Elisa Chiari pubblicità, con la sua invasione di barbe bianche e costumi rossi, sta premendo per la globalizzazione della tradizione natalizia, ma in Italia ci sono ancora bambini che si sono alzati a scartare regali il 6 dicembre, giorno di San Nicola: non solo baresi, come si potrebbe pensare (laggiù il patrono San Nicola contende la distribuzione a Gesù Bambino e non dappertutto la spunta), ma veneti, trentini, giuliani, bambini che, nati sulla riva sinistra del Piave, subendo l’influenza nordica, espongono scarpe, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre pronte a raccogliere i doni lasciati dal loro personalissimo munifico san Niccolò, non ancora Santa Claus, e attivo su un territorio che contende la competenza a Santa Lucia e a Babbo Natale. L’uso di far trovare doni ai bambini durante le feste, con un calendario che si dipana diverso secondo i luoghi, ha radici lontane: lo si fa in parte risalire al racconto evangelico e, in particolare, all’episodio dei Magi che portarono doni a Gesù Bambino, in parte a tradizioni precristiane, che starebbero alla base degli intrecci di tante leggende popolari che nei racconti folclorici si sono intrecciate a formare mitologie cui anche gli sgamatissimi bambini del 2016 amano credere, e se non proprio credere seguire, cullandosi nella favola. Ha sicure radici precristiane la Befana, ancorata nella notte dei tempi alle divinità pagane che propiziavano il raccolto, i cui fantocci venivano bruciati a fine anno in segno di fine e nuovo inizio del ciclo di madre natura, tradizione di cui è rimasta traccia recente nelle campagne del Nord Est in cui ancora si brucia la vècia o la strìa, che a dispetto delle apparenze nulla ha a che fare, a quel che dicono gli storici, con il triste destino delle streghe presunte sui roghi nei secoli bui, ma ha valenza propiziatoria per il buon esito del lavoro della campagna nell’anno a venire. Il nome attuale della vecchina che viaggia sul manico di scopa (in origine un ramo), a dispensare regali ai bambini laziali (e non solo) ha certo radici nella festa cristiana dell’epifanìa, di qui il suo nome storpiato dall’etimologia popolare, sulla cui data del calendario liturgico la vecchietta che vien di notte si è innestata, non senza qualche soccorso leggendario per conciliarla, senza troppi traumi, con l’origine precristiana. Si è diffusa infatti, nel basso medioevo, una leggenda secondo cui i Magi in cerca di Gesù bambino si sarebbero smarriti lungo la strada. Fermatisi a chiedere a una vecchia avrebbero avuto da lei informazioni ma non la disponibilità ad accompagnarli. Pentitasi del diniego la vecchietta avrebbe poi provveduto a preparare un cesto di dolci intenzionata a raggiungerli. Troppo tardi. Non avendo più trovato né loro né Gesù Bambino avrebbe cominciato a distribuire i dolci a tutti i
bambini lungo la sua strada nella speranza che uno di loro fosse quello giusto. A quel che se sa tra il 5 e 6 gennaio sarà di nuovo in volo nella speranza di farsi perdonare. Le sono fedelissimi da antica tradizione i bambini romani, che non mancano mai la calza sul camino o alla finestra e neppure la colazione per l’anziana, sanguigna signora che si dice preferisca pane e mezzo bicchiere di rosso al più scialbo latte e biscotti gradito al Babbo Natale sedotto dalla pubblicità, mentre la scopa a differenza delle renne non ha bisogno neppure di un bicchiere d’acqua. Se verso Sud a contendere territorio alla Befana, attesa anche a Napoli, o se si preferisce a soccorrerla nella sua fatica di accontentare i pargoli, concorrono Gesù Bambino e San Nicola, verso la Puglia, in Sicilia la precedono i Morti nella notte tra l’uno e il 2 novembre. Mentre verso il centro s’è fatto strada, erodendole terreno in tempo di guerra, anche Babbo Natale: Francesco Guccini, nel suo racconto Qualcosa di divertente sul Natale, racconta così l’incontro avuto, quattrenne, con il vegliardo rossovestito per tramite degli alleati sull’Appennino toscoemiliano: «I soldati americani avevano organizzato per la serata una specie di festa per i bambini del paese, con un Babbo Natale in persona che distribuiva leccornìe e dovizie. Ovvio che questo personaggio non solo non l’avevo mai visto dal vivo ma non ne avevo nemmeno mai sentito parlare, funzionando, dalle nostre parti, solo una più proletaria Befana, che arrivava la notte del 6 gennaio, e distribuiva un panforte, curiosamente dello stesso tipo che una mia zia vendeva in negozio, un massimo di tre mandarini, alcune arachidi e noci e riga, hai voglia a mettere calze di dimensioni le più generose». Salendo a Nord la calza tende a scomparire: tradizione vuole che prima del Santa Claus globalizzato, a spartirsi l’ampio territorio lasciato libero dal marginale San Niccolò fossero Babbo Natale, a est, Santa Lucia a cavallo tra Cremona, Lodi, Brescia, Bergamo, Mantova, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, con punte a Verona e nell’udinese, e a Ovest, verso il Piemonte, Gesù Bambino. Se per il bambinello bastava aspettare, non svegli, avendo avuto cura di comportarsi bene, Santa Lucia, figlia come la Befana di una tradizione rurale in cui al solstizio chi aveva avuto raccolti migliori donava ai meno fortunati, chiedeva un rituale dell’attesa destinato a sopravvivere, magico, nella memoria, persino più fascinoso del dono che ne sarebbe sortito. Il campanello che, suonato da un nonno nascosto in giardino o in balcone, indicava l’ora di filare a nanna senza indugi, pena l’essere sorpresi svegli e depennati dalla lista; la farina gialla e l’acqua che l’asinello di Santa Lucia avrebbe mangiato per rifocillarsi e che si sarebbe trovato sparpagliato con gran disordine al mattino in segno di gradimento. Lì accanto si sarebbe trovato il dono atteso e un piatto di dolci: tra cui, da quando l’industria dolciaria e l’economia di famiglia l’hanno permesso, monete di cioccolata e carboni di zucchero, a metà tra lo scherzo e il memento dei neri carboni veri che si sarebbero potuti meritare in caso di eccessiva monelleria. Allora come ora si sa che le leggende restano perché è bello crederle, che il compito più arduo nel farle vivere l’hanno i genitori con figli nati a cavallo dei territori di diversa competenza, dove servono acrobazie maggiori per conciliare babbi, befane, santi e bambini senza rompere l’incantesimo, mentre i pargoli di solito, furbetti, in questi casi, colgono l’occasione per cumulare i doni, approfittando della linea di confine tra i leggendari donatori.
Una bella storia (vera) di Natale storia strappalacrime quella che ha visto protagonista il piccolo Jase, 7 anni, che ha deciso di scrivere una lettera al papà in Paradiso, affidandosi alla Royal Mail, il servizio delle Poste britanniche, nella speranza che riuscisse a consegnarla al suo amato genitore, scomparso quattro anni fa. Sean Milligan, dell’Ufficio delle Poste, si è preso la briga di rispondere al piccolo, rassicurandolo che nonostante le tante difficoltà la sua letterina di auguri di compleanno al papà era arrivata a destinazione. Teri Copland, la mamma del bambino che ha voluto raggiungere il padre anche da morto, ha reso pubblico quanto accaduto postando le foto della missiva del bimbo e della risposta del postino su Facebook. Il post ha ottenuto in pochissimi giorni più di 400mila visualizzazioni, candidandosi di fatto a “storia” del Natale 2018. (agg. di Dario D’Angelo) BIMBO SCRIVE LETTERA A PAPA’ MORTO IN PARADISO Ci sono tutti i contorni perché quella di Jase Hyndman, bambino scozzese di 7 anni, diventi la storia di Natale di quest’anno. Il piccolo ha infatti deciso di scrivere una lettera per il suo papà: niente di strano, visto il periodo, se non fosse che l’uomo è morto. Jase però non si è arreso e con la fantasia e la semplicità tipiche di ogni bambino ha pensato che un modo per mettersi in contatto col papà effettivamente c’era: bastava scrivere una lettera e affidarsi alle Poste, loro avrebbero trovato la maniera di consegnarla. Jase ha preso allora carta e penna e ha scritto:”Signor Postino, puoi consegnare questa lettera in Paradiso per il compleanno del mio papà? Grazie“. Ebbene, il “signor Postino” ha portato a termine la sua missione, come si evince dalla ricevuta di ritorno recapitata a casa di Jase. BAMBINO SCRIVE LETTERA AL PAPA’ IN PARADISO: LA RISPOSTA DELLA ROYAL MAIL A confermare che la lettera del bambino indirizzata al papà in Paradiso era stata recapitata correttamente è stato Sean Milligan, funzionario dell’Ufficio della Royal Mail, le Poste britanniche, che sulla ricevuta di ritorno ha scritto:”È stata una sfida difficile evitare stelle e altri oggetti galattici sulla strada per il paradiso, ma ce l’abbiamo fatta, continueremo a fare tutto il possibile per garantire la consegna in paradiso in sicurezza“. La mamma di Jase, Teri Copland, rimasta vedova nel 2014, in un post su Facebook ha mostrato tutta la sua gratitudine per il bel gesto delle Poste, che farà trascorrere un felice natale al piccolo di 7 anni:”Non ci sono parole per descrivere la commozione che ha provato quando ha saputo che il padre aveva ricevuto il suo biglietto. Non era necessario fare questo gesto, avreste potuto ignorare la lettera ma il fatto che abbiate fatto lo sforzo per un ragazzino che non avete mai incontrato è una cosa così bella che avete appena ripristinato la mia fede nell’umanità“.
Prima esecuzione dell’Inno di Mameli: Un'azione patriottica nel pieno di una cerimonia religiosa. Così si presentò per la prima volta in pubblico il Canto degli italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli, dal nome di colui che gli diede anima e parole (la musicò il compositore Michele Novaro). L'episodio avvenne un venerdì di dicembre del 1847. Il calendario segnava il giorno 10, che per i Genovesi coincideva con una manifestazione religiosa molto sentita: la cerimonia dello scioglimento del voto in occasione dell'apparizione della Madonna a fra Candido Giusso, di cui ricorreva in quell'anno il centunesimo anniversario. Come da tradizione, si teneva una processione che richiamava tutta la cittadinanza e che aveva termine sulla spianata di Oregina (quartiere sito nella parte alta del capoluogo ligure), all'ingresso del santuario di Nostra Signora di Loreto. L'occasione fu ritenuta propizia dal movimento rivoluzionario ispirato alle idee unitarie di Giuseppe Mazzini, che pensò di sfruttarla per organizzare una dimostrazione di forte impatto patriottico. Ispiratore dell'iniziativa fu il poeta Goffredo Mameli, patriota e fervente mazziniano, che a soli vent'anni aveva scritto un inno patriottico, il Canto degli Italiani, destinato ad entrare nella storia di un popolo. Radunati sulla spianata circa 20mila patrioti, provenienti da diverse regioni, Mameli attese che il folto corteo religioso si avvicinasse e al momento opportuno diede inizio alla manifestazione. Al segnale convenuto tutti i presenti, accompagnati dalla banda municipale "Casimiro Corradi" di Sestri Ponente, iniziarono a cantare le note di Fratelli d’Italia, mentre Mameli e Luigi Paris sventolavano il Tricolore sfidando la repressione della polizia austriaca. Considerato un simbolo rivoluzionario dagli Austriaci (era già stato utilizzato nei moti rivoluzionari degli anni Venti e Trenta), chi osava esporre la bandiera con i colori verde-bianco-rosso andava incontro a pene durissime. Ciò amplificò il valore patriottico dell'iniziativa e da quella data Inno e Tricolore assunsero per la prima volta i significati simbolici che tuttora vengono loro attribuiti. Poche settimane dopo sarebbero scoppiati i Moti del '48 e non più tardi la Prima guerra d'indipendenza, da cui iniziò il lungo e faticoso cammino verso l'Unità d'Italia. Bisogna aspettare un secolo, tuttavia, perché il Canto degli Italiani venga assunto come inno nazionale, seppur in via provvisoria. Nonostante una proposta di modifica all'articolo 12 della Costituzione Italiana, presentata nel 2006, rimane l'inno della Repubblica solo de facto. Dal novembre 2012 una legge ne rende obbligatorio l'insegnamento nelle scuole. Il 15 novembre 2017, finalmente, la commissione Affari Costituzionali del Senato approva in via definitiva il disegno di legge che riconosce il testo del Canto degli italiani di Goffredo Mameli, e lo spartito musicale originale di Michele Novaro, quale inno nazionale della Repubblica Italiana
Il culto della santa si è diffuso moltissimo, soprattutto al nord. I missionari – come San Patrizio – che si insediavano lontano da Roma, erano soliti cristianizzare le festività celtiche – anche perché esse prevedevano sacrifici umani –. Gregorio Magno ha indicato la via per la conversione dei popoli, invitando i suoi inviati a non estirpare tradizioni millenarie ma deviarle a pratiche più virtuose. Così nasce, ad esempio, Santa Claus, cioè san Nicola da Bari. E così nasce Santa Lucia il 13 dicembre, che poi è anche il giorno più corto dell’anno .(?)
10 dicembre 1948-2018 prossimo 10 dicembre sarà un giorno speciale: in tutto il mondo, milioni di persone si fermeranno per celebrare il 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, documento adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948 a Parigi e riferimento, nel diritto internazionale consuetudinario, da oltre 70 anni per la Comunità internazionale per la tutela dei diritti dell’essere umano. DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI Documento Ufficiale
Articolo 1. Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Articolo 2. Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi altra limitazione di sovranità. Articolo 3. Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 4. Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma. Articolo 5. Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a
punizione crudeli, inumani o degradanti. Articolo 6. Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica. Articolo 7. Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione. Articolo 8. Ogni individuo ha diritto ad un’effettiva possibilità di ricorso ai competenti tribunali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge. Articolo 9. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato. Articolo 10. Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonché della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta.
ITALIANI NEL MONDO
gelato ha parlato fin dalle sue lontane origini una sola lingua: l'italiano. E fu un italiano a cambiare per sempre il modo di gustarlo. L'emigrante Italo Marchioni, ricevette negli USA il brevetto del cono gelato. Era il 13 dicembre del 1903. Marchioni era già conosciuto per le strade di New York, dove vendeva ghiaccioli al limone serviti ai clienti dentro bicchierini di vetro. La necessità di sostituire i bicchierini di vetro - che finivano per rompersi o che i clienti dimenticavano di restituire - portò inizialmente all'intuizione di un foglio di carta a forma di cono, utilizzato come contenitore del gelato. Visto il successo che il gelato da passeggio riscuoteva nei clienti, s'impegnò a individuare un supporto commestibile che si sposasse perfettamente con il sapore del gelato. La soluzione fu una cialda da piegare a forma di cono, nel momento in cui era ancora calda. La successiva concessione del brevetto accreditò Marchioni come l'inventore del cono gelato. Riferimenti storici a forme approssimative di cono gelato sono presenti nei libri di ricette della scrittrice inglese Agnes Marshall (1888) e ancora prima nel XVI secolo, sotto Caterina de' Medici, con l'uso di gustare i gelati insieme ad ostie di pane. La diffusione su scala industriale dei coni iniziò a partire dal 1912, con i coni che venivano arrotolati a mano. L'introduzione di una macchina in grado di effettuare tale operazione (brevettata da Frederick Bruckman, originario dell'Oregon) segnò la svolta, costruendo il successo della società Nabisco, ancora oggi tra i principali produttori di biscotti e snack del mondo. Altra geniale intuizione fu quella di un certo Spica, titolare di una ditta napoletana produttrice di gelati. Per risolvere il problema del cono che diveniva fradicio al contatto prolungato con il gelato, ideò uno strato isolante all'interno del cono, composto di olio, zucchero e cioccolato. Nel 1960 registrò il brevetto con il nome di "cornetto", destinato a diventare una variante di successo del gelato grazie alla multinazionale angloolandese Unilever, che rilevò la ditta Spica e vendette il cornetto in tutto il mondo attraverso il marchio Algida
letterina era una bella usanza riservata ai genitori e consisteva nello scrivere una speciale “missiva“ contenente un tenerissimo augurio rivolto al papà, alla mamma, con un sacco di belle parole e tante, tante promesse. La busta col messaggio augurale veniva nascosta con la complicità della mamma, sotto il piatto del capofamiglia, il quale era, o fingeva di esserlo, all’oscuro di tutto. Dopo la prima portata, il piatto doveva essere sostituito, ed allora, con grande e gioiosa attesa da parte di tutti, si scopriva la magica letterina. Era il papà a leggerla e a sborsare qualche soldino al figlioletto. A quest’ultimo però, restava l’obbligo di recitare la poesia imparata a scuola. Era, naturalmente, iniziativa degli insegnanti, far scrivere la letterina ai genitori in occasione delle festività natalizie e pasquali. Le letterine erano decorate con disegni a tema e arricchite con porporina argentata e dorata, l’augurio di Buona Pasqua o di Buon Natale era prestampato con caratteri di grande effetto grafico. Ora, nell’era del computer, è possibile ottenere questi “font” anche in casa propria, ma certamente la magia di quelle letterine non è più ricreabile, e resta nel ricordo dei più anziani come un momento di grande attenzione rivolto dai bambini verso i genitori e viceversa.
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pagina solenne, quasi maestosa dà avvio al racconto dell’attività pubblica di Gesù. Un lungo elenco di re e sacerdoti a tracciare la mappa del potere politico e religioso dell’epoca, e poi, improvvisamente, il dirottamento, la svolta. La Parola di Dio vola via dal tempio e dalle grandi capitali, dal sacerdozio e dalle stanze del potere, e raggiunge un giovane, figlio di sacerdoti e amico del deserto, del vento senza ostacoli, del silenzio vigile, dove ogni sussurro raggiunge il cuore. Giovanni, non ancora trent’anni, ha già imparato che le uniche parole vere sono quelle diventate carne e sangue. Che non si tirano fuori da una tasca, già pronte, ma dalle viscere, quelle che ti hanno fatto patire e gioire. Ecco, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Non è l’annunciatore che porta l’annuncio, è l’annuncio che lo porta, lo incalza, lo sospinge: e percorreva tutta la regione del Giordano. La parola di Dio è sempre in volo in cerca di uomini e donne, semplici e veri, per creare inizi e processi nuovi. Raddrizzate, appianate, colmate… Quel giovane profeta un po’ selvatico dipinge un paesaggio aspro e difficile, che ha i tratti duri e violenti della storia: ogni violenza, ogni esclusione e ingiustizia sono un burrone da colmare. Ma è anche la nostra geografia interiore: una mappa di ferite mai guarite, di abbandoni patiti o inflitti, le paure, le solitudini, il disamore… C’è del lavoro da fare, un lavoro enorme: spianare e colmare, per diventare semplici e diritti. E se non sarò mai una superstrada, non importa, sarò un piccolo sentiero nel sole. Vangelo che conforta: – anche se i potenti del mondo alzano barriere, cortine di bugie, muri ai confini, Dio trova la strada per raggiungere proprio me e posarmi la mano sulla spalla, la parola nel grembo, niente lo ferma; – chi conta davvero nella storia? Chi risiede in una reggia? Erode sarà ricordato solo perché ha tentato di uccidere quel bambino; Pilato perché l’ha condannato. Conta davvero chi si lascia abitare dal sogno di Dio, dalla sua parola. L’ultima riga del Vangelo è bellissima: ogni uomo vedrà la salvezza. Ogni uomo? Sì, esattamente questo. Dio vuole che tutti siano salvi, e non si fermerà davanti a burroni o montagne, neppure davanti alla tortuosità del mio passato o ai cocci della mia vita. Una delle frasi più impressionanti del Concilio Vaticano Secondo afferma: «Ogni uomo che fa esperienza dell’amore, viene in contatto con il Mistero di Cristo in un modo che noi non conosciamo» (Gaudium et spes 22). Cristo raggiunge ogni uomo, tutti gli uomini, e l’amore è la sua strada. E nulla vi è di genuinamente umano che non raggiunga a sua volta il cuore di Dio.
p. Ermes Ronchi
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SALUTO
C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. A. Amen. C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. INTRODUZIONE DEL CELEBRANTE ATTO PENITENZIALE C. Oggi Dio fa risuonare per noi l’invito alla conversione attraverso la parola e l’esempio di Giovanni Battista. Riconosciamoci peccatori e perdonandoci a vicenda, chiediamo perdono a Dio dal profondo del cuore. Breve pausa di riflessione personale C. Signore, che sei il difensore dei poveri, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Cristo, che ci chiami a vita nuova, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. C. Signore, che sei la speranza dei peccatori, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A. Amen. ( Non Si dice il Gloria)
giustizia» e «Gloria di pietà». Sorgi, o Gerusalemme, sta’ in piedi sull’altura e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti, dal tramonto del sole fino al suo sorgere, alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio. Si sono allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici; ora Dio te li riconduce in trionfo come sopra un trono regale. Poiché Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare le valli livellando il terreno, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio. Anche le selve e ogni albero odoroso hanno fatto ombra a Israele per comando di Dio. Perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE
R. Grandi cose ha fatto il Signore per noi. Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia. R/. Allora si diceva tra le genti: «Il Signore ha fatto grandi cose per loro». Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia. R/. COLLETTA Ristabilisci, Signore, la nostra O Dio grande nell'amore, che chia- sorte, come i torrenti del Negheb. mi gli umili alla luce gloriosa del Chi semina nelle lacrime mieterà tuo regno, raddrizza nei nostri cuo- nella gioia. R/. ri i tuoi sentieri, spiana le alture Nell’andare, se ne va della superbia, e preparaci a cele- piangendo, portando la semente brare con fede ardente la venuta da gettare, ma nel tornare, viene del nostro salvatore, Gesù Cristo con gioia, portando i suoi covoni. tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e reR/. gna con te, nell'unità dello Spirito Seconda Lettura Santo, per tutti i secoli dei secoli. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai A. Amen (seduti) Filippesi LITURGIA DELLA PAROLA Fratelli, sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a Prima Lettura motivo della vostra cooperazione Dal libro del profeta Baruc per il Vangelo, dal primo giorno Deponi, o Gerusalemme, la veste fino al presente. Sono persuaso del lutto e dell’afflizione, rivèstiti dello splendore della gloria che ti che colui il quale ha iniziato in voi viene da Dio per sempre. Avvolgiti quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di nel manto della giustizia di Dio, Cristo Gesù. metti sul tuo capo il diadema di Infatti Dio mi è testimone del vivo gloria dell’Eterno, perché Dio desiderio che nutro per tutti voi mostrerà il tuo splendore a ogni nell’amore di Cristo Gesù. E perciò creatura sotto il cielo. Sarai chiamata da Dio per sempre: «Pace di prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in
pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio
Canto al Vangelo
ALLELUIA. ALLELUIA Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide ALLELUIA. C. Il Signore sia con voi A. E con il tuo spirito. C. Dal Vangelo secondo LUCA A. Gloria a te o Signore
VA N G E L O
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Parola del Signore. A. Lode a te, o Cristo. OMELIA ( Seduti) CREDO Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di
lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
PREGHIERA DEI FEDELI
C. Attendere la venuta del Signore è molto ma non basta, a questo proposito deve corrispondere l’atteggiamento annunciato a gran voce dal Battista: dobbiamo raddrizzare i sentieri del mondo e della nostra anima per essere pronti ad accogliere il Figlio di Dio. Preghiamo insieme e diciamo: Padre converti il nostro cuore. 1. Perché gli addobbi e gli ornamenti esteriori che iniziano a moltiplicarsi nelle nostre strade trovino il loro vero significato solo nella nostra preparazione interiore alla festa e alla conversione che essa ci richiede. Preghiamo. 2. Perché i nostri compromessi di ogni giorno e l’evoluzione sempre più frenetica della società non ci impediscano di essere anche oggi un’immagine credibile di Chiesa. Preghiamo. 3. Perché il nostro cammino di conversione passi innanzitutto per la pace con noi stessi e con i nostri fratelli. Preghiamo. 4. Perché la scelta di essere Cristiani non rimanga un desiderio astratto ma si concretizzi nelle nostre azioni di ogni giorno, a cominciare dall’attenzione agli ultimi. Preghiamo. O Padre, nonostante i nostri sforzi i nostri burroni non sono riempiti e i nostri monti non sono abbassati, così rimaniamo un terreno scosceso per la tua venuta. Fa’ che il tuo grande amore per l’uomo sopperisca a queste mancanze e raddrizzi ciò che è ancora storto. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. A. Amen C.
LITURGIA EUCARISTICA Pregate, fratelli e sorelle,
perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci disponiamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi)
Dacci oggi il nostro pane quotidiano rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, SULLE OFFERTE nell'attesa che si compia la beata C. Ti siano gradite, Signore, le speranza e venga il nostro salvatonostre umili offerte e preghiere; all'estrema povertà dei nostri meri- re Gesù Cristo. Tuo è il regno, tua la potenti supplisca l'aiuto della tua miseri- A. za e la gloria nei secoli cordia. Per Cristo nostro Signore. R ITO DELLA PACE A. Amen. C. Signore Gesu’ che hai detto ai PREGHIERA EUCARISTICA tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi C. Il Signore sia con voi. do la mia pace” non guardare ai A. E con il tuo spirito. nostri peccati ma alla fede della C. In alto i nostri cuori. tua Chiesa, e donale unità e pace A. Sono rivolti al Signore. C. RendiamograziealSignorenostroDio. secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. E’ cosa buona e giusta Amen È veramente cosa buona e giusta, A. C. La pace del Signore sia sempre nostro dovere e fonte di salvezza, con voi. rendere grazie sempre e in ogni A. E con il tuo spirito. luogo a te, Signore, Padre santo, C. Come figli del Dio della paDio onnipotente ed eterno, per ce, scambiatevi un gesto di coCristo Signore nostro. Al suo primo munione fraterna. avvento nell'umiltà della nostra naA. Agnello di Dio, che togli i pectura umana, egli portò a compicati del mondo, abbi pietà di noi.(2 mento la promessa antica, e ci apri VOLTE) la via dell'eterna salvezza. Verrà di Agnello di Dio, che togli i pecnuovo nello splendore della gloria, cati del mondo, dona a noi la pace. e ci chiamerà a possedere il regno C. Beati gli invitati alla cena del promesso che ora osiamo sperare Signore Ecco l’Agnello di Dio che tovigilanti nell'attesa. E noi, uniti agli glie i peccati del mondo. angeli e alla moltitudine dei cori A. O Signore, non sono degno celesti, proclamiamo con gioia l'in- di partecipare alla tua mensa: no della tua lode: Santo, Santo, ma di’ soltanto una parola e io Santo il Signore Dio dell'univer- sarò salvato. so. I cieli e la terra sono pieni DOPO LA COMUNIONE della tua gloria. Osanna nell'alto C. O Dio, che in questo sacradei cieli. Benedetto colui che mento ci hai nutriti con il pane delviene nel nome del Signore. la vita, insegnaci a valutare con Osanna nell'alto dei cieli. sapienza i beni della terra, nella (In ginocchio) continua ricerca dei beni del cielo. C. Mistero della fede Per Cristo nostro Signore. A. Annunciamo la tua morte, A. Amen Signore, proclamiamo la tua ri- C. Il Signore sia con voi. surrezione nell’attesa della tua A. E con il tuo spirito. venuta. C. Vi benedica Dio onnipotente DOPOLA PREGHIERA EUCARISTICA Padre e Figlio e Spirito Santo C. Per Cristo, con Cristo e in CriA. Amen. sto, a te Dio, Padre onnipotente, C. Nel nome del Signore: andate nell’unità dello Spirito Santo, ogni in pace. onore e gloria, per tutti i secoli dei A. Rendiamo grazie a Dio secoli. A.
Amen
C. Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire:
PADRE NOSTRO
Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il Tuo nome venga il Tuo Regno sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra.