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on c’è parola più dolce di agosto. Ad agosto molte routine si spezzano, molte regole non reggono più; ad agosto chi ha un lavoro lo interrompe, chi non ce l’ha ne trova uno; ad agosto i bambini sono liberi come bambini liberi; ad agosto abbondano le cotte. Ad agosto stanno male solo i vecchi e i cani. In spagnolo “fare il proprio agosto” vuol dire guadagnare un sacco di soldi. Ma agosto, è, come tutte, una parola strana. Le cose hanno dei nomi, e tendiamo a usare i nomi delle cose come se fossero solo dei nomi di cose. Ma i nomi racchiudono una storia, e pronunciandoli evochiamo quelle storie senza rendercene conto; diciamo un sacco di cose senza rendercene conto. Senza avere consapevolezza del peso, del senso racchiuso da ogni parola. Questa consapevolezza potrebbe essere insopportabile: se ogni volta che qualcuno usa una parola pensasse da dove viene, di cosa parla, diventerebbe una sorta di Funes e, come il personaggio di Borges, soffocherebbe sotto il peso di una memoria incapace di dimenticare nulla. Ma a volte viene voglia. Ad agosto, per esempio, durante le vacanze: un buon momento per riflettere su cosa diciamo quando diciamo certe cose. Agosto, per esempio.
TRIBUTO A UN DITTATORE
Verso il 50 avanti Cristo c’era una repubblica in agonia. Roma era ormai troppo potente per tollerare quel sistema quasi democratico, e in molti lottavano per diventare re; ad avere più possibilità era un tale Gaio Giulio Cesare, militare provetto, politico astuto, seduttore incallito. Sembrava che ce l’avesse fatta nel 47, quando un adulatore gli regalò la testa del suo più grande nemico, Pompeo Magno, con un’espressione di sorpresa. Ma nel 44 i suoi amici si stufarono di lui, gli assestarono diverse pugnalate e tu quoque, Brute. La sua morte scatenò una guerra tra supplenti e, come a volte succede, vinse un contendente inaspettato: Gaio Ottavio Turino era un nipote del defunto, che lo aveva adottato nel suo testamento. All’epoca il ragazzo aveva diciott’anni e decise di chiamarsi Gaio Giulio Cesare Ottaviano. Augusto gli diede il suo nome di tiranno e noi, venti secoli dopo, lo chiamiamo ancora come decise lui Il nipote dominò Roma per quarant’anni, mise fine a qualsiasi velleità repubblicana, creò un sistema di dominio assoluto. Fece sapere di essere un dio e il senato, trasformato in un club di fan, lo autorizzò a chiamarsi Augusto: santo, venerabile. Poi l’uomo decise che anche il tempo era il suo regno; scelse il mese che gli piaceva di più – perché, disse, era il mese dei suoi maggiori trionfi – e gli dette il suo nome di tiranno. E noi, venti secoli dopo, lo chiamiamo ancora come decise lui. Agosto è il mese più crudele: l’imposizione del vincente di una guerra civile cruenta, brutale. Come se in Spagna il mese di aprile si chiamasse Franchio, per dire. Solo che, chiaramente, il potere assoluto imposto da Augusto durò più di tre secoli: fu uno dei dittatori di maggiore successo della storia, e per questo, immagino, continuiamo a festeggiarlo. Lo facciamo: gli rendiamo tributo. Solo una volta, l’unica vera rivoluzione di questi tempi osò cambiarlo. Gli inventori della repubblica francese decisero che non potevano continuare a vivere nel tempo dei re e dei sacerdoti e decretarono l’anno 1, il momento in cui il tempo avrebbe cessato di dipendere da un mago palestinese. E ribattezzarono i mesi dell’anno per smettere di rendere omaggio, tra le altre cose, agli autocrati romani. Fu troppo, rapidamente la reazione reagì, e tornammo alla solita epoca. E così viviamo, in questo tempo arcaico. La cosa strana è che non l’abbiamo mai cambiato. Che accettiamo questi nomi come se non avessero un significato. Che ci abituiamo, come a tante altre cose, senza pensarci. Che sappiamo, così bene, vivere senza pensarci.
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n agosto siamo nel picco dell’estate, delle vacanze, e le grandi città si svuotano. Gli studenti hanno iniziato le ferie già da settimane, ma ora vengono i giorni in cui potranno stare di più con la famiglia e ritrovare le proprie origini. Le famiglie in genere si vedono di più. Nella nostra diocesi di Urgell è il momento in cui arrivano i turisti e amici e familiari che vivono lontano. Vengono a trascorrere qualche giorno nei paesi dai quali si sono allontanati, e siamo felici di rivivere amicizie che risalgono all’infanzia. Dobbiamo anche tener presente quelli che vivono accanto a noi e non possono permettersi delle vacanze, per motivi di lavoro o economici, o perché sono malati o devo prendersi cura di qualche anziano o bambino. Noi cristiani siamo chiamati a dare un senso a tutto ciò che viviamo. Non possiamo mai smettere di essere sale e luce per il mondo, anche in vacanza. È così che il tempo libero può diventare un periodo – anche se breve – per riordinarci, per godere di luoghi e conoscenze, un momento per riposare, pregare e leggere un po’ di più, per avvicinarci alle meraviglie della natura senza fretta, ammirandola. E soprattutto le vacanze sono un momento per avvicinarsi di più a Dio e alle nostre famiglie. Giorni per rinnovarsi davanti a Dio, ritrovare le nostre origini, gli amici e la famiglia, e riscoprire la nostra profonda vocazione ad amare e ad essere amati. Giorni per andare più a fondo. Non c’è tempo vuoto o senza senso per il credente o per chi ama. Vi offro un decalogo per le vacanze nel caso possa essere utile: 1. In vacanza mi propongo di godermi di più il fatto di vivere piuttosto che di fare molte cose. 2. Riposare ora per poter servire meglio dopo. Bisogna saper lavorare ma bisogna anche saper riposare, fermarsi, riflettere. 3. Non lasciamoci rubare la pace da angosce o cose che non sono ancora accadute, o che non hanno soluzione o semplicemente ci fanno paura. 4. Ogni giorno bisogna aprire la finestra alla speranza e all’allegria. 5. Dedicare molto tempo a ciò che vale davvero la pena. 6. Essere felici valorizzando le cose semplici di ogni giorno e la compagnia di chi ci circonda. 7. Dare più spazio all’ascolto, o semplicemente a stare con chi amiamo e ci ama. 8. Contemplare con ammirazione le meraviglie che comporta la vita, la natura, i rapporti di amicizia. 9. Quando arriva la sera rendere grazie al Creatore e cercare di concludere la giornata nella riconciliazione e nella pace con se stessi e con tutti. 10. Mi addormenterò confidando in Dio, abbandonato al suo amore provvidente, che non ci lascia mai. Vi auguro di poter godere anche solo di qualche giorno di vacanza e di cambio del ritmo, perché la nostra vita cristiana ne benefici.
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Avrebbe dovuto essere un’escursione come tante altre quella di Marin che, in sella alla sua mountain bike, voleva affrontare le salite e le discese dei percorsi sul monte Semenic in Romania. Dopo una trentina di chilometri già percorsi, però, Marin è scivolato e, cadendo, si è fratturato il bacino. Un dolore lancinante, il suo, che gli impediva di muoversi mentre, sulla montagna, iniziavano a calare le tenebre e a scendere le temperature. L’arrivo inatteso del cane eroe Tra dolore, freddo e buio per Marin – rannicchiato per terra in attesa dell’arrivo dell’ambulanza – la situazione poteva complicarsi notevolmente quando, all’improvviso, ha notato una presenza nelle vicinanze: un cane. «Gli ho detto di avvicinarsi – racconta Marin, – e gli ho anche trovato un nome: Squares. Lui si è fermato a guardarmi a qualche metro di distanza e, quando ha capito che non me ne sarei andato, si è avvicinato e si è seduto vicino a me sopra la coperta». Una vicinanza, quella con il quattro zampe, davvero provvidenziale perché, oltre a migliorare l’umore, ha anche permesso al ciclista (ricoverato poi con un principio di ipotermia) di tenere un po’ più alta la sua temperatura corporea. La corsa dietro l’ambulanza e il lieto fine All’arrivo dei soccorsi, quindi, Marin è stato subito caricato sulla barella ma il suo nuovo amico non aveva certo intenzione di lasciarlo solo. Dopo aver provato a salire sull’ambulanza rannicchiandosi in un angolo, infatti, Squares ha rincorso l’ambulanza per buona parte della strada. Colpiti dalla fedeltà e dalla devozione del cane, quindi, i volontari dell’ambulanza hanno raccontato l’intera storia attraverso le loro pagine social e anche per Squares è arrivato il lieto fine. «È stato un eroe – ha raccontato la responsabile del centro che l’ha salvato dalla vita randagia – e il suo atto di affetto nei confronti degli umani non poteva essere trascurato. Quando abbiamo saputo la sua storia abbiamo subito pensato che meritava qualcosa in più che essere abbandonato tra i boschi». Detto, fatto. Il cane – dopo varie ricerche – è stato trovato e portato in salvo nel centro a valle dove è stato adottato dal vicepresidente del consiglio comunale della zona.
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ventre di una madre c'erano due bambini. Uno ha chiesto all'altro: "Ci credi in una vita dopo il parto?" L'altro ha risposto: "È chiaro. Deve esserci qualcosa dopo il parto. Forse noi siamo qui per prepararci per quello che verrà più tardi". "Sciocchezze", Ha detto il primo, "non c'è vita dopo il parto. Che tipo di vita sarebbe quella?" Il secondo ha detto: "Io non lo so, ma ci sarà più luce di qui. Forse noi potremo camminare con le nostre gambe e mangiare con le nostre bocche. Forse avremo altri sensi che non possiamo capire ora". Il primo replicò: "Questo è assurdo. Camminare è impossibile. E mangiare con la bocca!? Ridicolo! Il cordone ombelicale ci fornisce nutrizione e tutto quello di cui abbiamo bisogno. Il cordone ombelicale è molto breve. La vita dopo il parto è fuori questione". Il secondo ha insistito: "Beh, io credo che ci sia qualcosa e forse diverso da quello che è qui. Forse la gente non avrà più bisogno di questo tubo fisico". Il primo ha contestato: "Sciocchezze, e inoltre, se c'è davvero vita dopo il parto, allora, perché nessuno è mai tornato da lì? Il parto è la fine della vita e nel post-parto non c'è nient'altro che oscurità, silenzio e oblio. Lui non ci porterà da nessuna parte". "Beh, io non so", ha detto il secondo, "ma sicuramente troveremo la mamma e lei si prenderà cura di noi". Il primo ha risposto: "Mamma, tu credi davvero a mamma? Questo è ridicolo. Se la mamma c'è, allora, dov'è ora?" Il secondo ha detto: "Lei è intorno a noi. Siamo circondati da lei. Noi siamo in lei. È per lei che viviamo. Senza di lei questo mondo non ci sarebbe e non potrebbe esistere". Ha detto il primo: "Beh, io non posso vederla, quindi, è logico che lei non esiste". Al che il secondo ha risposto: "A volte, quando stai in silenzio, se ti concentri ad ascoltare veramente, si può notare la sua presenza e sentire la sua voce da lassù".
**Questo è il modo in cui uno scrittore ungherese ha spiegato l'esistenza di Dio.
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Giorgio La Pira: un politico santo Il 24 settembre 1954 Giorgio La Pira pronunciò un memorabile discorso al Consiglio Comunale di Firenze. Egli era tanto amareggiato per le critiche ricevute a motivo della sua presa di posizione a favore dei licenziati e degli sfrattati e affrontò decisamente l’argomento dicendo: “Signori Consiglieri,si allude forse ai miei interventi per i licenziamenti e per gli sfratti e per altre situazioni nelle quali si richiedeva a favore degli umili, e non solo di essi, l’intervento immediato, agile, operoso del capo della città? Ebbene, io ve lo dichiaro con fermezza fraterna ma decisa: voi avete nei miei confronti un solo diritto: quello di negarmi la fiducia! Ma non avete il diritto di dirmi: signor Sindaco, non si interessi delle creature senza lavoro, senza casa, senza assistenza (vecchi, malati, bambini). É il mio dovere fondamentale questo: dovere che non ammette discriminazioni e che mi deriva prima che dalla mia posizione di capo della città - e quindi capo della unica e solidale famiglia cittadina -, dalla mia coscienza di cristiano: c’è qui in gioco la sostanza stessa della Grazia e dell’Evangelo! Quindi, signori Consiglieri, è bene parlare chiaro su questo punto! Ripeto, voi avete un diritto nei miei confronti: negarmi la fiducia: dirmi con fraterna chiarezza: signor La Pira, lei è troppo fantasioso e non fa per noi! Ed io ringrazierò: perché se c’è una cosa cui aspiro dal fondo dell’anima è il mio ritorno al silenzio e alla pace della cella di San Marco, mia sola ricchezza e mia sola speranza! Ed è forse bene, amici, che voi vi decidiate così! Io non sono fatto per la vita politica nel senso comune di questa parola: non amo le furbizie dei politici e i loro calcoli elettorali; amo la verità che è come la luce; la giustizia, che é un aspetto essenziale dell’amore; mi piace di dire a tutti le cose come stanno: bene al bene e male al male. Un uomo così fatto, non deve restare più oltre nella vita politica che esige - o almeno si crede che esiga - altre dimensioni tattiche e furbe! Ma se volete che resti ancora sino al termine del viaggio, allora voi non potete che accettarmi come sono: senza calcolo; col solo calcolo di cui parlava l’Evangelo: fare il bene perché è bene! Alle conseguenze del bene fatto ci penserà Iddio!”. Oggi, nel mondo politico, non capita più di sentire questi discorsi: oggi prevale l’opportunismo, il carrierismo, la fame di potere, il desiderio di poltrone, il tornaconto personale. Giorgio La Pira era limpido: non conosceva i doppi giochi, i doppi sensi, le doppie alleanze, le dietrologie insidiose: era un santo! Giorgio La Pira era libero: aveva scelto di amare e di servire e, pertanto, non temeva di perdere il potere. Egli aveva una sola paura: quella di non poter servire il prossimo: perché era un santo!
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“-Ti prego che tutti coloro che, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, ottengano ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”. Il quanti anni vuoi questa cuore generoso di san indulgenza?”, il santo risponde: Francesco non ha dubbi sulla “Padre Santo, non domando richiesta da avanzare a Cristo e anni, ma anime”. E felice, il 2 alla Vergine apparsi mentre era agosto 1216, insieme ai Vescovi immerso nella preghiera dell’Umbria, annuncia al popolo alla Porziuncola. E' una notte convenuto alla Porziuncodell'anno 1216 e il Salvatore e la la:“Fratelli miei, voglio sua Santissima Madre rifulgono mandarvi tutti in Paradiso!”. nella luce che illumina Il racconto delle Fonti francescaimprovvisamente l'altare, circondati da un coro di ne illustra con una vividezza che i secoli non hanno Angeli. offuscato l'origine del Perdono di Assisi", Il poverello di Assisi, che di tutto si spoglia e in tutto una indulgenza plenaria che può essere si umilia, non ha incertezze nemmeno davanti acquisita per sè o per i propri defunti dal al pontefice Onorio III: Gesù stesso gli ha chiesto di rivolgersi al suo vicario in terra che in quel mezzogiorno del 1° agosto alla momento si trovava a Perugia. “Quello che tu chiedi, mezzanotte del 2 agosto dai fedeli che o frate Francesco, è grande – gli aveva detto il Signore nella visione della Porziuncola -, ma di maggiori cose osservino alcune condizioni visitando una sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la chiesa: confessarsi, comunicarsi, tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio pregare secondo le intenzioni del vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”. pontefice, recitare il Credo e il Padre OTTO SECOLI DI MISERICORDIA nostro. Alla domanda del pontefice: “Francesco, per
PORZIUNCOLA IN SANTA MARIA DEGLI ANGELI
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a Porziuncola era una chiesetta circondata da una piccolo pezzo di terra (in latino portiuncula), che i Benedettini del Monte Subasio dettero in uso a san Francesco e ai suoi quando, scacciati da Rivotorto, stabilirono qui il luogo dove ritrovarsi dopo i viaggi e le peripezie apostoliche. Di tutti i luoghi dove visse san Francesco questo è il più legato alla memoria del suo apostolato e della sua santa vita. Qui l’Ordine minoritico si consolidò; qui San Francesco accolse Santa Chiara quando essa lasciò la vita nel mondo per intraprendere la vita claustrale; qui si radunavano tutti i frati dell’Ordine, in breve tempo assai cresciuti di numero, per i Capitoli annuali; qui San Francesco volle ritornare per andare incontro a sorella morte. La Basilica di Santa Maria degli Angeli fu eretta sulla vetusta e santa cappelletta della Porziuncola nel 1569. Questo Santuario deve soprattutto la sua rinomanza mondiale alla celebre Indulgenza, detta del Perdono di Assisi. Secondo la tradizione nel 1216 la SS. Vergine, circondata da un coro angelico (di qui il nome del Santuario) apparve a san Francesco, ed esaudendo le sue preci, ottenne da Dio l’indulgenza plenaria a tutti coloro che in futuro si fossero recati alla Porziuncola. Papa Onorio III, recentemente eletto e residente nella vicina Perugia, avrebbe confermato al Santo la stessa indulgenza, che in quei tempi si poteva lucrare soltanto dai Crociati che si recavano in Terra Santa, e dai pii romei che visitavano le Tombe degli Apostoli a Roma. Per sette secoli, milioni e milioni di pellegrini hanno potuto ottenere, grazie alla carità di san Francesco, il totale Perdono delle pene dovute ai peccati. Nel 1909 Pio X proclamò anche questo santuario francescano «caput et mater» dell’Ordine Minoritico e lo decorò anche dei titoli di Basilica Patriarcale e Cappella Papale, assimilandolo in ciò alla Basilica di San Francesco in Assisi, che già da sette secoli godeva di tali privilegi e titoli.
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padre Ermes Ronchi
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C.
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+Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE C. Il Signore Gesù, che ci invita alla mensa della Parola e dell’Eucaristia, ci chiama alla conversione. Riconosciamo di essere peccatori e invochiamo con fiducia la misericordia di Dio.
che il pane terreno, perché sia saziata ogni fame del corpo e dello spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen
LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura
Dal secondo libro dei Re In quei giorni, da Baal-Salisà venne un uomo, che portò pane di primizie all’uomo di Dio: venti pani d’orzo e grano novello che aveva nella bisaccia. Eliseo disse: «Dallo da mangiare alla gente». Ma il suo servitore disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?». Egli replicò: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne faBreve pausa di riflessione personale C Signore, che chiami a te tutti ranno avanzare”». Lo pose davanti coloro che sono affaticati e oppres- a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola si, abbi pietà di noi. del Signore. Parola di Dio. Signore, pietà. Rendiamo grazie a Dio. Cristo, che hai dato ai tuoi apostoli A. S ALMO RESPONSORIALE le chiavi del regno dei cieli per R. Apri la tua mano, Signore, legare e per sciogliere, abbi pietà e sazia ogni vivente. di noi. Cristo, pietà. Ti lodino, Signore, tutte le tue opeSignore che fai consistere tutta la re e ti benedicano i tuoi fedeli. Dilegge nell’amore di Dio e del proscano la gloria del tuo regno e parsimo, abbi pietà di noi. lino della tua potenza. R/. Signore, pietà. Gli occhi di tutti a te sono rivolti in C. Dio Onnipotente abbia miseattesa e tu dai loro il cibo a tempo ricordia di noi, perdoni i nostri opportuno. Tu apri la tua mano e peccati e ci conduca alla vita etersazi il desiderio di ogni vivente. na. R/. A. Amen. Giusto è il Signore in tutte le sue GLORIA vie e buono in tutte le sue opere. Il Gloria a Dio nell'alto dei cieli e Signore è vicino a chiunque lo inpace in terra agli uomini di buo- voca, a quanti lo invocano con sinna volontà. Noi ti lodiamo, ti be- cerità. R/. nediciamo, ti adoriamo, ti gloriSeconda Lettura fichiamo, ti rendiamo grazie per Dalla lettera di san Paolo apostolo la tua gloria immensa, Signore agli Efesini Dio, Re del cielo, Dio Padre on- Fratelli, io, prigioniero a motivo nipotente. Signore, figlio unige- del Signore, vi esorto: comportatenito, Gesù Cristo, Signore Dio, vi in maniera degna della chiamata Agnello di Dio, Figlio del Padre, che avete ricevuto, con ogni umiltu che togli i peccati dal mondo tà, dolcezza e magnanimità, sopabbi pietà di noi; tu che togli i portandovi a vicenda nell’amore, peccati dal mondo, accogli la avendo a cuore di conservare l’unostra supplica; tu che siedi alla nità dello spirito per mezzo del destra del Padre, abbi pietà di vincolo della pace. noi. Perché tu solo il Santo, tu Un solo corpo e un solo spirito, cosolo il Signore, tu solo l'Altissime una sola è la speranza alla quamo, Gesù Cristo, con lo Spirito le siete stati chiamati, quella della Santo: nella gloria di Dio Padre. vostra vocazione; un solo Signore, Amen. una sola fede, un solo battesimo.
COLLETTA
O Padre, che nella Pasqua domenicale ci chiami a condividere il pane vivo disceso dal cielo, aiutaci a spezzare nella carità di Cristo an-
Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio
Canto al Vangelo
ALLELUIA. ALLELUIA Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo. ALLELUIA. C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo GIOVANNI A. Gloria a te o Signore
VA N G E L O
quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Parola del Signore A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti) CREDO
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Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI Gesù ha moltiplicato il cibo per compassione verso le persone che lo seguivano e che erano affamate. Preghiamo il Padre perché la nostra vita sia coerente con ciò che Gesù ci ha insegnato a vivere. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per la Chiesa e i suoi testimoni: sappiano denunciare l'ingiustizia di un sistema economico che rende i ricchi sempre più ricchi e porta all'indigenza coloro che non hanno risorse, preghiamo. 2. Per quanti hanno l'incarico di governare: si distinguano per il disinteresse e per la dedizione al loro compito di servizio alla società civile, proponendosi anche come esempio di vita, preghiamo. 3. Per i popoli tormentati dalla guerra e dalla fame: gli organismi internazionali e la sensibilità dell'opinione pubblica impediscano il proliferare della violenza e delle ingiustizie, preghiamo. 4. Per gli insegnanti e per gli educatori: perché i giovani crescano nell'apprezzare il valore della solidarietà e sappiano farsi capaci di gesti solidali verso i più poveri, preghiamo. 5. Per la nostra comunità, perché la condivisione dello stesso pane e la celebrazione dell'Eucaristia unisca tutti noi, nella condivisione dei no-
stri doni e carismi, preghiamo. C. Signore, aiutaci a continuare con la nostra vita cristiana il miracolo che tu hai operato in favore di tutti gli uomini, affamati della tua Parola. Tu sei Dio e vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Accetta, Signore, queste offerte che la tua generosità ha messo nelle nostre mani, perché il tuo Spirito, operante nei santi misteri, santifichi la nostra vita presente e ci guidi alla felicità senza fine. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta C. È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l'inno di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, dal quale tutto l'universo riceve esistenza, energia e vita. Ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra é un dono sempre nuovo del tuo amore per noi, e un pegno della vita immortale, poiché possediamo fin da ora le primizie del tuo Spirito, nel quale hai risuscitato Gesù Cristo dai morti e viviamo nell'attesa che si compia la beata speranza nella Pasqua eterna del tuo regno. Per questo mistero di salvezza, insieme agli angeli e ai santi, proclamiamo a una sola voce l'inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo …. C. Mistero della fede
insegnamento, osiamo dire: PADRE NOSTRO Padre Nostro che sei nei Cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. C.
E con il tuo spirito.
Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna.
A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. O Dio, nostro Padre, che ci hai dato la grazia di partecipare al mistero eucaristico, memoriale perpetuo della passione del tuo Figlio, fa' che questo dono del suo ineffabile amore giovi sempre per la noA. Annunciamo la tua morte, Si- stra salvezza. Per Cristo nostro Signore, proclamiamo la tua risurre- gnore. zione nell’attesa della tua venuta. Amen DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. C. Per Cristo, con Cristo e in CriA. E con il tuo spirito. sto, a te Dio, Padre onnipotente, C. Vi benedica Dio onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni Padre, Figlio e Spirito Santo. onore e gloria, per tutti i secoli dei A. Amen. secoli. C. Nel nome del Signore: andate A. Amen in pace. C. Obbedienti alla parola del A. Rendiamo grazie a Dio Salvatore e formati al suo divino