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ltimo giorno di ferie. Hai appena trascorso un meraviglioso periodo di vacanze in cui hai potuto fare tutto ciò che volevi, ma con il passare del pomeriggio l’entusiasmo diminuisce per lasciare posto a una sensazione di tensione appena inizi ad anticipare mentalmente gli avvenimenti del giorno dopo. Se questo è ciò che provi al rientro delle vacanze, non preoccuparti: non sei affatto l’unico. Per molti di noi il rientro al lavoro è accompagnato da una combinazione di irritabilità, ansia, calo di motivazione, difficoltà di concentrazione e sensazioni di vuoto. Tale disagio se rimane entro certi limiti spaziotemporali, può essere considerato normale, in virtù del fatto che il riprendere le proprie attività, con i conseguenti ritmi e responsabilità assai diverse dal periodo di ferie, richiede all’individuo energie sia psicologiche che fisiche di riadattamento e di riavvicinamento ad organizzazione e progettualità di stampo lavorativo (e non solo). Altro evento psicologico che può subentrare al rientro da un periodo di vacanza può essere una temporanea amnesia circa i molteplici schemi mentali acquisiti per gestire le varie sfere vitali. Questo a causa della fisiologica deattivazione e cancellazione da parte del cervello (wash out) di alcuni passaggi mnemonici, in concomitanza di un periodo di non utilizzo e per poter agevolare il riposo. È ciò che gli anglosassoni chiamano “Post Vacation Blues”, una “sindrome da rientro” molto comune connessa allo stress causato dalla fine della vacanze e dal ritorno alla normalità. Recenti studi hanno stabilito che arriva ad affliggere addirittura una persona su due tra quelle che tornano dalle vacanze. Questi “sintomi” durano generalmente qualche settimana, per poi risolversi da soli una volta rientrati a pieno regime nell’ottica della nostra vita quotidiana.
Come affrontare la sindrome da rientro? · Cominciare con qualche attività semplice. Il primo giorno di lavoro, è preferibile non gettarsi subito
a capofitto sulle attività più complesse e spinose e incominciare con qualcosa di semplice e che sappiamo fare bene. In questo modo è più semplice rientrare nell’ottica lavorativa e di conseguenza riusciremo successivamente ad affrontare meglio anche i compiti più impegnativi.
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Accettare di essere rimasti indietro. Al ritorno dalle vacanze, si rimane inevitabilmente indietro e ci si trova con molto lavoro da recuperare. Miliardi di e-mail, messaggi in segreteria, e attività che richiedono attenzione. È inevitabile e non è colpa nostra! Non aspettiamoci di trovare una scrivania e una casella e-mail vuota al rientro e accettiamo di essere rimasti indietro e riprendere mano a mano la usuale produttività.
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Tornare gradualmente alla normalità. Sii consapevole di come organizzi i primi giorni di lavoro. Imporsi di sistemare tutte le questioni in sospeso subito è irrealistico quanto controproducente, poiché contribuisce ad aumentare il senso di ansia provocato dal ritorno alla normalità.
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Ricordarsi delle vacanze aiuta a combattere lo stress. Se siamo stati in viaggio durante le ferie, è una buona idea prendere un ricordino da portare nel posto in cui lavoriamo; una fotografia o un piccolo oggetto possono aiutare a creare un ambiente di lavoro più sereno riportandoci a un ricordo sereno nei momenti in cui ci sentiamo sotto pressione.
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Concentrarsi sugli aspetti positivi. Pensare a quello che ci piace del nostro lavoro (ad esempio rivedere colleghi ai quali siamo affezionati) può essere d’aiuto nel rendere più piacevole la ripresa lavorativa. È infatti noto che coloro che hanno un’attitudine positiva sono meno esposti a sviluppare problematiche lavoro-correlate, percepiscono di avere maggiori energie e si sentono generalmente più calmi e rilassati. Porsi una sfida. Mettere in agenda un seminario o un evento istruttivo al rientro aiuta a ritrovare la sensazione di avere uno scopo e, successivamente, un sentimento di crescita e soddisfazione, rendendo il lavoro più gratificante. Può rivelarsi una buona idea anche cimentarsi in attività nuove, come un corso di ballo, di lingua straniera o un nuovo progetto di volontariato. Anche una nuova attività connessa al lavoro ha i suoi benefici: iscriversi a un’associazione professionale o proporsi per far parte di un gruppo di progetto può essere fonte di motivazione e rinnovamento.
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ll'inizio ufficiale dell'autunno manca ancora un po' di tempo, eppure la sensazione che la bella stagione sia ormai finita aleggia nell'aria da un po': iniziano i rientri in città, si torna a lavorare e il primo giorno di scuola per i più piccoli è già alle porte. C'è poco da fare: in testa comincia a risuonare il noto motivetto «l'estate sta finendo, un anno se ne va...», e quella sensazione di nostalgia s'impossessa di noi, sovrastando la voglia di tornare alle abitudini quotidiane. La musica può aiutare in momenti come questo, perché aiuta a non pensarci troppo e, perché no, a rivivere quanto di bello si è vissuto negli ultimi mesi.
“L’Esate sta finendo” è la canzone cult. Ci pensarono due torinesi, Stefano “Johnson” Righi e Stefano “Michael” Rota, insieme i Righeira, che a metà degli anni Ottanta scalano le classifiche con un inno all’estate che, paradossalmente, la celebra proprio nel momento in cui inizia la sua parabola discendente. «L’idea di fondo di questa canzone è semplice ma universale» spiega Johnson Righeira, oggi di nuovo solista dopo una reunion con Stefano Rota . «“L’estate sta finendo” esprime un sentimento che prima o poi tutti abbiamo provato, mi riferisco alla nostalgia per il tempo che passa, per le vacanze che finiscono, per gli amori che se ne vanno». Le parole, assicura Johnson, gli sono venute dal cuore «ho scritto quello che mi suggeriva la stagione, ho iniziato a comporla da solo, all’inizio degli anni Ottanta, poi l’abbiamo ampliata, anche con la collaborazione dei nostri produttori». Nulla di studiato quindi, nulla di costruito a tavolino, anzi. «I discografici erano molto preoccupati» racconta il cantante «pensavano che il pubblico non avrebbe apprezzato una canzone che parlava della fine dell’estate già a giugno e invece non fu così». Già, davvero imperscrutabili le vie del “tormentone”. E il termine non è usato a caso visto che, stando a quanto riporta lo Zingarelli, sarebbe stato coniato, proprio grazie al duo torinese, nel 1983, anno in cui esplode su tutte le spiagge il successo di “Vamos a la playa”. Ma tra l’archetipo delle hit da ombrellone e “L’estate sta finendo” c’è di mezzo il mare nero della nostalgia, come spiega il cantante: «questa canzone parla anche della paura di crescere». “Sto diventando grande lo sai che non mi va”, lamentava il duo osservando il mesto volo dei gabbiani che tornavano in città, e se per un attimo Johnson guarda con rimpianto ai timori dell’epoca, «ormai al massimo si invecchia» poi, forse per il ricordo di quei giorni scivolati via troppo in fretta, recupera un po’ di quello spirito spensierato e vacanziero e confida «ma no, in fondo spero ancora di non diventare grande». Eppure con lui, e con “Michael”, in quel lontano 1985, il Paese stava diventando grande davvero.i chiudeva un tempo, quello dell’Italia rampante, edonista, godereccia che ballava, sotto la bandiera del disimpegno, al ritmo di un’estate che sembrava non dover finire mai. Certo, la canzone è scacciapensieri e senza pretese di contenuti “alti” ma il senso di fine che si respira in quell’ossessivo ritornello l’ha inevitabilmente trasformata in una metafora sulla fine dell’età dell’innocenza. «Forse era nell’aria, chi fa musica, come chi fa letteratura, raccoglie anche inconsciamente le sensazioni che percepisce in giro». Musicalmente il pezzo, leggero e “superballabile”, guarda indietro nel tempo. «L’ispirazione viene dalle canzoni anni ’60, dai motivetti orecchiabili sfornati da Vianello, Di Capri e tanti altri».
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erate nelle stalle a raccontare storie, gite in bici con il dopolavoro... Le vacanze in Italia sono state a lungo una chimera. Finché dopo la Seconda guerra mondiale arrivò il boom che rivoluzionò mode
e costumi. Prima che le vacanze vere e proprie diventassero una moda diffusa, come impegnavano, i nostri avi, il loro tempo libero? Quando la televisione, il cinema e internet erano ancora di là da venire, c'era giusto la possibilità di ascoltare la musica (che in Italia arrivò grazie alla radio durante il Ventennio); prima ancora, oltre alla lettura serale del giornale (esclusiva, però, di chi non era analfabeta), c'era l'osteria. In campagna, c'era l'usanza della "veglia" nelle stalle dove gli adulti facevano piccole riparazioni, le donne cucivano e i più anziani raccontavano favole ai bambini. DAL CINEMA ALLE VACANZE. Di sabato il passatempo più frequente era trovarsi con gli amici e giocare a carte. In città a partire dagli anni '20 si cominciò inoltre ad andare al cinema: nelle città italiane iniziarono a diffondersi sale dai nomi esotici (Eden, Lux, Splendor...) che evocavano atmosfere da sogno. Durante il Fascismo il regime, impegnato a organizzare ogni aspetto della vita italiana, inventò già nel 1925 - a tre anni dalla Marcia su Roma - l'Opera nazionale dopolavoro (OND) che monopolizzò il tempo libero degli italiani: creò strutture ricreative per fare ginnastica, realizzò angoli caffè e campi per il gioco delle bocce oltre ad aule per le lezioni serali. In quegli anni vennero inoltre organizzati treni a prezzi popolari che portavano bambini e adulti appartenenti alle organizzazioni fasciste verso le località balneari per gite giornaliere. Promuovendo anche la cosiddetta "elioterapia", la cura del sole nelle colonie estive. Fu però con l'industrializzazione che si fece strada l'idea moderna di tempo libero, simile a quella che abbiamo noi oggi. Nel secondo dopoguerra in Romagna ad esempio era esplosa la moda del liscio (ma la prima balera era nata a Bellaria, presso Rimini a fine '800) che divenne una grande attrazione. Mentre la diffusione delle automobili e un maggiore benessere economico favorì gli spostamenti: gli italiani scoprivano il turismo. TUTTI AL MARE! Se nell'800 il turismo era d'elite, riservato a famiglie aristocratiche e alto-borghesi (in località balneari, termali e montane soprattutto) alla fine degli Anni'50 ci fu il boom del turismo di massa, soprattutto sulla costa adriatica. I prezzi contenuti permettevano vacanze (da allora coincidenti con la chiusura delle fabbriche) anche a impiegati e operai che a bordo delle loro utilitarie raggiungevano comodamente le destinazioni desiderate. E IN INVERNO? Il boom economico poi finì per democratizzare anche il turismo invernale nato negli Anni '30 in località come Cortina, sulle Dolomiti e Sestriere in Piemonte. Si diffuse così la moda della settimana bianca che a partire dagli anni Ottanta divenne una tradizione per molte famiglie. WEEK END "MORDI E FUGGI". Anche il week end divenne una moda negli Anni '80 quando gli ialiani scoprirono il fascino dei viaggi all'estero. Fu a partire da quel periodo - grazie anche alla successiva diffusione delle compagnie di volo low cost negli Anni '90 - che la moda della vacanza mordi e fuggi divenne dilagante. Aprendo i confini del nostro mondo e rendendolo sempre più globale.
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Papa: acqua sia a disposizione di tutti Al termine dell'udienza generale di mercoledi’ 29 Agosto, il Papa ha ricordato la IV Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del creato, che si tiene sabato prossimo soffermandosi sulla questione dell'acqua. Un tema sul quale è intervenuto diverse volte con forti parole Il Papa ha ricordato che sabato prossimo ricorre la quarta Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del creato, "che - ha detto al termine dell'udienza generale - celebriamo in unione con i fratelli e le sorelle ortodossi e con l’adesione di altre Chiese e Comunità cristiane". (Nel Messaggio di quest’anno desidero richiamare l’attenzione sulla questione dell’acqua, bene primario da tutelare e da mettere a disposizione di tutti. Sono grato per le diverse iniziative che in vari luoghi le Chiese particolari, gli Istituti di vita consacrata e le aggregazioni ecclesiali hanno predisposto. Invito tutti a unirsi in preghiera, sabato, per la nostra casa comune, per la cura della nostra casa comune.
LA GUERRA MONDIALE PER L'ACQUA?
La tutela di quello che ormai viene definito “l’oro blu” è al centro della preoccupazione del Papa da tempo. Al Workshop sull'acqua, organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze, il 24 febbraio del 2017, Francesco diceva: “Io mi domando se, in mezzo a questa ‘terza Guerra mondiale a pezzetti’ che stiamo vivendo, non stiamo andando verso la grande guerra mondiale per l’acqua”. MILLE BAMBINI MUOIONO OGNI GIORNO PER MALATTIE LEGATE ALL'ACQUA Il Papa sottolineava con forza che “ogni persona ha diritto all’accesso all’acqua potabile e sicura”: si tratta infatti di “un diritto umano essenziale e una delle questioni cruciali del mondo attuale”. Di un diritto ma anche di un dovere a tutelarla. Francesco chiedeva quindi l’impegno degli Stati per garantire l’accesso all’acqua sicura, ricordando la drammatica cifra: mille bambini muoiono ogni giorno a causa di malattie collegata all’acqua.
IL PECCATO DISTRUGGE IL CREATO
Due giorni prima, nella catechesi all’udienza generale, aveva ribadito l’importanza dell’acqua che “ci dà la vita” e che però viene spesso inquinata . Così si corrompe la creazione, perché l’orgoglio umano, sfruttando il creato, distrugge. San Francesco chiama l’acqua “sorella”, ricordava poi il Papa nel messaggio indirizzato al summit internazionale sull’acqua e sul clima, organizzato lo scorso ottobre in Campidoglio. Il suo auspicio: trovare vie per preservare questo bene prezioso per il futuro dell’umanità. FORTI RISCHI SCARSITÀ D'ACQUA Non bisogna dimenticare che all’acqua Papa Francesco ha dedicato una parte specifica dell’ Enciclica Laudato si’ .L’acqua potabile e pulita rappresenta infatti una questione di primaria importanza per la vita e gli ecosistemi e il problema è che in molti luoghi oggi la domanda supera l’offerta disponibile. Il problema è soprattutto in Africa e più in generale per le fasce povere delle popolazioni fra le quali si diffondono malattie legate all’acqua. C’è poi la questione dell’inquinamento delle falde acquifere e la tendenza in alcuni luoghi a privatizzare questa risorsa, trasformandola in merce quando in realtà l’accesso all’acqua potabile è un diritto umano essenziale. C’è anche la questione dello spreco di acqua. Sono forti le parole del Papa che evidenzia come alcuni studi segnalino il rischio di subire, in pochi decenni, una ‘acuta scarsità d’acqua: “gli impatti ambientali potrebbero colpire miliardi di persone”. D’altra parte “è prevedibile che il controllo dell’acqua da parte di grandi imprese mondiali si trasformi in una delle principali fonti di conflitto di questo secolo”.
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di Stefan Damian
a venire una serie di patrioti e rivoluzionari del ’48 romeno trovava accoglienza sul territorio italiano. Qualche decennio più tardi, sempre nel periodo del Risorgimento, altri romeni combattevano nell’esercito garibaldino, ottenendo il riconoscimento del loro valore da parte dello stesso Garibaldi e dei suoi luogotenenti. Gli anni del Risorgimento italiano corrispondono a quelli del Risorgimento romeno: pur vivendo in numerose entità statali (nove stati italiani prima dell’Unità, alcune regioni sottomesse all’Austria, due stati romeni sotto dominio turco più altri territori sotto il dominio austriaco e russo) i due popoli hanno avuto i loro momenti di affermazione liberale e democratica durante le rivoluzioni del 1848 (preparate dai carbonari massoni e da intellettuali emigrati soprattutto a Parigi e a Londra). Nelle terre romene, l’italiano Marco Antonio Canini, l’autore della canzone Addio, mia bella, addio, fu uno dei più rappresentativi diffusori delle idee mazziniane e garibaldine, suscitando un’onda di simpatia tra gli abitanti dei due Principati. I gruppi mazziniani di Londra, Parigi e Torino avevano attratto subito numerosi giovani romeni che studiavano nelle rispettive città. È il caso, ad esempio, di Nicolae Balcescu, il quale fondava, nel 1849 a Parigi, insieme a Dumitru Bratianu l’Associazione romena per la direzione dell’emigrazione. I due conoscevano già le realtà italiane, si erano da un po’ di tempo messi in contatto con Mazzini ed altri esuli italiani, polacchi, ungheresi. L’adesione alle idee di Mazzini, incontrato a Londra dal giovane Dimitrie Bratianu, ha presupposto anche la firma congiunta di numerosi documenti e proclami mazziniani[3]. Lo stesso Bratianu manteneva il collegamento tra i gruppi liberali di Londra e Parigi e portava i messaggi di Mazzini al francese Jules Michelet. Non solo la comune origine latina rivendicata fortemente, il più delle volte, nei momenti di massimo sforzo di identificazione con i propri ideali, ma anche numerose similitudini storiche hanno contribuito ad una decisa affermazione dell’orgoglio neolatino in contrasto con le non poche entità statali considerate, giustamente, se non addirittura nemiche, almeno contrarie alle legittime aspirazioni nazionali dei due popoli. L’ammirazione per Mazzini si era manifestata fino alla sua scomparsa, nel 1872. In occasione della morte a Pisa, tanto Dimitrie Bratianu quanto C.A. Rosetti pubblicavano una serie di articoli pieni di elogi sul giornale Românul di proprietà di Rosetti. Bratianu scriveva: Ho solo parole di rincrescimento e d’ammirazione - non posso farne di più - per il geniale uomo dabbene e gran patriota che ha dedicato tutta la sua vita all’Italia e all’intera umanità. L’opera di questo gigante ha avuto qualcosa di sovrannaturale; per questo motivo la sua attività è stata immensa, incommensurabile. Per le generazioni future, Mazzini sarà una leggenda, un mito. Aveva una viva immaginazione, una gran memoria, un ammirevole buon senso, un sano giudizio; aveva spirito e presenza di spirito [4].I Principati romeni hanno raggiunto una prima tappa dell’unità statale nel 1859 (l’unione della Valacchia con la Moldavia), mentre l’Italia otteneva lo stesso risultato nel 1861 in seguito alle azioni garibaldine iniziate a maggio del 1860.Nel 1859, la corte sabauda aveva sostenuto le aspirazioni romene per raggiungere l’unità nazionale. Di rimando, quando Garibaldi si preparava per salpare da Quarto (5-6 maggio 1860), i romeni non soltanto dei due Principati, ma anche alcuni di quelli che allora vivevano nell’Impero austriaco in Bucovina, Transilvania, Banato, nel Maramureş e Crişana, sostennero sulla stampa le idee mazziniane (Nicolae Bălcescu, un insigne autore di storia patria scomparso nel 1852 a Palermo aveva già definito Mazzini il più gran rivoluzionario europeo e dunque aveva contribuito alla diffusione del suo mito tra gli esuli romeni).
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, «nasce come tutti noi. è il frutto di una coppia di genitori, Anna e Gioacchino, e del loro amore. Maria è nata, è stata allattata, è cresciuta come tutti i bambini. Eppure la sua nascita era già impregnata della grazia di Nostro Signore. Maria è stata concepita senza peccato», come ci dice il dogma dell’Immacolata Concezione , sin dal primo istante del suo concepimento è stata preservata dal peccato. A differenza di tutti gli esseri umani, che nascono con il peccato originale, lei è nata senza: «In virtù della grazia che riceve da Nostro Signore, Maria non ha mai avuto nel suo cuore la macchia del peccato», È questo il motivo per cui della Vergine festeggiamo anche la venuta al mondo, come accade solo per Gesù e per San Giovanni Battista.
Una devozione universale
La festa della Natività della Beata Vergine Maria è nata prima in Oriente e per la Chiesa ortodossa riveste un’importanza particolare: l’anno liturgico della Chiesa orientale greca, infatti, inizia il 1° settembre e la prima grande festa dell’anno è proprio la nascita di Maria. A introdurla nella chiesa d’Occidente fu papa Sergio I, di origini siriane, alla fine del VII secolo. La devozione verso la Natività di Maria si sviluppò in modo particolare nella diocesi ambrosiana, come testimonia il Duomo di Milano dedicato a Santa Maria Nascente. Alla festa liturgica si è poi affiancato il culto di Maria Bambina, anch’esso diffuso soprattutto in Lombardia e nato grazie a suor Chiara Isabella Fornari, monaca francescana che, fra il 1720 e il 1730, realizzò con la cera alcune riproduzioni di Maria neonata, avvolta in fasce. Una di queste fu donata alle suore Cappuccine di Santa Maria degli Angeli in Milano che ne propagarono la devozione e da lì, dopo varie vicissitudini, arrivò nella casa generalizia delle suore di Carità di Lovere, da allora chiamate comunemente suore di Maria Bambina.
Curiosità: Maria, da due secoli il nome più diffuso
Il nome “Maria” è il nome di donna per eccellenza. Prima della Madonna, Maria corrisponde a un solo personaggio della Bibbia: la sorella di Mosè. All’epoca della Vergine Maria, però, questo nome non era raro: nei Vangeli incontriamo Maria sorella di Marta e Lazzaro, Maria Maddalena, Maria di Cleofa… Nei secoli Maria si è diffuso e anche in Italia è stato tra i nomi più frequenti nel Medioevo e soprattutto in epoca moderna. Da oltre due secoli è il primo nome nella popolazione in generale e solo negli ultimi 20 anni ha perso il primato tra le nuove nate. In più, è il nome che ha dato origine a più composti (Maria Grazia, Maria Teresa…) e appartiene a circa 250 tra sante e beate (per lo più con nomi composti). Qual è il significato di Maria? Non esiste nome di persona di cui siano state date più interpretazioni. Maria appartiene alle lingue semitiche, grande gruppo di idiomi africani e asiatici. Il suo significato può essere “ribelle”, ma anche la “forte” o “colei che s’innalza” o “che è innalzata” o, ancora, “profetessa” e“signora”… Se il nome è egiziano, con alla base “mrit”, il senso è invece quello di “amata”, ed è questo il significato che ha avuto più fortuna, il più celebrato. Ma se fosse ebraico, da “marah”, e coincidente con Miryam, allora varrebbe “amarezza”, “dolore” o “mare amaro”. Un’ulteriore etimologia “or”, egiziana ed ebraica, allude alla luminosità e al mare: dunque “stella maris”, altra formula di secolare tradizione fra i più noti epiteti mariani. Il culto del nome della Vergine Maria è antico, ma l’istituzione della festa è relativamente recente: la Chiesa la concesse nel 1513 alla diocesi spagnola di Cuenca e nel 1671 a Milano e al Regno di Napoli; il 12 settembre 1683, quando i cattolici polacchi sconfissero i turchi che assediavano Vienna, papa Innocenzo XI estese la festa a tutta la Chiesa, stabilendo come data la domenica nella settimana della Natività di Maria. San Pio X riportò la data al 12 settembre.
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, eri sicuro di trovarlo sui problemi di frontiera dell’uomo, in ascolto del grido della terra, all’incontro con gli ultimi, attraversando con loro i territori delle lacrime e della malattia: dove giungeva, in villaggi o città o campagne, gli portavano i malati e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccavano venivano salvati (Mc 6,56). Da qui veniva Gesù, portava negli occhi il dolore dei corpi e delle anime, l’esultanza incontenibile dei guariti, e ora farisei e scribi vorrebbero rinchiuderlo dentro piccolezze come mani lavate o no, questioni di stoviglie e di oggetti! Si capisce come la replica di Gesù sia dura: ipocriti! Voi avete il cuore lontano! Lontano da Dio e dall’uomo. Il grande pericolo, per i credenti di ogni tempo, è di vivere una religione dal cuore lontano e assente, nutrita di pratiche esteriori, di formule e riti; che si compiace dell’incenso, della musica, degli ori delle liturgie, ma non sa soccorrere gli orfani e le vedove (Giacomo 1,27, II lettura). Il cuore di pietra, il cuore lontano insensibile all’uomo, è la malattia che il Signore più teme e combatte. «Il vero peccato per Gesù è innanzitutto il rifiuto di partecipare al dolore dell’altro» (J. B. Metz). Quello che lui propone è il ritorno al cuore, una religione dell’interiorità: Non c’è nulla fuori dall’uomo che entrando in lui possa renderlo impuro, sono invece le cose che escono dal cuore dell’uomo… Gesù scardina ogni pregiudizio circa il puro e l’impuro, quei pregiudizi così duri a morire. Ogni cosa è pura: il cielo, la terra, ogni cibo, il corpo dell’uomo e della donna. Come è scritto Dio vide e tutto era cosa buona. Ogni cosa è illuminata. Gesù benedice di nuovo la vita, benedice il corpo e la sessualità, che noi associamo subito all’idea di purezza e impurità, e attribuisce al cuore, e solo al cuore, la possibilità di rendere pure o impure le cose, di sporcarle o di illuminarle. Il messaggio festoso di Gesù, così attuale, è che il mondo è buono, che le cose tutte sono buone, «piene di parole d’amore» (Laudato si’). Che devi custodire con ogni cura il tuo cuore perché a sua volta sia custode della luce delle cose. Via le sovrastrutture, i formalismi vuoti, tutto ciò che è cascame culturale, che lui chiama «tradizione di uomini». Libero e nuovo ritorni il Vangelo, liberante e rinnovatore. Che respiro di libertà con Gesù! Apri il Vangelo ed è come una boccata d’aria fresca dentro l’afa pesante dei soliti, ovvii discorsi. Scorri il Vangelo e ti sfiora il tocco di una perenne freschezza, un vento creatore che ti rigenera, perché sei arrivato, sei ritornato al cuore felice della vita.
ata a Bucarest nel 1947, Dova Cahan è un’israeliana di origine romena e cultura italiana ed ha pubblicato nel 2010, presso GDS Edizioni, il volume “Un askenazita tra Romania ed Eritrea”, con una prefazione del prof. Marco Cavallarin, storico della comunità ebraica di Eritrea. Il volume presenta la biografia del padre, Her cu aim Cahan (1912-1974), pioniere sionista emigrato dalla Romania all’inizio della dittatura comunista e rimasto nell’ex colonia italiana Eritrea fino alla morte. Il libro è stato scritto in lingua italiana.
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C.
COLLETTA
C.Guarda, o Padre, il popolo cristiano radunato nel giorno memoriale della Pasqua, e fa' che la lode delle nostre labbra risuoni nella profondità del cuore: la tua parola seminata in noi santifichi e rinnovi +Nel nome del Padre e del tutta la nostra vita. Per il nostro SiFiglio e dello Spirito Santo. gnore Gesù Cristo, tuo Figlio, che A. Amen. è Dio, e vive e regna con te, nell'uC. Il Dio della speranza, che ci nità dello Spirito Santo, per tutti i riempie di ogni gioia e pace nella secoli dei secoli. fede per la potenza dello Spirito A. Amen Santo, sia con tutti voi. LITURGIA DELLA PAROLA A. E con il tuo spirito. Prima Lettura INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE Dal libro del Deuteronòmio ATTO PENITENZIALE Mosè parlò al popolo dicendo: La nostra vera libertà è la possibi«Ora, Israele, ascolta le leggi e le lità di scegliere il bene al di là di norme che io vi insegno, affinché ogni condizionamento. Ma il nostro le mettiate in pratica, perché egoismo spesso ci induce a decidere da noi stessi ciò che è giusto viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei e ciò che è sbagliato, secondo i nostri gusti e le nostre voglie, so- vostri padri, sta per darvi. Non aggiungerete nulla a ciò che io vi stituendoci così a Dio. Di questo chiediamo perdono al Signore, fi- comando e non ne toglierete nulla; duciosi nel suo amore pieno di mi- ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi sericordia. prescrivo. Le osserverete dunque, Breve pausa di riflessione personale e le metterete in pratica, perché Signore, che ci inviti a quella sarà la vostra saggezza e la tornare a te, sempre pronto a vostra intelligenza agli occhi dei perdonare, abbi pietà di noi. popoli, i quali, udendo parlare di Signore, pietà. tutte queste leggi, diranno: Cristo, che nella tua Parola ci “Questa grande nazione è il solo indichi il cammino che porta al popolo saggio e intelligente”. Padre, abbi pietà di noi. Infatti quale grande nazione ha gli Cristo, pietà. dèi così vicini a sé, come il Signore, che ci doni la tua legge Signore, nostro Dio, è vicino a noi come segno del tuo amore, abbi ogni volta che lo invochiamo? E pietà di noi. quale grande nazione ha leggi e Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia mise- norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?». ricordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter- Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio. na. SALMO RESPONSORIALE A. Amen. R. Chi teme il Signore GLORIA abiterà nella sua tenda. Gloria a Dio nell'alto dei cieli e Colui che cammina senza colpa, pace in terra agli uomini di buopratica la giustizia e dice la verità na volontà. Noi ti lodiamo, ti beche ha nel cuore, non sparge nediciamo, ti adoriamo, ti gloricalunnie con la sua lingua. R/. fichiamo, ti rendiamo grazie per Non fa danno al suo prossimo e la tua gloria immensa, Signore non lancia insulti al suo vicino. Ai Dio, Re del cielo, Dio Padre onsuoi occhi è spregevole il nipotente. Signore, figlio unigemalvagio, ma onora chi teme il nito, Gesù Cristo, Signore Dio, Signore. R/. Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati dal mondo Non presta il suo denaro a usura e non accetta doni contro abbi pietà di noi; tu che togli i l’innocente. Colui che agisce in peccati dal mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla questo modo resterà saldo per sempre. R/. destra del Padre, abbi pietà di Seconda Lettura noi. Perché tu solo il Santo, tu Dalla lettera di san Giacomo solo il Signore, tu solo l'Altissiapostolo mo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto Amen.
vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature. Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi. Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio
Canto al Vangelo
ALLELUIA. ALLELUIA Le tue parole, Signore, sono spirito e vita; tu hai parole di vita eterna. ALLELUIA. C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo MATTEO A. Gloria a te o Signore
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VA N G E L O
n quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di
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nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». Parola del Signore A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti) CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Fratelli e sorelle, Dio ascolta coloro che accolgono docilmente la sua Parola, ricolmando di ogni benedizione quanti pongono il proprio cuore accanto a lui. Presentiamogli con fiducia le nostre preghiere. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per il Papa, i vescovi, i sacerdoti e i catechisti: predichino sempre la religione cristiana vera, che non consiste in pratiche magiche, in un vuoto ritualismo, ma nel rendere grazie a Dio con la vita, preghiamo.
2. Per tutti i cristiani: splendano nel mondo per la purezza e la chiarezza della loro vita, preghiamo. 3. Per i malati e i sofferenti: trovino sempre accanto a sé il conforto e la speranza dell'amico, preghiamo. 4. Per quanti hanno il cuore lontano da Dio: l'incontro con Cristo, attraverso la testimonianza dei fratelli, sia per loro occasione di conversione, preghiamo. 5. Per la nostra comunità, perché nutrita dal Pane e guidata dalla Parola sappia liberarsi da ogni espressione di religiosità falsa, sterile e formale, preghiamo. C. O Padre, tu hai voluto nutrirci con la tua parola di verità. Concedici di celebrare con cuore puro i tuoi santi misteri. Per Cristo nostro Signore. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE C.Santifica, Signore, l'offerta che ti presentiamo, e compi in noi con la potenza del tuo Spirito la redenzione che si attua nel mistero. Per Cristo nostro Signore. . A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. E’ cosa buona e giusta C. È veramente cosa buona e giusta, proclamare le tue grandi opere e renderti grazie a nome di tutti gli uomini, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro. Egli, nascendo da Maria Vergine, ha inaugurato i tempi nuovi, soffrendo la passione, ha distrutto i nostri peccati; risorgendo dai morti, ci ha aperto il passaggio alla vita eterna; salendo a te, Padre, ci ha preparato un posto nel tuo regno. Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai santi, proclamiamo senza fine l'inno della tua lode: Santo,Santo….. C. Mistero della fede
nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire: PADRE NOSTRO Padre Nostro che sei nei Cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen C. La pace del Signore sia sempre con voi. A. C.
E con il tuo spirito.
Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna.
A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.
A. O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE C. O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa' che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore e ci spinga a servirti nei nostri fratelli. Per Cristo nostro Signore. Amen C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipotente, A. Annunciamo la tua morte, SiPadre, Figlio e Spirito Santo. gnore, proclamiamo la tua risurre- A. Amen. zione nell’attesa della tua venuta. C. Nel nome del Signore: andate DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA in pace. C. Per Cristo, con Cristo e in CriA. Rendiamo grazie a Dio sto, a te Dio, Padre onnipotente,