Adeste nr. 32 Domenica 05 Agosto 2018

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L’indagine di Legambiente: trovati 620 rifiuti ogni 100 metri. uest’estate, accanto all’ombrellone, rischiate di trovare un vicino ingombrante e non esattamente profumato: un cumulo di spazzatura. La pessima cartolina balneare è il ritratto del mare italiano fatto da Legambiente, che con l’indagine Beach Litter 2018 ha monitorato 78 spiagge, per un totale di oltre 400mila metri quadri (pari a quasi 60 campi di calcio), e ha trovato una media di 620 rifiuti ogni 100 metri. In pratica, è più facile trovare un pezzo di plastica che una conchiglia. Le spiagge oggetto dell’indagine di Legambiente sono state 22 in Campania, 15 in Sicilia, 7 in Calabria, 7 nelle Marche, 6 in Puglia, 4 nel Lazio, 4 in Basilicata, 3 in Sardegna, 3 in Toscana, 2 in Veneto, 2 in Molise, una in Emilia-Romagna, Abruzzo e Friuli-Venezia Giulia. Nella stragrande maggioranza dei casi, l’80 per cento, si tratta appunto di rifiuti di plastica. Soprattutto frammenti, anelli, tappi e cotton fioc. Bottiglie, stoviglie e buste usa e getta, tutte in plastica, sono state trovate addirittura nel 95 per cento delle spiagge monitorate. Per il resto, vetro o ceramica (7,4%), metallo (3,7%), carta e cartone (3,4%). Il colpevole? Secondo l’indagine di Legambiente, la cattiva gestione dei rifiuti urbani resta la causa principale della presenza dei rifiuti sulle spiagge italiane (il 42% degli oggetti è riconducibile ad essa). Poi, c’è la carenza dei sistemi di depurazione e l’abitudine di gettare nel wc e negli scarichi domestici cotton fioc, blister di medicinali, contenitori delle lenti a contatto, aghi da insulina, assorbenti o applicatori e altri oggetti di questo tipo che poi ci ritroviamo sulle spiagge (il 10% dei rifiuti). Attività come la pesca e l’acquacoltura sono responsabili del 6% degli oggetti registrati, in particolare reti e lenze. “Chiediamo all’Europa di essere ancora più ambiziosa nella sua strategia anti plastica, definendo nuove misure legislative per contrastare l’usa e getta – ha dichiarato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – è anche urgente avviare la rimozione dei rifiuti dai fondali marini, con la messa a sistema del sistema del ‘fishing for litter’ e con la raccolta e il riciclo di quelli plastici presenti sulle spiagge”. Oltre all’inevitabile fastidio per i bagnanti, bisogna considerare che i rifiuti in spiaggia hanno un impatto devastante sull’ambiente e sulla fauna, con l’ingestione dei rifiuti di plasticaè stata documentata in oltre 180 specie marine. I rifiuti più pericolosi sono infatti quelli che non si vedono: le microplastiche, che entrano nella catena alimentare e la contaminano. E poi c’è anche un danno economico: secondo uno studio commissionato ad Arcadis dall’Unione europea, il marine litter – i rifiuti marini – costa all’Europa 478 milioni di euro all’anno solo per i settori di turismo e pesca, mentre per pulire tutte le spiagge europee il costo stimato è di 412 milioni di euro.

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Una pessima abitudine che si fatica a correggere e allora arrivano le multe, sempre più salate. Butti i mozziconi fuori dal finestrino o in spiaggia? Le norme sono molto severe: chi sporca, paga da 60 fino a ben 400 euro. Spiagge e strade sempre più inquinate dalla plastica, ma anche dai mozziconi delle sigarette. Appellarsi al buon senso a quanto pare non serve perché alcuni sembrano proprio non capire che l’ambiente va rispettato. Così arrivano le sanzioni che già da un paio di anni prevedono che ci sporca deve essere multato. Chi lascia sulla sabbia o in acqua rifiuti di piccole dimensioni come scontrini, fazzoletti, tappi di bottiglia o gomme da masticare, può rischiare una multa da 30 fino a 150 euro, mentre nel caso dei mozziconi di sigaretta da 60 a 300 euro. Secondo gli esperti, i mozziconi di sigaretta sono inquinanti e pericolosi per l’ambiente e per la salute quanto i rifiuti industriali. Ma purtroppo forse sono in pochi a saperlo vista la quantità di fumatori che continuano a gettarli in strada o addirittura in mare. Nel Mediterraneo ad esempio rappresentano il 40% dei rifiuti. Quanto ci mette una sigaretta a decomporsi? Dai 5 ai 12 anni, per cui ricordiamoci che buttare rifiuti in natura non è mai un atto privo di conseguenze e ha sempre un impatto sul nostro ecosistema. Beach Litter 2018, i dati Quattro rifiuti per ogni passo che facciamo sulle nostre spiagge. Di ogni tipo, colore, forma, dimensione. Invece delle conchiglie, ormai, a farla da padrona sui nostri litorali ci sono plastica, vetro o pezzi di metallo: rifiuti spiaggiati gettati consapevolmente o che provengono direttamente dagli scarichi non depurati e dall’abitudine di utilizzare i wc come una pattumiera e soprattutto dalla cattiva gestione dei rifiuti a terra. È quanto emerge dall’indagine Beach Litter 2018 condotta da Legambiente che fotografa anche stavolta una situazione critica per molti arenili italiani: su 78 spiagge monitorate, per un totale di

oltre 400mila metri quadri, pari a quasi 60 campi di calcio, sono stati trovati una media di 620 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia. La plastica si conferma la regina indiscussa tra i materiali più trovati, con un percentuale dell’80%, seguita da seguita da vetro/ceramica (7,4%), metallo (3,7%) e carta/ cartone (3,4%). Sul podio dei rifiuti più trovati ci sono i frammenti di plastica, ovvero i residui di materiali che hanno già iniziato il loro processo di disgregazione, anelli e tappi di plastica e infine i cotton fioc, che salgono quest’anno al terzo posto della top ten. I rifiuti plastici usa e getta sono stati rinvenuti nel 95% delle spiagge monitorate. Gettare mozziconi dal finestrino (e non solo) L'art. 15 del Codice della Strada inserisce tra gli atti vietati, "depositare rifiuti o materie di qualsiasi specie, insudiciare e imbrattare comunque la strada e le sue pertinenze, insozzare la strada o le sue pertinenze gettando rifiuti o oggetti dai veicoli in sosta o in movimento". Chiunque viola uno di questi divieti è soggetto, rispettivamente, alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 25 a euro 99 oppure a quella da euro 105 a euro 422 per il getto di rifiuti dal veicolo. Norme che si trovano anche nel collegato ambientale. La legge prevede che chi verrà beccato ad abbandonare per strada scontrini, fazzoletti di carta e gomme da masticare, sarà soggetto ad una multa da 30 a 150 euro: invece, chi trasgredisce il divieto di abbandonare mozziconi di sigaretta sul suolo dovrà rassegnarsi a pagare una sanzione aumentata fino al doppio, e cioè fino a 300 euro.La soluzione c’è ed è semplicissima: portare con sé un portacenere portatile, il cosiddetto cenerino, tascabile, comodo e utile. Anzi, se vedete rifiuti abbandonati, fate una buona azione e raccoglieteli


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chi di fronte alle difficoltà agisce in modo reattivo, chi cerca una strategia da applicare, chi cerca una mediazione e chi si nasconde evitando di accettare le proprie responsabilità. Tanti modi di reagire ognuno dei quali produce conseguenze che possono ripercuotersi sugli altri oltre che su se stessi. A volte chi si nasconde è proprio chi invece dovrebbe dirigere l’azione: il risultato? Un disastro. Da piccolo mi hanno insegnato che lo struzzo quando ha paura o deve affrontare delle difficoltà, essendo un animale indifeso, non può far altro che nascondere la testa sotto la sabbia pensando in questo modo di non essere visto e di riuscire a schivare il pericolo. In realtà non è proprio così. Lo struzzo, l’uccello più grande esistente sul pianeta, può correre molto velocemente per difendersi e sfuggire ai predatori, ha una forza incredibile nelle zampe per poter sferrare colpi e un becco altrettanto micidiale. Quindi non è proprio un animale del tutto indifeso. Il modo di dire “fare lo struzzo” deriva invece da un altro comportamento: in certe situazioni, lo struzzo, vista la scarsità nel suo habitat di veri e propri ripari, si abbassa completamente al suolo, fa strisciare collo e testa sino a terra e, rimanendo immobile, cerca di assomigliare il più possibile a un cespuglio. Comunque sia, nell’immaginario collettivo si comporta come lo struzzo quella persona che fa finta di non vedere le difficoltà per cercare di evitarle e per non assumersi così le proprie responsabilità. Devo dire che incontro molte persone che si comportano i questo modo e, occupandomi di counseling anche in ambito formativo e aziendale, vi posso confermare che, spesso, con il loro atteggiamento creano situazioni difficilmente gestibili. A volte, “fanno lo struzzo” persone che sono tendenzialmente accondiscendenti, che faticano a vedere i difetti degli altri o la pericolosità di certe situazioni e di certe relazioni. Questo può derivare da un carattere particolarmente malleabile, poco incline al confronto, debole di fronte alle scelte; un carattere che ha grandi insicurezze e che ha la necessità costante di creare consenso unanime intorno a sé. Altre volte, invece, “facciamo gli struzzi” perché c’è un fermo rifiuto di tutto ciò che è legato al senso di responsabilità personale e sociale, una sorta di scantonamento da ogni impegno e implicazione che può derivare. Il risultato è un continuo rimpallo di responsabilità, di azioni, di decisioni. In entrambi i casi è certo che il comportamento dello struzzo non aiuta anche se può sembrare la soluzione migliore di fronte ad un clima d’ incertezza e instabilità. Purtroppo, e me ne rendo conto ogni giorno, questo tipo di atteggiamento sta diventando sempre più frequente in persone che hanno un ruolo di tipo decisionale, spesso anche importante. Quel che è peggio è che pensano sia l’atteggiamento migliore e che il tempo darà loro ragione. Purtroppo sbagliano. ….Come evitare l’atteggiamento dello struzzo e, soprattutto quali strategie adottare? ·Imparare ad accettare le sfide anche se difficili come delle opportunità di crescita ·Condividere i successi ed anche gli errori con semplicità e spirito di condivisione ·Evitare di accentrare o di delegare troppo e solo ad alcuni ·Ascoltare in modo attivo, senza pregiudizi o timori ·Vivere le proprie responsabilità come una prospettiva di crescita comune e non come un peso ·Non avere timore delle differenze di opinioni, vederle come momenti per imparare ·Continuare a cercare il consenso per la crescita comune e non per il successo personale (che ne è invece una logica conseguenza) ·Chiedere aiuto apertamente e non temere le critiche: meglio sembrare indecisi nel chiedere che dimostrare di esserlo nel non fare niente · Ricordarsi sempre che ognuno di noi è chiamato a compiere “miracoli” attraverso le nostre piccole azioni: non agire o evitare di farlo è un torto a se stessi.


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mette la testa sotto la sabbia? Non certo gli struzzi! Eh già, i nostri amici struzzi non nascondono la testa sotto terra in caso di pericolo: soffocherebbero. Come ogni animale con un po’ di sale in zucca, quando si accorgono di un pericolo scappano, e non hanno certo bisogno di espedienti strani per mettersi al riparo: riescono infatti a correre alla velocità di 65-70km/h per circa 30 minuti. Da cosa nasce la leggenda? Ad un osservatore inesperto può sembrare che lo struzzo metta la testa sotto la sabbia, ma in realtà si china nel proprio nido (che è un buco profondo nel terreno) con la testa che fa capolino scrutando l’orizzonte, o se lontano dalla tana col corpo appoggiato per terra e la testa distesa, cercando di assomigliare a un cespuglio o un grosso sasso. Se poi il predatore si avvicina troppo, inizia la maratona. L’abbandono della tana non è un dilemma se non quando sono già state deposte delle uova. In questo caso, lo struzzo deve decidere se scappare di fronte a un pericolo o proteggere l’investimento fatto nella propria discendenza. Mamma e papà struzzo si dividono perciò i compiti: di notte cova il maschio, sgargiante coi suoi colori bianco e nero, di giorno cova la femmina, di color bruno. Quando il predatore appare all’orizzonte, prevalentemente di giorno, mamma struzzo può o appiattirsi nel nido come già descritto, nascondendo anche il collo che potrebbe tradirla ma tenendo sotto controllo la situazione, o allontanarsi di soppiatto per portare la fiera a debita distanza dal nido. Chi citò per primo la filosofia del ‘Ciò che non vedo non mi vede’? Fu lo storico romano Plinio il Vecchio nella sua ‘Naturalis Historia‘, in cui però sosteneva che lo struzzo è un animale così stupido che, quando viene attaccato, nasconde la testa in un cespuglio, non sotto terra. Già nell’antichità c’era comunque anche un’altra interpretazione, che troviamo in Diodoro Siculo, vissuto poco prima di Plinio. Diodoro scriveva che il comportamento dello struzzo non era stupido come si diceva, ma era anzi intelligente perché, quando si accorgeva di non poter più sfuggire, proteggeva in questo modo la testa che era la parte più delicata. In realtà lo struzzo è intelligente proprio perché non attua una simile tattica suicida: se fosse stata reale non saremmo qui a parlarne, poiché avrebbe già portato all’estinzione l’intera specie.

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Quasi una sorta di adozione cittadina per l’uomo che da tanti anni lavora e fa volontariato in un paese che lo considera affidabile, serio e gentile, sempre disponibile ad aiutare gli altri e particolarmente dedito al volontariato. l’abbiamo incontrato insieme a don Alberto Ancelotti, il parroco di Castelbelforte che più di ogni altro ha lottato e sta lavorando per non farlo ripartire. Cattolico praticante, fin dal suo arrivo in paese ha frequentato la chiesa. Marcel, 41 anni, con diploma superiore, è partito dal Senegal nel 2012 alla volta della Francia, più precisamente per Parigi dove lo stava aspettando il fratello. Avrebbe dovuto intraprendere la carriera calcistica ma poiché era fuori quota per l’età, i dirigenti della squadra gli avrebbero suggerito di mentire sui suoi anni. Non l’ha fatto ed è partito per l’Italia. Per Castelbelforte, dove sapeva dell’esistenza di una comunità della sua stessa nazionalità. In Senegal ha lasciato moglie e figli. «Ero ospite di amici ma poi - racconta Marcel - mi hanno fatto capire chiaramente che me ne dovevo andare perché non avevo soldi per pagare l’affitto. La mia fortuna è stata quella di incontrare il parroco. Mi ha ospitato». Da quel momento Marcel si è messo a disposizione dei bisognosi e non solo: all’interno della parrocchia, dove collabora quotidianamente con il sacerdote e nel servizio di volontariato, con la Caritas, con l’Anspi e con i tanti servizi richiesti dalle famiglie di pensionati e anziani del paese. Canta anche nel coro parrocchiale. Il prossimo 31 luglio dovrebbe lasciare Castelbelforte per ritornare in Senegal, dove non avrà alcun lavoro né una casa. ( Il rimpatrio è stato poi annullato e potrà presre< domanda per il permesso di soggiorno)


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Io

me la ricordo la felicità, era fatta di operai che andavano al mare quel giorno di agosto, tutti. Con le macchine senza aria condizionata, con i portapacchi pieni di valigie e le autostrade senza bollini neri. Erano gli anni dove i pensionati potevano permettersi la giusta ricompensa dopo una vita di sacrifici, erano gli anni delle spiagge con i tavolini e le paste al forno, e quei contenitori frigo, più forniti dei supermercati. La felicità, con quelle sedie pieghevoli e quei caffè nei thermos a fine pranzo, le foto con i rullini, i discorsi tutti insieme a fine pranzo, i bambini che facevano i bambini. Le città deserte, per il pane dovevi andare alla stazione centrale perché tutti sapevano che lì c'era un supermercato sempre aperto. Aveva un altro sapore la felicità, le discoteche in spiaggia, fatte di legno con le lampadine colorate, le ragazze sedute che aspettavano l'invito per ballare quei lenti e conoscersi meglio, eravamo più estranei e molto più intimi senza sapere ancora il nome. Noi, con una chitarra e un fuoco in spiaggia, avevamo il paradiso, noi in cerchio e una bottiglia che girava trovavamo un bacio, e porca puttana ti capitava sempre quella che ... ...non ti piaceva. Noi, figli dei francobolli e delle cartoline "tanti saluti dal mare" che li spedivamo sempre l'ultimo giorno, forse per questo avevano il sapore amaro quei francobolli quando li leccavi, perché le vacanze finivano, ma si tornava a casa felici, senza bollette arretrate nei cassetti, con le cartoline che arrivavano in autunno, con la serenità nella testa e la speranza sempre a portata di mano. Invece oggi il 15 agosto i centri commerciali sono sempre aperti, le città sempre più popolati, i pensionati li vedi lì, sotto qualche albero per un po' di fresco. Ci facciamo sempre più foto senza il bisogno di andarle a sviluppare, e qui, ci hanno fregato l'attesa, andiamo in spiagge organizzate e devi rispettare i limiti, e qui, ci hanno fregato gli spazi. Abbiamo voluto di più ma abbiamo ottenuto di meno. Abbiamo ottenuto un smartphone per parlare con il mondo, e qui, ci hanno fregato la voglia di stare insieme. Io me la ricordo la felicità, rimaneva a te, sulla pelle, e non aveva nessuna password. -Davide Bianco


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Una delle più gravi tragedie minerarie della storia si verificò l’8 agosto 1956, nella miniera di carbone di Bois du Cazier (appena fuori la cittadina belga di Marcinelle) dove si sviluppò un incendio che causò una strage. ITALIANI. 262 minatori morirono, per le ustioni, il fumo e i gas tossici. 136 erano italiani. Causa dell’incidente fu un malinteso sui tempi di avvio degli ascensori. Si disse che all’origine del disastro fu un’incomprensione tra i minatori, che dal fondo del pozzo caricavano sul montacarichi i vagoncini con il carbone, e i manovratori in superficie. Il montacarichi, avviato al momento sbagliato, urtò contro una trave d’acciaio, tranciando un cavo dell’alta tensione, una conduttura dell’olio e un tubo dell’aria compressa. INTRAPPOLATI E SOFFOCATI. Erano le 8 e 10 quando le scintille causate dal corto circuito fecero incendiare 800 litri di olio in polvere e le strutture in legno del pozzo. L’incendio si estese alle gallerie superiori, mentre sotto, a 1.035 metri sottoterra, i minatori venivano soffocati dal fumo. Solo sette operai riuscirono a risalire. In totale si salvarono in 12. Il 22 agosto, dopo due settimane di ricerche, mentre una fumata nera e acre continuava a uscire dal pozzo sinistrato, uno dei soccorritori che tornava dalle viscere della miniera non poté che lanciare un grido di orrore: «Tutti cadaveri!». Ci furono due processi, che portarono nel 1964 alla condanna di un ingegnere (a 6 mesi con la condizionale). In ricordo della tragedia, oggi la miniera Bois du Cazier è patrimonio Unesco. Tra il 1946 e il 1956 più di 140mila italiani varcarono le Alpi per andare a lavorare nelle miniere di carbone della Vallonia. Era il prezzo di un accordo tra Italia e Belgio che prevedeva un gigantesco baratto: l’Italia doveva inviare in Belgio 2mila uomini a settimana e, in cambio dell’afflusso di braccia, Bruxelles si impegnava a fornire a Roma 200 chilogrammi di carbone al giorno per ogni minatore. Il nostro Paese a quell’epoca soffriva ancora degli strascichi della guerra: 2 milioni di disoccupati e grandi zone ridotte in miseria. Nella parte francofona del Belgio, invece, la mancanza di manodopera nelle miniere di carbone frenava la produzione. Così si arrivò al durissimo accordo italo-belga. I funerali dei lavoratori morti nella miniera di carbone di Marcinelle, in Belgio, nel 1956. Su 262, 136 erano italiani emigranti. INTEGRAZIONE DIFFICILE. Gli italiani trovarono innumerevoli difficoltà di integrazione con la comunità belga, almeno fino a quell'8 agosto 1956. «Il nostro vicino, che non la smetteva mai di insultare mio padre, è entrato da noi piangendo» racconta il figlio di un minatore. “La comunità italiana del Belgio ha pagato con il sangue il prezzo del suo riconoscimento” scrisse Patrick Baragiola sul quotidiano Le Monde.


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Farà piacere alle tante donne della Romania che vivono tra noi come badanti o braccianti, sapere che per una della loro terra è vicino il 23 settembre 2018, giorno della beatificazione della martire Veronica Antal. La sua causa di beatificazione è stata avviata nel 2003 a furor di popolo, perché nella diocesi di Iaşi nessuno ha avuto il benché minimo dubbio che fosse autentico martirio la sua morte violenta, avvenuta non già, o non soltanto, in difesa della propria dignità di donna, piuttosto in nome dei suoi valori religiosi di cui lei mai aveva fatto mistero. Anzi, fosse dipeso dai fedeli, avrebbero saltato tranquillamente il “gradino” intermedio della beatificazione, dato che, da più di cinquant’anni, la chiamano “santa Veronica”, in barba a qualsiaşi procedura canonica. Sul luogo del martirio, come sulla sua tomba, si radunano assemblee imponenti, composte da giovani ed anziani, cattolici e ortodossi, che le affidano le loro necessità. Pur così generazionalmente trasversale ed interconfessionale, la devozione per questa semplice ed umile contadina si è tradotta nelle procedure canoniche in modo così tardivo, a causa della situazione politica che non l’ha permessa prima. Veronica nasce il 7 dicembre 1935 nel nord della Romania, a Nisiporeşti, e della sua educazione religiosa è debitrice a nonna Zarafina: essendo i genitori perlopiù impegnati nei campi, tocca all’anziana donna prendersi cura della fede dei nipoti e a giudicare dai frutti non c’è che da rallegrarsi con lei. Insieme, le trasmette anche il senso di laboriosità e già a quattro anni la impegna in piccole occupazioni: così a Veronica è meno faticoso, a sette anni, seguire i genitori nei lavori dei campi, pur frequentando regolarmente la scuola elementare. Uno sviluppo precoce ed un’accentuata sensibilità sono le uniche caratteristiche particolari della bambina, che in nulla si differenzia dalle altre compagne: anche per lei mamma inizia a preparare la dote, cui Veronica contribuisce con i suoi lavori di cucito. Tutto fa prevedere, dunque, che il matrimonio rientri nei suoi progetti (o almeno così spera la mamma), anche se piccoli segnali di particolare predisposizione alle cose spirituali non tardano a manifestarsi. È però sui 16-17 anni che la vocazione religiosa esplode in lei con forza, facendole desiderare di entrare tra le suore del convento nel vicino villaggio di Hălăuceşti. Dire che mamma non ne è entusiasta è un eufemismo: le fa tutta l’opposizione consigliatale dal suo cuore materno, con l’unico risultato di irrobustire in Veronica il desiderio della vita religiosa. Che tuttavia deve fare i conti anche con il clima socio-politico che la Romania sta vivendo nell’orbita sovietica, con l’ateismo di stato che impone la chiusura delle congregazioni religiose. Veronica capisce che tutto questo, perlomeno, finirà con il ritardare la realizzazione del suo desiderio e allora si “adatta”, accontentandosi di coltivare la propria vocazione con uno stile di vita claustrale tra le mura di casa. All’interno della quale si prepara una cameretta per il suo raccoglimento e la preghiera, ma intanto diventa l’anima della vita pastorale della sua parrocchia: insegnando catechismo, animando il coro, visitando i malati, proprio come farebbe una suora. Così, infatti, qualcuno la chiama, per come vive e come veste, e la cosa non le dispiace affatto. Prima aderisce alla Milizia dell’Immacolata (quella di padre Kolbe), poi si iscrive al Terz’Ordine Francescano, infine emette privatamente il voto di castità. La sua spiritualità diventa robusta, nutrita di Eucaristia, illuminata dal Rosario, sorretta dalla Messa quotidiana nella chiesa di Hălăuceşti, distante otto chilometri da casa sua e che raggiunge ogni mattina, prima dell’alba, con un gruppo di amiche. È purtroppo sola, invece, la sera del 24 agosto 1958, di ritorno da quella chiesa in cui nel pomeriggio è stata amministrata la Cresima e per la quale lei ha lavorato sodo. Vicino ad un campo di granoturco è aggredita da Pavel Mocanu, un giovane del paese, che tenta inutilmente di violentarla (come attesterà l’autopsia) e che alla fine la finisce con quarantadue coltellate. Proprio in quei giorni Veronica sta leggendo la biografia di Maria Goretti (canonizzata soltanto alcuni anni prima) e a due amiche ha confidato che anche lei all’occorrenza si sarebbe comportata così. «Io sono di Gesù e Gesù è mio», aveva scritto su un foglietto: per restarGli fedele ha preferito la morte.. Autore: Gianpiero Pettiti (Santi e Beati.it)


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hiedono a Gesù: che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio? Grande domanda. Compiere le opere di Dio è ben altro che osservare i suoi comandamenti. Opera di Dio è la creazione, opera sua è la liberazione del popolo dalla schiavitù e poi la meravigliosa volontà di costruire, nonostante tutte le delusioni, una storia di alleanza. Compiere l’opera di Dio è parteciparvi, essere in qualche modo capaci di creare, inventori di strade che conducano a libertà e a legami buoni di alleanza con tutto ciò che vive. Una regola fondamentale per interpretare la Bibbia dice: ogni indicativo divino diventa un imperativo umano. Vale a dire che tutto ciò che è descrittivo di Dio diventa prescrittivo per l’uomo. Una proposizione riassume questa regola di fondo: «Siate santi perché io sono santo». Il fondamento dell’etica biblica è posto nel fare ciò che Dio fa, nell’agire come agisce Dio, comportarsi come Lui si è comportato, come Gesù ha mostrato. Infatti: Questa è l’opera di Dio, credere in colui che egli ha mandato. Al cuore della fede sta la tenace, dolcissima fiducia che Dio è Gesù, uno che sa soltanto amare, guaritore del disamore del mondo. Nessun aspetto minaccioso, ma solo le due ali aperte di una chioccia che protegge e custodisce i suoi pulcini (Lc 13,34), con tenerezza combattiva. Quale segno fai perché vediamo e possiamo crederti? La risposta di Gesù: Io sono il Pane della vita. Nutrire la vita è l’opera di Dio. Offrire bocconi di vita ai morsi dell’umana fame. Pane di cielo cerca l’uomo: vuole addentare la vita, goderla e gioirne in comunione, saziarsi d’amore, ubriacarsi del vino di Dio, che ha il profumo stordente della felicità. Io sono il Pane della vita, il pane che alimenta la vita. L’uomo nasce affamato e il pane della vita sazia la fame, ma poi la riaccende di nuovo e sveglia in noi «il morso del più» (L. Ciotti), un desiderio di più vita che morde dentro e chiama, una fame di più libertà e più creatività e più alleanza. un tempo ha dato la manna ai padri vostri nel deserto, così oggi ancora Dio dà. Due parole semplicissime eppure chiave di volta della rivelazione biblica: Dio non domanda, Dio dà. Dio non pretende, Dio offre. Dio non esige nulla, dona tutto. Ma Dio non dà cose, Egli non può dare nulla di meno di se stesso. Ma dandoci se stesso ci dà tutto. Siamo davanti a uno dei vertici del Vangelo, a uno dei nomi più belli di Dio: Egli è nella vita datore di vita. Dalle sue mani la vita fluisce illimitata e inarrestabile. E ci chiama ad essere come Lui, nella vita datori di vita. L’opera di Dio è una calda corrente d’amore che entra e fa fiorire le radici del cuore. ( Padre Ermes Ronchi)


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+Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE C. Fratelli e sorelle, per celebrare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati. Breve pausa di riflessione personale

C Signore, che doni ogni bene a noi affamati nel corpo e nello spirito, abbi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo, vero pane disceso dal cielo, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore, solo pane capace di saziare il cuore, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen.

GLORIA

Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati dal mondo abbi pietà di noi; tu che togli i peccati dal mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA

C. O Dio, che affidi al lavoro dell'uomo le immense risorse del creato, fa' che non manchi mai il pane sulla mensa di ciascuno dei tuoi figli, e risveglia in noi il desiderio della tua parola, perché possiamo saziare la fame di verità che hai posto nel nostro cuore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

A.

Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete Prima Lettura stati istruiti, secondo la verità che Dal libro dell'Esodo In quei giorni, nel deserto tutta la è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo veccomunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli chio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi Israeliti dissero loro: «Fossimo nello spirito della vostra mente e a morti per mano del Signore nella rivestire l’uomo nuovo, creato seterra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della car- condo Dio nella giustizia e nella ne, mangiando pane a sazietà! In- vera santità.Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio vece ci avete fatto uscire in questo A. Canto al Vangelo deserto per far morire di fame tutta ALLELUIA. ALLELUIA questa moltitudine». Allora il SiNon di solo pane vivrà l’uomo, ma gnore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per di ogni parola che esce dalla bocvoi: il popolo uscirà a raccoglierne ca di Dio. ALLELUIA. C. Il Signore sia con voi ogni giorno la razione di un giorA. E con il tuo spirito. no, perché io lo metta alla prova, C. Dal Vangelo secondo GIOVANNI per vedere se cammina o no seA. Gloria a te o Signore condo la mia legge. Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla VA N G E L O loro così: “Al tramonto mangerete tempo, quando la carne e alla mattina vi sazierete di folla vide che Gesù pane; saprete che io sono il Signo- non era più là e nemmeno i suoi re, vostro Dio”». La sera le quaglie discepoli, salì sulle barche e si disalirono e coprirono l’accamparesse alla volta di Cafàrnao alla mento; al mattino c’era uno strato ricerca di Gesù. Lo trovarono di là di rugiada intorno all’accampadal mare e gli dissero: «Rabbì, mento. Quando lo strato di rugiada quando sei venuto qua?». svanì, ecco, sulla superficie del Gesù rispose loro: «In verità, in deserto c’era una cosa fine e gra- verità io vi dico: voi mi cercate non nulosa, minuta come è la brina sul- perché avete visto dei segni, ma la terra. Gli Israeliti la videro e si perché avete mangiato di quei padissero l’un l’altro: «Che cos’è?», ni e vi siete saziati. Datevi da fare perché non sapevano che cosa fos- non per il cibo che non dura, ma se. Mosè disse loro: «È il pane che per il cibo che rimane per la vita il Signore vi ha dato in cibo». eterna e che il Figlio dell’uomo vi Parola di Dio. darà. Perché su di lui il Padre, Dio, A. Rendiamo grazie a Dio. ha messo il suo sigillo». SALMO RESPONSORIALE Gli dissero allora: «Che cosa dobR. Donaci, Signore, il pane biamo compiere per fare le opere del cielo. di Dio?». Gesù rispose loro: Ciò che abbiamo udito e co- «Questa è l’opera di Dio: che crenosciuto e i nostri padri ci hanno diate in colui che egli ha mandaraccontato non lo terremo nascosto to». ai nostri figli, raccontando alla ge- Allora gli dissero: «Quale segno tu nerazione futura le azioni gloriose compi perché vediamo e ti crediae potenti del Signore e le meravi- mo? Quale opera fai? I nostri padri glie che egli ha compiuto. R/. hanno mangiato la Diede ordine alle nubi manna nel deserdall’alto e aprì le porte del cielo; to, come sta scritfece piovere su di loro la manna to: “Diede loro da per cibo e diede loro pane del ciemangiare un pane lo. R/. dal cielo”». RispoL’uomo mangiò il pane dei se loro Gesù: «In forti; diede loro cibo in abbondanverità, in verità io za. Li fece entrare nei confini del vi dico: non è Mosuo santuario, questo monte che la sè che vi ha dato il sua destra si è acquistato. R/. pane dal cielo, ma è il Padre mio che Seconda Lettura vi dà il pane dal cielo, quello vero. Dalla lettera di san Paolo apostolo Infatti il pane di Dio è colui che diagli Efesini Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel scende dal cielo e dà la vita al Signore: non comportatevi più co- mondo». me i pagani con i loro vani pensie- Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispori. se loro: «Io sono il pane della vita; Amen

LITURGIA DELLA PAROLA

In quel


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chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Parola del Signore A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti) CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Fratelli e sorelle, il Padre ha mandato suo figlio Gesù per invitaci a vivere una vita nuova, da figli di Dio. Preghiamo perché ci aiuti a nutrirci sempre di più della sua Parola, che sazia tutte le nostre attese. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per la Chiesa, il Papa e i vescovi: ricordino con coraggio a quanti sono preoccupati del benessere materiale che le persone hanno esigenze più profonde, che solo la fede e la parola di Gesù possono saziare, preghiamo. 2. Per coloro che hanno autorità sulle nazioni: non spingano la società solo al benessere materiale, ma sappiano regolare il loro impegno sulle esigenze profonde della persona: la sicurezza sociale, l'educazione, la solidarietà, l'impegno per i più deboli, preghiamo. 3. Per quanti vivono nell'insicurezza, nella disperazione e nella solitudine: trovino nella Parola la vicinanza di Dio, consapevoli che la vita è un dono di Dio e che egli è sempre al nostro fianco come Padre misericordioso e fedele, preghiamo. 4. Per la nostra comunità cristiana:

sappia nutrirsi della parola di Dio per vivere la vita nuova dei figli di Dio e sia capace di avvicinare anche i più piccoli alla lettura della Bibbia, preghiamo. C. O Padre, che hai mandato il tuo Figlio per donarci il “cibo che dura per la vita eterna”, esaudisci le nostre preghiere e aumenta la nostra fede nella tua Parola. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. Santifica, o Dio, i doni che ti presentiamo e trasforma in offerta perenne tutta la nostra vita in unione alla vittima spirituale, il tuo servo Gesù, unico sacrificio a te gradito. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta C. È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l'inno di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro. Nell'ultima cena con i suoi Apostoli, egli volle perpetuare nei secoli il memoriale della sua passione e si offrì a te, Agnello senza macchia, lode perfetta e sacrificio a te gradito. In questo grande mistero tu nutri e santifichi i tuoi fedeli, perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l'umanità diffusa su tutta la terra. E noi ci accostiamo a questo sacro convito, perché l'effusione del tuo Spirito ci trasformi a immagine della tua gloria. Per questo mistero di salvezza, il cielo e la terra si uniscano in un cantico nuovo di adorazione e di lode, e noi con tutti gli angeli del cielo proclamiamo senza fine la tua gloria: : Santo, C. Mistero della fede

secoli. A.

Amen

A. C.

E con il tuo spirito.

C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire: PADRE NOSTRO Padre Nostro che sei nei Cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna.

A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.

A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. Accompagna con la tua continua protezione, Signore, il popolo che hai nutrito con il pane del cielo, e rendilo degno dell'eredità eterna. Per Cristo nostro Signore. Amen C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, A. Annunciamo la tua morte, SiPadre, Figlio e Spirito Santo. gnore, proclamiamo la tua risurre- A. Amen. zione nell’attesa della tua venuta. C. Nel nome del Signore: andate DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA in pace. C. Per Cristo, con Cristo e in CriA. Rendiamo grazie a Dio sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei


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