Il Polietico 16

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Giugno 2009, Anno 6 - N.16 Periodico di informazione

Riservato ai medici e agli operatori sanitari

VICINI ALLA SALUTE, SEMPRE razie alla ricerca e all’impegno di chi ogni giorno, per professione e per ‘missione’, affronta la malattia, negli ultimi anni sono stati possibili importanti progressi nella diagnosi e nella cura di alcune patologie che incidono significativamente sulla qualità della vita di molte persone. E proprio perché da sempre mette il paziente al centro dell’attenzione, il Gruppo Policlinico di Monza continua ad affiancare tecnologie d’avanguardia e stato dell’arte delle terapie a un approccio umano che rispetta la persona nella sua complessità: un esempio significativo è costituito dalla nascita della Breast Unit, o Unità di Senologia, un luogo fisico in cui la donna può trovare assistenza specialistica attraverso tutto il percorso delle patologie mammarie, dal semplice accertamento alla ricostruzione plastica quando necessario. Venire incontro al paziente significa anche rispettare i suoi tempi, i suoi impegni: è questo che il Policlinico ha voluto per il nuovo centro di Odontostomatologia a Monza, aperto tutto il giorno anche al sabato. Nelle pagine seguenti parleremo anche dei poliambulatori di Casale Monferrato e Bovalino, del Centro di Medicina dello Sport e di altri argomenti, come la terapia dei calcoli renali e il tumore al polmone nelle donne, e del prestigioso incarico internazionale affidato al professor Tesler. Buona lettura a tutti! Il Presidente Gian Paolo Vergani

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In questo numero: Nasce la Breast Unit 2 Chirurgia Toracica 11 La protesica di Ginocchio 13 Urologia 14 Odontostomatologia 16

Il Policlinico dello Sport 18 Cardiochirurgia 20 Il dott. Ponzetti Consulente della Commissione Parlamentare 24

La formazione 26 Associazione Medici Brianza e Milano Onlus 28 Le nuove sedi del Gruppo 30


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I A MONZA NASCE LA NUOVA UNITÀ DI SENOLOGIA

LOTTA INTEGRATA AL TUMORE AL SENO: NASCE LA BREAST UNIT resso il Policlinico di Monza è attiva la Breast Unit, che comprende tutti i diversi servizi e le specialità connesse alle varie fasi della diagnosi e del trattamento delle patologie del seno, unitamente alle più moderne attrezzature diagnostiche e terapiche. La Breast Unit, coordinata dal dottor Giuliano Lucani, chirurgo senologico, vede la collaborazione del prof. Toufic Khouri (Diagnostica per immagini), dei dottori Massimo Marks (Mammografia), Alì Satì (Ecografia), Maurizio Spinelli (Istologia e Anatomia patologica), Alessandro Rasponi e Francesco D’Errico (Chirurgia senologica), Monica Taverna (Oncologia medica), Alberto Gramaglia (Radioterapia), Alberto Fumagalli (Chirurgia plastica), del professor Cesare Cerri (Rieducazione funzionale e terapia del linfoedema). Tutte le prestazioni della Breast Unit sono convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale.

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I L DOTT. G IULIANO LUCANI, DIRETTORE SCIENTIFICO DELLA B REAST U NIT DEL P OLICLINICO DI MONZA

IL DOTT. FRANCESCO D’ERRICO, C HIRURGO SENOLOGO P OLICLINICO DI MONZA

La creazione di una Breast Unit o Unità di Senologia all’interno di una struttura sanitaria complessa come il Policlinico di Monza è al tempo stesso un’esigenza e una sfida. Un’esigenza perché viene considerata il naturale

LA CREAZIONE DI UNA BREAST UNIT O UNITÀ DI SENOLOGIA ALL’INTERNO DI UNA STRUTTURA SANITARIA COMPLESSA COME IL POLICLINICO DI MONZA È AL TEMPO STESSO UN’ESIGENZA E UNA SFIDA. UN’ESIGENZA PERCHÉ VIENE CONSIDERATA IL NATURALE SBOCCO DEL CONTINUO MIGLIORAMENTO TECNOLOGICO NEL CAMPO DIAGNOSTICO. È UNA SFIDA PERCHÉ SI TRATTA DI CREARE, DA UN INSIEME DI MEZZI, STRUTTURE E PROFESSIONISTI DI ALTISSIMO LIVELLO, UN ORGANISMO IN GRADO DI LAVORARE IN MODO COORDINATO

sbocco del continuo miglioramento tecnologico nel campo diagnostico con: - l’acquisizione di strumenti oggi ritenuti indispensabili per l’affinamento diagnostico di primo e secondo livello, come un nuovo mammografo digitale con la possibilità del puntamento in stereotassi, un ecografo dedicato, la bobina per la RM della mammella. - un potenziamento dell’Anatomia Patologica con l’arrivo di un altro patologo esperto in citologia e istologia della mammella. - la costituzione di un gruppo di chirurghi qualificati, che da anni esercitano la loro professione in campo senologico e hanno affinato tecniche di resezione mammaria mutuate dalla chirurgia plastica per garantire i migliori risultati anche dal punto di vista estetico. - un’Oncologia Medica particolarmente sensibile e aggiornata nelle terapie più attuali, e una Radioterapia con specialisti che si sono da sempre occupati di radioterapia mammaria. - una Chirurgia Plastica sensibile ai problemi della ricostruzione della mammella per i quali utilizza le tecniche più evolute. Nel contempo, come già detto, è una sfida perché si tratta di creare, da un insieme di mezzi, strutture e professionisti di altissimo livello, un organismo in grado di lavorare in modo coordinato, con linee guida condivise, con la disponibilità a mettersi in discussione nel corso di riunioni per l’impostazione diagnostica e terapeutica dei singoli casi clinici. Tutto ciò non è una proposta velleitaria ma un preciso imperativo posto dalla Relazione sul cancro al seno nell’unione Europea 2002/2279(INI) (7 maggio 2003) Commissione per i diritti della donna e le pari opportunità, Relatrice Karin Jöns, che “…chiede che tutte le donne affette da carcinoma della mammella abbiano il diritto ad essere curate da un’équipe interdisciplinare e invita pertanto gli Stati membri a sviluppare una rete capillare di centri di senologia certificati e interdisciplinari, che debbono soddisfare i criteri di qualità ben precisi”.


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Le apparecchiature in dotazione • Mammografo digitale GE Senographe DS - Mammotome • Mammografo GE Senographe DMR+ - pellicole ultra sensibili FujiFilm • RMN 1,5 tesla GE con bobina dedicata allo studio della mammella • 9 Ecografi multidisciplinari logiq GE • Acceleratore lineare 6 Mev: Varian CLC Clinac 600C • Acceleratore Lineare 6 – 15 Mev Varian CLC Clinac 2100C - Controllo con Optical Tracking - Radioterapia stereotassica • 2 apparecchiature per ipertermia oncologica Synchrotherm • Micromultileaf 3D dedicato a conformazionali • Neoprobe – rilevatore del linfonodo sentinella

Prima ancora, è il Piano Oncologico Nazionale del 31 maggio 2001 a individuare i 4 “big killers” tra i tumori (polmone, mammella, colon retto, prostata) e dire: “…va pertanto garantito un rapido accesso dei soggetti con sospetta neoplasia a centri qualificati per l’accertamento diagnostico ed il trattamento terapeutico, coinvolgendo in maniera integrata e coordinata le diverse competenze interessate (diagnostica per immagini, chirurgia, radioterapia, oncologia medica)”. Infine, è il Piano Oncologico Regionale 20042006 della Lombardia che parla di “Sviluppo della qualità” con l’istituzione di un percorso diagnostico ben pianificato e tempestivo e un percorso terapeutico efficace e condiviso. È dimostrato che le neoplasie mammarie trattate presso Centri che lavorino secondo criteri di qualità presentano tassi di sopravvivenza

e

migliori. Quindi sono le donne stesse, per mezzo delle associazioni di volontariato o tramite gruppi di pressione politica, le donne che nell’ambito della propria famiglia si costituiscono quali “opinion leaders” sulle questioni sanitarie, a chiedere l’istituzione delle Unità di Senologia che siano in grado di accompagnarle durante tutto il percorso della malattia. Questo è per noi un punto nevralgico, il più importante forse nel momento in cui andiamo a costituire una Breast Unit. I mezzi tecnici e le professionalità non bastano a creare quella differenza tra curare e prendersi cura di cui oggi tanto si parla ma che pochi centri possono mettere a disposizione. La donna che si rivolge alla struttura sanitaria perché ha o teme di avere un tumore della mammella va accompagnata lungo tutto il percorso diagnostico e terapeutico, sia esso breve o limitato perché la patologia riscontrata è benigna o funzionale, sia esso completo, dalla diagnosi cito-istologica alla chirurgia con eventuale ricostruzione plastica alle terapie complementari, passando attraverso il supporto psicologico e riabilitativo e addirittura palliativistico nel caso di evoluzione sfavorevole. Un’enfasi particolare va posta sulla comunicazione che in ogni fase del percorso deve essere particolarmente curata e frutto di un’approfondita formazione. Ciò significa quindi disponibilità e dedizione sia da parte del personale medico sia di quello tecnico, infermieristico e anche amministrativo. Dare alla donna dei punti di riferimento costanti durante la cura significa offrire un servizio estremamente apprezzato e utile. Anche offrire un supporto per le necessità socio-burocratiche come la prenotazione


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IL PROF. MAURIZIO SPINELLI, SPECIALISTA IN ANATOMIA PATOLOGICA E IN ONCOLOGIA R ESPONSABILE DEL SERVIZIO DI ANATOMIA PATOLOGICA DEL P OLICLINICO DI MONZA P ROFESSORE A CONTRATTO, U NIVERSITÀ DI M ILANO

degli esami e delle visite, l’aiuto nel disbrigo delle pratiche per ottenere il riconoscimento di invalidità o delle protesi esterne significa rispondere a esigenze che, nel caso di una persona ammalata, divengono spesso difficili da affrontare. Per tale motivo alla Breast Unit deve essere dedicato personale amministrativo con un percorso di formazione particolare e con una disposizione personale al dialogo, e si deve lasciare il giusto spazio alle Associazioni di Volontariato, come ad esempio Salute Donna, che possono giocare un ruolo fondamentale nell’offrire aiuto e supporto morale alle donne e alle loro famiglie. Un altro aspetto che una Breast Unit offre è quello della riduzione dell’errore medico: la discussione collegiale dei casi clinici, che è uno dei criteri di qualità richiesti dall’EUSOMA (European Society Of Mastology), costituisce un valido metodo di controllo sulle decisioni terapeutiche e riduce notevolmente l’errore e quindi il contenzioso. La discussione comporta anche aggiornamento e interscambio di nozioni con conseguente miglioramento della qualità scientifica di tutti i componenti. Anche la potenzialità di ricerca è influenzata dalla possibilità di lavoro in équipe e dalla capacità che questa offre di richiamare finanziamenti. Tutto semplice quindi? Neanche per sogno. La strada intrapresa è difficile, irta di scogli e insidie. La Breast Unit non nasce da un decreto né dalla volontà dei vertici direzionali di una struttura sanitaria ma dal lavoro di tutti. Si devono istituire ambulatori, creare spazi di accoglienza, implementare linee guida, creare percorsi e soprattutto lavorare per raggiungere il minimo richiesto di 150 nuovi casi di tumore per anno trattati. Per noi il termine Breast Unit non è un punto di partenza ma un programma da realizzare nel più breve tempo possibile e nel modo migliore. Nelle pagine seguenti vengono illustrati alcuni elementi qualificanti la Breast Unit del Policlinico di Monza.

SONO LE DONNE STESSE A CHIEDERE L’ISTITUZIONE DELLE UNITÀ DI SENOLOGIA CHE SIANO IN GRADO DI ACCOMPAGNARLE DURANTE TUTTO IL PERCORSO DELLA MALATTIA. QUESTO È PER NOI UN PUNTO NEVRALGICO, IL PIU’ IMPORTANTE FORSE NEL MOMENTO IN CUI ANDIAMO A COSTITUIRE UNA BREAST UNIT

L’ANATOMIA PATOLOGICA: UNA SPECIALIZZAZIONE ANTICA MA MODERNA Non c’è dubbio che in questi 300 e più anni di esistenza dell’Anatomia Patologica, questa si sia evoluta con l’evolversi delle tecnologie (frenetiche dagli anni 1960 in poi) rimanendo sempre al passo con i tempi, cosa che le ha permesso di assumere un ruolo primario nella gestione sanitaria di quasi tutti i pazienti ospedalizzati e di diventare, oggi, con l’avvento della “target therapy”, il fulcro attorno a cui ruotano sopratutto gli oncologi, per poter curare in maniera ottimale e quasi avveniristica alcune patologie oncologiche; tale possibilità è in costante aumento di anno in anno. Quindi, dapprima la diagnosi citologica (classificando i preparati citologici da agoaspirato mammario secondo le Linee Guida Europee), a volte con il prelievo effettuato proprio dall’anatomopatologo, seguita dalla diagnosi istologica su piccole biopsie, oppure da un esame “in diretta”, quasi al tavolo operatorio (il cosiddetto esame estemporaneo al criostato o microtomo congelatore) e poi la stadiazione, sul prelievo operatorio, per terminare con metodiche particolari che permettono di dare un giudizio sulla possibilità di effettuare una terapia oncologica mirata; per non parlare dell’invisibile: prima la microscopia elettronica, ora gli anticorpi monoclonali e la biologia molecolare sempre più spinta. Tutto questo per introdurre e capire il ruolo dell’Anatomia Patologica nel contesto di una Breast Unit, quale quella che va a configurarsi presso il Policlinico di Monza. Se fino a qualche anno fa la funzione dell’Anatomopatologo in campo senologico oncologico consisteva oltre che nella diagnosi, identificando il tipo di carcinoma, anche nella valutazione complessiva dello stato dei linfonodi ascellari regionali, del grado di aggressività della neoplasia e della Stadiazione Patologica (pTNM), oggi si è verificata una rivoluzione epocale, demandando all’Anatomopatologo la decisione ultima su come curare una paziente affetta da carcinoma mammario (Consensus Conference di San Gallo, Svizzera). Questa trasformazione avviene attraverso due fasi: la prima correlata all’avvento e all’utilizzo di marcatori immunoistochimici, che permettono una valutazione della ormonoespressività della neoplasia mammaria


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I L DOTT. ALESSANDRO RASPONI, C HIRURGO SENOLOGO DEL P OLICLINICO DI

MONZA

(Recettori per Estrogeni e Progesterone), una valutazione dell’indice di proliferazione cellulare della neoplasia (Mib 1), una valutazione della presenza o meno di mutazioni geniche (HER2), tutti fattori tra loro strettamente interdipendenti, che vanno a indicare, oltre che una più precisa indicazione prognostica, anche e soprattutto un’indicazione terapeutica mirata, che varia da paziente a paziente in base al suo profilo biologico tumorale. La seconda fase, altrettanto importante, è quella dell’introduzione della valutazione anatomopatologica del linfonodo sentinella, cioè di quel linfonodo ascellare che, ricevendo per primo linfa direttamente dal tumore, viene identificato mediante tecnica linfoscintigrafica, secondo le linee guida della F.O.N.Ca.M. (Forza Operativa Nazionale per il Carcinoma Mammario). Tecnicamente, dopo una prima valutazione macroscopica, l’Anatomopatologo effettua un esame estemporaneo al congelatore che, se risulta positivo, dà indicazione al chirurgo per una immediata linfoadenectomia. Nel caso di negatività il linfonodo sentinella (possono anche essere due o tre) viene esaminato, tutto, con sezioni seriate ad intervalli di 50 micron, allestendo coppie di preparati che, alternativamente, non vengono colorati, ma accantonati per eventuali indagini immunoistochimiche con anticorpi monoclonali, nel caso di sospetto diagnostico microscopico. A questo punto, in assenza di metastasi, le diagnosi possono essere di due tipi: di negatività totale oppure di positività per ITC (cellule tumorali isolate, per lo più identificate attraverso l’uso di anticorpi monoclonali) e spetta al chirurgo la decisione se procedere o meno alla linfoadenectomia totale regionale. Pertanto, come si può evincere da quanto descritto l’Anatomia Patologica si inserisce a pieno titolo nella squadra specialistica formata da tutte le altre figure professionali che costituiscono la Breast Unit, collaborando tra loro e lavorando con le adeguate risorse tecnologiche ed infrastrutturali, per dare alle pazienti una risposta globale, che vada dalla prevenzione alla diagnosi, dal supporto psicologico alla terapia chirurgica ricostruttiva e dalla terapia oncologica alla prognosi e al controllo periodico nel tempo (follow-up).

LA METODICA DELLA RICERCA DEL LINFONODO SENTINELLA A distanza di 100 anni dall’indicazione assoluta alla dissezione ascellare Giuliano e Krag hanno dimostrato che nelle neoplasie mammarie di piccole dimensioni e con ascella clinicamente negativa il Linfonodo Sentinella è predittivo dello stato linfoghiandolare ascellare. La metodica prende avvio seguendo alcune fasi. Fase della ricerca: a) dimostrare che il LS è localizzabile, asportabile nella gran parte dei casi b) che lo stato del LS è predittivo dello stato degli altri linfonodi loco regionali e predittivo dello stadio della malattia c) dimostrare che nel caso di LS negativo la rinuncia alla linfoadenectomia non peggiora la prognosi. Basi teoriche a) Il flusso ematico è "ordinato" b) la disseminazione delle cellule tumorali è "sequenziale" c) il LS è il primo linfonodo incontrato dalle cellule tumorali d) il territorio peritumorale (profondo o superficiale) ha la stessa arborizzazione linfatica dell'area tumorale. Implicazioni cliniche a) evitare la linfoadenectomia se il LS è normale b) focalizzare l'attenzione dell'anatomopatologo su pochi linfonodi c) dare informazioni aggiuntive per stadiazione. La somministrazione di nanocolloidi marcati con 99 m Te in 0,2 ml viene effettuata 18/24 ore prime dell'intervento chirurgico e può essere: intradermica, sottocutanea, peritumorale, intratumorale. In gamma camera la linfoscintigrafia avviene a 15-30 minuti: la paziente è supina con arto superiore abdotto, la proiezione è anteriore e obliqua anteriore, si esegue la marcatura cutanea con profilo corporeo a marker caldo. Il medico nucleare definisce LS il linfonodo che drena direttamente dal sito di iniezione, si visualizza per primo, è il più vicino al sito di iniezione. Al tavolo operatorio il chirurgo: Prima dell’intervento effettua la rilevazione del conteggio sul "fondo", sui reperi cutanei del LS, sul sito di iniezione. Durante l’intervento ricerca il LS "a scansione" e rileva in vivo il conteggio del LS.


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dei falsi negativi, che incidono per una percentuale compresa tra il 2 e il 5%, e quello delle micrometastasi, che si osservano nell’13% dei linfonodi esaminati, e che è legato al maggior numero di sezioni cui il LS è sottoposto, all'impiego della citocheratina e dell’immunoistochimica.

LA RADIOTERAPIA

I L DOTT. ALBERTO G RAMAGLIA, R ESPONSABILE DEL SERVIZIO DI RADIOTERAPIA DEL P OLICLINICO DI MONZA

ACCELERATORE LINEARE 6 – 15 M EV VARIAN CLC C LINAC 2100C

Dopo l’escissione del LS rileva "ex vivo" il conteggio del LS. Per una corretta applicazione della metodica "linfonodo sentinella" occorre un’armonica collaborazione tra il chirurgo, il medico nucleare, il radiologo, l'anatomopatologo: attraverso l’ottimizzazione delle varie fasi di competenza si raggiunge un’adeguata sicurezza dell’indagine. In una chirurgia sempre più conservativa la tecnica del LS si allinea con i concetti di risparmio dei tessuti, di rispetto dell’integrità funzionale e di sicurezza del trattamento oncologico. Nell’applicazione di questa metodica rimangono aperti alcuni problemi: quello

Il reparto di Radioterapia fin dall'inizio dell'attività è stato in grado di introdurre un trattamento conformazionale nella terapia d adjuvante (cioè post-operatoria) del tumore mammario. Questa tecnica consente una copertura molto precisa della sede mammaria dove prima dell'intervento si trovava il tumore. Il nostro centro è stato tra i primi in Italia (e ancora tra i pochi ad oggi che adotta questa tecnica) ad utilizzare qusta metodologia. La Brest Unit dispone di una TAC di simulazione multistrato dotata anche di un sistema di controllo del movimento del paziente a Tracking ottico situato nel bunker di trattamento, che permette di fermare l'irradiazione nel caso vi siano movimenti non controllati dal paziente. Tutti i trattamenti vengono processati ogni giorno da un sistema di immagini e da un rilevamento computerizzato dell’adeguatezza, il quale consente un controllo severo di tutti i dati del trattamento paziente per paziente.

LA PERSONALIZZAZIONE DELLA TERAPIA MEDICA NEL CARCINOMA DELLA MAMMELLA Dai dati ottenibili dal rapporto 2003-2005 dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRT), (www.registri-tumori.it), nella popolazione femminile, il tumore della mammella si conferma la neoplasia di gran lunga più frequente, rappresentando infatti un terzo di tutte quelle diagnosticate. Il numero delle diagnosi di nuovi casi di tumore della mammella mostra un andamento in crescita nel tempo. Questo fenomeno è legato, almeno in parte, all’anticipazione della diagnosi, determinata dalla presenza in Italia di programmi di screening mammografico: nel 2003 erano attivi 88 programmi che coinvolgevano, secondo i dati del Gruppo italiano per lo screening mammografico, circa 1.500.000 donne nella fascia d’età 50-69 anni, soprattutto nel Nord e Centro Italia.


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Basis of diagnosis Modalità di diagnosi

Femmine Females

histology cytology clinical DCO

400 350 300 250 200 150 100 0

mortality mortalità

140 120 100 80 60 40 20 0

85+

75-79

80-84

65-69

70-74

55-59

60-64

45-49

50-54

40-44

30-34

35-39

25-29

20-24

15-19

5-9

10-14

age group classe di età incidence incidenza

standardisedrate (x 100,000) tasso standardizzato

istologica citologica clinica solo certificato di morte

%

39,965 91% 1,868 4% 1,798 4% 244 1% 43,875

8500 Infiltrating duct carcinoma, NOS Carcinoma duttale infiltrante, NAS 8520 Lobular carcinoma, NOS Carcinoma lobulare, NAS 8000 Tumor, malignant, NOS Tumore maligno, NAS 8522 Infiltrating duct and lobular carcinoma Carcinoma duttale e lobulare infiltrante 8010 Carcinoma, NOS arcinoma, NAS

25,786 65% 5,234 13% 2,820

7%

1,106

3%

1,023

3%

mortality mortalità incidence incidenza 1988-1992

1993-1997 period periodo

incidence incidenza

1998-2002

0

50 100 cumulativa risk (x 1,000) rischio cumulativo

150

mortality mortalità 0-54 years

LA DOTT.SSA MONICA TAVERNA, R ESPONSABILE DEL SERVIZIO DI ONCOLOGIA P OLICLINICO DI MONZA

n. cases

More frequent morphologies among histologically verified cases Morfologie più frequenti tra i casi con conferma istologica

0-4

rate (x 100,000) tasso

DATI DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA R EGISTRI TUMORI 2003 – 2005

Come risulta dai dati sopra presentati, la mortalità per tumore della mammella è in costante riduzione grazie, oltre alla diagnosi precoce, alle innovazioni farmacologiche. In questo senso, la svolta è arrivata con l’utilizzo dei farmaci mirati, che individuano con precisione un bersaglio all’interno della cellula tumorale e lo colpiscono in maniera selettiva. Il futuro della terapia del tumore mammario è rappresentato da terapie sempre più specifiche, con l’obiettivo di identificare il trattamento giusto per gruppi di pazienti con determinate caratteristiche. È necessario pertanto identificare gli elementi distintivi del tumore, come in una sorta di “carta d’identità”, con un’accurata analisi sul piano biologico; una volta decifrate queste caratteristiche, si è in grado scegliere la terapia più mirata e più precisa. La terapia medica del carcinoma della mammella si avvale di tre fondamentali presidi terapeutici: la chemioterapia, la terapia endocrina e le terapie biologiche: la scelta terapeutica

LA TERAPIA MEDICA DEL CARCINOMA DELLA MAMMELLA SI AVVALE DI TRE FONDAMENTALI PRESIDI TERAPEUTICI: LA CHEMIOTERAPIA, LA TERAPIA ENDOCRINA E LE TERAPIE BIOLOGICHE: LA SCELTA TERAPEUTICA SI BASA FONDAMENTALMENTE SULLE CARATTERISTICHE BIOLOGICHE DEL TUMORE

0-64 years

0-74 years

0-84 years

si basa fondamentalmente sulle caratteristiche biologiche del tumore. Un ruolo chiave è, oggi più che mai, giocato dai markers biologici, cioè da quegli elementi della cellula tumorale che consentono di definire le caratteristiche del tumore, come ad esempio i recettori per gli estrogeni o per il progesterone, e il recettore HER2. Questi sono tre marcatori biologici che consentono di caratterizzare la biologia della cellula, il livello di aggressività del tumore, ma anche la possibilità di impiegare determinate terapie. Il marcatore biologico di per sé può costituire un bersaglio che viene colpito dal farmaco il quale lo neutralizza attenuando così la malignità della cellula tumorale. Nei tumori HER2 positivi, che costituiscono il 20-30% di tutti i casi di cancro mammario, il trattamento e la storia naturale sono radicalmente cambiati grazie all’introduzione di trastuzumab, un anticorpo monoclonale che agisce specificamente contro il recettore HER2, che risulta iperespresso sulla superficie cellulare di questi tumori. Grazie all’utilizzo di questo farmaco in combinazione con la chemioterapia sia nel trattamento precauzionale sia nella malattia avanzata, si è infatti registrato un significativo aumento della sopravvivenza di questo particolare sottogruppo di pazienti. Su questi principi si basa la tailored therapy, ovvero la terapia “su misura” o ancora meglio “personalizzata”, che si avvale sia di terapie tradizionali mirate sulle caratteristiche biologiche del tumore sia di terapie innovative, le


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Pertuzumab Trastuzumab

ANTICORPI

HER2

EGFR

MONOCLONALI NEL TUMORE DELLA MAMMELLA

HER2

HER3 CP-751871

HER2 HER4

IGFIR

HER2 Lapatinib HER2 P85

MUC4

P110

P13K

Trastuzumab

RAD001 CI-1033

P

NVP-AEW541

Akt

HER2

CCI-779 HER2 ?

P27kip1

I L PROF. C ESARE C ERRI, DIRETTORE CORSO DI LAUREA DI FISIOTERAPIA U NIVERSITÀ M ILANO B ICOCCA

cosiddette targeted therapy di cui trastuzumab costituisce l’antesignano, ma immediatamente a seguire abbiamo assistito allo sviluppo di nuovi farmaci destinati a quei pazienti che risultavano resistenti a trastuzumab pur presentando l’iperespressione di HER 2 (lapatinib e pertuzumab). Recente è anche l’utilizzo nel carcinoma mammario di un anticorpo monoclonale antiangiogenetico (bevacizumab, un anti-VEGF), già ampiamente sperimentato nei tumori del colon. In un futuro prossimo, basato sulle ricerche attualmente in corso, sarà possibile identificare l’espressione genetica che costituisce l’impronta digitale, per così dire, del tumore mammario del singolo individuo. Questa informazione potrà essere utilizzata per scegliere in modo razionale i bersagli terapeutici ma anche per prevedere la prognosi della singola paziente, ivi compresa la risposta ai singoli farmaci. Il raggiungimento di questi obiettivi che stanno cambiando e cambieranno ancor più in futuro trattamento e prognosi dei tumori della mammella, potrà avvenire solo grazie allo sforzo e alla collaborazione di patologi, chirurghi e oncologi nel tentativo di escludere il tumore della mammella dalla lista dei big killers.

LA MEDICINA RIABILITATIVA SI OCCUPA DELLA PERSONA NELLA SUA GLOBALITÀ; PERTANTO ANCHE I PROBLEMI SPECIFICI DERIVANTI DA PATOLOGIE D'ORGANO VENGONO VISTI NELL'OTTICA DELLA CURA DELLA PERSONA E NON IN QUELLA DEL TRATTAMENTO DI UNA LESIONE

LA RIABILITAZIONE La medicina riabilitativa si occupa della persona nella sua globalità; pertanto anche i problemi specifici derivanti da patologie d'organo vengono visti nell'ottica della cura della persona e non in quella del trattamento di una lesione. Questo ovviamente non significa che il team riabilitativo non affronti problemi specifici legati alle conseguenze che le patologie tumorali mammarie comportano sulle abilità e sul funzionamento della persona. In particolare, le difficoltà che principalmente richiedono un intervento riabilitativo sono legate a due possibili complicanze del trattamento: il linfedema e le retrazioni. Infatti, nonostante progressi nel campo tecnico strumentale e in quello dell'abilità professionale di chirurghi e radioterapisti, pur in presenza di interventi perfettamente eseguiti, è possibile che si vengano a creare difficoltà al drenaggio linfatico dell'arto superiore, o che si formino cicatrici che limitano l’escursione articolare. In casi più rari, l'estensione del tumore richiede asporto del tessuto muscolare in misura tale da rendere meno efficiente l'articolazione della spalla. In tutti questi casi l'intervento del team riabilitativo si esplica per ridurre, e possibilmente eliminare, queste complicanze. La valutazione del riabilitatore può avvenire precocemente, in accordo con lo specialista oncologo, in modo da potenziare le sinergie mantenendo al centro la paziente e da ridurre possibili alterazioni funzionali. Il principale rischio da scongiurare è quello di una limitazione dell'articolazione della spalla che, come detto, può avere origine dalla presenza di tessuto cicatriziale che “trattiene” i capi articolari impedendo la completa escursione, oppure può essere causata dall'aumento di volume del braccio conseguente al mancato


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LA PERDITA DI UN SENO VIENE VISSUTA DALLA DONNA COME UN VERO E PROPRIO “DRAMMA PSICOLOGICO”. SI PUO’ PARLARE DI VERA E PROPRIA “SINDROME POST-MASTECTOMIA”, CARATTERIZZATA DA DEPRESSIONE E ANSIA. CON IL TEMPO È STATA DATA SEMPRE PIU’ IMPORTANZA ALLA RICOSTRUZIONE MAMMARIA POST MASTECTOMIA drenaggio linfatico (linfedema). Nel primo caso gli interventi saranno svolti con la finalità di far riassorbire il tessuto cicatriziale e, attraverso esercizi - ad esempio di stretching - facilitare l'allungamento fisiologico muscolare. Nell’immediato post-operatorio l’intervento riguarda essenzialmente la ripresa funzionale dell’articolarità della scapolo-omerale con un inizio del trattamento che può avvenire anche in prima-seconda giornata post operatoria (rispettando ovviamente i limiti imposti dal dolore e dalla tensione dei tessuti appena sottoposti all’insulto chirurgico). Questo può avvenire con mobilizzazioni attive assistite con motilità nei diversi piani dello spazio e con insegnamento di esercizi da eseguire attivamente nella giornata da parte della paziente. Più complessa è la situazione nel caso del linfedema, caso in cui occorre mettere a punto una tecnica specifica di drenaggio manuale dell'arto seguito da bendaggi compressivi al fine di facilitare il ritorno linfatico. Altro punto importante della riabilitazione è la spiegazione data alla paziente circa i rischi legati all’eventuale instaurarsi del linfedema. Per questo è utile fornire delle brochure informative in cui si illustra da una parte che cosa è il linfedema e dall’altra come prevenirlo (attenzione ai tagli, alle punture d’insetto, alle fonti di calore, ai graffi di animali…), dando inoltre precisi recapiti in caso di necessità (come ad esempio il numero di telefono del reparto e della persona di riferimento). Infine nella malaugurata evenienza di instaurazione del linfedema è importante istruire la paziente sulle possibilità terapeutiche che lo stato attuale dell’arte offre: la Complex Physical Therapy è attualmente riconosciuta come il gold standard della terapia e consta di linfodrenaggio manuale, bendaggio, cura della cute e fisiokinesiterapia sotto bendaggio. In ogni caso viene posta una particolare atten-

zione ai problemi di ordine posturale che possono verificarsi per l'effetto congiunto dei traumi operatori sul tessuto muscolare del torace e delle alterazioni che coinvolgono l'utilizzo dell'articolazione della spalla omolaterale; l'approccio pertanto comprende anche esercizi di tipo posturale finalizzati a evitare l'insorgenza di fastidiose complicanze dolorose a carico, ad esempio, del rachide.

RUOLO DELLA RICOSTRUZIONE MAMMARIA POST-MASTECTOMIA NEL TRATTAMENTO DEL TUMORE AL SENO In tutte le culture è stata sempre data grande importanza al seno come simbolo di femminilità, sia in termini di sessualità che di maternità. Ne deriva che la perdita di un seno viene vissuta dalla donna come un vero e proprio “dramma psicologico”. Si può parlare di vera e propria “Sindrome post-mastectomia”, caratterizzata da depressione e ansia con perdita di quell’identificazione sessuale legata appunto alla destrutturazione dell’immagine corporea, conseguente all’intervento di mastectomia. Con il tempo è stata quindi data sempre più importanza alla ricostruzione mammaria post-mastectomia non solo in termini di reintegrazione del seno perso, ma anche come vera e propria terapia psico-estetica volta a ripristinare quell’immagine corporea femminile, sovvertita dall’intervento di mastectomia. Ripercussioni positive si sono riscontrate anche sul piano psico-sociale, in quanto la ritrovata serenità psico-affettiva ha risvolti positivi in campo lavorativo e anche sociale. La continua sensibilizzazione nei confronti del carcinoma mammario ha consentito mediante un adeguato screening sul territorio una diagnosi sempre più precoce di questa patologia con migliori possibilità di guarigione e con la minima menomazione. Ci si è orientati sempre più verso trattamenti meno demolitivi, come la mastectomia modificata, con risparmio dei muscoli pettorali e quindi della simmetria del torace e ciò ha permesso al chirurgo plastico possibilità ricostruttive più agevoli. I primi interventi di ricostruzione a scopo estetico compaiono negli anni ’40, con tecniche che sfruttavano la possibilità di portare materiale biologico da sedi distanti con lembi detti “di trasporto”. Nel 1963 l’avvento delle protesi al silicone rivoluzionò la chirurgia ri-


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I L DOTT. ALBERTO FUMAGALLI, R ESPONSABILE DELL’U NITÀ OPERATIVA DI C HIRURGIA P LASTICA DEL P OLICLINICO DI MONZA

costruttiva migliorando da un lato l’esito estetico e riducendo dall’altro le complicanze chirurgiche. La ricostruzione mammaria postmastectomia può essere immediata o differita. La ricostruzione immediata (cioè ricostruzione effettuata nello stesso tempo della demolizione) può attuarsi in donne con carcinomi mammari in stadio I e II, che dovranno essere sottoposte a mastectomia radicale semplice o modificata, con o senza linfoadenectomia ascellare. La ricostruzione differita, in genere di alcuni mesi, invece va effettuata in donne con malattia in stadio avanzato. La ricostruzione mammaria può effettuarsi con protesi, con tessuti autologhi (peduncolati o liberi) o con protesi più tessuti autologhi. La ricostruzione mammaria con protesi può essere eseguita con o senza l’impiego preliminare di un espansore tissutale a seconda della disponibilità di tessuto molle per la ricostruzione, delle dimensioni, della forma, del grado di ptosi della mammella controlaterale e delle richieste della paziente. Attualmente in commercio esistono diverse tipologie di protesi mammarie: - protesi con gel di silicone - protesi gonfiabili - protesi a doppio lume (espansore-protesi di Becker e un altro tipo in cui il gel di silicone occupa il compartimento interno mentre la soluzione fisiologica è all’esterno) - protesi in gel di silicone testurizzate - protesi in poliuretano. La ricostruzione mammaria con protesi o espansori è sicuramente la tecnica chirurgica più veloce e semplice. La protesi viene impiantata sotto un piano muscolo-fasciale. Nei casi in cui la cute sovrastante non sia sufficiente, si effettua precedentemente un’espansione della stessa. L’espansore, venendo riempito in maniera graduale, consente una distensione progressiva dei tessuti sovrastanti senza comprometterne la vitalità; in un tempo successivo, una volta raggiunta l’espansione cutanea desiderata, l’espansore viene sostituito con una protesi definitiva. Si utilizzano tessuti autologhi per la ricostruzione mammaria in quelle pazienti con carenza cutanea e/o muscolare e nelle quali non è possibile impiantare una protesi. I lembi miocutanei più utilizzati in tal senso sono: il lembo miocutaneo di gran dorsale (lembo latissimus dorsi), il lembo miocutaneo addominale trasverso (lembo TRAM). Il lembo di latissimus dorsi viene utilizzato per la ricostruzione immediata o ritardata della mammella dopo mastectomia

radicale sec. Halsted, poiché rappresenta un’eccellente fonte di muscolo e di cute. Il lembo miocutaneo trasversale del retto dell’addome (TRAM) è costituito da un’isola cutanea prelevata dalla parete addominale e dal sottostante muscolo retto dell’addome, in genere controlaterale alla sede di mastectomia. Il lembo può essere allestito come lembo addominale superiore, medio o inferiore, a seconda delle necessità ricostruttiva e delle condizioni della vascolarizzazione della parete addominale. Un altro lembo utile è il lembo toracodorsale, che è composto da cute, tessuto sottocutaneo e senza muscolo e che viene allestito in senso trasversale sulla parete laterale del torace. Viste le sue caratteristiche è utile per ripristinare il volume mammario nella porzione laterale e inferiore della mammella da ricostruire, dopo mastectomia radicale modificata. Più recentemente, con lo sviluppo delle tecniche microchirurgiche si può ricorrere all’utilizzo di tessuti autologhi di sedi corporee lontane, che vengono trasferiti in sede mammaria; tra questi ricordiamo il lembo miocutaneo di grande gluteo, il lembo di retto dell’addome e i lembi perforanti (DIEP-flap, s-GAP flap, LDP flap e ALT flap). Parte integrante della ricostruzione mammaria post-mastectomia è anche l’eventuale mastoplastica di simmetrizzazione della mammella controlaterale, che può a seconda dei casi essere una mastopessi, una mastoplastica riduttiva o una mastoplastica additiva e che serve per rendere il più possibile le due mammelle simmetriche e uguali. Infine, dopo circa 3 mesi dalla ricostruzione mammaria si procede alla ricostruzione del complesso areola-capezzolo, che può essere eseguita mediante: innesti per l’areola (dall’areola controlaterale o dal solco supero-interno della coscia), lembi locali per il capezzolo, tatuaggi per l’areola. Nell’ambito di un centro senologico il ruolo del chirurgo plastico è fondamentale anche se per la ricostruzione mammaria postmastectomia non esistono tecniche standardizzate, per cui a un determinato deficit corrisponde un tipo di intervento ricostruttivo. La scelta della tecnica operatoria è frutto di diverse componenti che il chirurgo deve sapientemente correlare. In ogni centro di chirurgia senologica è necessaria la presenza di consulenza psicologica e di chirurgia plastica, come unica possibilità di un trattamento completo del tumore mammario, che non deve essere più inteso come malattia locale, d’organo, ma come condizione morbosa generale della donna.


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I FUMATRICI PIU' A RISCHIO RISPETTO AGLI UOMINI

IL TUMORE POLMONARE NELLE DONNE

I L PROF. IGNAZIO CATALDO, R ESPONSABILE DELL’U NITÀ OPERATIVA DI C HIRURGIA TORACICA DEL P OLICLINICO DI MONZA CON IL DOTT. DOMENICO SCICCHITANO, AIUTO DELL’U NITÀ OPERATIVA DI C HIRURGIA TORACICA DEL P OLICLINICO DI MONZA

dati riguardanti l’epidemiologia del cancro polmonare fanno di questo tumore uno dei più importanti capitoli dell’oncologia per tutta una serie di motivi: dal numero di nuovi casi per anno alle difficoltà nell'effettuare una diagnosi precoce, fino ai relativi progressi in campo terapeutico. In altre parole è un tumore difficile da diagnosticare in fase iniziale, difficile da curare e con indici di mortalità ancora oggi preoccupanti. All'inizio del ‘900 il cancro polmonare era considerato malattia rara. Oggi possiamo dire che il tumore polmonare ha ottenuto lo spiacevole primato come causa di morte più frequente nell’ambito delle malattie oncologiche.

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ATTUALMENTE CIRCA IL 35% DEGLI UOMINI FUMA, MENTRE TRA LE DONNE IL NUMERO DELLE FUMATRICI È CIRCA IL 20%, PERCENTUALE SENSIBILMENTE SUPERIORE A QUELLA DEGLI ANNI PASSATI

Nel mondo i morti/anno per cancro del polmone hanno superato il milione di unità. Non deve meravigliare dunque se di questo argomento si parla con una certa apprensione anche da un punto di vista socio-sanitario. È noto che il principale responsabile dell'insorgenza di tumore polmonare è il fumo di sigaretta e che la diffusione del tabagismo rappresenta uno dei pericoli maggiori in termini di rischio. Il rischio è direttamente correlato al numero di sigarette fumate per giorno, al tempo intercorso dall'inizio del fumo, alle modalità del fumare. Il rischio del fumatore è circa 15 volte maggiore rispetto a quello del non fumatore, ma può arrivare anche a 25 nel caso in cui si fumino più di venti sigarette al giorno. Attualmente circa il 35% degli uomini fuma, mentre tra le donne il numero delle fumatrici è circa il 20%, percentuale sensibilmente superiore a quella degli anni passati. La popolazione femminile in Italia, per motivi che non stiamo qui ad esaminare, ha cominciato a fumare abbastanza in ritardo rispetto a quella degli Stati Uniti e ciò spiega perché gli effetti nefasti nelle donne si sono verificati dopo. Oggi nella fascia tra i 14 e i 64 anni le fumatrici in Italia sono ben 4,5 milioni. Ciò fa si che l'incremento maggiore dell'incidenza del tumore polmonare in questi ultimi anni sia soprattutto fra le donne. Attualmente la mortalità per tabacco tra le donne è 3 volte maggiore che negli anni '70, e il numero è destinato a raddoppiarsi nel 2020. Negli Stati Uniti il tumore polmonare rappresenta la prima causa di morte per tumore maligno nelle donne. Nei paesi occidentali il carcinoma polmonare è la prima causa di morte per tumore maligno negli uomini di età superiore a 40 anni e la terza nelle donne tra 40 e 70 anni. Nella Comunità Europea il tumore polmonare rappresenta negli uomini il 20% di tutti i casi di tumore e il 29% di tutte le morti per cancro. Valori inferiori, rispettivamente del 9% e del 5% si registrano nelle donne . È stato


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N EOPLASIA SINISTRA

POLMONARE

calcolato che la mortalità attesa per cancro polmonare in Europa è del 10-15% in più ogni 5 anni per il sesso maschile e del 15-30% per le donne. In Italia ogni anno si registrano circa 40.000 nuovi casi dei quali purtroppo la maggior parte ha esito mortale. Tra la popolazione maschile si è registrato un decremento della incidenza pari all'1,4%, mentre tra le donne si è registrato un aumento dell'incidenza dell'1,2 % con un aumento della mortalità pari allo 0,9%. Nonostante il nesso di causalità tra fumo di sigaretta e rischio di cancro polmonare sia stato ampiamente dimostrato, esiste una notevole resistenza tra i fumatori a smettere di fumare. Le tre principali classi di sostanze cancerogene presenti nel fumo di sigaretta sono: 1) Idrocarburi policiclici (es. il benzopirene); 2) Amine aromatiche; 3) Nitrosamine derivate dalla combustione della nicotina. Si tratta di sostanze che stabiliscono uno stretto legame col DNA rendendolo instabile tanto da facilitare l'insorgenza di mutazioni e lesioni geniche che stanno alla base della trasformazione cellulare da benigna in maligna. Grazie alle varie campagne contro il fumo, ormai in atto da diversi anni, nelle statistiche dei paesi occidentali si osserva una lieve flessione del numero dei fumatori maschi. Purtroppo non si può dire lo stesso per le donne tra le quali si registra invece un costante aumento del numero delle fumatrici e una vasta diffusione del tabagismo tra i giovani e giovanissimi. Sembra che nelle donne esista una maggiore suscettibilità ai cancerogeni derivati dalla combustione della sigaretta. A parità di abitudine al fumo la donna ha un rischio superiore

GRAZIE ALLE VARIE CAMPAGNE CONTRO IL FUMO, ORMAI IN ATTO DA DIVERSI ANNI, NELLE STATISTICHE DEI PAESI OCCIDENTALI SI OSSERVA UNA LIEVE FLESSIONE DEL NUMERO DEI FUMATORI MASCHI. PURTROPPO NON SI PUÒ DIRE LO STESSO PER LE DONNE TRA LE QUALI SI REGISTRA INVECE UN COSTANTE AUMENTO DEL NUMERO DELLE FUMATRICI E UNA VASTA DIFFUSIONE DEL TABAGISMO TRA I GIOVANI E GIOVANISSIMI

rispetto all’uomo di sviluppare un tumore polmonare. Quali le cause di tutto ciò? Difficile dirlo con certezza. Possiamo solo dire che è stata osservata nelle donne una maggiore frequenza di mutazioni del gene soppressore p53, del gene kras, mentre importanti sviluppi si attendono dagli studi sul GRPR (gastrin releasing peptide receptor), un gene situato sui cromosomi femminili e che svolge un importante ruolo nella cancerogenesi mediante stimolazione della proliferazione cellulare. Ma a parte queste considerazioni, proprio per le difficoltà inerenti la possibilità di poter effettuare una diagnosi precoce, tutti gli sforzi devono concentrarsi sull’eliminazione della causa principale, il fumo di sigaretta. Il cancro del polmone infatti è uno dei pochi tumori di cui si conosce l’eziologia, quindi è uno dei pochi tumori nei confronti del quale si può effettuare la vera prevenzione. Continuare a volere disconoscere queste elementari e fondamentali verità non è di nessun aiuto né a noi stessi né alla lotta contro i tumori. Bisogna tuttavia ammettere che smettere di fumare non mette al riparo dal rischio per almeno 7-8 anni dalla data di cessazione, mentre è fondamentale che non si cominci a fumare, cosa che contrasta enormemente con l'attuale tendenza giovanile della diffusione del tabagismo in età sempre più precoce e soprattutto nelle donne.


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I UN'EVOLUZIONE TECNOLOGICA CONTINUA

MONZA, NOVARA E VERCELLI LA PROTESICA DI GINOCCHIO a protesi di ginocchio, messa a punto negli anni '70, ha avuto uno sviluppo eccezionale. Un numero sempre crescente di pazienti si sottopone a questo intervento che garantisce una migliore qualità di vita, eliminando il dolore e riattivando la funzionalità dell'articolazione ammalata. L’evoluzione tecnologica ha reso più sicuro l'impianto protesico e migliorato il tempo di sopravvivenza dello stesso. Si è così allargata l'indicazione all'intervento. Ogni anno, infatti, l’équipe diretta dal dottor Masera impianta protesi di ginocchio su circa 130 pazienti con un 65% di primi impianti totali (PTG), un 30% di protesi monocompartimentali (PMG) interne o esterne, solo 1 o 2 casi di femororotulea e un 5% di revisioni. L’approccio chirurgico dell’équipe è in anestesia spinale con utilizzo del tourniquet solo per la cementazione per via midvastus (mininvasivo per le PMG). Il planning preoperatorio è fatto sulla scorta di esami RX (2 proiezioni in carico + Rosemberg + assiale rotuleo e telerx) e in alcuni casi, RMN. Spesso nel paziente candidato a PMG si preferisce iniziare con un'artroscopia diagnostica per escludere o eventualmente trattare una patologia meniscale del comparto controlaterale e valutare lo stato della condropatia in tutti i distretti. In base al riscontro avuto viene impiantata la protesi monocompartimentale o si tratta la condropatia con condroabrasione e microfratture o con un semplice shaving cartilagineo. Se il dubbio preoperatorio è invece tra una PMG e una PTG, ci si riserva la scelta intraoperatoria dopo aver valutato a cielo aperto lo stato della femororotulea. Per le

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I L DOTT. FILIPPO RODOLFO MASERA, ORTOPEDIA P OLICLINICO DI MONZA, SAN GAUDENZIO E SANTA R ITA

OGNI ANNO L’ÉQUIPE DIRETTA DAL DOTTOR MASERA IMPIANTA PROTESI DI GINOCCHIO SU CIRCA 130 PAZIENTI CON UN 65% DI PRIMI IMPIANTI TOTALI (PTG), UN 30% DI PROTESI MONOCOMPARTIMENTALI (PMG) INTERNE O ESTERNE, SOLO 1 O 2 CASI DI FEMOROROTULEA E UN 5% DI REVISIONI

PMG vengono preferite protesi a menisco fisso con comparto tibiale all poly e strumentazione chirurgica completamente extramidollare. Per le PTG il golden standard dell’équipe è una protesi posterostabilizzata con strumentazione chirurgica endomidollare sia per il femore che per la tibia, protesizzazione anche della rotula e cementazione di tutte le componenti. (foto 1) Ci si riserva l'utilizzo di protesi CR non cementate o ibride in pazienti particolarmente giovani e con ottimo bone stock (intorno al 5%). (foto 2) Viene utilizzata la navigazione in rari casi di gonartrosi post fratture od osteotomia non intendendola un vantaggio nei primi impianti standard (aumento tempi operatori, sanguinamento e rischio di infezione). 1

L’équipe L’équipe del dottor Mariano Rodolfo Masera, che comprende i dottori Filippo Rodolfo Masera e Angela Bassani, è attiva dal settembre 2008 presso il Policlinico di Monza e le cliniche San Gaudenzio di Novara e Santa Rita di Vercelli. Gli ambiti trattati comprendono la chirurgia protesica di anca-ginocchio-spalla, la chirurgia lombare, la chirurgia artroscopica di ginocchio e spalla, e la chirurgia di mano e piede.

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I CALCOLI RENALI, UN PROBLEMA AD ALTA INCIDENZA

LA CHIRURGIA PERCUTANEA E LA TERAPIA DELLA LITIASI RENALE a patologia litiasica o “malattia della pietra” è da sempre nei secoli una patologia che affligge il genere umano. Numerosi personaggi famosi ne sono stati colpiti. La clinica rivela la formazione di calcoli all’interno dell’urina che è per definizione una soluzione sovrasatura. Le cause vanno da disordini metabolici a cause ostruttive della via escretrice sino alle infezioni urinarie. I progressi registrati negli ultimi decenni nel trattamento della calcolosi urinaria sono stati decisamente significativi. Se infatti in passato all’urologo si prospettavano solo due opportunità di scelta, operare a cielo aperto o non operare, allo stato attuale esiste tutta una gamma di opzioni terapeutiche scarsamente invasive che consentono approcci transuretrali o percutanei al rene o laparoscopici, in grado di registrare un minor numero di complicanze e un più rapido ritorno alle attività familiari e lavorative da parte del paziente. Sebbene la calcolosi urinaria abbia una bassissima mortalità, la sua incidenza, morbilità e i suoi costi economici e sociali sono molto elevati. Si tratta di una malattia ubiquitaria e i paesi più colpiti sono l’Europa, il Nord America e l’Australia. In Italia le regioni a maggiore incidenza sono quelle del versante adriatico mentre a bassa sono quelle nordorientali. Il sesso più colpito è quello maschile. L’argomento di questa trattazione riguarda la risoluzione della calcolosi renoureterale mediante “Litotrissia e lapassi per cutanea del

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I L DOTT. MASSIMO TURA, P RIMARIO U.O. U ROLOGIA P OLICLINICO DI MONZA

LA CHIRURGIA PERCUTANEA VIENE ROUTINARIAMENTE ESEGUITA PRESSO IL POLICLINICO DI MONZA. TALE TECNICA VIENE ESEGUITA IN LOMBARDIA SOLO PRESSO ALCUNI CENTRI DI RIFERIMENTO. NEGLI ULTIMI 3 ANNI PRESSO IL REPARTO DI UROLOGIA SONO STATI SOTTOPOSTI A TALE METODICA 158 PAZIENTI

rene”. Tale tecnica ultraspecialistica si applica a calcoli renali multipli o con dimensioni superiori ai 2 cm, o ai casi in cui i calcoli occupano l’intera cavità del rene od ostruiscono la fuoriuscita dell’urina dalle cavità renali, ponendo quindi a rischio la funzionalità del rene. La chirurgia renale percutanea si è prepotentemente imposta negli anni ‘80 come uno dei metodi meno invasivi per la terapia della calcolosi renale e di altre patologie delle vie urinarie alte. La prima estrazione di un calcolo per via percutanea si deve, nel 1941, a Rupel e Brown, i quali praticarono una nefrotomia chirurgica in un paziente aurico con rene unico e, qualche giorno dopo, estrassero con il cistoscopio una concrezione litiasica dalla pelvi renale con delle pinze. Goodwin nel 1955 realizzò il primo drenaggio percutaneo di un grosso rene idronefrotico, mentre nel 1976 Fernstrom e Johanson riportarono il primo caso di rimozione di calcolo per via percutanea attraverso un canale costruito per tale scopo. A partire dal 1981 Alken, Marberger e successivamente Wickham diedero un grande impulso alla metodica apportando importanti innovazioni che ne permisero la rapida diffusione in vari paesi. Lo svolgimento della procedura consiste di alcune fasi ben distinte: • La prima, fondamentale, di accesso alle cavità renali mediante puntura percutanea sotto guida fluoroscopica o ecografia con paziente in posizione prona o supina e l’introduzione di un filo guida. • La seconda prevede la creazione del tramite nefrostomico mediante dilatazione dei piani fasciali e delle cavità, che può avvenire con i dilatatori telescopici di Alken o con palloncino a pressione. • A questo punto si può introdurre il nefroscopio che consente l’ispezione delle cavità e il successivo inizio della procedura di frammentazione e aspirazione del calcolo. Questa fase operatoria richiede la disponibilità in sala operatoria di diverse fonti di energia come il litotritore a ultrasuoni, a energia ba-


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LA CHIRURGIA PERCUTANEA VA CONSIDERATA ALTAMENTE EFFICACE ED ESTREMAMENTE AFFIDABILE IN MANI ESPERTE, APPLICABILE A UN GRUPPO ETEROGENEO DI PAZIENTI, CON ALTI TASSI DI STONE FREE E PER CONTRO BASSI TASSI DI COMPLICANZE listica e anche quello laser. I frammenti più voluminosi vengono estratti mediante l’uso di pinze e cestelli adeguati. Al termine, a giudizio dell'operatore, si può porre o non porre una nefrostomia di sicurezza. Il paziente rimane ricoverato dai 3 ai 5 giorni.

SALA DI U ROLOGIA DEL P OLICLINICO DI MONZA CON IL LITOTRITORE SIEMENS LITHOSTAR MODULARIS CON ECO, INTENSIFICATORE DI BRILLANZA E SISTEMA ENDOUROLOGICO

Negli anni ‘84 e ‘85 tale metodica, a livello di alcuni centri specializzati, aveva quasi completamente sostituito la chirurgia a cielo aperto con esito favorevole in oltre il 90% dei pazienti. L'avvento e la rapida diffusione della ESWL (litotrissia extracorporea ad onde d'urto) nel 1986 ha drasticamente ridotto le indicazioni alla litotrissia percutanea grazie alla scarsa invasività della procedura e alla favorevole compliance del paziente. Dopo un periodo di disorientamento in cui tale metodica rivoluzionaria era stata estesa indiscriminatamente a tutti i calcoli, individuati i limiti dell'ESWL e le complicanze esponenzialmente rilevanti in rapporto al volume del calcolo, le indicazioni si sono andate via via selezionando, anche in rapporto ai progressi tecnologici di fram-

mentazione dei calcoli per via percutanea. Infatti negli ultimi anni la chirurgia percutanea ha ripreso un suo spazio importante e possiamo affermare come a tutt'oggi il 30% di tutta la calcolosi renale venga trattata con la percutanea. Tale metodica viene routinariamente eseguita presso il Policlinico di Monza dall'Équipe Urologica, costituita dal responsabile dottor Massimo Tura e dagli aiuti dottori Michele Parravicini e Patrizio Baroni. Va precisato come tale tecnica venga eseguita in Lombardia solo presso alcuni centri di riferimento. Negli ultimi 3 anni presso il reparto Urologia sono stati sottoposti a tale metodica 158 pazienti, 96 maschi e 62 femmine, con 89 lati destri e 69 sinistri. Il tempo operatorio medio è stato di 95 minuti. La percentuale di stone free è stata pari al 95%. Le complicanze sono state rappresentate in 3 casi da emorragia severa,1 caso di perforazione colon, 1 caso di setticemia, 15 casi di febbre con un totale di trasfusioni pari a 23. In conclusione, la procedura descritta va considerata altamente efficace ed estremamente affidabile in mani esperte, applicabile a un gruppo eterogeneo di pazienti, con alti tassi di stone free e per contro bassi tassi di complicanze. I risultati della procedura inoltre non dipendono dalle dimensioni del calcolo da trattare. A completamento va inoltre aggiunto che tale tecnica, presso il Policlinico di Monza, viene utilizzata per il trattamento delle neoplasie della pelvi renale di origine uroteliale e delle patologie ostruttive del giunto pieloureterale.


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I DUE NUOVE STRUTTURE PER LA CURA DI BOCCA E DENTI

ODONTOSTOMATOLOGIA. LE NOVITÀ A MONZA E VERCELLI Quattro saranno le postazioni odontoiatriche presenti, unitamente a uno spazio dedicato alle persone diversamente abili. Anche l’orario di apertura è finalizzato alla massima disponibilità e comodità per l’utenza: il Centro Odontostomatologico di Via Modigliani è aperto infatti dal lunedì al sabato.

LA DOTT.SSA MARIA PAOLA CANEGRATI, AMMINISTRATORE U NICO DI ODONTOGEA SRL INAUGURA CON IL PROF. G IULIO C ESARE PAPANDREA, DIRETTORE SANITARIO DEL P OLICLINICO DI MONZA IL SERVIZIO DI ODONTOSTOMATOLOGIA DI VIA MODIGLIANI 10, MONZA

orte dell’esperienza dell’Unità Operativa di Odontostomatologia e di Chirurgia Maxillo-Facciale della struttura monzese di via Amati, il Gruppo Policlinico di Monza ha dato vita a due nuovi centri odontostomatologici, così da offrire risposte alla diffusa richiesta di cure specialistiche da parte della popolazione dei territori interessati.

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MONZA Il Centro Odontostomatologico del Policlinico di Monza sarà dedicato in via esclusiva e specialistica all’odontoiatria. Responsabile è il dottor Stefano Torti.

IL GRUPPO POLICLINICO DI MONZA HA DATO VITA A DUE NUOVI CENTRI ODONTOSTOMATOLOGICI PER OFFRIRE RISPOSTE ALLA DIFFUSA RICHIESTA DI CURE SPECIALISTICHE DA PARTE DELLA POPOLAZIONE DEI TERRITORI INTERESSATI

Il nuovo servizio presenta vari punti di forza: • La totale sicurezza igienico sanitaria. • Le tariffe calmierate, il 45-50% in meno rispetto ai tariffari del mercato, poiché l’obiettivo è poter soddisfare un’ampia fascia di popolazione che attualmente non fruisce di prestazioni odontoiatriche. Questo senza che si determini necessariamente una situazione concorrenziale con il “privato”, cui continuerà a rivolgersi la clientela abituale di un settore, come questo appunto, caratterizzato sostanzialmente da uno stretto rapporto fiduciario medico/paziente. • La completezza delle prestazioni fornite in ambito odontostomatologico. • Un’équipe di molteplici professionisti che operano in sinergia tra di loro (medici chirurghi maxillo-facciali, odontoiatri, personale infermieristico, assistenti alla poltrona, personale amministrativo). • L’ampia fascia oraria di apertura, sabato compreso. • Le tecnologie e le metodiche all’avanguardia. • La molteplicità e completezza dei trattamenti offerti, che coprono sostanzialmente tutta la branca specialistica dell’odontoiatria: - conservativa semplice e complessa - ricostruzioni in resina composita - chirurgia estrattiva - igiene e profilassi - endodonzia - riabilitazione protesica mobile combinata o fissa - terapia ortodontica mobile e fissa - implantologia - parodontologia - terapie d’urgenza.


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VERCELLI A Vercelli la novità interessa l’istituzione del servizio di Odontostomatologia e di Chirurgia Maxillo-Facciale presso la Clinica Santa Rita di Vercelli. Il servizio è diretto dai dottori Massimo Pricca e Paolo Loreti, già rispettivamente Responsabile e Aiuto dell'omonima Unità Operativa presso la sede di Monza. All'interno della sede di Vercelli vengono eseguite tutte le attività inerenti l'Odontoiatria e la Chirurgia Maxillo-Facciale. I L PROF. MASSIMO P RICCA R ESPONSABILE DEL SERVIZIO DI ODONTOSTOMATOLOGIA DEL P OLICLINICO DI MONZA

I L DOTT. PAOLO LORETI, SERVIZIO DI ODONTOSTOMATOLOGIA DEL P OLICLINICO DI MONZA

Le terapie di eccellenza sono rappresentate da: • Implantologia a carico immediato (anche flapless): la possibilità in una sola seduta di poter riabilitare, con protesi fisse supportate da impianti, situazioni di edentulia. (Fig. 1 e 2) • Nello specifico il paziente viene sottoposto, dopo un’accurata fase di progettazione chirugico-protesica, a un intervento ambulatoriale in anestesia locale durante il quale vengono inseriti con metodica mini invasiva gli impianti dentari nei mascellari edentuli. • Nella stessa seduta, al termine della fase chirurgica, viene applicata la protesi fissa preliminarmente preparata. • Ulteriore vantaggio di tale metodologia è l’assoluta mancanza di invasività: gli impianti sono inseriti con metodica flapless cioè senza tagliare i tessuti: ciò comporta l’assenza di dolore e gonfiore postoperatorio che comunemente, in misura variabile, accompagnava gli interventi di implantologia tradizionali.

• Chirurgia dei dismorfismi facciali, ossia correzione di malocclusioni gravi non correggibili con la sola terapia ortodontica. (Fig. 3 e 4) • Malocclusioni gravi che non trovano soluzione correttiva con la sola applicazione di apparecchiature ortodontiche possono essere risolte in un solo atto chirurgico con l'ulteriore vantaggio di un significativo miglioramento dell’estetica facciale. • Chirurgia ossea ricostruttiva: permette di poter ricostruire le ossa mascellari e quindi di riabilitare con protesi fisse su impianti situazioni cliniche altrimenti gestibili solo con apparecchi rimovibili. (Fig. 5 e 6) • Spesso molti pazienti che desidererebbero poter abbandonare una protesi mobile per una protesi fissa su impianti vedono frustrati i loro desideri da una mancanza di sufficiente volume osseo per poter inserire impianti dentari. • La possibilità di ricostruire le ossa mascellari riassorbite mediante l'apporto di osso dello stesso paziente, prelevato da opportuni siti donatori in un intervento in day surgery, rende tali problematiche facilmente superabili. • Terapia dei disordini delle articolazioni mandibolari, quindi blocchi nell’apertura della bocca, scrosci e dolori articolari. Con l’istituzione di questo servizio, la Clinica Santa Rita intende porsi come struttura di riferimento per l'Odontoiatria e la Chirurgia Maxillo-Facciale nel territorio del Vercellese.

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I LA MEDICINA DELLO SPORT RADDOPPIA

IL POLICLINICO DELLO SPORT: LA SALUTE DEGLI ATLETI A 360° o sport svolge un ruolo importante nella nostra società, non solo come momento ricreativo o agonistico, o come momento di aggregazione, ma anche per la salute del nostro organismo. Per poter trarre i maggior benefici dalla pratica dell’attività sportiva è fondamentale essere in buona salute. È convinzione diffusa che l’aver sempre goduto di buona salute, il “sentirsi bene” e l’essere giovani siano garanzie assolute. Purtroppo non è sempre così: infatti, vi sono patologie che possono manifestarsi in maniera improvvisa ed in conseguenza di un’attività fisica intensa. L’attività di certificazione propria della Medicina dello Sport si propone di riconoscere, per quanto possibile, situazioni potenzialmente pericolose per la pratica sportiva. In questa prospettiva la visita di medicina dello sport può essere riconosciuta come un importante momento di prevenzione.

L

LA DOTT.SSA KATUSCIA MOLTENI (A DESTRA) E LA DOTT.SSA LUCIA PAVANI (A SINISTRA) RESPONSABILI DELL’AMBULATORIO DI M EDICINA DELLO DEL P OLICLINICO DI MONZA

SPORT

Il Policlinico di Monza offre un servizio di medicina dello sport con peculiarità tali da meritarsi il nome di “Policlinico dello Sport”. Infatti, il Policlinico dello Sport si propone come punto di riferimento per i centri di Medicina dello Sport e per le società sportive del territorio per la soluzione di problemi diagnostico-terapeutici. Si tratta di un centro multidisciplinare all’interno del Policlinico di Monza, dove l’atleta, dal dilettante al professionista, può trovare tutto ciò che gli può servire dal punto di vista medico. È un Centro che supera la frammentarietà della Medicina dello Sport in Italia. Non si tratta, infatti, del classico Centro di Medicina dello Sport improntato sul servizio di certificazione dell’idoneità alla pratica sportiva agonistica, ma essendo inserito all’interno di un centro multidisciplinare, offre un servizio a 360°: nella sua compagine infatti trovano spazio la diagnostica per immagini, la diagnostica cardiologica, le consulenze

Il Direttore Scientifico La Direzione Scientifica del Policlinico dello Sport è affidata al Prof. Bruno Carù Presidente della Commissione Generale d’Appello Sportiva, Past President della Società Italiana Cardiologia dello Sport nonché docente presso la Scuola di Specializzazione di Medicina dello Sport dell’Università degli Studi di Milano.


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L’attività di certificazione proposta varia in funzione della tipologia dello sport praticato e in base alla pratica - agonistica o dilettantistica - dello stesso: - visite d’idoneità alla pratica sportiva di tipo agonistico: misurazioni antropometriche, esame dell’acuità visiva, spirometria, esame delle urine, ECG basale ed ove richiesto ECG dopo sforzo, visita clinica, più eventuali accertamenti necessari in funzione della disciplina sportiva praticata; - visite per il rilascio del certificato di stato di buona salute: misurazioni antropometriche, esame dell’acuità visiva, esame delle urine, ECG basale, visita clinica; - visite per il rilascio del certificato di stato di buona salute secondo protocollo agonistico: si rilascia un certificato di stato di buona salute dopo aver effettuato gli accertamenti previsti dal protocollo di tipo agonistico. LA CARDIOLOGIA DEL P OLICLINICO

DI MONZA È CONVENZIONATA CON L’U NIVERSITÀ DI PAVIA

LA RM G- SCAN CONSENTE DI SVOLGERE L’ESAME RADIOLOGICO CON IL PAZIENTE IN POSIZIONE SIA SUPINA CHE ERETTA

specialistiche, l’attività di ricovero, la chirurgia generale, ortopedica, neurochirurgica e la riabilitazione. Si tratta, come dice il nome stesso, di un intero Policlinico al servizio degli atleti. L'attività di certificazione viene svolta in due presidi: il primo situato a Monza presso il poliambulatorio di via Modigliani e già attivo dal 2004, il secondo presso una nuova struttura del Policlinico di Monza situata a Verano Brianza, all’interno dell’Istituto Clinico Universitario, dove si trova un poliambulatorio multispecialistico.

Come detto prima Policlinico dello Sport supera le logiche del semplice ambulatorio di Medicina dello Sport costituendo un vero e proprio Dipartimento. Al suo interno trova spazio la Cardiologia che si caratterizza per la presenza di ambulatori di cardiologia siti presso il Policlinico di Monza, via Amati 111 e presso l’Istituto Clinico Universitario di Verano Brianza, via Petrarca 51. La Cardiologia del Policlinico di Monza è convenzionata con l’Università degli Studi di Pavia di cui è sede clinica; presso gli ambulatori annualmente vengono svolte oltre 33.000 prestazioni. In particolare le prestazioni eseguite sono: ECG Elettrocardiogramma, ECG da sforzo, ECG dinamico (Holter), ECG con colordoppler, Ecostress, Monitoraggio della pressione arteriosa nelle 24 ore, Centro studio e cura aritmie. Il Dipartimento di Diagnostica per Immagini del Policlinico di Monza assicura le più alte tecnologie alle proprie radiologie con apparecchiature di ultima generazione. Policlinico di Monza, nei presidi di via Amati 111 e di Verano Brianza dispone di 5 Risonanze magnetiche (con campo magnetico differenziato in virtù della diversa diagnostica da indagare), 5 TAC, 3 radiologie tradizionali, 2 ortopantomografi, 2 mammografi, 19 ecografi. Tutto questo per assicurare al paziente una pronta e qualificata risposta con tempi d’attesa accettabili.


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sede del corso universitario di Fisiokinesiterapia dell’Università di Milano Bicocca nonché dal numero di prestazioni annuali che ammonta a 168.000. Le prestazioni ivi eseguite sono le seguenti: Visita fisiatrica, ultrasuoni pulsanti, ultrasuoni subacquei, stimolazioni, Tens, Elettr. Puls. Bassa frequenza, Laser IR, Laser CO2, Magnetoterapia, Onde d'urto focali, Onde d'urto radiali, Rieducazione Motoria di gruppo ed individuale, Mobilizzazioni, Esercizi posturali/propriocettivi.

ATTIVITÀ

RIABILITATIVA PRESSO L’ISTITUTO C LINICO U NIVERSITARIO DI VERANO B RIANZA

I L DOTT. ALVARO P ORTA DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DI M EDICINA DEL P OLICLINICO DI MONZA

La diagnostica per Immagini del Policlinico di Monza effettua circa 75.000 prestazioni all’anno. Di particolare interesse per l’ambito sportivo è sicuramente la Risonanza Magnetica G-Scan Esaote. Questa macchina di recentissima produzione consente infatti l’analisi del paziente in posizione eretta per cui non a riposo evidenziando quindi eventuali patologie dei tessuti molli non rilevabili con le Risonanze Magnetiche orizzontali. Questa Risonanza si trova presso la radiologia dell’Istituto Clinico Universitario di Verano Brianza. Di notevole importanza per qualsiasi sportivo è potersi affidare al Servizio ambulatoriale di Fisiokinesiterapia del Policlinico di Monza è costituito dagli ambulatori di Monza, via Modigliani 10 e di Verano, via Petrarca 51. Il livello di eccellenza di questo servizio è riconosciuto dal fatto che Policlinico di Monza è

All’interno del percorso di certificazione di idoneità sportiva un ruolo essenziale lo svolge il laboratorio analisi. Policlinico di Monza presso la sede di via Amati 111 dispone di un Servizio di Laboratorio Analisi completo ove vengono svolte prestazioni di Anatomia e Istologia Patologica, Microbiologia, Analisi Cliniche. All’interno di un Dipartimento quale Policlinico dello Sport è, l’apporto del medico internista è fondamentale. Negli iter di diagnosi e cura infatti il medico di Medicina Generale è colui che prende in carico il paziente per inquadrarne la situazione anamnestica e sintomatologica per indirizzare quindi correttamente il paziente verso gli specialisti di riferimento. In particolare presso Policlinico di Monza il Dott. Alvaro Porta in collaborazione con il Laboratorio Analisi è in grado di fornire consulenze di Analisi metabolica generale e di Analisi metabolica della resistenza allo sforzo muscolare. In questi ultimi anni molti studi hanno evidenziato un legame profondo tra la masticazione e la capacità di sviluppo di forza muscolare negli arti inferiori e non solo. La presenza presso Policlinico di Monza di 3 servizi di Odontostomatologia è garanzia di sviluppo di queste tematiche che sono all’avanguardia in ambito odontostomatologico e di medicina sportiva. Il Servizio di odontostomatologia del Policlinico di Monza offre tutte le prestazioni connesse a tale branca, dall’ortodonzia alla chirurgia odontostomatologica.


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dismorfismi o di patologie legate alla precoce attività sportiva. Il Centro di Chirurgia Maxillo-Facciale tratta le contusioni facciali, una delle patologie più frequentemente riscontrate in diverse discipline sportive. La presenza, presso il Policlinico di Monza del Servizio di Odontostomatologia-Chirurgia Orale e dell’Unità Operativa di Chirurgia Plastica consente di affrontare ogni tipo di patologia legata a contusioni facciali.

P RESSO IL P OLICLINICO DI MONZA GLI INTERVENTI AL GINOCCHIO SONO ALL’ANNO

2.200

LA DOTT.SSA DANIELA SPADACCINO, PSICOLOGAPSICOTERAPEUTA. SOTTO, AMBULATORIO DI POSTUROLOGIA

I SERVIZI SUPERSPECIALISTICI Il Policlinico dello Sport si caratterizza per alcuni servizi di diagnosi e cura dedicati esclusivamente alla salute degli atleti. Fra questi il Servizio Urgenza Sport. Questo servizio consente, agli atleti che hanno subito un infortunio in occasione di impegni agonistici svoltisi di sabato o domenica, di poter accedere lunedì in giornata alla visita ortopedica o all’ecografia muscolo-tendinea per una diagnosi precoce. Il tutto a prezzi agevolati come disciplinato da apposita convenzione. Il Centro di Posturologia nasce dalla collaborazione tra gli specialisti di odontostomatologia e i fisiatri, ed è dedicato a valutazioni posturologiche svolte nel corso dell’età evolutiva in giovani praticanti attività sportiva agonistica e non, con lo scopo di prevenire l’insorgenza di

Il Centro dello Studio delle Patologie del Ginocchio, che presso il Policlinico di Monza esegue ogni anno 2.200 interventi specifici, si avvale della competenza di chirurghi specializzati nella cura delle patologie del ginocchio, e di percorsi clinici dedicati a queste particolari patologie, dalla diagnosi alla cura per arrivare fino alla riabilitazione. Il Centro di Chirurgia della Mano e del Piede affronta i problemi che interessano quelli che sono molto spesso i “terminali” del gesto sportivo, quindi sovente oggetto di traumi. L’Ambulatorio di Scienza dell’Alimentazione tratta infine un elemento essenziale per lo sportivo, offrendo una consulenza nutrizionale a tutto campo, dall’analisi delle intolleranze alimentari allo studio di diete personalizzate che racchiudano quantità equilibrate di carboidrati, proteine, lipidi, oligoelementi; diete finalizzate a supportare l’atleta in ambito pregara e post gara. La pratica sportiva, a qualsiasi livello ed in qualsiasi disciplina, richiede all’atleta la capacità di mettere in campo, oltre alle doti fisicotecniche, anche numerose abilità mentali, fondamentali per svolgere una buona performance e ottenere risultati di successo, così come per rendere lo sport un’esperienza di qualità: allenarsi bene significa allenarsi con il corpo e con la mente. In particolare, le prestazioni eseguite per la psicologia dello sport sono: Profilo Psicologico, Performance Profiling, Training Ideomotorio, Training di gestione stress agonistico, Preparazione mentale alle gare, Psicoterapia individuale, Psicologia di squadra, Psicologia del management sportivo.


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I RITORNA IL PRESTIGIOSO APPUNTAMENTO DI ERICE

“L’EMERGENZA NELLA CHIRURGIA CARDIOVASCOLARE: UN APPROCCIO INTEGRATO”

I L PROF. UGO FILIPPO TESLER, DIRETTORE SCIENTIFICO DEL DIPARTIMENTO CARDIOVASCOLARE DELLA C LINICA SAN GAUDENZIO DI NOVARA

uesto è il titolo del corso di cardiochirurgia svoltosi a Erice, dal 18 al 23 maggio 2009, presso la Ettore Majorana Foundation and Centre for Scientific Culture, con il contributo della Fondazione Policlinico di Monza. Il nome di Erice, incantevole località del trapanese, è da anni legato a quello di un grande fisico italiano: Antonino Zichichi, ex direttore del Cern di Ginevra e autore di numerosi studi e ricerche sulla struttura dei sistemi elementari che costituiscono le forze fondamentali della natura. Nel corso della sua carriera, Zichichi ha pubblicato più di 800 lavori scientifici, alcuni dei quali hanno aperto nuovi spiragli nella comprensione di complessi fenomeni fisici. Destinatario di prestigiosi riconoscimenti internazionali e varie lauree ad honorem, Zichichi è anche il fondatore della “Fondazione e Centro per la Cultura Scientifica Ettore Majorana”, definito da qualcuno primo esempio di Università del terzo millennio, che ha contribuito a dare risonanza mondiale al piccolo centro siciliano. A Erice, infatti, l’Ettore Majorana Foundation ha ospitato a partire dal 1963 - anno della sua nascita - decine di migliaia di scienziati provenienti da tutto il mondo. Punto di partenza, un’intuizione di fondo: affrontare in assoluta libertà i temi del pensiero scientifico. Con uno scopo ben preciso: diffondere, attraverso il confronto più ampio e aperto possibile l’idea di una scienza senza segreti né confini. Sono trascorsi venticinque anni dal primo corso di cardiochiurgia nato a Erice per ini-

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SONO TRASCORSI VENTICINQUE ANNI DAL PRIMO CORSO DI CARDIOCHIURGIA NATO A ERICE PER INIZIATIVA DI UGO FILIPPO TESLER E DI EMINENTI PERSONALITÀ DELLA CARDIOCHIRURGIA MONDIALE

ziativa di Ugo Filippo Tesler e di eminenti personalità della cardiochirurgia mondiale. Un workshop rivolto ai giovani medici e fondato sul confronto aperto tra questi ultimi e alcuni dei più insigni protagonisti del mondo medico e scientifico internazionale, come John Kirklin, considerato uno dei padri fondatori della cardiochirurgia, Francis Fontan, Gerard Brom, Jaroslav Stark, Hans Georg Borst ed Eugene Blackstone e Alain Carpentier, solo per citarne alcuni. Ma anche tra i giovani che presero parte come allievi alle prime edizioni del workshop figurano oggi alcuni luminari della cardiochirurgia italiana e internazionale. Questi workshop hanno avuto da sempre una caratteristica che li ha resi particolari:

Il prof. Tesler a Houston Il professor Ugo Filippo Tesler si insedia alla presidenza della Denton A. Cooley Cardiovascular Surgical Society. Per la prima volta un italiano è al vertice di una delle più importanti associazioni cardiochirurgiche mondiali. Il suo mandato presidenziale è biennale, con inizio nel giugno 2009 e termine nello stesso mese del 2011. Il professor Ugo Filippo Tesler, cardiochirurgo e Direttore Scientifico della Cardiochirurgia del gruppo Policlinico di Monza, è stato eletto al vertice della Denton A. Cooley Cardiovascular Surgical Society su indicazione di alcuni dei suoi principali esponenti (tra cui lo stesso Cooley). La nomina di Tesler, oltre a costituire un riconoscimento alla brillante carriera del medico italiano, testimonia indirettamente anche i grandi progressi compiuti dal nostro Paese nel difficile campo della chirurgia cardiovascolare. All’associazione, che ha sede a Houston,


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quella di essere molto interattivi, costituendo un momento d’incontro in cui lo spazio e il tempo si dilatano, lasciando la possibilità a tutti i partecipanti di interloquire in un regime di libertà di pensiero dal quale scaturisce in modo naturale l’interscambio di idee. A differenza dei congressi, dove il tempo disponibile è per forza di cose limitato, questi seminari di cardiochirurgia offrono il più ampio respiro all’insegnamento e allo scambio di esperienze, sia in ambito diagnostico, sia in quello terapico/chirurgico. A tale convinzione concorrono sicuramente l’ambiente piacevole e rilassante, la presenza di medici con esperienze molto diversificate e la possibilità di approfondire realmente i temi in discussione. I workshop organizzati dal professor Tesler presso la Fondazione Majorana affrontano argomenti sempre diversi: da fasi generaliste, caratterizzate da discussioni sul cuore artificiale e sull’uso del computer in cardiochirurgia, si è passati a periodi più specialistici (il titolo dell’ultimo seminario, quello del 2007 era: “Left and right ventricular failure: concepts and management”), fino ad affrontare l’analisi degli aspetti economici e organizza-

aderiscono circa 800 tra i migliori cardiochirurghi del mondo, appartenenti a 49 paesi. È la prima volta in assoluto che un italiano viene chiamato a presiederla. Finora, infatti, i chairmen erano stati, salvo un paio di eccezioni, tutti di nazionalità americana. La Denton A. Cooley Cardiovascular Surgical Society è intitolata a uno tra i maggiori pionieri della chirurgia vascolare, un uomo che ha eseguito più di 100.000 interventi a torace aperto, autore, nel 1968, del primo trapianto cardiaco negli USA e primo chirurgo al mondo a impiantare un cuore artificiale nel 1969, oltre ad aver ideato e per primo realizzato molti degli interventi di cardiochirurgia attualmente in uso. Tra gli scopi dell’associazione che reca il suo nome vi è principalmente quello di promuovere l’ulteriore formazione dei chirurghi cardiovascolari organizzando incontri a carattere scientifico, simposi,

tivi della sanità, con particolare riferimento alla cardiochirurgia, in cui vennero coinvolti chirurghi e direttori generali provenienti da vari paesi. Tra loro figuravano, per quanto riguarda gli italiani, personalità come Silvio Garattini, Elio Borgonovi (direttore di Cergas-Bocconi), Luigi Donato. Qualche anno dopo veniva introdotto in Italia il sistema dei DRG, con lo scopo di razionalizzare la contabilità delle prestazioni sanitarie. Sulla scia della tradizione, anche quest’anno hanno partecipato al workshop, che si è svolto dal 18 al 23 maggio, con il titolo “Emergency in Cardiovascular Surgery: an integrated approach”, personalità di spicco della scena cardiochirurgica italiana e internazionale, come M. Antunes, dell’University Hospital di Coimbra, R. Hetzer del German Heart Institute di Berlino, M. Turina, dell’University Hospital di Zurigo, A. Wechsler del Drexler University Hospital di Philadelphia, S. Westaby del John Radcliffe Hospital di Oxford. Folta anche la rappresentanza di medici provenienti dalle diverse cliniche del Policlinico di Monza: dalla San Gaudenzio, W. Casati, G. Cerin e M. Diena; da Monza, T. Khouri, G. Specchia ed E. Vanoli.

illustrazione di nuove metodiche chirurgiche e contribuendo in generale al progresso della chirurgia cardiovascolare. Ugo Filippo Tesler è direttore della Chirurgia Cardiovascolare del Gruppo Policlinico di Monza. Specializzato in Chirurgia, Chirurgia Toracica, Cardioangiochirurgia e Chirurgia dell'Infanzia, è anche direttore della Scuola di Cardiochirurgia del Centro Ettore Majorana di Erice. Tesler si trasferì negli Stati Uniti nel 1968, per lavorare prima con Michael E. De Bakey (Cardiochirurgia della Baylor University, Houston, Texas), poi con Denton A. Cooley (Texas Heart Institute), e quindi con Gerald M. Lemole (Cardiochirurgia della Temple University, Philadelphia, Pennsylvania), ricoprendo il ruolo di Professore Associato di Chirurgia Cardiotoracica fino al 1975. Ritornato in Italia per realizzare un centro

di cardiochirurgia a Potenza, ha ideato, creato e poi diretto per 25 anni una struttura che è in breve diventata un punto di riferimento cardiochirurgico per quattro regioni meridionali. È stato poi componente del Comitato TecnicoScientifico dell'Istituto Superiore di Sanità, del Comitato Nazionale per Valutare la Qualità dei Servizi e gli Interventi Sanitari e per Accreditare le Istituzioni Sanitarie, nonché membro permanente della Commissione Nazionale per la Cardiologia e la Cardiochirurgia del Ministero della Sanità. Attualmente, è consulente del MIUR per la valutazione dei progetti approvati e adottati dal “Piano Nazionale di Ricerca: Tecnologie in Cardiologia”, è responsabile scientifico di due progetti di Ricerca del CNR. È autore di 4 libri sulla cardiochirurgia e di circa 80 lavori scientifici, nonché membro di numerose Società Scientifiche nazionali e internazionali.


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I CONSULENTE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE

UN IMPORTANTE INCARICO PER IL COORDINATORE SANITARIO DEL GRUPPO

I L DOTT. C LEMENTE P ONZETTI, COORDINATORE SANITARIO DEI PRESIDI PIEMONTESI DEL G RUPPO P OLICLINICO DI MONZA

l dottor Clemente Ponzetti, coordinatore sanitario dei presidi piemontesi del Gruppo Policlinico di Monza è stato recentemente nominato consulente della Commissione Parlamentare d'inchiesta su efficacia ed efficienza del SSN.

I

Dottor Ponzetti, come ha accolto questo incarico? “È stata una sensazione strana dovuta al compenetrarsi di stupore, gioia, entusiasmo e preoccupazione che ho condiviso con tutta la mia famiglia. Stupore in quanto non me lo aspettavo assolutamente. Gioia per l'onore di essere chiamato a collaborare con una delle massime istituzioni dello Stato italiano, che è presieduta da un grande scienziato (prima che politico) quale il professor Ignazio Marino. Entusiasmo nel vedere che il tanto lavoro e la dedizione ai valori etici della professione pagano e vengono riconosciuti dalle massime cariche dello Stato. Preoccupazione per la consapevolezza delle responsabilità che potranno derivare da un simile incarico e dalla necessità di conciliarlo con le incombenze legate alle responsabilità affidatemi dal Gruppo; tranquillizzante è stato, in ogni caso, l’entusiastico incoraggiamento pervenutomi dalla Presidenza.”. Se l'aspettava? “Come ho già detto, ero assolutamente lontano dall’idea di essere nominato, anche se in

“PENSO CHE QUANTO VISSUTO QUOTIDIANAMENTE IN UN AMBIENTE STIMOLANTE, VIVACE E ALTAMENTE PROFESSIONALE, COM’È IL “MONDO POLICLINICO”, INCIDERÀ SIGNIFICATIVAMENTE SUL MIO OPERATO E SUI PARERI CHE DOVRÒ ESPRIMERE IN COMMISSIONE”

fondo nutrivo la serena sicurezza di aver presentato un curriculum vitae che avrebbe potuto interessare chi è chiamato a fare programmazione, verifica e controllo”. Quanto ha influito su questa decisione l'esperienza di lavoro al Policlinico? “Onestamente l’esperienza di lavoro presso il Gruppo è troppo recente per poterla considerare influente: penso, tuttavia, che quanto vissuto quotidianamente in un ambiente stimolante, vivace e altamente professionale, com'è il ‘Mondo Policlinico’, inciderà significativamente sul mio operato e sui pareri che dovrò esprimere. La dedizione al lavoro, la ricerca dei particolari, la rapidità di risposta, l’attenzione ragionata al consumo di risorse, il valore dell’appropriatezza, la tensione all’etica in tutte le sue implicazioni, sono sicuramente valori che condizioneranno in positivo il mio lavoro”. A suo avviso, quali sono gli aspetti principali di una corretta ed efficiente programmazione sanitaria? “La definizione dei bisogni reali della popolazione. La costituzione di un'efficiente, completa e non sovrapposta rete dei servizi composta da tutti gli attori del Servizio Sanitario Nazionale, pubblici e privati accreditati e convenzionati. Il lavoro di équipe come base della medicina e della pediatria di famiglia. Una Scuola di Amministrazione Sanitaria sul modello francese della Scuola di Pubblica Amministrazione. La responsabilizzazione diretta (in senso di accountability = rendere conto del proprio operato) dei produttori di servizi sanitari anche a livello personale e grazie al rafforzamento della facoltà di libera scelta del cittadino. Il superamento del pagamento a prestazione. La Clinical Governance come metodo di organizzazione di tutti gli erogatori sanitari.


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Il curriculum Il dottor Clemente Ponzetti, laureato in Medicina e Specialista in Igiene e Medicina Preventiva e in Medicina del Lavoro all’Università di Torino, ricopre a partire dagli anni ‘80 incarichi di dirigenza presso la ASL 9 di Ivrea, fino a divenire Direttore Sanitario degli Ospedali riuniti del Canavese, e successivamente Direttore Sanitario dell’Ausl della Valle d’Aosta, fino alla fine del 2008. Dal gennaio 2009 è Coordinatore Sanitario del Gruppo Sanitario Policlinico di Monza e Direttore Sanitario della Clinica Salus di Alessandria. Dal 2000 al settembre 2007 è stato Segretario Scientifico nazionale dell’ANMDO (Associazione Nazionale Medici di Direzione Ospedaliera). Numerose le esperienze ministeriali, nazionali e regionali, in varie Commissioni e gruppi di lavoro (Rischio Clinico, Tariffe, Progetto ROD per la classificazione DRG, Uso delle risorse ospedaliere mediante PRUO, Piano regionale per la Qualità, etc.). Ha ottenuto il premio Dedalo 97 e la nomination in vari concorsi nazionali e della Comunità Europea. Autore di volumi e pubblicazioni monografiche, ha al suo attivo varie pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali con impact. Relatore in numerosi eventi formativi.

La ricerca del “Ben Essere” nell’organizzazione del lavoro in ambiente sanitario. La formazione continua basata su metodiche “sul campo” e sull’”audit”. Il recupero del valore formativo universitario di Ospedali e Presidi Accreditati. Il coinvolgimento degli Ospedali e dei Presidi Accreditati nella Ricerca, soprattutto quella traslazionale. L'ammodernamento della rete degli Ospedali”. E quali le priorità? “Il compito del tecnico non è quello di definire le priorità delle politiche sanitarie ma di assumersi la responsabilità di fornire il panel di soluzioni all’interno delle quali scegliere le priorità del progetto politico”. Uno degli aspetti che più preoccupano è la crescita costante del "costo della salute",

spesso dovuta all'introduzione di nuove tecnologie diagnostiche, in un quadro di risorse decrescenti. Come fare per curare meglio e curare tutti? “Sono fermamente convinto che le risorse attualmente garantite dal SSN siano sufficienti a garantire servizi sanitari di qualità e diffusi. Il recupero di appropriatezza, ottenibile con il superamento del pagamento a prestazione e la responsabilizzazione diretta degli attori del SSN, permetterebbe da solo di sostenere i costi crescenti della qualità e della sicurezza. Inoltre modelli di organizzazione e semplificazione di tipo “privato” trasferiti nell’organizzazione pubblica permetterebbero di raggiungere quell’equità distributiva che è uno dei capisaldi del SSN e della nostra Costituzione. Contestualmente la Clinical Governance che il Pubblico sta sviluppando a grandi passi, soprattutto in alcune Regioni, e l’estensione di alcune garanzie contrattuali pubbliche, permetterebbero al Privato accreditato di completare il percorso verso l’assoluta qualità delle proprie prestazioni. Insomma la ricetta potrebbe così sintetizzarsi: ‘una rete integrata di servizi generata da un’osmosi tra Privato nel Pubblico e garantita da un impegno ferreo (anche a costo della dismissione dei produttori inefficaci) al rispetto degli impegni concordati e condivisi’”. Questo nuovo, importante, incarico istituzionale le consentirà di continuare la sua collaborazione col PdM? “Certamente. Continuerò a lavorare con sempre maggior impegno per il Gruppo, forte delle conoscenze che mi deriveranno dal nuovo incarico; anche perché quest’ultimo sarà svolto in uno spirito di assoluto servizio verso le istituzioni, in quanto è a titolo completamente gratuito”.

“SONO FERMAMENTE CONVINTO CHE LE RISORSE ATTUALMENTE GARANTITE DAL SSN SIANO SUFFICIENTI A GARANTIRE SERVIZI SANITARI DI QUALITÀ E DIFFUSI. IL RECUPERO DI APPROPRIATEZZA, OTTENIBILE CON IL SUPERAMENTO DEL PAGAMENTO A PRESTAZIONE E LA RESPONSABILIZZAZIONE DIRETTA DEGLI ATTORI DEL SSN, PERMETTEREBBE DA SOLO DI SOSTENERE I COSTI CRESCENTI DELLA QUALITÀ E DELLA SICUREZZA”


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I PARTNERSHIP AL SERVIZIO DI IMPRESE E LAVORATORI

LA FORMAZIONE CON L’I.S.F.A.I. gennaio di quest’anno si è costituito l’Istituto Superiore di Formazione per le Aziende e le Imprese I.S.F.A.I., nato dalla partnership del Policlinico di Monza con Studia e Lavora, ente formativo accreditato presso Regione Lombardia e il Ministero della Salute in qualità di provider per i Corsi ECM. Da gennaio è immediatamente partita l’attività formativa rivolta al personale sanitario presso l’Istituto Clinico Universitario di Verano Brianza, dove si trovano aule didattiche e campus per gli studenti. A partire dal mese di aprile si è avviata anche l’attività presso l’altra grande sede operativa per la formazione presso Novarello Villaggio Azzurro di Granozzo con Monticello, in provincia di Novara. Gli ambiti di formazione sono i più diversi e spaziano dai corsi in ambito di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, aperti, oltre che alle professioni sanitarie, a tutti i lavoratori di tutte le aziende del territorio che, per ottemperare agli obblighi derivanti dal D.L.gs 81/08 (Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro), devono formarsi sul primo soccorso, l’antincendio, la rappresentanza dei lavoratori per la sicurezza, gli obblighi di dirigenti e preposti, a quelli più specifici delle professioni sanitarie: manovre di rianimazione con ausilio di defibrillatore semiautomatico (BLS-D), prevenzione e sorveglianza delle infezioni ospedaliere, qualità e management, aspetti giuridici della professione sanitaria per medici ed infermieri. In entrambe le strutture sono poi stati attivati corsi di informatica di base rivolti al personale amministrativo e sanitario delle Cliniche ma anche a piccoli commercianti, casalinghe, studenti. La struttura di Verano, poi, ha già anche visti realizzati percorsi formativi di eccellenza sulle tematiche di maggiore interesse per i professionisti della salute. Si citano unicamente a titolo di esempio i corsi su prevenzione, identificazione e tratta-

A

ISTITUTO C LINICO U NIVERSITARIO DI VERANO B RIANZA

NOVARELLO VILLAGGIO AZZURRO

Totale corsi effettuati Totale ore di formazione erogate Totale partecipanti corsi

mento delle reazioni allergiche ai mezzi di contrasto, trattamento della scoliosi del rachide, trattamento dello shock settico, intolleranze e allergie alimentari, la gestione dell’accesso venoso centrale e periferico, gli strumenti per leggere le reazioni e i meccanismi di difesa nella relazione: uso dell’enneagramma. A quattro mesi dall’avvio si può quindi iniziare ad abbozzare un primo bilancio delle attività, che già contano numeri significativi come da tabella riportata a piè di pagina. A partire dal mese di giugno il programma di I.S.F.A.I. si arricchisce ulteriormente grazie alla possibilità di erogare formazione che porti al rilascio di una qualifica anche a personale disoccupato e inoccupato mediante l’utilizzo del progetto della Regione Lombardia delle Doti Formazione e Doti Lavoro. Titolare del finanziamento è ancora una volta il partner Studia & Lavora che garantisce ai cittadini residenti o domiciliati in Lombardia la frequenza di corsi a catalogo tra cui ASA (Ausiliario Socio Assistenziale), della durata di 800 ore, OSS (Operatore Socio Sanitario), della durata di 1000 ore, Guardia giurata, della durata di 180 ore, Body guard, della durata di 180 ore. L’inizio di tali attività è prevista nella sede di Verano a fine giugno. A partire da giugno 2009 sono in progetto ulteriori attività ed eventi formativi a tutela del reddito che interessano lavoratori subordinati a tempo indeterminato e a tempo determinato. Le tipologie di lavoratori coinvolti sono: occupati presso cooperative artigiane o aziende che presentino domande di deroga ai limiti della cassa integrazione. L’attività normale di formazione sulla sicurezza e per le professioni sanitarie comunque non si interrompe, se non per la pausa estiva di agosto, e prevede un calendario ancora molto ricco, con la riproposizione di alcuni corsi già realizzati e l’aggiunta di nuove tematiche.

VERANO NOVARELLO 40 11 464 168 693 165


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Calendario Sede di Verano Brianza 19-26 giugno “Corso dirigenti e preposti” – D.Lgs 81/08 artt.18 e 19

Calendario Sede di Novarello

28 settembre “La gestione dell’accesso venoso centrale e periferico” 8 crediti ECM

16-22 giugno; 23-30 giugno; 29 giugno-6 luglio; 9-16 luglio “Corso dirigenti e preposti” – D.Lgs 81/08 artt.18 e 19

19-26 settembre “PNL e persona “paziente”: ascoltare, comunicare e curare” 16 crediti ECM

2 luglio-26 settembre “La prevenzione delle infezioni in ambito ospedaliero” 16 crediti ECM

10 ottobre “Trattamento dello shock settico” 8 crediti ECM

17 giugno; 24 giugno; 1 luglio; 8 luglio; 15 luglio; 2 settembre; 9 settembre; 16 settembre; 23 settembre; 30 settembre; 7 ottobre; 14 ottobre; 21 ottobre; 28 ottobre; 4 novembre “Corso di addestramento BLS-D” 8 crediti ECM

3-10 ottobre “La relazione con il paziente” 16 crediti ECM

27 giugno “Corso ecografia d’urgenza” 8 crediti ECM

3 ottobre “Strumenti per leggere le reazioni e i meccanismi di difesa nella relazione: uso dell’enneagramma” 8 crediti ECM

7 luglio; 9 settembre; 23 settembre; 7 ottobre; 17 ottobre; 9 novembre; 23 novembre; 1 dicembre; 17 dicembre “Corso di addestramento BLS-D” 8 crediti ECM

16 ottobre “Intolleranze e allergie alimentari” 8 crediti ECM

24-25 giugno; 1-2 ottobre “Antincendio Alto Rischio – D.Lgs 81/08 ex D.Lgs 626/94”

5 settembre “Obesità, anoressia, bulimia: facce diverse di un disagio” 8 crediti ECM 16-17 settembre; 17 settembre14 ottobre; 2-3 novembre; 3-16 novembre; 10-11 dicembre; 11-18 dicembre “Primo soccorso per le aziende D.M. 388/2003” 12 crediti ECM 19 settembre; 3 ottobre “Aspetti giuridici della professione sanitaria medica” 8 crediti ECM

18-19 giugno; 19-25 giugno; 26 giugno-2 luglio; 2-3 luglio; 9-10 luglio; 17-18 settembre; 18-24 settembre; 1-2 ottobre; 2-8 ottobre; “Primo soccorso per le aziende D.M. 388/2003” 12 crediti ECM

24 ottobre; 7 novembre “Aspetti giuridici della professione sanitaria non medica” 8 crediti ECM

20 giugno “Professioni e deontologia” 8 crediti ECM

12-21 novembre “Qualità e management sanitario” 8 crediti ECM

27 giugno “Disabilità e scale di valutazione: approccio infermieristico” 8 crediti ECM

21 novembre “Linee guida accreditamento regione lombardia” 8 crediti ECM

4-11 luglio “Lavorare in équipe: strumenti e metodi” 8 crediti ECM

12-19 ottobre “La prevenzione delle infezioni in ambito ospedaliero” 16 crediti ECM 17-24 ottobre “La comunicazione efficace nelle relazioni interpersonali” 16 crediti ECM 31 ottobre “Management e leadership: come comunicare con i collaboratori difficili” 8 crediti ECM 7 novembre “La conduzione efficace delle riunioni” 8 crediti ECM 9-10 novembre “Antincendio Alto Rischio – D.Lgs 81/08 ex D.Lgs 626/94”

18 luglio “Meccanismi di decisione di gruppo” 8 crediti ECM

14 novembre “Lesioni da decubito” 8 crediti ECM 21 novembre “La gestione del personale” 8 crediti ECM

12 settembre “Gestione dei gruppi, delle risorse umane e della delega” 8 crediti ECM

28 novembre “La gestione di un’unità operativa” 8 crediti ECM


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I DA 13 ANNI UN'INTENSA ATTIVITÀ BENEFICA

DALLA BRIANZA ALL’AFRICA E AL SUDAMERICA: MEDICI BRIANZA E MILANO ONLUS A SOSTEGNO DEI BAMBINI I L DOTT. ALBERTO IN B RASILE

P ENATI

alvano la vita tutti i giorni con il loro lavoro di medici e 13 anni fa hanno deciso di continuare a salvarla anche a persone distanti migliaia di chilometri, mettendo a punto un’organizzazione ad hoc, in grado di allestire progetti ed eventi benefici. È l’Associazione Medici Brianza e Milano Onlus, presieduta e fondata dal dott. Alberto Penati. Una “macchina” perfettamente oliata che dal 1996, anno di fondazione, ad oggi è riuscita a raccogliere e a devolvere in beneficenza circa 650mila euro. Nata come Associazione Sportiva Medici della Brianza, nel 1998 si costituisce Onlus e nel marzo 2000 assume la denominazione attuale. “Tutto è cominciato nel novembre del 1996 – racconta Alberto Penati – La scintilla che ha acceso la miccia è stata la comune passione per il calcio. L’idea era quella di costituire una squadra di calcio che potesse partecipare ad un torneo e che legasse il proprio nome ad iniziative con finalità benefiche in grado di aiutare persone bisognose. Così è partita Medicuore. La prima edizione, allo stadio Brianteo di Monza, risale al 1997”. Da allora l’Associazione Medici Brianza e Milano Onlus di

S

FIN DAGLI INIZI LA PRIORITÀ D’INTERVENTO SI È CONCENTRATA SUL MONDO DELL’INFANZIA. “È STATO, E LO È TUTTORA, UN NOSTRO PUNTO FERMO. POI PERÒ IL NOSTRO SPETTRO D’INTERVENTO SI È ALLARGATO. OLTRE AD EVENTI SPORTIVI COME MEDICUORE, ABBIAMO DATO VITA A NUMEROSE INIZIATIVE, CONCERTI, SPETTACOLI TEATRALI, DI DANZA, CABARET, INCONTRI MEDICI E ALTRI ANCORA. L’ATTENZIONE DAL LOCALE SI È SPOSTATA ALL’INTERNAZIONALE

strada ne ha fatta molta e molti sono stati i progetti lanciati e sostenuti grazie ai suoi sforzi. Oggi più di 50 medici specialisti, di base e ospedalieri operano sul territorio della Brianza, di Milano e dell’hinterland, mettendo a punto eventi di carattere sportivo, culturale e sociale tutti caratterizzati dalla finalità benefica. “Oltre alla cinquantina di soci – prosegue Penati – l’Associazione si serve dell’aiuto di un’altra trentina di volontari”. Fin dagli inizi la priorità d’intervento si è concentrata sul mondo dell’infanzia. “È stato, e lo è tuttora, un nostro punto fermo – puntualizza Penati – Poi però il nostro spettro d’intervento si è allargato. Oltre ad eventi sportivi come Medicuore, abbiamo dato vita a numerose iniziative, concerti, spettacoli teatrali, di danza, cabaret, incontri medici e altri ancora. L’attenzione dal locale si è spostata all’internazionale. Grazie alla collaborazione con Amref Italia Onlus abbiamo dato una mano alla realizzazione del loro progetto idrico in Africa nella regione del Kajiado, zona a sud del Kenya e ai piedi del Kilimanjaro: grazie a Medicuore sono stati costruiti 34 pozzi, un acquedotto, 12 latrine e 10 cisterne per la raccolta di acqua piovana”. Sul fronte internazionale va sottolineato il costante impegno mirato all’aiuto dei bambini delle favelas brasiliane e argentine: i progetti delle associazioni C.R.I.F.F. (Casa CRIança Futuro Feliz), A.M.E. (Apoio ao Menor Esperança) e A.P.A.E. (Associaçao de Pais e Amigos dos Excepcionais), sviluppatisi a Registro-San Paolo, si uniscono al sostegno all’I.C.E.I. (Istituto di Cooperazione Economica Internazionale) e al loro progetto “La città invisibile” nei quartieri di La Boca e Barracas di Buenos Aires. In Argentina collaborano anche con la Fundacion PUPI, fondata dal calciatore Javier Zanetti, e in Colombia con la fondazione Colombia te quiere vèr, fondata dal calciato-


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IN BRASILE AIUTIAMO 248 BAMBINI DOWN E SENZA FAMIGLIA DI UNA CITTÀ, REGISTRO, CHE HA 56MILA ABITANTI E DISTA 200 CHILOMETRI DA SAN PAOLO. LI SOSTENIAMO E AIUTIAMO A COMPRARE IL MATERIALE DIDATTICO PER LA SCUOLA. IN ARGENTINA INVECE CONTRIBUIAMO A COMBATTERE IL LAVORO MINORILE E AD EDUCARE I BAMBINI. LA SITUAZIONE È COMPLESSA: È NECESSARIO CONFRONTARSI CON POPOLAZIONI POVERE CHE ARRIVANO DAL PARAGUAY E DALL’URUGUAY ” re Ivan Ramiro Cordoba e dalla moglie Maria Isabel. “In Brasile aiutiamo 248 bambini down e senza famiglia di una città, Registro, che ha 56mila abitanti e dista 200 chilometri da San Paolo – spiega Penati – Li sosteniamo e aiutiamo a comprare il materiale didattico per la scuola. In Argentina invece contribuiamo a combattere il lavoro minorile e ad educare i bambini. La situazione è complessa: è necessario confrontarsi con popolazioni povere che arrivano dal Paraguay e dall’Uruguay”. L’attenzione alle difficili realtà internazio-

LA

SQUADRA DI MEDICUORE AL COMPLETO, AL CENTRO IL DOTT. P ENATI

nali però non va a scapito di quelle locali. “Abbiamo aiutato sia l’associazione Il Veliero, sia la Lega del Filo d’Oro e proseguiamo il sodalizio con l’ospedale San Gerardo di Monza”. La collaborazione con il San Gerardo ha recentemente fruttato due importanti risultati. “Siamo riusciti ad acquistare dei cardiorespiratori da destinare al reparto di neonatologia in grado di tenere in vita i neonati che non arrivano al chilo di peso – puntualizza Penati – Apparecchiature sofisticatissime, che permettono all’80% dei casi di avere poi delle vite perfettamente normali, così com’è sofisticato il robot che aiuterà il reparto di chirurgia laparoscopica. Si tratta di un’attrezzatura che porrà l’ospedale ad un livello d’eccellenza in tutta Europa, un macchinario che ridurrà l’errore umano a zero e servirà anche per istruire i laureandi. Ma abbiamo aiutato anche il reparto di oncologia pediatrica, dove il 75% dei bambini è in grado di superare la malattia. I progetti sono tanti, nessuno di noi riceve un compenso, tutto viene devoluto in beneficenza”. Esiste però un progetto che non è ancora stato realizzato? Un sogno nel cassetto? “Sì – conclude Penati - vorremmo riuscire a realizzare in Brianza una casa famiglia. Ci abbiamo già provato, ma purtroppo non ci sono state le condizioni necessarie per riuscirci. Speriamo di avere maggior fortuna per il futuro”.

Per ulteriori informazioni e contatti è possibile visitare il sito internet www.medicuore.it.


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I IL GRUPPO CRESCE IN PROVINCIA DI ALESSANDRIA

NASCE A CASALE MONFERRATO IL NUOVO AMBULATORIO POLIDIAGNOSTICO

I L DOTT. FRANCESCO COGGIOLA, DIRETTORE G ENERALE DELLA CLINICA SANTA R ITA DI VERCELLI

l Policlinico di Monza ha recentemente acquisito un Ambulatorio Polidiagnostico a Casale Monferrato, così da poter essere presente su un territorio dal quale proviene parte dell’utenza che afferisce alle cliniche Santa Rita di Vercelli, Salus e Nuova Città di Alessandria, e offrire ai pazienti una presenza fattiva, anche in loco, dei servizi sanitari del Gruppo. La collocazione dell’ambulatorio a Casale è strategica, in quanto completa un arco sanitario ideale comprendente tutto il Piemonte orientale. Questo arco, partendo dalla clinica Eporediese di Ivrea, passa per La Vialarda di Biella, raggiunge la San Gaudenzio a Novara, devia sulla Santa Rita di Vercelli, lambisce Casale Monferrato con l’Ambulatorio Polidiagnostico, prosegue fino alla NCC e Salus di Alessandria. Queste cliniche, collegate e perfettamente integrate fra loro, rappresentano un grande insieme sanitario che rende possibili strategie di scala, e fanno del Policlinico di Monza la più importante realtà sanitaria del Piemonte. L’ambulatorio è situato in una zona poco distante dal centro storico (600 m) ma diviso

I

LA COLLOCAZIONE DELL’AMBULATORIO A CASALE È STRATEGICA, IN QUANTO COMPLETA UN ARCO SANITARIO IDEALE COMPRENDENTE TUTTO IL PIEMONTE ORIENTALE. QUESTO ARCO, PARTENDO DALLA CLINICA EPOREDIESE DI IVREA, PASSA PER LA VIALARDA DI BIELLA, RAGGIUNGE LA SAN GAUDENZIO A NOVARA, DEVIA SULLA SANTA RITA DI VERCELLI, LAMBISCE CASALE MONFERRATO CON L’AMBULATORIO POLIDIAGNOSTICO, PROSEGUE FINO ALLA NCC E SALUS DI ALESSANDRIA

dal passaggio della ferrovia, in una zona ad alta densità abitativa e in costante espansione in direzione dell’uscita del casello autostradale Casale Sud, da cui dista 2 chilometri. La zona garantisce una buona possibilità di parcheggio. La presenza sanitaria in quella zona è rappresentata da un unico ambulatorio medico di base, allocato nello stesso edificio. L’ospedale civile è situato dalla parte opposta della città. L’ambulatorio, situato al primo piano, è composto da cinque studi, due sale d’attesa, servizi igienici di cui uno per disabili, reception, locale di sterilizzazione, due depositi e un archivio. L’accesso è al piano terreno dove, attraverso un ascensore interno, si accede alla reception ambulatoriale e a tutti gli ambulatori del primo piano. L’attività svolta comprende le specialità di Cardiologia, Ortopedia, Dermatologia, Chirurgia Generale e Coloproctologica, Chirurgia della Mano, Ginecologia, Pediatria e Auxologia, Urologia, Andrologia, Neurologia, Diagnostica ultrasonica per immagini. L’ambulatorio, che non è convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, offre prestazioni specialistiche a un prezzo decisamente contenuto.


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I UNA NUOVA STRUTTURA IN CALABRIA

NASCE IL POLIAMBULATORIO DI BOVALINO ta per essere inaugurato a Bovalino Marina, in provincia di Reggio Calabria, il nuovo Poliambulatorio creato dal Gruppo Policlinico di Monza al servizio degli abitanti di questa area della Locride, sulla costa ionica. Fra le specialità di diagnosi e cura del Poliambulatorio sono comprese varie discipline. Il dipartimento Cardiovascolare è diretto dal professor Salvatore Spagnolo, e comprende la Cardiologia, di cui è responsabile il dottor Daniele Poggio, e la Chirurgia Vascolare, con il dottor Claudio Pecis. Saranno disponibili, per Cardiologia, la visita specialistica, la visita di aritmologia ed elettrofisiologia cardiaca, ECG basale, test da sforzo, ecocardiocolordoppler, ecocardiocolordoppler transesofageo, holter di-

S

I L PROF. SALVATORE SPAGNOLO, DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DI CARDIOCHIRURGIA DEL P OLICLINICO DI MONZA

IL

POLIAMBULATORIO DI

BOVALINO MARINA

namico, monitoraggio pressione arteriosa (M.A.P.). Per le altre discipline – Ortopedia (responsabile dottor Marco Chiumenti), Urologia, Chirurgia Generale, Endocrinologia, Neurologia – sono disponibili visite specialistiche. L’inaugurazione è avvenuta il 27 giugno, alla presenza del sindaco di Bovalino, dottor Zappavigna, del Direttore generale dell’Asl di Locri, dottor Ranieri, e dell’avvocato Morabito, presidente dell’amministrazione provinciale di Reggio Calabria. Per il Gruppo Policlinico di Monza ha presenziato il Direttore Sanitario, prof. Giulio Cesare Papandrea. Il Poliambulatorio è in viale Calabria 14, e le prenotazioni telefoniche possono essere concordate al numero 0964 60131.


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LO/0200/2008

Direttore Scientifico: Prof. Elio Guido Rondanelli

Monza Via Amati 111 - Monza Tel. 039 28101 www.policlinicodimonza.it Dir. Sanitario: Prof. Giulio Cesare Papandrea

Cardiochirurgia, Chirurgia generale, Chirurgia plastica e maxillo facciale, Chirurgia toracica, Chirurgia vascolare, Neurochirurgia, Ortopedia e traumatologia, Urologia, Cardiologia, Medicina generale, Neurologia, Riabilitazione cardiologica, Riabilitazione neuromotoria, Emodinamica, Pronto Soccorso, Terapia intensiva, Unità coronarica

Novara Via Bottini 3 - Novara Tel. 0321 3831 www.clinicasangaudenzio.com Dir. Sanitario: Dott. Alfredo Lamastra

Cardiochirurgia, Chirurgia generale, Neurochirurgia, Ortopedia, Oculistica, Cardiologia, Medicina interna, Terapia fisica, Riabilitazione e Fisiokinesiterapia, Emodinamica, Terapia intensiva

Alessandria Via Bruno Buozzi 20 Alessandria - Tel. 0131 314500 www.nccalessandria.it Dir. Sanitario: Dott. Roberto Prigione

Cardiochirurgia, Chirurgia generale, Oculistica, Ortopedia, Urologia, Cardiologia, Medicina generale, Emodinamica, Terapia intensiva

Vercelli Via dell’Aeronautica 14/16 - Vercelli Tel. 0161 2221 www.clinicasrita.it Dir. Sanitario: Prof. Massimiliano Panella

Chirurgia generale, Ginecologia, Oculistica, Ortopedia, Urologia, Medicina generale, Riabilitazione neuromotoria e bronco-pneumo-cardio respiratoria, Terapia intensiva

Ivrea Via Castiglia 27 - Ivrea Tel. 0125 645611 www.clinicaeporediese.it Dir. Sanitario: Dott. Biagio Spaziante

Chirurgia toracica, Chirurgia vascolare, Neurochirurgia, Ortopedia, Medicina generale, Medicina riabilitativa (1° livello), Emodinamica, Terapia intensiva

Biella Via Ramella Germanin 26 - Biella Tel. 015 35931 www.lavialarda.it Dir. Sanitario: Dott. Roberto Terzi

Clinica Salus Alessandria Via Trotti 21 - Alessandria Tel. 0131 29461 www.clinicasalus.it Dir. Sanitario: Dott. Clemente Ponzetti

Policlinico di Monza - Via Amati, 111 - 20052 Monza www.policlinicodimonza.it Ufficio Stampa e coordinamento redazionale: Planet Comunicazione - tel. 011 5083802 www.planetcomunicazione.it

Chirurgia generale, Chirurgia vascolare, Ortopedia e Traumatologia, Urologia, Cardiologia, Medicina generale, Nucleo per pazienti in stato vegetativo permanente, Emodinamica, Terapia intensiva

Alessandria Chirurgia generale, Day Surgery, Ortopedia, Medicina generale, Neurologia, Neuro Riabilitazione III Livello, Riabilitazione neuromotoria II Livello

Anno VI numero 16 - Giugno 2009 Autorizzazione del Tribunale di Monza n. 1724 del 5 marzo 2004 Direttore responsabile: Marco Pirola Stampa: Grafica Santhiatese, Santhià Progetto grafico: Brunazzi&Associati, Torino Immagini: Policlinico di Monza


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