ADESTE NR. 35 Domenica 26 Agosto 2018

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Il calendario storico, dal titolo Salvare la bellezza!, è dedicato all`impegno dei Vigili del Fuoco nella salvaguardia del nostro patrimonio storico artistico.

le più felici invenzioni di un grande poeta, Gabriele D'Annunzio, c'è la definizione di un Corpo dello Stato, al quale ognuno guarda con speranza e riconoscenza: i Vigili del fuoco. La nostra sicurezza, la nostra vita, talvolta, è garantita dalle cosiddette forze dell'ordine, votate a combattere il male degli uomini: Arma dei Carabinieri, Polizia, Finanza. Esse perseguono i delitti, individuano i colpevoli, risarciscono gli innocenti. Uomini malvagi contro persone indifese. Per questo hanno la nostra confidente gratitudine, quando non sono deviate verso teoremi criminali, non sempre reali, dalla magistratura. Ma i Vigili del fuoco, che, per la loro operatività, furono chiamati, e ancora sono nella pratica funzione, «pompieri», hanno la nostra più ampia e maggiore riconoscenza, perché non combattono la malvagità colpevole degli uomini, ma il male della natura e del caso. Non devono inseguire e reprimere uomini che sbagliano a danno di altri uomini, ma il fuoco, l'acqua, i sussulti della terra, l'aria che si fa tempestosa come uragano. Sono uomini dalla nostra parte contro la violenza della natura che si esprime nei suoi fondamentali elementi, quando essi si manifestano furiosamente fuori dall'armonia, nel corso dei fiumi, nel movimento dei venti, nella forza incontrollabile del fuoco, nell'anima implacata della terra. Quando gli elementi si scatenano, i Vigili del fuoco, vigili anche dell'acqua, dell'aria e della terra, mostrano la forza dell'uomo nel resistere e contrastare la natura nemica. È l'impresa più difficile, nell'impari confronto che vede l'uomo travolto, sconfitto, e la natura violenta, irriducibile. A un certo momento le parti si ribaltano. E, per tutti noi, i Vigili del fuoco salvano i feriti, recuperano i morti, mettono in sicurezza edifici, opere d'arte e beni materiali degli uomini. E, da uomini, essi si fanno angeli. La felice formula di D'Annunzio indica anche la funzione sempre più necessaria e richiesta: la prevenzione. Lo Stato dovrà, dopo i soccorsi, ricostruire. Ma i Vigili del fuoco non spengono soltanto gli incendi accesi da ogni forza della natura nei suoi elementi infuriati, ma, appunto, vigilano, controllano, cercano di contenere le minacce e l'ira di un improvviso sconvolgimento dell'ordine delle cose. A nessuno, come a loro, dobbiamo gratitudine per ciò che impediscono e per ciò che dominano, quando ormai tutto sembra perduto. Per la violenza chiamiamo le altre forze dell'ordine; per l'emergenza i Vigili del fuoco. Essi arrivano e ci rassicurano moralmente. La loro efficacia materiale è un valore spirituale. Essi vigilano sulle nostre cose e salvano le nostre anime, perché anch'esse non si consumino nella cenere. E, in fondo, i Vigili del fuoco non si occupano dell'ordine del mondo, della natura per l'uomo, ma della inquietante minaccia del disordine, della natura contro l'uomo. E ci riconciliano con Dio.


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Genova, 18 agosto 2018 Dormono (poco) proprio accanto al ponte della morte, là dietro alla colonna dei mezzi di soccorso, nelle tende, appartati. Qui si riposano dopo i turni di otto ore passati a scavare tra le macerie, anche a mani nude. Se cominci a mezzanotte vai avanti fino alle otto del mattino. Usano gli occhi e le telecamere con visore, quelle che fanno luce nelle fessure, davvero troppo piccole per un uomo, fosse anche il soccorritore più esperto. Praticamente impossibile, con il rumore costante di sottofondo che c’è – i martelli pneumatici, gli elicotteri, le manovre dei mezzi – riuscire a sentire qualcosa con i geofoni, per quelli serve un silenzio assoluto. I protagonisti comunque sono sempre loro, gli uomini che abbiamo visto lavorare a testa bassa fin dai primi momenti, nella strage di Genova. Sono i vigili del fuoco, le squadre Usar, Urban search and rescue , specializzati nella ricerca e nel soccorso. Il lavoro, delicatissimo, continua anche in queste ore. C’è sempre una montagna di cemento armato da demolire, ma si deve andare avanti piano. Perché ci sono ancora persone da cercare. E ci sono pezzi da conservare per le indagini. Così i martelli pneumatici sono manovrati con cautela. Quindi i blocchi che pesano quintali sono imbragati, sollevati dalle gru e spostati. Si dovrà poi distinguere tra quel che va conservato per l’inchiesta e quel che potrà essere smaltito. Impossibile stabilire quanti giorni ci vorranno ancora. Sono squadre addestrate a rischiare la vita, con quei monconi di ponte che incombono sul ‘cantiere’. Sono una bandiera nazionale. Eppure c’è chi, dopo 28 anni di servizio, viene ripagato con uno stipendio di 1.500 euro al mese. Benedetto Catania ‘Bettino’ dell’Usar cinofili di Livorno arriva a qualcosa in più, «1.800 puliti – fa i conti –. Ma se mi ammalo un mese, scendo a 1.600. Ho 37 anni di servizio, sono ispettore. Più carriera di così non posso farla». Nella sua squadra Francesca Pagliai, Ilio Donnini e Luca Martino. I cani a sera vanno a cuccia, «lavorano mezz’ora per volta – spiega l’ispettore –. Per loro è tutto un gioco». I vigili del fuoco nelle catastrofi sono per legge gli unici a potersi muovere nella zona rossa. Garantiscono il «servizio tecnico urgente». Chiarisce Catania: «Nelle prime 24 ore tutti provano a dare una mano. Ma quando il luogo diventa pericoloso, la situazione cambia drasticamente». Indica il cantiere del ponte: «Noi stiamo lavorando là sotto. Chi lavora là sotto rischia la vita. Lo possiamo fare solo noi, è il nostro mestiere».


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ualunque pena sconterà chi è colpevole di questa tragedia non mi ridarà mio fratello e i suoi migliori amici, non mi ridarà i loro sorrisi e i loro sogni", queste le parole usate su Facebook da Leri Bertonati, sorella di Matteo, 26enne deceduto nel crollo del Ponte Morandi di Genova insieme a tre suoi amici, Matteo Bertonati, Giovanni Battiloro (29 anni), Gerardo Esposito (26) e Antonio Stanzione (29) erano in viaggio verso la Francia. i penserò sempre con un sorriso, quello che alla La ragazza ha voluto affidare ai social netfine di ogni discussione mi facevi venire perché work il suo ricordo dei quattro ragazzi di tanto era impossibile arrabbiarsi con te - scrive la Torre del Greco, che hanno perso la vita ragazza su Facebook. mentre stavano andando a trovarla a Nizza: "Le cose normali non sono mai state il tuo Le cose normali non sono mai stato il tuo punto forte e di punto forte e di certo non avresti potuto certo non avresti potuto lasciarci in un modo normale. Ci hai lasciarci in un modo normale. Ci hai travoltravolti e spiazzati, e all’improvviso siamo rimasti senza la ti e spiazzati, e all'improvviso siamo rimasti tua musica. senza la tua musica". La vita è meravigliosa per il semplice fatto che noi siamo viEppure Leri non cova rancori, conscia che, vi, noi siamo qui e abbiamo ancora la possibilità di fare il dinanzi al dramma, la vendetta è inutile. primo passo, di perdonare, di perdonarci, di darci amore e "Abbiamo imparato ad un prezzo troppo alto che siamo qui solo per un attimo che il forza. Abbiamo imparato ad un prezzo troppo alto che siamo tempo che abbiamo a disposizione per viqui solo per un attimo, che il tempo che abbiamo a disposivere senza rimpianti è troppo poco, può zione per vivere senza rimpianti è troppo poco, può scivoscivolarci dalle mani come se fosse niente. larci dalle mani come se fosse niente. Dobbiamo impegnarci Dobbiamo impegnarci a non nutrire la noa non nutrire la nostra vita con sentimenti brutti come l’odio, stra vita con sentimenti brutti come l'odio, la rabbia, la voglia di vendetta o la ricerca di una colpa. Di la rabbia, la voglia di vendetta o la ricerca di una colpa. Di chiunque sia la colpa, non chiunque sia la colpa, non ci sarà mai una notte in cui non ci sarà mai una notte in cui non andremo a andremo a letto con il pensiero per i nostri quattro ragazzi. letto con il pensiero per i nostri quattro raSento parlare di colpe e di giustizia. Io personalmente della gazzi", scrive la giovane. giustizia non me ne faccio niente, io la giustizia non la voMatteo ha lasciato un vuoto incolmabile glio. Qualunque pena sconterà chi è colpevole di questa tranella sua famiglia, composta da mamma gedia non mi ridarà mio fratello e i suoi migliori amici, non Alina, dal fratello Salvatore e dalla sorella Leri. E Matteo stava raggiungendo proprio mi ridarà i loro sorrisi e loro sogni, non mi ridarà il casino lei in terra francese, insieme ai suoi amici che facevano quando suonavano costringendomi a trovare più cari amici, quando il destino ha scelto un altro posto per studiare. La vera giustizia io la chiamo codi spezzare quelle giovanissime vite.

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scienza, quella che farà perdere il sonno a queste persone e quella che alla fine dei loro giorni gli farà rivivere la sofferenza che hanno portato alle famiglie di queste vittime. Per questo dobbiamo impegnarci al massimo affinché questo dolore diventi la lezione più grande che la vita ci ha messo di fronte con tutta la potenza del mondo. Smettiamola di rimandare, smettiamola di portarci la rabbia dentro, viviamo innamorati della vita ricordando sempre che l’amore è più forte di ogni cosa che incontra sul suo cammino».


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Umbria

L’ELENCO DEI COMUNI 140 COMUNI DIVISI PER REGIONE: Abruzzo

Barete (Aq); Cagnano Amiterno (Aq); Campli (TE) Campotosto (AQ); Capitignano (AQ); Castelcastagna (Te); Castelli (TE); Civitella del Tronto (TE); Colledara (Te); Cortino (TE); Crognaleto (TE); Fano Adriano (Te). Farindola (Pe); Isola del Gran Sasso (Te); Montereale (AQ); Montorio al Vomano (TE); Pietracamela (Te) Pizzoli (Aq); Rocca Santa Maria (TE); Teramo; Torricella Sicura (TE); Tossicia (TE); Valle Castellana (TE).

Lazio

Accumoli (RI); Amatrice (RI); Antrodoco (RI); Borbona (RI); Borgo Velino (RI); Cantalice (RI); Castel Sant’Angelo (RI); Cittaducale (RI); Cittareale (RI); Leonessa (RI); Micigliano (RI); Poggio Bustone (RI) Posta (RI); Rieti; Rivodutri (RI).

Marche

Acquacanina (MC); Acquasanta Terme (AP); Amandola (FM); Apiro (MC); Appignano del Tronto (AP); Arquata del Tronto (AP); Ascoli Piceno; Belforte del Chienti (MC); Belmonte Piceno (FM); Bolognola (MC); Caldarola (MC); Camerino (MC); Camporotondo di Fiastrone (MC); Castel di Lama (AP); Castelraimondo (MC); Castelsantangelo sul Nera (MC); Castignano (AP); Castorano (AP); Cerreto D’esi (AN); Cessapalombo (MC); Cingoli (MC); Colli del Tronto (AP); Colmurano (MC); Comunanza (AP); Corridonia (MC); Cossignano (AP); Esanatoglia (MC); Fabriano (AN); Falerone (FM); Fiastra (MC); Fiordimonte (MC); Fiuminata (MC); Folignano (AP); Force (AP); Gagliole (MC); Gualdo (MC); Loro Piceno (MC); Macerata; Maltignano (AP); Massa Fermana (FM); Matelica (MC); Mogliano (MC); Monsapietro Morico (FM); Montalto delle Marche (AP); Montappone (FM); Monte Rinaldo (FM); Monte San Martino (MC); Monte Vidon Corrado (FM); Montecavallo (MC); Montedinove (AP); Montefalcone Appennino (FM); Montefortino (FM); Montegallo (AP); Montegiorgio (FM); Monteleone (FM); Montelparo (FM); Montemonaco (AP); Muccia (MC); Offida (AP); Ortezzano (FM); Palmiano (AP); Penna San Giovanni (MC); Petriolo (MC); Pieve Torina (MC); Pievebovigliana (MC); Pioraco (MC); Poggio San Vicino (MC); Pollenza (MC); Ripe San Ginesio (MC); Roccafluvione (AP); Rotella (AP); San Ginesio (MC); San Severino Marche (MC); Santa Vittoria in Matenano (FM); Sant’Angelo in Pontano (MC); Sarnano (MC); Sefro (MC); Serrapetrona (MC); Serravalle del Chienti (MC); Servigliano (FM); Smerillo (FM); Tolentino (MC); Treia (MC); Urbisaglia (MC); Ussita (MC); Venarotta (AP); Visso (MC).

Arrone (TR); Cascia (PG); Cerreto di Spoleto (PG); Ferentillo (TR); Montefranco (TR); Monteleone di Spoleto (PG); Norcia (PG); Poggiodomo (PG); Polino (TR); Preci (PG); Sant’Anatolia di Narco (PG); Scheggino (PG); Sellano (PG); Spoleto (PG); Vallo di Nera (PG).


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Prato, 12 agosto 2018 rmai Rudy è una celebrità, riconosciuto e salutato con affetto, durante le sue passeggiate quotidiane. Il piccolo incrocio tra un barboncino phantom e un maltese di quasi due anni di proprietà di Riccardo Berti, 51 anni, agente di commercio di prodotti di pasticceria, è da tempo «sotto i riflettori» per la sua impresa eroica che ha salvato una vita. Tutto è cominciato una tranquilla domenica mattina di aprile. «Stavamo facendo la solita passeggiatina mattutina» ricorda Berti. «Eravamo nei giardini tra via Reginaldo Giuliani e via Baracca. Rudy improvvisamente si è bloccato puntando fermamente un cancello chiuso. Era una zona inaccessibile ai cani. Ma Rudy era irremovibile. Non capivo i motivi di questa sua determinazione, manifestata con una postura ben precisa. A quel punto ho deciso di assecondarlo: sono entrato e, per terra, nell’erba alta ho notato il corpo disteso di una persona in tuta da jogging». Momenti di paura per un giovane sportivo, il quarantaduenne Christian Nicoloso. «Non era cosciente, era già cianotico, non respirava più» ricorda il padrone di Rudy. «Ho chiamato subito i soccorsi che per fortuna sono arrivati in pochi minuti. Era una questione di attimi. Se io non avessi ceduto ai segnali di Rudy, avrei cambiato percorso e forse Christian non sarebbe stato scoperto. Oltretutto era disteso nell’erba alta».... Il fato ha voluto che in quei pochi minuti di attesa dei soccorsi, si sia fermato in auto il dottor Andrea Boncompagni, cardiologo dell’ospedale di Pistoia che abita nei paraggi. Il medico ha offerto a Christian il primo massaggio cardiaco decisivo. E poi a riportarlo in vita, i medici del 118. Giorni difficili, poi, per Nicoloso: coma farmacologico e una lunga degenza all’ospedale. Appena uscito, l’incontro e gli abbracci con il piccolo Rudy, il suo salvatore. Una bella storia a lieto fine. Adesso tutti cercano Rudy, tutti vogliono accarezzarlo e abbracciarlo. E visto il suo eroico gesto, il cagnolino sarà premiato il 16 agosto a San Rocco di Camogli in Liguria, nella nuova edizione del premio internazionale Fedeltà del Cane. Saranno dieci i cani premiati, provenienti da ogni parte del mondo. Intanto, il cucciolo continua a fare la vita di sempre, inconsapevole dell’importanza del gesto compiuto mesi fa. «E’ un giocherellone. Vivace ed allegro. Il suo arrivo, meno di un anno fa, ha davvero cambiato la mia vita. Fra me e lui c’è davvero una simbiosi perfetta. Rudy mi legge nel cuore, spesso commuovendomi». Eppure i primi mesi di vita di Rudy non sono stati affatto facili. «E’stato trovato a poco più di un anno di vita, abbandonato mentre vagabondava per strada a Carmignanello – ricorda Riccardo Berti – Ferito e malnutrito, è stato salvato e curato dai volontari del canile Il Rifugio di Prato. Appena ristabilito è stato affidato temporaneamente ad una famiglia che gli ha prestato tutte le cure necessarie. E poi sono arrivato io. Appena l’ho visto, non ho avuto dubbi. Sarebbe stato lui il mio nuovo amore». Tra Riccardo e Rudy è stato subito colpo di fulmine. E come poteva essere diversamente. Basta guardare negli occhi questo cucciolo per innamorarsene.


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ronia a parte, la manna è una sostanza poco conosciuta, quasi misteriosa al giorno d’oggi ma preziosissima nell’antichità. Se pensiamo al suo significato biblico, la manna nella Torah (parola ebraica che significa insegnamento) fa riferimento al nutrimento del popolo d’Israele, durante il lungo peregrinare nel deserto per quarant’anni, dopo la liberazione dalla schiavitù egiziana. Mentre gli Israeliani stavano per avvicinarsi al Monte Sinai, per accogliere la Torah, per miracolo la manna iniziò a cadere dal cielo. Fu chiamata il pane degli angeli, considerata un vero e proprio nettare discesa dal Regno celeste e prodotta dagli angeli Chayyot, che secondo la visione profetica di Ezechiele fanno parte del carro-trono di Dio, ognuno con quattro o sei ali, sembianze umane e la faccia di un leone, un bue, un uomo e un’aquila. La tradizione vuole che la Manna sia scesa per sfamare il popolo grazie a Mosè.

Nel Libro dell’Esodo della Bibbia ebraica, al verso 16. 16-18 si legge: “E, evaporato lo strato di rugiada, apparì sulla superficie del deserto qualcosa di minuto, di granuloso, fine come brina gelata in terra. A tal vista i figli d’Israele si chiesero l’un l’altro: “Che cos’è questo?” perché non sapevano che cosa fosse. E Mosè disse loro: “Questo è il pane che il Signore vi ha dato per cibo. Ecco ciò che ha prescritto in proposito il Signore: ne raccolga ognuno secondo le proprie necessità, un omer a testa, altrettanto ciascuno secondo il numero delle persone coabitanti nella tenda stessa così ne prenderete”. Così fecero i figli d’Israele e ne raccolsero chi più chi meno. Misurarono poi il recipiente del contenuto di un omer; ora colui che ne aveva molto non ne ebbe in superfluo e colui che ne aveva raccolto in quantità minima non ne ebbe in penuria; ciascuno insomma aveva raccolto in proporzione delle proprie necessità». In senso gastronomico invece la manna è una sostanza che si estrae incidendo verticalmente la corteccia dell’orniello (Fraxinus ornus): si può iniziare ad incidere l’albero verso il decimo anno di età. Il succo che ne fuoriesce si rapprende all’aria in pezzi bianco-gialli, la cui composizione è una mescolanza di acqua, acidi organici, zuccheri, manite e sostanze mucillaginose. E’ un prodotto tipico siciliano e pertanto ha ottenuto la denominazione PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale) dal Ministero delle politiche agricole e forestali. La sua conoscenza in questa Regione si aggira intorno al IX-XI secolo d.C., quando la civiltà Islamica la introdusse attraverso le coltivazioni, diffondendosi ed intensificandosi solo nella seconda metà del XIX secolo. Oggi i comuni che ancora coltivano i frassini sono: Castelbuono e Pollina, ambedue nel palermitano (Madonie). I coltivatori che di generazione in generazione con le famiglie esercitavano questa attività artigianale, in dialetto siciliano venivano chiamati “Ntaccaluòru”. Sino agli anni ’50 i frassinicoltori riuscivano ad ottenere lauti guadagni dalla vendita di manna; oggi invece l’abbandono dei campi e delle tecniche agricole ha impoverito la produzione di questo prodotto, facendo alzare però il prezzo di quella poca quantità rimasta.


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Lo scatto condiviso da una sua collega sui social è diventato in poco tempo virale e le ha fatto guadagnare, oltre a tanto affetto, una promozione sul lavoro Ci sono gesti che lasciano senza parole e ci commuovono, sono semplici, piccoli, ma grandissimi per la loro umanità e tenerezza. La poliziotta argentina Celeste Ayala è stata immortalata dalla sua collega mentre allattava un bambino di sei mesi nei corridoi dell’ospedale Sor María Ludovica di Buenos Aires durante il suo turno di guardia. Il piccolo, ultimo di sei figli di una donna arrestata, piangeva disperato e allora la poliziotta non ha esitato a soccorrerlo, lo ha preso in braccio e lo ha allattato, proprio come avrebbe fatto con sua figlia. Infatti Celeste è diventata da poco mamma di una bimba. La collega autrice della foto ha sottolineato che, mentre il personale aveva definito il bambino “sporco”, la sua collega senza badarci minimamente si era scoperta il seno per nutrirlo e prendersene cura. “Voglio rendere pubblico questo grande gesto d’amore che hai fatto oggi con quel bambino, senza conoscerlo non hai esitato e per un attimo hai agito come se fossi sua madre, senza curarti della sporcizia e dell’odore come facevano invece i professionisti dell’ospedale. Cose del genere non si vedono tutti i giorni” (Repubblica.it). Il commento (pieno d’amore) della poliziotta: “Ho notato che era affamato, si stava mettendo la mano in bocca, quindi ho chiesto di poterlo abbracciare e allattarlo al seno. Mi ha spezzato l’anima vederlo così” (Ibidem) Il gesto di Alaya ha commosso tutti, e il capo della Polizia di Buenos Aires Cristian Ritondo ha deciso di offrirle una promozione: “Volevamo ringraziarti di persona per questo gesto di amore spontaneo che è riuscito a calmare il pianto della bambina” (Ibidem) La potenza delle donne sta nella loro capacità prendersi cura degli altri e il gesto di questa poliziotta ne è la chiara dimostrazione.


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0/08/2018 di Fabio Zavattaro enti giorni dopo la morte di Montini, il 26 agosto, viene eletto Papa il patriarca di Venezia, Albino Luciani, primo Papa a scegliere il doppio nome: Giovanni Paolo. Sarà lui stesso a spiegarlo, e non nel plurale maiestatis usato fino a quel momento dai Pontefici: Giovanni come il suo predecessore nella sede di Venezia, e Paolo come Papa Montini che in piazza San Marco «mi ha fatto diventare tutto rosso davanti a 20.000 persone, perché s'è levata la stola e me l'ha messa sulle spalle, io non son mai diventato così rosso». Ma dirà anche di non avere la «sapientia cordis di Papa Giovanni, né la preparazione e la cultura di Papa Paolo, però sono al loro posto, devo cercare di servire la Chiesa. Spero mi aiuterete con le vostre preghiere». Parole che nella loro genuinità e semplicità fanno breccia nella gente, nel mondo dei media: «Se avessi saputo che sarei diventato Papa, avrei studiato di più». E c'è chi dice: «C'era bisogno di un Papa sorridente». Si andrà poi a leggere nel suo passato, la nascita a Canale d'Agordo, presso Belluno, il padre socialista e mangiapreti, emigrato in America Latina per lavorare; la madre, molto religiosa, che educa i figli cristianamente. In quel Conclave, molto breve - Luciani è eletto al terzo scrutinio -, il primo del 1978, partecipano 111 cardinali, solo 27 gli italiani, e per la prima volta sono applicate le norme di Paolo VI che vietano l'ingresso nella Sistina agli ultra ottantenni. Qualche problema, infine, si è avuto con la fumata che all'inizio sembrava bianca, ma successivamente il colore variava su un grigio sempre più scuro. L'incertezza dura a lungo, fino a quando si apre la vetrata della loggia centrale e il cardinale protodiacono annuncia habemus Papam. C'è molto di Papa Francesco in Luciani, la sua semplicità, ad esempio: la Messa di inizio Pontificato sarà sul sagrato di San Pietro, ridotta all'essenziale, senza triregno, trono e sedia gestatoria. Potremmo dire con Francesco, la Chiesa in uscita. Inizierà la sua omelia in latino, la lingua della Chiesa dirà; la concluderà in francese, un saluto ai delegati delle altre Chiese - «fratelli non ancora in piena comunione» - e alle autorità politiche presenti. Nelle quattro udienze generali parlerà del comandamento onora il padre e la madre, avviando un dialogo con il chierichetto maltese James: «Mai stato ammalato? Neanche una febbre? Oh che fortunato…». Negli altri tre mercoledì si soffermerà sulle virtù teologali: fede, speranza e carità. Che saranno poi le tre encicliche di Papa Ratzinger: Caritas in veritate, Spe salvi, e Lumen fidei, firmata, quest'ultima da Papa Francesco, ma iniziata proprio da Benedetto XVI e poi consegnata al suo successore. Il suo Pontificato durerà 33 giorni - «Il tempo di un sorriso» scriverà nel suo editoriale il direttore del giornale parigino Le Monde - e sarà ricordato per la recita di una poesia del poeta romanesco Trilussa su la fede «la vecchina cieca» - e per l'affermazione che Dio «è papà, più ancora è madre»: è il 10 settembre 1978. L'Angelus è dedicato all'incontro a Camp David tra i presidenti Carter e Sadat e al premier israeliano Begin: «Di pace hanno fame e sete tutti gli uomini, specialmente i poveri, che nei turbamenti e nelle guerre pagano di più e soffrono di più». Lo trovarono sul suo letto la mattina del 29 settembre, tra le mani il libro delle Imitazioni di Cristo. I medici certificarono che era morto alle 23 del giorno prima. E questo darà fiato a illazioni e ad accuse di avvelenamento. Tutto falso. La sera prima di coricarsi aveva accusato dei dolori al petto, come mi è stato raccontato dal suo segretario don Diego Lorenzi. Questi, assieme a monsignor John Magee, l'altro segretario, si offrirono di chiamare il medico, ma il Papa ordinò di non disturbarlo: «Lo chiameremo domani mattina», dirà loro.


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quattro volte premio Oscar Wiliam Wyler firma la regia di una pellicola che farà la storia del genere della commedia. Esce sul grande schermo Vacanze romane che, accanto al già famoso Gregory Peck, vede debuttare per la prima volta da protagonista Audrey Hepburn. La trama è una sorta di favola di Cenerentola alla rovescia, in cui è il personaggio maschile, il giornalista Joe Bradley, a conquistare il cuore “reale” della dolce principessa Anna, in visita ufficiale a Roma. Quest’ultima per scappare dai rigidi impegni della diplomazia, se ne va in giro in incognito per la capitale, regalandosi attimi di piacevole normalità, sconosciuti fino ad allora. A fare presa sul pubblico è il magico connubio tra i personaggi e i luoghi più suggestivi di Roma: da piazza di Spagna al Lungotevere, passando per il Colosseo, mentre la gente del posto partecipa attivamente alle riprese interagendo con attori e regista. In questo contesto resta mitica la scena del giro in vespa, grazie alla quale lo storico veicolo della Piaggio diverrà famoso in tutto il mondo.


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di Ştefan Damian

ritorno a Roma prende alloggio in via dei Condotti, presso la famiglia Picconi; qui si innamora di Teresina, la cognata del proprietario diventato amico, con il quale fa spesso battute di caccia e letture all’aria aperta nei pressi della città. Grazie alla moglie di Picconi, a quei tempi una celebre cantante, ha la possibilità di conoscere la principessa Ruspoli. È questo l’inizio del suo ingresso nell’alta società romana del tempo. In un negozio di Piazza di Spagna incontra Bianca Milesi, una pittrice milanese, grazie alle cui relazioni conosce Canova e altri scultori e pittori allora in voga. Bianca lo porterà un po’ dappertutto, gli fa studiare l’opera di Alfieri, lo introduce in casa della duchessa Odescalchi, dove conosce il generale francese Miollis, il comandante della guarnigione francese di stanza a Roma. Già nel 1809 comincia a verseggiare, scrivendo poesie che sanno di Petrarca e degli arcadici. Firma con il nome arcadico Alviro Dacico[2] molti sonetti scritti in italiano per Bianca Milesi; altrettanto fa anche lei, firmando le proprie rime con diversi nomi, tra cui Leuca e Cinzia. Asachi è assai impaziente di farsi accettare nella società romana e nel 1812 pubblica sul Giornale di Campidoglio un sonetto dedicato alla sig.ra Blanchard, dopo il suo secondo volo col pallone. Secondo il già citato Călinescu, da Roma, nel giugno del 1812 parte per Milano dove conosce Vincenzo Monti insieme al quale va a Venzago, in visita dalla madre di Bianca Milesi. Di là i suoi interessi lo porteranno a Verona e a Venezia, dove si imbarca su una nave per la Turchia, portando con sé per sempre la nostalgia della capitale del mondo, ripromettendosi di non dimenticarla mai.Ottimo conoscitore della lingua italiana, delle opere di Dante, Boccaccio, Castiglione, Ariosto, Foscolo, Poliziano, Bembo, Goldoni, Metastasio, Asachi resterà per sempre un modello di inserimento in una cultura che vantava già numerosi secoli di esistenza e che tanto ha dato al mondo.Rispetto a lui, il transilvano Ion Codru Drăguşanu (1818-1884) era più attento agli elementi esteriori tanto a Roma quanto Napoli, ed osservava la dimensione negativa delle rispettive città. A Napoli, questo giornalista ante litteram rimarcava che intorno ad un ceppo tondo si mettevano seduti in mezzo alla piazza, il padre, la madre ed i figli, uno in braccio all’altro per mangiare e che le paste venivano servite con le mani. Sempre l’aneddoto catturava l’attenzione del valacco Dinicu Golescu negli anni 1824, in visita a Trieste, Torino e Milano

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Mercoledì 22 Agosto 2018 13:24

Dublino: la comunità italiana in attesa di Papa Francesco Roma - “Pregate anche per me, affinché il prossimo viaggio a Dublino, il 25 e 26 agosto prossimi, in occasione dell’Incontro Mondiale delle Famiglie, sia un momento di grazia e di ascolto della voce delle famiglie cristiane di tutto il mondo”. Così questa mattina Papa Francesco ha invitato a pregare per il suo viaggio in Irlanda in occasione dell’Incontro Mondiale delle famiglie, in corso a Dublino fino a Domenica. Anche la comunità italiana che vive nella Capitale irlandese è molto impegnata in queste ore nell’organizzazione. Il coro parteciperà attivamente alla messa finale con Papa Francesco a Pheonix Park, domenica dove gli italiani saranno molto presenti insieme ai tanti che arrivano dall’Italia e che parteciperanno anche alla celebrazione eucaristica, venerdì 24 agosto, presso St. Joseph Church, presieduta dal presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti. “Siamo una comunità cattolica formata principalmente da italiani ma aperti a tutti coloro che desiderano partecipare alla messa in lingua italiana e a momenti comunitari di preghiera e meditazione”, spiegano: “apparteniamo all’Arcidiocesi di Dublino e la nostra cappella è l’Oratorio della St. Mary's Pro Cathedral di Dublino. Il nostro Cappellano mons. Fintan Gavin celebra ogni seconda domenica del mese la messa in lingua italiana e ogni ultimo sabato del mese la comunità si riunisce per un momento di lettura e riflessione della Sacra Scrittura” . Per li italiani di Dublino l’Incontro Mondiale delle Famiglia rappresenta “un'occasione di gioia per tutti noi e sicuramente una opportunità per conoscere altre persone, italiane e non, che si avvicineranno al nostro gruppo con l'intenzione di condividere il cammino verso Gesù”. La Repubblica d'Irlanda conta oggi circa 4700000 abitanti mentre gli italiani presenti sono oltre 13mila, la maggioranza residente a Dublino dove spesso si concentrano anche le sedi delle grandi imprese multinazionali. “Molti italiani - spiegano alla comunità - tendono per questa ragione a trasferirsi a Dublino piuttosto che nelle aree rurali anche se è possibile trovare nostri connazionali un po' ovunque nel paese, in prevalenza nei centri urbani come ad esempio Cork, Limerick o Galway”. L’emigrazione italiana in questo Paese non è recente ma risale alla fine della Seconda Guerra Mondiale con l'insediamento dei primi italiani cattolici a Dublino. Il primo italiano però ad approdare sulle coste d’Irlanda è stato Cristoforo Colombo, precisamente – come scriveva qualche anno fa il Rapporto “Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes – a Galway prima di imbarcarsi nel suo viaggio alla scoperta delle Americhe. Il simbolo dell’emigrato italiano ad avere successo in Irlanda è stato Carlo Bianconi, originario della provincia di Lecco, giunto nel Paese nel 1802, imprenditore e successivamente anche Sindaco di Clonnel, magistrato e gran giurato nella contea di Tipperay. E poi Alessandro Marconi che costruì qui la più potente delle stazioni radio da lui istituite dalla quale, nel 1907, fu realizzata la prima comunicazione radio transoceanica tra l’Irlanda e Glace Bay in Canada. E proprio in ricordo del centenario di questo evento la cittadina di Clifdel, nel 2007 – ricorda il rapporto Migrantes – si è vestita dei colori italiani “tagliando il nastro al primo museo Guglielmo Marconi, una occasione questa per ricordare lo storico evento e commemorare lo scienziato italiano”. Una seconda ondata di emigrazione italiana è quella a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Gli italiani scoprirono il Fish & Chips che diventò ben presto uno dei piatti tipici irlandesi grazie al contributo dato dagli emigrati italiani. (Raffaele Iaria)


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abato 25 Agosto, durante il tragitto che lo porterà nella Cattedrale di Dublino per l’incontro con le famiglie, papa Francesco si fermerà a venerare le reliquie di una figura di santità che sembra uscire dritta dalle pagine de La leggenda del santo bevitore di Joseph Roth. È quella di Matt Talbot, un operaio di Dublino, ex alcolista morto negli anni Venti del ’900. Matt era nato nel 1856 ed era stato uno scolaro molto indisciplinato, tanto che a dodici anni fu messo a lavorare come garzone in un deposito di vino e birra. A tredici anni tornò a casa ubriaco di birra forte. Gli venne trovato un altro lavoro alla banchine del porto: tornava a casa ubriaco di whisky. A diciassette anni vendette anche le scarpe e le calze che aveva indosso per comprarsi da bere. A ventisette anni nessuno voleva più pagargli da bere, lui stesso si beveva tutti i magri guadagni e non era mai in grado di offrire nulla. Colpito nel vivo da questa umiliazione fece un giorno voto di non bere per tre mesi, ma la sofferenza era tale che giurò a sua madre che lo avrebbe rotto non appena superati i tre mesi. Ma quel voto fu l’inizio della conversione. Cominciò ad andare a Messa ogni giorno, alle cinque del mattino, e a comunicarsi. Non ruppe mai il voto e insieme al vizio di bere se ne andò anche quello del turpiloquio. Da allora in poi volle dormire su due assi e pregò e digiunò molto. Trovò lavoro in un deposito di legnami. Nel momento in cui decise di dare addio all’alcol, Matt aveva ventotto anni. Ne trascorrerà altri quarantuno nell’abbandono crescente all’amore del prossimo e di Dio, con il quale viene a vivere un’unione così forte da far pensare a lui, irlandese dalla testa ai piedi, come ad un anacoreta della primitiva Chiesa gaelica, trapiantato dalla Provvidenza tra le cataste di legname della ditta Martin di Dublino. Di temperamento era allegro, piuttosto rozzo nei modi, e finì col dominare per la forza del suo carattere l’ambiente che lo circondava. Non rimproverava mai nessuno. Tuttavia lì dove lavorava i furti cessarono, il turpiloquio non si udì più. Durante i gravi disordini del 1913-1914 si mise al fianco dei lavoratori suoi compagni, offesi da crudeli ingiustizie, tuttavia si rifiutò di partecipare a manifestazioni e piantonamenti. Si ritirava alle dieci e mezzo di sera, si alzava alle alle due per pregare, alle quattro si vestiva, verso le sei era a Messa, alle otto al lavoro. Lavorava intensamente e gli venivano affidati incarichi di sempre crescente responsabilità. Durante ogni intervallo pregava. Quando la madre con la quale divideva un misero alloggio in una casa popolare morì, si può dire che la sua preghiera si fece continua. Ci rimangono le sue sgrammaticate annotazioni di carattere spirituale. Era quasi analfabeta, ma piano piano, chiedendo aiuto allo Spirito Santo, aveva acquistato una non comune conoscenza delle cose divine. Non sapeva scrivere senza fare errori, anche elementari, ma sapeva parlare con Dio. La sua lettura principale era la Bibbia, specialmente i Vangeli. Trovò la maniera di farsi benefattore di chi era più povero di lui, riducendo al minimo le spese personali. Aveva innumerevoli amici e la sua carità non conobbe limiti. Si potrebbe definirlo così: «Gli uomini lo amavano, Matt non sapeva che farsene del denaro». Nel 1925 morì di un attacco cardiaco per la strada a Dublino. Lasciò scritto: «Il Regno dei cieli fu promesso non a chi ha buon senso o è istruito, ma a a coloro che sono simili a bambini». Non c’è pertanto da meravigliarsi se, sceso il cadavere di Talbot – rivestito dell’abito di terziario francescano – nella fossa del cimitero di Glasnevin, compratagli dai gesuiti di San Francesco Saverio a Dublino, una reale fama di santità già esistente in coloro che avevano avuto la ventura di accostare Matt da vivo, venisse ad estendersi sempre più. Nel 1931 iniziò la causa di canonizzazione e il 3 ottobre 1975 papa Paolo VI proclamò le sue virtù eroiche. Oggi i resti di Matt Talbot riposano nella chiesa di Nostra Signora di Lourdes di Dublino.


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riporta la cronaca di un insuccesso di Gesù, e proprio nella sua terra, tra i suoi, non tra i farisei o i funzionari della vecchia religione. Succede a Cafarnao, teatro di tanti miracoli e insegnamenti: molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. E motivano l’abbandono: questa parola è dura. Chi può ascoltarla? Dura non perché indichi un’altra parete vertiginosa da scalare (sul tipo: amate i vostri nemici), ma perché ti chiama a pensare in grande, a volare alto, a capovolgere l’immagine di Dio: un Dio che si fa lieve come un’ala o una parola, piccolo come un pezzo di pane, che ama l’umiltà del pane, e il suo silenzio e il suo scomparire… Un Dio capovolto. La svolta del racconto avviene attorno alla domanda: forse volete andarvene anche voi? Gesù non suggerisce risposte, non impartisce ordini o lezioni: “ecco cosa devi oppure non devi fare”, ma ti porta a guardarti dentro, a cercare la verità del cuore: che cosa vuoi veramente? Qual è il desiderio che ti muove? Sono le domande del cuore, le sole che guariscono davvero. Appello alla libertà ultima di ogni discepolo: siete liberi, andate o restate; io non costringo nessuno; ora però è il momento di decidersi. Meravigliosa la risposta di Pietro, che contiene l’essenza gioiosa della mia fede: Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Attorno a te ricomincia la vita, tu tocchi il cuore e lo fai ripartire, con la delicatezza potente della tua parola. Che è povera cosa, un soffio, una vibrazione nell’aria, una goccia d’inchiostro, che puoi ascoltare o rifiutare, fare tua o relegare nel repertorio delle follie. Tu hai parole: qualcosa che non schiaccia e non si impone, ma si propone e ti lascia libero. Gesù è maestro di libertà. E se l’accogli spalanca sepolcri, accende il cuore, insegna respiri, apre strade e carezze e incendi. Mette in moto la vita. Parole che danno vita ad ogni parte di me. Danno vita al cuore, allargano, dilatano, purificano il cuore, ne sciolgono la durezza. Danno vita alla mente, perché la mente vive di verità altrimenti si ammala, vive di libertà altrimenti patisce. Danno vita allo spirito, perché custodiscono il nostro cromosoma divino. Danno più vita anche al corpo, agli occhi, alle mani, all’andare e al venire. Al dono e all’abbraccio. Parole di vita eterna, che è la vita dell’Eterno, che ora è qui a creare con noi cose che meritano di non morire. Volete andarvene anche voi? Io no, io non me ne vado, Signore. Io non ti lascio, io scelgo te. Come Pietro, pronuncio anch’io la mia dichiarazione di amore: io voglio te, voglio vivere, e tu solo hai parole che fanno viva, finalmente, la vita. ( Padre Ermes Ronchi)


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C.

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+Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE Sappiamo tutti come non sia sempre facile scegliere il bene. La nostra libertà spesso è affascinata da altro, che ci seduce e ci convince, facendoci perdere di vista Gesù e la bellezza del suo vangelo. Chiediamo perdono a Dio per la nostra poca fede, spesso vacillante, per la nostra libertà non sempre orientata al vero bene. Breve pausa di riflessione personale Signore, che hai parole di vita eterna, abbi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo, Parola che segna il nostro cammino e Pane che ci dona forza, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore, che doni a tutti la tua salvezza, abbi pietà di noi. Signore, pietà C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen.

GLORIA

Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati dal mondo abbi pietà di noi; tu che togli i peccati dal mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA

C. O Dio nostra salvezza, che in Cristo tua parola eterna ci dai la

rivelazione piena del tuo amore, guida con la luce dello Spirito questa santa assemblea del tuo popolo, perché nessuna parola umana ci allontani da te unica fonte di verità e di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen

LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura

vi; non sarà condannato chi in lui si rifugia. R/.

Seconda Lettura

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Dal libro di Giosuè In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore». Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Perciò anCanto al Vangelo che noi serviremo il Signore, perALLELUIA. ALLELUIA ché egli è il nostro Dio». Le tue parole, Signore, sono spirito Parola di Dio. e vita; tu hai parole di vita eterna. A. Rendiamo grazie a Dio. ALLELUIA. SALMO RESPONSORIALE C. Il Signore sia con voi R. Gustate e vedete A. E con il tuo spirito. com’è buono il Signore. Benedirò il Signore in ogni tempo, C. Dal Vangelo secondo GIOVANNI A. Gloria a te o Signore sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poVA N G E L O veri ascoltino e si rallegrino. R/. Gli occhi del Signore sui giusti, i , molti suoi orecchi al loro grido di aiuto. dei discepoli di Gesù, dopo aver Il volto del Signore contro i malfat- ascoltato, dissero: «Questa parola tori, per eliminarne dalla terra il è dura! Chi può ascoltarla?». ricordo. R/. Gesù, sapendo dentro di sé che i Gridano e il Signore li ascolta, li suoi discepoli mormoravano rilibera da tutte le loro angosce. Il guardo a questo, disse loro: Signore è vicino a chi ha il cuore «Questo vi scandalizza? E se vedespezzato, egli salva gli spiriti afste il Figlio franti. R/. dell’uomo salire Molti sono i mali del giusto, ma da là dov’era prima? tutti lo libera il Signore. CustodiÈ lo Spirito che sce tutte le sue ossa: neppure uno dà la vita, la carsarà spezzato. R/. ne non giova a Il male fa morire il malvagio e chi nulla; le parole odia il giusto sarà condannato. Il che io vi ho detto Signore riscatta la vita dei suoi sersono spirito e so-


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no vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Parola del Signore A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti) CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Celebrare l'Eucaristia significa dire come Pietro: “Tu, Signore, hai parole di vita eterna”. Nella fede riconosciamo il dono della salvezza offerto sull'altare, in attesa della sua venuta. Preghiamo il Padre perché renda forte la nostra fede, preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per il Papa, i vescovi e i ministri della Chiesa: aiutino i cristiani a conoscere sempre meglio la Parola di Gesù, a interiorizzarla, perché si traduca in gesti concreti nella

vita di ogni giorno, preghiamo. 2. Per i non credenti, per quanti fanno propria una religione vuota e superficiale: siano guidati nella scoperta della bellezza della fede cristiana, preghiamo. 3. Per gli sposi: vivano nell'unità e nell'amore e siano segno dell'amore di Cristo per la sua Chiesa, preghiamo. 4. Per la nostra comunità cristiana: viva nella piena fiducia in Gesù che ci parla, ci interpella, ci nutre e ci ama, preghiamo. C. O Padre, salva il tuo popolo che pone in te la sua fiducia, e abbi pietà di noi, quando la nostra debolezza esita di fronte ai tuoi inviti e ai tuoi comandi. Per Cristo nostro Signore. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C. O Padre, che ti sei acquistato una moltitudine di figli con l'unico e perfetto sacrificio del Cristo, concedi sempre alla tua Chiesa il dono dell'unità e della pace. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta C. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro. Nella sua misericordia per noi peccatori egli si è degnato di nascere dalla Vergine; morendo sulla croce, ci ha liberati dalla morte eterna, e con la sua risurrezione ci ha donato la vita immortale. Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai santi, proclamiamo con gioia l'inno della tua lode: Santo,Santo….. C. Mistero della fede

onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire: PADRE NOSTRO Padre Nostro che sei nei Cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. C.

E con il tuo spirito.

Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna.

A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.

A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. Porta a compimento, Signore, l'opera redentrice della tua misericordia e perché possiamo conformarci in tutto alla tua volontà, rendici forti e generosi nel tuo amore. Per Cristo nostro Signore. Amen C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. A. Annunciamo la tua morte, Si- C. Vi benedica Dio onnipotente, gnore, proclamiamo la tua risurrePadre, Figlio e Spirito Santo. zione nell’attesa della tua venuta. A. Amen. DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA C. Nel nome del Signore: andate C. Per Cristo, con Cristo e in Criin pace. sto, a te Dio, Padre onnipotente, A. Rendiamo grazie a Dio nell’unità dello Spirito Santo, ogni


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