*In sinergia con Fondazione Migrantes
“Questo povero grida e il Signore lo ascolta”. ono tratte da Sal 34,7 le parole che compongono il motto scelto da Papa Francesco per la II Giornata Mondiale dei Poveri, che verrà celebrata domenica prossima, 18 novembre. Queste parole diventano nostre nel momento in cui siamo chiamati a incontrare le diverse condizioni di sofferenza ed emarginazione in cui vivono tanti fratelli e sorelle che siamo abituati a designare con il termine generico di poveri”. Sono tre i verbi che, sottolinea Papa Francesco nel suo messaggio, caratterizzano “l’atteggiamento del povero e il suo rapporto con Dio. Anzitutto, gridare. La condizione di povertà non si esaurisce in una parola, ma diventa un grido che attraversa i cieli e raggiunge Dio”. Il grido del povero è la manifestazione della sua condizione di “sofferenza e solitudine”, che chiama ognuno a un “esame di coscienza”. Il secondo verbo è rispondere. “Il Signore, dice il Salmista, non solo ascolta il grido del povero, ma risponde. La sua risposta, come viene attestato in tutta la storia della salvezza, è una partecipazione piena d’amore alla condizione del povero”. Dio risponde al grido del povero, compiendo un “intervento di salvezza, per curare le ferite dell’anima e del corpo, per restituire giustizia e per aiutare a riprendere la vita con dignità”. Tuttavia, “la risposta di Dio è anche un appello affinché chiunque crede in Lui possa fare altrettanto nei limiti dell’umano”. Il terzo verbo è liberare. “L’azione con la quale il Signore libera è un atto di salvezza per quanti hanno manifestato a Lui la propria tristezza e angoscia. La prigionia della povertà viene spezzata dalla potenza dell’intervento di Dio”. Confrontarsi con chi vive in povertà non è affatto un gioco, ma al contrario, “è lo Spirito a suscitare gesti che siano segno della risposta e della vicinanza di Dio. Quando troviamo il modo per avvicinarci ai poveri, sappiamo che il primato spetta a Lui, che ha aperto i nostri occhi e il nostro cuore alla conversione”. L’invito del Pontefice, per la prossima Giornata dei Poveri, è a fuggire da ogni “protagonismo“, poiché l’indigente ha bisogno di quell'”amore che sa nascondersi e dimenticare il bene fatto“.
"L’amore vero è condividere se stessi, il nostro stesso essere, cioè il nostro essenziale" don Luigi Maria Epicoco In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».(Luca 21, 1-4) Amare non è liberarsi di qualche vestito usato, di qualche yogurt in scadenza, o di qualche paio di scarpe troppo strette. Molto spesso la nostra carità è solo una forma di riciclo del nostro superfluo. Il sinonimo di superfluo è spazzatura, e siccome non sappiamo cosa farcene di troppa roba allora benevolmente la diamo ai poveri travestendo quel gesto di carità. È anche vero che certe volte siamo così egoisti che non riusciamo nemmeno a disfarci del troppo e del superfluo ed è già una grande conquista quando arriviamo almeno a maturare questo. Ma siamo ancora troppo lontani da cosa sia l’amore e da cosa sia la carità. L’amore vero è condividere se stessi, il nostro stesso essere, cioè il nostro essenziale. La carità vera è dare dal proprio piatto, è donare una giacca senza poterne comprare un’altra, è fare a meno di un pezzo di pane preferendo il digiuno. Ecco perché Gesù loda la vedova del Vangelo di oggi: “In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere”. L’amore non è quantificabile, cioè non riguarda la quantità ma la qualità. E la qualità è data dalla capacità del cuore di togliere qualcosa da sé per darla ad un altro. L’anti-amore è prendere e accumulare, l’amore invece è dare fino a dare se stessi. #dalvangelodioggi dimensione della reciprocità trova riscontro nel logo della Giornata Mondiale dei Poveri. Si nota una porta aperta e sul ciglio si ritrovano due persone. Ambedue tendono la mano; una perché chiede aiuto, l’altra perché intende offrirlo. In effetti, è difficile comprendere chi tra i due sia il vero povero. O meglio, ambedue sono poveri. Chi tende la mano per entrare chiede condivisione; chi tende la mano per aiutare è invitato a uscire per condividere. Sono due mani tese che si incontrano dove ognuna offre qualcosa. Due braccia che esprimono solidarietà e che provocano a non rimanere sulla soglia, ma ad andare incontro all’altro. Il povero può entrare in casa, una volta che dalla casa si è compreso che l’aiuto è la condivisione. Diventano quanto mai espressive in questo contesto le parole che Papa Francesco scrive nel Messaggio: “Benedette le mani che si aprono ad accogliere i poveri e a soccorrerli: sono mani che portano speranza. Benedette le mani che superano ogni barriera di cultura, di religione e di nazionalità versando olio di consolazione sulle piaghe dell’umanità. Benedette le mani che si aprono senza chiedere nulla in cambio, senza “se”, senza “però” e senza “forse”: sono mani che fanno scendere sui fratelli la benedizione di Dio”
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Italia c’è un esercito di poveri e la povertà “tende ad aumentare con il diminuire dell’età”, denuncia il Rapporto 2018 su povertà e politiche di contrasto redatto dalla Caritas Italiana. L’organizzazione, che rilancia i dati Istat, denuncia che il numero dei poveri assoluti continua a salire e ha superato i 5 milioni. “Come cristiani abbiamo qualche difficoltà a pensare che si possa abolire la povertà”, ha dichiarato il direttore don Francesco Soddu. “Ma a preoccupare è soprattutto il fatto che oggi un povero su due è minore o giovane”. Infatti, sono circa 1 milione e 208mila i minorenni in condizione di povertà assoluta (il 12,1 per cento del totale) e sono 1 milione 112mila (il 10,4 per cento) i giovani nella fascia 18-34 anni. Il rapporto evidenzia una correlazione tra i livelli di istruzione e la povertà economica, che diventa anche una povertà educativa. “I dati nazionali dei centri di ascolto, oltre a confermare una forte correlazione tra livelli di istruzione e povertà economica, dimostrano anche una associazione tra livelli di istruzione e cronicità della povertà”, ha affermato Soddu. E, anche se l’Italia ha fatto passi in avanti, si colloca ancora “al penultimo posto in Europa per presenza di laureati, solo prima della Romania”. Il 14% per cento dei ragazzi in Italia abbandona precocemente gli studi e il paese nella classifica europea si colloca al quarto posto (dopo Malta, Spagna e Romania). “Dal 2016 al 2017 si aggravano le condizioni delle famiglie in cui la persona di riferimento ha conseguito al massimo la licenza elementare (passando dal 8,2 per cento al 10,7 per cento). Al contrario i nuclei dove il ‘capofamiglia’ ha almeno un titolo di scuola superiore registrano valori di incidenza della povertà molto più contenuti (3,6 per cento)”, rileva Caritas. Il livello di istruzione, evidenzia il rapporto, è “un fenomeno ereditario” e favorisce la trasmissione intergenerazionale della povertà economica. Nel 2017 sono 197.332 le persone che si sono rivolte ai centri di ascolto Caritas collocati in 185 diocesi: il 42,2 per cento è di nazionalità italiana. Nelle regioni del Nord e del Centro le persone prese in carico sono per lo più straniere, mentre in quelle del Mezzogiorno le storie intercettate sono in maggioranza di italiani (67,6 per cento). In termini di genere il 2017 segna il sorpasso dell’utenza maschile su quella femminile, dovuto alle trasformazioni delle dinamiche migratorie. “Esiste uno ‘zoccolo duro’ di disagio che assume connotati molto simili a quelli esistenti prima della crisi economica del 2007-2008 con la sola differenza che oggi il fenomeno è sicuramente esteso a più soggetti”, si legge nel Rapporto. Ma, rispetto al periodo pre-crisi, le storie di povertà appaiono “più complesse e multidimensionali”. I disoccupati ascoltati nel 2017 rappresentano il 63,8 per cento di chi si è rivolto ai centri di assistenza. Tra gli stranieri la percentuale sale al 67,4 per cento. L’anno 2017 è anche stato connotato dall’incremento delle persone senza fissa dimora e dalle famiglie uni-personali: la rottura dei legami familiari può costituire un fattore scatenante nell’entrata in uno stato di povertà e di bisogno
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esile e stanca, è vestita poveramente, come uno spaventapasseri. Con due occhiaie più buie della notte, s'aggira fra le ombre della sera e non sa dove andare. Trascina avanti e indietro con dolore un passeggino un poco arrugginito, insufficiente per i due figlioletti, che cominciano a scendervi e salirvi gioiosamente, manco fossero due scoiattolini disneyani, se qualcuno appena carezza i loro visini bellissimi. Il suo vagare nel nulla s'arresta dinanzi a noi. Poche parole, quasi sussurrate con pudore: "Chiedo scusa, mi sto dannando l'anima da ore per trovare anche solo pochi spiccioli per i miei piccoli". Sì, pronuncia proprio queste parole: "Mi sto dannando l'anima". Frugo nella tasca e vi trovo, purtroppo, solo un paio di monetine. Un'immensa ricchezza per la signora: "Grazie, grazie, grazie davvero. Siete il primo questa sera a darmi qualcosa. Lo faccio soprattutto per loro, che non vedono una fettina di carne da mesi. Mio marito proprio non riesce a trovare un lavoro ed io ho paura che i servizi sociali me li possano portare via". Per un attimo, i presunti affanni della nostra quotidianità - l'autobus perso per un minuto, la camicia mal stirata, una dispuita scoppiata su Facebook - diventano coriandoli di futilità. E' qui l'abisso della povertà e della disperazione. "No, vi prego, non fate niente, non scrivete niente, ce la devo fare da sola...": la solitudine del cuore di una madre che ama con la forza di una madre. E così, dopo aver ringraziato ancora una volta, con gli occhi spenti torna a perdersi fra le tenebre della vita...
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Carlo Acutis ed è morto a 15 anni di leucemia fulminante. Il ragazzo milanese è stato proclamato venerabile da Papa Francesco il 5 luglio 2018. Ora, si è aperta la causa di beatificazione per il giovane che "aiutava tutti". La madre, Antonia Salzano lo ha ricordato in un'intervista rilasciata al quotidiano La Verità. Non aveva niente di mondano. Lui, nato ricco rendeva felice gli ultimi. Gli ambulanti, i portieri cingalesi degli stabili del quartiere, i clochard. Entrava in un stanza e ne cambiava la temperatura morale, portava serenità. Così mamma Antonia ricorda Carlo. Lei, nata una famiglia laica, racconta di essere entrata in una chiesa tre volte in tutta la sua vita: il giorno della comunione, quello della cresima e quello del suo matrimonio. Ma dopo la nascita di Carlo tutto è cambiato. A 7 anni ha chiesto di poter fare la prima comunione, a 8 programmava computer e a 15 ha realizzato una mostra sui miracoli eucaristici, per cui nutriva un vero interesse e oggi presente nel video "Segni". Come in quelle di ogni ragazzo, in camera sua, appesa alla parete c'è ancora l'immagine di una rockstar sfatta con barba sfatta e capello lungo, ma senza chitarra. È Gesù. Il 15enne usava la sua passione per la tecnologia unita alla sua fede per diffondere la parola del Signore tra i suoi coetanei. Prima la mostra sull'eucarestia, poi il sito parrocchiale, poi quello dell'istituto di volontariato e poi quello della scuola. Fin da piccolo aveva una propensione per il sacro. Davanti alle chiese mi diceva: entriamo a salutare Gesù. A 7 anni volle fare la prima comunione, andava tutti i giorni a messa. Era come tutti gli altri, studiava, stava con gli amici e faceva sport, ma il centro della sua giornata era l'incontro con Gesù. Carlo ora è conosciuto in tutto il mondo. Ci sono scuole, oratori e istituti intitolati a lui. Amava passeggiare in mezzo alla natura col suo zaino, dice Antonia. Il suo posto preferito era in Umbria, sul monte Subasio, sull'Averna, dove San Francesco ha avuto le stigmate. È sepolto ad Assisi, ma il vescovo sta premendo per far trasferire le spoglie del giovane di Monza nel Santuario della Spoliazione, dove Francesco cominciò il suo percorso donando i suoi vestiti. Quando Carlo ha ricevuto la sua diagnosi - leucemia fulminante - non si è abbattuto. Alla parola leucemia mi ha detto: "Il Signore mi ha dato una bella sveglia". All'infermiera che di notte gli chiedeva come stava rispondeva: "Bene, c'è gente che sta peggio. Non svegli la mamma che è stanca". Dopo 3 giorni è morto. Il 12 ottobre Carlo è morto e lo stesso giorno, 4 anni più tardi, Antonia ha avuto due gemelli, un segno inequivocabile per lei: un dono fatto da Carlo, che sente esserle sempre a fianco. Al funerale del giovane, Antonia ricorda l'enorme afflusso di persone. Bambini, clochard, gente sconosciuta. Tutti che raccontavano quello che Carlo aveva fatto per loro. Cose grandi, di cui nemmeno lei sapeva nulla.
Siamo noi la famiglia di don Mario». Ci troviamo nella canonica della parrocchia di Sant’Antonio di Savena, una parrocchia storica della prima periferia di Bologna. Qui, nella casa del parroco, don Mario Zacchini, attualmente vivono 26 ragazzi dai 18 ai 35 anni, provenienti da 12 paesi diversi del mondo. Italia, Albania, Iran, Eritrea, Camerun, Gambia, Gabon, Senegal, Egitto, Afghanistan, Bangladesh… c’è anche una giovane coppia di pakistani. VITA IN COMUNE La vita comunitaria della canonica di don Mario si basa su tre pilastri, o meglio su tre piedi, i piedi robusti dello sgabello africano che il sacerdote si è portato dalla Tanzania per il suo significato, «perché Dio è comunione e la Trinità è la pienezza della vita». La kigoda, la sedia che viene usata nelle capanne dei villaggi africani, ha solo tre piedi, «perché tre piedi sono sufficienti per tenerci, due non bastano e il quarto non serve», spiega. Il primo piede è l’accoglienza, una parola che qui nessuno mette in discussione. «L’accoglienza è alla base di tutto», chiarisce Egest, albanese di Scutari, al quarto anno di Medicina, «tutti noi veniamo da culture diverse ma è proprio questo piede che ci tiene uniti e che ci fa relazionare anche con le altre attività della parrocchia». Il secondo piede è la tavola. Una grande mensa che attraversa la sala da pranzo grazie all’unione di tre tavoli che al bisogno diventano quattro. «I momenti del pranzo e della cena sono quelli che ci permettono di ritrovarci e di stare insieme, per questo cerchiamo tutti di essere presenti il più possibile», continua Egest, «mettiamo sempre in tavola tutti i coperti e facciamo in modo che ne resti almeno uno vuoto, per un eventuale ospite dell’ultimo minuto. Nessuno bussa invano alla nostra porta». Lo sanno bene anche i senzatetto della zona, che spesso si accampano sotto il porticato della canonica. «Quello che mangiamo noi lo mangiano anche loro, senza distinzioni». Sono i ragazzi stessi a cucinare, a turno, lo stesso vale per il bucato e le pulizie della casa. Il terzo piede è la preghiera. «La preghiera comunitaria per noi è essenziale. Preghiamo insieme dopo il pranzo, alla sera leggiamo il Vangelo del giorno dopo con il commento di don Oreste Benzi». Tutti i ragazzi vivono questi momenti, anche le persone che appartengono ad altre confessioni, musulmani compresi. RISPETTO DELLE DIFFERENZE «In tanti anni non abbiamo avuto problemi in questo senso, la partecipazione non è mai stata messa in discussione. Anche adesso abbiamo due ragazzi musulmani che si dimostrano molto seri e rispettosi, rispetto che da noi è ricambiato nei confronti delle loro usanze. Nel periodo del ramadan, per esempio, loro cenano dopo il tramonto e trovano sempre qualcosa di pronto in tavola». La condivisione in questo caso è la dimostrazione che anche le differenze culturali possono trasformarsi da muro invalicabile in ricchezza. «L’accoglienza fa parte della nostra vita, anche se naturalmente non possiamo accogliere tutti, ci deve essere il desiderio di mettersi in gioco, di stare insieme», conclude don Mario, «ma la mia esperienza mi dice che in ognuno di noi c’è questa apertura al bene che poi nello scambio reciproco matura»
uppa di latte col pane raffermo. Era questa la colazione di milioni di bambini nell'Italia degli anni Cinquanta che prima di uscire di casa, in pieno inverno con i calzoni corti o le gonnelline a pieghe e i calzini alla caviglia, ricevevano dalla mamma un pezzetto di pane e qualcosa da mettere in cartella. Fruttino, frittata o cioccolata, tutto andava bene per la merenda da fare a scuola. E a pranzo e cena si alternavano pasta fresca, minestre, legumi, verdure, formaggio, pesce. Carne poca e solo ogni tanto. ( "Il modo di mangiare dal dopoguerra a oggi - dice all'Adnkronos Andrea Ghiselli, dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran) - è cambiato in meglio e in peggio. Una volta si avevano a disposizione molti meno alimenti, perché tutto era legato al territorio, alla stagionalità, ai tempi della natura. Basti pensare che non esistevano i surgelati, i processi di liofilizzazione, gli allevamenti intensivi. E anche lo spostamento delle merci e le importazioni erano ridotte al minimo. Il progresso ha invece consentito un aumento di varietà di cibo a dismisura". "Ciononostante - sottolinea Ghiselli - oggi spesso facciamo una dieta meno variata di un tempo perché è cambiata l'organizzazione sociale. Dalle nonne e mamme in cucina che pulivano le verdure, facevano spesso la pasta e il pane in casa e avevano il tempo di combinare i cibi, preparando e tramandando ricette, si è passati al lavoro e ai pasti fuori casa, alla ripetitività dei piatti veloci da preparare e ad un aumento esponenziale del consumo di carne e di zuccheri semplici". Ma se è vero che grazie a quella dieta erano tutti più magri e c'era una minore incidenza di malattie cardiovascolari e di casi di cancro, è vero pure che si avevano malattie dovute a carenze alimentari "e comunque si campava di meno. Questo qualcosa vuol dire, è evidente che stiamo generalmente meglio oggi", afferma il ricercatore. Negli anni Sessanta il consumo di zuccheri era nell'ordine di qualche grammo al giorno a persona, oggi si parla invece di decine di grammi al giorno per persona ed ecco che, stando ai dati dell'Osservatorio del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università Bicocca di Milano, oggi un bambino su quattro è in sovrappeso e uno su 10 obeso. "Le merende in casa erano fatte di pane e pomodoro, uovo sbattuto, pane e olio. Certo - ricorda Ghiselli - la marmellata c'era anche cinquant'anni fa, ma bisogna considerare che si preparava una volta all'anno, perché quel tipo di frutta finiva presto e quindi, una volta terminata non ne avremmo avuta altra a disposizione. Ma se una volta era ridotto il consumo degli zuccheri semplici, in compenso - aggiunge l'esperto - il 65% delle energie derivava dai cereali (zuccheri complessi). Oggi noi limitiamo nella nostra alimentazione l'assunzione di pane e pasta senza capire che non sono quelli i responsabili del nostro sovrappeso". A incidere sui chili di troppo è lo scarso movimento. "Per quanto riguarda gli adulti - sottolinea Ghiselli - nel dopoguerra alle calorie assunte con il cibo, dovevamo sottrarre quelle spese nella fatica di produrlo questo cibo. Non dimentichiamoci che veniamo da una civiltà rurale in cui, fatte salve le città dove comunque la vita imponeva sforzi fisici che oggi non facciamo più, l'autoproduzione era il principale sostentamento familiare". Per quanto riguarda invece bambini e ragazzi, "oggi manca la prolungata attività fisica ludica di cui hanno goduto quelli della mia generazione. Quando ero piccolo io c'erano le piazzette, i cortili, gli oratori, dove si giocava a pallone, a corda, a campana. E farci smettere di giocare per rientrare a casa era per i nostri genitori un compito davvero arduo. Oggi - nota Ghiselli - questi spazi non ci sono più, tutto è diventato più pericoloso e così succede che i giovani passino sempre più tempo in casa, su un divano davanti alla tv. E in dispensa un bendidio di tentazioni sempre buone per alleviare la noia".
Il re che doveva morire un re doveva morire. Era un re assai potente, ma era malato a morte e si disperava: - Possibile che un re tanto potente debba morire? Che fanno i miei maghi? Perché non mi salvano? Ma i maghi erano scappati per paura di perdere la testa. Ne era rimasto uno solo, un vecchio mago a cui nessuno dava retta, perché era piuttosto bislacco e forse anche un po' matto. Da molti anni il re non lo consultava, ma stavolta lo mandò a chiamare. - Puoi salvarti, - disse il mago, - ma ad un patto: che tu ceda per un giorno il tuo trono all'uomo che ti somiglia più di tutti gli altri. Lui, poi, morirà al tuo posto. Subito venne fatto un bando in tutto il reame: - Coloro che somigliano al re si presentino a Corte entro ventiquattr'ore, pena la vita. Se ne presentarono molti: alcuni avevano la barba uguale a quella del re, ma avevano il naso un tantino piú lungo o più corto, e il mago li scartava; altri somigliavano al re come un'arancia somiglia a un'altra nella cassetta del fruttivendolo, ma il mago li scartava perché gli mancava un dente, o perché avevano un neo sulla schiena. - Ma tu li scarti tutti, - protestava il re col suo mago. - Lasciami provare con uno di loro, per cominciare. - Non ti servirà a niente, - ribatteva il mago. Una sera il re e il suo mago passeggiavano sui bastioni della città, e a un tratto il mago gridò: - Ecco, ecco l'uomo che ti somiglia piú di tutti gli altri! E così dicendo indicava un mendicante storpio, gobbo, mezzo cieco, sporco e pieno di croste. - Ma com'è possibile, - protestò il re, - tra noi due c'è un abisso. - Un re che deve morire, - insisteva il mago, - somiglia soltanto al più povero, al più disgraziato della città. Presto, cambia i tuoi vestiti con i suoi per un giorno, mettilo sul trono e sarai salvo. Ma il re non volle assolutamente ammettere di assomigliare al mendicante. Tornò al palazzo tutto imbronciato e quella sera stessa morì, con la corona in testa e lo scettro in pugno.
p. Ermes Ronchi
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SALUTO
C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. La grazia e la pace di Dio nostro Padre e del Signore nostro Gesù Cristo siano con tutti voi A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE In questa Giornata che papa Francesco ci invita a dedicare ai poveri, «siamo chiamati a un serio esame di coscienza per capire se siamo davvero capaci di ascoltare i poveri». Breve pausa di riflessione personale C- Abbia pietà di noi, Signore, se il grido dei poveri, che sale fino a Te, non riesce ad arrivare alle nostre orecchie, lasciandoci indifferenti e impassibili Signore pietà Abbi pietà di noi, Signore, se non rispondiamo ai poveri di ogni tipo e di ogni terra con quella «attenzione d’amore» che onora l’altro come persona e, con la sollecitudine del coinvolgimento personale, cerca il loro bene. Cristo Pietà Abbi pietà di noi, Signore, se non liberiamo i nostri fratelli dalla prigionia della povertà, creata dai nostri egoismi, dalle nostre avidità e dalle nostre ingiustizie. Signore Pietà C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen.
solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.
Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati. Cristo, invece, avendo ofCOLLETTA O Dio, che vegli sulle sorti del tuo ferto un solo sacrificio per i peccapopolo, accresci in noi la fede che ti, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i quanti dormono nella polvere si risveglieranno; donaci il tuo Spiri- suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con to, perché operosi nella carità attendiamo ogni giorno la manifesta- un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono zione gloriosa del tuo Figlio, che verrà per riunire tutti gli eletti nel santificati. Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta suo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, per il peccato. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio e vive e regna con te, nell'unità Canto al Vangelo dello Spirito Santo, per tutti i secoli ALLELUIA. ALLELUIA dei secoli. A. Amen (seduti) LITURGIA DELLA PAROLA Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comPrima Lettura parire davanti al Figlio dell’uomo. Dal libro del profeta Daniele In quel tempo, sorgerà Michele, il ALLELUIA. C. Il Signore sia con voi gran principe, che vigila sui figli A. E con il tuo spirito. del tuo popolo. Sarà un tempo di C. Dal Vangelo secondo MARCO angoscia, come non c’era stata mai A. Gloria a te o Signore dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre. .Parola d Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.
VA N G E L O
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, SALMO RESPONSORIALE dall’estremità R. Proteggimi, o Dio: in te mi della terra fino rifugio. all’estremità del Il Signore è mia parte di erecielo. Dalla piandità e mio calice: nelle tue mani è GLORIA ta di fico imparala mia vita. Io pongo sempre daGloria a Dio nell'alto dei cieli e te la parabola: vanti a me il Signore, sta alla mia pace in terra agli uomini di buoquando ormai il suo ramo diventa destra, non potrò vacillare. R/. na volontà. Noi ti lodiamo, ti betenero e spuntano le foglie, sapete Per questo gioisce il mio cuonediciamo, ti adoriamo, ti gloriche l’estate è vicina. Così anche re ed esulta la mia anima; anche il fichiamo, ti rendiamo grazie per voi: quando vedrete accadere quemio corpo riposa al sicuro, perché la tua gloria immensa, Signore ste cose, sappiate che egli è vicinon abbandonerai la mia vita negli Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore, figlio unige- inferi, né lascerai che il tuo fedele no, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazioveda la fossa. R/. nito, Gesù Cristo, Signore Dio, Mi indicherai il sentiero della ne prima che tutto questo avvenga. Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati dal mondo vita, gioia piena alla tua presenza, Il cielo e la terra passeranno, ma le dolcezza senza fine alla tua destra. mie parole non passeranno. Quanabbi pietà di noi; tu che togli i to però a quel giorno o a quell’ora, R/. peccati dal mondo, accogli la nessuno lo sa, né gli angeli nel cieSeconda Lettura nostra supplica; tu che siedi alla lo né il Figlio, eccetto il Padre». Dalla lettera agli Ebrei destra del Padre, abbi pietà di Parola del Signore. noi. Perché tu solo il Santo, tu
A.
Lode a te, o Cristo. OMELIA ( seduti) CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Rivolgiamo le nostre preghiere a Dio, Padre di misericordia, che si china verso i piccoli e ascolta il grido dei poveri: Preghiamo insieme e diciamo: Ascolta, Signore, il grido dei poveri! Ringraziamo il Signore per il dono del suo amore e per le opportunità di condivisione che ci offre incontrando i fratelli. Per coloro che in modo particolare sperimentano la precarietà della vita, Noi ti Preghiamo Perché la Chiesa continui il suo cammino di sobrietà e prossimità con gli ultimi, Noi ti Preghiamo Perché ogni persona di buona volontà sia in grado di vedere oltre le apparenze esteriori e le immagini del consumismo, accogliendo nel cuore le persone povere e fragili che ogni giorno incrociamo con lo sguardo. Noi ti Preghiamo . Perché il Signore ci doni il coraggio di iniziare a parlare con le persone povere, donando loro l’esperienza di non sentirsi invisibili ma persone vive.
Noi ti Preghiamo C. Stendi la tua mano, o Padre, sull’umanità affaticata e oppressa: concedi a noi una fede ricca di memoria ed una carità audace nella testimonianza profetica del tuo regno. Per Cristo nostro Signore. A. Amen
insegnamento, osiamo dire:
PADRE NOSTRO
Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti LITURGIA EUCARISTICA come noi li rimettiamo ai nostri C. Pregate, fratelli e sorelle, debitori e non ci indurre in tentaperché portando all’altare la gioia zione ma liberaci dal male e la fatica di ogni giorno, ci dispo- C. Liberaci, o Signore, da tutti i niamo a offrire il sacrificio gradito mali, concedi la pace ai nostri giora Dio Padre onnipotente. ni, e con l'aiuto della tua misericorA. Il Signore riceva dalle tue dia vivremo sempre liberi dal pecmani questo sacrificio a lode e cato e sicuri da ogni turbamento, gloria del suo nome, per il bene nell'attesa che si compia la beata nostro e di tutta la sua santa speranza e venga il nostro salvatoChiesa. (in piedi) re Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la potenSULLE OFFERTE za e la gloria nei secoli C. Quest'offerta che ti presentiaR ITO DELLA PACE mo, Dio onnipotente, ci ottenga la C. Signore Gesu’ che hai detto ai grazia di servirti fedelmente e ci prepari il frutto di un'eternità bea- tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi ta. Per Cristo nostro Signore. do la mia pace” non guardare ai A. Amen. nostri peccati ma alla fede della PREGHIERA EUCARISTICA tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi C. Il Signore sia con voi. e regni nei secoli dei secoli. A. E con il tuo spirito. A. Amen C. In alto i nostri cuori. C. La pace del Signore sia sempre A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. con voi. A. E con il tuo spirito. A. E’ cosa buona e giusta Come figli del Dio della paÈ veramente giusto benedirti e rin- C. ce, scambiatevi un gesto di cograziarti, Padre santo, sorgente munione fraterna. della verità e della vita perché in Agnello di Dio, che togli i pecquesto giorno di festa ci hai convo- A. cati del mondo, abbi pietà di noi.(2 cato nella tua casa. Oggi la tua faVOLTE) miglia, riunita nell'ascolto della Agnello di Dio, che togli i pecparola e nella comunione dell'unicati del mondo, dona a noi la pace. co pane spezzato fa memoria del C. Beati gli invitati alla cena del Signore risorto nell'attesa della do- Signore Ecco l’Agnello di Dio che tomenica senza tramonto, quando glie i peccati del mondo. l'umanità intera entrerà nel tuo ri- A. O Signore, non sono degno poso. Allora noi vedremo il tuo vol- di partecipare alla tua mensa: to e loderemo senza fine la tua mi- ma di’ soltanto una parola e io sericordia. Con questa gioiosa sarò salvato. speranza, uniti agli angeli e ai sanDOPO LA COMUNIONE ti, proclamiamo a una sola voce C. O Padre, che ci hai nutriti con l'inno della tua gloria: Santo, San- questo sacramento, ascolta la noto, Santo (In ginocchio) stra umile preghiera: il memoriale, C. Mistero della fede che Cristo tuo figlio ci ha comanA. Annunciamo la tua morte, dato di celebrare, ci edifichi semSignore, proclamiamo la tua ri- pre nel vincolo della tua carità. Per surrezione nell’attesa della tua Cristo nostro Signore. venuta. .A. Amen DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. C. Per Cristo, con Cristo e in CriA. E con il tuo spirito. sto, a te Dio, Padre onnipotente, C. Vi benedica Dio onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni Padre, Figlio e Spirito Santo. onore e gloria, per tutti i secoli dei A. Amen. secoli. C. Nel nome del Signore: andate A. Amen in pace. C. Obbedienti alla parola del A. Rendiamo grazie a Dio Salvatore e formati al suo divino