ADESTE NR.38 Domenica 16 Settembre 2018

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INIZIO SCUOLA: Non serve rivangare il passato….non sono più i tempi della “predella o pedana sotto la cattedra” UNA SCUOLA DA REINVENTARE. LA NOSTALGIA DEL PASSATO NON MIGLIORA L'APPRENDIMENTO

scenze che vede l’insegnante posizionato in modo frontale dietro alla cattedra per consegnare il sapere di cui è portatore. Dall’altra un’idea di scuola dove il protagonismo è consegnato agli alunni e il docente assume un Daniele Novara sabato 9 giugno 2018 ruolo di regia operativa lasciando la scena all’attività di ricerca, di esplorazione, di laboratorio agli stessi. famoso libro-diario scolastico Il paese sbagliato Mario Lodi racconta cosa fece Il primo modello, quello tradizionale, è basato sulla della predella scolastica collocata a mo’ di rialzo triade lezione-studio-interrogazione o per usare parole più moderne esposizione del docente-lavoro sotto la cattedra quando prese possesso della sua angustissima aula nei lontani anni Sessanta del Nove- personale-verifica degli obiettivi raggiunti. Ma la cento. Non posso fare altro che ridare al grande Ma- sostanza non cambia, manca il coinvolgimento attivo dei ragazzi specie sul piano dell’interazione sociale, rio Lodi la parola a distanza di cinquant’anni. del mutuo apprendimento e della valorizzazione del «E la predella? Idea: spostata contro la parete, sotto la gruppo classe. lavagna murale, diventerà il nostro... teatrino, o meglio la piazzetta dove si svolgeranno le manifestazioni È incredibile come questi due modelli, uno basato sulla nostalgia del passato e l’altro su evidenze pubbliche della nostra piccola comunità. Ogni tanto, passando, v’inciampavo, nascosta com’era fra i tavoli- scientifiche sempre più palesi, continuino a confronni. Ma non vi ho rinunciato, perché quel metro quadra- tarsi in un conflitto che ha il sapore ammuffito di qualcosa che non appartiene più al presente. Il monto scarso di spazio sociale su cui i bambini potranno cantare, giocare, narrare le loro esperienze ai compa- do è cambiato. Possibile che si continui a parlare della scuola sulla base dei propri ricordi liceali gni, dipingere, è il pezzo più importante dell’arredase non addirittura di quelli dei genitori? mento». Nel mondo i modelli scolastici Da un mio rapido sondaggio fra che funzionano, che creano perinsegnanti e addetti ai lavori, scocentuali di laureati ben più alti di pro che l’iniziativa di Mario Lodi quelli dell’Italia e che non prenon fu semplicemente pionieristisentano i nostri tassi di dispersioca, ma l’inizio della progressiva ne, hanno saputo fare scelte pedismissione di questo accessorio dagogiche sufficientemente innoscolastico votato a esaltare il mavative in grado di rispondere ai gistero e l’autorità dell’insegnanbisogni delle nuove generazione te. e alle loro motivazioni. Di fatto la predella si è estinta Viviamo in una società che non ha per morte naturale abbandonata nessuna intenzione di alzarsi in senza rimpianti da almeno due generazioni di insegnanti e docenti consapevoli che piedi e di mettersi sull’attenti per ogni cambio di ora scolastica e che pretende piuttosto rispetto per le l’autorità a scuola non può essere solo un fatto di convenzione e di forma quanto piuttosto una compe- tante famiglie che vogliono collaborare al raggiungimento degli apprendimenti scolastici dei propri figli. tenza professionale riconosciuta e rispettata. Gli esperimenti di ritorno al passato sono sempre Probabilmente Ernesto Galli Della Loggia che sul nati sotto una pessima stella. Il ritorno per esempio ai 'Corriere della sera' del 5 giugno auspica un ritorno voti numerici nella scuola elementare attuato nel al passato dovrà farsene una ragione. Dubito che an2009 ha finito col danneggiare gravemente un ciclo che il più eccentrico Ministro dell’Istruzione possa scolastico che era il nostro fiore all’occhiello. Meglio disporre una normativa del genere. Fortunatamente i pertanto guardare avanti senza continuare a farci del simboli più consunti del potere scolastico (anche se male.(Pedagogista() proprio non tutti) possono tranquillamente restare nell’archeologia del nostro passato senza inutili nostalgie. In realtà ci troviamo ancora una volta nel cuore del conflitto fra due modelli di scuola. Da un lato quella idealistica legata alla trasmissione dei contenuti, delle nozioni, delle cono-


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..dopo pennino e calamaio, arrivò la “ BIC”

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aniela anni fa mi chiese: «Ma cos’è sto calamaio di cui sento parlare in una trasmissione televisiva?» Perbacco, mi sono detta, come si fa a non conoscere questo strumento che è stato, fino al 1959, il pane quotidiano per milioni di ragazzini che hanno frequentato le scuole elementari di mezzo mondo? Ma Daniela è nata dopo gli anni ’70 e questa boccettina piena d’inchiostro, in cui si intingeva la penna per poter scrivere, non l’ha mai usata, così come non l’hanno usata tutti quelli che sono entrati in prima elementare dopo il 1960. A decretare la morte del calamaio (insieme alla penna con pennino e all’inchiostro) è stata la BIC. Insomma la fantastica penna a biro che non doveva più essere immersa nell’inchiostro per scrivere, che non faceva più macchie una volta posata sulla carta, che non sporcava più i quaderni, le mani, il grembiulino e i compagni di banco di qualche bambino birichino che si divertiva a spruzzarli con l’inchiostro, è nata nel 1953. Fu il barone francese Bich a liberare migliaia di ragazzini dalla schiavitù dell’inchiostro. Il nobile francese non inventò la biro, perché questa era già stata inventata nel 1938 da due fratelli ungheresi, Lazlo e Georg Biro che si erano rifugiati in Argentina durante il fascismo, ma mise a punto un processo di fabbricazione industriale che permise di abbassare enormemente il costo della penna a sfera e, quindi, di venderla ad un prezzo che sfidava qualsiasi concorrenza. La BIC cominciò ad essere commercializzarla in tutta Europa dopo la metà degli anni ’50. Pensate che ancora al giorno d’oggi se ne vendono più di 15 milioni di esemplari al giorno. I bambini di prima si ricordano ancora del banco di scuola a due posti dove, sul lato destro di ogni scolaro o in mezzo, vi era un buco per far entrare il calamaio: una boccetta di vetro che si riempiva di inchiostro. Una tortura utilizzare la penna e il pennino che si spuntava quasi sempre, macchiando e bucando il foglio appena scritto. Lo scolaro quando ritornava a casa aveva continuamente il pollice destro sporco di blù, così come era blù un angolo della bocca dove egli appoggiava la parte finale della penna mentre era assorto nelle sue profonde riflessioni. Il gesto per scrivere era quello di intingere la penna col pennino nel calamaio, poi si davano due colpetti per togliere l’inchiostro in eccesso (che spesso andava a finire sulla schiena dello scolaro davanti) e, via sul foglio a scrivere quello che dettava la maestra. L’altro strumento importante da utilizzare con la penna e l’inchiostro era la carta assorbente: senza quella la macchia si allargava e invadeva metà foglio. Per cui ognuno di noi ne aveva una buona scorta. Nei casi disperati si utilizzava anche il talco, un assorbente antico ed efficiente. Altra scorta indispensabile era quella dei pennini che, per chi aveva la mano pesante come la mia, li spuntava continuamente. Noi scolari di “penna, inchiostro e calamaio” siamo passati alla biro senza nemmeno accorgercene, anche se la differenza tra prima e dopo è stata enorme. Merci Monsieur Bic!


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Sono passati 25 anni da quel "Me l’aspettavo". Da quelle ultime parole pronunciate da Don Pino Puglisi prima di essere freddato dalla mafia. Era il 15 settembre del 1993, il giorno del suo 56° compleanno. Lotta alla mafia I sicari lo aspettarono davanti al portone della sua casa, al numero 5 di piazzale Anita Garibaldi, nel quartiere di Brancaccio. Un solo colpo alla nuca per chiudere la bocca per sempre a quel prete che, dopo essere stato per dieci anni parroco di Godrano (piccolo paese del palermitano), nel 1990 era tornato a Palermo, nel suo quartiere d’origine, e aveva cominciato a svolgere il suo lavoro senza tenere conto delle regole di Cosa Nostra. A raccontare gli ultimi istanti della vita di Padre Puglisi è stato proprio il suo assassino, Salvatore Grigoli, oggi collaboratore di giustizia. (Repubblica, 14 settembre 2014) Paura dell’omertà «Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti» era lo slogan del prete siciliano. "Voleva fare il prete fino in fondo, e forte del Vangelo sottrarre i ragazzi alle grinfie della malavita, far pensare, ridare fiducia alla gente." scrive sulle pagine di Avvenire (13 settembre 2014) mons. Bertolone, postulatore della causa di beatificazione di don Puglisi. "Era, ed è, l’emblema della Chiesa che testimoniando Cristo e annunciando il Vangelo, fa male alla mafia perché cerca di saldare la terra al cielo. Come la Chiesa di Papa Francesco, che – egli ce lo ricorda sempre – deve camminare nella quotidianità con la matura consapevolezza che «una fede autentica implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo» da parte di cristiani che non siano «vino annacquato». Testimone di vita Che cosa ci ha consegnato don Puglisi, col suo martirio? Lo ricordava proprio don Ciotti, in un articolo all’epoca per molti versi profetico, pubblicato su Avvenire il 5 settembre del 1994: «Egli ha incarnato pienamente la povertà, la fatica, la libertà e la gioia del vivere come preti, in parrocchia. Con la sua testimonianza ci sprona a sostenere quanti vivono questa stessa realtà con impegno e silenzio. Non il silenzio di chi rinuncia a parlare e denunciare, ma quello di chi, per la scelta dello stare nel suo territorio, rifiuta le passerelle o gli inutili proclami». Pochi cenni che restituiscono il ritratto dell’uomo che nella primavera del 1990 approda a Brancaccio, iniziando a bussare a tutte le porte perché, diceva, «bisogna prima conoscere, poi capire, infine agire». Don Puglisi non è stato ucciso perché dal pulpito annunciava princìpi astratti, ma perché è stato un testimone nella vita quotidiana, dove le relazioni e i problemi assumono la dimensione più vera. Più cruda. Più drammatica. Ed è proprio lì, tramite la sua instancabile presenza, che Gesù si è fatto più vicino alla gente.


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La mamma e il papà si sono ammalati e da allora è lui a fare il capofamiglia, pur continuando ad andare a scuola: il suo Comune gli ha assegnato il titolo di «cittadino dell’anno» Roberto Molinari ha 18 anni, vive a Spino d’Adda va bene a scuola, ama il calcio, ha una fidanzata e molti amici, roberto cittadino dell'annopotrebbe sembrare un liceale qualsiasi ma da anni ormai il capofamiglia in casa è lui, con la mamma affetta da una grave patologia articolare, il padre cardiopatico colpito da un infarto e la sorellina Michela, di 11 anni che soffre di una malattia autoimmune difficile da gestire, Roberto ha lasciato il calcio racconta di avere smesso per non volere pesare economicamente sulle spalle due suoi genitori, e così ha più tempo da dedicare alla famiglia. Dopo la scuola adesso si occupa a tempo pieno della famiglia: fa spesa, fa le pulizie, le faccende di casa, va in farmacia, paga le bollette, e a volte prepara da mangiare. A fare le commissioni va in bicicletta, non ha ancora la patente. La mamma ha dei dolori molto forti e spesso non riesce neanche ad alzarsi dal letto, Roberto ha capito che qualcosa non andava per la prima volta a 7 anni, quando vedeva che sua mamma non poteva fare tutto quello che facevano le altre mamme, uscire, andare al lavoro e andare a prendere i figli a scuola. roberto cittadino dell'annoRoberto era in seconda elementare, ed è diventato grande alla svelta: da piccolo quando la mamma stava male chiamava il padre in cantiere, gli chiedeva di tornare a casa, adesso che anche il padre sta male, ci deve pensare lui: la mattina va dalla madre, controlla se sta bene, se la madre sta male resta a casa da scuola per accudirla, la mamma è più tranquilla sapendo che c’è lui in casa. allo stesso modo si impegna per dare stabilità alla sorellina, le controlla i compiti la sera e va a colloquio con i professori, le fa da secondo padre. ha tanti amici e una fidanzata che lo sostiene, a scuola va bene ha la media dell’8 e ha fatto felici i genitori quando gli ha mostrato la pagella. ” anche se faccio cose che altri ragazzi non fanno, questa è la mia quotidianità e sono sereno, la vita ti insegna ad arrangiarti” “ho capito che nella vita le difficoltà ti spaventano, ma se ci si aiuta, tutto diventa più facile, La mia felicità è questa. Sono un ragazzo normale” Così a portare la sua bella storia alla ribalda ci pensa una lettera del comune di Spino d’Adda, che il giovane ha ricevuto pochi giorni fa, che nomina Roberto Cittadino dell’anno , la sua fatica e il suo impegno non sono passati inosservati tra i cittadini, per il 25 Luglio alla festa di San Giacomo, patrono della città, gli sarà consegnato il riconoscimento Pochi mesi fa era stata la provincia a riconoscerlo anche del premio “bontà” per il suo impegno familiare, semplicemente straordinario per un ragazzo della sua età, Ma l’ex sindaco Paolo Riccoboni e l’assessore ai servizi sociali Eleonora Ferrari, hanno pensato si meritasse di più, hanno proposto la sua candidatura come “spinese” che è stata subito condivisa all’unanimità. i sue referenti comunali hanno spiegato: «In una società che crede i ragazzi svogliati, Roberto è l’esempio che esistono giovani silenziosamente presenti», Complimenti a Roberto cittadino dell’anno! un bellissimo esempio di amore per la famiglia e bontà, che merita davvero questo riconoscimento!


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SUPER OLD MAN & WOMAN

invecchia di più e nella maggioranza dei casi si invecchia meglio. Le rilevazioni statistiche fotografano un’Italia con 13 milioni di persone over 65 anni, e l’allungamento della vita e la sua qualità trainano un cambiamento nella percezione del ruolo sociale della Terza Età. La Terza Età è una categoria sociale complessa, che viene suddivisa in 3 sottogruppi: i giovani anziani (65-75 anni), gli anziani veri e propri (76-84 anni) e i grandi anziani (dagli

85 anni in poi). Gli anziani non sono più percepiti come persone che vivono un periodo residuale della vita, di ritiro dalla dimensione sociale e pubblica a causa di mancanza di energie e problematiche di salute invalidanti. Con l’espressione anziani attivi si identificano principalmente giovani anziani e anziani veri e propri, risorse che apportano alla società un contributo fondamentale in vari ambiti. Consideriamo il caso dei giovani anziani, che oggi coincidono con la generazione dei baby boomers, definiti come una “generazione sandwich” con un compito equilibratore indispensabile nel nostro sistema di welfare. Infatti, grazie alle loro risorse socio-culturali e professionali, svolgono un ruolo sociale e familiare chiave per la nostra società. Oltre ad assistere i propri parenti che, a causa dell’età avanzata, si trovano in situazioni di limitata autonomia, spesso i giovani anziani danno un importante contribuito all’organizzazione familiare dei figli e all’accudimento dei nipoti. La loro presenza è fondamentale per sopperire alla carenza, o al costo inaccessibile, di strutture come asili nido, servizi doposcuola e di accoglienza dei bambini durante le vacanze estive. I giovani anziani sono spesso il fattore cruciale che permette ai figli di crearsi una famiglia e mantenere il lavoro. Il loro status di pensionati in molti casi offre un’importante sicurezza economica alle generazioni più giovani, meno garantite.

Anziani attivi nelle comunità locali e in quelle professionali

A livello delle comunità locali, il contributo dei volontari over 65 permette di portare avanti molte iniziative di aggregazione sociale e di pubblica utilità, come: · Pro Loco, associazioni di promozione locale, organizzazione feste e appuntamenti vari · volontariato presso Protezione Civile, Croce Rossa e servizi di vigilanza antincendio, con compiti commisurati all’età; · apertura e gestione di biblioteche, musei e monumenti storici, spesso con servizio di visite guidate; · vigilanza territoriale come nei progetti dei “Nonni Vigili”, adeguatamente formati per sorvegliare scuole, parchi e giardini e dissuadere con la loro presenza fenomeni di vandalismo e microcriminalità; · piccoli lavori di manutenzione e gestione di spazi pubblici e di aggregazione, giardini, orti urbani., Anche in ambito professionale, la trasmissione intergenerazionale delle competenze è una pratica che si va affermando sempre di più, per valorizzare il passaggio di una rete di esperienze e nozioni, che possono essere di grande utilità per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro. All’interno degli ordini professionali sorgono iniziative di mentoring e business angel in cui professionisti senior in pensione affiancano gli aspiranti imprenditori con un programma di consulenze e accompagnamento. I professionisti rappresentano un importante bacino di competenze qualificate anche per l’associazionismo: molti medici, infermieri, avvocati, dirigenti d’azienda, commercialisti e professionisti vari, una volta in pensione, trovano una gratifica importante nel prestare le loro competenze specialistiche per associazioni con scopi solidaristici. Anche nel settore manifatturiero e nell’artigianato di eccellenza nascono progetti di affiancamento, che contribuiscono a tramandare ai giovani artigiani la tradizione preziosa, il sapere e i segreti di molte lavorazioni di artigianato artistico che solo un contatto diretto e un affiancamento in bottega permettono. Queste modalità dimostrano che la società ha compreso l’importanza di una trasmissione circolare delle competenze e che valorizzare le risorse di una fetta sempre più ampia della popolazione, la Terza Età, contribuisce a migliorare la qualità generale della vita nelle comunità locali.


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nche quest’anno è iniziata l’estate e con lei è arrivato anche il calendario di incontri del “Bibliomotocarro”… -

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Dire grazie fa stare bene: oggi è la giornata mondiale della gratitudine

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l 21 settembre è il "World Gratitude Day". Essere grati per tutto ciò che abbiamo è un elisir per vivere bene e in salute. #lodicelascienza Quante volte, di fronte alle disgrazie che accadono intorno a noi pensiamo a quanto cose belle abbiamo e spesso dimentichiamo? Salvo poi scordarsene il giorno successivo, nuovamente focalizzati sulle cose negative, piuttosto che su quelle positive. C’è un aforisma che recita: “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce“. Ognuno di noi, spesso frastornato dal fragore di quell’unico albero, scorda tutti quelli che stanno crescendo sani. Anche per questo, nel 1965, alle Hawaii è stato istituito il World gratitude day, celebrato il 21 settembre. Per avere un giorno preciso in cui esprimere ufficialmente gratitudine per tutte le meravigliose cose che ci circondano. Intento dei fondatori di questo giorno della gratitudine era che ciascuno di noi, un giorno all’anno, si fermasse a riflettere e prendesse consapevolezza delle cose belle che abbiamo intorno e degli aspetti positivi della propria vita. Tutto quello che per mancanza di tempo o disabitudine alla riflessione, finiamo per trascurare. Tra l’altro i neuropsichiatri sostengono che la gratitudine migliora la qualità della vita e la salute. Si tratta di un atteggiamento, di una predisposizione mentale, che cambia il modo di affrontare la giornata e la vita in generale e ha ripercussioni positive sul nostro benessere. Ci sono alcune piccole regole che andrebbero rispettate per “allenarsi” a questa nuova visione della vita. 1. Fare un elenco delle cose percui sentirsi grati: famiglia, lavoro, gratificazioni personali. 2. Affrontare la quotidianità dando risalto alle cose positive piuttosto che agli imprevisti quotidiani. 3. Focalizzarsi su se stessi, fermandosi a riflettere nel corso della giornata sulle cose che ci hanno fatto sorridere e stare bene. 4. Lasciare spazio alle emozioni. Abbassare le barriere, lasciare che i sentimenti abbiano la meglio sulla razionalità. 5. “Hic et nunc”. Focalizzarsi sul presente è l’unica maniera per esistere davvero. Non pensare sempre al domani, a quel che sarà. Godersi l’attimo, l’immediato, assaporandolo fino in fondo e dando al precedenza a ciò che ci lega alla vita. Questo ci aiuterà a diventare resilienti, ossia a superare i traumi senza “romperci”. :“Siamo capaci di dire grazie? Quante volte ci diciamo grazie in famiglia, in comunità, nella Chiesa? Quante volte diciamo grazie a chi ci aiuta, a chi ci è vicino, a chi ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio. È facile andare dal Signore a chiedere qualcosa, ma tornare a ringraziarlo…” (Papa Francesco)


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olto interessanti ci sembrano le immagini dell’Italia descritte da Sextil Puşcariu quando nel 1898, a 21 anni, visitò per la prima volta l’Italia. La rivide nel 1914 e poi, successivamente, parecchie altre volte, tanto da poter affermare, quando dopo la seconda guerra mondiale scrisse le sue Memorie, che gli era difficile non mescolare le immagini delle numerose visite e che non desiderava fermarsi sui quadri visti a Firenze o in Vaticano. Allo stesso tempo non voleva lasciarsi influenzare da quanto scritto sul Baedecker, perché era desideroso di raccontare tutto quanto aveva visto con i propri occhi, e non con quelli degli altri. Talvolta le immagini descritte sono di una sincerità disarmante; a Milano, I musei e le chiese (...) mi hanno stordito con le tele di Verrocchio, Bellini, Mantegna, Luini, Solario, Veronese e altri, senza poter distinguere tra altri Fra Filippo Lippi e Filippino (…). Dopo Genova, Pisa, Firenze, arrivato a Roma resta sorpreso dall’immagine di una città rumorosa, piena di commercianti che strillano, di contadini venuti in città dai villaggi che la circondano, da facchini, un gruppo senza fine di italiani che irrompono gridando “cane nero”, “cavallo rosso” o “majale verde”. Se non avessero berretto con le scritte Albergo Italia, Hotel Central si potrebbe credere che stanno proferendo delle bestemmie [6] . Il nostro viaggiatore si reca poi in piazza dei Cinquecento, in Vaticano, ammira i resti della città antica (il Colosseo, le mura) e ci racconta, in immagini sovrapposte, le successive avventure romane di Badea Cartan, una storia strana che abbina verità e immaginazione. Non mancano gli apprezzamenti per i gesti del marchese Pandolfi, il grande filo-romeno, o per Pio X, indicato con le parole il gran bel vecchio racchiuso tra le mura Vaticane, o i ricordi delle stradine romane e l’impressione profonda lasciatagli dalla colonna traiana. Le belle serate trascorse a Napoli non restano senza tracce nella sua memoria affettiva: sono ricordati, tra gli altri, non solo il Museo Nazionale con i suoi bronzi, coi suoi vasi dipinti, ma anche una semplice pescheria, di fronte ad un bicchiere di vino nero, perché da buongustaio il nostro illustre compatriota non poteva non apprezzare, con la stessa disinvoltura con la quale rimarcava le bellezze di Amalfi o Salerno, anche l’arte della cucina partenopea .


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AL DI LA’ DELL’ATLANTICO

LA FESTA DI

SAN GENNARO A NEW YORK

Bancarelle stracolme di cibo, profumi invitanti che pervadono le strade affollate, musica in sottofondo e i colori rosso, verde e bianco che decorano case e negozi. No, non è Natale ma è la Festa di San Gennaro. Uno degli eventi più attesi di New York ha appena compiuto 92anni e li porta benissimo. L’energia è sempre la stessa ITALIANI NEL che nel 1926 ha caratterizzato la prima ediMONDO zione, ma il numero di visitatori aumenta ogni anno; tra questi tanti newyorchesi e turisti provenienti da tutto il mondo, ma soprattutto tanti italiani e italo-americani. Perché certo, si può dire che Little Italy è solo un’attrazione turistica, che non è più autentica come in passato, ma la storia non si può cancellare: dalla fine dell’800 questo quartiere ha accolto gli immigrati italiani che qui hanno cercato di far fronte alla nostalgia di casa e alle difficili condizioni di vita unendosi in una grande comunità e cercando di conservare le proprie tradizioni. E tra queste tradizioni c’è anche la Festa di San Gennaro, un evento in cui le celebrazioni e la gioia si mischiano ad un giusto sentimento di nostalgia per il passato e a quella dose di curiosità che spinge a chiedersi come fosse una volta San Gennaro e come è nata questa festa.

La storia di San Gennaro, vescovo e martire cristiano, risale al 305 d.C. Dopo il martirio il suo sangue venne raccolto e conservato in due antiche ampolle, oggi custodite nel duomo di Napoli, città di cui San Gennaro è il patrono. In alcune speciali occasioni le ampolle vengono esposte pubblicamente alla venerazione dei fedeli, i quali possono assistere alla fenomeno della liquefazione del sangue, considerata un miracolo e un auspicio di buona fortuna. Nel 1888 gli immigrati italiani che erano giunti a New York provenienti per lo più dall’Italia meridionale decisero di creare un luogo di culto dedicato proprio a San Gennaro e così nacque la Chiesa del Preziosissimo Sangue, da cui oggi parte la processione. La chiesa si affaccia su Mulberry Street, l’arteria principale del quartiere che se in passato si estendeva per circa 50 isolati oggi presenta dimensioni molto più ridotte. Ma Mulberry Street non è cambiata: oggi come in passato questo viale è un susseguirsi incessante di bar, pasticcerie, gelaterie e ristoranti che propongono le classiche specialità mediterranee. Ed è grazie a questa strada, protagonista anche di tante scene cinematografiche, che si deve la nascita della Festa di San Gennaro: dopo la costruzione della chiesa un gruppo di famiglie che gestivano bar e ristoranti su Mulberry Street invitarono gli altri abitanti del quartiere a riunirsi di fronte alla Statua di San Gennaro situata nel giardino della chiesa per pregare, condividere del cibo e fare offerte per le famiglie povere del quartiere. Con gli anni questo piccolo evento si è trasformato in un festival di 11 giorni con cibo, musica e spettacol


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si trovava in un luogo solitario a pregare. Silenzio, solitudine, preghiera: è un momento carico della più grande intimità per questo piccolo gruppo di uomini. E i discepoli erano con lui… Intimità tra loro e con Dio. È una di quelle ore speciali in cui l’amore si fa come tangibile, lo senti sopra, sotto, intorno a te, come un manto luminoso; momenti in cui ti senti «docile fibra dell’universo» (Ungaretti). In quest’ora importante, Gesù pone una domanda decisiva, qualcosa da cui poi dipenderà tutto: fede, scelte, vita… ma voi, chi dite che io sia? Gesù usa il metodo delle domande per far crescere i suoi amici. Le sue domande sono scintille che accendono qualcosa, che mettono in moto cammini e crescite. Gesù vuole i suoi poeti e pensatori della vita. «La differenza profonda tra gli uomini non è tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti» (Carlo Maria Martini) La domanda inizia con un “ma”, ma voi, una avversativa, quasi in opposizione a ciò che dice la gente. Non accontentatevi di una fede “per sentito dire”, per tradizione. Ma voi, voi con le barche abbandonate, voi che avete camminato con me per tre anni, voi miei amici, che ho scelto a uno a uno, chi sono io per voi? E lo chiede lì, dentro il grembo caldo dell’amicizia, sotto la cupola d’oro della preghiera. Una domanda che è il cuore pulsante della fede: chi sono io per te? Non cerca parole, Gesù, cerca persone; non definizioni di sé ma coinvolgimenti con sé: che cosa ti è successo quando mi hai incontrato? Assomiglia alle domande che si fanno gli innamorati: – quanto posto ho nella tua vita, quanto conto per te? E l’altro risponde: tu sei la mia vita. Sei la mia donna, il mio uomo, il mio amore. Gesù non ha bisogno della opinione di Pietro per avere informazioni, per sapere se è più bravo dei profeti di prima, ma per sapere se Pietro è innamorato, se gli ha aperto il cuore. Cristo è vivo, solo se è vivo dentro di noi. Il nostro cuore può essere la culla o la tomba di Dio. Può fare grande o piccolo l’Immenso. Perché l’Infinito è grande o piccolo nella misura in cui tu gli fai spazio in te, gli dai tempo e cuore. Cristo non è ciò che dico di Lui ma ciò che vivo di Lui. Cristo non è le mie parole, ma ciò che di Lui arde in me. La verità è ciò che arde (Ch. Bobin). Mani e parole e cuore che ardono. In ogni caso, la risposta a quella domanda di Gesù deve contenere, almeno implicitamente, l’aggettivo possessivo “mio”, come Tommaso a Pasqua: Mio Signore e mio Dio. Un “mio” che non indichi possesso, ma passione; non appropriazione ma appartenenza: mio Signore. Mio, come lo è il respiro e, senza, non vivrei. Mio, come lo è il cuore e, senza, non sarei.



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ci aiuti a credere con il cuore, e a confessare con le opere che Gesù è il Cristo, per vivere secondo la sua parola e il suo esempio, certi Is 50,5-9 Sal di salvare la nostra vita solo quan114 Giac 2,14-18 Mc 8,27-35 do avremo il coraggio di perderla. Per il nostro Signore Gesù Cristo, +Nel nome del Padre e del tuo Figlio, che è Dio, e vive e reFiglio e dello Spirito Santo. gna con te, nell'unità dello Spirito A. Amen. Santo, per tutti i secoli dei secoli. C. Il Dio della speranza, che ci A. Amen riempie di ogni gioia e pace nella LITURGIA DELLA PAROLA fede per la potenza dello Spirito Prima Lettura Santo, sia con tutti voi. Dal libro del profeta Isaìa A. E con il tuo spirito. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecINTRODUZIONE DEL CELEBRANTE chio e io non ho opposto resistenATTO PENITENZIALE za, non mi sono tirato indietro. Ho All’inizio di questa celebrazione presentato il mio dorso ai flagellaeucaristica domandiamo perdono tori, le mie guance a coloro che mi a Dio dei nostri peccati, con la di- strappavano la barba; non ho sotsponibilità, a nostra volta, di pertratto la faccia agli insulti e agli donare a chi ci ha offesi. sputi. Il Signore Dio mi assiste, per Breve pausa di riflessione personale questo non resto svergognato, per Confesso a Dio onnipotente e a questo rendo la mia faccia dura voi, fratelli, che ho molto pecca- come pietra, sapendo di non restato in pensieri, parole, opere e re confuso. È vicino chi mi rende omissioni, per mia colpa, mia giustizia: chi oserà venire a contecolpa, mia grandissima colpa. E sa con me? Affrontiamoci. Chi mi supplico la beata sempre vergi- accusa? Si avvicini a me. Ecco, il ne Maria, gli angeli, i santi e Signore Dio mi assiste: chi mi divoi, fratelli, di pregare per me il chiarerà colpevole? Signore Dio nostro. A. Rendiamo grazie a Dio. Dio Onnipotente abbia misericorS ALMO RESPONSORIALE dia di noi, perdoni i nostri peccati R. Camminerò alla presenza e ci conduca alla vita eterna. del Signore nella terra dei viA. Amen. venti. Signore, pietà. Signore, pietà. Amo il Signore, perché ascolCristo, pietà. Cristo, pietà. ta il grido della mia preghiera. Signore, pietà. Signore, pietà. Verso di me ha teso l’orecchio nel GLORIA giorno in cui lo invocavo. R/. Gloria a Dio nell'alto dei cieli e Mi stringevano funi di morte, pace in terra agli uomini di buo- ero preso nei lacci degli inferi, ero na volontà. Noi ti lodiamo, ti be- preso da tristezza e angoscia. Allonediciamo, ti adoriamo, ti glori- ra ho invocato il nome del Signore: fichiamo, ti rendiamo grazie per Ti prego, liberami, Signore». R/. la tua gloria immensa, Signore Pietoso e giusto è il Signore, Dio, Re del cielo, Dio Padre on- il nostro Dio è misericordioso. Il nipotente. Signore, figlio unige- Signore protegge i piccoli: ero minito, Gesù Cristo, Signore Dio, sero ed egli mi ha salvato. R/. Agnello di Dio, Figlio del Padre, Sì, hai liberato la mia vita daltu che togli i peccati dal mondo la morte, i miei occhi dalle lacriabbi pietà di noi; tu che togli i me, i miei piedi dalla caduta. Io peccati dal mondo, accogli la camminerò alla presenza del Sinostra supplica; tu che siedi alla gnore nella terra dei viventi. R/. destra del Padre, abbi pietà di Seconda Lettura noi. Perché tu solo il Santo, tu Dalla lettera di san Giacomo aposolo il Signore, tu solo l'Altissistolo mo, Gesù Cristo, con lo Spirito A che serve, fratelli miei, se uno Santo: nella gloria di Dio Padre. dice di avere fede, ma non ha opeAmen. re? Quella fede può forse salvarlo? COLLETTA Se un fratello o una sorella sono O Padre, conforto dei poveri e dei senza vestiti e sprovvisti del cibo sofferenti, non abbandonarci nella quotidiano e uno di voi dice loro: nostra miseria: il tuo Spirito Santo «Andatevene in pace, riscaldatevi C.

e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo

ALLELUIA. ALLELUIA Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. ALLELUIA. C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo MARCO A. Gloria a te o Signore

VA N G E L O

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Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà». Parola del Signore


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A.

Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti) CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Spesso sogniamo un cristianesimo facile, rassicurante e comodo. Ma il Signore ha preso su di sé la croce, e ci invita a seguirlo per la stessa via anche nei momenti difficili. Preghiamo perché ci aiuti a seguirlo quando il dolore sembra troppo grande per le nostre forze. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per il Papa, i vescovi e i sacerdoti: aiutino i cristiani a crescere nella fede e nella carità, senza lasciarci scoraggiare dalle difficoltà, preghiamo. 2. Per tutti i credenti in Cristo: trovino nella forza della fede luce e forza per assumere le proprie responsabilità e per affrontare le loro prove, preghiamo. 3. Per tutti coloro che soffrono: siano consolati nella preghiera e confortati dagli amici, preghiamo. 4. Per la nostra comunità cristiana, perché le sofferenze e i dolori dei singoli siano condivisi da tutti nella discrezione e nel silenzio, preghiamo. C. Signore, tu hai sofferto per la nostra salvezza. Vieni in nostro aiuto quando siamo nel dolore e ci

sentiamo abbandonati, rafforza la nostra fede e rinvigorisci la nostra speranza. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen

insegnamento, osiamo dire:

PADRE NOSTRO

Padre Nostro che sei nei Cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua voLITURGIA EUCARISTICA lontà come in cielo così in terra. C. Pregate, fratelli e sorelle, Dacci oggi il nostro pane quotiperché portando all’altare la gioia diano e rimetti a noi i nostri dee la fatica di ogni giorno, ci dispo- biti come noi li rimettiamo ai niamo a offrire il sacrificio gradito nostri debitori e non ci indurre in a Dio Padre onnipotente. tentazione, ma liberaci dal maA. Il Signore riceva dalle tue le. mani questo sacrificio a lode e C. Liberaci, o Signore, da tutti i gloria del suo nome, per il bene mali, concedi la pace ai nostri giornostro e di tutta la sua santa ni, e con l'aiuto della tua misericorChiesa. (in piedi) dia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, SULLE OFFERTE C. Accogli con bontà, Signore, i nell'attesa che si compia la beata doni e le preghiere del tuo popolo, speranza e venga il nostro salvatoe ciò che ognuno offre in tuo onore re Gesù Cristo. Tuo è il regno, tua la potengiovi alla salvezza di tutti. Per Cri- A. za e la gloria nei secoli sto nostro Signore . R ITO DELLA PACE A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi C. Il Signore sia con voi. do la mia pace” non guardare ai A. E con il tuo spirito. nostri peccati ma alla fede della C. In alto i nostri cuori. tua Chiesa, e donale unità e pace A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. E’ cosa buona e giusta A. Amen C. È veramente cosa buona e C. La pace del Signore sia sempre giusta, proclamare le tue grandi con voi. opere e renderti grazie a nome di E con il tuo spirito. tutti gli uomini, Dio onnipotente ed A. Come figli del Dio della paeterno, per Cristo Signore nostro. C. Egli, nascendo da Maria Vergine, ce, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. ha inaugurato i tempi nuovi, sofA. Agnello di Dio, che togli i pecfrendo la passione, ha distrutto i nostri peccati; risorgendo dai mor- cati del mondo, abbi pietà di noi.(2 ti, ci ha aperto il passaggio alla vita VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peceterna; salendo a te, Padre, ci ha cati del mondo, dona a noi la pace. preparato un posto nel tuo regno. C. Beati gli invitati alla cena del Per questo mistero di salvezza, uni- Signore Ecco l’Agnello di Dio che toti agli angeli e ai santi, proclamia- glie i peccati del mondo. mo senza fine l'inno della tua lode: A. O Signore, non sono degno Santo, Santo, Santo il Signore Dio di partecipare alla tua mensa: dell'universo. I cieli e la terra ma di’ soltanto una parola e io sono pieni della tua gloria. sarò salvato. Osanna nell'alto dei cieli. BeneDOPO LA COMUNIONE detto colui che viene nel nome C. La potenza di questo sacradel Signore. Osanna nell'alto dei mento, o Padre, ci pervada corpo e cieli. anima, perché non prevalga in noi C. Mistero della fede il nostro sentimento, ma l'azione A. Annunciamo la tua morte, Si- del tuo Santo Spirito. Per Cristo gnore, proclamiamo la tua risurre- nostro Signore. zione nell’attesa della tua venuta. C. Amen DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. C. Per Cristo, con Cristo e in CriA. E con il tuo spirito. sto, a te Dio, Padre onnipotente, C. Vi benedica Dio onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni Padre, Figlio e Spirito Santo. onore e gloria, per tutti i secoli dei A. Amen. secoli. C. Nel nome del Signore: andate A. Amen in pace. C. Obbedienti alla parola del A. Rendiamo grazie a Dio Salvatore e formati al suo divino


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