mafia emigrato insieme a Petrosino dalla Sicilia. Vito in America accresce sempre più il suo potere ma a Joe questo losco personaggio non mette alcuna soggezione. Nel 1883 finalmente il Dipartimento apre le sue porte anche agli italiani e Joe fa il suo giuramento come poliziotto. La sua carriera è fulminante, le sue operazioni sono perfette e così la malavita comincia ad aver paura di questo poliziotto italiano. Roosevelt nomina Joe prima sergente, poi detective, infine tenente e, quando gli emigranti italiani arrivano sempre più numerosi in America, Joe ha già assunto il ruolo di caposquadra. Gli arrivi degli emigranti concentrati soprattutto nel quartiere di Little Italy creavano il terreno ideale per la sopravvivenza del gruppo criminale perché i poliziotti erano quasi tutti irlandesi ed ebrei e la difficoltà di comunicare con i nuovi
arrivati permetteva sempre più all'organizzazione di ottenere consensi e adepti. Little Italy era diventato un ghetto malsano dove una povera umanità sradicata doveva lottare ogni giorno per la vita. È questo il clima in cui lavora Joe Petrosino e il sogno di combattere la criminalità organizzata in quegli anni comincia a realizzarsi: diviene il capo di una squadra formata da tutti poliziotti italiani. Il suo obiettivo finale è ovviamente la cattura di Cascio Ferro. La lotta che porta avanti Joe Petrosino dura anni e numerosi saranno i morti e gli agguati ed è sempre più evidente che a capo della nuova criminalità che passa sotto il segno della "Mano nera" c'è proprio Cascio Ferro. La pista che egli segue per sgominare la Mano Nera lo porta in Italia nella convinzione che mai un poliziotto in Sicilia come a New York potesse essere colpito. Joe Petrosino invece viene ucciso, in Sicilia, il 12 marzo 1909 con quattro colpi di revolver davanti a decine di testimoni. Sebbene dopo la sua morte il governo americano metta a disposizione un'ingente somma di denaro, nessuno contribuirà alle indagini per l'assassinio di Petrosino. Il funerale svoltosi a New York sarà partecipatissimo. Il responsabile si ritiene sia il boss Vito Cascio Ferro, un'ipotesi però che non è stata mai confermata. Nella casa natale di Petrosino a Padula in provincia di Salerno è stato allestito un museo dove tra le altre cose è custodita la divisa del poliziotto. Una targa in sua memoria è a Palermo, in piazza Marina, laddove fu ucciso.
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scito nel 1964, Mary Poppins è considerato come il coronamento dei successi cinematografici di Walt Disney, che morì solo due anni dopo, nel 1966. A parte essere il film che incassò di più quell’anno, con oltre 100 milioni di dollari di incassi al botteghino (superando la pellicola concorrente My Fair Lady che si fermò a 72 milioni), fu anche il primo lungometraggio della casa di Topolino ad aggiudicarsi una nomination come miglior film dell’anno, che però non vinse. In compenso, il film si portò a casa comunque cinque Oscar, fra cui spiccano quello a Julie Andrews come migliore attrice protagonista e i premi alla colonna sonora composta dai fratelli Richard e Robert Sherman. L’American Film Institute ha poi decretato che Mary Poppins è il sesto miglior musical della storia del cinema statunitense.
SUPERCALIFRAGILISTICESPIRALIDOSO Fra le canzoni memorabili composte dai fratelli Sherman per la colonna sonora del film, Supercalifragilisticespiralidoso (in originale Supercalifragilisticexpialidocious) è sicuramente una delle più conosciute, oltre ad aver introdotto una parola nuova nel linguaggio comune. Ora inserito anche in alcuni dizionari, questo vocabolo era in realtà un nonsense che nel film si dice utilizzato “per dire qualcosa quando non si ha nulla da dire“. Alcuni studiosi come Richard Lederer hanno provato addirittura a dargli un’etimologia sensata (super– “sopra“, cali– “bello“, fragilistic– “fragile“, expiali– “meraviglia“, e –docious “educato“, ovvero espressione educata di meraviglia per qualcosa di molto bello e delicato). Non è ben chiaro da dove gli Sherman abbiano tratto la parola, in ogni caso: alcune volte dichiararono di averla inventata di sana pianta, altre di averla sentita da bambini. Un’attestazione simile, supercaliflawjalisticexpialadoshus, appare ad esempio in un giornale universitario del 1931. E nel 1965 due musicisti, Gloria Parker and Barney Young, tentarono di fare causa alla Disney per una loro canzone del 1949 intitolata Supercalafajalistickespeealadojus, senza però ottenere successo.
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esù è in cammino verso la città dove muoiono i profeti. Lungo la strada, un tale gli pone una domanda circa la salvezza: di Gerusalemme e di tutti. Tremore e ansia nella voce di chi chiede.
E Gesù risponde con altrettanta cura: salvezza sarà, ma non sarà facile. E ricorre all’immagine della porta stretta. Un aggettivo che ci inquieta, perché «stretta» evoca per noi fatiche e difficoltà. Ma tutto il Vangelo è portatore non di dolenti, ma di belle notizie: la porta è stretta, cioè piccola, come lo sono i piccoli e i bambini e i poveri che saranno i principi del Regno di Dio; è stretta ma a misura d’uomo, di un uomo nudo ed essenziale, che ha lasciato giù tutto ciò di cui si gonfia: ruoli, portafogli gonfi, l’elenco dei meriti, i bagagli inutili, il superfluo; la porta è stretta, ma è aperta. L’insegnamento è chiaro: fatti piccolo, e la porta si farà grande. Quando il padrone di casa chiuderà la porta, voi busserete: Signore aprici. E lui: non so di dove siete, non vi conosco. Avete false credenziali. Quelli che si accalcano per entrare si vantano di cose che contano poco: abbiamo mangiato e bevuto con te, eravamo in piazza ad ascoltarti. Ma questo può essere solo un alibi di comodo. «Quando è vera fede e quando è solo religione? Fede vera è quando fai te sulla misura di Dio; semplice religione è quando fai Dio a tua misura» (Turoldo). Abbiamo mangiato in tua presenza… Non basta mangiare il pane che è Gesù, spezzato per noi, bisogna farsi pane, spezzato per la fame d’altri. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia. Non vi conosco. Il riconoscimento sta nella giustizia fattiva. Dio non ti riconosce per formule, riti o simboli religiosi, ma perché hai mani di giustizia. Ti riconosce non perché fai delle cose per lui, ma perché con lui e come lui fai delle cose per i piccoli e i poveri. Non so di dove siete: il vostro modo di vedere è lontanissimo dal mio, voi venite da un mondo diverso rispetto al mio, da un altro pianeta. Infatti, quelli che bussano alla porta chiusa hanno compiuto sì azioni per Dio, ma nessun gesto di giustizia per i fratelli. La conclusione della piccola parabola è piena di sorprese: la sala è piena, oltre quella porta Gesù immagina una festa multicolore: verranno da oriente e occidente, dal nord e dal sud del mondo e siederanno a mensa. Viene sfatata l’idea della porta stretta come porta per pochi, solo per i più bravi. Tutti possono passare, per la misericordia di Dio. Il suo sogno è far sorgere figli da ogni dove, per una offerta di felicità, per una vita in pienezza. Lui li raccoglie da tutti gli angoli del mondo, variopinti clandestini del regno, arrivati ultimi e per lui considerati primi. Padre Ermes Ronchi
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Parrocchia Cattolica Italiana Virtuale Iasi
SALUTO +Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T. Amen. C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. T. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE
ATTO PENITENZIALE
C. La nostra fede risulta debole e insufficiente. Spesso il peso del peccato rallenta il nostro cammino. Rinnoviamo insieme la nostra fiducia in Dio e invochiamo da lui il perdono. Breve pausa di riflessione personale Signore, che ci chiami a salvezza, abbi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo, che sei per noi Via, Verità e Vita, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore, che ci raccomandi di entrare per la porta stretta, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. T. Amen.
GLORIA
Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen. COLLETTA C.Preghiamo O Padre, che chiami tutti gli uomini per la porta stretta della croce al banchetto pasquale della vita nuova, concedi a
noi la forza del tuo Spirito, perché unendoci al sacrificio del tuo Figlio, gustiamo il frutto della vera libertà e la gioia del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. T. Amen (seduti)
retto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti LITURGIA DELLA PAROLA con i vostri piedi, perché il piede Prima Lettura che zoppica non abbia a storpiarsi, Dal libro del profeta Isaia ma piuttosto a guarire. Così dice il Signore: Parola di Dio. «Io verrò a radunare tutte le genti e T. Rendiamo grazie a Dio. (in piedi) tutte le lingue; essi verranno e veCanto al Vangelo dranno la mia gloria. Io porrò in essi un segno e mande- ALLELUIA! Io sono la via, la verità rò i loro superstiti alle popolazioni e la vita, dice il Signore; nessuno di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tu- viene al Padre se non per mezzo di me. ALLELUIA bal e Iavan, alle isole lontane che VANGELO non hanno udito parlare di me e C. Il Signore sia con voi non hanno visto la mia gloria; essi T. E con il tuo spirito. annunceranno la mia gloria alle C. Dal Vangelo secondo LUCA genti. T. Gloria a te o Signore Ricondurranno tutti i vostri fratelli In quel tempo, Gesù passava inseda tutte le genti come offerta al Si- gnando per città e villaggi, mentre gnore, su cavalli, su carri, su porera in cammino verso Gerusalemtantine, su muli, su dromedari, al me. Un tale gli chiese: «Signore, mio santo monte di Gerusalemme – sono pochi quelli che si salvano?». dice il Signore –, come i figli d’IDisse loro: sraele portano l’offerta in vasi puri «Sforzatevi di nel tempio del Signore. entrare per la Anche tra loro mi prenderò sacer- porta stretta, doti levìti, dice il Signore». perché molti, Parola di Dio. io vi dico, cerT. Rendiamo grazie a Dio. cheranno di SALMO RESPONSORIALE entrare, ma R. Tutti i popoli vedranno la non ci riuscigloria del Signore. Genti tutte, lodate il Signore, popo- ranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, li tutti, cantate la sua lode. R/. Perché forte è il suo amore per noi rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, e la fedeltà del Signore dura per aprici!”. Ma egli vi risponderà: sempre. R/. “Non so di dove siete”. Allora coSeconda Lettura mincerete a dire: “Abbiamo manDalla lettera agli Ebrei giato e bevuto in tua presenza e tu Fratelli, avete già dimenticato l’ hai insegnato nelle nostre piazze”. esortazione a voi rivolta come a Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so figli: «Figlio mio, non disprezzare di dove siete. Allontanatevi da me, la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripre- voi tutti operatori di ingiustizia!”. so da lui; perché il Signore correg- Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e ge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio». È Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. per la vostra correzione che voi Verranno da oriente e da occidensoffrite! Dio vi tratta come figli; e te, da settentrione e da mezzogiorqual è il figlio che non viene corno e siederanno a mensa nel regno
di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi». Parola del Signore. T. Lode a te o Cristo OMELIA ( Seduti) CREDO in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C Gesù ci chiede di vivere la vita come un costante impegno nell’obbedienza al suo Vangelo. Questo radicalità può sorgere solo da una sincera conversione alla sua Parola. Preghiamo insieme e diciamo: Salvaci, Signore. 1. Perché la Chiesa sia fedele alla missione che le hai affidato di annunciare a tutti il Vangelo della misericordia. Preghiamo. 2. Perché la grandezza del tuo amore vinca l’incapacità degli uomini di perdonarsi reciprocamente. Preghiamo. 3. Perché nelle prove della vita non disperiamo mai della tua provvidenza. Preghiamo. 4. Perché la nostra vita non sia contraddittoria con la testimonianza del Vangelo, ma diventi continuo
impegno perché tutti siano salvati nell’amore fraterno. Preghiamo. C. O Padre, aiutaci ad aprire il cuore alla tua misericordia e ad avere fiducia nella tua promessa. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. T. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. T. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. O Padre, che ti sei acquistato una moltitudine di figli con l'unico e perfetto sacrificio del Cristo, concedi sempre alla tua Chiesa il dono dell'unità e della pace. Per Cristo nostro Signore. T. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. T. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. T. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio T. E’ cosa buona e giusta C. È veramente giusto benedirti e ringraziarti, Padre santo, sorgente della verità e della vita perché in questo giorno di festa ci hai convocato nella tua casa. Oggi la tua famiglia, riunita nell'ascolto della parola e nella comunione dell'unico pane spezzato fa memoria del Signore risorto nell'attesa della domenica senza tramonto, quando l'umanità intera entrerà nel tuo riposo. Allora noi vedremo il tuo volto e loderemo senza fine la tua misericordia. Con questa gioiosa speranza, uniti agli angeli e ai santi, proclamiamo a una sola voce l'inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo (In ginocchio) CONSACRAZIONE C. Mistero della fede T. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. T. Amen
C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire:
PADRE NOSTRO
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. T. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli RITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. T. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. T. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. T. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. T. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. Preghiamo Porta a compimento, Signore, l'opera redentrice della tua misericordia e perché possiamo conformarci in tutto alla tua volontà, rendici forti e generosi nel tuo amore. Per Cristo nostro Signore. T. Amen C. Il Signore sia con voi. T. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo T. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. T. Rendiamo grazie a Dio