patrono delle Guardie Svizzere pontificie e di mendicanti, albergatori, cavalieri. È venerato dalla Chiesa Cattolica e anche da quelle ortodossa e copta. È uno dei fondatori del monachesimo in Occidente e uno dei primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa. Ma ciò che ha reso famoso San Martino di Tours, in Francia, è l'episodio del mantello. Deriva da questo l’espressione “estate di San Martino” perché secondo la tradizione, appunto, il Santo nel vedere un mendicante seminudo patire il freddo durante un acquazzone, gli donò metà del suo mantello; poco dopo incontrò un altro mendicante e gli regalò l'altra metà del mantello: subito dopo, il cielo si schiarì e la temperatura si fece più mite. L’Estate di san Martino indica un eventuale periodo autunnale in cui, dopo le prime gelate, si verificano condizioni climatiche di bel tempo e relativo tepore. Nell'emisfero australe il fenomeno si osserva in tardo aprile - inizio maggio, mentre nell'emisfero boreale a inizio novembre. (Famiglia Cristiana) San Martino è generalmente conosciuto anche come il patrono dei traditi, ecco perchè. Martino di Tours è stato un vescovo e confessore francese venerato come santo dalla Chiesa Cattolica, Ortodossa e Copta. Nato nel 316 o 317 Dopo Cristo, figlio di un tribuno della legione romana, era originario della Pannonia, l’attuale Ungheria. La sua ricorrenza cade l’11 Novembre, il giorno dei suoi funerali a Tours. La festa di San Martino nasce in Francia, quando questa era ancora sotto l’influsso dei celti pagani, che celebravano l’inizio del nuovo anno a Novembre. Il santo è considerato patrono dei soldati, dei viaggiatori e dei mendicanti, ma è anche ritenuto il patrono dei traditi. Le motivazioni sono diverse: per alcuni è dovuto alle numerose fiere di bestiame, per lo più munito di corna, che si tenevano proprio nel periodo attorno all’11 Novembre, oppure, secondo un’altra ipotesi, perchè in questo periodo si svolgevano 12 giorni di sfrenate feste pagane, durante le quali avvenivano spesso adulteri. Altri ancora pensano che derivi dallo stesso giorno, l’11 Novembre, 11/11, che ricorda il segno delle corna fatto con le mani. Secondo un’altra leggenda, San Martino si portava sulle spalle la sorella per evitare che cadesse preda dei vogliosi concittadini, ma vanamente, perchè questa trovava sempre il modo per sfuggire alla sorveglianza del fratello. (Lettera43)
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uei versi ripetuti allo sfinimento, inculcati nelle memorie dei bambini di generazione in generazione, possono essere paraganati, parafrasando, a un battesimo didattico. Dolce e ritmato, quasi una coccola. Il testo di Giosuè Carducci è uno dei primi che, solitamente, viene fatto imparare alle scuole elementari. E che resiste alle sacrosante rivoluzioni della didattica, al trionfo dell'apprendimento emotivo sulla meccanica immaganizzazione di concetti. Carducci, toscano di nascita ma bolognese d'adozione, verga la poesia l'8 dicembre 1883 ("Finito ore 3 pomeridiane", firma nel testo autografo con titolo 'Autunno') e la inserisce nella raccolta di liriche 'Rime Nuove'. Nel supplemento Natale e Capo d'anno dell'Illustrazione Italiana del dicembre 1883 il componimento viene chiamato 'San Martino'. Il titolo definitivo viene cosÏ inserito nelle Rime nuove. Secondo alcuni studiosi, il poeta risorgimentale, primo italiano a vincere il Nobel per la Letteratura nel 1906, si sarebbe ispirato nella stesura a una lirica di Ippolito Nievo, vergata 25 anni prima di San Martino. La poesia di Nievo contiene alcuni termini (nebbia, colli, mare, pensieri, uccelli, vespero, rosseggiare, ecc.) e immagini che riecheggiano insistentemente nel testo di Carducci. Curiosità : Fiorello, negli anni '90, ha giocato con Carducci, musicando il brano in una canzone di discreto successo. Ecco il testo della Poesia di San Martino "La nebbia a gl'irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo dal ribollir de' tini va l'aspro odor dei vini l'anime a rallegrar. Gira su' ceppi accesi lo spiedo scoppiettando sta il cacciator fischiando su l'uscio a rimirar
tra le rossastre nubi stormi d'uccelli neri, com'esuli pensieri, nel vespero migrar".
ai calzini e accendini ai pasticcini il passo può essere breve, quanto quello dal marciapiede alla “Bottega di pasticceria”. Quando arriva a Firenze due anni fa, Moussa Ndoye – per tutti Noè – si presenta al titolare. Questa è la più bella pasticceria che abbia mai visto, gli dice, potrei vendere la mia mercanzia qui fuori? Ma certo, gli rispondono. Noè ha 29 anni, arriva dal Senegal e vive a Pontedera con il fratello da tre anni. Ogni giorno prende il treno, scende a Santa Maria Novella, raggiunge il Lungarno Ferrucci e offre calzini e accendini ai passanti. Sorride, è cortese, aiuta quanto c’è bisogno di aiuto. Diventa uno di casa. E alla fine lo assumono. Sì, da qualche giorno Noè è il tuttofare della Bottega. Poiché la sua patente non ha valore in Italia, frequenta la scuola guida. Presto la Bottega aprirà un nuovo negozio in via Masaccio e ci sarà bisogno di chi vada avanti e indietro a fare commissioni e consegne. Un traghettatore, insomma, profilo perfetto per Noè. «Sono felice di questo lavoro – spiega – mi piace e tutti mi vogliono bene. Ho sempre cercato di essere gentile con i clienti». Alla Bottega confermano: di sicuro non si sarebbero portati in casa un dipendente sgarbato e musone. Uno che pretende, invece di chiedere gentilmente. Che sia proprio questa la morale della vicenda? Un immigrato affidabile e gentile con tanta voglia di lavorare; e degli italiani senza pregiudizi che hanno concluso: lui è il meglio che potremmo desiderare nella nostra pasticceria. E comunque uno che si chiama Moussa, sia pure con la “a” al posto della “e”, è un predestinato. (Umberto Folena)
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DECALOGO delle regole per essere gentili. : 1. Alzati ogni mattina col sorriso sulle labbra, ritenendoti fortunato per il fatto che vivi e puoi are il tuo contributo alla vita nel mondo. 2. Impara ad ammirare le bellezze della natura in tutte le sue forme, apprezzando l'importanza in un ambiente pulito e favorevole all'uomo. 3. Impara ad apprezzare anche la cultura e l’arte che sono aspetti evoluti dell'umanità e la possono aiutare a crescere. 4. Rispetta con convinzione profonda le regole che la società si è data, perché rappresentano la guida indispensabile per una serena convivenza. 5. Se noti incongruenze o dei difetti nella società, evita atteggiamenti disfattisti, ma impegnati per dare il tuo apporto al suo miglioramento. 6. Guardati intorno: anche nel piccolo orizzonte della tua quotidianità, c’è sempre qualcuno che tu puoi aiutare. 7. Opera soprattutto a favore di coloro che non lo chiedono, perché spesso hanno più bisogno di altri. 8. Non pretendere ricompense per quello che offri agli altri e trova in te stesso la gioia di aver ben agito. 9. Cerca di trasmettere lo spirito della gentilezza intorno a te, così da coinvolgere sempre più persone in un progetto comune di perfezionamento della nostra natura di uomini. 10. Trova la forza e l'entusiasmo per proseguire sul cammino della gentilezza, anche considerando che essa può produrre in te un importante benessere psicofisico.
gni17 novembre viene celebrata la giornata internazionale degli studenti, istituita per rivendicare il diritto allo studio e alla libertà di espressione degli studenti di tutto il mondo. Le radici storiche di questa ricorrenza vanno ricercate nel periodo successivo all'occupazione di Praga, avvenuta nel marzo 1939, da parte delle truppe naziste. Con l'occupazione di Praga, Hitler iniziò a estendere il suo dominio in Europa, ponendo le basi del suo folle disegno geopolitico, sfociato, in seguito, nello scoppio della seconda guerra mondiale. Il fatto storico
Il 28 ottobre del 1939, all'Università Carolina di Praga, un gruppo di studenti della facoltà di Medicina, manifestarono pacificamente, per festeggiare l'anniversario dell'indipendenza della Repubblica Cecoslovacca. Nel corso della manifestazione, uno studente di nome Jan Opletal fu colpito da un'arma da fuoco e, pochi giorni dopo, l'11 novembre morì per le gravi ferite riportate. Al suo funerale, celebrato il 15 novembre, parteciparono migliaia di studenti che trasformarono il corteo funebre in una manifestazione antinazista. Purtroppo, le autorità del regime decisero di applicare severissime misure di repressione contro gli studenti e tutte le scuole di istruzione superiore vennero chiuse. I 1200 studenti di quelle scuole furono arrestati e deportati in campi di concentramento. Successivamente, il 17 novembre, senza alcun processo, nove persone, fra studenti e professori furono giustiziati. Questi i loro nomi: Josef Matoušek, Jaroslav Klíma, Jan Weinert, Josef Adamec, Jan Černý, Marek Frauwirt, Bedřich Koukala, Václav Šafránek, František Skorkovský. La ratifica dell'evento internazionale
Il tragico avvenimento ebbe una grande eco in tutto il mondo e, nel 1941, a Londra, il Consiglio Internazionale degli studenti, in accordo con gli alleati antinazisti, stabilì che il 17 novembre fosse istituita la 'Giornata internazionale degli studenti'. E proprio agli studenti e ai professori che si opposero con tutte le loro forze all'invasione nazista, pagando con la vita, il loro desiderio di libertà, è dedicata la ricorrenza. Tale tradizione ha avuto un seguito negli anni successivi, grazie all'Unione internazionale degli studenti, che insieme all'Unione degli studenti europea, ha ufficializzato la data del 17 novembre come ricorrenza ufficiale, per ricordare le vittime di quell'infausto giorno giustiziate per i loro ideali di libertà.
NOTIZIE VERE ….CHE FANNO SORRIDERE...MA A LIETO FINE
Il serpente recuperato dai vigili del fuoco Arezzo, 4 novembre 2018 una serpe in fondo al letto, il classico compagno di stanza al quale tutti rinuncerebbero volentieri. E' la sgradevole avventura capitata a un’anziana di Monte San Savino, che vive da sola, vicino al centro. Da un paio di giorni sentiva muoversi qualcosa in camera, particolarmente nell’armadio e nel ripostiglio della biancheria: ascoltava, rovistava, guardava ma non notando nulla di particolare, magari pensando ad un topo o, addirittura, a rumori di assestamento dei mobili con il peso degli indumenti e biancheria, andava regolarmente a letto. L’altra notte, nel dormiveglia, quei fruscii li ha sentiti ai piedi del letto. Si è alzata e stavolta ha capito di cosa si trattasse: «Ho visto – racconta – un qualcosa lungo più due metri che, in fondo al letto, lungo la struttura in legno, sembrava, all’apparenza una gomma per annaffiare i fiori, di un colore tra il verde e il giallo. Mi sono avvicinata e ho notato che si trattava di un serpente che si muoveva. Ho avuto paura, non sapevo proprio cosa fare». Nell'incertezza ha vinto la voglia di non dare fastidio a nessuno: e ha aspettato le prime luci del giorno. «Ho chiamato mio nipote, è cacciatore e anche un intenditore di serpenti. Mi ha tranquillizzato, non era un serpente velenoso ma anzi di quelli che difficilmente attaccano e se anche mordono non portano gravi conseguenze. Probabilmente il rettile aveva trovato rifugio in qualche anfratto o nelle fognature ed è entrato in casa, al caldo. Mio nipote l’ha preso con un ramo e lo ha portato da un veterinario». La risposta? Si tratta di un «Colubro biacco» (è la stessa famiglia della vipera ma è l'unica affinità), un serpente non velenoso, che si nutre di roditori e lucertole, abbastanza comune nei giardini e nei campi.
TI RICORDI DEL GREMBIULE DI TUA NONNA? pri-
mo scopo del grembiule delle
nonna era di proteggere i vestiti sotto, ma, inoltre: serviva da guanto per ritirare la padella bruciante dal forno; era meraviglioso per asciugare le lacrime dei bambini ed, in certe occasioni, per pulire le faccine sporche. Dal pollaio,
il grembiule serviva a trasportare le uova e, talvolta, i pulcini! Quando i visitatori arrivavano, il grembiule serviva a proteggere i bambini timidi; Quando faceva freddo, la nonna se ne imbacuccava le braccia. Questo buon vecchio grembiule faceva da soffietto, agitato sopra il fuoco a legna; era lui che trasportava le patate e la legna secca in cucina. Dall'orto , esso serviva da paniere per
molti ortaggi dopo che i piselli erano stati raccolti era il turno dei cavoli. A fine stagione, esso era utilizzato per raccogliere le mele cadute dell'albero; quando dei visitatori arrivavano in modo improvviso era sorprendente vedere la rapidità con cui questo vecchio grembiule poteva dar giù la polvere; All'ora di servire i pasti la nonna andava sulla scala ad agitare il suo grembiule e gli uomini nei campi sapevano all'istante che dovevano andare a tavola. La nonna l'utilizzava an-
che per posare la torta di mele appena uscita dal forno sul davanzale a raffreddare; ai nostri giorni sua nipote la mette là per scongelarla. Occorrerà un bel po' d'anni anni prima che qualche invenzione o qualche oggetto possa rimpiazzare questo vec-
chio buon grembiule.
er avere un vita felice, bisogna onorare i genitori. .... La riflessione si incentra oggi sul quarto comandamento: “Onora tuo padre e tua madre”. Un comandamento legato appunto ad una promessa, quella di vivere una vita lunga e felice. Con Gesù infatti le ferite dell’infanzia possono diventare delle potenzialità, come è stato per tanti Santi. Il Papa esorta dunque a riconciliarsi con la propria vita, non chiedendosi più “perché” ma per quale missione “Dio mi ha forgiato attraverso la mia storia”. Onorare i genitori: ma ci hanno dato la vita! Se tu ti sei allontanato dai tuoi genitori fa uno sforzo e torna, torna da loro, forse sono vecchi … Ti hanno dato la vita. E poi fra noi c’è l’abitudine di dire cose brutte, anche parolacce. Per favore, mai, mai, mai insultare i genitori altrui. Mai! Mai si insulta la mamma, mai insultare il papà. Mai! Mai! Fate voi questa decisione interna. Da oggi in poi mai insulterò la mamma o il papà di qualcuno. Gli hanno dato la vita! Non devono essere insultati. Onorare i genitori porta ad una vita felice E’ vero che l’impronta dell’infanzia segna tutta la vita, è come “un’inchiostro indelebile” che si esprime nei gusti e nei comportamenti. Si tratta – rileva il Papa – di una “sapienza plurimillenaria”, che esprime ciò che le scienze umane hanno elaborato solo da poco più di un secolo. Spesso infatti è facile capire se qualcuno è cresciuto in un ambiente sano ed equilibrato o se una persona viene da esperienze di “abbandono e violenza”. Ma – nota Francesco – questo quarto comandamento “non richiede che i genitori siano perfetti” perché la promessa di felicità è legata ad un atto dei figli a prescindere di come sia stato chi ci ha messi al mondo: Parla di un atto dei figli, a prescindere dai meriti dei genitori, e dice una cosa straordinaria e liberante: anche se non tutti i genitori sono buoni e non tutte le infanzie sono serene, tutti i figli possono essere felici, perché il raggiungimento di una vita piena e felice dipende dalla giusta riconoscenza verso chi ci ha messo al mondo. L’esempio dei Santi Una Parola che è quindi “costruttiva” per tante persone che vengono da storie di dolore. Tanti santi infatti “dopo un’infanzia dolorosa hanno vissuto una vita luminosa” perché “grazie a Gesù Cristo, si sono riconciliati con la vita”. Gli esempi che il Papa fa sono il beato Sulprizio, che il prossimo mese sarà santo, morto giovanissimo, “riconciliato con tanti dolori”, e che mai aveva rinnegato i suoi genitori. E ancora, San Camillo de Lellis che “da un’infanzia disordinata costruì una vita di amore e servizio”, così Santa Giuseppina Bakhita, crescita in un’orribile schiavitù, e il beato Carlo Gnocchi “orfano e povero”, fino a San Giovanni Paolo II che perse la madre in giovane età. Dalle ferite, potenzialità Dio infatti fa rinascere dall’alto e “gli enigmi delle nostre vite si illuminano quando si scopre che Dio da sempre ci prepara ad una vita da figli suoi, dove ogni atto è una missione ricevuta da Lui”: Le nostre ferite iniziano ad essere delle potenzialità quando per grazia scopriamo che il vero enigma non è più “perché?”, ma “per chi?” mi è successo questo. In vista di quale opera Dio mi ha forgiato attraverso la mia storia? Qui tutto si rovescia, tutto diventa prezioso, tutto diventa costruttivo. La mia esperienza, anche triste e dolorosa, ma alla luce dell’amore come diventa per gli altri, per chi, fonte di salute. Allora possiamo iniziare a onorare i nostri genitori con libertà di figli adulti e con misericordiosa accoglienza dei loro limiti.
LA VECCHIA ZIA ADA, I FIGLI E GLI UCCELLINI vecchia zia Ada, quando fu molto vecchia, andò ad abitare al ricovero dei vecchi, in una stanzina con tre letti, dove già stavano due vecchine, vecchie quanto lei. La vecchia zia Ada si scelse subito una poltroncina accanto alla finestra e sbriciolò un biscotto secco sul davanzale. - Brava, così verranno le formiche, - dissero le altre due vecchine, stizzite. Invece dal giardino del ricovero venne un uccellino, beccò di gusto il biscotto e volò via. - Ecco, - borbottarono le vecchine, che cosa ci avete guadagnato? Ha beccato ed è volato via. Proprio come i nostri figli che se ne sono andati per il mondo, chissà dove, e di noi che li abbiamo allevati non si ricordano più. La vecchia zia Ada non disse nulla, ma tutte le mattine sbriciolava un biscotto sul davanzale e l'uccellino veniva a beccarlo, sempre alla stessa ora, puntuale come un pensionante, e se non era pronto bisognava vedere come si innervosiva. Dopo qualche tempo l'uccellino portò anche i suoi piccoli, perché aveva fatto il nido e gliene erano nati quattro, e anche loro beccarono di gusto il biscotto della vecchia zia Ada, e venivano tutte le mattine, e se non lo trovavano facevano un gran chiasso. - Ci sono i vostri uccellini, - dicevano allora le vecchine alla vecchia zia Ada, con un po' d'invidia. E lei correva, per modo di dire, a passettini passettini, fino al suo cassettone, scovava un biscotto secco tra il cartoccio del caffè e quello delle caramelle all'anice e intanto diceva: - Pazienza, pazienza, sono qui che arrivo. - Eh, - mormoravano le altre vecchine, - se bastasse mettere un biscotto sul davanzale per far tornare i nostri figli. E i vostri, zia Ada, dove sono i vostri? La vecchia zia Ada non lo sapeva più: forse in Austria, forse in Australia; ma non si lasciava confondere, spezzava il biscotto agli uccellini e diceva loro: - Mangiate, su, mangiate, altrimenti non avrete abbastanza forza per volare. E quando avevano finito di beccare il biscotto: - Su, andate, andate. Cosa aspettate ancora? Le ali sono fatte per volare. Le vecchine crollavano il capo e pensavano che la vecchia zia Ada fosse un po' matta, perché vecchia e povera com'era aveva ancora qualcosa da regalare e non pretendeva nemmeno che le dicessero grazie. Poi la vecchia zia Ada morì, e i suoi figli lo seppero solo dopo un bel po' di tempo, e non valeva piú la pena di mettersi in viaggio per il funerale. Ma gli uccellini tornarono per tutto l'inverno sul davanzale della finestra e protestavano perché la vecchia zia Ada non aveva preparato il biscotto.
brano è costruito come una contrapposizione tra gli scribi, i teologi ufficiali potenti e temuti, e una donna senza nome, vedova e povera, senza difese e senza parole, che però detta la melodia del vivere, maestra di fede. Donna nel bisogno, e per questo porta di Dio, breccia per il suo intervento. Nella Bibbia, vedove, orfani e stranieri, compongono la triade dei senza difesa. E allora è Dio che interviene prendendo le loro difese, entrando negli interstizi del dolore. Gesù ha sempre mostrato una predilezione particolare per le donne sole. Al tempio, questa maestra senza parole, che non ha titolo per insegnare, che ha solo la fede e la sapienza del vivere che sa di pane e di lacrime, raccolta tra le pieghe dolenti della vita, scalza dal pulpito i sacerdoti, dalla cattedra i teologi, per una lezione fondamentale: abitare il mondo non secondo il criterio della quantità, ma del cuore. Venuta una vedova, povera, gettò in offerta due spiccioli. Gesù se n’è accorto, unico; osserva e nota i due centesimi: sono due, è importante notarlo, poteva tenersene uno e dare l’altro. Gesù vede che la donna dà tutto, osserva il suo gesto totale. Allora chiama a sé i discepoli, per un insegnamento non morale ma rivelativo. Accade qualcosa d’importante: Questa povera vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Lo stupore per quel gesto nasce dall’aver intuito un di più, uno scialo, uno sciupìo di cuore, un eccesso che esce dal calcolo e dalla logica. Lo stupore scombina il circolo della polemica, suggerendo che c’è anche dell’altro da guardare, molto altro oltre le ricche offerte dei ricchi. Lo sguardo di Gesù mette a fuoco i dettagli: il divino si cela in un gesto di donna, l’annuncio si nasconde nel dettaglio di due centesimi. Piccole cose che non annullano il duro scontro in atto, ma indicano la possibilità, la strada di una religione dove non tutto sia calcolo, che suggeriscono una possibilità: si può amare senza misura, amare per primi, amare in perdita, amare senza contraccambio. Il Vangelo ama l’economia della piccolezza: non è la quantità che conta, ma l’investimento di vita che metti in ciò che fai. Le parole originarie di Marco qui sono bellissime: gettò intera la sua vita. Che risultati concreti portano i due centesimi della vedova? Nessun risultato, nessun effetto per le belle pietre e le grandi costruzioni del tempio. Ma quella donna ha messo in circuito nelle vene del mondo molto cuore e molta vita. La santità? Piccoli gesti pieni di cuore. Ed è così, perché ogni gesto umano compiuto con tutto il cuore ci avvicina all’assoluto di Dio. Ogni atto umano “totale” contiene in sé e consegna qualcosa di divino. p. Ermes Ronchi
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SALUTO
ranza del povero che confida nel tuo amore, perché mai venga a C. Nel nome del Padre e del mancare la libertà e il pane che tu Figlio e dello Spirito Santo. provvedi, e tutti impariamo a donaA. Amen. re sull'esempio di colui che ha doLa grazia e la pace di Dio nostro nato se stesso, Gesù Cristo nostro Padre e del Signore nostro Gesù Signore. Egli è Dio, e vive e regna Cristo siano con tutti voi con te, nell'unità dello Spirito SanA. E con il tuo spirito. to, per tutti i secoli dei secoli INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE A. Amen (seduti) ATTO PENITENZIALE LITURGIA DELLA PAROLA C. Il vangelo oggi ci richiama Prima Lettura sull’esercizio della carità, propoDal primo libro dei Re nendo una vedova come modello In quei giorni, il profeta Elia si alzò di generosità e di amore gratuito. e andò a Sarèpta. Arrivato alla porAlla luce della Parola di Dio verifita della città, ecco una vedova che chiamo la capacità di dono che raccoglieva legna. La chiamò e le esprimiamo nella vita e chiediamo perdono per l’egoismo che ci chiu- disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». de ai bisogni dei fratelli. Breve pausa di riflessione personale Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anConfesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto pecca- che un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo to in pensieri, parole, opere e Dio, non ho nulla di cotto, ma solo omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E un pugno di farina nella giara e un supplico la beata sempre vergi- po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a ne Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia mise- Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però ricordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter- prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne prepana. A. Amen. rerai per te e per tuo figlio, poiché Signore, pietà. Signore, pietà. così dice il Signore, Dio d’Israele: Cristo, pietà. Cristo, pietà. “La farina della giara non si esauriSignore, pietà. Signore, pietà. rà e l’orcio dell’olio non diminuirà GLORIA fino al giorno in cui il Signore manGloria a Dio nell'alto dei cieli e derà la pioggia sulla faccia della pace in terra agli uomini di buo- terra”». Quella andò e fece come na volontà. Noi ti lodiamo, ti be- aveva detto Elia; poi mangiarono nediciamo, ti adoriamo, ti glori- lei, lui e la casa di lei per diversi fichiamo, ti rendiamo grazie per giorni. La farina della giara non la tua gloria immensa, Signore venne meno e l’orcio dell’olio non Dio, Re del cielo, Dio Padre on- diminuì, secondo la parola che il nipotente. Signore, figlio unige- Signore aveva pronunciato per nito, Gesù Cristo, Signore Dio, mezzo di Elia.Parola d Dio. Agnello di Dio, Figlio del Padre, A. Rendiamo grazie a Dio. tu che togli i peccati dal mondo SALMO RESPONSORIALE abbi pietà di noi; tu che togli i R. Loda il Signore, anima peccati dal mondo, accogli la mia. nostra supplica; tu che siedi alla Il Signore rimane fedele destra del Padre, abbi pietà di per sempre rende giustizia agli noi. Perché tu solo il Santo, tu oppressi, dà il pane agli affamati. Il solo il Signore, tu solo l'AltissiSignore libera i prigionieri. R/. mo, Gesù Cristo, con lo Spirito Il Signore ridona la viSanto: nella gloria di Dio Padre. sta ai ciechi, il Signore rialza chi è Amen. caduto, il Signore ama i giusti, il COLLETTA Signore protegge i forestieri. R/. O Dio, Padre degli orfani e delle Egli sostiene l’orfano e la vevedove, rifugio agli stranieri, giu- dova, ma sconvolge le vie dei malstizia agli oppressi, sostieni la spe-
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vagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R/.
Seconda Lettura
Dalla lettera agli Ebrei Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio
Canto al Vangelo
ALLELUIA. ALLELUIA Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. ALLELUIA. C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo MARCO A. Gloria a te o Signore
VA N G E L O
Dal vangelo secondo Marco In quel tempo, Gesù nel tempio diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti han-
no gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Parola del Signore. A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti) CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI Fratelli e sorelle, entrando in questa chiesa ci siamo messi sotto lo sguardo di Dio. Egli guarda il nostro cuore e vede in realtà quello che siamo. Preghiamo perché trasformi il nostro desiderio di ostentazione in umiltà, il nostro attaccamento al denaro in carità generosa e umile. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per coloro che nella Chiesa hanno posti di responsabilità: con la parola e con l'esempio insegnino a tutti e non cercare incarichi di prestigio, ma di servizio umile e fecondo a tutti gli uomini, preghiamo. 2. Per le vedove e gli orfani, perché trovino nelle comunità cristiane sostegno e solidarietà, preghiamo. 3. Per gli educatori, gli insegnanti, i catechisti e i genitori: animino dello spirito del Vangelo la loro attività educativa, offrendo ai più piccoli i giusti modelli di vita per la loro crescita, preghiamo.
4. Per la nostra comunità cristiana: si unisca al sacrificio di Cristo, per rinnovare la volontà di servire i più poveri, preghiamo. C. Signore Gesù, che per venire a salvarci hai scelto la strada dell'umiltà e del nascondimento e hai avuto attenzione verso tutti, ma in special modo verso i poveri, aiutaci a camminare per la stessa tua strada, in umiltà e condivisione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen
LITURGIA EUCARISTICA
C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi)
SULLE OFFERTE
C. Volgi il tuo sguardo, o Padre, alle offerte della tua Chiesa, e fa' che partecipiamo con fede alla passione gloriosa del tuo Figlio, che ora celebriamo nel mistero. Per Cristo nostro Signore. Amen.
onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire:
PADRE NOSTRO
Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli
R ITO DELLA PACE
C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace PREGHIERA EUCARISTICA secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. C. Il Signore sia con voi. A. Amen A. E con il tuo spirito. C. La pace del Signore sia sempre C. In alto i nostri cuori. con voi. A. Sono rivolti al Signore. E con il tuo spirito. C. RendiamograziealSignorenostroDio. A. C. Come figli del Dio della paA. E’ cosa buona e giusta ce, scambiatevi un gesto di coÈ veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l'in- munione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i pecno di benedizione e di lode, Dio cati del mondo, abbi pietà di noi.(2 onnipotente ed eterno, dal quale VOLTE) tutto l'universo riceve esistenza, Agnello di Dio, che togli i pecenergia e vita. Ogni giorno del nocati del mondo, dona a noi la pace. stro pellegrinaggio sulla terra é un C. Beati gli invitati alla cena del dono sempre nuovo del tuo amore Signore Ecco l’Agnello di Dio che toper noi, e un pegno della vita imglie i peccati del mondo. mortale, poiché possediamo fin da A. O Signore, non sono degno ora le primizie del tuo Spirito, nel di partecipare alla tua mensa: quale hai risuscitato Gesù Cristo ma di’ soltanto una parola e io dai morti e viviamo nell'attesa che sarò salvato. si compia la beata speranza nella DOPO LA COMUNIONE Pasqua eterna del tuo regno. Per C. Ti ringraziamo dei tuoi doni, questo mistero di salvezza, insieme o Padre; la forza dello Spirito Sanagli angeli e ai santi, proclamiamo to, che ci hai comunicato in questi a una sola voce l'inno della tua glo- sacramenti, rimanga in noi e traria: Santo, Santo, Santo (In ginoc- sformi tutta la nostra vita. Per Crichio) sto nostro Signore. A. Amen C. Mistero della fede C. Il Signore sia con voi. A. Annunciamo la tua morte, A. E con il tuo spirito. Signore, proclamiamo la tua ri- C. Vi benedica Dio onnipotente, surrezione nell’attesa della tua Padre, Figlio e Spirito Santo. venuta. A. Amen. DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA C. Nel nome del Signore: andate C. Per Cristo, con Cristo e in Criin pace. sto, a te Dio, Padre onnipotente, A. Rendiamo grazie a Dio nell’unità dello Spirito Santo, ogni