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on la parola alfabetizzazione si intende l'insegnamento e l'apprendimento delle abilità minime della comunicazione scritta: leggere, scrivere e far di conto. Questo insegnamento è rivolto ai bambini e agli adulti che non hanno avuto l'opportunità di frequentare la scuola. Le moderne società occidentali sono quasi completamente alfabetizzate, ma nel mondo gli analfabeti sono ancora più di un miliardo. Oggi si affaccia il problema dell'alfabetizzazione funzionale, cioè la necessità di assicurare a ogni cittadino il possesso di quelle capacità minime che gli consentano di partecipare in modo attivo e consapevole alla vita politica, sociale ed economica del suo paese (Enciclopedia Treccani)
I
l nostro mondo è ricco e diversificato con circa 7000 lingue viventi. Queste lingue sono strumenti di comunicazione, impegno nell'apprendimento permanente e partecipazione alla società e al mondo del lavoro. Sono inoltre strettamente collegate a identità, culture, visioni del mondo e sistemi di conoscenza distintivi. Abbracciare la diversità linguistica nell'istruzione e nello sviluppo dell'alfabetizzazione è quindi una parte fondamentale dello sviluppo di società inclusive che rispettino la "diversità" e la "differenza", sostenendo la dignità umana. Oggi, il multilinguismo - l'uso di più di una lingua nella vita quotidiana - è diventato molto più comune con la maggiore mobilità umana e la crescente ubiquità della comunicazione multimodale e istantanea. La sua forma si è evoluta anche con la globalizzazione e la digitalizzazione. Mentre l'uso di alcune lingue è stato ampliato per il dialogo tra paesi e comunità, numerose lingue minoritarie e indigene sono state messe in pericolo. Queste tendenze hanno implicazioni per lo sviluppo dell'alfabetizzazione. Mentre diversi aspetti delle politiche e delle pratiche interagiscono per la promozione dell'alfabetizzazione, la costruzione di una solida base di alfabetizzazione nella lingua madre, prima di passare a una seconda lingua o lingua straniera, ha molteplici vantaggi. Tuttavia, circa il 40% della popolazione mondiale non ha accesso all'istruzione nella lingua che parlano o capiscono. Dobbiamo cambiare questo aspetto rendendo le politiche e le pratiche più linguisticamente e culturalmente rilevanti, arricchendo e rendendo i luoghi dell’alfabetizzazione multilingue ed esplorando il potenziale della tecnologia digitale. Per più di sette decenni, l'UNESCO ha supportato approcci multilingue educativi basati sulla lingua madre come mezzo per migliorare la qualità dell'istruzione e le interpretazioni interculturali. Nelson Mandela una volta disse: “Se parli con un uomo in una lingua che capisce, parli alla sua testa. Se gli parli nella sua lingua, parli al suo cuore.”
S
tudiare non è solo una questione di nozioni. Tutto ciò che si impara sui banchi di scuola permette ai bambini di poter scegliere, un domani, il futuro che vorranno vivere. È il modo migliore per realizzare i propri sogni. E già questo dovrebbe far capire quanto è importante andare a scuola. Chi studia sa quali sono i propri diritti. E come fare per poterli rivendicare. Un particolare che non bisogna mai dare per scontato. Specialmente se parliamo dei bambini
che vivono in alcuni dei Paesi più poveri del mondo. A scuola s’impara una cosa fondamentale, almeno quanto lo studio in sé: a relazionarsi con gli altri. Il bambino comincia a capire di vivere una società nella quale bisognerebbe avere rispetto gli uni degli altri. Studiare significa anche mettersi alla prova. Il bambino si impegna per raggiungere un obiettivo e viene gratificato in base a quanto si è applicato. Comprende che nessun obiettivo si raggiunge senza tale impegno. Infine, è a scuola che il bambino getta le basi per definire l’adulto che diventerà un giorno.
C
arlo ha 33 anni, è un medico, un ciclista, uno sportivo. Sono le 17.30 del pomeriggio del 27 agosto. Carlo è seduto all’ultimo vagone del treno che va da Lienz a Dobbiaco, tra Austria e Italia.
Carlo neanche doveva prenderlo quel treno. Avrebbe voluto farsela in bicicletta. Ma poi la stanchezza, i troppi chilometri su e giù per le montagne. E all’ultimo decide di salire. Non sono passati neppure dieci minuti quando irrompe un uomo: “Un medico - dice - c’è bisogno di un medico.” Lo urla, in verità, perché non c’è tempo e perché sua moglie se ne sta andando. Un arresto cardiaco. Sotto gli occhi della loro bimba di sei anni. Carlo non ci pensa due volte. Si fa avanti tra due ali di folla che si aprono. “L’effetto Mosè” lo chiama lui, e l’indifferenza non c’entra. Non c’entra nemmeno la paura e lo spavento. È che nessuno sa mai esattamente cosa fare in questi casi. Carlo, invece, lo sa. Lui, chirurgo oculista precario, anni trascorsi in corsia nella vana attesa di un impiego stabile, ma anche docente in tecniche di primo soccorso e notti passate di turno in trincea, a bordo di un’ambulanza. Carlo ha già salvato la vita a una persona, sa cosa significa. Due anni fa, ha praticato la manovra di Heimlich a un bimbo che stava soffocando in un ristorante in Toscana. Ma questa volta è diverso. Questa volta è più dura: in tutto il treno non c’è neanche un defibrillatore, né un kit di primo soccorso. Questa volta è più lunga: 40 minuti. Un massaggio cardiaco di 40 minuti, avete idea di quanto tempo sia? Con la sola forza delle mani nude di Carlo. E la fede, per chi ce l’ha. Per 40, infiniti, minuti Carlo spinge e rilascia, comprime e decomprime il petto di questa donna toscana sul vagone di un treno tra l’Austria e l’Italia. Ogni 30 compressioni, due insufflazioni. In testa lo sguardo del marito sopra di lui e nelle orecchie le lacrime della figlia di sei anni. “Pensavo alla grande ingiustizia di una mamma che poteva essere strappata ai suoi cari”. Per 40 minuti Carlo non pensa ad altro. E, alla fine, quel segno che ogni medico attende: la fame d’aria. La donna che riprende conoscenza. Carlo è fradicio di sudore. Potrebbe essere passato un secondo o dieci anni, per Carlo non farebbe differenza, nello stato di ipnosi fisica, psichica e muscolare in cui si trova, con l’adrenalina che compie per lui sforzi che il suo corpo, da solo, non saprebbe organizzare. Tutto il treno ora lo sta applaudendo. Non la smettono più. Un rianimatore giunto sul posto lo guarda e gli dice: “Senza di te sarebbe morta”. Ma “io - dice Carlo - Io so solo che è per questo che facciamo questo lavoro: dare continuità alla vita.” Il marito non sa come ringraziarlo. “Una foto con mamma e figlia che giocano felici basterà”. E, mentre l’elisoccorso arriva, è difficile immaginare un modo più pieno, totale, assoluto di sentirsi umani di come si sente ora Carlo. ”Ma non c’è bisogno di essere medici - spiega, è quasi un’invocazione - Una manovra così, dopo un corso, la possono fare tutti. Tutti. E salva la vita.” Ti dicono: “Perché non parli mai degli italiani?” Carlo è romano, italiano, italianissimo, uno di quelli che ti rende orgoglioso di esserlo, nonostante tutto. Uno di quelli che vorresti avere sempre al tuo fianco. La donna? Italiana. Figlia e marito, tutti italiani. Questa è una storia di amore e speranza, di professionalità e resistenza. Una storia italiana, di quelle che sappiamo ancora raccontare. Carlo siamo noi. E a volte siamo davvero belli.
uelli di Iasi erano venuti da diverse regioni della penisola, dai comuni di Genova (4), Napoli (3), Trieste (2), Roma, Torino, Alessandria, Mondovì, Alghero, Chiavari, Milano, Ancona, Nisa, Guastalla, Lucca, Argenterra, Salterra, Montegranone, Pinirilla, Monesiglia ecc. Fino al 1859, anno in cui è stato creato il consolato sardo di Iasi, diretto da Durio, gli italiani si trovavano sotto diverse protezioni: austriaca (8), francese (6), russa, britannica. Una parte degli italiani si sono stabiliti a Iasi nel periodo 1807–1810 (è il caso di quelli menzionati nella statistica del 1825 , che probabilmente sfuggivano alle conseguenze delle guerre napoleoniche; altri sono stati sicuramente rifugiati politici, in quanto partecipanti ai movimenti rivoluzionari del 1821e del 1830–1831 (Caramelli, Giuseppe Barbieri, Davide Vaccarezza), altri, soprattutto medici, sono arrivati durante la Guerra di Crimea ed altri per motivi economici, professionali (gli attori), religiosi (i missionari cattolici). Per alcuni abbiamo informazioni che si sono sposati con donne del posto e hanno acquisito la cittadinanza (Joseph Anton Baiardi, Angello Corradini, l’ultimo essendo menzionato negli atti come ortodosso). Una conseguenza dell’acquisizione della cittadinanza era il diritto di avere proprietà. Era il caso di Felice Barla, che aveva un vigneto di 9 ettari, di Sebastiano Caliagno, Raffaele Biga. Da notare la mobilità degli italiani all’interno Principati.
Giuseppe Barbieri di Iasi ha soggiornato per un certo periodo a Reni; Filippo Trucchi di Bucarest si è fermato a Galati, poi a Iasi; Biga Raffaele ed i fratelli Cordiglia di Galati si sono stabiliti a Iasi e Davide Vaccarezza da Iasi andrà a Galati, Costantinopoli, poi in America Latina ecc. Le professioni degli italiani di Iasi erano svariate. I più numerosi sono indicati come commercianti (11), allevatori di bachi da seta, insegnanti, produttori di maccheroni, attori o impiegati presso teatri, alberghi, calzolai, architetti, pittori, medici, fornai, cartogradi, musicisti. Tra i commercianti italiani residenti a Iasi, abbiamo maggiori informazioni su Felice Barla. Questo si era stabilito a Iasi all’inizio dell’Ottocento ed era originario di Monesiglia nel Piemonte. A breve sarebbe diventato una persona rispettata fra i commercianti di Iasi. Era anche un bravo pasticciere eaveva una boutique nella capitale della Moldavia. Era evocato con ironia da Mihail Kogalniceanu nel romanzo Tainele inimii. L’illustre uomo di cultura romeno diceva che Barla faceva un commercio complementare: i clienti erano prima „infuocati” dagli occhi delle commesse del negozio, poi si rinfrescavano con il gelato della pasticceria. Il 9 settembre 1844, Barla scriveva all’Alto Dipartimento dell’Interno, chiedendo il permesso di aprire a Iasi un casinòristorante sul modello di quelli presenti nelle altre capitali europee. Purtroppo il commerciante italiano si è scontrato ripetutamente con la rigidità delle autorità romene. A maggio del 1846 chiedeva giustizia al consolato sardo a Galati in seguito ad un conflitto con il ministro Gheorghe Ghica. Il piemontese scriveva che nella notte del 12/24 maggio stava servendo come al solito il gelato ai nobili che stavano nelle carrozze davanti al suo negozio: essendo di passaggio, il ministro ha visto l’affollamento davanti alla pasticceria di Barla e gli ha chiesto di interrompere la vendita con il pretesto che avrebbe creato disagi al traffico. L’italiano ha risposto che nessuno aveva il diritto di impedirgli di esercitare il proprio mestiere. Di conseguenza è stato arrestato e portato al commissariato dove è rimasto per tutta la notte, “in una stanza fetida, con i pali ai piedi”. La lettera di Barla indirizzata a Mathieu, il console a Galati, continuava: „Ecco come è stato trattato un onesto piemontese, padre di famiglia, di 70 anni. Il ministro lo ha minacciato che l’avrebbe picchiato davanti alla famiglia”
Ogni anno nel mondo vengono prodotte 120mila tonnellate di rifiuti da cialde non riciclabili
12 settembre, è la giornata mondiale senza sacchetti di plastica, una giornata ambientalista istituita nel 2009 dalla MCS, una società inglese no profit che ha come obiettivo quello di conservare al meglio l’ecosistema marino. Finora lo sfrenato utilizzo della plastica in tutto il mondo ha portato ad avere un inquinamento dai livelli preoccupanti che sta sconvolgendo il nostro ecosistema: nell’Oceano Pacifico ad esempio, tra la California e le Hawaii, si trova il Pacific Trash Vortex, una enorme isola di rifiuti di plastica grande 3 volte la Francia e che ha un peso di circa 80mila tonnellate.
Ogni cittadino europeo consuma ogni anno 198 sacchetti di plastica e di questi ben il 90% è monouso. Vi siete mai chiesti che fine fa un sacchetto di plastica una volta buttato? Pensate che un sacchetto ha bisogno di diversi secoli per degradarsi completamente e alcuni arrivano fino a 1.000 anni. I sacchetti di plastica inoltre vengono prodotti con il petrolio e la loro presenza nei nostro ecosistemi causa la morte di numerosi animali. L’allarme sullo smodato utilizzo della plastica è ormai di dominio pubblico e infatti nel 2016 un decreto legge dell’Unione Europea ha stabilito che i commercianti non possono più fornire sacchetti di plastica monouso ma devono utilizzare solo quelle biodegradabili 100%. Nonostante tutto questo si calcola che circa l’80% dei negozianti italiani non rispetta tale norma e la plastica è ancora un problema da arginare. È molto importante ridurre lo spreco di plastica e la giornata del 12 settembre è stata istituita proprio con il fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema e dare ai cittadini consigli concreti su cosa ognuno di noi può fare quotidianamente. È smuovendo le coscienze che si può riuscire a risolvere un problema così ampio, ad esempio cercando di informare le persone sui rischi della plastica e sull’importanza dei sacchetti riutilizzabili. Quando andate a fare la spesa, dal fruttivendolo, in un qualsiasi negozio cercate di evitare di prendere sacchetti di plastica ma portate dietro sacchetti lavabili e riutilizzabili: utilizzate sacchetti in rete per frutta e verdura ad esempio, preferite il vetro per acquistare le bevande, riutilizzate i sacchetti che avete già a casa e, se riuscite, cercate di evitare tutti quegli alimenti e quei cibi che sono confezionati con la plastica. · Walter H. Deubner, gestore di una piccola drogheria di Saint Paul, nel Minnesota, nota che dare ai clienti la possibilità di trasportare più merce è un fattore decisivo per l’aumento delle vendite del suo negozio. Deubner realizza nel 1912 ( brevettato nel 1927)così un sacchetto prefabbricato e poco costoso che, a cui vengono aggiunti due manici di corda: questo sacchetto poteva trasportare fino a trentacinque chili di merce ed è il precursore di tutti gli shopper che utilizziamo ancora oggi. Lasciata la drogheria, i sacchetti di carta con manici furono la sua fortuna. · L’invenzione del sacchetto di plastica è attribuita all’ingegnere svedese Sten Gustaf Thulin. Un altro ingegnere svedese brevettò l’invenzione nel 1965 per la compagnia Celloplast. Gia’ dal 1982 i sacchetti di plastica vennero ritenuti inquinanti e iniziarono a essere sostituiti con quelli di carta . Purtroppo solo pochi adottarono la sostituzione ed il risultato è quello che oggi conosciamo ovvero terra e mari sommersi dalla plastica.
Sant'Elena
, madre dell’imperatore Costantino, che la Chiesa festeggia il 18 agosto, nel 326 d.C., ritrovò la Vera Croce di Gesù. Nata a Drepanum (Bitinia, che corrisponde alla Turchia nord-occidentale) nel III secolo, da una famiglia plebea, Elena venne ripudiata dal marito, il tribuno militare Costanzo Cloro, per ordine dell’imperatore Diocleziano. Quando il figlio Costantino, sconfiggendo il rivale Massenzio, divenne padrone assoluto dell’Impero, Elena, il cui onore venne riabilitato, ebbe il titolo più alto cui una donna potesse aspirare, quello di “Augusta” (Famiglia Cristiana, 18 agosto). FERVIDA RELIGIOSA Fu l’inizio di una nuova epoca per il Cristianesimo: l’imperatore Costantino, dopo la vittoria, attribuita alla protezione di Cristo, concesse ai cristiani la libertà di culto. Un ruolo fondamentale ebbe la madre Elena: forse contribuì alla conversione del figlio, in punto di morte. Elena testimoniò un grande fervore religioso, compiendo opere di bene e costruendo le celebri basiliche sui luoghi santi. TRE CROCI Ritrovò la tomba di Cristo scavata nella roccia, e poco dopo la croce del Signore e quelle dei due ladroni. Il ritrovamento della croce, avvenuto nel 326 sotto gli occhi della pia Elena, produsse grande emozione in tutta la cristianità. VIAGGIO A GERUSALEMME Stando al racconto di Rufino, la madre di Costantino si recò a Gerusalemme per cercare il luogo della crocifissione del Signore. In quel luogo, gli antichi nemici della Chiesa avevano eretto una statua di Venere – in modo da far apparire come adoratori della dea tutti quelli che si avvicinavano per adorare Cristo – e avevano ammassato del terriccio (Aleteia, 25 febbraio 2016). DIFFICILE RICONOSCIMENTO Allora Elena fece rimuovere tutto ciò che c’era di profano e, dopo aver fatto scavare fino in profondità, rinvenne tre croci riposte in ordine sparso. La gioia di quel ritrovamento fu inizialmente tanta, ma presto diminuì perché la somiglianza delle tre croci era tale da rendere difficile il riconoscimento di quella del Salvatore. Per la verità, gli addetti ai lavori rinvennero anche il titulus scritto da Pilato in greco, latino ed ebraico, ma anch’esso non offriva sufficienti garanzie al fine di riconoscere la croce. MIRACOLO DELLA MORIBONDA A quel punto il vescovo di Gerusalemme, Macario, ebbe un’idea e ordinò di portare i legni rinvenuti presso una donna di alto rango che giaceva in fin di vita a causa di una grave malattia. Si recò dunque con Elena dalla donna morente, s’inginocchiò e pregò il Signore affinché fosse possibile riconoscere il santo legno attraverso la guarigione della malata. Accostò quindi a lei una delle croci, ma non ottenne nulla. Applicò poi il secondo legno, ma il risultato fu lo stesso. Non appena però accostò la terza croce, la moribonda aprì gli occhi, si alzò dal letto e iniziò a camminare per la casa magnificando la potenza di Dio. Raggiunto dunque il suo scopo, Elena portò via con sé, a Costantinopoli, una parte del santo legno e fece collocare la rimanente parte in una cassetta d’argento, che lasciò a Gerusalemme. PROTETTRICE PER GLI OGGETTI SMARRITI Sant’Elena, grazie al ritrovamento della croce, è molto popolare e venerata. E’ patrona di Pesaro e Ascoli Piceno, e poi è venerata con culto speciale anche in Germania, a Colonia, Treviri e Bonn, e in Francia ad Elna, che in origine si chiamava Castrum Helenae. Inoltre è considerata la protettrice dei fabbricanti di chiodi e di aghi; ma sopratutto è invocata da chi cerca gli oggetti smarriti (http://www.santiebeati.it).
ttentato alle Torri gemelle: Alle 8,46 (le 14,46 in Italia) un volo dell’American Airlines 11 finisce la sua corsa contro la Torre nord del World Trade Center, tra il 93° e il 99° piano di uno dei più alti edifici mai costruiti. Tre minuti dopo sugli schermi della CNN, con cui sono collegate le TV di tutto il mondo, si vede la parte alta dell’edificio circondata da una nuvola di fumo nero che impedisce i soccorsi dall'alto. Lo scenario si fa sempre più agghiacciante, con le prime persone che per la disperazione si gettano nel vuoto dagli ultimi piani. Mentre in strada cominciano a mobilitarsi i soccorsi, i media iniziano a parlare di attentato terroristico. Diciassette minuti dopo la prima esplosione, si vede in diretta un secondo aereo, 175 United Airlines, schiantarsi tra il 77° e l’85° piano della Torre sud. Nei titoli di tutti tg compare la scritta «America under attack». Scatta la procedura d’emergenza per mettere in salvo il Presidente George W. Bush e il divieto di sorvolo su tutto il territorio nazionale. Nel frattempo un terzo aereo colpisce un’ala del Pentagono e un quarto, grazie all'eroica ribellione dei passeggeri, precipita nelle campagne della Pennsylvania. L’apocalisse si completa con il crollo delle due torri tra le 10 e le 10,28, ora di New York. Il cielo di Manhattan si oscura e per i vigili del fuoco diventa arduo soccorrere i sopravvissuti. Ci vorranno settimane per accertare il numero delle vittime. Alla fine si stimerà che su oltre 17mila persone, al lavoro quella mattina nelle Torri gemelle, circa duemila avevano perso la vita, portando a 3mila il numero totale dei morti, comprensivo dei passeggeri e degli equipaggi dei quattro aerei utilizzati per gli attentati. Diciannove in tutto i dirottatori (in maggioranza originari dell’Arabia Saudita) che soltanto dopo le prime indagini si scopriranno essere da tempo oggetto di attenzione da parte dell'FBI. Seguiranno anni di polemiche, sospetti, tesi complottistiche al centro di inchieste giornalistiche e documentari cinematografici, tra cui quello che farà più discutere sarà Fahrenheit 9/11 di Michael Moore. L'11 settembre 2001 resterà una cesura epocale nella storia dell'umanità per i contraccolpi che si avranno nell'economia, nella guerra al terrorismo e soprattutto rispetto alle più stringenti misure di sicurezza che da qui in poi saranno adottate negli aeroporti. Sul luogo delle Torri gemelle verrà allestito un sacrario, meta di una cerimonia in memoria delle vittime tenuta ogni anno. Nell'aprile del 2006 si deciderà, tra dubbi e polemiche, la costruzione di un nuovo edificio, la Freedom Tower, inaugurata nel novembre del 2014.
Carrara - Un sogno che dalla Costa d’Avorio arriva a Carrara: il giovane sarto Bakary Oularè, classe 1983, vedrà sfilare gli abiti da lui confezionati in piazza delle Erbe alle 21 dell’8 Settembre, nell’ambito del festival Convivere. La sfilata si chiamerà appunto "Oularè Fashion Africa". Casa Betania e Migrantes hanno fornito le stoffe e tutto il materiale necessario a realizzare le sue creazioni originali; l’associazione “Carrara città aperta” gli ha consentito di sfruttare la splendida cornice di piazza delle Erbe, sotto lo sguardo vigile di Francesca Rolla che ammonisce di non abbandonare la città. La piazza sarà animata per tutta la sera dalle luci e dai colori dell'Africa. Bakary è arrivato in Italia nel 2016. “Ho appreso da giovane il mestiere di sarto – racconta – poiché da bambino non ho avuto la possibilità di andare a scuola. Ho conseguito la mia formazione professionale in Costa d’Avorio, dove ho appena ho potuto ho scelto di frequentare le scuole serali per imparare a leggere, scrivere, far di conto. Mi sono affermato, ho lavorato con numerosi stilisti ivoriani che si occupavano di vestire le protagoniste dei concorsi di bellezza. ” Lo stile di Oularè mescola il profondo Sud e l'Occidente: i motivi delle stoffe, dai colori vivaci, ricordano l'Africa, mentre la foggia degli abiti è decisamente occidentale. “Credo un bravo sarto debba saper fare tutto – commenta – che è il motivo per cui sto continuando a studiare e a perfezionarmi. Lo dicevano anche i miei maestri. Anche qui in Italia frequento un corso di sartoria che si concluderà l’anno prossimo.” A scapito della brillante carriera, Oularè è stato costretto a lasciare il suo Paese a causa di una discriminazione su base etnica; Casa Betania lo sta aiutando a tornare in pista col suo sogno. Così l'associazione ripropone una serata simile a quella dell’anno scorso, quando organizzò una sfilata degli abiti della stilista Torinese emergente Hind Lafram, specializzata in modest fashion, la moda conforme ai dettami della religione islamica. Oularè, a differenza di Lafram che è già una stilista affermata, non dispone ancora di un suo marchio. Questo primo passo potrà però aiutarlo a lanciarsi. I suoi, per il momento, saranno pubblicizzati senza scopo di lucro. A sfilare saranno volontari ospiti di casa Betania e non: uomini, donne e bambini. La serata sarà inaugurata da Jasmine Lazzoni, la pluripremiata artista che con Clacsonbeuty si è esibita alle Olimpiadi dello spettacolo di Sochi. La cantante eseguirà “Circle of life” di Elton John, versione originale della celebre canzone “Il cerchio della vita” de “Il re leone” disneyano. La sfilata sarà accompagnata da un sottofondo musicale africano che culminerà con l’assolo di Momar Tal, mediatore culturale di casa Betania. Alcune delle modelle danzeranno a ritmo di musica.
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uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, sua madre… e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Gesù non instaura una competizione di sentimenti per le sue creature, perché sa che da questa ipotetica gara di emozioni non uscirebbe vincitore, se non presso pochi eroi o santi, dalla fede di fiamma. Ci ricorda invece che per creare un mondo nuovo, quello che è il sogno del Padre, ci vuole una passione forte almeno quanto quella degli amori familiari. È in gioco un nuovo modo di vivere le relazioni umane: mentre noi puntiamo a cambiare l’economia, Gesù vuole cambiare l’uomo. Lo fa puntando tutto sull’amore, e con parole che sembrano eccessive, sembrano cozzare contro la bellezza e la forza degli affetti, perché la felicità di questa vita non sappiamo dove pesarla se non sul dare e sul ricevere amore. Ma il verbo centrale su cui poggia la frase è: se uno non «ama di più». Allora non di una sottrazione si tratta, ma di una addizione. Gesù non sottrae amori, aggiunge un «di più». Il discepolo è colui che sulla bellezza dei suoi amori stende una più grande bellezza. E il risultato non è una sottrazione ma un potenziamento, non una esclusione ma una aggiunta: Tu sai quanto è bello dare e ricevere amore, quanto contano gli affetti della famiglia, ebbene io posso offrirti qualcosa di ancora più bello e vitale. Gesù è la garanzia che i tuoi amori saranno più vivi e più luminosi, perché Lui possiede la chiave dell’arte di amare. Seconda condizione: Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me… La croce: e noi la pensiamo metafora delle inevitabili difficoltà di ogni giorno, dei problemi della famiglia, di una malattia da sopportare, o addirittura del perdere la vita. In realtà la vita si perde come si spende un tesoro: donandola goccia a goccia. Per cui il vero dramma non è morire, ma non avere niente, non avere nessuno per cui valga la pena spendere la vita. Nel Vangelo la croce è la sintesi dell’intera storia di Gesù: amore senza misura, disarmato amore, coraggioso amore, che non si arrende, non inganna e non tradisce. Prendi su di te una porzione grande di amore, altrimenti non vivi; prendi la porzione di dolore che ogni amore comporta, altrimenti non ami. Terza condizione: chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. Perché la tua vita non dipende dai tuoi beni, «un uomo non vale mai per quanto possiede, o per il colore della sua pelle, ma per la qualità dei suoi sentimenti. Un uomo vale quanto vale il suo cuore» (Gandhi). Gesù chiede sì una rinuncia, ma a ciò che impedisce il volo. Chi lo fa, scopre che «rinunciare per Te è uguale a fiorire» (M. Marcolini). Padre Ermes Ronchi
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Parrocchia Cattolica Italiana Virtuale Iasi
SALUTO +Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T. Amen. C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, ’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. T. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE
ATTO PENITENZIALE
C. Esaminiamo il nostro cuore e vediamo se l’amore del Signore viene prima di tutto, se accogliamo la croce di ogni giorno, se c’è il distacco effettivo dai beni di questo mondo. Chiediamo perdono al Signore delle nostre infedeltà e apriamoci alla sua misericordia. Breve pausa di riflessione personale · Gesù, che ci impegni ad assumere la nostra croce quotidiana, abbi pietà di noi. Signore, pietà. · Cristo, che ci insegni a perdere la vita per ritrovarla, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. · Maestro, che ci chiami ad essere tuoi discepoli nell’amore, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. T. Amen.
GLORIA
Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen. COLLETTA
C.Preghiamo O Dio, tu sai come a stento ci raffiguriamo le cose terrestri, e con quale maggiore fatica possiamo rintracciare quelle del cielo; donaci la sapienza del tuo Spirito, perché da veri discepoli portiamo la nostra croce ogni giorno dietro il Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. . T. Amen (seduti)
LITURGIA DELLA PAROLA
dolcezza del Signore, nostro Dio: rendi salda per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rendi salda. R/. Seconda Lettura Dalla lettera a Filemone Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore. Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario. Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore. Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso. Parola di Dio. T. Rendiamo grazie a Dio. (in piedi)
Prima Lettura «Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni. A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito? Così vennero raddrizzati i sentieri di chi Canto al Vangelo è sulla terra; gli uomini furono ALLELUIA! Fa’ risplendere il tuo istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della volto sul tuo servo e insegnami i sapienza». Parola di Dio. tuoi decreti. ALLELUIA T. Rendiamo grazie a Dio. VANGELO SALMO RESPONSORIALE C. Il Signore sia con voi R. Signore, sei stato per noi un T. E con il tuo spirito. rifugio di generazione in C. Dal Vangelo secondo LUCA generazione. T. Gloria a te o Signore In quel tempo, una folla numerosa · Tu fai ritornare l’uomo in polvere, quando dici: andava con Gesù. Egli si voltò e «Ritornate, figli dell’uomo». disse loro: «Se uno viene a me e Mille anni, ai tuoi occhi, sono non mi ama più di quanto ami suo come il giorno di ieri che è padre, la madre, la moglie, i figli, i passato, come un turno di fratelli, le sorelle e perfino la veglia nella notte. R/. propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la · Tu li sommergi: sono come un sogno al mattino, come propria croce e non viene dietro a l’erba che germoglia; al me, non può essere mio discepolo. mattino fiorisce e germoglia, Chi di voi, volendo costruire una alla sera è falciata e secca. torre, non siede prima a calcolare R/. la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare · Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un che, se getta le fondamenta e non è cuore saggio. Ritorna, in grado di finire il lavoro, tutti Signore: fino a quando? Abbi coloro che vedono comincino a pietà dei tuoi servi! R/. deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato · Saziaci al mattino con il tuo amore: esulteremo e capace di finire il lavoro”. gioiremo per tutti i nostri Oppure quale re, partendo in giorni. Sia su di noi la guerra contro un altro re, non
siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Parola del Signore. T. Lode a te o Cristo OMELIA ( Seduti) CREDO in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C Dio conosce il limite e la caducità della creatura umana. Invochiamo da lui il dono della sapienza e la forza del suo Spirito. Preghiamo dicendo: Manda il tuo Spirito, Signore. 1. Perché la Chiesa riconosca la sua forza nel paradosso della croce e sappia portarla con Cristo ogni giorno. Preghiamo 2. Perché chi ha ruoli di governo e di autorità li eserciti per il bene comune in spirito di servizio. Preghiamo. 3. Perché tutti i cristiani vivano con coerenza la fedeltà alla Parola. Preghiamo. 4. Perché ognuno di noi operi per l’edificazione di un mondo più giusto e fraterno secondo il Vangelo.
Preghiamo. C. Padre Santo, apri il nostro cuore alla disponibilità al vangelo per essere più conformi al Figlio tuo e per testimoniare al mondo la bellezza dell’essere suoi discepoli. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. T. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. T. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. O Dio, sorgente della vera pietà e della pace, salga a te nella celebrazione di questo mistero la giusta adorazione per la tua grandezza e si rafforzi la fedeltà e la concordia dei tuoi figli. Per Cristo nostro Signore. T. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. T. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. T. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio T. E’ cosa buona e giusta C. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro. Nella sua misericordia per noi peccatori egli si è degnato di nascere dalla Vergine, morendo sulla croce, ci ha liberati dalla morte eterna, e con la sua risurrezione ci ha donato la vita immortale. Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai santi, proclamiamo con gioia l'inno della tua lode: Santo, Santo, Santo … (In ginocchio) CONSACRAZIONE C. Mistero della fede T. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. T. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino
insegnamento, osiamo dire:
PADRE NOSTRO
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. T. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli RITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. T. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. T. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. T. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. T. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. Preghiamo O Padre, che nutri e rinnovi i tuoi fedeli alla mensa della parola e del pane di vita, per questi doni del tuo Figlio aiutaci a progredire costantemente nella fede, per divenire partecipi della sua vita immortale. Per Cristo nostro Signore. T. Amen C. Il Signore sia con voi. T. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo T. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. T. Rendiamo grazie a Dio