ADESTE NR. 43 Domenica 21 Ottobre 2018

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La

promozione collettiva a favore della pasta a livello mondiale ha ricevuto una potente spinta grazie al risultato del “World Pasta Congress” tenutosi a Roma il 25 ottobre 1995. Le delegazioni provenienti da vari paesi hanno discusso insieme il tema della promozione collettiva a favore del consumo di pasta, lo scambio delle loro idee ed esperienze. Si è tenuto conto dell’importanza di diffondere al massimo la conoscenza della pasta tra i consumatori di tutto il mondo per mezzo d’iniziative collettive di carattere promozionale e di campagne d’informazione istituzionali. I paesi con maggiore esperienza in questo campo hanno messo a disposizione il loro know-how a vantaggio di quei paesi che solo di recente si sono resi conto delle virtù e meriti della pasta. L’ambizioso progetto di organizzare a livello mondiale la Giornata Mondiale della Pasta, il 25 ottobre di ogni anno, allo scopo di ricordare e valorizzare il primo evento che ha visto il raduno della comunità internazionale della pasta è stato portato a termine con successo, grazie agli sforzi del comitato direttivo, composto di rappresentanti della National Pasta Association (Stati Uniti), di UN.AFPA e delle Associazioni del Venezuela e della Turchia, istituito per coordinare l’organizzazione di questo importante evento. UN.AFPA ha eseguito un importante compito di coordinamento dell’iniziativa e, successivamente, si è adoperato per la raccolta e la diffusione d’informazioni sulle varie iniziative intraprese per la Giornata mondiale della pasta nei vari paesi del mondo. Si tratta di principi basati sull’idea: – Il 25 ottobre di ogni anno, in tutto il mondo, la Giornata Mondiale della Pasta (World Pasta Day) si celebra in forma di eventi e iniziative promozionali in diversi paesi del mondo. – L’obiettivo della Giornata Mondiale della Pasta è di attirare l’attenzione dei media e dei consumatori per la pasta. La comunicazione deve sottolineare che la pasta è un alimento globale, consumato in tutti e cinque i continenti, con meriti indiscutibili, adatto per uno stile di vita dinamico e sano in grado di soddisfare sia le esigenze alimentari primarie e quelle di alto livello gastronomico. – Ogni paese celebra la Giornata Mondiale della Pasta in assoluta autonomia, nel rispetto di una strategia globale, facendo uso del logo ufficiale della manifestazione. – I messaggi chiave, ricorrenti nelle varie iniziative di comunicazione, sottolineano la fattibilità economica, la versatilità gastronomica e il valore nutrizionale della pasta.


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americano a Roma” è un film del 1954 diretto da Steno e interpretato da Alberto Sordi. Oltre l’aspetto comico, il film è una penetrante satira di costume dell’Italia del dopoguerra, evidenziando brillantemente il mito esterofilo dell’America, terra agognata e sospirata, di cui si conoscevano abiti e abitudini solo attraverso il cinema, i fumetti, le riviste.(Morandini)

Trovo che l’ interpretazione del giovane “romano” che vuole essere “americano” è semplicemente fantastica. E ‘vivace, divertente, rilassante, e mostra anche come il “americanizzazione” è realmente esistita. I cereali per la colazione, il fast food, le automobili, i blue jeans che in questo film erano una barzelletta, oggi sono la realtà di tutti i giorni. Tuttavia una cosa è però sopravvissuta , l’amore degli italiani per gli spaghetti, infatti una delle scene che preferisco è quando Alberto Sordi decide di distruggere il suo enorme piatto di spaghetti. E ‘un film che può essere visto più e più volte. Se volete saperne di più su gli italiani dall ‘”interno” Alberto Sordi è l’attore da seguire negli ultimi 50 anni Italia 1954. L’immagine di grandezza ed opulenza, portata dall’arrivo delle truppe statunitensi dieci anni prima nel 1944, è ancora viva nella mente di molti giovani italiani. Uno di questi è Ferdinando Mericoni (Alberto Sordi) detto “Nando” eterno sognatore ad occhi aperti, conoscitore del mondo americano attraverso il cinema statunitense di cui è fervente cultore. Nando gira con un bracciale di cuoio borchiato, cinturone da cowboy, maglietta bianca attillata dentro i jeans a tubo e berretto da baseball, chiama in pseudo-americano i suoi familiari ( papi, mami) ma soprattutto vive ogni situazione quotidiana come se fosse la scena di un film americano di cui lui è il protagonista. Nando naturalmente ignora l’inglese, ma è convinto di esserne padrone con le sue buffe frasi passate alla storia del cinema: Polizia der Kansas City… awanagana… Dopo varie disavventure è proprio l’ambasciatore americano una delle sue “vittime”: si è rotto una gamba dopo essere finito con la sua automobile in un burrone per un’indicazione sbagliata: « Nun annà a destra perché c’è er burone daa Maranella, o’right? o’right! » gesticolando in modo tale da far confondere “orrait” con “right” (destra). Quando finalmente Nando scende, l’ambasciatore lo riconosce e lo aggredisce furiosamente, per vendicarsi dell’incidente. Per Nando ricoverato in ospedale è la fine del sogno, ma in cuor suo resta un irriducibile Americano a Roma.

Danilo Ted


LA PASTA PER I POVERI

BRUNO SERATO, L’ITALIANO CHE COMBATTE LA FAME E LA POVERTÀ CON LA PASTA

Nel 2011 la CNN lo include fra i primi 10 della sua annuale lista di “eroi dell’anno”, nel 2012 riceve dal Presidente della Repubblica Italiana il titolo di cavaliere, nel 2016, tiene un discorso presso le Nazioni Unite durante un evento speciale, nel 2018 riceve la prestigiosa “Ellis Island Medal of Honour” – già assegnata a 7 presidenti degli Stati Uniti, a Jacqueline Kennedy Onassis e all’attivista statunitense figura-simbolo del movimento per i diritti civili Rosa Parks, per citarne solo alcuni. Sono solo una piccola parte dell’impressionante lista di riconoscimenti e onorificenze che lo chef italo-americano Bruno Serato ha ricevuto in questi anni per la sua attività filantropica. Ristoratore di successo, amato dalle celebrities americane, ha cominciato con la sua fondazione no-profit Caterina’s Club ad offrire “un

ITALIANI NEL MONDO

piatto di pasta al giorno” ai bambini americani più poveri che vivevano nei sobborghi di Los Angeles. «Oggi offriamo 4.000 pasti al giorno a più di 2.000 bambini sparsi in 15 città nel sud della California.- racconta lo chef – Due anni fa è partito un altro progetto, “Welcome Home”, per aiutare le famiglie che vivono in motel e baracche delle aree degradate a trasferirsi in una vera casa». Tutto ebbe inizio visitando assieme alla madre Caterina un centro per il doposcuola per bambini in difficoltà, dove scoprì che molti di loro vivono in squallide stanze di motel senza cucina, quindi non possono avere un pasto caldo la sera. “Alla vista di un bambino, che viveva insieme alla famiglia in un vecchio motel abbandonato e per pasto non aveva altro che patatine, mia mamma mi disse: “Bruno perché non gli prepari tu un piatto di pasta?”. E da allora non ho mai smesso».

Bruno Serato rappresenta la realizzazione del “sogno americano”: poco più che ventenne lascia San Bonifacio in Veneto con 200 dollari in tasca e va in California a fare il lavapiatti. Promosso in poco tempo cameriere, diventa poi direttore di ristorante ed infine ne apre uno suo, l’Anaheim White House a Orange County, ricca zona costiera californiana. Oggi è “L’italo-americano che ha fatto della pasta uno strumento di bene”, tanto che ha festeggiato il traguardo di un milione di piatti di pasta donati e la sua storia è diventata un libro best-seller.


LA FEDE

ma quer consijo nun l’ho mai scordato.

Quella vecchietta cieca, che incontrai la notte che me spersi in mezzo ar bosco, me disse: - Se la strada nun la sai, te ciaccompagno io, ché la conosco. Se ciai la forza de venimme appresso, de tanto in tanto te darò 'na voce, fino là in fonno, dove c'è un cipresso, fino là in cima, dove c'è la Croce… Io risposi: - Sarà … ma trovo strano che me possa guidà chi nun ce vede … La cieca allora me pijò la mano e sospirò: - Cammina! - Era fa Fede. (Trilussa) N’ AVE MARIA Quand’ero ragazzino, mamma mia me diceva: “Ricordati fijolo, quando te senti veramente solo tu prova a recità ‘n’ Ave Maria l’anima tua da sola spicca er volo e se solleva, come pe’ maggia”. Ormai so’ vecchio, er tempo m’è volato; da un pezzo s’è addormita la vecchietta,

Come me sento veramente solo io prego la Madonna benedetta e l’anima da sola pija er volo! (Trilussa) LA STATISTICA Sai ched' e' la statistica? E' 'na cosa che serve pe' fa' un conto in generale de la gente che nasce, che sta male, che more, che va in carcere e che sposa. Ma pe' me la statistica curiosa e' dove c'entra la percentuale, pe' via che, li', la media è sempre eguale puro co' la persona bisognosa. Me spiego: da li conti che se fanno seconno le statistiche d'adesso risurta che te tocca un pollo all' anno: e, se nun entra ne le spese tue, t'entra ne la statistica lo stesso perche' c'e' un antro che ne magna due. Trilussa)


“ Talian: cos’è? Il Talian è un dialetto veneto nato all’incirca negli anni ’70 del XIX secolo e parlato ad oggi da circa 500 mila persone come prima lingua, mentre nel complesso da ben 4 milioni di persone in Brasile. Come mai? Cosa c’entra il Brasile con il Veneto? Ebbene il Talian, che è stato riconosciuto nel 2014 come patrimonio immateriale del Brasile e lingua riconosciuta, è stato importato grazie ai tantissimi immigrati italiani che sbarcarono in Brasile in cerca di fortuna.

ITALIANI NEL MONDO

Tra questi italiani spiccavano gli originari del Nord Italia, soprattutto del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Questi arrivarono nello Stato del Rio Grande do Sul e di Santa Caterina. Viene inoltre parlato nei comuni di Santa Teresa e Venda Nova do Imigrante. Dapprima fu solo una lingua di minoranza, ma pian piano riconosciuta. Un notevole vanto per gli abitanti del Veneto, non solo per gli originari della regione. Il Talian è un idioma di base veneta, contaminato da altre lingue come il Portoghese e da altri dialetti italiani. La grammatica ed il lessico però sono prettamente veneti, sentirlo parlare è un’esperienza molto affascinante, si vene catapultati indietro nel tempo e si viene a contatto con una storia del tutto nuova, che esalta le radici venete. Il Talian è anche protagonista di numerosi testi, creati proprio con l’intento di divulgare questo idioma Italo-Brasiliano. Addirittura è stata pubblicata una rivista nel 2013, Brasil Talian appunto e due dizionari editi da Luzzato nel 2000 e da Stawinski nel 1995.

Dal 1996 inoltre, in Brasile è stato previsto l’inserimento di una seconda lingua nelle scuole elementari, nella classe quinta per la precisione. Il Talian è quindi entrato in lista con l’Italiano, ma la versatilità e diversificazione del primo idioma, parlato infatti diversamente nelle diverse comunità e la mancanza di una formazione professionale, ha lasciato spazio all’Italiano. Il Talian è comunque insegnato privatamente e non, moltissimi sono infatti i corsi che si tengono puntualmente in Brasile.


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è stato un lavoratore e un perseverante. Certamente non era un intellettuale e non aveva inteso fare del suo giornale uno strumento culturale; egli era solo un commerciante e una persona che si intendeva di affari». Il giudizio di Constantin Bacalbasa, memorialista romeno, non suona lusinghiero nei confronti di Luigi Cazzavillan, il garibaldino arzignanese che, arrivato a Bucarest per contribuire all’indipendenza della Romania, non se andò più. Non suona lusinghiero perché pare suggerire una subalternità dell’imprenditore rispetto all’intellettuale; e anche altri editori, contemporanei di Cazzavillan, stigmatizzarono alcune sue idee, come la presenza della pubblicità e dei giochi a premi. Alla luce dell’evoluzione della stampa quotidiana, non soltanto in Romania, la figura dell’arzignanese assume invece i caratteri del pioniere, dell’imprenditore che, sì, ha saputo creare un prodotto genuinamente popolare e decretarne il successo: all’apice del suo percorso, il giornale “Universul”, la più nota creatura di Cazzavillan, tirava 200 mila copie quotidiane che oggi farebbero la felicità di molti editori. Niente male per uno che era “solo un commerciante”.

VIA SOLE. Un passo indietro per riassumerne la vita. Nato nel 1852 nell’allora via Sole da Bortolo ed Elisabetta Rancan, studiò alla Scuola tecnica di Chiari e a soli 14 anni si arruolò per partecipare alla guerra contro gli austriaci. Nominato sottotenente da Garibaldi dopo la battaglia di Digione (1870), dal 1872 fu funzionario della Direzione generale delle ferrovie di Torino, e nel 1873 chiamato al servizio di leva, nel distretto militare di Napoli, fino al 1876 quando sentì il richiamo indipendentista e partì per la Turchia. Si spostò poi in Romania, chiedendo di essere arruolato nell’esercito, ma non fu possibile. Allora, come lui stesso raccontò, si inventò corrispondente di guerra per diversi quotidiani italiani. Decise di rimanere nella Romania indipendente, ingegnandosi in diversi mestieri: funzionario dello Stato maggiore dell’Esercito, del Ministero dei lavori pubblici, della Direzione generale delle ferrovie; professore d’italiano nei licei cittadini.

I GIORNALI. L’attività di corrispondente fu determinante per spin-


gerlo in una nuova e avventura, quella di editore di giornali. Il primo, apparso tra il 1881 e il 1884, si chiamò “Fraternitatea italo-româna, ziar politico-literar septemenal”, poi cambiato in “Fratja româna-italiana”. Come si evince dal nome, l’obiettivo era la promozione delle relazioni italo-romene. Cazzavillan fu un editore che si “sporcava le mani”. Ioan-Aurel Pop, rettore dell’Università Babes-Bolyai di Cluj Napoca, e Ion Cârja, professore associato di storia moderna nella stessa università, nella monografia “Un italiano a Bucarest: Luigi Cazzavillan”, pubblicata nel 2012 da Viella per la collana “Fonti e studi di storia veneta” dell’Istituto di storia di Vicenza, ricordano che «Cazzavillan insieme alla moglie Teodora si occupava personalmente della stragrande maggioranza dei lavori, partecipando persino all’attività di diffusione dei giornali agli abbonati e della vendita». E contribuiva anche ai contenuti del giornale, «nelle cui pagine troviamo le sue opzioni politiche e culturali, in misura incomparabilmente più grande di quanto lascia intravedere la paternità esplicita di alcuni testi». Imprenditore genuino, quindi, e intellettuale, con buona pace di Bacalbasa. IL CAPOLAVORO. “Universul”, nato nel 1884 e proseguito per anni dopo la morte del fondatore, FU per molto tempo il principale quotidiano della Romania. Un giornale programmaticamente popolare, dai contenuti vari e imparziali, politica, cronaca e costume descritti con linguaggio accessibile. Cazzavillan introdusse una serie di innovazioni: il prezzo basso, che dava la possibilità di acquisto a masse finora escluse; la diffusione al mattino, quando gli altri giornali uscivano al pomeriggio. La tecnologia all’avanguardia, con la prima rotativa in Romania (40 mila copie al giorno), e in seguito anche la Linotype, tra le prime in Europa. Tra i colpi da maestro di Cazzavillan si può ben annoverare l’utilizzo intenso della pubblicità commerciale, che aveva peraltro un legame diretto con le sue attività extragiornalistiche: nel palazzo dove avevano sede la redazione e la tipografia di “Universul”, aprì un negozio di prodotti, spesso importati dall’Italia. Pubblicità che contribuì a fare di “Universul”, come ha scritto lo storico Pamfil Seicaru, “il giornale della piccola borghesia”. Cazzavillan scomparve il 12 dicembre 1903. Trent’anni dopo nel 50° della fondazione di “Universul”, un numero speciale rievocò l’impresa e una delegazione di cinquecento romeni compì un viaggio in Italia in ricordo del fondatore. Il cui nome, in tempi recenti, è ricordato solo in relazione all’ospedale di Arzignano, realizzato grazie a una donazione della vedova Teodora. Troppo poco per una personalità affascinante, sicuramente da riscoprire.


arà per la delicatezza dei tanti temi trattati. Sarà per la riverenza nei confronti dei Padri Sinodali. Sarà anche per quel pizzico (o anche di più) di insicurezza che oggi frena le nuove generazioni. Ma la scossa dai 34 giovani uditori del Sinodo non è ancora arrivata. E allora è sceso in campo Papa Francesco per strigliarli, come un buon padre, e invitarli ad essere più protagonisti nell’assemblea sinodale. Perché il futuro della Chiesa passa anche attraverso le loro idee.

Il Papa: “Potete applaudire o non applaudire…” Corina Fiore Mortola Rodríguez, uditrice messicana, insieme agli altri giovani si è ritrovata il Papa durante la “pausa caffè”, fin dalla prima Congregazione generale, durante la quale Francesco ha stretto la mano personalmente a tutti loro. «Siete venuti qui per dare uno scossone, datelo!», le parole rivolte dal Papa ai giovani e riferite da Corina durante il briefing del 13 ottobre in sala stampa vaticana: «E se trovate qualcosa che non vi piace – ha ammonito Francesco – potete applaudire o non applaudire, ma se siete sicuri che quello che state ascoltando potrà aiutare i giovani, fatevi sentire!» (Agensir, 13 ottobre).

L’uditrice: “Se siamo il futuro vogliamo essere ascoltati” Un saggio “richiamo” del genere, la stessa Corina lo aveva portato all’attenzione della riunione presinodale di marzo, quando il Papa aveva già sollecitato i giovani al «coraggio di parlare senza vergogna». «Noi ragazzi sappiamo essere critici, dobbiamo imparare a esprimere le nostre idee – aveva aggiunto Corina – In Messico, così come in altri paesi, si dice sempre che i giovani sono il futuro, ma se siamo il futuro vogliamo essere ascoltati, cosa che non accade sempre. Qui alla riunione presinodale possiamo essere ascoltati. Sia che volgiamo mettere su famiglia, che abbiamo una vocazione, laici o religiosi, alla Chiesa chiediamo di ascoltarci» (La Stampa, 20 marzo).

“Non vi scoraggiate” Dal canto suo Francesco ripete, come un mantra, che è necessario un maggiore protagonismo dei giovani presenti e non. «Continuate a lavorare per il Sinodo e andate sempre avanti, non vi scoraggiate», così si era espresso nel saluto rivolto ai giovani dell’America Latina (Agensir, 13 ottobre).

L’appello “missionario” «Andate ad annunciare a tutti che Gesù ci ama e che con lui qualsiasi paura sparisce! Realizzate i vostri sogni e lavorate insieme per costruire il vostro avvenire e quello del vostro Paese, cercando sempre il bene gli uni degli altri», aveva detto, invece, in un appello “missionario” ai giovani del del Madagascar.

Niente divano! E all’inizio del Sinodo aveva ribadito con forza: «Fate voi la vostra strada. Siate giovani in cammino; che guardano orizzonti, non lo specchio. Sempre guardando avanti, in cammino, e non seduti sul divano. Tante volte mi viene da dire questo: un giovane, un ragazzo, una ragazza, che è sul divano, finisce in pensione a 24 anni. E’ brutto, questo!» (Agenpress, 7 ottobre).


La Carta Carbone, la “fotocpiatrice” per tutti

Ralph Wedgwood (1766–1837) è stato un inventore inglese la cui invenzione più importante fu la carta carbone, ovvero un metodo all’epoca innovativo per creare il duplicato di un documento cartaceo, che lui chiamò “stylographic writer” o Noctograph. Il 7 ottobre 1806 ottenne il brevetto della sua invenzione e fu da subito un successo. Wedgwood era nato a Burslem, nello Staffordshire, primogenito del vasaio Thomas Wedgwood II e della moglie Elizabeth Taylor. Si sposò tre volte e rimase vedovo ben due volte. Il suo primo matrimonio fu con Mary Yeomans nel 1790, dalla quale ebbe due figli, Mary e Ralph, restando vedovo nel 1795. Si risposò quindi con Sarah Taylor, dalla quale ebbe il figlio Samuel; la donna morì nel 1807 lasciandolo nuovamente vedovo. Un anno dopo si sposò per la terza volta, con Mary Anne Copeland dalla quale ebbe tre figli, Trianne, Maria e William. La terza moglie gli sopravvisse e morì poi nel 1867, ben trent’anni dopo di lui. Ralph era cugino e socio in affari di Josiah Wedgwood, con il quale fondò la “Ralph’s inventions”, poi ereditata dal figlio del cugino, Josiah Wedgwood II. La sua invenzione più importante fu dunque la carta carbone, una speciale carta rivestita su un lato da uno strato di inchiostro asciutto in genere unito a della cera, e poi utilizzata per creare una o più copie di un documento, nel momento stesso in cui quest’ultimo veniva scritto. Definita in seguito anche carta copiativa, fu adattata alla macchina da scrivere. Al giorno d’oggi, con l’av-

vento della tecnologia, non viene praticamente più utilizzata, fatta eccezione per alcune usi particolari.


LA FEDE DI JOSEPHA Quegli occhi, gli occhi di Josepha, avevano fatto il giro del mondo. La giovane camerunense, fra le braccia dei soccorritori di Open Arms, è stata l’unica sopravvissuta di un terribile naufragio che si è consumato lo scorso 16 luglio a 80 miglia dalle coste libiche. Era rimasta per due giorni in mare. Quando sono arrivati, il suo corpo, galleggiava appoggiata ad un resto della chiglia del gommone, accanto ad una donna e al suo bambino, entrambi morti. Un’omissione di soccorso, aveva denunciato la Ong Open Arms, prima di un mercantile e poi della Guardia costiera libica. Josepha era poi stata portata in Spagna, dopo la polemica con la Guardia costiera libica e il rifiuto dell’Italia ad attraccare a Catania. Dopo il salvataggio Josepha era finita anche nel mirino di una ripugnante battaglia anti-migranti che avevano puntato il dito contro lo smalto rosso sulle unghie che le operatrici della Ong spagnola le avevano dipinto per darle conforto e sicurezza.

LA FEDE DI JOSEPHA Roma - Avevano fatto il giro del mondo le immagini di Josepha, una donna di origini camerunensi rimasta, nel mese di luglio scorso, per due giorni in mare tra i resti di un gommone. La donna era stata salvata dalla nave Open Arms arrivata poi nel porto di Palma di Maiorca. Ieri un messaggio ai suoi soccorritori, dopo tre mesi: “Buon giorno a tutti. Vi penso sempre, vi faccio gli auguri. Quanto a me… volevo dirvi che questa mattina ho finalmente ricominciato a camminare”. Sempre ieri ha voluto che il quotidiano “Avvenire” pubblicasse integralmente un suo messaggio. Avvenire, con la foto del testo originale lo pubblica oggi. Eccolo: “Ero in mare con molte persone dall’Africa. Quando mi hanno abbandona-

ta, loro sono andati via con un’altra barca, ho pensato che ero già morta. Ho cominciato a pregare, invocando la Stella del Mare. Le ho detto: ‘Mamma, tu sei mia madre, sei la Stella del Mare, e qui siamo solo io e te. Fa un miracolo, e vieni qui a trovarmi’. A Gesù ho detto: ‘Padre, tu sei mio padre. Io so che tu sei qui e so che niente è impossibile per te. Non lasciarmi qui. Io non ho paura’. Dunque, ho cominciato a cantare una preghiera. Quando ho finito la canzone, sono caduta nel sonno, fino al momento in cui mi sono ritrovata qui, su questa barca. Qui sono con persone dal cuore grande. Si stanno prendendo cura di me. In tutta la mia vita, prima di adesso, non avevo mai incontrato persone come queste”. Un documento che trasmette tutto il dramma delle lunghe ore alla deriva, ma comunica soprattutto una forte fede.


il discepolo preferito, il migliore, il fine teologo, si mette di fronte a Gesù e gli chiede, con il fare proprio di un bambino: «Voglio che tu mi dia quello che chiedo. A me e a mio fratello». Eppure Gesù lo ascolta e rilancia con una bellissima domanda: «Cosa vuoi che io faccia per voi?».

«Vogliamo i primi posti!» Dopo tre anni di strade, di malati guariti, di uomini e donne sfamati, dopo tre annunci della morte in croce, è come se non avessero ancora capito niente. Ed ecco ancora una volta tutta la pedagogia di Gesù, paziente e luminosa. Invece di arrabbiarsi o di scoraggiarsi, il Maestro riprende ad argomentare, a spiegare il suo sogno di un mondo nuovo. Non sapete quello che chiedete! Non capite quali corde oscure andate a toccare con questa domanda, quale povero cuore, quale povero mondo nasce da queste fame di potere. E la dimostrazione arriva immediatamente: gli altri dieci apostoli hanno sentito e si indignano, si ribellano, unanimi nella gelosia, accomunati dalla stessa competizione per essere i primi. Adesso non solo i due figli di Zebedeo (i boanerghes, i figli del tuono, irruenti e autoritari come indica il loro soprannome), ma tutti e dodici vengono chiamati di nuovo da Gesù, chiamati vicino. E spalanca loro l’alternativa cristiana: tra voi non sia così. I grandi della terra dominano sugli altri, si impongono… Tra voi non così! Credono di governare con la forza… tra voi non è così! Gesù prende le radici del potere e le capovolge al sole e all’aria: Chi vuole diventare grande tra voi sia il servitore di tutti. Servizio, il nome difficile dell’amore grande. Ma che è anche il nome nuovo, il nome segreto della civiltà. Anzi, è il nome di Dio. Come assicura Gesù: Non sono venuto per procurarmi dei servi, ma per essere io il servo. La più sorprendente, la più rivoluzionaria di tutte le autodefinizioni di Gesù. Parole che danno una vertigine: Dio mio servitore! Vanno a pezzi le vecchie idee su Dio e sull’uomo: Dio non è il padrone e signore dell’universo al cui trono inginocchiarsi tremando, ma è Lui che si inginocchia ai piedi di ogni suo figlio, si cinge un asciugamano e lava i piedi, e fascia le ferite. Se Dio è nostro servitore, chi sarà nostro padrone? L’unico modo perché non ci siano più padroni è essere tutti a servizio di tutti. E questo non come riserva di viltà, ma come moltiplicazione di coraggio. Gesù infatti non convoca uomini e donne incompiuti e sbiaditi, ma pienamente fioriti, regali, nobili, fieri, liberi. Belli della bellezza di un Dio con le mani impigliate nel folto della vita, custode che veglia, con combattiva tenerezza, su tutto ciò che fiorisce sotto il suo sole.


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C.

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+Nel nome del Padre e del

Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE Nel giorno in cui celebriamo la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, anche noi siamo chiamati a morire al peccato per risorgere a vita nuova. Riconosciamoci bisognosi della misericordia del Padre. BREVE PAUSA DI RIFLESSIONE PERSONALE Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà.

GLORIA

Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati dal mondo abbi pietà di noi; tu che togli i peccati dal mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

cio di espiazione; concedi a tutti noi di trovare grazia davanti a te, perché possiamo condividere fino in fondo il calice della tua volontà e partecipare pienamente alla morte redentrice del tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen

LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura

Dal libro del profeta Isaia Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Parola d Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

R. Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo. Retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera. Egli ama la giustizia e il diritto; dell’amore del Signore è piena la terra. R/. Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. R/. L’anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo. Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo. R/.

Seconda Lettura

Dalla lettera agli Ebrei Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo

ALLELUIA. ALLELUIA Il Figlio dell’uomo è venuto per COLLETTA Dio della pace e del perdono, tu ci servire e dare la propria vita in hai dato in Cristo il sommo sacer- riscatto per molti. ALLELUIA. dote che è entrato nel santuario dei cieli in forza dell'unico sacrifi- C. Il Signore sia con voi

A. C. A.

E con il tuo spirito. Dal Vangelo secondo MARCO Gloria a te o Signore

VA N G E L O

quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti) CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno


della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI Fratelli e sorelle, Gesù non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per tutti gli uomini. Preghiamo per aver la forza di seguire il suo esempio. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per coloro che nella Chiesa rivestono un incarico come membri del consiglio parrocchiale o catechisti e animatori, perché abbiano sempre presente l'esempio e le parole di Gesù, che ci stimola a vivere a servizio del nostro prossimo, preghiamo. 2. Per i cristiani che occupano un posto di potere, perché testimonino lo spirito di servizio e vivano il loro ruolo di autorità con uno stile evangelico, preghiamo. 3. Per coloro che cercano di essere primi, che lottano per avere un posto migliore nella società, perché Dio illumini il loro cuore e li allontani dal compiere soprusi e prepotenze nei confronti delle altre persone, preghiamo. 4. Per la nostra comunità cristiana, perché veda nei più poveri e nei più deboli Cristo umiliato, da amare e da servire nel volto dei fratelli, preghiamo. C. Signore Gesù, tu che hai voluto essere il servo di tutti, e ancora oggi ti doni nell'Eucaristia per nutrire la nostra debolezza e trasformarla nella tua forza, rinnova i nostri cuori perché possiamo farci tutto a tutti e donare la nostra vita come hai fatto tu, che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen

LITURGIA EUCARISTICA

C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente.

A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi)

SULLE OFFERTE

C. Donaci, o Padre, di accostarci degnamente al tuo altare, perché il mistero che ci unisce al tuo Figlio sia per noi principio di vita nuova. Per Cristo nostro Signore. A. Amen.

C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE

C. Signore Gesu’ che hai detto ai PREGHIERA EUCARISTICA tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai C. Il Signore sia con voi. nostri peccati ma alla fede della A. E con il tuo spirito. tua Chiesa, e donale unità e pace C. In alto i nostri cuori. secondo la tua volontà. Tu che vivi A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. e regni nei secoli dei secoli. A. Amen A. E’ cosa buona e giusta È veramente cosa buona e giusta, C. La pace del Signore sia sempre nostro dovere e fonte di salvezza, con voi. A. E con il tuo spirito. rendere grazie sempre e in ogni C. Come figli del Dio della paluogo a te, Signore, Padre santo, ce, scambiatevi un gesto di coDio onnipotente ed eterno. Nella munione fraterna. tua misericordia hai tanto amato gli Agnello di Dio, che togli i pecuomini da mandare il tuo Figlio co- A. me Redentore a condividere in tut- cati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) to, fuorché nel peccato, la nostra Agnello di Dio, che togli i peccondizione umana. Così hai amato cati del mondo, dona a noi la pace. in noi ciò che tu amavi nel Figlio; e C. Beati gli invitati alla cena del in lui, servo obbediente, hai rico- Signore Ecco l’Agnello di Dio che tostruito l'alleanza distrutta dalla di- glie i peccati del mondo. O Signore, non sono degno sobbedienza del peccato. Per que- A. sto mistero di salvezza, uniti agli di partecipare alla tua mensa: angeli e ai santi, proclamiamo con ma di’ soltanto una parola e io gioia l'inno della tua lode: sarò salvato. Santo, Santo, Santo il Signore Dio DOPO LA COMUNIONE dell'universo. I cieli e la terra O Signore, questa celebrazione sono pieni della tua gloria. eucaristica, che ci ha fatto preguOsanna nell'alto dei cieli. Bene- stare le realtà del cielo, ci ottenga i detto colui che viene nel nome tuoi benefici nella vita presente e del Signore. Osanna nell'alto dei ci confermi nella speranza dei beni cieli. futuri. Per Cristo nostro Signore. C. Mistero della fede A. Amen A. Annunciamo la tua morte, C. Il Signore sia con voi. Signore, proclamiamo la tua ri- A. E con il tuo spirito. surrezione nell’attesa della tua C. Vi benedica Dio onnipotente, venuta. Padre, Figlio e Spirito Santo. DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA A. Amen. C. Per Cristo, con Cristo e in CriC. Nel nome del Signore: andate sto, a te Dio, Padre onnipotente, in pace. nell’unità dello Spirito Santo, ogni A. Rendiamo grazie a Dio onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire:

PADRE NOSTRO

Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male


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