*In sinergia con Fondazione Migrantes
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doardo Vianello (24 giugno 1938) è uno dei personaggi più controversi nella storia della musica italiana. È attivo soprattutto a inizio anni Sessanta, quando i cantautori si erano assunti il ruolo di ergersi a giudici o vati. Lui invece no, lui segue il filone secondario, quallo della musica come divertimento, quello delle canzoni fatte tanto pe’ cantà, per divertirsi e per ballare. Mai scelta fu più indovinata. Le migliori canzoni di Edoardo Vianello Non c’è dubbio che le canzoni di Edoardo Vianello rappresentino una parte di cultura generale italiana. In fondo siamo di fronte a uno dei primi artisti che ha lanciato i tormentoni dell’estate, un artista che ha anticipato i più famosi dj moderni monopolizzando di fatto le sale da ballo degli anni Sessanta e Settanta. Edoardo Vianello, Abbronzatissima Non possiamo non iniziare la nostra selezione delle migliori canzoni di Edoardo Vianello partendo da Abbronzatissima, un inno alternativo all’estate, probabilmente primo tormentone della bella stagione nella storia della musica. Edoardo Vianello, I Watussi Canzone da balera negli anni Sessanta, I Watussi si è affermato negli anni come brano per i bambini, rapiti e affascinati dalla leggendaria figura di questi gigantiche guardano negli occhi le giraffe e parlano nelle orecchie degli elefanti. Edoardo Vianello, Guarda come dondolo Abituati alla moderna musica da discoteca forse potremmo fare fatica a credere che sulle note di Guarda come dondolo migliaia di persone si sono letteralmente scatenate sulle piste da ballo di tutta Italia. Anche in questo caso siamo di fronte a un evergreen della musica italiana, destinato a rimanere nella cultura
generale del nostro paese. Edoardo Vianello, Con le pinne, fucile ed occhiali Torniamo a fare un tuffo nella calda estate con Con le pinne, fucile ed occhiali, un’altra hit del cantautore romano che, fedele alla spensierata scuola romana della musica, quella di Jimmy Fontana e Nico Fidenco per intenderci, regala un altro tormentone ironico. Anche in questo caso la canzone è tenuta in vita dai bambini che continuano a cantarla, non senza un pizzico di nostalgia da parte delle nonne… Edoardo Vianello, Sei diventata nera Concludiamo il nostro viaggio tra le migliori canzoni del padrone delle estati degli anni Sessanta con un altro brano-simbolo del cantante, Sei diventata nera, un altro sguardo ironico e spensierato all’estate italiana, uno di quei brani che venire indubbiamente voglia di mare. Edoardo Vianello, la discografia Tra cd, 33 e 45 giri, la discografia di Edoardo Vianello, cugino del noto Raimondo casomai qualcuno se lo fosse chiesto, vanta più di cinquanta dischi, molti dei quali pubblicati a distanza di pochissimo tempo l’uno dall’altro. Sicuramente gli anni Sessanta sono i più prolifici per il cantautore romano, che ha inanellato una serie di grandi successi come I Watussi, Abbronzatissima, O mio signore e Il peperone. Nonostante gli anni passati e i nuovi gusti musicali che hanno preso piede, molte delle canzoni di Edoardo si sono ritagliate il loro spazio nel mondo della musica per i bambini diventando dei veri e propri tormentoni.
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desiderio di lasciarsi andare al dolce far niente è salutare ma non deve prendere tutto il prezioso tempo del riposo: che cosa ci dà davvero sollievo se non goderci le relazioni con chi amiamo? Coniuge, figli, amici, Dio Le vacanze estive sono un richiamo all’aspirazione al dolce far niente che ciascuno si porta dentro. Finalmente posso “staccare”! ma c’è il rischio, per me almeno, di staccare attaccandosi al nulla, cercando di ritornare alla condizione di bambino con i sonni profondi e il desiderio di giocare senza impegnarsi davvero in niente: quel tempo sdraiato sulla sabbia guardando le nuvole oppure quei giochi e avventure che allora erano appaganti. Tutto questo è molto umano e anche bello ma ogni anno riscopro che le vacanze sono un momento adatto per restaurare le relazioni. Per chi è sposato la relazione con la moglie colla rinnovata disposizione del primo amore, con i figli che ricordano per sempre ciò che si fa per loro (chi può dimenticare la persona che gli ha insegnato ad andare in bicicletta senza le rotelline laterali, o che lo ha fatto nuotare senza salvagente per la prima volta?). Con gli amici si ha la possibilità di parlare con maggiore profondità e serenità… E poi c’è la relazione con Dio. Mi piace ripetere che Dio non solo è creatore ma anche creativo. Guardare la natura offre continui spunti. Ho la possibilità in questi giorni di nuotare e rivedere una gran quantità di pesci che ogni anno mi meravigliano. I saraghi sono elegantissimi sia quando sono piccolini che più grandi. Portano una striscia nera sulla coda argentea e alcuni anche dietro la testa. I più grossi vanno da soli con maestosità muovendo leggermente la coda che, all’occorrenza, è pronta per imprimere una velocità sfrecciante. Le orate suggeriscono irrimediabilmente un piatto in cui mangiarle ai ferri (lo ammetto) ma mi conforta vederle libere a mezz’acqua. In cielo ci sono i gabbiani che, a differenza dei colleghi di città, suscitano simpatia specie quando insegnano a volare ai piccoli ormai cresciutelli che si riconoscono dalle penne grigie e pigolano, a differenza dei genitori che sembrano emettere risate sguaiate. Potrei continuare con gli scogli di moquette viola e con i pesci colorati. Mi fermo per ringraziare Dio che mi fa capire che ci sono più cose in cielo e in terra che nella mia filosofia, come diceva Amleto.
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n data 29.06.2014 in Croazia vivevano 34.345 Italiani, tramite autocertificazione dato dell'Unione italiana : secondo i dati ufficiali al censimento del 2001 furono in 20.521 a dichiararsi di madrelingua italiana[4] e 19.636 a dichiararsi di etnia italiana[5]). I croati italiani danno vita a 51 Comunità Nazionali Italiane locali e sono organizzati nell'Unione Italiana. Gli italiani sono insediati principalmente nell'area dell'Istria, delle isole del Quarnero e di Fiume. Nella Dalmazia costiera ve ne restano appena 500, quasi tutti a Zara e Spalato. (Wikipedia)
Gli istrorumeni un gruppo etnico' di origine rumena nell'Istria croata. Gli istrorumeni sono circa un migliaio, esclusa la diaspora. [ Si dividono in due rami principali: gli istroromeni del nord, detti anche Cici, stanziati nella Cicceria, maggioritari nell'insediamento diSeiane; e gli istroromeni del sud, stanziati inval d'Arsa, ai piedi del Monte Maggiore (insediamenti di Susgnevizza,Villanova). Gli istroromeni del sud nella letteratura e nella pubblicistica vengono spesso erroneamente chiamati Ciribiri: in realtà con il termine "ciribiri" gli alloglotti dei paesi circostanti indicano la lingua parlata dagli istroromeni e non la popolazione. A questi due gruppi oggi si deve aggiungere un gruppo di 300/400 persone che vivono a New York in seguito alla diaspora sopravvenuta dopo la seconda guerra mondiale, oltre ad altre persone disperse per tutto il mondo .Nel breve periodo (1918-1943) sotto ilRegno d'Italia, in cui si creò il comune istrorumeno diValdarsasi aprì una scuola inlingua romena, la popolazione che si dichiarava istrorumena aumentò fino a circa 4000 persone.Andrea Glavina, il primo sindaco di Valdarsa, fu il principale promotore della rinascita dei Cici in quegli anni: nel1905pubblicò il "Calendario lu Rumen din Istria", dove raccolse vocaboli, proverbi e racconti in uso tra i Cici per tramandarne la memoria. A Trieste circa 300 esuli istrorumeni ed esiste dal1994 un'associazione, intitolata adnAndrea Glavina, a tutela di questa etnia neolatina che fino all'Ottocento era presente anche in alcune località del Carso. (Wikipedia)
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Carlo Acutis era nato il 3 maggio 1991 a Londra, dove i genitori si trovavano per motivi di lavoro, rampollo di una famiglia di rilievo nel mondo finanziario italiano (è azionista di maggioranza della Vittoria Assicurazione; il padre di Carlo, Andrea, ne è l’attuale presidente). Visse a Milano, nella parrocchia di Santa Maria Segreta, trascorrendo un’infanzia e una prima adolescenza del tutto normali all’apparenza: quelle di un ragazzo vivace, estroverso, appassionato di computer. Fino all’ottobre del 2006 quando la sua vita fu recisa da una leucemia fulminante. Quello che di poco comune caratterizzò invece Carlo fu una fede cristiana vibrante e “inaspettata”. «Viene da pensare che fosse stato educato così, in famiglia, invece no, è stato lui a trasmettere quella luce ai genitori» ha spiegato il suo biografo Nicola Gori, «la ricerca della Messa quotidiana, l’amore per l’Eucaristia, l’adorazione, il senso delle realtà celesti, tutto questo gli fu donato in modo misterioso». L’intensità della sua vita cristiana e il suo altruismo colpirono le persone con cui entrò in contatto. «Carlo è uno di quei pazienti – è il ricordo di un’infermiera dell’ospedale San Gerardo di Monza, dove Acutis fu ricoverato e nel giro di una settimana si spense, il 12 ottobre del 2006 – con cui rimasi poco a causa delle complicanze che insorgono, ma che ti lasciano dentro un grande amore e, nonostante la situazione, un senso di pace che non sai spiegarti». Suor Clotilde, delle suore di Maria Bambina, che allora era in servizio all’ospedale, ha lasciato questa testimonianza: «Ogni giorno, prima delle cure, Carlo passava nella nostra cappellina e, subito dopo aver salutato Gesù nel tabernacolo, passava dalla nostra Madonnina di Fatima e affidava alla sua intercessione la sua malattia. Poi ripartiva sempre sorridente ». Con la vita di Carlo «ci troviamo di fronte all’iniziativa potentissima della Provvidenza» ha detto il cardinale Angelo Scola alla chiusura della fase diocesana del processo di beatificazione, nel 2016. Difatti la devozione alla figura di questo ragazzo si è diffusa a macchia d’olio nel mondo negli ultimi vent’anni. Acutis è sepolto ad Assisi, città a cui era profondamente legato, e ieri un messaggio di gioia è arrivato anche dall’arcivescovo Domenico Sorrentino. Alexia GonzálezBarros era nata invece il 7 marzo 1971 a Madrid, ultima di cinque figli. La sua era una famiglia dell’Opus Dei, di cui respirò la pietà – soprattutto della madre – e il carisma: fece la sua prima Comunione a 8 anni a Roma, vicino alle spoglie di san Josemaría Escrivá. (Avvenire)
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rano migliaia di anni che non prendevo l’autobus. Quando accade è certo un evento raro, come in questo caso, ma è anche vero che si tratta di una scelta logistica che mi affascina da sempre. È che quando ci monto sopra, d’improvviso torno adolescente o poco più. Viaggio rapidamente indietro nel tempo e, seppur l’autobus si presenti vuoto, mi trovo immerso in un aggregato di corpi attaccati l’uno all’altro intenti a non cadere ai colpi di freno ancora orfano di Abs e altri congegni elettronici. Io come ogni volta che andavo e tornavo da scuola, allungavo il collo sperando di vederla e incrociare i suoi occhi, perché ognuno dei presenti su quel mezzo barcollante per il peso massimo superato abbondantemente aveva una qualcuna o un qualcuno da abbordare, guardare, sognare, ascoltare e ogni altro verbo che appartiene ai fantastici amori giovanili. Io non ero da meno ed ero particolarmente abile a prendere sempre lo stesso autobus che prendeva lei anche se mi toccava alzarmi un’ora prima del dovuto perché accadesse. Era bellissimo il suo sguardo che per tre microsecondi incrociava il mio. Riapro gli occhi che erano già aperti, ma non con la mente. L’autobus torna vuoto e io torno alla realtà. Il veicolo si spenge, è a un capolinea del tragitto, da cui ripartirà a breve. Vedo il conducente che scende dal suo posto guida e si rivolge a un ragazzo che si era seduto proprio dietro di lui. Mi pare un cingalese o un indiano, non riesco a riconoscerlo. Il conducente, in un tono un po’ strano gli chiede: ”Puoi cambiare posto?”. Il ragazzo pare non capire. “Puoi cambiare il posto, per favore?” ripete deciso, il conducente. Il giovane adesso comprende (ma non del tutto e nemmeno io), si alza e viene a sedersi dietro di me e mentre lo fa mi guarda come di dire “Cosa ho fatto?” In tutta onestà ho pensato che all’autista gli desse noia averlo proprio dietro, oppure c’era qualche cosa di vecchia data. Dopo pochi secondi l’autista, che era sceso, è tornato sul bus con una bicicletta mettendola appoggiata al posto che aveva chiesto di liberare. Lo voleva libero per quello. Mi sono chiesto perché non ha spiegato al ragazzo il motivo per cui aveva bisogno di quel posto libero, sarebbe stato molto più comprensibile e accettato. Non ho trovato risposta, ma solo una incapacità generale di essere semplici, sinceri e rispettosi verso gli altri. Chiunque essi siano. Sono arrivato, suono per prenotare la fermata e mentre scendo gli scalini mi auguro che la gente ritrovi l’allegria dei miei tempi. (M.T.)
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nfischiandosi delle leggi di Keplero, che regolano il moto dei corpi celesti, la notte tra il 20 e il 21 luglio 1969 fu la Terra a girare attorno alla Luna, rendendole omaggio. Con un unico pensiero in testa (persino gli orari degli uffici pubblici furono modificati in funzione della missione Apollo 11), circa 900 milioni di persone s’incollarono alla tv. Oltre 20 milioni erano italiani. Come l’Astolfo dell’Orlando furioso (spedito sulla Luna da Ludovico Ariosto nel ’500 per ritrovare il senno dell’umanità), la passeggiata di Neil Armstrong e “Buzz” Aldrin segnò una tregua ai rancori e ai disordini di quegli anni. Giornalisti e osservatori internazionali profetizzarono che l’allunaggio statunitense (seguito anche da Mosca, ma completamente ignorato dalla Cina) avrebbe sancito l’inizio di una collaborazione fra Usa e Urss e, forse, la fine della Guerra fredda. Si trattò di un’illusione: ma l’emozione di chi assistette a quell’evento prevalse, per qualche giorno, su ogni cosa. APOLLO 11. Dal giorno del decollo dell’Apollo 11 fu davvero come se tutto, anche in Italia, ruotasse intorno alla Luna. Nelle scuole e nei bar non si parlava d’altro e solo l’ennesima crisi di governo riusciva a sottrarre un po’ di spazio alle notizie provenienti dallo Spazio. La Rai stimò che le fasi salienti della missione vennero seguite su 7 milioni di piccoli schermi. I negozi, con le vetrine rigorosamente a tema, ottennero il permesso di tenere accesa la tv anche durante l’orario di apertura e al carcere di Roma il ministero concesse 600 apparecchi in prestito. Quella dell’allunaggio fu la prima notte senza furti né rapine da 10 anni a quella parte: a Milano il centralino della polizia squillò solo 2 volte (per una lite e per un falso allarme) e a Bologna e Roma il copione non fu diverso. SBARCO. Il cronista Gianni Bisiach seguì lo sbarco dietro le quinte della prima maratona televisiva della Rai (28 ore di diretta dallo studio 3 di via Teulada), condotta da Tito Stagno con i commenti di Andrea Barbato e, dal Centro spaziale della Nasa di Houston, di Ruggero Orlando. Secondo Bisiach la scoperta dell’America, la bomba atomica sul Giappone e la missione dell’Apollo 11 sono stati i tre fatti che hanno più inciso sulla nostra storia: «Quand’ero bambino» dice Bisiach «chiedevo spesso a mia madre per quale ragione la Luna si muovesse, e se mai ci saremmo potuti andare. L’allunaggio ruppe le nostre certezze, le nostre gabbie mentali e annullò ogni differenza fra categorie e classi sociali: in quei momenti non mi sentivo Gianni Bisiach, ma un uomo qualunque fra miliardi di uomini qualunque, troppo piccoli di fronte alla grandezza della vicenda. L’applauso per il primo passo di Neil Armstrong fu un gesto che accomunò l’Italia e il mondo: come accade con i protagonisti di un romanzo, molti si immedesimarono in quei tre astronauti. E quando ebbi modo di intervistarli mi accorsi che non erano supereroi, ma persone normali con i limiti, le debolezze e le insicurezze di ogni uomo».
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adia Comaneci nasce a Onești, in Romania, il 12 novembre 1961. La madre sceglie il suo nome ispirandosi a Nadiezhda (in russo speranza), l'eroina di un film sovietico. Inizia a fare ginnastica a 3 anni e a 6 viene notata da Béla Károlyi nel cortile della scuola mentre gioca con un'amica ed entra a far parte della sua società sportiva. La sua stella inizia a brillare alle Olimpiadi di Montreal del 1976. Ha 14 anni, è alta 1 metro e 53 e pesa 39 chilogrammi quando, il secondo giorno dall’inaugurazione dei Giochi, si esibisce sulle parallele asimmetriche. Alla fine della prova, che lascia senza fiato tutti gli spettatori, i giudici raccolgono le votazioni e le formalizzano a un loro rappresentante che si avvicina al responsabile dell’azienda svizzera che gestisce le apparecchiature tecnologiche per comunicare la valutazione definitiva. Seguono lunghi momenti di silenzio. Il tabellone è tarato fino a 9,99, non è "programmato" per quattro cifre, non prevede il punteggio perfetto, il 10,00, che è quello che è stato attribuito a Nadia. Non sarà l'unico 10 che porterà a casa in quelle incredibili Olimpiadi da cui esce con tre medaglie d'oro (individuale, parallele e trave), un argento (a squadre) e un bronzo (corpo libero). E con un record: la più giovane atleta di sempre a vincere un oro ai Giochi. Record che resterà per sempre suo, visto che con la revisione dei regolamenti, l’età minima per la partecipazione alle competizioni olimpiche è stata alzata a 16 anni, e che l'ha consacrata come una delle più grandi atlete del XX secolo. Il regime di Nicolae Ceausescu inizia a sfruttare la sua immagine, amata da milioni di persone in tutto il mondo, a fini di propaganda, per esaltare le "glorie del comunismo". Nadia viene ricevuta a palazzo, insignita delle massime onorificenze, tra cui quella di 'eroe del lavoro socialista'. Poi inizia una terribile relazione, che sarebbe durata cinque anni, con Nicu Ceausescu. Il figlio del dittatore "la picchia fino a coprirla di lividi, la usa come un giocattolo, un oggetto di piacere per sé e per i propri amici", racconta la madre. Nadia tenta il suicidio bevendo candeggina, soffre nel fisico e nell'anima, ma quando gareggia ritorna la campionessa di sempre. I successi sportivi si ripetono: dai Mondiali di Strasburgo (1978) e Fort Worth (1979) alle Olimpiadi di Mosca 1980, coronate da due ori (corpo libero e trave) e due argenti (individuale e a squadre). Poi nel 1984 il ritiro dalle competizioni, e dalla scena pubblica fino alla alla fuga, a piedi, in Ungheria, e di lì negli Stati Uniti, a fine novembre 1989, un mese prima del crollo del regime e della fucilazione di Ceausescu. Quando, nel novembre 1994, cinque anni dopo la caduta del comunismo, torna in Romania viene accolta come un'eroina, e si esibisce in un esercizio a corpo libero salutato da un'ovazione. Ormai però ha scelto di vivere negli Stati Uniti che le concedono prima l'asilo politico poi la cittadinanza. Lì ritrova un ex ginnasta della squadra americana che aveva conosciuto, bambina, a Montreal. È Bart Conner, due medaglie ai giochi olimpici del 1984 di Los Angeles. Si sposano nel 1996. Dieci anni dopo, trenta dopo le Olimpiadi in cui tutto ebbe inizio, Nadia, a 45 anni, diventa mamma con l'arrivo del piccolo Dylan. Adesso è impegnata in numerose attività benefiche e in prima linea nella lotta alla distrofia muscolare.
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ITALIANI NEL MONDO
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BIANCHI, Giovanni Giuseppe Enrico. - Figlio di Alessandro, nacque ad Erba (Como) il 3 febbr. 1885. Diplomatosi architetto a Milano, si iscrisse all'albo degli ingegneri e architetti e frequentò lo studio del Sommaruga (cfr. Le costruzioni moderne in Italia). Nel 1911 il B. partì per il Brasile. Si stabilì a San Paolo e fu assunto alla direzione delle Opere pubbliche, dove si conservano ancor oggi piante e progetti da lui elaborati per nove scuole della capitale e dell'interno dello Stato. È conservato anche il progetto per l'attuale sede del corpo dei pompieri a San Paolo. Le scuole progettate dal B. rispondendo a criteri di funzionalità servirono da modello agli architetti paulisti sino ai primi anni dopo il Venti. Nel 1912il conte Francesco Matarazzo incaricò il B. del progetto e della costruzione dell'ospedale Umberto I (terminato nel 1917). L'ospedale, accuratamente studiato nei suoi aspetti funzionali e dotato di tutti i ritrovati più moderni, fu un buon esempio di architettura ospedaliera ed è ancora oggi uno dei più efficienti di San Paolo. Alcune ricche famiglie di immigrati italiani si rivolsero al B. per i progetti delle loro lussuose abitazioni: sorsero così i palazzi dei Crespi (1923), dei Matarazzo (1924) e di altri che adornano i quartieri giardino di San Paolo. In Italia, il B. nel 1925 progettò la chiesa di Mussolinia (oggi Arborea), che fu costruita nel 1928; partecipò poi al concorso per la sistemazione della Manica Lunga del palazzo reale a Milano (abbattuta nel 1936). Avendo rifiutato di iscriversi al partito fascista.,decise di ritomare (1933) in Brasile, dove l'atmosfera della colonia italiana di San Paolo si presentava, però, ugualmente così gravosa da impedirgli ogni possibilità di ambientazione. Alla "Mooca", quartiere industriale di San Paolo, il B. progettò e costruì (1934-35) il "Nido" dei cotonifici Crespi, che, benché ultimato otto anni dopo l'apparizione del manifesto sull'arte moderna (firmato da artisti ed architetti brasiliani), con le sue esili colonne di sostegno, le ampie finestre, le fasce orizzontali di mattoni, profilate in muratura, parve così radicalmente moderno, da suscitare lo scandalo dell'opinione pubblica non qualificata: in realtà è l'opera migliore del Bianchi. Un suo progetto altrettanto valido, per l'orfanotrofio "Cristoforo Colombo", che sarebbe dovuto sorgere nel quartiere dell'Ipiranga, non fu attuato. L'ultima opera del B. fu la residenza dell'ingegner Lavilla, ora sede del club Nacional,sull'alto di una collinetta del Pacaembú, quartiere elegante di San Paolo: la ricchezza dei materiali, la vastità di spazio, la monumentalità ne fanno l'espressione di quella classe di Italiani che fecero fortuna in Brasile e dell'epoca fra le due guerre. Il B. fu anche acquarellista ed espose con successo i suoi acquarelli a Milano nel 1929 e a San Paolo nel 1933. Morì suicida a San Paolo nel novembre 1942
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rese a mandarli a due a due. Ogni volta che Dio ti chiama, ti mette in viaggio. Viene ad alzarti dalla tua vita installata, accende obiettivi nuovi, apre sentieri. A due a due e non ad uno ad uno. Il primo annuncio che i Dodici portano è senza parole, è l’andare insieme, l’uno al fianco dell’altro, unendo le forze. Ordinò loro di non prendere nient’altro che un bastone. Solo un bastone a sorreggere il passo e un amico a sorreggere il cuore. Un bastone per appoggiarvi la stanchezza, un amico per appoggiarvi il bisogno di comunione. Né pane, né sacca, né denaro nella cintura; e ordinò di non portare due tuniche. Partono senza nulla di superfluo, anzi senza neppure il necessario. Decisivi non sono i mezzi, decisive non solo le cose, ma la fede che «solo l’amore crea» (san Massimiliano Kolbe). Come se Gesù dicesse ai suoi: Voi vivrete di fiducia: fiducia in Dio, che non farà mancare nulla, e fiducia negli uomini, che apriranno le loro case. «Bagaglio leggero impone il viaggio e cuore fiducioso. Domani non so se qualcuno aprirà la porta ma confido nel tesoro d’amore disseminato per strade e città, mani e sorrisi che aprono case e ristorano cuori…» (M. Marcolini). Gesù ci vuole tutti nomadi d’amore: gente che non confida nel conto in banca o nel mattone ma nel tesoro disseminato in tutti i paesi e città: mani e sorrisi che aprono porte e ristorano cuori. La leggerezza del nomade è la sua ricchezza, lo porta verso gli altri e gli permette di riceverne i doni, di essere accolto come ospite. Mi provoca, mi mette con le spalle al muro la povertà di mezzi degli inviati. Vanno bene i pescatori del lago di Galilea, va bene anche un bovaro come il profeta Amos. E nessuno di noi ha meno di loro. Nessuno può dire io sono troppo piccolo per poter diventare testimone del Vangelo, troppo povero, non ho mezzi o cultura. E allora vado bene anch’io, perché il discepolo annuncia con la sua vita: il mio segreto non è in me, è oltre me, oltre le cose. La forza della Chiesa, oggi come allora, non sta nei numeri o nelle risorse o nei mass media, ma risiede nel cuore del discepolo: «L’annunciatore deve essere infinitamente piccolo, solo così l’annuncio sarà infinitamente grande» (G. Vannucci). Sorprende che Gesù insista più sulle modalità dell’annuncio, che non sui contenuti di esso. E proclamarono che la gente si convertisse, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. La conversione: vedere il mondo in altra luce, salpare verso cieli nuovi e terre nuove, una nuova architettura del mondo e di rapporti umani. Che è già iniziata. Le loro mani sui malati annunciano appunto che Dio è già qui. È vicino a te con amore. È qui e guarisce la vita. padre Ermes Ronchi
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+Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE C. All’inizio di questa celebrazione eucaristica, chiediamo la conversione del cuore, fonte di riconciliazione e di comunione con Dio e con i fratelli. Breve pausa di riflessione personale
C.A. Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà.
GLORIA
Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati dal mondo abbi pietà di noi; tu che togli i peccati dal mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.
COLLETTA
Donaci, o Padre, di non avere nulla di più caro del tuo Figlio, che rivela al mondo il mistero del tuo amore e la vera dignità dell'uomo; colmaci del tuo Spirito, perché lo annunziamo ai fratelli con la fede e
con le opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen
LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura
lontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. In lui anche voi, dopo avere ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza, e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio
Dal libro del profeta Amos In quei giorni, Amasìa, sacerdote di Betel, disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno». Amos rispose ad Amasìa e disse: «Non ero profeta né figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro. Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Canto al Vangelo Va’, profetizza al mio popolo IsraeALLELUIA. ALLELUIA le».Parola di Dio. Il Padre del Signore nostro Gesù A. Rendiamo grazie a Dio. Cristo illumini gli occhi del nostro SALMO RESPONSORIALE cuore per farci comprendere a R. Mostraci, Signore, la tua quale speranza ci ha chiamati. misericordia. Ascolterò che cosa dice Dio, il Si- ALLELUIA. gnore: egli annuncia la pace per il C. Il Signore sia con voi E con il tuo spirito. suo popolo, per i suoi fedeli. Sì, la A. sua salvezza è vicina a chi lo teme, C. Dal Vangelo secondo MARCO perché la sua gloria abiti la nostra Gloria a te o Signore VA N G E L O terra. R/. Amore e verità s’incontreranno, n quel tempo, Gesù chiamò a sé i giustizia e pace si baceranno. VeDodici e prese a mandarli a due rità germoglierà dalla terra e giu- a due e dava loro potere sugli spistizia si affaccerà dal cielo. R/. riti impuri. E ordinò loro di non Certo, il Signore donerà il suo be- prendere per il viaggio nient’altro ne e la nostra terra darà il suo frut- che un bastone: né pane, né sacca, to; giustizia camminerà davanti a né denaro nella cintura; ma di callui: i suoi passi tracceranno il cam- zare sandali e di non portare due mino. R/. tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi Seconda Lettura finché non sarete partiti di lì. Se in Dalla lettera di san Paolo apostolo qualche luogo non vi accogliesseagli Efesìni ro e non vi ascoltasBenedetto Dio, Padre del Signore sero, andatevene e nostro Gesù Cristo, che ci ha benescuotete la polvere detti con ogni benedizione spirisotto i vostri piedi tuale nei cieli in Cristo. In lui ci ha come testimonianza scelti prima della creazione del per loro». Ed essi, mondo per essere santi e immacopartiti, proclamarono lati di fronte a lui nella carità, preche la gente si condestinandoci a essere per lui figli vertisse, scacciavano adottivi mediante Gesù Cristo, semolti demòni, ungecondo il disegno d’amore della sua vano con olio molti infermi e li volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratifi- guarivano. Parola del Signore A. Lode a te, o Cristo. cati nel Figlio amato. In lui, meOMELIA ( seduti) diante il suo sangue, CREDO abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza Credo in un solo Dio, Padre onnipodella sua grazia. Egli l’ha riversata tente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, facendoci Credo in un solo Signore, Gesù Criconoscere il mistero della sua vo- sto, unigenito Figlio di Dio, nato dal
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Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Dio ci ha scelti per annunciare il suo Regno, donandoci tutto ciò che è necessario per continuare la sua missione. Preghiamo perché vinca le nostre resistenze e la nostra lentezza nel rispondere al suo invito. Preghiamo insieme e diciamo: Donaci, Signore, il tuo Spirito. 1. Per la Chiesa, nata dall'acqua del Battesimo e guidata dallo Spirito, e per i pastori della Chiesa, perché sentano la responsabilità e l'urgenza di portare la parola di Gesù a tutti gli uomini, preghiamo. 2. Per tutti coloro che hanno responsabilità nella società civile, perché esercitino il loro compito in spirito di servizio e non per la ricerca di prestigio, accogliendo e favorendo soprattutto i più poveri e disagiati, preghiamo. 3. Per i missionari e le persone che lavorano per i popoli più poveri, perché abbiano il coraggio della denuncia delle ingiustizie e la tenerezza dell'amore nell'incontro con tutti, preghiamo. 4. Per coloro che sono divenuti tempio dello Spirito con il dono del Battesimo e della Confermazione, perché il dono di Dio li faccia crescere nella vita della Chiesa, preghiamo. 5. Per noi che oggi abbiamo accolto la tua Parola, perché ci rendiamo disponibili all'annuncio del Vangelo, testimoniando con la vita la fede che abbiamo ricevuto, preghiamo.
C. O Padre, tu doni sempre all'umanità profeti e testimoni del tuo amore. Rendici sempre coscienti del tuo dono e responsabili del compito che ci hai affidato dal giorno del nostro Battesimo. Per Cristo nostro Signore. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Guarda, Signore, i doni della tua Chiesa in preghiera, e trasformali in cibo spirituale per la santificazione di tutti i credenti. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta C. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. In ogni tempo tu doni energie nuove alla tua Chiesa e lungo il suo cammino mirabilmente la guidi e la proteggi. Con la potenza del tuo Santo Spirito le assicuri il tuo sostegno, ed essa, nel suo amore fiducioso, non si stanca mai d'invocarti nella prova, e nella gioia sempre ti rende grazie per Cristo Signore nostro. Per mezzo di lui cieli e terra inneggiano al tuo amore; e noi, uniti agli angeli e ai santi, cantiamo senza fine la tua gloria: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli. C. Mistero della fede
Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire: PADRE NOSTRO Padre Nostro che sei nei Cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. C.
E con il tuo spirito.
Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna.
A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che per la comunione a questi santi misteri si affermi sempre più nella nostra vita l'opera della redenzione. Per Cristo nostro Signore. . Amen C. Il Signore sia con voi. A. Annunciamo la tua morte, Si- A. E con il tuo spirito. gnore, proclamiamo la tua risurreC. Vi benedica Dio onnipotente, zione nell’attesa della tua venuta. Padre, Figlio e Spirito Santo. DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA A. Amen. C. Per Cristo, con Cristo e in CriC. Nel nome del Signore: andate sto, a te Dio, Padre onnipotente, in pace. nell’unità dello Spirito Santo, ogni A. Rendiamo grazie a Dio onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del