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a Festa della Repubblica viene
celebrata ogni anno il 2 giugno, per ricordare il referendum con il quale nel 1946 si votò per scegliere tra repubblica e monarchia. Non è sempre stato così, però: per molti anni, e per ragioni economiche, la Festa della Repubblica fu fatta cadere la prima domenica di giugno. Fu celebrata per la prima volta nel 1948 e si fissò ogni anno il 2 giugno fino al 1977. Nel 1977, a causa della crisi economica, per non perdere un giorno lavorativo, si decise che da quel momento in poi la Festa della Repubblica sarebbe stata ricordata la prima domenica di giugno. Nell’anno precedente, il 1976, la parata militare era stata annullata a causa del terremoto del Friuli Venezia Giulia. Nel 2000 il secondo governo Amato ristabilì la data del 2 giugno, insieme alle celebrazioni.
Il referendum del 2 giugno 1946 Tra il 2 e il 3 giugno 1946 si tenne il referendum che decise la forma istituzionale dello Stato italiano dopo la fine del fascismo: fu anche la prima volta nella storia italiana in cui il voto avvenne a suffragio universale, visto che al referendum votarono anche le donne. I risultati ufficiali furono annunciati il 18 giugno 1946, e fu quel giorno che la Corte di Cassazione proclamò ufficialmente la nascita della Repubblica Italiana: 12.718.641 italiani avevano votato a favore della repubblica, 10.718.502 a favore della monarchia e 1.498.136 avevano votato scheda bianca o nulla. Nel nord Italia la repubblica vinse in quasi tutti i centri urbani principali, mentre al sud il voto fu quasi ovunque prevalente per la monarchia (a Napoli 900 mila voti per la monarchia contro 250 mila per la repubblica; a Palermo quasi 600 mila contro 380 mila); a Roma i voti per la monarchia superarono di poco quelli per la repubblica (circa 30 mila schede).
La Festa della Repubblica oggi Il cerimoniale ufficiale della Festa della Repubblica prevede che il Presidente della Repubblica deponga una corona d’alloro in omaggio al Milite Ignoto, all’Altare della Patria che si trova a Roma in piazza Venezia. Lungo i Fori Imperiali a Roma si svolge poi la sfilata delle forze armate. Oltre all’Esercito Italiano, alla Marina Militare, all’Aeronautica Militare e ai Carabinieri, alla parata partecipano anche la Guardia di Finanza, la Polizia, i Vigili del Fuoco, la Guardia Forestale, la Croce Rossa Italiana e alcuni corpi della polizia municipale di Roma e della protezione civile.
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on il titolo Il canto degli italiani, l'inno di Mameli, conosciuto universalmente come Fratelli d'Italia, diventa inno ufficiale della Repubblica italiana. La commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama ha infatti approvato, in sede deliberante, il ddl per la sua istituzionalizzazione, dopo che l'omologa commissione alla Camera aveva dato il suo ok al provvedimento. Il 26 Ottobre 2017. Goffredo Mameli scrisse Il canto degli Italiani il 10 settembre 1847, Michele Novaro lo musicò il 24 novembre dello stesso anno. Il 12 ottobre 1946, il Consiglio dei ministri coordinato da Alcide De Gasperi, ne autorizzò "provvisoriamente" l'uso come inno nazionale della Repubblica Italiana. Da allora in poi nessuna legge lo aveva reso definitivo.
L'INNO DI MAMELI: DOCUMENTI E PROTAGONISTI versi immortali di Mameli, vergati in epoca risorgimentale e musicati a passo di marcia da Novaro, per 71 anni hanno accompagnato cerimonie, parate militari, festival ed eventi sportivi. E di certo in pochi, commuovendosi, lo hanno cantato avendo ben presente come si trattasse di qualcosa di provvisorio, instabile, effimero, insidiato da chi, a rappresentare l'Italia nel linguaggio universale della musica, avrebbe preferito note più solenni, come quelle del verdiano Va, pensiero. Provvisorio, l'Inno di Mameli, lo era ancora lunedì scorso, allo stadio "Meazza" di San Siro, Milano, urlato dalle tribune e in campo prima dell'infausta partita con la Svezia che è costata alla nazionale azzurra la qualificazione ai prossimi Mondiali di calcio. E se il mondo del pallone ora si interroga su come ripartire dopo la disfatta, gli italiani possono almeno ripartire dalla certezza di avere il loro Canto. Umberto D'Ottavio, deputato Pd e componente della commissione Cultura della Camera, primo firmatario della proposta di legge per il riconoscimento ufficiale dell'inno di
SOLO NEL 2017 L’INNO DI MAMELI E’ STATO RICONOSCIUTO COME INNO NAZIONALE Mameli: "Grande soddisfazione per l'approvazione, in via definitiva al Senato. Questo risultato è stato possibile grazie all'iniziativa che ho preso con 40 colleghi e che mette fine dopo 71 anni all'anomalia di non avere un inno riconosciuto ufficialmente. È un atto di grande valore simbolico. Sono state superate le preoccupazioni e i pregiudizi che c'erano e finalmente l'inno di Mameli è ufficialmente l'inno nazionale. Il Parlamento ha dimostrato di essere in sintonia con gli italiani che in ogni occasione cantano l'inno con grande partecipazione. Più recentemente i presidenti Ciampi e Napolitano hanno fatto molto perché gli italiani si riconoscessero nell'inno; il risultato di oggi lo dobbiamo anche a loro". Il senatore di Forza Italia Roberto Cassinelli, relatore della proposta di legge: "La commissione ha votato il testo composto da un unico articolo che fissa i termini per lo spartito originale e le modalità di esecuzione di quello che conosciamo come Fratelli d'Italia, un passaggio fondamentale per colmare un vuoto giuridico. Inoltre, dal 2012 è previsto l'insegnamento dell'inno nellescuole italiane e l'istituzione del 17 marzo quale 'Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera' in memoria della data della proclamazione a Torino, nell'anno 1861, dell'Unità d'Italia".
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opo due pubblici concorsi (indetti nel 1946 e nel 1947), selezionato fra 800 bozzetti presentati da circa 500 cittadini (artisti e dilettanti), il 5 maggio 1948, con il decreto legislativo n. 535 firmato dal Presidente della Repubblica Enrico De Nicola, fa la sua comparsa il simbolo dell’Italia così come lo conosciamo ora. Tutto comincia nel 1946: il Governo, allora presieduto da Alcide De Gasperi, decide di istituire una Commissione, posta sotto la guida di Ivanoe Bonomi, appositamente pensata per perseguire lo scopo di dare un simbolo riconoscibile e unanimemente apprezzato in grado di rappresentare la neonata Repubblica. La Commissione stabilì di imbandire un concorso nazionale, la cui partecipazione era consentita a chiunque, col solo limite di non utilizzare simboli di partito, di inserire nello stemma la stella d’Italia e di realizzare una creazione che traesse “ispirazione dal senso della terra e dei comuni”. Il primo concorso vede 341 candidati. Tra questi vengono selezionati cinque vincitori, ai quali è affidato il compito di preparare nuovi bozzetti sul tema di “una cinta turrita che abbia forma di corona", circondata da una ghirlanda di fronde della flora italiana. Il vincitore è Paolo Paschetto, ma il simbolo non riscuote consensi, tanto che la Commissione è costretta a bandire un secondo concorso. Anche in questo caso, a trionfare è Paschetto, stavolta con risultati positivi, tant’è vero che è suo il simbolo attualmente in uso. Il
simbolo non si può definire propriamente come stemma perché privo dello scudo (questo se si rispetta la tradizionale definizione araldica), per questo si dovrebbe parlare più di emblema della Repubblica Italiana.
SIGNIFICATO L’emblema della Repubblica italiana consta di tre elementi: la stella, la ruota dentata e i due rami, uno d’ulivo e l’altro di quercia. I due rami richiamano due alberi tipici del patrimonio forestale italiano simboli di pace e si caricano anche di un significato simbolico. In particolare: il ramo d’ulivo indica la volontà di pace e la fratellanza interna e internazionale, mentre il ramo di quercia rappresenta la forza e la dignità del popolo italiano. La ruota dentata d’acciaio è il simbolo dell’attività lavorativa e, dunque, è l’espressione grafica del primo articolo della Costituzione Italiana (“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”). La stella è, invece, associata sin dal Risorgimento alla personificazione dell’Italia: nelle rappresentazioni iconografiche, essa compare spesso sul capo dell’Italia personificata (rappresentata come un'avvenente donna, con indosso una corona turrita sovrastata da un astro luminoso), poi nel 1890 compare nello stemma del Regno unitario (lo “stellone”), in seguito è stata la prima onorificenza repubblicana della ricostruzione (Stella della Solidarietà Italiana) e tutt’ora rappresenta l’appartenenza alle Forze Armate del nostro Paese.
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del secolo scorso, il console cinese in San Francisco ha deciso di raccogliere il 1 ° giugno i bambini che avevano perso i loro genitori e organizzare per loto una vacanza. Nella tradizione cinese, questa celebrazione è chiamata Dragon Boat Festival. Lo stesso giorno, a Ginevra, si è tenuta una conferenza sui problemi della generazione più giovane. Grazie a questi due eventi, nasce l'idea di creare una festa dedicata ai bambini. Negli anni successivi alla guerra, la preoccupazione per la salute e il benessere dei bambini in tutto il mondo divenne molto importante. Durante la guerra, molti di loro avevano perso i loro cari ed erano rimasti orfani. Nel 1949, in un congresso di donne a Parigi, i suoi rappresentanti hanno invitato tutte le persone a combattere per la pace perchè solo lei poteva garantire la vita serena dei nostri figli. Fu cosi’ che fu isttuita la Giornata Internazionale dei Bambini, la prima volta celebrata il 1 ° giugno 1950 e da allora è stata celebrata ogni anno. Nel 1959, le Nazioni Unite hanno proclamato la Dichiarazione dei Diritti del Bambino e molti stati del mondo la hanno accolta.. Ed ancora nel 1989 l’ONU ha approvato la Convenzione sui diritti del fanciullo, che definisce le responsabilità di tutti gli Stati verso i loro cittadini minori. Il documento descrive le responsabilità degli adulti ed i diritti dei minori. Purtroppo oggi ci sono molti bambini in tutto il mondo che soffrono la fame, non hanno una propria casa e non hanno la possibilità di studiare a scuola. E quanti bambini sono usati per lavorare ed anche venduti in schiavitù! Queste situazioni invitano gli adulti a protegge l'infanzia e non solo una volta ma ogni giorno dell’anno.
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“La donna, divorziata, era rimasta incinta di un uomo che aveva già una famiglia. Dopo la gravidanza indesiderata ha iniziato a pressarla... Non doveva proseguire la gravidanza. Perché l’uomo che l’aveva lasciata incinta non avrebbe riconosciuto il figlio. Di fronte a lei la soluzione che si prospettava era l’aborto. Poi una chiamata, inattesa, improvvisa. Dall’altro capo del telefono c’è Papa Francesco, che come un buon padre la fa ragionare e le spiega perché vale la pena di portare avanti la gravidanza. Anna, originaria di Arezzo, riceve la chiamata che le cambia la vita. Accetta il consiglio di Francesco e decide di non interrompere la gravidanza. Una favola a lieto fine. La richiesta dell’uomo Anna è una donna divorziata. Che dopo aver perso il lavoro, decide di trasferirsi da Roma in Toscana. Qui scopre di essere incinta di un uomo che però ha già una famiglia. E non intende riconoscere il bambino. Lui la pressa, lei è debole, e cede alla sua richiesta: abortire. Prima di farlo, però, decide di scrivere una lettera a una persona speciale. Mette nero su bianco tutta la sua storia; sulla busta l’indirizzo è semplice: «Santo Padre Papa Francesco, Città del Vaticano, Roma». imbuca la lettera senza pensarci troppo. Poi, pochi giorni dopo il telefono inizia a squillare. “Ho letto la tua lettera” Sul display un numero sconosciuto, con il prefisso di Roma. Risponde e resta pietrificata: «Pronto Anna, sono papa Francesco. Ho letto la tua lettera. Noi cristiani non dobbiamo farci togliere la speranza, un bambino è un dono di Dio, un segno della Provvidenza». «Le sue parole mi hanno riempito il cuore di gioia – è il racconto di Anna – Mi ha detto che ero stata molto coraggiosa e forte per il mio bambino». In quei lunghi minuti al telefono con papa Francesco, Anna avverte che la sua volontà non è uccidere la vita che porta in grembo. Esprime a Francesco il suo vero desiderio, cioè di non interrompere la gravidanza, e poi gli dice che ha intenzione di battezzare quel figlio in arrivo, ma che ha paura non sia possibile perché divorziata. “Sappi che ci sono sempre io” Il Papa le risponde con la semplicità di un autentico pastore: «Sono convinto che non avrai problemi a trovare un padre spirituale e poi – ha aggiunto – in caso contrario, sappi che ci sono sempre io». E così si è conclusa la telefonata che ha cambiato per sempre la vita di Anna.
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Il santo mistico forse non sarebbe entrato nella vita religiosa se suo padre non avesse guadagnato qualche soldo extra nella “Terra delle Opportunità” Francesco Forgione, il futuro padre Pio, nacque in una povera famiglia contadina a Pietrelcina. C’erano ben pochi
soldi, e i suoi genitori non sapevano leggere né scrivere. Nutrivano tuttavia grandi speranze nel fatto che il figlio potesse un giorno seguire la sua chiamata a diventare sacerdote. Da ragazzo il futuro padre Pio aveva infatti espresso ai suoi genitori il desiderio di diventare religioso, e loro chiesero a una comunità di frati cappuccini locale se lo avrebbe accettato. All’epoca il ragazzo aveva seguito solo tre anni di istruzione pubblica, e i frati risposero che
per ammessi ne servivano di più. Convinto che il figlio fosse destinato a diventare sacerdote, il padre del futuro padre Pio, Grazio, fece una priorità del fatto di guadagnare il denaro di cui il giovane aveva bisogno per garantirsi un’istruzione, e anziché cercare lavoro in loco si recò nella “Terra delle Opportunità”, gli Stati Uniti d’America. Grazio lavorò come bracciante in Giamaica, a Long Island (New York) e a Flushing, sempre vicino New York. Grazie al suo lavoro riuscì a inviare a casa il denaro sufficiente per
garantire l’istruzione di Francesco. Un tutore lo istruì al punto che a 15 anni, il 6 gennaio 1903, riuscì a entrare nel noviziato cappuccino, iniziando così il suo percorso verso il sacerdozio. Secondo un parente, “quando [Grazio] tornò a Pietrelcina la gente gli chiedeva: ‘Dove hai trovato lavoro? Dove stavi?’, e quindi a Flushing si è sviluppata una piccola enclave italiana”. È per questo che alcuni parenti di padre Pio si sono trasferiti a New York, creando un rapporto unico tra il popolare santo italiano e gli Stati Uniti. Uno dei santi più popolari di tutti i tempi è quindi riuscito a diventare sacerdote solo grazie al duro lavoro di suo padre a New York.
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molto aperta alle realtà ecclesiali. Ci ha detto che c’è un campo vietato per loro: il campo della carità. Loro sono direi suore di clausura quasi. Ebbene, questa suora aveva un concetto un po’ triste di noi, aveva una mentalità, nei confronti dei preti e delle suore cattoliche, sballata. Non sapeva se non le Allora io vi racconto qualche episodio per dire critiche che aveva che il vero ecumenismo in Romania non si fa sentito dai superiori. intorno ad un tavolo per commentare la BibMi chiese da quanti bia, (peraltro gli ortodossi come sapete sono i anni stavo in Romania. più vicini teologicamente a noi, ma psicologicaLe risposi che erano 3 anni. “E la sua signora?”, mente sono i più lontani). Comunque avevo un “Io non ho signora” le dissi. gran desiderio di fare conoscenza con delle suoLei ribatté: “voi non vi sposate come noi?”. Vivere, con qualche prete ortodosso, per dire che va vicino a Bucarest e non aveva mai messo piesono un prete anch’io, e allora scambiamoci un de in una chiesa cattolica perché era considerato saluto; possiamo collaborare nei limiti in cui è un peccato grave. Siamo venuti all’amicizia e ora possibile. è lei che viene a trovarci portando le sue consoCapitò un’occasione. Stavo andando verso Corelle, e io ho portato da loro tutti i miei amici. stanza con un sacerdote di Udine, e trovo due Quando vengono i miei amici gli faccio sempre suore sul marciapiede e ho creduto che chiedesfare una visita a questo villaggio di suore ortosero un passaggio; ci siamo fermati e abbiamo dosse. Quando ci incontriamo è ora una festa. La chiesto; la superiora, (poi ho saputo che era la stessa cosa è avvenuta con un prete ortodosso. superiora e adesso siamo in buoni rapporti), mi Noi stiamo costruendo questa casa meravigliosa, ha detto che erano lì da un’ora e la sua consorelsperiamo che l’ingegnere faccia in modo che la anziana non ce la faceva più e sperava che possa essere inaugurata presto, perché i malati e qualcuno la portasse al convento. Allora rispongli emarginati non hanno tanta pazienza, ma dedo: “la portiamo noi al convento”; vicino c’era un vono essere raccolti. Viviamo in un contesto parconvento con 120 suore. I conventi ortodossi di rocchiale. Hanno anche loro le parrocchie, come suore sono a forma di villaggio e non hanno le noi. Noi facciamo ogni anno una festa di don strutture monolitiche che abbiamo noi. Le abbiaOrione, e mi sono detto: vado ad invitare il parmo accompagnate e la suora superiore ci dice roco. Sono andato e ho trovato un parroco molto prima di lasciarci: perché non venite dopo pranaperto che mi ha detto grazie, vengo volentieri. zo a trovarci, era di domenica. Io rispondo: veAbbiamo fatto una cena con la sua signora e abniamo alle 3. Alle 3 siamo andati. Erano dietro il biamo stabilito un rapporto con questo parroco cancelletto della loro villetta che ci aspettavano. Abbiamo cominciato un dialogo. E‟ una suora ‟ un argomento molto interessante perché noi preti e suore che dall’occidente siamo sbarcati in oriente, abbiamo trovato una realtà ecclesiale molto diversa dalla nostra; quello della Romania è essenzialmente un ambiente ortodosso, con i propri costumi, la propria tradizione. Il primo impatto è stato quello di critica, ma a torto. Questa critica nasceva anche dal fatto che le suore ortodosse e i preti ortodossi non erano facili al dialogo con noi, e possibilmente restavano alla larga, ancora adesso restano alla larga.
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Ci sono andati tutti all’ultimo appuntamento sul monte di Galilea. Sono andati tutti, anche quelli che dubitavano ancora, portando i frammenti d’oro della loro fede dentro vasi d’argilla: sono una comunità ferita che ha conosciuto il tradimento, l’abbandono, la sorte tragica di Giuda; una comunità che crede e che dubita: «quando lo videro si prostrarono. Essi però dubitarono». E ci riconosciamo tutti in questa fede vulnerabile. Ed ecco che, invece di risentirsi o di chiudersi nella delusione, «Gesù si avvicinò e disse loro…». Neppure il dubbio è in grado di fermarlo. Ancora non è stanco di tenerezza, di avvicinarsi, di farsi incontro, occhi negli occhi, respiro su respiro. È il nostro Dio “in uscita”, pellegrino eterno in cerca del santuario che sono le sue creature. Che fino all’ultimo non molla i suoi e la sua pedagogia vincente è “stare con”, la dolcezza del farsi vicino, e non allontanarsi mai più: «ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Il primo dovere di chi ama è di essere insieme con l’amato. «E disse loro: andate in tutto il mondo e annunciate». Affida ai dubitanti il Vangelo, la bella notizia, la parola di felicità, per farla dilagare in ogni paesaggio del mondo come fresca acqua chiara, in ruscelli splendenti di riverberi di luce, a dissetare ogni filo d’erba, a portare vita a ogni vita che langue. Andate, immergetevi in questo fiume, raggiungete tutti e gioite della diversità delle creature di Dio, «battezzando», immergendo ogni vita nell’oceano di Dio, e sia sommersa, e sia intrisa e sia sollevata dalla sua onda mite e possente! Accompagnate ogni vita all’incontro con la vita di Dio. Fatelo «nel nome del Padre»: cuore che pulsa nel cuore del mondo; «nel nome del Figlio»: nella fragilità del Figlio di Maria morto nella carne; «nel nome dello Spirito»: del vento santo che porta pollini di primavera e «non lascia dormire la polvere» (D.M. Turoldo).
Ed ecco che la vita di Dio non è più estranea né alla fragilità della carne, né alla sua forza; non è estranea né al dolore né alla felicità dell’uomo, ma diventa storia nostra, racconto di fragilità e di forza affidato non alle migliori intelligenze del tempo ma a undici pescatori illetterati che dubitano ancora, che si sentono «piccoli ma invasi e abbracciati dal mistero» (A. Casati). Piccoli ma abbracciati come bambini, abbracciati dentro un respiro, un soffio, un vento in cui naviga l’intero creato. «E io sarò con voi tutti i giorni». Sarò con voi senza condizioni. Nei giorni della fede e in quelli del dubbio; sarò con voi fino alla fine del tempo, senza vincoli né clausole, come seme che cresce, come inizio di guarigione.
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FESTA DI SAN LUIGI ORIONE A VOLUNTARI
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abato 19 maggio 2018 la famiglia del Centro “Don Orione” di Voluntari ha festeggiato San Luigi Orione, fondatore della Congregazione alla quale appartengono i religiosi “al servizio degli Ospiti”. Ospiti che vivono nel Centro: Anziani, Bambini, Giovani diversamente abili e Ragazze orfane; don Orione amava ripetere che i nostri ospiti sono “i nostri padroni” e noi siamo chiamati a servirli come serviremmo Gesù Cristo. Questa festa è un evento atteso da tutti: religiosi, ospiti, dipendenti, amici romeni ed italiani tra i quali un gruppo di amici alpini. Il clima è sempre quello di una festa di famiglia. Due sono stati i momenti principali: la celebrazione della Santa Messa presieduta dall’arcivescovo di Bucarest Ioan Robu e l’Agape fraterna a cui è seguito uno spettacolo recitato magistralmente da alcuni nostri ospiti che, nonostante alcune disabilità hanno la buona capacità di recitare. Sono riusciti a rimanere fedeli al copione, inserendo spontaneamente molte battute felici. Quest’anno la festa è stata impreziosita dalla presenza straordinaria del nostro superiore generale, il brasiliano padre Tarcisio Vieira, che ha anche tenuto l’omelia, e anche dal superiore provinciale don Aurelio Fusi. I sacerdoti diocesani, religiosi e le autorità sia italiane che romene hanno completato la solennità dell’evento. Questo è il 24° anno della presenza della Congregazione a Bucarest. Era l’estate del 1994 quando il nostro confratello don Belizario Lazzarin, dopo essere stato per 6 anni provinciale, veniva trasferito a Bucarest e metteva le basi per quello che sarebbe stato, ed è tutt’ora, il “Piccolo Cottolengo romeno”.
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+Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE C. Fratelli e sorelle, per celebrare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati. C.A. Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà.
GLORIA
Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati dal mondo abbi pietà di noi; tu che togli i peccati dal mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.
COLLETTA
C. O Dio altissimo, che nelle acque del Battesimo ci hai fatto tutti figli nel tuo unico Figlio, ascolta il grido dello Spirito che in noi ti chiama Padre, e fa' che obbedendo al comando del Salvatore, di-
ventiamo annunziatori della salvezza offerta a tutti i popoli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. ..A. Amen
Seconda Lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricaLITURGIA DELLA PAROLA dere nella paura, ma avete ricevuPrima Lettura to lo Spirito che rende figli adottiDal libro del Deuteronòmio vi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, Mosè parlò al popolo dicendo: insieme al nostro spirito, attesta «Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di in cui Dio creò l’uomo sulla terra e Dio, coeredi di Cristo, se davvero da un’estremità all’altra dei cieli, prendiamo parte alle sue sofferenvi fu mai cosa grande come questa ze per partecipare anche alla sua gloria. Parola di Dio. e si udì mai cosa simile a questa? Rendiamo grazie a Dio Che cioè un popolo abbia udito la A. Canto al Vangelo voce di Dio parlare dal fuoco, coALLELUIA. ALLELUIA me l’hai udita tu, e che rimanesse Gloria al Padre e al Figlio e allo vivo? O ha mai tentato un dio di Spirito Santo, a Dio, che è, che era andare a scegliersi una nazione in e che viene ALLELUIA. mezzo a un’altra con prove, segni, C. Il Signore sia con voi prodigi e battaglie, con mano po- A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo MATTEO tente e braccio teso e grandi terroA. Gloria a te o Signore ri, come fece per voi il Signore, VA N G E L O vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi? Sappi dunque oggi e medita quel tempo, gli undici dibene nel tuo cuore che il Signore è scepoli andarono in GaliDio lassù nei cieli e quaggiù sulla lea, sul monte che terra: non ve n’è altro. Osserva Gesù aveva loro dunque le sue leggi e i suoi coindicato. Quando mandi che oggi ti do, perché sia lo videro, si profelice tu e i tuoi figli dopo di te e strarono. Essi però perché tu resti a lungo nel paese dubitarono. Gesù che il Signore, tuo Dio, ti dà per si avvicinò e disse sempre». loro: «A me è stato Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio. dato ogni potere in SALMO RESPONSORIALE cielo e sulla terra. Andate dunque R. Beato il popolo e fate discepoli tutti i popoli, batscelto dal Signore. tezzandoli nel nome del Padre e Retta è la parola del Signore del Figlio e dello Spirito Santo, ine fedele ogni sua opera. Egli ama segnando loro a osservare tutto ciò la giustizia e il diritto; dell’amore che vi ho comandato. Ed ecco, io del Signore è piena la terra. R/. sono con voi tutti i giorni, fino alla Dalla parola del Signore furo- fine del mondo». no fatti i cieli, dal soffio della sua Parola del Signore A. Lode a te, o Cristo. bocca ogni loro schiera. Perché OMELIA ( seduti) egli parlò e tutto fu creato, comanCREDO dò e tutto fu compiuto. R/. Credo in un solo Dio, Padre onnipoEcco, l’occhio del Signore è tente, creatore del cielo e della terra, su chi lo teme, su chi spera nel suo di tutte le cose visibili e invisibili. amore, per liberarlo dalla morte e Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal nutrirlo in tempo di fame. R/. L’anima nostra attende il Si- Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio gnore: egli è nostro aiuto e nostro vero, generato, non creato, della stesscudo. Su di noi sia il tuo amore, sa sostanza del Padre; per mezzo di Signore, come da te noi speriamo. lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza R/. discese dal cielo, e per opera dello
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Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Abbiamo ricevuto lo Spirito da figli, per mezzo del quale possiamo rivolgere al Padre le nostre invocazioni, in Cristo Gesù. Lo invochiamo dicendo: ASCOLTACI, O SIGNORE. 1. Rendici sempre consapevoli della tua presenza nella nostra vita, in modo da essere segno nel mondo della tua presenza, preghiamo. 2. Fa' che siamo attenti alla tua Parola, per riconoscerti presente nella vita della Chiesa e nelle situazioni quotidiane, preghiamo. 3. Fa' che sappiamo essere sempre degni del dono della libertà che il Signore Gesù ci ha conquistato per mezzo della sua croce, attraverso la fedeltà ai tuoi comandamenti, preghiamo. 4. Tu che hai donato speranza e vita a tutti coloro che ti hanno incontrato, rendici capaci di interessarci concretamente ai popoli e alle persone che non hanno il necessario per vivere, preghiamo. 5. Fa' che la Chiesa sappia parlare a tutti, in particolare ai giovani, perché possano incontrare in te la fonte della vera gioia, preghiamo. 6. Tu che ai discepoli affidi la missione dell'annuncio del Regno, fa' che tutti i cristiani vivano con gioia e generosità la propria vocazione a servizio del mondo intero, preghiamo. C. O Dio nostro Padre, perfetta Comunione, nella tua misericordia accogli le nostre preghiere e donaci ciò che è veramente necessario per la nostra vita: il primo dono necessario è proprio la tua presenza, lo Spirito Santo in noi. Per Cristo nostro Signore. . A. Amen LITURGIA EUCARISTICA
C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Invochiamo il tuo nome, Signore, su questi doni che ti presentiamo: consacrali con la tua potenza e trasforma tutti noi in sacrificio perenne a te gradito. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Con il tuo unico Figlio e con lo Spirito Santo sei un solo Dio, un solo Signore, non nell'unità di una sola persona ma nella Trinità di una sola sostanza. Quanto hai rivelato della tua gloria, noi lo crediamo, e con la stessa fede, senza differenze, lo affermiamo del tuo Figlio e dello Spirito Santo. E nel proclamare te Dio vero ed eterno, noi adoriamo la Trinità delle Persone l'unità della natura, l'uguaglianza nella maestà divina. Gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, non cessano di esaltarti uniti nella stessa lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta. DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen
C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire: PADRE NOSTRO Padre Nostro che sei nei Cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno e sia fatta la tua volontà come in Cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. Signore Dio nostro, la comunione al tuo sacramento e la professione della nostra fede in te, unico Dio in tre persone, ci sia pegno di salvezza dell'anima e del corpo. Per Cristo nostro Signore. Amen C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: andate in pace. A. Rendiamo grazie a Dio