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partecipanti al capitolo della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Francesco ricorda l’invito di Don Orione ad essere “servi di Cristo e dei poveri” “I preti che corrono”. Così venivano chiamati gli orionini dalla gente che li vedeva sempre in movimento, sempre in mezzo al popolo, “con il passo rapido di chi ha premura”. Una espressione affettuosa che Papa Francesco ha voluto richiamare oggi, durante l’udienza in Vaticano ai partecipanti al Capitolo Generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza, per rinnovare la costante esortazione del fondatore don Luigi Orione “a non rimanere chiusi nei vostri ambienti, ma ad andare ‘fuori’”. “C’è tanto bisogno di sacerdoti e religiosi che non si fermino solo nelle istituzioni di carità – pur necessarie – ma che sappiano andare oltre i confini di esse, per portare in ogni ambiente, anche il più lontano, il profumo della carità di Cristo”, sottolinea il Papa. Che invita “a non perdere mai di vista né la Chiesa né la vostra comunità religiosa”; anzi, dice, “il cuore deve essere là nel vostro ‘cenacolo’, ma poi bisogna uscire per portare la misericordia di Dio a tutti, indistintamente”. L’annuncio del Vangelo, specie ai giorni nostri, richiede infatti “tanto amore al Signore” ma anche “una particolare intraprendenza”, osserva il Pontefice. E come affermava San Bernardo “Amor est in via”: l’amore è sempre sulla strada, in cammino. Perciò tutti “siamo incamminati nella sequela di Gesù.” “La Chiesa intera – evidenzia il Santo Padre – è chiamata a camminare con Gesù sulle strade del mondo, per incontrare l’umanità di oggi che ha bisogno del pane del corpo e del divino balsamo della fede”, come scriveva Don Orione. Egli riassumeva l’identità della sua Congregazione in poche parole: «Servi di Cristo e dei poveri». “L’essere servi di Cristo – spiega Bergoglio – qualifica tutto ciò che siete e che fate, garantisce la vostra efficacia apostolica, rende fecondo il vostro servizio”. Pensando ancora al fondatore il Papa incoraggia a seguirne le indicazioni, specie la raccomandazione “a cercare e medicare le piaghe del popolo, curarne le infermità, andargli incontro nel morale e nel materiale”. In questo modo “la vostra azione sarà non solamente efficace, ma profondamente cristiana e salvatrice’” e, così facendo, “non solo imiterete Gesù buon Samaritano, ma offrirete alla gente la gioia di incontrare Gesù e la salvezza che Egli porta a tutti”. “La strada maestra – sottolinea allora il Papa – è tenere sempre unite queste due dimensioni della vostra vita personale e apostolica. Siete stati chiamati e consacrati da Dio per rimanere con Gesù e per servirLo nei poveri e negli esclusi dalla società – aggiunge – In essi, voi toccate e servite la carne di Cristo e crescete nell’unione con Lui, vigilando sempre perché la fede non diventi ideologia e la carità non si riduca a filantropia”. Di qui un ulteriore incoraggiamento a testimoniare “la bellezza della consacrazione” così da essere esempio per i giovani. “La vita genera vita, il religioso santo e contento suscita nuove vocazioni”, dice il Papa. E conclude affidando gli orionini alla materna protezione della Vergine Maria, da loro venerata come Madre della Divina Provvidenza. MAGGIO 27, 2016 13:49PAPA FRANCESCO
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Ricorda Don Orione:
ho ricevuto il Signore, per voi e poi per me”. “Quando ero piccolo “Mia madre era una povera donna che non sapemia madre, povera donna, va né leggere né scrivere, ma ci aveva educati così bene mi chiamava presto, quando che potevamo stare a pari dei figli di un principe”. andava a spigolare; ma, una “se dicevamo: (La Messa) L’ha detta don Gaetavolta giunti là, io mi addormentavo bravamente, e mia no… - Allora taceva: ma, quando di nuovo suonava, madre stendeva il suo grem- diceva: - Andate alla Messa! - Noi le prime volte dicevamo: - Ma ci siamo andati! – E lei pronta: - Andate a biale per terra, ed io ci dorsentire un’altra Messa! Don Gaetano era un prete indemivo sopra felicemente”. gno di questo nome, che dava scandalo, e la scia del “Canta su, Luis, ch’l’è pan!”, Piglia su, Luigino; che male di quel prete vive ancora adesso”. Ricordiamo ancora un ultimo insegnamento che è pane!», Don Orione riferiva alla scuola di mamma Carolina che “Quella povera vectanto teneva alla concordia e buona pace in famichia contadina di mia madre glia. “Guai ai mormoratori! – avvertiva Don Orione si alzava alle 3 di notte e via Dovranno rendere conto davanti a Dio. Guai a chi sea lavorare, e pareva sempre mina discordie. Sentite una cosa contro una persona? un fuso che andasse, e semFatela morire dentro di voi! Mia madre, buon’anima, pre s’industriava, faceva da che non sapeva né leggere né scrivere, mi raccomandadonna e, con i suoi figli, sapeva fare anche da uomo, va tutti i giorni: ‘Getta sempre acqua sul fuoco, non agperché nostro padre era lontano a lavorare nel Monfergiungere legna; se vedi un zolfanello acceso, spegnilo; rato. Batteva il falcetto per fare l’erba, e lo affilava essa, non attirare il fuoco; mettici il piede sopra! Quando senza portarlo all’arrotino; faceva la tela con canapa parli, guardati dall’essere come la vespa, che con il suo filata da essa, e i miei fratelli si divisero tante lenzuola, pungiglione punzecchia sempre!’. Grandi insegnamenti tanta bella biancheria, povera mia madre! Teneva da conto fin i coltelli rotti, e questi sono stati la mia eredi- questi, che restano impressi bene nella mente”. Don Orione si servì degli orecchini della mamma tà. Non correva a comperare, se proprio non poteva per ottenere l’aiuto necessario per pagare una cambiale farne a meno”. “Mia madre, anche quando io e i miei fratelli era- di £ 25.000 in scadenza, come lui stesso raccontò: “Mi raccomandai allora al Signore; quando capii, però, che vamo già grandi, ci fissava il posto in chiesa: perché, il Signore non mi ascoltava, mi raccomandai alla Madiceva, vi voglio vedere. Voleva sapere dove si era in donna… Vedendo dunque, allora, prima del 1900, che chiesa e voleva sentire anche la nostra voce a pregaanche la Madonna faceva la sorda, mi venne un’idea… re”. Pensai, dunque, di prendere gli orecchini e di appender“Mia madre ci faceva dire le preghiere seduti, solli alle orecchie della Madonna della Divina Provvidenza tanto se eravamo malati”. che abbiamo in cappella a Tortona. Salii sull’altare e, “Mia madre, nell’insegnarmi le preghiere, ricordo, non ridete, bucai le orecchie alla Madonna… Pensavo me le insegnò anche alcune in dialetto, come le sapetra me: Ora ci sentirà, perbacco” va… Era una donna timorata di Dio, che voleva cresce“Nell’ultimo periodo della sua vita, ricordava Don re noi, suoi figli, nel santo timore di Dio…”. Orione, la volli a Tortona; ed ella si portò le sue cose, “Ho avuto una madre che non sapeva né leggere tra l’altro anche una mezza botticella riempita di terra, né scrivere, ma tanto piena di buon senso che, quanto con dentro un oleandro, e l’annaffiava tutti i giorni, e più invecchio, tanto più mi accorgo che donna era. Ora, se lo curava. Siccome stavamo fabbricando i portici del essa andava molto spesso a fare la Comunione e prega- Paterno, essa fu messa nella prima camera a pianterreva per noi e per mio padre, che non aveva perduto la no, a destra entrando, nel noviziato vecchio. Morì in fede, ma, educato alla milizia, e rimasto orfano da fan“Quando è morta, le abbiamo ciullo, non era cattolico praticanancora messo il suo vestito da sposa, te. Quando mia madre tornava dopo 51 anni che si era sposata: se l’era dalla chiesa ci diceva: ‘Ho fatto fatto tingere in nero, e faceva ancora la la Comunione, o meglio, ho ricesua più bella figura, ed era il suo vestito vuto il Signore; è ho pregato pripiù bello!”. ma per voi e poi per me’. Oh! “Quando guardo i campi del mio L’amore di una madre che si topaese e vedo dove andavo a tagliare glie il pane dalla bocca per darlo l’erba o a far legna, e vedo le strade ai figli e non si veste per vestire i per cui passavo quando, alla sera, con figli e muore per dare la vita ai mia mamma sola, portavo il carico che figli! Quante madri sono morte sembrava mi spaccasse il cervello, vedo per questo! Ci diceva, dunque, gente che non conosco più…”. mia madre: Ho pregato per voi,
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’asino è stato da sempre l’amico della povera gente. Narra una leggenda popolare greca: Satana si oppose fin dall’inizio a Dio; creata da Dio una cosa, Satana tentava di contrapporgliene un’altra; fu così che un giorno egli fece un asino. Ma non fu capace di dargli la vita. Allora si mise in cammino, andò dal Signore, chiedendo: «Dagliela tu, la vita». Dio l’ascoltò, ma a suo modo: «Alzati, asino – disse – e sii d’ora in avanti il braccio destro del povero». Continua la leggenda: i poveri, che non possono mantenere un mulo o un cavallo, possiedono un asino. Lo caricano di fascine di legna, e gliele fanno portare a casa; lo caricano di grano, e lo porta al mulino; lo caricano di concime, e l’asino lo porta nei campi. L’asino è il loro migliore aiuto; senza di lui la vita dei poveri sarebbe troppo dura. Che dire ora, se persone di grande valore si propongono di essere nient’altro nella vita che “asinelli” dei poveri? Ignazio Silone, in una pagina indimenticabile, racconta come incontrò, lui ragazzo, che da Roma doveva passare in un collegio ligure, don Luigi Orione alla stazione. Notò, per badare a lui e ad altri ragazzi, un piccolo prete qualsiasi; si indispettì per il fatto che non fosse venuto il famoso don Orione in persona, e lasciò che il prete si caricasse delle sue valigie e dei suoi fagotti, senza alzare un dito per aiutarlo. Una volta in treno, il piccolo prete gli chiese, se desiderava un giornale. «Sì, l’“Avanti!”», rispose Silone in tono provocatorio. Il prete scese dal treno, poco dopo riapparve e gli portò l’“Avanti”. Più tardi, sempre in treno, il ragazzo chiese: «Perché don Orione non è venuto?». Risposta: «Sono io don Orione, e scusami se non mi sono presentato ». «Rimasi male – confessa Silone – mi sentii spregevole e vile..., balbettai alcune scuse per avergli lasciato trasportare le mie valigie e il resto. Egli sorrise e mi confidò la sua felicità di poter talvolta portare valigie per ragazzi impertinenti come me... Mi confidò anche: «La mia vocazione sarebbe di poter vivere come un autentico asino di Dio, come un autentico asino della provvidenza». Bello, specialmente oggi, quando i poveri sono tanti, tanti anche coloro che parlano o scrivono per gli “emarginati”, ma pochi sono gli autentici “asinelli” che accettano di caricarsi dei fardelli degli altri. Che pena, a volte, trovare famiglie, che potrebbero tenere senza gran disagio i loro vecchi a casa, e invece se ne sbarazzano, “scaricandoli” alla casa di riposo. Tante volte, lo so, non è possibile fare diversamente. Ma, allora, è doveroso stare vicini a questi congiunti con le visite, con l’affetto: spesso, invece, non si va mai o quasi mai a trovarli, lasciandoli nel dolore di sentirsi dei dimenticati. O.O. 8, 339 (Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo I)
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nche quest'altro episodio ci è riferito dal primo biografo di don Orione e in esso si allude alle varie peripezie, alle inaudite fatiche, alle sapide avventure cui l'apostolo infaticabile andò spesso incontro per non risparmiarsi in quello zelo che lo divorava. «La Provvidenza gli aveva mandato un cavallo che vantava al proprio attivo una onorata carriera, ma per vecchiaia, stenti e digiuni forzati, inclinava a una sempre più marcata somiglianza con quello di don Chisciotte. Dovendosi recare a Lungavilla, don Orione pensò di servirsi del barroccino trainato dal cavallo della Provvidenza e guidato da uno dei suoi giovani. Tutto andò bene fino oltre Voghera, ma qui incominciarono i guai. Il povero cavallo sfinito dai chilometri percorsi rallentò di colpo l'andatura e andò a cadere, trascinando il barroccio, sul binario del tranvai Voghera Stradella. Ogni sforzo per rialzarlo riuscì vano; e, manco a farlo apposta, comparve in lontananza la locomotiva che si avvicinava sbuffando terribilmente, come sorpresa di quel nuovo tipo di disco chiuso e, alla fine, si arrestò. La gente meravigliata si domandava cosa fosse successo. Scoperto l'ostacolo, molti discesero per dare una mano a rimuoverlo. (...) Come Dio volle la povera bestia, presa per le gambe, per la testa, per la coda, poté essere scansata e rimettersi in piedi. La diagnosi del male, prontamente condotta dai più esperti, rivelò la necessità di un po' di fieno per la guarigione del quadrupede. Il tram riprese la sua corsa, mentre don Orione che a quell'ora cominciava ad essere atteso a Lungavilla, provvedeva ai casi urgenti del cavallo facendolo ricoverate in un cascinale vicino sotto custodia del ragazzo. E da solo, a piedi, arrivò a Lungavilla.
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PAPA FRANCESCO Cristo «è la nostra pace» Saldi nel Signore, la Roccia, possiamo cantare: «In pace mi corico e subito mi addormento, perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare» (Sal 4,9). In definitiva, Cristo «è la nostra pace» (Ef 2,14) Non cadiamo nella tentazione di cercare la sicurezza interiore nei successi, nei piaceri vuoti, nel possedere, nel dominio sugli altri: «Vi do la mia pace», ma «non come la dà il mondo» (Gv 14,27). I santi sono capaci di vivere con Gioia e senso dell’umorismo Quanto detto finora non implica uno spirito inibito, triste, acido, malinconico. Il santo è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo. Essere cristiani è «gioia nello Spirito Santo» (Rm 14,17. S. Paolo chiedeva: «Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti» (Fil 4,4). La gioia cristiana è accompagnata dal senso dell’umorismo, così evidente, ad esempio, in san Tommaso Moro, in san Vincenzo de Paoli o in san Filippo Neri. Il malumore non è un segno di santità: «Caccia la malinconia dal tuo cuore» (Qo11,10). Ma quale gioia?. Non sto parlando della gioia consumista e individualista. Il consumismo non fa che appesantire il cuore; Mi riferisco piuttosto a quella gioia che si vive in comunione, che si condivide e si partecipa, perché «si è più beati nel dare che nel ricevere»(At 20,35) e «Dio ama chi dona con gioia» (2 Cor 9,7) . L’amore fraterno moltiplica la nostra capacità di gioia, poiché ci rende capaci di gioire del bene degli altri: «Rallegratevi con quelli che sono nella gioia»(Rm 12,15).128
serie umane e farmi servo dei servi distribuendo la mia vita ai più indigenti e derelitti; Amaresempre e dare la vita cantando l’Amore! Seminare la carità lungo ogni sentiero; seminare Dio in tutti i modi; inabissarmi sempre e volare sempre più alto infinitamente, cantando Gesù e la Santa Madonna; diventare un uomo buono tra i miei fratelli; stendere sempre le mani e il cuore a raccogliere pericolanti debolezze e miserie e porle sull’altare. Voglio cantare la carità! Avere una gran pietà per tutti! (036PG) San Remo, 12 marzo 1940 –
Nobile Signora, Grazie delle preghiere per la mia salute. Prego per tutti i suoi Cari, Signora Contessa, e in particolare per Lei perché Iddio allontani dal suo spirito ogni nube di tristezza, e Le dia quella serenità di animo di cui una Mamma tanto abbisogna per crescere sempre più nella luce della fede e forti nelle virtù cristiane le sue belle bimbe. Ella, Signora Contessa, voglia dare ascolto a questo povero Sacerdote, che Le scrive: confidi grandemente nella bontà del Signore, nella grazia e misericordia di Gesù Cristo Nostro Signore; Poi elevi ogni tanto il suo spirito a Dio, e dica a Lui: Signore voglio oggi e sempre riposare sul Tuo paterno cuore, e tra le braccia della Santa Chiesa Madre dei Santi e anche della mia fede e della mia anima. Si direbbe che il Signore ci voglia, in un certo senso, sempre bambini, sempre lieti, sereni.. Il Signore si ama e si serve in santa letizia, non nella tristezza, onde è che S. Francesco di Sales non credeva alla santità melanconica e triste, e soleva dire “Santo triste, tristo Santo”. Ho conosciuto Don Bosco, era sempre allegro e di buon umore, anche quando gli levarono la Messa. E Santa Teresa diceva: “niente ti turS. LUIGI ORIONE bi”. Che predicone, Signora Contessa, che predicone! Dare la vita cantando l’Amore!E vorrei farmi Meno male che siamo in Quaresima! Valga per cibo spirituale per i miei fratelli che hanno fame tutte le volte che non Le ho risposto. e sete di verità e di Dio; vorrei dare la luce di Don L. Orione Dio ai ciechi, aprire i cuori alle innumerevoli mi-
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Con l’Ascensione Gesù non è andato altrove o in alto, è andato avanti e accende il suo roveto all’angolo di ogni strada. È asceso il Signore, ma non nel grembo dei cieli, bensì nel profondo della mia esistenza, «più intimo a me di me stesso» (Sant’ Agostino): «agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che l’accompagnavano». «L’Ascensione non è un percorso cosmico ma è la navigazione del cuore che ti conduce dalla chiusura in te all’amore che abbraccia l’universo» (Benedetto XVI). A questa navigazione del cuore Gesù chiama un gruppetto di uomini impauriti e confusi, un nucleo di donne coraggiose e fedeli, e affida loro il mondo: E partirono e predicarono dappertutto… Li spinge a pensare in grande e a guardare lontano: il mondo è vostro. E lo fa perché crede in loro, nonostante abbiano capito poco, nonostante abbiano tradito e rinnegato, e molti dubitino ancora. E quanta gioia mi dà sentire che ha fiducia in me, in queste mie mani, in questo mio cuore, più di quanta ne abbia io stesso; sa che anch’io posso contagiare di cielo e di nascite chi mi è affidato. Ma è davvero possibile? Lo è, a credere al versetto conclusivo: ed essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro. Straordinario verbo, che raggiunge anche me, qui e ora: «Il Signore agiva in sinergia con loro», la loro energia e quella del Signore inseparabili, una sola forza, una sola linfa, una sola vita. Mai soli. Ultima definizione di Gesù secondo il vangelo di Marco: Gesù è energia che opera con te per la vita. Gesù mai stanco di dare vita ad ogni creatura, in ogni angolo della terra, che non ti molla: è con te in ogni tuo gesto di bontà, quando porgi una parola fresca e viva, quando costruisci pace. Nelle tue mani, le sue mani; lui l’Amore in ogni amore; terra profonda delle tue radici, cielo del tuo cielo. Esistere è coesistere, in sinergia con Cristo e per gli altri. Imporranno le mani ai malati e questi guariranno. Im-porre, porre le tue mani sopra qualcuno, come una carezza, come un gesto di cura, con l’arte della prossimità. Non si può neppure cominciare a parlare di morale, di etica, di vangelo, se non si prova un sentimento di cura per qualcosa o per qualcuno. Il lebbroso di Assisi comincia a guarire quando Francesco lo abbraccia; ritorna uomo quando è accolto così com’è, ancora malato; ritorna pienamente uomo quando Francesco gli impone non solo le mani, ma l’abbraccio, il corpo a corpo. Se ti avvicini a chi soffre e tocchi, con mani e occhi che accarezzano, quella carne in cui brucia il dolore, potrai sentire una divina sinergia, sentire che «Dio salva, e lo fa attraverso persone» (R. Guardini). P.Ermes Ronchi
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+Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE C. Cristo, avendo offerto il suo sacrificio per i peccati, si è assiso alla destra di Dio e intercede a nostro favore. Per mezzo di lui, chiediamo perdono delle nostre colpe. Breve Pausa di riflessione Signore, che ascendendo al cielo, hai glorificato la nostra umanità, abbi pietà di noi. Signore, pietà Cristo, splendore della gloria del Padre, abbi pietà di noi.Cristo,pietà Signore, che sei garante della perenne effusione dello Spirito Santo, abbi pietà di noi. Signore, pietà C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen.
GLORIA
Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati dal mondo abbi pietà di noi; tu che togli i peccati dal mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.
COLLETTA
C. Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre, per il mistero che celebra in questa liturgia di lode, poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro Capo,
nella gloria. Egli è Dio, e vive e Dio regna sulle genti, Dio siede sul regna con te, nell'unità dello Spiri- suo trono santo. R. to Santo... A. Amen Seconda Lettura Dalla lettera di san Paolo apostolo LITURGIA DELLA PAROLA agli Efesini Prima Lettura Fratelli, io, prigioniero a motivo Dagli Atti degli Apostoli del Signore, vi esorto: comportateNel primo racconto, o Teòfilo, ho vi in maniera degna della chiamata trattato di tutto quello che Gesù che avete ricevuto, con ogni umilfece e insegnò dagli inizi fino al tà, dolcezza e magnanimità, sopgiorno in cui fu assunto in cielo, portandovi a vicenda nell’amore, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la vincolo della pace. sua passione, con molte prove, du- Un solo corpo e un solo spirito, corante quaranta giorni, apparendo me una sola è la speranza alla qualoro e parlando delle cose riguar- le siete stati chiamati, quella della danti il regno di Dio. Mentre si tro- vostra vocazione; un solo Signore, vava a tavola con essi, ordinò loro una sola fede, un solo battesimo. di non allontanarsi da Gerusalem- Un solo Dio e Padre di tutti, che è me, ma di attendere l’adempimen- al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. to della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udi- A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura to da me: Giovanni battezzò con del dono di Cristo. Per questo è acqua, voi invece, tra non molti detto: «Asceso in alto, ha portato giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significon lui gli domandavano: ca che ascese, se non che prima «Signore, è questo il tempo nel era disceso quaggiù sulla terra? quale ricostituirai il regno per Colui che discese è lo stesso che Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o mo- anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte menti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza le cose. dallo Spirito Santo che scenderà su Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maela Samarìa e fino ai confini della stri, per preparare i fratelli a comterra». Detto questo, mentre lo piere il ministero, allo scopo di guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. edificare il corpo di Cristo, finché Essi stavano fissando il cielo men- arriviamo tutti all’unità della fede e tre egli se ne andava, quand’ecco della conoscenza del Figlio di Dio, due uomini in bianche vesti si pre- fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza sentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a di Cristo. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio guardare il cielo? Questo Gesù, Canto al Vangelo che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in ALLELUIA. ALLELUIA Andate e fate discepoli tutti i popocui l’avete visto andare in cielo». li, dice il Signore. Ecco, io sono Parola di Dio. con voi tutti i giorni, fino alla fine A. Rendiamo grazie a Dio. del mondo. ALLELUIA. SALMO RESPONSORIALE C. Il Signore sia con voi Ascende il Signore tra canti di A. E con il tuo spirito. gioia. C. Dal Vangelo secondo MARCO Popoli tutti, battete le mani! A. Gloria a te o Signore Acclamate Dio con grida di gioia, perché terribile è il Signore, l’AlVA N G E L O tissimo, grande re su tutta la terra. In quel tempo, Gesù apparve agli R. Undici e disse loro: «Andate in tutAscende Dio tra le acclama- to il mondo e proclamate il Vangezioni, il Signore al suono di tromlo a ogni creatura. Chi crederà e ba. Cantate inni a Dio, cantate inni, sarà battezzato sarà salvato, ma chi cantate inni al nostro re, cantate non crederà sarà condannato. inni. R. Questi saranno i segni che accomPerché Dio è re di tutta la ter- pagneranno quelli che credono: ra, cantate inni con arte.
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nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Parola del Signore A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti) CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Nel giorno in cui Gesù risorto è tornato al Padre, innalziamo con fiducia le nostre preghiere nell'attesa del suo ritorno glorioso. Preghiamo insieme e diciamo: Guarda i tuo figli, Signore. 1. Per la Chiesa, perché svolga con rinnovato entusiasmo il suo impegno missionario di annunciare il Vangelo fino ai confini del mondo, preghiamo. 2. Per il Papa, i vescovi, i presbiteri e tutti i missionari del Vangelo, perché possano promuovere sempre gli autentici valori del Vangelo, testimoniando l'amore, la verità, la giustizia e la pace, preghiamo. 3. Per coloro che stanno per rice-
vere la Cresima, completando così il cammino iniziato con il Battesimo, perché trovino nelle comunità cristiane testimoni autentici e sincera accoglienza alle loro domande e speranze, preghiamo. 4. Per tutti noi, perché il Signore Gesù possa illuminare gli occhi della nostra mente, per scoprire la grandezza della speranza alla quale ci ha chiamati e dell'eredità che ci è stata promessa, preghiamo. C. O Signore risorto, che per tutti i tuoi figli hai preparato un posto nella tua casa, fa' che il desiderio del cielo ci renda solleciti nel compiere la tua volontà e attenti ai desideri dei fratelli che vivono accanto a noi. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. .A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Accogli, Signore, il sacrificio che ti offriamo nella mirabile ascensione del tuo Figlio, e per questo santo scambio di doni fa' che il nostro spirito si innalzi alla gioia del cielo. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta È veramente cosa buona e giusta, che tutte le creature in cielo e sulla terra si uniscano nella tua lode, Dio onnipotente ed eterno. Il Signore Gesù, re della gloria, vincitore del peccato e della morte, oggi è salito al cielo tra il coro festoso degli angeli. Mediatore tra Dio e gli uomini, giudice del mondo e Signore dell'universo, non si è separato dalla nostra condizione umana, ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove è lui, capo e primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria. Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l'umanità esulta su tutta la terra, e con l'assemblea degli angeli e dei santi canta l'inno della tua gloria. Santo, Santo, Santo… C. Mistero della fede
A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire: PADRE NOSTRO Padre nostro che sei nei cieli.., C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A.E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. Dio onnipotente e misericordioso, che alla tua Chiesa pellegrina sulla terra fai gustare i divini misteri, suscita in noi il desiderio della patria eterna, dove hai innalzato l'uomo accanto a te nella gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio