*In sinergia con Fondazione Migrantes
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"Lo Stadio Azteca rende omaggio alle selezioni di Italia e Germania (4-3) protagoniste del Mondiale del 1970 della Partita del Secolo, 17 giugno 1970".
uesta la scritta scolpita sulla targa che ancora oggi fa bella mostra su un fianco dello stadio di Città del Messico, dove 48 anni fa l'Italia del Ct Valcareggi - e dell'arcinota staffetta tra Rivera e Mazzola - eliminava in semifinale di Coppa del Mondo la Germania di Gerd Muller e del "Kaiser" Franz Beckenbauer, al termine di 120 minuti di fuoco e di passione. In realtà i tempi regolamentari furono abbastanza noiosi. La rete in apertura di Bonsinsegna permise agli azzurri di affidarsi alla propria tattica preferita: difesa e contropiede. La Germania attaccò per tutta la partita sbattendo contro il muro eretto dagli azzurri davanti ad Albertosi, fino a quando un quasi anonimo difensore tedesco, negli ultimi secondi di gara, decise di dare il via alla partita più bella e pazza di tutti i tempi. Karl-Heinz Schnellinger giocava nel Milan. Era un difensore rude ma corretto che, mentre la partita stava scivolando via sui binari della vittoria azzurra, decise di fare un salto nell'area avversaria. Un'assurdità tattica, per quei tempi. Ma il vero motivo era un altro: voleva avvicinarsi agli spogliatoi in vista dell'imminente fischio dell'arbitro, che anticipò di pochi secondi con una zampata sottorete. 1-1 e "tutto da rifare", parafrasando un grande sportivo come Gino Bartali. Schnellinger, senza saperlo, diede il via a una maratona di emozioni, rese ancora più memorabili dalla fatica che spezzava i muscoli dei 22 giocatori in campo, spossati da una temperatura percepita superiore ai 40 gradi. D'altronde, s giocava a più di 2000 metri di altitudine. In 21 minuti di tempi supplementari ci furono 5 gol: 1 ogni 4 minuti, una media straordinaria per il calcio di allora. Vantaggio tedesco firmato da Muller, pareggio di testa di Burgnich, 3-2 di Riva con una rasoiata dal limite dell'area, doppietta di Muller per una leggerezza di Rivera e lo stesso "Golden Boy" che corregge in rete un traversone di Bonsinsegna per il gol del 4-3 finale. Per la Germania, una delusione difficile da smaltire. Per l'Italia, un trionfo appena oscurato dalla sconfitta in finale contro il Brasile degli extraterresti Pelè, Jairzinho e Rivelino. Al loro ritorno a casa, gli azzurri si attendevano fiori e pacche sulle spalle. Arrivarono pomodori e uova marce.
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“Suonino le trombe per questo premio, speriamo che svegli gli animi. Non lo dico per me, ma per il segnale che abbiamo lanciato, qui, dall’Italia”. Il professor Antonio Silvio Calò, docente di storia e filosofia al Liceo Classico Canova di Treviso, è un uomo mite, schivo, e ha 57 anni. Tre anni fa, quando aprì la porta di casa propria a sei extracomunitari non voleva quasi che lo si sapesse in giro. Per non diventare un caso, per non sembrare colui che si metteva in mostra sulla pelle degli extracomunitari richiedenti asilo, seppur aiutandoli. Ma adesso, dopo aver ricevuto una lettera del vicepresidente del Parlamento europeo, Sylvie Guillaume, invita tutti a festeggiare, perché gli è stato conferito il riconoscimento di “Cittadino europeo dell’anno”. Un segnale significativo, con una Unione Europea che non ha sempre aiutato l’Italia a sostenere l’arrivo massiccio di stranieri sulle proprie coste. Oltre a lui, riceveranno lo stesso premio anche la Fondazione bresciana Assistenza Psicodisabili Onlus (Bap), la dottoressa Paola Scagnelli, che è primario e medico volontario in Tanzania, e don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione ‘Casa della carità’. Calò si è fatto carico, nella propria casa di Povegliano, a una dozzina di chilometri da Treviso, dell’accoglienza diffusa. E lo ha fatto nel modo più semplice. Ha ospitato sei stranieri. In Prefettura, nel 2015, aveva detto: “Se serve aiuto per l’accoglienza, sono disponibile a ospitare un gruppetto di migranti. Voglio dare una mano”. Aveva diverse stanze e una taverna libere. E così aveva predisposto le suppellettili per accogliere sei africani. È evidente che alle spalle ci sia un retroterra culturale, una sensibilità sociale non comune, in una terra come la Marca trevigiana dove le parole d’ordine leghiste hanno attecchito da sempre. “L’accoglienza è un tema universale. Altrimenti torniamo alla barbarie. C’è in giro un venticello pericoloso, offensivo per le persone”. Il professor Calò non nasconde la soddisfazione. “Sono emozionato e felice, non mi vergogno. Non ho mai sfruttato i giornali, ma ora li sprono a scrivere. Diamo eco a questo premio che dice una cosa importante: l’Italia è anche questo, non solo quello che si è sentito in campagna elettorale”. In questa avventura non avrebbe potuto gettarsi se non avesse avuto l’aiuto della moglie Nicoletta e dei quattro figli che ormai sono adulti. La consegna del premio avverrà il 9 e 10 ottobre a Bruxelles. Si tratta di un riconoscimento che ogni anno va a progetti o iniziative (al massimo sono 50) che diano un contributo “alla cooperazione europea e alla promozione di valori comuni”. In questo caso un singolo cittadino ha fatto quello che gli Stati membri faticano a fare. Calò andrà a Bruxelles con la moglie e con uno dei sei giovani che ha accolto. Tutti e sei lavorano e sono pronti a lasciare la casa dove sono stati ospitati. Quando avverrà, i loro posti in casa Calò verranno rimpiazzati.
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Migrante, profugo, rifugiato, richiedente asilo, immigrato economico.
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ono ormai definizioni che hanno perduto il loro singolo significato e le loro tendenziose dissomiglianze per assumere una valenza unica, che s’impregna di etica più che alludere alla politica.
Si tratta di uomini in fuga, porzioni di umanità erratica, di forestieri, ignoti, respinti. Agli occhi dell’Occidente sono una categoria informe, ridotta a mero calcolo numerico, una folla disperata che minaccia la propria civiltà, una massa indifferenziata e affamata che va respinta ergendo muri, reali o ideologici.
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Dimentica l’Occidente senza memoria, dimentica l’Europa delle attenuanti, che le radici della propria civilizzazione sono nate da spostamenti, da emigrazioni, da passaggi, da nomadismo, da partenze, da arrivi, da viaggi.
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el 1894 a bordo della nave italiana Matteo Bruzzo diretta a Montevideo, che trasportava perlopiù emigranti italiani in cerca di fortuna oltreoceano, scoppiò una epidemia di colera. Centinaia di cadaveri vennero gettati in mare. Le autorità uruguayane impedirono alla nave di attraccare, minacciando di prenderla a cannonate. Molti altri morirono nel viaggio di ritorno.
I
l 4 agosto del 1906 il Sirio, salpato da pochi giorni dal porto di Genova e diretto verso Brasile, Uruguay e Argentina, si schiantò ad alta velocità contro degli scogli del basso fondale davanti a Capo Palos, in Spagna. Anche qui i passeggeri erano emigranti italiani. La nave si impennò di prua e iniziò ad affondare. Un giornale dell’epoca riporta: “Furono gettate a mare le lance, ma si riempirono subito di tante persone che, per soverchio peso, le fecero affondare e così tutti i disgraziati che vi erano precipitati invece che la salvezza trovarono la morte. La costa era lontana 3 chilometri dal piroscafo e gli scogli che superavano l’acqua circa un chilometro e mezzo. Venticinque o trenta uomini si salvarono guadagnando a nuoto gli scogli dove rimasero per tutto quel giorno e la notte successiva, senza nulla da mangiare”. Ufficialmente le vittime furono circa trecento, ma il numero non tiene conto di un centinaio o forse più di clandestini spagnoli imbarcatisi lungo il percorso. Al museo di Capo Palos si possono vedere ancora oggi i volantini che pubblicizzavano la possibilità di imbarcarsi clandestinamente in scali extra.
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entuno anni dopo, sulla stessa rotta fu, la volta del più grande transatlantico costruito per una compagnia italiana, il Mafalda. Il 25 ottobre al largo delle coste brasiliane la nave iniziò a inclinarsi a causa di una falla. Fu l’inizio della fine, non si fece neppure in tempo a calare le scialuppe di salvataggio. Le autorità italiane dell’epoca tentarono di minimizzare la tragedia e annunciarono la morte di trecento persone, tutti emigranti. Per le autorità brasiliane e argentine le vittime furono oltre 650, molte delle quali divorate dagli squali.
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Papa Francesco dopo l’udienza l’ha incontrato e l’ha abbracciato.
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d accompagnare Tomasz Komenda, un uomo di 41 anni, c’erano i genitori. Venuti insieme a Roma per pregare sulla tomba di san Giovanni Paolo II, alla conclusione – purtroppo tardiva – di un incubo allucinante. Quello che ha portato in cella per diciotto anni un ragazzo ventenne, accusato di aver stuprato e assassinato Małgorzata, una ragazza di quindici anni morta nella notte di Capodanno tra il 1996 e il 1997. Tre anni dopo, nel 2000, Tomasz venne arrestato come colpevole di quel delitto. Aveva 23 anni. Due esperti dell’Università di Wroclaw dissero che erano dei denti di Tomasz i segni lasciati sul corpo della vittima. Non era vero, ma il ragazzo ha dovuto attendere a lungo prima che la sua innocenza venisse riconosciuta e potesse così uscire dal carcere dov’era rinchiuso. In carcere, come spesso accade per le persone riconosciute colpevoli di delitti così gravi e di abusi contro i minori, Tomasz ha subito umiliazioni d’ogni genere da parte dei compagni di prigionia. «Un’esperienza particolarmente dura», la ricorda lui. Il progetto dell’uomo, «finalmente libero», e dei suoi familiari era quello di recitare una preghiera davanti alla sepoltura del santo Papa polacco, cioè di «ripartire dalla roccia della fede per ricostruire il futuro». Ma il suo amico Konrad Krajewski, l’Elemosiniere pontificio e neo-cardinale, ha saputo della sua presenza e l’ha accompagnato all’udienza generale e poi all’incontro con Francesco. Il Papa era visibilmente commosso. Ha donato i rosari a Tomasz e ai suoi genitori. Si è fatto fotografare con loro. Per Tomasz questi gesti «segnano l’inizio di una nuova vita, una vera e propria risurrezione». «L’abbraccio e le parole di Papa Francesco mi danno quel coraggio di rimettermi in gioco e fare di quei diciott’anni d’inferno un motivo di riscatto», ha confidato ai media vaticani al termine dell’incontro. Per pranzo il 41enne polacco è stato invitato a casa di Krajewski. Il pranzo è preparato da Enzo, un ex carcerato che ha scontato vent’anni di prigione e ora collabora con l’Elemosineria pontificia. Quando gli è stata raccontata la vicenda di Tomasz Komenda, Enzo, che ogni settimana prepara il cibo caldo distribuito ai poveri e ai senzatetto nelle stazioni di Roma, si è commosso: «So che cosa significa essere dentro per questi reati e so che cosa ti infliggono gli altri carcerati», ha detto. Quindi ha assicurato: «Preparerò per Tomasz un pranzo come mai lo ha avuto prima e come mai lo avrebbe potuto avere dietro le sbarre».
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Cinque chiavi di Papa Francesco sull’amicizia –
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lo accogliamo con umile fiducia e lo coltiviamo con pazienza evangelica, ben sapendo che c’è più amore e giustizia ogni volta che la tua parola fruttifica nella nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e re+Nel nome del Padre e del gna con te, nell'unità dello Spirito Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Santo, per tutti i secoli dei secoli. C. Il Dio della speranza, che ci A. Amen riempie di ogni gioia e pace nella LITURGIA DELLA PAROLA fede per la potenza dello Spirito Prima Lettura Santo, sia con tutti voi. Dal libro del profeta Ezechièle A. E con il tuo spirito. Così dice il Signore Dio: «Un ramoINTRODUZIONE DEL CELEBRANTE scello io prenderò dalla cima del ATTO PENITENZIALE cedro, dalle punte dei suoi rami lo C. Gesù Cristo, il giusto, intercoglierò e lo pianterò sopra un cede per noi e ci riconcilia con il monte alto, imponente; lo pianterò Padre. Apriamo il nostro spirito al sul monte alto d’Israele. Metterà pentimento, per essere meno in- rami e farà frutti e diventerà un cedegni di accostarci alla mensa del dro magnifico. Sotto di lui tutti gli Signore. uccelli dimoreranno, ogni volatile C.A. Confesso a Dio onni- all’ombra dei suoi rami riposerà. potente e a voi, fratelli, che ho Sapranno tutti gli alberi della foremolto peccato in pensieri, paro- sta che io sono il Signore, che umile, opere e omissioni, per mia lio l’albero alto e innalzo l’albero colpa, mia colpa, mia grandissi- basso, faccio seccare l’albero verma colpa. E supplico la beata de e germogliare l’albero secco. sempre vergine Maria, gli angeIo, il Signore, ho parlato e lo farò». li, i santi e voi, fratelli, di prega- Parola di Dio. re per me il Signore Dio nostro. A. Rendiamo grazie a Dio. C. Dio Onnipotente abbia miseS ALMO RESPONSORIALE ricordia di noi, perdoni i nostri R. È bello rendere grazie al peccati e ci conduca alla vita eterSignore. na. È bello rendere grazie al SiA. Amen. gnore e cantare al tuo nome, o AlSignore, pietà. Signore, pietà. tissimo, annunciare al mattino il Cristo, pietà. Cristo, pietà. tuo amore, la tua fedeltà lungo la Signore, pietà. Signore, pietà. notte. R/. GLORIA Il giusto fiorirà come palma, Gloria a Dio nell'alto dei cieli e crescerà come cedro del Libano; pace in terra agli uomini di buo- piantati nella casa del Signore, na volontà. Noi ti lodiamo, ti be- fioriranno negli atri del nostro Dio. nediciamo, ti adoriamo, ti glori- R/. fichiamo, ti rendiamo grazie per Nella vecchiaia daranno anla tua gloria immensa, Signore cora frutti, saranno verdi e rigoDio, Re del cielo, Dio Padre on- gliosi, per annunciare quanto è nipotente. Signore, figlio unige- retto il Signore, mia roccia: in lui nito, Gesù Cristo, Signore Dio, non c’è malvagità. R/. Agnello di Dio, Figlio del Padre, Seconda Lettura tu che togli i peccati dal mondo Dalla seconda lettera di san Paolo abbi pietà di noi; tu che togli i apostolo ai Corinzi peccati dal mondo, accogli la Fratelli, sempre pieni di fiducia e nostra supplica; tu che siedi alla sapendo che siamo in esilio lontadestra del Padre, abbi pietà di no dal Signore finché abitiamo nel noi. Perché tu solo il Santo, tu corpo – camminiamo infatti nella solo il Signore, tu solo l'Altissifede e non nella visione –, siamo mo, Gesù Cristo, con lo Spirito pieni di fiducia e preferiamo andaSanto: nella gloria di Dio Padre. re in esilio dal corpo e abitare Amen. presso il Signore. COLLETTA Perciò, sia abitando nel corpo sia C. O Padre, che a piene mani andando in esilio, ci sforziamo di semini nel nostro cuore il germe essere a lui graditi. della verità e della grazia, fa’ che C.
Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio
Canto al Vangelo
ALLELUIA. ALLELUIA Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo: chiunque trova lui, ha la vita eterna. ALLELUIA. C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo MARCO A. Gloria a te o Signore
VA N G E L O
quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa. Parola del Signore A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti) CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stes-
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sa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Riuniti insieme dalla chiamata del Signore Gesù, ci rivolgiamo a Lui con fiducia. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci o Signore. 1. Ti ringraziamo o Signore Gesù, di averci donato la semente della fede. Donaci la grazia di crescere come persone e come comunità nella tua Santa Chiesa, noi ti preghiamo. 2. Ti ringraziamo o Signore per i pastori che mandi a coltivare e sostenere la nostra vita cristiana: Papa (N), il nostro vescovo (N), i sacerdoti e i nuovi sacerdoti. Sostieni con la tua grazia il loro laborioso ministero, noi ti preghiamo. 3. Ti affidiamo il nostro tempo, o Signore: dona fortezza e speranza a tutte le famiglie, specialmente a quelle che soffrono per mancanza di amore, di lavoro, di casa. Apri il nostro cuore all’accoglienza e alla carità vera, noi ti preghiamo. 4. Concedici la grazia di usare bene ogni giornata che ci doni. Ti affidiamo il tempo dell’estate dei ragazzi e dei giovani, perché diventi occasione di incontri che aiutano a vivere con gioia e verità, noi ti preghiamo. C. Con la fiducia dei figli ci affidiamo a te, presentandoti anche le nostre intenzioni personali. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia
e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. O Dio, che nel pane e nel vino doni all'uomo il cibo che lo alimenta e il sacramento che lo rinnova, fa' che non ci venga mai a mancare questo sostegno del corpo e dello spirito. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta C. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. In ogni tempo tu doni energie nuove alla tua Chiesa e lungo il suo cammino mirabilmente la guidi e la proteggi. Con la potenza del tuo Santo Spirito le assicuri il tuo sostegno, ed essa, nel suo amore fiducioso, non si stanca mai d'invocarti nella prova, e nella gioia sempre ti rende grazie per Cristo Signore nostro. Per mezzo di lui cieli e terra inneggiano al tuo amore; e noi, uniti agli angeli e ai santi, proclamiamo senza fine la tua gloria: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. C. Mistero della fede
sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. C.
E con il tuo spirito.
Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna.
A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. Signore, la partecipazione a questo sacramento, segno della nostra unione con te, edifichi la tua Chiesa nell'unità e nella pace. Per A. Annunciamo la tua morte, Si- Cristo nostro Signore. gnore, proclamiamo la tua risurreAmen zione nell’attesa della tua venuta. C. Il Signore sia con voi. DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA A. E con il tuo spirito. C. Per Cristo, con Cristo e in CriC. Vi benedica Dio onnipotente, sto, a te Dio, Padre onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. nell’unità dello Spirito Santo, ogni A. Amen. onore e gloria, per tutti i secoli dei C. Nel nome del Signore: andate secoli. in pace. A. Amen A. Rendiamo grazie a Dio C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire: PADRE NOSTRO Padre Nostro che sei nei Cieli,