Pubblicazione Trimestrale - Registrazione Tribunale di Treviso n.494 del 25/6/92 ANNO XXXIII - n.4 Dicembre 2011 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, LO/MI - Iscr. Reg. stampa n°06125 del 17/12/97 - Tiratura e diffusione: 105.000 copie
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Numero 4 Dicembre 2011
Periodico trimestrale di Informazione e Promozione dell’Associazione Volontari Italiani Sangue del Veneto e dell’Associazione Bellunese Volontari Sangue www.donoevita.it.
Dieci anni insieme
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Dono & Vita Anno XXXII - n° 4 - dicembre 2011 Periodico di informazione e promozione dell’Associazione Volontari Italiani Sangue e dell’Associazione Bellunese Volontari Sangue
Dieci anni insieme
L’Editoriale di Alberto Argentoni
pag.4
Le sette sorelle Cronache associative dalle nostre province avisine e dell’Abvs
La pagina del direttore di Beppe Castellano
pag.5
Verona
da pag.26
Venezia
da pag.29
Vicenza
da pag.32
Treviso
da pag.34
Attualità trasfusionale Avanti (adagio) con il cantiere trasfusionale pag.6 Italia/Europa un confronto sulla qualità
pag.9
Editore - Segreteria - Amministrazione AVIS Regionale via Ospedale,1 - 31100 Treviso tel. 0422 405088 - fax 0422 325042 avis.veneto@avis.it REDAZIONE Via Roma, 38 - 31033 Castelfranco Veneto (TV) tel. 0423 420078 - Fax: 0423 3445078 320 4784837 E-mail: redazione.dono-vita@avis.it Presidente Avis Regionale Veneto Alberto Argentoni Responsabile stampa associativa AVIS Regionale: Nereo Marchi Idea Grafica: Elena Fattorelli-Luca Fantoni - Verona Fotolito: Typongraph D. S. - S. Martino B. A. (Vr) Stampa: Mondadori Printing - Verona Diffusione Editoriale: Prontopack - Zevio (VR) LA REDAZIONE Direttore Responsabile:
Beppe Castellano - b.castellano@avis.it
SOMMARIO
Sommario
Vice Direttore Esecutivo/Segreteria Redazione: Michela Rossato - redazione.dono-vita@avis.it Coordinamento grafico-editoriale: Nereo Marchi
Il Fatto: sangue cordonale
Padova
da pag.37
Banche estere e pubblicità ingannevole
Rovigo
pag.38
pag.10
Convegni
Belluno
Trapianti: “Tempo di donarsi” a Padova per 10 associazioni pag.12
150 anni d’Unità d’Italia Piante tricolori: corbezzoli!
da pag.39
pag.41
Telethon 2012 I nostri dieci anni insieme, quest’anno si lotta contro la... Corea pag.14
Cooperazione internazionale Bolivia: l’Abds ha fatto mille! da pag.16
A Paese (TV) il record nazionale di donatori di midollo pag.42 Ecotappi contro l’autismo, “oltre il labirinto” e TES pag.43
Campagne promozionali
Sport & Avis
Il cerotto di Fabrica, parte seconda e Leo Burnett vi porta su FB pag.17
Riso fa Buon Sangue
Castelgomberto (VI) capitale dello sport giovane e avisino pag.44 Avis “suona” i giornalisti di TVPressing, in amicizia pag. 45
2011: bilancio entusiasmante, 2012 si ricomincia da... tre pag.18
Lettere & Opinioni
Pagine giovani
E se usassimo sacche “personalizzate”? Il dubbio, la risposta pag.46
Giovani “Ombre rosse” all’assalto della... dirigenza
pag.20
Torna “Tiziano Avis”, a maggio due concerti in Veneto pag.21
Musica nel Sangue 2012 57 scuole superiori iscritte
pag.22
Il Bello del Veneto A guardia del Benàco: Lazise pag.23 2
Altro Volontariato
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Vice Direttore: Roberto Rossini Redattori responsabili per le provinciali AVIS - ABVS BELLUNO: Manuel Pierobon; PADOVA: Marco Menin, Dante Gardin; ROVIGO: Andrea Mantoan; TREVISO: Paola Barro, Michela Rossato, Daniela Moro; VENEZIA: Giorgia Chiaro, Ottaviano Cereser, Giorgio Scotto, Dario Piccolo; VERONA: Roberto Rossini; VICENZA: Enrico Iseppi, Gianfranco Sottoriva. Redazione giovani Manuela Fossa (VE), Lucia Del Sole (VE), Giuseppe Morrone (TV), Fulvia Chiaro (VE), Dario Piccolo (VE), Umberto Panarotto (VR), Bruno Gardin (VR), Collaboratori fissi e rubriche Ottaviano Cereser, Bernardino Spaliviero, Francesco Magarotto, Roberto Rondin, Francesco Joppi, Giorgio Gobbo, Vilma Fabris. Hanno collaborato a questo numero: Graziella Bazzoni, Alice Bandiera, Laura Tuveri, Boris Zuccon e Ufficio Stampa Avis nazionale, Marco Scarrazzati, Enrico Cibotto, Lidia Pastore, Roberto Fontanino, Silvia Peddes, Gianni Faccioli, Sara Martinelli, Gianni Bertagnin, Giorgio Segato, Dino Xaiz, Orietta Guerrasio, Gina Bortot, Andrea Filippi, Roberto Sartori, Piergiorgio Lorenzini, Gino Foffano, Walter Tonon. Chiuso in fotolito il 28 novembre 2011 Il prossimo numero uscirà a marzo 2012 IL MATERIALE VA INVIATO IN OGNI CASO ENTRO IL 31 GENNAIO 2012. Foto a stampa, anche se non pubblicate, NON SI RESTITUISCONO. Lettere e interventi vanno inviati, firmati, a: REDAZIONE DONO & VITA Via Roma, 38 - 31033 Castelfranco Veneto (TV) redazione.dono-vita@avis.it oppure AVIS ABVS Regionale Veneto Via Ospedale, 1 - 31100 Treviso avis.veneto@avis.it Gli articoli delle AVIS Comunali DEVONO passare attraverso i redattori di ogni PROVINCIALE.
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Come gestire il cambiamento pur con la crisi L
a crisi economica si sta ripercuotendo sul sistema trasfusionali e della nostra realtà associativa. Ci spinsanitario e si teme interesserà anche i livelli essen- gono a questo non soltanto la riduzione delle risorse ziali di assistenza (LEA). Abbiamo capito che le risor- disponibili ma anche la curva demografica della se non sono illimitate e che si deve coniugare qualità nostra società e la trasformazione culturale e negli e sicurezza con sostenibilità. A rigor di numeri, stili di vita dei cittadini. quest’anno nel Veneto non sono stati fatti tagli al Eccoci allora a delle conclusioni semplicistiche ma Fondo Regionale per le Attività Trasfusionale che vogliono solo aprire la discussione associativa e (FRAT) e questo è molto positivo ma nei fatti il turn con le altre componenti del sistema. La crisi può esseover del personale, l’erogare un momento di crescita zione delle risorse, le attività solo se accettiamo di analizdi investimento si sono ral- I veri valori del Volontariato come zare seriamente il sistema, lentate e talora fermate. Per esempio concreto di rinascita lasciando perdere difesa di uscire dalla crisi sono necesprivilegi e auto referenzialità. sari dei cambiamenti e perI risparmi devono essere ben ciò si tratta di capire dove si deve agire e qual è il per- orientati. L’atto volontario del dono del sangue ha corso più efficace. Avis è convinta che il risparmio alla sua radice la relazione tra le persone. Dobbiamo non vada fatto sul donatore, sul personale dei servizi saper garantire che all’interno del sistema trasfusionae nemmeno sull’organizzazione a rete del sistema. le ci sia il giusto clima di rispetto del donatore e di All’associazione spetta il compito di informare e di condivisione dell’obiettivo principale: la salute delcomunicare in modo rigoroso e chiaro i cambiamenti l’ammalato. in corso e quelli che avverranno. La chiusura di una Il rapporto tra associazione e socio deve crescere e sede di raccolta non più idonea e, quindi, non accre- porre le basi per garantire vera partecipazione, traspaditabile deve essere spiegata ai donatori e la soluzione renza, adeguata comunicazione e utilizzo efficace alternativa va ricercata con cura e condivisa con tutti. delle risorse messe a disposizione. Lo sviluppo deve Altro esempio: la modifica dei pannelli degli esami di vedere un progetto condiviso di nuovo sistema idoneità che verrà introdotta deve essere spiegata con trasfusionale veneto, sostenibile ed efficiente. cura. Si modifica la periodicità di alcuni esami, si Dobbiamo pensare a migliorare il lavoro in rete già selezionano quelli più utili e si stabiliscono degli dal livello dipartimentale, a razionalizzare l’organizapprofondimenti per alcuni gruppi di donatori ma si zazione dei centri di validazione e di lavorazione del lascia sempre al medico la possibilità di effettuare sangue, a garantire la sopravvivenza della medicina ulteriori esami, secondo “scienza e coscienza”. È trasfusionale. Come Associazione dobbiamo pensare un’operazione di razionalizzazione che non toglie di coniugare l’indispensabile attività locale con dei sicurezza al donatore, non si dovrebbe parlare sempli- sistemi di qualità e di comunicazione che non possocisticamente solo di tagli! Creerebbe contrapposizio- no che essere unitari, per la loro complessità e impatni inutili e disaffezioni insanabili. to globale che hanno sul sistema. Si sta, anche, parlando di sviluppo: senza sviluppo Ma, ancora, dobbiamo pensare a un modello nuovo non c’è futuro! Dobbiamo però intenderci bene sul di fare associazione, più vicino alle caratteristiche delsuo significato. Non possiamo più pensare che sia l’attuale società e ai suoi modelli di relazione tra peridentificabile con la velocità o la quantità con cui cre- sone. Si dice che la forza più potente di cambiamento sce il numero di donazioni. Dobbiamo, invece, nel mondo sia l’inerzia! In realtà senza una passione orientarci sul miglioramento della qualità del sistema forte, un investimento culturale diffuso e la disponie non possiamo pensare che da questo ragionamento bilità collettiva al ripensamento, non si cambia posiAlberto Argentoni rimangano fuori la riorganizzazione delle strutture tivamente nulla!
Antitrust e sangue cordonale I
n veste di Presidente dell’Antitrust è stato forse uno dei suoi ultimi atti. Ora Antonio Catricalà è Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, in pratica il Vice di “SuperMario” Monti. L’Agcm (Autorità Garante Concorrenza e Libero Mercato) il 24 ottobre scorso ha contestato a sei banche private di cordone ombelicale la pubblicità ingannevole utilizzata su siti e depliant. Il ricorso alla conservazione “autologa” (per uso personale, non a disposizione di eventuali altri pazienti) di cellule staminali (in particolare da cordone ombelicale) era infatti presentato con troppa enfasi e con informazioni non corrette. I messaggi scorretti, secondo l’ingiunzione dell’Agcm, dovranno essere modificati entro Natale 2012. L’Antitrust ha fissato infatti il termine di 60 giorni per regolarizzare il tutto. Molti i messaggi “potenzialmente ingannevoli”, in particolare la scarsa o nulla chiarezza sugli effettivi tempi di conservazione delle cellule cordonali. Nei vari siti “commerciali” - da noi controllati a novembre - vengono indicati fra i 20 e i 25 gli anni di vitalità cellulare, invece dei 15-16 che indicati dalle ricerche e dalle pubblicazioni scientifiche. Al centro del provvedimento anche il fatto che le società (tutte legalmente estere, ma con propaggini operative e “di vendita” in Italia) che offrono a non poco prezzo tali servizi DEVONO chiarire ai potenziali “clienti” i limiti effettivi dell’impiego terapeutico. Dovranno poi informare che il rientro dei campioni conservati nelle banche straniere non è automatico. Non basta, infatti, uno schiocco di dita, ma l’eventuale trapianto con “rientro” delle staminali bancate all’estero va autorizzato dal Ministero della Salute. In rete (basta digitare “cordone ombelicale” su Google) si leggono spot fin troppo trionfalistici. Messaggi che, cosa più grave, a livello subliminale almeno secondo chi meglio conosce l’argomento instillano nei futuri genitori una specie di “senso di colpa” di non fare abbastanza per la salute del nascituro. “Proteggi la salute di tuo figlio”, “Regala un’assicurazione biologica a tuo figlio, siamo leader in Europa”, “Un gesto prezioso per la futura Salute del tuo bambino”... I genitori vengono così spinti verso una scelta costosa (alcune migliaia di euro) che, allo stato dei fatti, non offre alcuna sicurezza. La futura salute dei figli, che eventualmente si ammalassero di malattie che prevedano il trapianto di cellule staminali, è infatti molto più garantita dalle banche pubbliche italiane. Che, tra l’altro, ai genitori non costano assolutamente nulla e offrono una sicurezza - grazie alle rigidissime norme nazionali - decisamente altissima in qualità e... quantità. Nelle banche pubbliche,
infatti, sono bancati altre decine di migliaia di cordoni “eterologhi” uno dei quali potrebbe essere quello “giusto”. In Italia, quindi, la conservazione autologa del cordone ombelicale è proibita per legge. È permessa solo in casi eccezionali. Ma approfittando della buona fede (e della scarsa cultura in merito) di migliaia di coppie in attesa il divieto viene tranquillamente aggirato. E con lucrosissimi guadagni. Ne abbiamo contate ben 27, in una lunga “incursione” su internet, di società specializzate nell’export dall’Italia con sede a Londra, in Belgio, in Svizzera, a San Marino, ecc. ecc. I provvedimenti del Garante riguardano comunque solo le società Smart Bank, Cryosave Italia, Futura Stem Cells, Future Health, Sorgente e Crylogit Regener. Ma esplorando i siti delle altre non è che la situazione sia più rosea o le informazioni più corrette. Grazie a un battage pubblicitario massiccio, in questi ultimi anni decine di migliaia di italiani hanno deciso di criocorsevare “privatamente” le staminali cordonali. Questo nella triste - ma remotissima - eventualità che possano servire in un immediato futuro (non più di 15 anni) per il trapianto e la cura di malattie del sangue del figlio. Nel provvedimento dell’Antitrust si legge anche come “nessuna procedura è stata ancora definita per il rientro in Italia dei campioni di cellule staminali cordonali dalle banche estere”. I dati del Centro nazionale trapianti, poi, fanno pensare che si possa rasentare anche la truffa: “su 200 mila trapianti di cellule staminali del sangue realizzati tra 2000 e 2008 in ambito comunitario, quelli autologhi, con identità tra donatore e ricevente, sono stati 130 mila e MAI è stato impiegato il cordone ombelicale, ma solo staminali di midollo dello stesso paziente”. E poi: “la probabilità di utilizzare il cordone conservato all’estero è remota oscillando tra il valore di 0,005% e 0,004%”. Fin qui le notizie. Approfondiamo l’argomento con ulteriori opinioni e interventi. Li trovate a pagina 10 e 11. Beppe Castellano Buon Natale.
LA PAGINA DEL DIRETTORE
L’EDITORIALE
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Avanti (adagio) con il cantiere trasfusionale A
osservare l’andamento donazioni-trasfusioni sembrerebbe tutto fermo: crescita zero. In realtà c’è un lavorìo sempre più impegnativo per arrivare finalmente alla méta: garantire a ogni ammalato la terapia trasfusionale mirata, di sangue-emocomponenti-plasmaderivati, nel momento giusto, nella quantità necessaria, nella massima sicurezza possibile. Con approcci progressivi, esasperanti per la loro lunga incubazione, sembra che finalmente le decisioni politiche e quindi le normative necessarie stiano arrivando sull’altra sponda, ponendo un punto fermo
A buon punto le procedure per la Certificazione a norma UE nel lungo traghettamento dalla seconda metà del XX secolo agli anni 2000. D’obbligo il dubitativo precauzionale: “sembrerebbe la volta buona”. In realtà ci vogliono ancora tre anni, se si lavora di lena, per arrivare a un sistema trasfusionale italiano in rete nazionale, con certificazione conforme alle norme europee, sia per gli emocomponenti sia per i plasmaderivati. L’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 (è già passato un anno!) prevede la obbligatoria conclusione della fase di messa a norma e di verifica di tutto il sistema italiano, sede per sede, con Valutatori esterni formati a livello nazionale dal Centro Nazionale Sangue, entro il 31 dicembre 2014. Saremo buoni ultimi ad arrivarci in Europa, con il fiatone per aver preso l’ultimo treno in corsa, ma possiamo e dobbiamo farcela! Il Veneto, come al solito impaziente, è partito con qualche anno d’anticipo rispetto alle altre regioni italiane e non ha intenzione di fermarsi e nemmeno di rallentare prima di aver raggiunto il traguardo.
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e procedure per ottenere la certificazione sono a buon punto e si dovrebbero concludere senza sorprese già entro la prima metà del 2012. La certificazione è la premessa indispensabile per ottenere il PMF europeo, cioè la certificazione di qualità del plasma a uso industriale per consentire la distribuzione dei plasmaderivati (i farmaci salvavita che si ottengono dal plasma a livello industriale) in tutta Europa. In effetti stiamo costruendo un pezzettino di Unione Europea, superando lo steccato dei confini nazionali, il cui scopo è garantire a tutti gli abitanti dell’UE gli elevati standard di qualità e sicurezza stabiliti nel Parlamento europeo di Bruxelles. Per l’Italia, che in parte discreta vive grazie ai flussi turistici che portano in Italia milioni di persone dagli altri Stati dell’UE, è strategico garantire a tutti i turisti che per disavventura o scelta avessero bisogno di cure durante il loro soggiorno nel nostro BelPaese, gli standard di qualità e sicurezza trasfusionali concordati e condivisi, comuni per tutta l’UE.
In dirittura d’arrivo i decreti per plasma e plasmaderivati
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nche la lavorazione del plasma a livello industriale è alla vigilia di un sostanziale cambio di passo; stanno finalmente per essere emanati diversi decreti, ormai pronti per giungere alla Conferenza Stato-Regioni dopo una lunga fase istruttoria e non senza robuste prese di posizione per ottenere la necessaria attenzione. Verrà superato il monopolio di fatto della lavorazione del plasma italiano consentendo la partecipazione alle gare per aggiudicarsi la lavorazione del plasma anche ad altre aziende europee, così come previsto obbligatoriamente all’interno dell’UE. Anche l’Accordo Interregionale Plasma, così come si è costruito dal 1999 ad oggi, verrà superato e si creeranno nuove e diverse aggregazioni interregionali.
ATTUALITÀ TRASFUSIONALE
ATTUALITÀ TRASFUSIONALE
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Lavorare, senza mangiarsi le unghie
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uesta lunga premessa serve a spiegare l’impegno notevole e pieno di responsabilità che i dirigenti segue a pg. 8 Avis, a ogni livello e ognuno
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È tempo anche per il Veneto
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l Veneto va avanti piano, troppo piano, nell’attuazione del 4° Piano Sangue e Plasma. Sapevamo di aver guardato lontano quando l’abbiamo scritto, ma i tempi della recessione economica non consentono arretramenti, semmai accelerazioni. La costruzione dei DIMT, i Dipartimenti Trasfusionali provinciali, deve sostanziarsi nella messa in rete dei dati trasfusionali e nella concentrazione dell’attività produttiva che ora si svolge parcellizzata in troppi luoghi della nostra Regione. È la raccolta delle donazioni che deve rimanere distribuita nel territorio per facilitare
l’accesso ai Donatori di Sangue, sia a gestione diretta pubblica, che a gestione convenzionata della nostra Associazione, l’Avis.
Gli Uffici di Chiamata
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ompito ormai ineludibile della nostra associazione è la gestione del flusso dei donatori, attraverso gli Uffici di Chiamata Avis. Questi hanno diversi obiettivi: l’allineamento costante delle donazioni alle necessità degli ammalati, evitando un numero eccessivo di donazioni in alcuni periodi e carenze in altri, con emergenze evitabili se saremo meglio organizzati; il recupero di donatori ritardatari che vengono sollecitati; il richiamo per i controlli dei donatori temporaneamente sospesi per motivi sanitari, perché non si dimentichino di fare i controlli e quindi riprendano quanto prima le donazioni; l’utilizzo ottimale delle sale di prelievo per evitare sprechi di personale (sempre più scarso per le difficoltà di bilancio delle aziende sanitarie), dimensionato per un certo numero di prelievi e di donatori e che non è accettabile finiscano la giornata con poche unità di sangue raccolte. I donatori attraverso l’Ufficio di Chiamata possono anche prenotare la propria donazione risparmiando il proprio tempo e con un servizio più puntuale e personalizzato. Laddove questo si è già fatto (emblematici la provincia di Rovigo e l’Ulss 1 di Belluno!) le donazioni per 1000 abitanti sono assai più numerose e i donatori più soddisfatti (vedi la tabella a pagina 7).
Alla fine e al principio ci sono le PERSONE: Ammalati e Donatori
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a alla fine o al principio di tutto ci siamo noi donatori e donatrici, con il nostro meraviglioso gesto altruistico, solidale e disinteressato, ma appassionato. Queste righe vogliono farvi capire le grandi sfide che tutto il Sistema trasfusionale italiano e nello specifico il Veneto, ha di fronte, ma sempre partendo dal nostro dono; senza di esso non ci sarebbero queste sfide organizzative e sanitarie. Soprattutto senza il nostro dono non ci sarebbero le formidabili cure che oggi scienza e professione mettono a disposizione dei medici per evitare sofferenze e lutti. È per gli ammalati, per i nostri ammalati, che tutti ci sproniamo per donare e per costruire il miglior Sistema trasfusionale; sia il Veneto che l’Italia intera hanno tutti i mezzi, le competenze, le intelligenze e la sensibilità necessarie per farlo. Non possiamo accontentarci di meno e non lo faremo. Buona donazione a tutti/e e i migliori auguri per le Festività Natalizie a voi e alle vostre famiglie. Bernardino Spaliviero
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Italia/Europa un confronto sulla qualità U
na due giorni intensa per 130 a Treviso con Avis poi riferiti dal presidente nazionale Avis Vincenzo nazionale e Fiods (Federazione internazionale Saturni. Il presidente nazionale ha sottolineato come organizzazioni donatori sangue) presieduta quest’ultima sia urgente per tutte le regioni, ancora indietro nel dall’italiano Gianfranco Massaro). Venerdì 21 ottobre processo di accreditamento dei Centri e certificazione a Mogliano, presso Villa Braida, erano presenti numerosi di qualità del plasma, recuperare sulle realtà regionali primari dei Centri trasfusionali del Veneto per la prima più avanzate per entrare in Europa in modo unitario. parte, quella più “internazionale”, del momento di Il rischio concreto, per chi non sarà in regola con le riflessione e aggiornamento sul percorso di sicurezza e norme PMF, è quello di ritrovarsi con il plasma autosufficienza del sistema trasfusionale italiano. Il inutilizzabile perché non idoneo alla trasformazione panorama europeo e mondiale è stato esposto dalla in emoderivati. Gli onori di casa, nella sede della dott.ssa Karin Magnussen responsabile del comitato Provincia, sono stati fatti dall’assessore Paolo Speranzon, medico della Fiods. L’assetto del percorso di qualità da sempre vicino all’Avis, che ha seguito tutti i lavori del sangue italiano è del convegno. Moderatori stato invece descritto il presidente dell’Avis puntualmente dal dott. Anche i rappresentanti Fiods in un Provinciale, Gino Foffano, Giuseppe Aprili, past interessante convegno a Treviso e quello regionale Alberto president della Simti (la Argentoni. Particolarmente società scientifica dei soddisfatti Foffano e trasfusionisti), che è intervenuto sostituendo l’attuale Argentoni: “La scelta di Avis nazionale e di Fiods di presidente Claudio Velati, purtroppo indisposto per svolgere questo importante corso di approfondimento e la l’appuntamento trevigiano. Il confronto a livello riunione del comitato medico mondiale Fiods a Treviso e europeo, per quanto riguarda la sicurezza di plasma in Veneto ci riempie di soddisfazione. Questo soprattutto ed emoderivati, è nonostante tutto particolarmente perché i dati confermano come, grazie ai nostri volontari interessante per quanto riguarda l’Italia. Grazie alle ed ai dirigenti Avis che sono ogni giorno impegnati sul sinergie fra volontari e professionisti, infatti, oltre alla territorio, la situazione di qualità e quantità di sangue quasi completa autosufficienza di sangue e plasma, è ed emoderivati è garantita per ogni singolo ammalato. Il possibile assicurare un elevato standard di sicurezza e tutto nonostante le non poche difficoltà che come qualità. Un coacervo di “buone pratiche” che è stato associazione all’interno del Sistema sanitario ci ritroviamo rivendicato con un certo orgoglio dal dottor Aprili. Si ad affrontare sempre più ogni giorno”. Al convegno sono tratta comunque di uno standard che andrà certificato, giunti operatori sanitari e dirigenti associativi impegnati per ognuno dei Centri trasfusionali e di raccolta italiani, nei centri trasfusionali e dirigenti avisini da ogni parte entro il 2014 a livello UE per poter rientrare nel Plasma del nord Italia. Il corso ECM è stato organizzato Master File, essenziale per la libera circolazione degli in collaborazione con l’Avis regionale Lombardia. Beppe Castellano emoderivati italiani fuori dal Paese. Nel panorama italiano, su questo percorso di accreditamento e certificazione dei servizi trasfusionali, è in pole position il Veneto insieme al Friuli. È quanto ha riferito nella sua sua puntuale e articolata relazione di sabato 22 mattina – nel convegno ECM svoltosi presso la sede della Provincia a Treviso – il responsabile del Centro regionale sangue del Veneto, il dottor Antonio Breda. Tutti i chiaroscuri del Sistema trasfusionale del Paese sono stati
ATTUALITA’ TRASFUSIONALE
ATTUALITÀ TRASFUSIONALE
segue da pg. 7
per la sua parte, stanno intensificando progressivamente. Ci si mangia le unghie per essere costretti a questa difficile fase di trasformazione nel momento peggiore della crisi economica e istituzionale. Ma la spensieratezza passata ci obbliga ora a serrare le fila e anche i denti, evitando di mordere qualcuno per l’insipienza con la quale abbiamo dissipato, come Italia, le opportunità che c’erano per fare questo percorso. Ma recriminare non serve e non ci aiuta. Giova di più pensare ai nostri ammalati e ai nostri giovani e al loro futuro nella libera Unione Europea, se vogliamo evitar loro le condizioni di vita, lavoro e salute dell’apparentemente inarrestabile modello cinese.
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Banche estere e pubblicità ingannevole C
ome detto nell’editoriale del direttore a pag. 5, affrontiamo il problema delle “banche private” di cordone dando voce a due associazioni - rappresentate da due donne con esperienze familiari simili - che se ne occupano da vicino. proposito di Cordone Ombelicale l’utilizzo delle C.S.E. (Cellule staminali ematopoietiche) ha avuto negli ultimi anni un ampio impiego terapeutico finalizzato non solo alla cura di patologie tumorali ematologiche ma anche per curare alcune malattie genetiche, come la talassemia, per alcuni difetti metabolici e immunodeficienze. Il midollo osseo, fino a pochi anni fa unica fonte di C.S.E., vede oggi l’affiancamento di altre 2 importanti fonti di raccolta: da sangue periferico, previa stimolazione con fattori di crescita, e da cordone ombelicale. Le C.S.E. contenute nel cordone ombelicale vengono raccolte subito dopo la nascita del bimbo e devono essere conservate in azoto liquido a temperature al di sotto di – 150°C. Non tutti gli ospedali sono abilitati alla raccolta e l’idoneità del cordone ad essere bancato è stabilita da rigorosi criteri di selezione che coinvolgono la madre, il padre e il bambino in un arco di tempo che abbraccia i mesi precedenti il parto fino a sei mesi dopo la nascita. La risposta positiva a tutti i criteri selettivi è condizione necessaria finalizzata a garantire le maggiori probabilità di successo terapeutico a vantaggio dell’eventuale futuro paziente che usufruirà delle C.S.E. cordonali. Solo il 10% circa delle madri disponibili a donare il proprio cordone ombelicale vede soddisfatta la richiesta di conservazione delle proprie cellule cordonali, a scopo solidaristico, nelle banche del Sistema
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Sanitario Nazionale. La raccolta e la conservazione è assolutamente gratuita. Se l’Italia permette e tutela solo le proprie banche pubbliche di cordone ombelicale, quelle che si trovano presso le strutture ospedaliere autorizzate, non consentendo la presenza sul territorio nazionale delle banche private, una spiegazione c’è e trova origine in motivazioni prettamente scientifiche. Criteri standardizzati di raccolta, selezione, trasporto e conservazione del sangue cordonale. Il materiale per essere considerato idoneo ad essere conservato ai fini trapiantologici deve soddisfare prestabiliti test, qualitativi e quantitativi, prima, durante e dopo la nascita del bambino. Le banche private analizzano e conservano il cordone dopo l’avvenuta spedizione attraverso corrieri o direttamente per posta, senza controlli specifici. Tutti possono conservare il proprio cordone senza sottostare a criteri selettivi anamnestici. Il cordone conservato per uso privato è concettualmente inutilizzabile nonostante la perfetta compatibilità. La terapia trapiantologica di C.S.E. mira alla sostituzione di un sistema immunitario ammalato con uno sano. Se a un bambino ammalato ematologico, vengono infuse nuovamente le proprie cellule staminali precedentemente conservate è come restituirgli un sistema immunitario potenzialmente già malato venendo meno al principio di cura legato al trapianto. Se la malattia ematologica insorge in età adulta invece, la quantità di C.S.E. prelevate dal cordone ombelicale sarebbe comunque quantitativamente insufficiente per il trapianto, quindi inutilizzabile. Ad oggi di tutti i trapianti effettuati con C.S.E. di cordone ombelicale nessuno proviene da banche private. Quello che ancora una volta fa la differenza è l’informazione. Le banche private che allungano i propri tentacoli in Italia lo fanno approfittando proprio della disinformazione e della buona fede delle mamme, mettendo in bella mostra l’esempio di testimonials vip e facendo infimamente leva sulla sensibilità e sulla condizione psicologica delle madri che si apprestano a mettere al mondo una creatura, creando dei falsi sensi di colpa qualora, da brave madri, non dovessero pensare in ogni modo alla salute futura del nascituro. Alle madri arriva il messaggio: “Perché lo devi conservare nelle banche pubbliche privandoti della possibilità di usarlo solo per tuo figlio?” La chiamano Assicurazione Biologica: basta pagare 2-3.000 euro più una modesta quota annuale per stipulare una polizza-salute per tuo figlio. Quale buona madre non lo farebbe per suo figlio, per il suo futuro? Si può rinunciare alle ferie del prossimo anno e a qualche serata di pizza con gli amici, ma non a una simile opportunità! Niente di più falso e ingannevole! Attenzione! Ci vuole molta informazione in più per non cadere nella trappola del gatto e della volpe. Graziella Bazzoni - Le.Viss. (Leucemia Vissuta) Onlus - VR
Adoces: “promesse non fondate” T
ra i messaggi potenzialmente ingannevoli, c’è l’opzione offerta dalle banche private di conservare per un ipotetico futuro uso autologo il sangue cordonale come “assicurazione biologica”, al fine di curare i figli che si dovessero ammalare di una tra le numerose patologie gravi, spingendo i genitori verso una scelta impegnativa dal punto di vista economico (2.500-3.000 euro per ogni unità, più un canone annuale per la crioconservazione). Questa scelta è dimostrato essere non fondata e inutile. È, infatti, da sempre sconsigliata dalle Istituzioni, dalla Rete delle banche pubbliche italiane, dai Centri di trapianti italiani e internazionali e dalle Associazioni di volontariato. Dai dati emerge che delle 60.000 raccolte autologhe inviate a banche private estere in questi anni, nessuna è mai rientrata in Italia per essere utilizzata, mentre delle 25.000 donazioni solidali conservate nelle banche pubbliche, oltre mille sono state utilizzate a favore di pazienti in attesa di trapianto. Altra informazione potenzialmente ingannevole erogata dalle banche private, riguarda la mancanza di chiarezza sui tempi di conservazione: le banche indicano 20-25 anni, mentre in letteratura scientifica non esistono certezze di vitalità cellulare dopo i 1516 anni. L’istituzione di banche private in Italia è vietata per legge. Il Sistema sanitario nazionale garantisce già le tipologie di raccolta e di conservazione del sangue cordonale che sono utili ai malati e sono tutte ammesse ed erogate gratuitamente, come Livelli essenziali di assistenza, nelle strutture accreditate delle regioni. La Federazione Italiana Adoces (Associazioni donatori cellule staminali) si era rivolta all'Agenzia garante della concorrenza già nel luglio 2010, per chiedere che venisse effettuato un controllo sui contenuti di portali e volantini delle banche private, con l'obiettivo di tutelare i futuri genitori da false promesse e da strategie capaci di creare confusione, inducendoli ad un più facile consenso alla proposta di optare per la conservazione privata del sangue cordonale dei figli. Non solo, lo scorso 14 giugno, alla tavola rotonda organizzata al Sanit di Roma “Il sangue cordonale in Europa: risorsa o business?” era intervenuto il dirigente dell'Antitrust Marco Venanzi, che ha seguito interamente i lavori. E nel recente Rapporto Adoces 2011, il presidente Licinio Contu ha ribadito: “Per convincere i genitori a consegnare loro il sangue del cordone dei figli per una conservazione personale, a parte le ragioni oneste, ma irrilevanti in merito alla validità della conservazione autologa del sangue cordonale per futuri tra-
pianti, le banche private si servono di strategie che consistono nel cambiare o camuffare l’oggetto della controversia, cosicché possa apparire interessante ed accettabile una proposta altrimenti insostenibile. Ricordiamo, ancora una volta, che l’oggetto del contendere tra pubblico e privato è la conservazione a lungo termine del sangue del cordone di neonati sani per eventuali futuri usi terapeutici autologhi. Tale opzione è offerta dalle banche private estere e dalle loro agenzie di intermediazione ai genitori come “assicurazione biologica” per i figli. L'appello all'Antitrust e il Rapporto 2011 da poco diffuso sono azioni che rientrano in un impegno pluriennale di Adoces nel diffondere una corretta informazione circa le reali possibilità di utilizzo del sangue cordonale e nel sostenere la donazione solidale, ad oggi l'unica opzione rivelatasi efficace e utile. In questo percorso si annoverano anche le campagne informative nazionali promosse dall'associazione nel 2009 e nel 2010 e la recente audizione al Parlamento Europeo (15 marzo 2011) del Comitato italo–francesce per il buon uso del sangue cordonale, promosso da Adoces, durante la quale è stato chiesto che l'utilizzo del sangue cordonale venga adeguatamente regolamentato in Europa e per limitare, se non impedire, “la deriva mercantile” generata dal business privato del sangue del cordone. La Federazione italiana Adoces esprime vivo apprezzamento per la decisione dell'Antitrust di contestare a sei banche private per la conservazione del sangue cordonale, la pubblicità presente in siti internet e materiali divulgativi, perché ingannevole. Ora l'auspicio di Adoces è che vengano stabilite regole certe, con opportune sanzioni per coloro che non rispettano le disposizioni che le leggi italiane prevedono in relazione alle attività di raccolta, trasporto, processazione, conservazione e rilascio delle unità di sangue cordonale”. Per informazioni: Adoces-programma sangue cordonale tel. 0422 405179, email: dmoric.tv@libero.it.
IL FATTO: SANGUE CORDONALE
IL FATTO: SANGUE CORDONALE
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Alice Vendramin Bandiera vicepresidente Adoces nazionale (nella foto due attiviste Admor-Adoces in un recente convegno, ndr) 11
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CONVEGNI
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’aula “Morgagni”, presso il Policlinico di Padova, ha ospitato il 5 novembre un convegno molto interessante dal punto di vista informativo, organizzato dalle dieci associazioni del dono del Veneto: oltre ad Avis e Fidas, Acti (Associazione cardio trapiantati), Admo (donatori di midollo osseo), ADoCeS (donatori cellule staminali), Aido (donatori di organi, tessuti e cellule), Ail (associazione contro le leucemie e i linfomi), Aned (associazione emodializzati), Avlt (associazione veneta lotta alla talassemia) e Lagev (libera associazione genitori ed emofilici veneti). Il titolo “2011: Tempo di donarsi” ha voluto richiamare al gesto straordinario del dono di sé al prossimo che soffre e il luogo (il Policlinico) era lo
stesso in cui, il 14 novembre 1985, avvenne il primo trapianto di cuore in Italia. L’equipe dell’indimenticato professor Vincenzo Gallucci trapiantò, infatti, il cuore di un giovane morto in un incidente al padovano Ilario Lazzari. In sala oltre un centinaio di persone, tra le quali moltissimi giovani studenti di Istituti superiori padovani. Dopo il saluto delle autorità e il benvenuto da parte dei responsabili delle associazioni, sono state esposte le relazioni di chi ogni giorno opera nel campo del dono e di chi ha ricevuto. Il primo a intervenire è stato il prof. Gino Gerosa, professore ordinario di chirurgia cardiaca dell’Università degli Studi di Padova, che è riuscito a spiegare con parole semplici e immagini, la difficile operazione di sostituzione di un cuore, sia da trapianto umano che con un cuore artificiale. Per i non addetti ai lavori, è stata una lezione di anatomia cardiaca che difficilmente potrà essere dimenticata, lungamente applaudita. È stata, poi, la volta del dott. Andrea Oliviero, presidente nazionale delle Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani) e portavoce del Terzo settore, che ha parlato di “Carta dei Valori” del volontariato, sottolineando l’importanza di tale esperienza dal punto di vista umano, morale, sociale, altruistico e personale, per il senso di gratificazione che riesce a trasmettere a chi si dedica a questo genere di attività, evidenziando che solo chi vi partecipa può valutare appieno questa forma di altruismo gratuito. Il terzo settore è stato presentato in modo eccellente.
Emozionante l’intervento di Luigi Bergamin (foto sotto), settantenne di Arsego, trapiantato di cuore 17 anni fa. “Ero morto - ha detto - non respiravo, avevo i giorni contati. Ma poi è arrivato un cuore nuovo, di un giovane diciassettenne e sono rinato, sono diventato un’altra persona, ho ricominciato a vivere, a raccontare a tutti la mia nuova vita. Dalla gioia ho telefonato a tutti quelli che conoscevo. Ero diventato un altro uomo, allegro, vivace, come sono oggi, dopo 17 anni. Non sarò mai abbastanza grato al donatore, anche se non l’ho conosciuto, e ai suoi familiari con i quali sono rimasto in contatto. Il cuore di un ragazzo mi ha ridato la voglia di vivere”. Ne è seguita una tavola rotonda, con moderatrice Fabiana Pesci giornalista de “Il Mattino” di Padova, cui sono intervenuti anche un medico legale e la dott.ssa Giustina De Silvestri direttore del Centro
trasfusionale di Padova che hanno risposto in maniera esaustiva alle domande dei giovani presenti. In merito alla donazione del sangue, significative le parole del coordinatore delle Associazioni del Dono, Francesco Joppi, vice presidente regionale Avis “Non serve diventare vigile del fuoco per salvare una vita. Nemmeno essere un chirurgo, un agente speciale, un carabiniere, un prete. Basta un atto di altruismo, come potrebbe essere la donazione del sangue: per entrare nell’esercito dei donatori è sufficiente aver compiuto diciotto anni, pesare più di 50 chili e godere di un buono stato di salute”. Il convegno ha avuto il patrocinio della Regione Veneto, della Provincia e del Comune di Padova, del Centro Servizi per il volontariato della provincia di Padova, dell’Università degli Studi e dell’Ufficio scoOttaviano Cereser lastico territoriale di Padova.
CONVEGNI
“Tempo di donarsi”, il convegno a Padova di 10 Associazioni del Dono
Italia a buon punto per i trapianti, ma mentre s’aspetta si muore ancora L
’Italia è uno dei paesi europei con il maggior numero di trapianti ogni anno, eppure nel 2010 sono morte 511 persone mentre erano ancora in attesa di un organo. Sono i dati emersi dal rapporto annuale mondiale sui trapianti presentato il 22 ottobre a Strasburgo in occasione della Giornata europea dei trapianti. In particolare, 159 persone attendevano un rene, 195 erano in lista d’attesa per un fegato, 98 avevano bisogno di un cuore e 59 erano in attesa di un trapianto di
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polmoni. Il dottor Rafael Matesanz, direttore dell’Organizzazione spagnola per i trapianti (Ont) uno dei maggiori esperti mondiali del settore che ha realizzato il rapporto in collaborazione con il Consiglio d’Europa - ha affermato come: “l’Italia potrebbe fare molto meglio di quanto già fa finora. Questo se tutte le regioni fossero in grado di riorganizzare il sistema, come è già stato fatto in Toscana. Inoltre, le Regioni dovrebbero migliorare le procedure per ottenere il consenso delle famiglie all’espianto”. Con la giornata europea della donazione e del trapianto di organi, il Consiglio d’Europa - che lavora su queste tematiche dagli anni 50 - vuole da un lato incoraggiare il dibattito sul tema e dall’altro stimolare soprattutto i ministeri della salute affinché sviluppino e promuovano delle procedure trasparenti ed etiche che salvaguardino il bene e il rispetto sia dei donatori, sia di coloro che ricevono gli organi. Ma
com’è la situazione in Veneto? Oltre ai donatori di organi, per supportare gli interventi trapiantologici, servono anche centinaia di donatori di sangue ed emocomponenti: “Se il sangue salva una vita, il trapianto la può moltiplicare, ma bisogna ricordare che nessun laboratorio è ancora in grado di produrre sangue e organi, che possono solo essere donati - dice Bertilla Troietto, vice presidente regionale Aido (foto a destra) - la rete nazionale dei trapianti in Italia è un sistema assai efficiente. Funziona 24 ore su 24: coordina i prelievi e i trapianti. Nonostante siamo il terzo Paese in Europa per numero di donatori (22,9 per milione di popolazione), in Italia si registra ancora un 30% di rifiuto alla donazione di organi. I dati parlano chiaro: sono più di 9 mila gli italiani in attesa di ricevere un fegato, un cuore, i polmoni, i reni. Solo uno su tre potrà ricevere un organo. Per gli altri o una lista d’attesa che non lascia speranze o sarà la fine. Cosa bisogna fare
allora? La responsabilità sociale è la svolta della donazione. Va supportata non solo attraverso un sistema sanitario che assicuri risultati ma anche attraverso la diffusione di un’informazione continua e trasparente per chiarire soprattutto gli aspetti più controversi come, per esempio, le modalità di accertamento della morte cerebrale, le garanzie del rispetto delle volontà del potenziale donatore e dei familiari, la trasparenza delle liste d’attesa. A Padova quest’anno (i dati si fermano al 7 settembre) ci sono stati 23 donatori effettivi pari a un 36,5 per milione di popolazione: ancora troppo pochi. Nel Veneto 82 donatori effettivi con un timido 22,8 per milione di popolaBeppe Castellano zione”. 13
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TELETHON 2012
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uest’anno Avis e TeleThon festeggiano un anniversario: 10 anni “di matrimonio”. Fu nel 2001, infatti, che le Avis per la prima volta entrarono nella squadra di TeleThon per raccogliere fondi a favore della ricerca genetica. Furono 195, allora, le sedi che aderirono. A quell’epoca, in verità, tutto fu un po’ alla “garibaldina”. Le Avis non erano esperte di fund raising, tantomeno di quello organizzato e sostenuto dalla TV. Per Avis nazionale - il cui animatore del progetto fu il “nostro” consigliere nazionale Alberto Cicerone - la macchina organizzativa del Comitato Fondazione TeleThon era una novità totale. Ostico fu poi l’incontroscontro con la RAI al Teatro delle Vittorie, nel corso della prima “maratona”... Eppure l’entusiasmo fece andare quella raccolta (tra l’altro la prima in euro) oltre le più rosee previsioni. 351mila euro furono i fondi raccolti dalle Avis sulle piazze e in ogni dove in Italia. Da allora sono cresciute le Avis aderenti - una media di 350 l’anno, nel 2010 sono state 359 - e stabili sono rimasti pure gli importi della raccolta che ha complessivamente sfiorato i 4 milioni di euro.
Quest’anno le Avis, forse, saranno un po’ meno, come ha detto Francesco Joppi in un recente convegno. Lo scorso anno, in verità, c’è stata anche una lieve flessione della raccolta “diretta”: 305.232 euro quella “certificata”. “Ciò che con Avis non è mai completamente certificabile - ci dicono da TeleThon - è la “spinta” a donare dei cittadini grazie alla fiducia e alla notorietà dei due “marchi” congiunti”. Molti sono infatti i donatori Avis che, vedendo la propria Avis impegnata, magari non versano direttamente tramite le sedi di base, ma non mancano di farlo in modo anonimo, come sono abituati con il dono del sangue. Quest’anno si riparte, comunque, e alla grande. Verrà “adottato” da Avis, infatti, il nono progetto dedicato ad una malattia genetica del sangue. Si tratta di una una ricerca che riguarda molto da vicino il Veneto, visto che è condotta all’Università di Verona. La riportiamo nella pagina accanto. Anche quest’anno tutte le Avis avranno a disposizione un kit di prodotti solidali per la “raccolta on the road”, durante la maratona televisiva prevista quest’anno per il 16, 17 e 18 dicembre. Novità del 2012 è quella che, in primavera fra aprile e giugno, vi saranno altre 10 maratone per Telethon. Ma si tratta di maratone “vere”, dove si corre e si cammina che Telethon organizzerà in contemporanea - coinvolgendo le rispettive Avis - in 10 grandi città d’Italia. Si prevedono centinaia di migliaia di partecipanti e, probabilmente, sarà coinvolto anche uno dei capoluoghi del Veneto. Un’altra grande occasione per portare fra la popolazione il messaggio di solidarietà verso la ricerca e, perché no, anche verso il dono del sangue. Sarà come sempre a disposizione di tutte le Avis aderenti fino a giugno la segreteria della regionale Veneto cui è stato affidato anche quest’anno il coordinamento del progetto di raccolta. Eccovi numeri e mail dedicati: segreteria.telethon@avisveneto.it - 0422 320316 - fax 0422 325042). Buon lavoro a tutti e... Superiamoci! Beppe Castellano
Robbio Lomellina e San Felice a Cancello, amici-sfidanti
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he il Veneto sia la regione più “prolifica”, sia come adesioni di Avis (circa il 20% delle Comunali), sia come raccolta (con Verona come provincia più “produttiva” in Italia, seguita da Treviso) è un fatto. Riconosciuto pure da TeleThon. Qui accanto, invece, ci sono i rappresentanti di due Avis comunali, piccole ma attivissime: Robbio Lomellina (Pavia) e San Felice a Cancello (Caserta). Un asse nord-sud di solidarietà, inventiva e fantasia per raccogliere fondi che non ha uguali. Si accettano scommesse su chi, quest’anno, supererà l’altra come somma raccolta. Fin dall’inizio hanno ambedue veleggiato ben oltre i 10mila euro. Auguri.
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E quest’anno si lotta contro la... Corea S
egni particolari: globuli rossi a forma di foglia di acanto. È il caso della coreoacantocitosi, una grave malattia ereditaria che colpisce il sistema nervoso: a chiarirne i meccanismi è Lucia De Franceschi del Dipartimento di Medicina dell'Università di Verona, diretto dal professor Antonio Lupo, grazie a un progetto finanziato da Telethon e dall'ateneo e “adottato” da Avis. Pubblicata sulle pagine di Blood, la ricerca identifica e svela nuovi meccanismi funzionali nei globuli rossi anomali di questi pazienti. La coreoacantocitosi è una malattia neurodegenerativa progressiva che si manifesta con movimenti involontari (corea), disturbi cognitivi e del comportamento, difficoltà nel parlare e nel mangiare. La malattia si manifesta in media a 35 anni di età e l'aspettativa di vita è ridotta. A differenza della corea di Huntington, per cui gli individui affetti hanno il 50 per cento di possibilità di trasmettere la malattia ai propri figli, la coreoacantocitosi si trasmette in modalità recessiva: ciascun figlio di una coppia di portatori sani ha il 25 per cento di probabilità di essere malato. Elemento distintivo di questa patologia, inoltre, è la forma dei globuli rossi: negli individui affetti queste cellule del sangue, se osservate al microscopio, anziché apparire di forma circolare presentano contorni irregolari, appunto paragonabili alla forma delle foglie d'acanto (acantociti). Per questa malattia non solo non esiste terapia, ma c'è ancora molto da capire sui meccanismi molecolari alla base della sua insorgenza. Grazie al lavoro dei ricercatori Telethon, però, si è chiarita la via da seguire per progettare una cura. Come spiega De Franceschi, «la presenza di globuli rossi dalla forma irregolare si riscontra anche in altre neuropatie. In questo studio, però, abbiamo descritto
un meccanismo specifico con cui si formano gli acantociti nei pazienti affetti da coreoacantocitosi. Confrontando le proteine presenti nella membrana dei globuli rossi di pazienti e di individui sani, abbiamo dimostrato che, in caso di malattia, queste subiscono delle modificazioni chimiche che ne alterano la conformazione. Questo comporta il crollo dell'impalcatura che sostiene la membrana cellulare, da cui la forma frastagliata dei globuli rossi. A determinare queste alterazioni è una proteina, Lyn, che risulta troppo attiva nei pazienti». La comprensione del meccanismo con cui si formano gli acantociti è una tappa essenziale in vista del futuro sviluppo di una terapia per questa grave malattia: «alcune delle proteine che compongono la membrana dei globuli rossi sono presenti anche nel cervello» spiega ancora De Franceschi. Eccola qua sotto, prima a sinistra, con il suo team di ricercatrici. Nel riquadro piccolo, invece, un globulo rosso “acantiforme”.
TELETHON 2012
I nostri dieci anni con TeleThon
A San Donà sono già scesi in campo dai primi d’ottobre
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nche quest'anno la comunale di San Donà di Piave ha aperto in Veneto la serie delle manifestazioni Avis-Telethon. È stato un bel pomeriggio di domenica, con la partecipazione di centinaia di cittadini per degustare le castagne cotte dagli avisini e abbondantemente innaffiate con ottimo vino bianco e nero, offerto dalle cantine "Luigino Mollon" di San Donà, vin brulè e tè preparati dagli alpini del basso Piave. È stato un momento di incontro dove si è parlato di Telethon e di Avis e, come ogni anno, il ricavato della manifestazione sarà devoluto ai progetti di ricerca. Ai presenti è stata data la possibilità di avere uno dei gadget messi a disposizione dall'organizzazione Telethon. Il numero delle presenze ha premiato l'Avis per il lavoro svolto, e l'impegno di avisini e alpini è stato motivo per dare l'appuntamento all'anno venturo. Grazie a tutti coloro che hanno collaborato. 15
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COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
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’Abds associazione a tutti gli effetti. E donazioni di sangue da volontari associati verso quota mille unità. Si registrano questi due straordinari “frutti”, in Sudamerica, nell’ambito del progetto “Dar Sangre es dar vida” che vede in prima linea Avis e Fidas Veneto. Dopo la costituzione dell’Associazione Boliviana donatori di Sangue (Abds), il 4 marzo del 2009, è arrivato infatti lo scorso 2 agosto il riconoscimento dell’associazione a livello nazionale da parte del Governo Autonomo dipartimentale di Cochabamba, che con il decreto n. 231 permette all’associazione di svolgere le proprie attività e di fare convenzioni con le strutture pubbliche (banchi di sangue) delegati dal Ministero per la materia. Si tratta di un passo in avanti fondamentale per i boliviani che hanno recepito il progetto, hanno preso coscienza delle proprie possibilità di cambiare le cose nel proprio Paese e si sono impegnati in prima persona. Basti pensare che a settembre del 2011 si sono contati già 24 gruppi di volontari e 738 sacche raccolte, arrivate a ottobre a 852. Un incremento che i rappresentati dell’Abds, don Eugenio Coter e Padre Alfredo Rizzi (foto sopra),
nostri referenti laggiù per il progetto, hanno previsto farà arrivare le donazioni a quota mille entro fine anno. Un bellissimo regalo di Natale per i tanti bisognosi di quel Paese e un gesto concreto di speranza per un futuro più uguale per tutti. Ma anche per noi veneti, dirigenti e donatori, che da alcuni anni ci stiamo spendendo in molti modi per aiutare la Bolivia ad avere un volontariato del sangue periodico e sicuro. L’Avis Veneto, sull’esperienza di progetti passati (Tanzania, Romania) e in corso (con la Croce Rossa di Lubiana-Slovenia e con gli emigrati veneti in Argentina per la nascita e la crescita di un’associazione di volontari periodici e associati, l’Avas) e la Fidas Veneto, supportano dal 2009, anche economicamente, la Pastorale della Salute dell’Arcidiocesi di Cochabamba, in Bolivia. Come abbiamo già avuto modo di scrivere su queste pagine, si tratta di un pro16
getto di formazione alla donazione della popolazione boliviana con finalità la costituzione di un’organizzazione di volontariato. A patrocinare il progetto, oltre all’Arcidiocesi di Cochabamba, anche il Ministero della Salute della Bolivia, la Regione Veneto, l’Istituto italiano per l’America latina e la Regione ecclesiastica del Triveneto. L’obiettivo era creare in Bolivia 40-50 gruppi di volontari (uno per parrocchia) per la donazione di sangue, motivarli, renderli coscienti sull’importanza di contribuire alla diminuzione dell’indice di mortalità per mancanza di sangue, renderli cittadini attivi e partecipi alla vita sociale e sanitaria di un territorio, ma anche intensificare la collaborazione con le istituzioni sanitarie pubbliche. Le motivazioni erano legate, infatti, alla mancanza di sangue in questa area del mondo. Da sempre un problema molto serio perché, ancor oggi, ogni giorno molte persone non hanno il sangue necessario per le cure e, qualche volta, per la vita. La sua scarsa disponibilità non consente una crescita del servizio sanitario del Paese e il prezzo economico richiesto ai pazienti per la preparazione delle unità del sangue, spesso, non è per loro sopportabile. La crescita della donazione volontaria ha anche l’obiettivo di ridurre, sino a zero, tale pagamento. In questi ultimi anni si è poi assistito a una crescita della richiesta non soddisfatta per circa il 60% ed esiste la necessità di aumentare la raccolta di almeno 10 mila litri di sangue (2025 mila sacche) e delle sue componenti plasmatiche. Risultava, infine, fondamentale organizzare gruppi di volontari periodici e controllati, superando, in prospettiva futura, il problema del sangue dato dai familiari e parenti o a pagamento, scientificamente meno sicuro e più costoso per le donazioni scartate per problemi sanitari. Si è subito iniziato a utilizzare gli ambulatori medici presenti in Cochabamba, vicini alle chiese dei paesi, gestiti dalle strutture religiose locali, con il contributo espresso dai cappellani ospedalieri e dai medici dei centri, per fare proselitismo. Si è realizzato materiale di sensibilizzazione e promozione del volontariato gratuito (cartaceo, messaggi radiofonici, striscioni stradali...), promozione attraverso la comunicazione sociale e religiosa, elaborazione di materiale per la formazione del pubblico, conferenze sul tema della promozione e su corretti stili di vita. È inoltre iniziata, dall’ottobre 2010, l’attività di raccolta, in accordo con le istituzioni locali che in questi mesi ha portato ai due suoi primi straordinari risultati. Informazioni sul sito internet www.avisveneto.it e sul sito boliviano www.cochabamba.bo. Francesco Magarotto
Il cerotto di Fabrica... parte seconda Q
uando si dona il sangue, la parte più dolorosa è “togliersi il cerotto”. Lo pensano i giovani protagonisti dell’ultima campagna ideata da Fabrica per l’Avis provinciale di Treviso. Presentata il 13 ottobre nella Sala Verde del Municipio di Treviso, ha l’obiettivo di indurre i giovani ad avvicinarsi al dono del sangue, un gesto che è anche uno stile di vita, per cui è necessario agire a livello culturale. È il secondo anno che i creativi di Fabrica (del Gruppo Benetton) firmano la campagna di sensibilizzazione dell’Avis provinciale, in collaborazione con il Comune di Treviso. L’assessore alla famiglia, Mauro Michielon, ha definito quella del sangue “la più alta forma di donazione, perché non si conosce il beneficiario” . Il manifesto dello scorso anno mostrava un ragazzo sorridente, Giovanni, con un grosso cerotto sul braccio che diceva che l’unico dolore del donare il sangue era togliersi il cerotto. Quest’anno i creativi hanno fatto sì che Giovanni invitasse al dono otto amici di diverse nazionalità e il risultato è un simpatico e accattivante manifesto che raffigura nove volti di giovani colti nella smorfia di fastidio che accompagna l’atto di staccarsi un cerotto. Una smorfia con cui i giovani dicono che è quello l’atto più doloroso della donazione del sangue. Omar Vulpinari, Expanded Media Director di Fabrica, nel ribadire la volontà di continuare a sostenere Avis provinciale, ha spiegato la scelta creativa: “Abbiamo voluto lavorare contro la paura legata all’atto della donazione, in primo luogo quella del dolore, e visto che il nostro target sono i giovani, abbiamo voluto che fossero altri giovani a portar loro il messaggio. I giovani, infatti, non vogliono sentirsi comandati e per creare consenso l’invito deve partire da loro pari”. Il presidente della provinciale, Gino Foffano, ha spiegato che la campagna è triennale (il prossimo manifesto sarà presentato nel 2013), che
Fabrica l’ha realizzata gratuitamente e che parte in forma di affissione, con la speranza di poter trasferirla (come già lo scorso anno) anche sugli autobus. Finanze permettendo! Per Fabrica si tratta di un ulteriore tassello nel mosaico delle collaborazioni con istituzioni nazionali e internazionali a favore di argomenti di carattere sociale, con particolare attenzione alla sfera della salute e della prevenzione: la pluriennale collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità per cui ha realizzato campagne contro il fumo, la tubercolosi, per la prevenzione degli incidenti ai bambini e per la sensibilizzazione sul tema della disabilità, solo per citare le più recenti. Il primo manifesto per Avis è stato esposto anche a Roma e Mosca, ed è stato richiesto all’Avis provinciale dai giovani donatori della Danimarca. Il nuovo manifesto, come il primo, è a disposizione di tutte le Avis che lo vogliano utilizzare e personalizzare. Laura Tuveri e Michela Rossato
CAMPAGNE PROMOZIONALI
Bolivia: la “figlia” Abds ha fatto mille!
Leo Burnett porta Avis su Facebook con www.salvaglilavita.it
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a campagna di comunicazione nazionale “Tuttidovremmofarlo” entra in una nuova fase con il lancio dell’iniziativa “Salvaglilavita” ideata da Leo Burnett. È on-line da poche settimane. Avis nazionale, quindi, si affaccia al mondo dei social network attraverso un'iniziativa volta a sensibilizzare i giovani alla donazione e ad aumentare il suo bacino d'utenza. L’idea nasce dalla volontà di catturare l’attenzione dei giovani in uno spazio a loro familiare, uno spazio in cui mantengono i contatti con i loro amici, condividono le loro foto e vivono la loro vita online: Facebook. Si tratta di un’operazione interattiva curata pro bono dall’agenzia Leo Burnett (www.salvaglilavita.it) che si appoggia a Facebook Connect, e fa vivere agli utenti l’esperienza di un incidente attraverso gli
occhi del ferito. Un’esperienza che si conclude con il flashback della vita di un loro amico. Alla fine del video, viene posta loro una semplice domanda: “Vuoi aiutare il tuo amico?” Cliccando “sì” ecco la possibilità di creare il proprio video personalizzato e condividerlo con tutti gli amici di Facebook. Terminato il percorso, gli utenti saranno indirizzati al sito tuttidovremmofarlo.it, dove un video di 20 secondi mostrerà loro quanto sia facile donare e dove potranno raccogliere tutte le informazioni per diventare donatori effettivi. Per aiutare Avis a diffondere l'iniziativa su Facebook, basta visitare www.salvaglilavita.it, creare il proprio video, condividerlo e cambiare l'immagine del profilo scegliendola tra una delle due immagini create apposta per l’operazione. 17
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’abbinamento risata e donazione si è rivelata subito perfetta. A rivelarlo sono sia il rendiconto che i dati numerici del tour “Riso fa Buon Sangue 2011” andato in scena nelle principali località venete. A scommettere sulla riuscita di questa felice intuizione è stato fin da subito Enrico Cibotto degli “Amici del Cabaret” di Lendinara, che dapprima ha organizzato un concorso di cabaret a livello nazionale in quel di Rovigo, al quale hanno preso parte comici emergenti provenienti da tutto lo stivale, e poi un fortunato tour di 12 date che ha fatto tappa a
nelle varie piazze. Questo grazie anche al cast degli artisti impegnati, che tra tour e selezioni ha visto salire sul palco 85 persone. Lo slogan, i video, le frasi celebri di “Riso fa Buon Sangue” sono stati visualizzati sulla pagina Facebook Rfbs da quasi 70.000 utenti (visite effettuate dal 53% uomini e 47% donne in età compresa tra i 18 e i 50 anni). Hanno, invece, visitato il sito Rfbs circa 10.000 persone e altre 65.000 mila si sono collegate sul canale You tube Rfbs (visite effettuate dal 70% uomini e 30% donne, fascia età dai 18 ai 44 anni). Anche gli spot
Este (foto della redazione sopra e in basso, ndr), Ceneselli, Villadose, Rovigo, Albarella, Lusia, Cittadella, Adria, Rosolina Mare, Belluno, Gaiba e Lazise. Il marchio dell’Avis regionale è stato dapprima portato nel locale Tempi Moderni di Rovigo, che ha ospitato da novembre a marzo tutte le selezioni del concorso riservato ai comici (in totale sono state 10 serate), per poi proseguire non solo a far ridere la gente, ma anche a raccogliere nuovi donatori Avis
realizzati dai comici si sono dimostrati abbastanza efficaci (visualizzazioni utenti al canale You tube Rfbs Spot Comico quasi 500). La media degli spettatori tra serate invernali e tour estivo è stata di 350 persone con i picchi maggiori riscontrati a Este (circa 3.000 persone) e Rosolina (circa 2.000 persone). Le iscrizioni di potenziali donatori Avis a Riso fa Buon Sangue durante il tour sono state 210, mentre tramite il sito 220. Quindi in teoria ci potrebbero essere circa 430 nuovi donatori Avis in una sola annata, grazie alla sinergia creatasi tra cabaret e Avis veneto. “Per la stagione 2012 abbiamo in mente nuovi progetti afferma entusiasta il direttore artistico, Enrico Cibotto - Scenografia multimediale, ragazze per iscrizioni telematiche su tablet, gestione e ampliamento struttura internet Facebook, You Tube, Twitter, Geotargetin Veneto, applicazioni per cellulari, tablet e android. Gestione e produzione nuovi filmati professionali per spot comici per Avis a professionisti dello spettacolo e non, produzione format comico televisivo da promuovere tramite televisioni locali del Veneto e altro ancora”. Tutto questo in nome di una sana risata, che spesso può anche voler dire portare ad Marco Scarazzatti avere nuovi donatori di sangue.
E già si ricomincia... da tre H
a preso il via al “Tempi Moderni” di Rovigo la terza edizione di “Riso fa Buon Sangue” e l’ottava edizione del premio “Peggio di cosi”. Il concorso nazionale di cabaret, abbinato all’Avis regionale Veneto e provinciale di Rovigo, organizzato dagli “Amici del cabaret” ha visto nelle prime due serate una grande anteprima, con due ospiti sul palco, mentre dalla terza serata in poi si svolgeranno le selezioni valide per l’accesso alla semifinale del 29 dicembre e alla finalissima, che con molta probabilità si svolgerà ancora a Rosolina Mare, verso la fine del mese di agosto. Sul palco si sono esibiti il 24 novembre da “Zelig Off ” e “Colorado Caffè”, l’artista torinese Giampiero Perone e Francesco Damiano. Gli accoppiamenti per le varie selezioni sono stati questi. Il 24 novembre: I Fusibili da Caltanissetta, Michael Capozzi da Torino, Michele Giunta di Rovigo, Duo di Coppe di Taglio di Po, Walter Pierino di Moncalieri. Ospite della serata Gigi Rock dalla trasmissione “Quelli che il calcio”. L’1 dicembre: Jack Giacopuzzi di Verona, Riccardo Tona di Modica, Oscar e Andre di Jesolo, Maurizio Bronzini di Piacenza, Mago Mergellino di Napoli. Ospite Max Pieriboni da Colorado Cafe. L’8 dicembre Cacio & Peppe da Roma, I Provvisori da Milano, Beatrice Bello da Padova, Alessandro Lupo
da Milano, Tony Tornado da Salerno. Ospiti Max e Scossa. Il 15 dicembre Paolo Brancati di Palermo, Luca Giardullo di Rimini, Salvo Mangano di Varese, Raffaele Rosati di Rimini, Marco Ferrari di Roma. Ospite Luca Klobas da Zelig Off. Il 22 dicembre Simone Marzocchi di Cervia, Ruben Spezzati di Brescia, Adelmo Monachese di Roma, Gigi Travostino di Vercelli, Renato Fogagnolo di Rovigo. Ospiti Maurizio Linetti e Giulio Nerici. “Novità di quest’anno è la collaborazione con la Dollywood Film che riprenderà tutte le serate - spiega Enrico Cibotto - I nostri comici emergenti stanno facendo fortuna. Francesco Damiano sarà protagonista di sei puntate di Zelig Off, Paolo Franceschini sta avendo un grande successo e presenterà la semifinale e finale, e il vincitore della seconda edizione, Ruben Marosha, ha vinto il “Festival di San Marino”. Tutte le notizie sui siti www.risofabuonsangue.it, e www.sorrididoamniandrapeggio.org e anche su: www.doliwood.com.
RISO FA BUON SANGUE 2012
RISO FA BUON SANGUE 2011
Bilancio del ‘Riso’: entusiasmante
Un gran successo pure per il 20° di Donare Avis
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l 14 ottobre scorso, a Lazise, si sono festeggiati i 20 anni di attività dell’associazione “Donare Avis”. Si tratta di un sodalizio fra 14 Comunali della Gardesana (Affi, Balconi di Pescantina, Bardolino, Caprino, Cavaion, Costermano, Garda, Lazise, Pescantina, Piovezzano/Pastrengo, San Zeno di Montagna, Settimo di Pescantina, Torri del Benàco, Vigasio) nato per fare insieme iniziative comuni, soprattutto di promozione. E insieme editano l’omo-
nimo periodico che arriva a tutti i donatori. Alla serata, che si è svolta all’interno della tre giorni del Volontariato (con altre 30 associazioni Onlus), hanno partecipato anche il presidente regionale Argentoni e il vice Magarotto. Donare Avis, per l’occasione, ha voluto offrire a donatori e ai volontari delle altre associazioni uno spettacolo di Riso fa Buon Sangue. Un grande successo per i comici “legati” all’Avis, più di 300 spettatori e applausi a gogo.
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Giovani “ombre rosse” all’assalto della dirigenza U
n bel forum di riflessione, quello dei giovani dell’Avis regionale di quest’anno. Ne abbiamo affidato la cronaca a Lidia Pastore, “ossevatrice obiettiva” della Consulta giovani Avis nazionale con il contributo di una delle infaticabili organizzatrici e di un giovane lombardo. “Assalto alla dirigenza” è il titolo un po’ provocatorio scelto per il Forum regionale giovani Avis Veneto, svoltosi a Dossobuono di Villafranca (Vr) nel weekend del 12 e 13 novembre e che ancora una volta ha dato ospitalità a ragazzi di altre regioni. L’argomento affrontato è forse visto da molti come scomodo, ma è senza dubbio necessario, soprattutto in previsione di un cambio generazionale nelle cariche avisine, che prima o poi dovrà attuarsi, in molti contesti già in occasione delle elezioni previste nel 2013. La due giorni di formazione, sia teorica sia pratica, è stata indirizzata in particolar modo ai più giovani in termini di esperienze e conoscenze avisine, ma è riuscita anche a far emergere constatazioni e considerazioni utili a coloro che vivono nel mondo Avis da diversi anni, quindi con un bagaglio di esperienze e conoscenze considerevole. Il forum si è contraddistinto per la partecipazione seria e consapevole dei giovani presenti, concentrati a raggiungere gli obiettivi prefissati. Come ogni evento, l’apertura dei lavori è stata affidata al presidente regionale Alberto Argentoni, ai dirigenti Avis del Veneto e alla responsabile del Gruppo Giovani, Manuela Fossa, seguita
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dalle due toccanti testimonianze di Graziella Bazzoni, presidente di un’associazione veronese (Le.Viss., Leucemia vissuta) e di Valeria Favorito una ragazza guarita dalla leucemia grazie al trapianto di midollo, oggi volontaria e giovane grintosa testimonial avisina. Entrambe (nella foto sotto con Manuela Fossa) hanno fatto riflettere e ricordare quello che è il ruolo fondamentale e responsabile di ciascun donatore. Il passo successivo è stato, invece, la presentazione da parte di Nereo Marchi e Luigi Piva della storia dell’Avis, della realtà in cui opera e l’analisi dello Statuto, delle cariche associative, aspetti che è necessario conoscere per “assaltare la dirigenza”. Successivamente ci si è suddivisi in gruppi per meglio analizzare singoli aspetti e ruoli (presidente, segretario, tesoriere e responsabile gruppo giovani) nell’Associazione. I giovani si sono confrontati narrando esperienze delle proprie realtà e dando vita, in tal modo, ad interessanti considerazioni e confronti, tesoro per la propria passata, presente e futura vita associativa. I lavori di gruppo, gestiti da preparati facilitatori di Avis Verona, sono proseguiti fino al momento della cena, a cui è seguita una bella serata di musica in compagnia. All’indomani mattina, dopo una definizione dei lavori suddivisi in gruppi, ci si è ritrovati in plenaria e simulato un vero e proprio Consiglio direttivo. Discutendo per l’organizzazione di una fantomatica festa sociale per i giovani, si è arrivati alla conclusione che la messa in atto di un “assalto” alla dirigenza deve avvenire rispettando chi è inserito già da tempo e stimolando contemporaneamente i nuovi arrivati, i giovani, quindi un assalto in piena regola fra “vecchio e nuovo”. Un approccio moderato potremmo dire, necessario per il pacifico futuro della mission di solidarietà dell’Avis. A mode-
rare la simulazione è intervenuto Oreste Ferrari, il quale ha saputo porre stimolanti interrogativi, spingendo i giovani a esporre interessanti osservazioni e spunti di riflessione. Gli interventi, le obiezioni e i confronti sono stati espressi liberamente, portando a volte ad apparenti salti tematici, come avviene nel brainstorming, ideale per stimolare la creatività, auspicata nei giovani nell’organizzazione della festa. Il tema interessava tutti da vicino, quindi il dibattito è stato acceso e movimentato. Sono emerse buone idee, alcune realizzabili altre meno, ma ciò che conta è stato lo spirito con il quale tutti si sono messi in gioco per dire la loro. Tale tecnica, probabilmente, è stata messa in atto in modo innato, ma ormai fatto proprio dai giovani avisini abituati a partecipare ai gruppi di lavoro tipici dei forum o degli eventi formativi avisini. Sono emerse stimolanti tematiche, note e non, tra le quali la significatività di alcuni momenti celebrativi, più o meno condivisi, come le benemerenze; l’importanza dei “simboli” per consolidare il senso di appartenenza all’associazione; la difficoltà nel riuscire a rintracciare una decisione condivisa e quindi il ruolo cruciale di un ottimo presidente nel saper mediare tra i consiglieri e tra questi e i giovani, nell’esser concreto, nel motivare, nel saper delegare e far squadra, nell’esser super partes… o supereroe? Fa riflettere, come a volte è già capitato, la propensione, anche all’interno del mondo del
volontariato, nel riuscire meglio a rintracciare le negatività contrariamente alle positività e all’elogio sincero. Rincuora la constatazione dell’orgoglio che si respira nella partecipazione attiva all’associazione, come la consapevolezza dell’importanza della formazione, che consente la crescita dell’associazione stessa attraverso momenti di confronto, di condivisione del bagaglio di conoscenze associative, pratiche e umane indispensabili a tutti coloro che vivono l’Avis, dai dirigenti ai volontari, dai senior ai giovani… al di là dell’età anagrafica! Tutta la platea è rimasta soddisfatta del buon esito del forum e speriamo che questo sia l’inizio della nascita di nuovi figure giovani anche a Lidia Pastore livello dirigenziale. Hanno collaborato Roberto Fontanino e Silvia Peddes
Torna TizianoAvis, a maggio le tappe in Veneto S i rinnova, con il prossimo tour “L’amore è una cosa semplice”, la collaborazione tra Tiziano Ferro e Avis (nella foto con la vicepresidente nazionale Rina Latu). Già presente con punti informativi durante la presentazione al suo Fan Club del nuovo album, il 19 novembre al Teatro D’Annunzio di Latina, l’Avis sarà accanto a Ferro durante tutti i suoi concerti. Una collaborazione ormai collaudata (sia con il tour “Nessuno è solo” del 2007 che “Alla mia età” del 2009) che vedrà postazioni e volontari avisini sensibilizzare al dono del sangue negli stadi e nei palazzetti dove il cantante si esibirà. Un messaggio rivolto soprattutto al mondo giovanile, attraverso una comunicazione diretta e chiara, in un clima di allegria e di gioia. Come deve essere il dono. Un messaggio di cui Tiziano Ferro, come già negli anni scorsi, si farà portavoce in giro per l’Italia invitando pure in prima persona, dal palco, i suoi fan a diventare donatori, “per ridare la speranza a chi ne ha bisogno”. Tiziano più volte ha, infatti, dichiarato che i giovani sono molto sensibili ai valori della solidarietà, ma che spesso non sono abbastanza informati. Questa nuova
collaborazione darà proprio la possibilità di lanciare messaggi positivi e di raggiungere le nuove generazioni attraverso il loro linguaggio, nel loro ambiente. In Veneto, le tappe del tour di Tiziano Ferro saranno il 7 maggio 2012 al Palaverde di Villorba (Tv) e il 10 Michela Rossato maggio all’Arena di Verona.
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Musica, Avis, scuola: tris vincente MUSICA NEL SANGUE 2012
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ono 57 gli Istituti Secondari della regione che di Verona e altre 11 di Vicenza. Dopo l’adesione, la hanno aderito alla quarta edizione di “Musica nel grande protagonista diventa la musica live: i ragazzi sangue”, il progetto che tramite la musica si propone delle scuole aderenti al progetto, potranno esprimere di sensibilizzare i giovani sul tema della donazione e, tutta la loro creatività musicale sui palchi allestiti nei sul lungo periodo, di promuovere la cultura della loro Istituti, di fronte a compagni, amici e professosolidarietà e del coinvolgimento diretto. La scuola è ri. E avranno l’occasione per partecipare nel contemsicuramente il luogo privilegiato per promuovere la po a un positivo e costruttivo confronto sul tema trasmissione e la rielaborazione della donazione di sangue, gradelle conoscenze, delle profeszie alla presenza dei volontari sionalità e delle capacità relazio- Parte la quarta edizione, delle diverse associazioni coinnali. Ma ha anche un ruolo fon- 57 scuole superiori iscritte volte nel progetto (Avis, Fidas e damentale nel contribuire a forAbvs Veneto). Gli studenti mare un orientamento di valori potranno orientare il loro repernei giovani, quale elemento significativo della loro torio seguendo le tre categorie del contest: musica identità personale: il originale, musica cover, musica originale sul tema volontariato a scuola può solidarietà (brani il cui contenuto verta su benevolenguidare nell’acquisizione za, comprensione, ascolto, empatia…). Sarà una giudi stili di vita positivi ria popolare a scegliere i 2 brani che rappresenteranimprontati alla partecipa- no l’Istituto e che verranno caricati sul portale zione e alla legalità, edu- www.musicanelsangue.it per essere votati dagli utencare all'ascolto e promuo- ti della community (entro il 31 marzo 2012). Le 36 vere la capacità di accor- canzoni selezionate dai fruitori del sito si sfideranno gersi dell'altro, superare la in due semifinali, che si terranno in due Istituti della mancanza di disponibilità regione (entro il 30 aprile): 24 saranno i finalisti che ad assumere ruoli di si contenderanno il titolo di vincitore (3 per ogni responsabilità in prima categoria) su un importante palco, di fronte a una persona. Ecco quindi che prestigiosa giuria di qualità (nel maggio 2012). “Musica nel sangue school Musica nel sangue è un progetto che non si rivolge contest” resta un progetto solo alle band scolastiche venete. Con Showcase, atteso e consolidato in contest musicale aperto a tutte le band italiane che Veneto. I 57 Istituti vogliono farsi conoscere, i singoli artisti o gruppi Superiori aderenti sono hanno tempo fino al 15 aprile 2012 per caricare la distribuiti in tutte e sette propria musica (brani o video) sul portale le province: 6 della pro- www.musicanelsangue.it. La community del sito e la vincia di Venezia, 6 di giuria di qualità decreteranno il miglior gruppo, che Belluno, 6 di Treviso, 13 avrà la possibilità di suonare come headliner alla finadi Padova, 4 di Rovigo, 11 le di “Musica nel sangue school contest”.
A guardia del Benàco
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hi vuole scoprire le bellezze del lago di Garda nella parte sud-orientale, deve per forza sostare a Lazise: importante centro turistico, agricolo e commerciale a 22 chilometri da Verona. Le origini di Lazise sono molto antiche, risalgono addirittura all’età del bronzo. Nel 1957, infatti, fu scoperta una necropoli dell’epoca in località Mondragon. Ci sono, inoltre, molte testimonianze romane e mantiene ancora oggi l’aspetto medievale, ricca di torri e mura merlate. A Lazise vennero concessi privilegi e diritti di pesca e pedaggio e nel 983, grazie a Ottone II diventò il primo comune libero di tutta la penisola. Una targa murata sul lungolago ricorda l’evento. Nel 1014 Enrico II di Baviera cedette l’abitato in feudo ad Antonio Bevilacqua, che fortificò la cittadina con mura e fossati e con la costruzione del castello. È simpatico sapere che Bevilacqua era un feudatario assolutamente astemio, pur trovandosi in una zona dove il vino viene qualificato come uno dei migliori del veronese. Fu nel XIII secolo che Lazise passò sotto la signorìa degli Scaligeri che fortificarono ulteriormente il castello e ne fecero un avamposto strategico e militare. Nel 1405 Venezia insediò una Capitaneria del lago, che ampliò la darsena (o dogana) difesa da una torre e dotò la cittadina di una piccola flotta. I veneziani dovettero subire parecchi attacchi, fu allora che il Provveditore Zaccaria Loredan incendiò la flotta (i resti della quale si trovano ancora adagiati sul fondo del lago) durante la guerra della Lega di Cambrai nel 1509. Nel 1517 Venezia tornò in possesso della città e nonostante i numerosi passaggi di mano e le numerose invasioni dei piemontesi e degli
austriaci, Lazise riuscì a difendersi e fu sempre ricostruita. Oggi si notano le forme veneziane con vie, calli e campielli tipici della Serenissima, una piccola Venezia all’interno delle mura di cinta, in cui si trova anche il Mastio. All’epoca medievale risalgono la chiesetta romanica di San Nicolò con affreschi del 1300, la Dogana Veneta del XIV secolo, da dove si controlla ancora oggi lo specchio del lago antistante e dove chi passava sulle acque doveva pagare il pedaggio: ecco il perché della dogana. Passeggiando lungo le mura si possono ammirare oltre alle torri, conservate in ottimo stato, le tre porte che ancor oggi sono gli ingressi principali del centro abitato. La porta maggiore o di San Zeno, uno dei santi protettori di Lazise, ha un mosaico molto bello sulla sinistra, con l’immagine del santo stesso. Continuando il cammino si nota la Torre delle Ore, che nel medioevo era munita di orologio e campane. Si incontra, quindi, il castello costruito sui resti di una villa romana e alcuni reperti del porto romano sono visibili nel giardino del castello, ora di proprietà privata. Si arriva così alla porta sud, la Porta del Lion, con un bassorilievo all’interno, “Il Leone di San Marco”. L’ultima porta agibile è la porta nord, quella di San Martino e al suo interno un altro mosaico interessante, l’effigie di San Martino con il castello di Lazise sullo sfondo e di fronte un bassorilievo della Madonna. Ma la cittadina è nota anche per la sua economia. Pur non disdegnando l’economia agricola, con i suoi oliveti, vigneti e frutteti che crescono sulle stupende colline moreniche, riparate dai freddi del nord dal Baldo, la montagna dei veronesi, la vera ricchezza di Lazise è il turismo. La tutela paesaggistica riesce ad attirare decine di migliaia di turisti, sia per il clima particolarmente benefico sia per gli undici campeggi classificati dalle 4 alle 5 stelle, dislocati lungo il lago. Basti un dato: i residenti in periodo normale sono poco più di 5.000, in primavera e in estate le presenze arrivano a più di 70mila. Merito, non ultimo, anche della gente cor-
diale, che parla volentieri con l’ospite e lo fa sentire a casa propria. L’affabilità degli abitanti è fondamentale per il turismo, vera risorsa per la valorizzare la bellezza del luogo. Di fronte a Lazise c’è il punto più largo del Benàco (Garda) e infinite sono le possibilità di passeggiate lungo il lago, di escursioni in barca, per godere di uno spettacolo unico del lago più grande d’Italia. La Dogana Veneta è il più grande edificio che, con San Nicolò, copre il lato sud del porto, in altri tempi frequentatissimo. La Dogana ebbe parecchi usi e destinazioni, non ultima la custodia della flotta del lago. È bene sapere che le galee furono trasportate da Venezia sul lago attraverso le montagne con l’impiego di migliaia di uomini e animali, fino al lago di Torbole per raggiungere Lazise. Ma il capoluogo non è il solo che merita di essere visitato. Pacengo è la frazione più importante del comune e scoperta forse come residenza dai romani, fu già comune durante la Repubblica di Venezia e solo nel 1811 passò definitivamente sotto Lazise. Però la frazione più interessante è Colà (Scarmenà) che indica che il paese era sparso sulle solatie colline moreniche prospicienti il Garda, terreno prettamente agricolo con coltivazioni particolarmente pregiate. Sempre Colà è famosa per il suo parco termale del Garda con le sue acque costantemente a 37-39 gradi. Veniamo ora alle manifestazioni di Lazise. La stagione si apre a luglio con la festa dell’ospite, a seguire “Il Premio Lazise d’oro” per l’artigianato moda, ad agosto. A settembre la mostra dei pittori del Garda e altri momenti culturali con rassegne e concerti, il primo week end di ottobre la Fiera internazionale dell’apicoltura e del miele, per poi chiudere la serie con la Fiera di San Martino, compatrono della città, l’11 e 12 novembre. A Colà, invece, a Carnevale c’è l’elezione del Re del Goto e il 5 e 6 agosto la sagra della Madonna della Neve. La manifestazione più importante è quella che riunisce decine di paesi rivieraschi del Garda: la Bandiera del Lago, regata che vanta oltre 500 anni
di storia. Protagonista è la Lega delle Bisse del Garda, barche di chiara derivazione dalle bissone veneziane, a fondo piatto con voga alla veneta. Al gruppo remiero vincitore della regata, spetta il diritto di partecipare alla sfilata storica sul Canal Grande a Venezia. L’importanza di questa manifestazione coinvolge praticamente tutto il Garda, da Salò a Peschiera. Fu Gabriele D’Annunzio uno dei più accesi sostenitori della Lega delle Bisse e ancora oggi è possibile ammirare, presso il museo di Lazise, il bellissimo trofeo che commissionò allo scultore Colbertaldo. Quelle che furono costruite come barche da parata per i nobili veneziani, oggi offrono un vero e proprio momento ludico-remiero molto applaudito. Vorremmo raccontare tante altre cose di Lazise, ma è giusto che sia il turista in visita a scoprirle da solo e trovare tanti angoli di questo centro delizioso e unico, come lo ha definito Gianni Faccioli, presidente dell’Avis, innamorato del suo paese e anfitrione per noi. Chiudiamo queste brevi note ricordando agli amici avisini veneti che proprio qui, a Lazise, si svolgerà l’assemblea regionale veneta il 21 aprile 2012, ospite di quel gioiello che è la Dogana Veneta (foto sotto), che un restauro recente ha reso uno dei più eleganti ed esclusivi luoghi per eventi della provincia di Ottaviano Cereser Verona.
IL BELLO DEL VENETO
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Dai Romani alla Serenissima
Info su Lazise: 045/758114 – 045/7580573
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LE SETTE SORELLE
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’eccellenza in campo medico-sanitario, di cui noi veronesi andiamo orgogliosi, rende oggi possibile un maggior numero di interventi, di routine, d’elezione o per effettuare trapianti, richiedendo di conseguenza sempre più sacche di sangue. A Verona e provincia servono circa 70.000 donazioni l’anno, praticamente 200 ogni giorno, compresi quelli festivi. Una quantità consistente e continua, cui non è possibile rinunciare se si vuole avere la certezza che ogni ammalato e infortunato possa ricevere una adeguata assistenza al momento del bisogno. Per questo occorrono più donatori. L’invito viene rivolto in questo periodo dall’Avis veronese mediante una campagna di sensibilizzazione, realizzata con lo studio grafico Elena Fattorelli, che ha per soggetto una coppia di innamorati che si bacia davanti al balcone di Giulietta. “Poche storie! Abbiamo bisogno di autentici gesti d’amore”, questo il messaggio che si rifà alla mitica storia d’amore fra Giulietta e Romeo che appassiona gli innamorati di tutto il mondo attirandoli nella nostra città. Storia o leggenda che sia, può paragonarsi al grande gesto d’amore del dono del sangue proposto ai cittadini. La pubblichiamo in terza di copertina. “Da donazione responsabile a responsabilità associativa” era invece il titolo del corso di formazione organizzato dall’Avis provinciale di Verona, in collaborazione e con il sostegno del Centro servizi per il volontariato, effettuato tra ottobre e novembre. L’iniziativa ha avuto
un lusinghiero successo: ben 80 sono state le presenze al corso tra Verona e Legnago. L’obiettivo del percorso formativo era di preparare nuovi soci alla dirigenza futura, anche in relazione al rinnovo delle cariche avisine nel 2013, ma anche avvicinare allo spirito dell’associazione nuovi soci con incontri approfonditi ed esperti del settore. Molti dei giovani partecipanti hanno poi dato vita (vedi servizio a pag. 20) alla due giorni di formazione del Forum Giovani regionale svoltosi a Dossobuono di Villafranca il 12 e 13 novembre. Riteniamo che questi siano stati due momenti ideali per favorire l’inserimento di nuove risorse, in particolare giovani, che con freschezza ed entusiasmo potranno proseguire attivamente nella nostra mission che è diffondere la cultura della donazione, assicurando sempre il sangue a sufficienza negli ospedali. Piergiorgio Lorenzini, presidente Avis provinciale
n occasione della 48° Giornata del donatore, l’Avis di Caprino Veronese ha consegnato il distintivo d’oro con smeraldo per aver effettuato 100 donazioni
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rmai da dieci anni l’Avis veronese organizza incontri formativi con i ragazzi dell’85° reggimento della caserma Duca di Montorio-Verona. Ben oltre seicento erano i militari, freschi di giuramento, all’appuntamento di lunedì 24 ottobre. “Questi giovani arrivano da tutta Italia - spiega Piergiorgio Lorenzini, presidente Avis provinciale, che era affiancato nell’occasione dal vicepresidente regionale Francesco Joppi e dal consigliere regionale Carlo Foresti - non sappiamo quanti di loro diventeranno donatori e se lo faranno a Verona, ma speriamo che aiutino a diffondere la cultura del volontariato e lo spirito di solidarietà”. Ogni anno l’Avis organizza quattro incontri per spiegare le modalità della donazione e come quei pochi minuti possono salvare molte vite. A questo era presente anche la dottoressa Claudia Roatta, che ha brillantemente spiegato l’utilità e le finalità della donazione di sangue. “La nostra missione
è essere al servizio della cittadinanza - ricorda il colonnello Pierpaolo Giacomini - è nostro dovere metterci a disposizione di iniziative di solidarietà. I ragazzi devono essere formati non solo militarmente, ma anche dal punto di vista culturale per far crescere un forte senso civico”.
Sant’Anna d’Alfaedo, una sfida a calcio e... fornello
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Quando valgono le tre “S”: Sport, Salute, Solidarietà
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Avis suona l’adunata, l’85° risponde LE SETTE SORELLE
Poche storie... e tanta formazione
a Maurizio Marogna. Maurizio insegna scienze motorie all’Istituto professionale servizi alberghieri e della ristorazione (Ipsar) Carnacina di Bardolino ed è uno sportivo. Oltre 180 sono state le vittorie in gare dilettantistiche in bicicletta, è stato 74 volte campione lombardo e italiano e vanta due titoli mondiali a cronometro in Austria e Slovenia. Ha conseguito innumerevoli risultati anche in altre discipline, come vela e sci, sempre coniugando lo sport con la donazione di sangue. Donare sangue non crea assolutamente alcun problema per il fisico e Maurizio è la testimonianza lampante che sport e donazione possono “andare a braccetto”. Possiamo affermare che mai, come in questo caso, è più valido lo slogan delle tre ”S”: sport, salute, solidarietà.
el comune di Sant’Anna d’Alfaedo si è tenuta la terza edizione del torneo di calcio a sette "Piccola Cina”, fra le tre frazioni Ronconi, Ceredo e Cescatto. Quattro le squadre che si sono date battaglia, arrivando alla finale. Questo torneo (che trova la sponsorizzazione dell’Avis) si diversifica da tutti gli altri poiché, oltre a vedere la partecipazione obbligatoria in campo di due donne, punta sullo spirito di squadra, al di là delle capacità sportive, per cui giocano molti che di calcio sanno e praticano ben poco. La riuscita del torneo è stata garantita da ottime cuoche post-partita che hanno preparato pastasciutte, gnocchi e torte e da un più che valido sostegno: l’Avis! Con la certezza che queste iniziative servono a farci stare assieme e a promuovere la donazione, il prossimo appuntamento è già fissato per il 2012.
Un grazie alle Avis dalla scuola alluvionata di Monteforte
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seguito dell’alluvione del novembre 2010 nell’est veronese, l’Avis provinciale aveva aperto una sottoscrizione invitando le Avis comunali a partecipare. La somma raccolta è stata consegnata al preside dell’Istituto comprensivo di Monteforte d’Alpone per un intervento di risanamento nella struttura della scuola. I lavori sono stati eseguiti. Ecco la lettera inviataci dagli alunni della scuola: “I primi giorni di novembre dello scorso anno sono stati davvero tragici per noi abitanti di Monteforte d’Alpone. Purtroppo l’alluvione, con la sua violenza, ha invaso gran parte del nostro paese, facendo
cadere nella disperazione molte persone. Quell’acqua fangosa ha raggiunto anche il cortile della scuola, le gradinate e ha danneggiato perfino le due porte dell’edificio scolastico, che già erano piuttosto vecchie e insicure. Per fortuna, però, voi rappresentanti dell’Avis, che siete abituati a donare la vita agli altri, ci avete offerto il contributo per sostituire i due portoncini d’ingresso. Ora la facciata della scuola è più bella e anche più sicura. Noi bambini di quinta vi ringraziamo a nome dei 335 alunni della scuola Primaria “Bruno Anzolin”. Sara Martinelli e gli alunni delle classi quinte A, B e C 27
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he un immigrato chieda di diventare donatore di sangue è cosa apprezzabile, anche se è piuttosto rara. Ma che lo chieda un’intera comunità di immigrati è sicuramente un fatto eccezionale, ma lo è ancora di più la motivazione “per potersi meglio integrare”. Protagonista è la comunità indiana dei Sikh, che ha sede a San Bonifacio, dove secondo le ultime statistiche vivono quasi 500 indiani, arrivati negli ultimi 10 anni. Però i Sikh che la domenica si ritrovano per le funzioni religiose nel “Gurdwara”, la loro sede di via Ritonda (“Quattro strade”) sono molti di più, perché questa è il punto di riferimento per tutti gli indiani del comprensorio a cavallo delle province di Verona e Vicenza: si calcola siano tra 1.500 e 2.000. Sono impiegati in diversissime attività, nelle concerie vicentine, ma anche nei settori dell’edilizia, dei trasporti, dell’agricoltura, dell’informatica e dell’industria in genere. La non perfetta conoscenza della lingua italiana spesso li fa apparire come una comunità chiusa, anche se la loro disponibilità a integrarsi lo smentisce, come appunto dimostra il loro straordinario gesto. “Tutto è
nato nel corso della recente Festa delle associazioni racconta Olivo Zampieri, presidente dell’Avis di San Bonifacio - quando un gruppo di giovani indiani si è avvicinato al gazebo della nostra associazione, chiedendo di poter iscrivere all’Avis quanti più possibile loro compatrioti, sicuramente attorno al centinaio”. L’inattesa proposta è stata naturalmente presa subito in considerazione, anche se è evidente che deve essere esaminata con attenzione, dato che il Paese di provenienza dei Sikh è tra quelli dove ancora vi sono malattie tropicali, come la malaria. Ma è sorprendente soprattutto il motivo di questa offerta di sangue, che assume un carattere fortemente simbolico: “Vogliamo 28
iscriverci all’Avis e donare il sangue non solo per motivi umanitari, ma per poter meglio integrare la nostra comunità con il Paese che ci ospita - ha spiegato Harpreet Singh, il giovane perito meccanico e studente di ingegneria a Padova, a nome della comunità sambonifacese. E spiega: “Qui noi abbiamo la nostra associazione, sorta due anni fa, che si chiama “Guru Nanak Mission Sewa Society” che conta già 600 iscritti, con un presidente, Singh Rajwant, 10 consiglieri e un segretario, Gurvinder Singh. Sono soprattutto i giovani - aggiunge - che premono per donare il proprio sangue e che desiderano questa integrazione collettiva”. Così, per passare dalle intenzioni alla pratica, il 20 novembre al termine delle loro funzioni religiose, che si concludono poi con un pranzo comunitario, si è svolto un incontro tra le centinaia di Sikh presenti e i rappresentanti dell’Avis, il presidente Olivo Zampieri, accompagnato dal presidente provinciale Piergiorgio Lorenzini, il direttore del Dimt di Verona, dott. Giuseppe Aprili, con Giorgio Gandini e Fausto Bressan dell’ospedale Fracastoro, i quali hanno spiegato agli aspiranti donatori le modalità previste dalla legge per poter donare il proprio sangue nella più rigorosa sicurezza. Ne è seguita la raccolta dei nominativi dei futuri donatori (145 firme) e, nei giorni successivi, l’accesso al Centro del Fracastoro per i necessari esami preventivi. “Questo evento - conclude Zampieri - ci lascia piacevolmente sbalorditi, non solo per la generosità del gesto, ma soprattutto per il suo significato che può rappresentare anche per altre comunità di immigrati e per la loro effettiva integrazione”. “Non ci sono problemi sanitari irrisolvibili - ha dichiarato il direttore del Dimt di Verona, dott. Giuseppe Aprili - e penso che nell’arco di un anno e mezzo, assieme alla Regione, saranno risolti anche quelli del test della malaria”. Il medico si riferiva al fatto che, essendo l’India una zona dove la malaria è ancora diffusa, occorre garantire la sicurezza del sangue dei donatori indiani, che potrebbe contenere il parassita agente di questa malattia. In attesa della messa a punto di questo test che dia la sicurezza per quanto riguarda i globuli rossi, si può intanto utilizzare il plasma in quanto attraverso i processi di lavorazione e inattivazione virale tutti i prodotti plasmaderivati vengono resi ormai sicuri. Gianni Bertagnin
Mestre: un anno, un po’ d’affanno U
na bella tirata d’orecchie per l’Avis Mestre- insieme allo scoppiettante presentatore Gaetano Ruocco Marghera, che in occasione della Festa del Guadagno e al coro gospel Joyful Gospel Group (in donatore 2011 ha dovuto fare i conti con dei dati un foto), che hanno divertito ed emozionato il pubblico po’ al di sotto delle avisino del teatro Toniolo. aspettative: nonostante un Un ringraziamento a loro e aumento, piccolo, del Più uno (per cento) i donatori, a l l ’ A m m i n i s t r a z i o n e numero di donatori attivi comunale che, inserendo la meno uno le donazioni, perché? (4.822, +1% rispetto al Giornata del donatore 2010), nei primi nove mesi nell’Autunno mestrino, ha dell’anno le donazioni sono diminuite dell’1% (5.817), concesso gratuitamente il teatro. Vi aspettiamo quindi portando l’indice donazionale a un triste 1,21! nel 2012, con una Festa del donatore che, siamo sicuri, Giorgia Chiaro “Evidentemente l’invito dell’anno scorso di andare a sarà sempre più una grande festa! donare una volta in più e portare un amico è stato recepito solo a metà - ha commentato il presidente Roberto Cerruti - in periodi difficili come quello che stiamo vivendo - ha aggiunto - si tende a diventare più cauti ed a volte più egoisti, ma è in questi momenti che ci sono più persone che hanno bisogno di noi. È proprio quando abbiamo di meno che dobbiamo donare di più". Un’esortazione a crescere è arrivata anche dal presidente dell’Avis regionale, Alberto Argentoni, che ha innanzitutto ricordato come la Comunale di MestreMarghera sia una delle realtà più significative della regione per storia e numeri, nonché una delle prime a portare il Centro raccolta all’interno dell’ospedale. “All’Angelo i consumi di sangue sono cresciuti del 7% ha spiegato Argentoni - e la provincia di Venezia deve tornare a inviare sacche alle altre regioni. Vi invito quindi a crescere, sia come numero di volontari sia come numero di donazioni: non vi chiedo di allineare l’indice donazionale alla media regionale dell’1,8%, ma almeno di arrivare all’1,5. Puntate sui giovani, promuovendo anche degli stili di vita corretti”. Al di là delle criticità, vale la pena ricordare i protagonisti della giornata: gli oltre 600 donatori premiati, applauditi
LE SETTE SORELLE
Un esercito di Sikh conquista l’Avis
Burano: 38 anni di solidarietà a base di pesce e “polentona”
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ltre 50 mila euro raccolti in 38 anni, in parte devoluti in beneficenza a persone e associazioni locali in difficoltà, in parte utilizzati per progetti associativi. Questi i notevoli risultati della “Giornata della solidarietà”, ideata e organizzata annualmente dall’Avis di Burano. La manifestazione si è svolta domenica 18 settembre in occasione della regata di Burano in piazza Galuppi. Allo stand gastronomico, aperto dalle 8 alle 15, erano 15 i cuochi impegnati nella preparazione del pesce “rosto” e fritto: seppie, calamari, sarde e spiedoni di mazzancolle, la vera specialità del gruppo, accompagnati da 50 chili di polenta. 29
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VENEZIA
VENEZIA
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el suo 56° anno di vita, l’Avis di Venezia ha registrato un incremento della raccolta dell’1,58% rispetto all’anno precedente e, in occasione della propria festa,
celebrata l’11 settembre, ha premiato ben 26 donatori con oltre 100 donazioni. Risultati raggiunti anche grazie al lavoro capillare svolto dai volontari impegnati a 360°, in particolare tra gli studenti di tutte le fasce di età, dalle scuole elementari alle superiori. Diversi Istituti vantano tra i propri alunni numerosi donatori, in particolare ragazze, che appena compiuti i 18 anni si recano al centro raccolta per diventare donatrici. “Se si lavora tra Associazioni che siano esse sportive, culturali o benefiche - commenta Orietta Guerrasio, presidente dell’Avis comunale di Venezia - i risultati poi si riscontrano, con un aumento di giovani che vengono a donare. Lavorare assieme in un momento di crisi come quello che sta passando il nostro Paese, aiuta tutti a risollevarci e a dare uno scopo maggiore a tutto il nostro lavoro all'interno delle Associazioni”. E a proposito di collaborazione fra le diverse associazioni, nelle foto: i ragazzi del Gruppo Scout della Giudecca con il loro responsabile regionale Alberto Fantuzzo, premiato per le 75 donazioni.
Olmo-Maerne: il nuovo centro civico e di raccolta I
l presidente dell’Avis nazionale, Vincenzo Saturni, e dell’Avis regionale, Alberto Argentoni, hanno partecipato, il 22 ottobre, all’inaugurazione del nuovo centro civico e prelievi dell’Avis di Olmo-Maerne. La presidente dell’Avis locale Gianna Moras ha ripercorso le tappe di questa realizzazione sostenuta con caparbietà dall’Avis e ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito all’opera. Un intervento caloroso è stato quello del sindaco Giovanni Brunello, che ha sottolineato la particolare attenzione che il comune dedica alle frazioni del capoluogo, consegnando con orgoglio le chiavi alla Moras. Hanno portato il loro saluto Giorgio Gobbo, consigliere dell’Avis nazionale e don Terenzio. Il nuovo centro sarà punto di aggregazione per le varie attività sociali, in modo particolare Avis, Aido e Admo. O.C.
Camponogara e Velletri gemellate in camicia rossa
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uplice gemellaggio tra le Avis e i comuni di Camponogara e Velletri, siglato il primo weekend di ottobre nella città laziale. L’iniziativa è nata da un’idea di Giancarlo Rizzi, fondatore e presidente dell’Avis camponogarese, per ricordare Domenico Menin, garibaldino nato a Camponogara l’8 ottobre 1843 e morto a 41 anni a Velletri. Una delegazione di camponogaresi, con il sindaco Menin, dal presidente della Pro Loco Compagno e da Giorgio Scotto dell’Avis provinciale di Venezia, si è recata a Velletri, dove è stata accolta dai rappresentanti di Comune, Avis, Carabinieri, Protezione civile e Associazione garibaldina. La colonna di partecipanti si è raccolta in preghiera davanti alla tomba di
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Domenico Menin, per poi siglare il gemellaggio presso la curia, dove le rispettive delegazioni si sono scambiate doni e promesse di amicizia. Da oggi, in ricordo di Domenico, l’8 ottobre i Comuni esporranno la bandiera della città gemella.
Associazioni unite anche a Concordia G
rande successo per la prima “Festa delle associazioni”, voluta dal gruppo di associazioni Concordia Eventi (di cui l’Avis è uno dei fondatori), che nel primo weekend di ottobre ha portato in piazza il volontariato di Concordia e centinaia di persone. Concordia Eventi nasce proprio per questo! In un anno carico di valori e di ricorrenze importanti, i 150 anni dall’unità d’Italia e l’anno europeo del volontariato e della cittadinanza attiva, le associazioni locali hanno voluto dare origine a qualcosa di importante e che lasciasse il segno anche per gli anni a venire. Lo spirito con cui l’evento è stato organizzato è riassunto nelle parole del compianto parroco di Concordia, don Pierluigi Mascherin, cui la festa delle associazioni è stata dedicata: “I veri ponti di riconciliazione si costruiscono partendo dal lato debole dei fiumi”. E sono proprio le associazioni di volontariato il lato debole, da cui cominciare a costruire ponti di coesione sociale. Concordia Eventi si è fatta interprete di un bisogno dando dapprima vita al sito www.concordiaeventi.it, in cui tutte le associazioni possono farsi conoscere e promuovere gli eventi che organizzano, e pensando poi alla Festa delle associazioni. La festa è cominciata venerdì 30 settembre con la cena di beneficenza galleggiante sul fiume Lemene, il cui ricavato è stato devoluto alla Goal Smile Onlus che si occupa di portare aiuti alle popolazioni del Kenia. Sabato 1° ottobre è stata la volta del convegno su sport e solidarietà, aperto dall’esibizione degli allievi dell’associazione “Musica Maestro”. Domenica 2 ottobre, per tutta la giornata le associazioni hanno occupato l’in-
tero centro storico con i loro gazebo multicolore, mentre gli angoli più suggestivi del paese hanno ospitato le esibizioni sportive, musicali, cinofile e teatrali e le mostre artistiche e di auto d’epoca americane. “Colpisce la vita e la vivacità che si respira a Concordia”, ha sottolineato il parroco don Livio Corazza nel suo saluto. E già tutti cominciano a penD.P. sare all’edizione del 2012!
LE SETTE SORELLE
Venezia cresce, “scortata” dagli scout
Una casetta sulla Via di Natale per “tappi solidali” L a lucciolata per la “Via di Natale” di Aviano è un appuntamento fisso del settembre concordiese, ma l’Avis di Concordia sa arricchirlo continuamente per mantenere viva la partecipazione di pubblico. L’edizione 2011 era tutta incentrata sulla raccolta dei tappi di plastica: un metodo che dal 2005 ci ha consentito di devolvere alla Via di Natale oltre 5.400 euro. Per la lucciolata è stata presentata la nuova casetta in legno per le attività di pulizia e di selezione dei tappi, offerta dalle ditte Giesse lavorazione legno, ZGFimpianti elettrici e lattoneria e Flaborea - serramenti in legno. La struttura è andata ad arricchire il nuovo deposito presso
l’ecocentro di Concordia ottenuto grazie ad una convenzione tra le Associazioni, il Comune e l’Asvo. La raccolta di tappi di plastica ha preso piede tra i concordiesi, ma nessuno poteva immaginare la profondità di tale coinvolgimento. Per sfida si è chiesto ai ragazzi dell’Oratorio di cimentarsi nella raccolta dei tappi di plastica e i risultati ci hanno lasciati di stucco: oltre 9 quintali consegnati in una sola settimana! L’esperienza della lucciolata di Concordia dimostra che la generosità delle persone non ha limiti se viene adeguatamente stimolata e convogliata. Dario Piccolo
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VICENZA
VICENZA
LE SETTE SORELLE
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ell’editoriale provinciale di “Dono&Vita” del numero precedente abbiamo concluso che il cammino era ripreso, se pur cigolando. Oggi notiamo che il Sistema trasfusionale veneto va discretamente bene, che non ci sono criticità insuperabili, anche se tutto è migliorabile. L’estate è passata senza segnare scarsità di sangue, i nostri ammalati sono fieri dei donatori. Analizzando la nostra realtà vicentina, dobbiamo altresì inorgoglirci per l’impegno profuso da voi donatori, che non solo avete coperto il consumo nel nostro Dipartimento ma, come è ormai consuetudine, concorrete a coprire le necessità di consumo del Dipartimento di Padova e di regioni carenti come Lazio e Sicilia. Di questo risultato vicentino, gran parte del merito va proprio laddove operano i donatori Avis, in particolare nell’Ulss 4 SchioThiene. In quell’Ulss sino ad agosto si è registrato un aumento del 7% di donazioni rispetto all’anno precedente, pur operando con una scarsità di personale rispetto gli altri Centri trasfusionali e ormai divenuta cronica. Pure a Valdagno, nell’Ulss 5, le donazioni sono aumentate del 2%, mentre a Bassano la crescita è stata dell’1%. L’Ulss 6, invece, registra un calo di quasi il 4%. Un calo che non si riesce ancora a capire, anche se c’è stato un cambio al vertice, (uscito il dott. Belloni, pensionato, e sostituito dalla dott.ssa Alghisi). Di solito i cambiamenti portano positività, bisognerà analizzare la situazione e capire cosa è successo. Se parliamo poi, del Dipartimento interaziendale di
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Medicina trasfusionale di Vicenza, ci sono poche novità: dopo le comunicazioni iniziali (di cui ho già scritto), tutto tace. La sensazione è che ogni Centro trasfusionale lavori per conto proprio, che non ci sia sinergia comune, che ognuno curi il proprio “orticello”. La condivisione dei problemi e la loro soluzione non la si percepisce, si ha la sensazione che tutto sia lasciato all’individualità dei singoli responsabili locali, non si percepiscono le linee guida che un Dipartimento dovrebbe avere. Questo è quello che l’Avis provinciale di Vicenza denota. Dopo la prima riunione della conferenza del Dipartimento del 7 luglio scorso non ci sono state altre convocazioni. Ci sembra un po’ pochino per poter dire che stiamo gestendo al meglio il Dipartimento. L’Avis vicentina pensa che si vogliano creare macro aree senza confrontarsi, che ci sia scollamento tra politici e tecnici, che vogliano fare e decidere senza confronti. Comunque vada, come associazione saremo sempre vigili e presenti, pronti a farci sentire, anche a contestare se serve, perché il nostro operare non venga strumentalizzato da chicchessia. Noi siamo persone sane che non hanno bisogno di niente, quello che noi vogliamo è la tutela degli ammalati, con un servizio sempre migliore nei loro confronti, lasciando fuori campanilismi, interessi personali, orgogli e calcoli di profitto. Perchè parlare di profitto su chi ha bisogno di cure e di attenzione perché malato ci sembra fuori luogo per un paese Enrico Iseppi civile!
nche quest’anno a Lupia-Poianella si è deciso di organizzare la “Giornata del prelievo” per nuovi aspiranti donatori, il 24 ottobre. A introdurla è stata, la settimana prima, una serata sulle cellule staminali e sul loro utilizzo, presentata dalla Fondazione Tes (Fondazione per la Biologia e la Medicina della Rigenerazione), di cui Avis è partner. Un modo per informare i nostri donatori, e non solo, sui nuovi studi e progressi della ricerca e per coinvolgere nuovi donatori. Durante la serata è stato anche spiegato il perché della nascita del connubio Avis-Tes, (Avis è cofondatore della Fondazione) e divulgato lo slogan “Avis con Tes: volontariato e ricerca insieme per l’uomo”. Relatori il prof. Pierpaolo Parnigotto e Claudio Grandi che, insieme al presidente regionale Alberto Argentoni, hanno spiegato in maniera semplice e chiara l’affascinante mondo della ricerca e i suoi progressi. Ricerca alla quale l’Avis di Lupia-Poianella ha voluto dare il proprio contributo economico, consegnando al prof. Parnigotto (presidente di Tes) un assegno da 300 euro. All’iniziativa ha collaborato la biblioteca di Bressanvido, che ha messo a disposizione gli spazi, e sono intervenuti sia il sindaco Leopoldo Bortolan, sia l’assessore alla cultura e allo sport Pierluigi Ponso. Volendo incidere in modo profondo, abbiamo provveduto a realizzare un volantino per presentare questi due avvenimenti e realizzare una capillare pubblicità, che è iniziata con l’esposizione dei manifesti alla raccolta di fondi per la scuola dell’infanzia di Bressanvido, presso lo stand allesti-
to dalla stessa scuola in collaborazione con l’Avis di Lupia e Poianella. I manifesti hanno avuto una grossa visibilità, viste le migliaia di persone che sono accorse all’annuale festa della Transumanza. Sono stati distribuiti, inoltre, 2.500 volantini porta a porta nei nostri paesi, con la spiegazione dell’organizzazione della serata con Tes, e l’invito a presentarsi la domenica mattina presso la palestra di Poianella per chi volesse avvicinarsi alla donazione del sangue. Pur molto ben organizzata, la giornata non ha registrato i grandi numeri del passato, lasciando un po’ delusi i dirigenti. “Ma non intendiamo abbatterci - hanno dichiarato - anzi, promettiamo una divulgazione ancor più capillare del valore della solidarietà e del dono del sangue per tutti gli ammalati, fine principale del nostro Giorgio Segato essere associazione”.
Belle iniziative estive in Altopiano: il bilancio L
Analogamente, Avis è stata accanto alla promozione della marcia “Pedescalando in Rotzo” del 21 agosto 2011, che ha visto la partecipazione di un buon numero di giovani “targati” Avis dell’Altopiano. La terza iniziativa è stata infine l’evento musicale, la sera del 21 agosto, con l’esibizione della Band di Nick Valente (noto chitarrista dell’Entourage professionale di Zucchero) che ha allietato il pubblico in modo straordinario. Durante la serata, oltre alla lotteria e allo stand gastronomico, ci sono state: la distribuzione di una gamma di cocktail analcolici e la presentazione da parte dell’Avis dell’intero progetto e delle iniziative promosse nelle scuole. “Estate… con Avis”, grazie alla banca dati associativa (Avis Altopiano raggiunge tramite comunicazioni personalizzate tutti i giovani iscritti all’anagrafe dei Comuni dell’Altopiano al momento del compimento della maggiore età), ha raggiunto circa 950 ragazzi dai 18 ai 25 anni. Le tre iniziative hanno avuto il merito di coinvolgere molte associazioni sportive, oltre ad artisti molto sensibili,
creando forme di preziosa collaborazione e reciproca promozione. Raggiungere così numerosi giovani, portare un messaggio di stile di vita sano, libero da alcol e coniugato alla pratica sportiva, offrire “luoghi e spazi” di divertimento solidale, sono la giusta chiave di lettura per avvicinarli e proporre alternative al disagio e alla devianza.
’Avis dell’Altopiano di Asiago ha promosso tre iniziative diverse, ma collegate tra loro, per promuovere tra i giovani la donazione di sangue, i corretti stili di vita, il valore della salute e dello sport e
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Lupia-Poianella e l’attenzione alla Ricerca
dello stare insieme positivo e sano. Il progetto, denominato “Estate… con Avis”, ha visto la collaborazione degli Uffici delle Pro Loco di Canove, Treschè Conca e Rotzo per il supporto e il sostegno dei momenti di carattere sportivo e ludico. La prima iniziativa ha avuto come destinatari i giovani tra i 18 e i 25 anni ed è stata la corsa podistica “La vaca Mora”, ospitata il 6 agosto nel territorio del Comune di Roana. Con il sostegno del Centro Servizi di Volontariato, l’Avis è infatti riuscita a farsi promotrice della corsa attraverso degli inviti personalizzati ai propri giovani associati, formulando per loro una classifica a parte, con premi dedicati. La partecipazione è stata buona e ha visto l’interesse di numerosi atleti delle squadre sportive delle varie discipline presenti sul territorio, che si sono così avvicinati ad Avis e ne hanno portato “la bandiera” sia durante la gara, sia nella serata finale.
LE SETTE SORELLE
Gli alti e bassi del Dimt di Vicenza
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TREVISO
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Da dicembre Treviso è senza primario
Si chiude un anno non certo scevro di preoccupazioni
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’Avis trevigiana fa rotta verso acque più calme? Con un po’ di ironia ho voluto in due parole sintetizzare l’andamento delle donazioni nell’anno in corso che velocemente stiamo chiudendo. Un’annata non scevra da preoccupazioni e problematiche, che angustiano e preoccupano non poco i nostri dirigenti. I dati della raccolta registrati nei primi mesi del 2011 indicavano valori, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, assai disastrosi, con punte di calo anche del 20% in qualche Unità di raccolta o del 14-16% di alcuni Centri trasfusionali. Un fenomeno così eclatante non è mai stato vissuto nella nostra provincia e per usare un termine sportivo, è stata veramente una falsa partenza! Tuttavia, grazie anche al tempestivo intervento dell’Avis provinciale, in sinergia con tutti i presidenti delle 90 Avis comunali della Marca, nei mesi successivi siamo riusciti a recuperare parte del terreno perduto. Oggi, al momento di scrivere questo articolo, potendo valutarci sui dati registrati fino a metà novembre, possiamo affermare che la nave dell’Avis trevigiana fa decisamente rotta verso acque più tranquille e sicure. Abbiamo fortemente recuperato il gap che ci allontanava dai numeri della raccolta 2010, portandolo attualmente al -0,68%. La nostra speranza è comunque di limare ulteriormente anche questo modesto deficit. Ad abbassare la nostra criticità, ha anche contribuito il significativo calo del 2% circa dei consumi del nostro Dipartimento. Non entro nel merito delle cause che hanno portato a questo, anche se sarebbe materia da approfondire e da valutare attentamente, ma mi indirizzo su un tema strategico che da sempre alimenta l’azione primaria dell’Avis, che è l’autosufficienza di sangue e dei suoi derivati. Non mi riferisco solo all’autosufficienza locale, ma anche a quella delle province e delle regioni con le quali ci siamo impegnati, con la regia del Crat del Veneto, per contribuire direttamente ai loro fabbisogni. Come responsabile di un’organizzazione provinciale, conoscendo l’enorme lavoro svolto sul territorio da tutti i nostri volontari, fa molto male sapere che presso uno dei nostri Centri trasfusionali i potenziali nuovi soci vengono visitati su appuntamento (due o tre al giorno), limitando fortemente l’azione sociale che Avis propone. Ricordo che alcune volte, presso le Unità di raccolta organizzate di domenica dall’Avis, i nostri medici arrivano a visitare
anche oltre venti nuovi donatori in una sola mattinata, oltre al consueto standard di donatori presenti. Considerando che l’autosufficienza dovrebbe essere un obiettivo strategico per tutto il “sistema” sangue italiano, va da sé che il suo raggiungimento si realizza con una strategia comune di ampio respiro che preveda un costante ricambio e incremento dei donatori periodici e associati, con particolare attenzione ai giovani, alle donne e ai nuovi cittadini. C’è bisogno, quindi, di un’azione più elastica e collaborativa da parte delle strutture pubbliche, troppo spesso legate a obiettivi limitati al proprio “star bene” e non sempre impegnate sul più ampio fronte delle esigenze sociali. La nostra scelta consapevole di diventare donatori periodici e associati non può e non deve essere umiliata da niente e da nessuno. Nonostante qualche amarezza, resta il sacrale rispetto verso i nostri donatori e le loro donazioni, ai quali vanno i nostri ringraziamenti indistintamente, compresi coloro che non hanno potuto donare, ma che comunque continuano a sostenerci. Grazie anche a tutti i dirigenti e volontari che operano all’interno dei Consigli direttivi, ai quali dico di non preoccuparsi perché il loro silenzioso e anonimo lavoro porta sempre buoni frutti. Insieme dobbiamo pensare anche al futuro, all’anno nuovo che sta per arrivare e che porterà con sé le nuove normative europee e la delicata questione del Plasma Master File. Non abbiamo certo tempo di annoiarci, dobbiamo mantenere alto il nostro ritmo operativo e il nostro dibattito associativo per far crescere un’associazione sempre più consapevole e protagonista degli obiettivi che si prefigge di raggiungere come espressione di civica partecipazione e condivisione. Un sincero augurio di Buone Gino Foffano, presidente Avis provinciale Feste.
l dottor Giovanni Battista Gajo, ufficialmente da marzo 2012, ma praticamente da questo dicembre (viste le lunghe ferie mai fatte), non sarà più primario del Centro trasfusionale dell’Ulss 9 e direttore del Dimt provinciale. Si è dimesso già dallo scorso settembre, con decisione irrevocabile. Pur con oltre 40 anni di contributi previdenziali, avrebbe potuto posticipare di almeno due-tre anni tale passo. Nel quale - schietto come sempre, non lo nasconde - c’è anche una vena di amarezza: “La mia professione, la mia missione è sempre stata quella di fare il medico, colui cioé che - prima di tutto - non bada a spese e tempo per la salute dell’ammalato. E per chi, come noi, deve garantirla tramite il sangue è vitale anche la salute del donatore. Oggi siamo arrivati a un punto in cui siamo costretti a compiti che, più che con la Medicina, hanno a che fare con la ragioneria e/o la gestione di azienda e personale. E questo lottando contro incompetenze varie... verso l’alto”. Personale che a Treviso è rimasto quello del 2005, pur con un’attività di raccolta e di medicina trasfusionale più che raddoppiata. Gajo era arrivato all’Ulss 9 proveniente dal primariato di San Donà e (1974/1999), dalla grande scuola cosiddetta “sangue sano-sangue malato” del Professor Agostino
Traldi a Castelfranco. “Ho iniziato giovanissimo, col professor Traldi, a occuparmi di Ematologia dopo la specializzazione. Ematologia, lì, voleva dire essere continuamente a contatto con i malati - soprattutto emofilici, allora - e doverli curare con ciò che ci offrivano i donatori volontari, periodici e associati. Il donatore doveva star bene, per aiutare ammalati tanto particolari. Con la quasi certezza, allora, delle infezioni che ci arrivavano dall’estero. Anche da trasfusionisti, tutti noi (arrivano dalla stessa “scuola” anche i primari dei Centri trasfusionali di dell’Ulss 8, dell’Ulss 7 e dell’Ulss di Feltre, ndr) abbiamo sempre avuto davanti agli occhi e come fine di ogni azione il malato”. Una filosofia vincente che Gajo ha applicato pienamente a Treviso, fin dai primissimi mesi in cui ha avuto l’incarico. “Quando è arrivato racconta Gino Foffano - ero appena stato eletto presidente provinciale. Il dottor Gajo ha trovato una situazione di stand by, in Centro trasfusionale, ma è stato in grado di mettere in atto una vera medicina trasfusionale degna di questo nome, valorizzando anche Avis e donatori”. Finisce forse un’epoca? Al prezioso Gajo noi B.C. diciamo... a presto.
LE SETTE SORELLE
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TREVISO
Mareno di Piave: successo della ricerca, anche di pubblico
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le Avis della Marca, grazie anche a Gajo, vanno oltre la donazione del sangue. Sempre ormai attente ai passi in avanti che la ricerca e le nuove frontiere della medicina compiono a favore dei malati. Come quelli di Tes, la fondazione di cui Avis è partner e che si occupa della rigenerazione dei tessuti umani dalle cellule staminali, prima presentata nel corso di un incontro con tutti i presidenti e segretari delle Avis comunali, e poi visitata (lo scorso anno) da una delegazione degli stessi. Il 27 ottobre Tes è stata protagonista di una serata pubblica organizzata dall’Avis di Ponte di Piave e Salgareda alle scuole medie di Salgareda, con titolo “La Medicina rigenerativa e il sangue periferico” e relatore il presidente della Fondazione, prof. Pierpaolo Parnigotto, oltre al presidente provinciale, Gino Foffano. Il 14 novembre, invece, è stata la volta dell’Avis di Mareno di Piave che ha raccolto un altro grande successo invitando la cittadinanza alla serata su “Le cellule staminali”, introdotta dal dott. Alessandro Dal Canton, primario del Centro trasfusionale dell’Ulss 7, che ha presentato gli ottimi risultati dell’utilizzo in ortopedia del gel piastrinico di cellule staminali. Si è parlato poi del prelievo dal cordone ombelicale con il prof. Parnigotto, che con i suoi collaboratori ha elencato le
attività di Tes e illustrato all’intera platea la nuova frontiera rigenerativa sulle valvole cardiache. Una serata d’attualità che ha incantato oltre 250 persone. Sia le Avis di Ponte di Piave e Salgareda che di Mareno di Piave hanno anche effettuato una donazione alla Fondazione Tes, a sostegno delle sue ricerche (Mareno anche grazie al sostegno di sponsor come Banca Prealpi con cui collabora da anni), così come altre Avis comunali della provincia di Treviso nel corso di quest’anno.
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PADOVA
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i sono presentati sul palco “vestiti” da componenti del sangue e virus, imprimendo subito al concerto una chiara impronta avisina. I Los Massadores hanno fatto il “botto”, il 1° ottobre a Castelfranco Veneto, unendo alla musica e al loro tipico buonumore, l’invito al dono del sangue. “Si può donare anche se non si è in vena” hanno esordito i sette cantanti riesini, dando il via a una travolgente serata che ha fatto cantare e ridere oltre settemila persone (anche intere famiglie) accorse in piazza Giorgione. Con gag e canzoni, battute semi serie e il proprio repertorio, rigorosamente in dialetto, in due ore sono riusciti a coinvolgere e a raccogliere il convinto consenso dei fan. Già dal lunedì mattina, infatti, all’Avis di Castelfranco (che ha organizzato l’evento, con
stand gastronomico gestito dagli Alpini) si contavano i primi candidati donatori, presentatisi proprio sull’onda dell’entusiasmo per quanto ha saputo trasmettere il seguitissimo gruppo-fenomeno della Castellana. I Los Massadores, nati per promuovere con concerti la raccolta fondi in aiuto alla popolazione di Vallà di Riese, (loro paese natìo), colpita dalla tromba d’aria del 2009, si stanno affermando per la loro originalità e capacità esecutiva con brani dialettali e non, che affrontano in tono ironico quelli che sono i problemi reali della gente e il tema della solidarietà. E per meglio calarsi nel tema del dono, il 1° ottobre si sono vestiti da globulo rosso (Matteo), globulo bianco (Bosa), capo dei globuli bianchi (Dimitri), virus (Luca e Dario), sintomo (Andrea) e Vecchio saggio (Mauro), dando la parola a inizio concerto a un divertito presidente dell’Avis di Castelfranco, Diego Peloso (nella foto accanto, al centro. E tranquilli... aveva il microfono, ma per fortuna non cantava, ndr). A lui il compito di introdurre l’intera serata dedicata gratuitamente dai Los Massadores al gesto generoso di chi dona volontariamente il sangue al prossimo. E in tanti hanno recepito subito il senso dell’iniziativa. “Siamo rimasti sbalorditi dal numero di fan che hanno seguito la serata e dal fatto che appena due giorni dopo il concerto alcune persone si erano già fatte avanti per diventare donatori - dichiara Peloso - i Los Massadore hanno trovato il giusto canale di comunicazione con la gente del nostro territorio, che sa essere davvero generosa. Non possiamo che ringraziare questi sette giovani che, generosamente, hanno donato il loro concerto all’Avis e alla cittadinanza”. All’Avis di Castelfranco, ogni anno, sono circa duecento i nuovi donatori che arrivano. “Un buon numero, ma che potrebbe sicuramente crescere su una popolazione di oltre 33 mila persone - continua Peloso che annuncia il prossimo ingresso in Avis degli stessi protagonisti della serata - i Los Massadores sono seriamente intenzionati a diventare loro stessi, entro il 2012, donatori di sangue e a diventare i nostri nuovi testimonial”. Michela Rossato
Festa del volontariato, tanti aspiranti L
a Festa provinciale del volontariato, promossa dal Centro Servizi Volontariato e dal Comune di Padova, ha visto la partecipazione di oltre 300 associazioni della provincia, che hanno presentato le proprie attività. Grazie a questa bella iniziativa, i cittadini hanno potuto essere correttamente informati su volontariato e impegno civile, nuovi stili di vita, disabilità, ambiente, recupero e risparmio energetico, sport, cittadinanza attiva e pace. Particolare interesse
hanno suscitato i gazebo allestiti dall’Avis, che hanno calamitato l’attenzione dei passanti. I volontari avisini hanno distribuito per tutto il giorno pieghevoli e gadget informativi. Tanti gli inviti a compilare il modulo di adesione come “aspirante donatore”. Molte persone hanno restituito il modulo, chiedendo di essere ricontattati per programmare la donazione. Cosa che avverrà puntualmente da parte delle Comunali di riferimento.
LE SETTE SORELLE
Massadores: la musica riempie la piazza
Pane, Avis e Fantasia: riparte l’iniziativa dell’Ascom L a “dottrina” della donazione si diffonde partendo anche dai fornai con lo slogan “Il sangue va via come il pane, ma non lo puoi comprare”. Anche per il 2011, infatti, l’Avis provinciale padovana promuove, in collaborazione con l’Ascom di Padova, la campagna di sensibilizzazione natalizia, che prevede la distribuzione dei “sacchetti per il pane” su tutto il territorio provinciale. Il messaggio stampato nei sacchetti richiama il logo dell’associazione e alcune informazioni essenziali sulla donazione di sangue. Grazie alle associazioni di categoria che faranno da tramite, saranno quindi distribuiti nei panifici oltre 400.000 sacchetti firmati Avis, come già nel 2010.
Gli esami dei donatori sul web ottimizzati da settembre
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opo aver verificato il successo - grazie alle migliaia di donatori e donatrici che hanno richiesto di ricevere i referti medici attraverso il web la procedura online, a partire dal mese di settembre, è stata ottimizzata e adeguata. Ora è similare a quella in utilizzo alle Aziende Sanitarie. Ora non sarà più
richiesta al donatore l’email per potersi accreditare, ma sarà distribuito, all’atto della donazione - ovviamente per coloro che aderiranno - un codice alfanumerico complesso, che consentirà di accedere all’area riservata del sito e potersi scaricare l’esame, in modo assai semplice. 37
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PADOVA-ROVIGO
BELLUNO
LE SETTE SORELLE
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n occasione della Festa Sociale dell’Avis comunale di Boara Pisani sono stati premiati i ragazzi che lo scorso anno hanno partecipato al Concorso Avis Supporter. I premiati, studenti delle Scuole medie, sono Nicolò Tomasi, Giada Lucchiero, Luca Gabban, Melissa Baroni ed Elena Fontolan. Durante la cerimonia, hanno ricevuto il plauso dei partecipanti e il presidente di Boara Pisani Gastone Pellegrini, ha consegna-
to una pergamena a ognuno di loro per il gesto importante compiuto dai ragazzi, riuscendo nell’intento di portare a donare i loro familiari. Un’iniziativa, quella di Avis Supporter, che è ripartita puntualmente con la sua seconda edizione in occasione della riapertura delle scuole. In tutta la provincia sono numerose le adesioni che stanno arrivando. C’è tempo fino a maggio, tutti i particolari sul sito provinciale.
Distribuiti i fondi Avis nei Comuni alluvionati nel 2010
I
l Consiglio direttivo dell’Avis provinciale ha deliberato la suddivisione dei contributi “pro alluvionati” confluiti nel conto corrente di Avis. Il conto era stato aperto a dicembre del 2010, in seguito all’alluvione che aveva duramente colpito alcune realtà del territorio provinciale. Il criterio adottato prende, come riferimento, l’elenco allegato all’ordinanza del Commissario delegato (Regione
Veneto) che attribuisce una graduatoria, sulla stima dei danni provocati dall’alluvione stessa. Sono stati raccolti 9mila euro e la ripartizione è stato effettuata, con la collaborazione delle Avis comunali di riferimento: Casalserugo 1.800 euro, Montagnananese 1.500, Veggiano 1.500, Bovolenta 1.200, Ponte San Nicolò 1.500 ed Estense altri 1.500 euro.
Polesine: anche l’Avis scende in guerra contro il fumo
S
top al fumo. Dopo la prevenzione del carcinoma prostatico e la corretta alimentazione, parte nel Polesine la campagna contro la sigaretta predisposta insieme da Ulss 18 e19, Avis e Fidas. Il progetto si rivolge ai donatori di sangue della provincia di Rovigo e si affianca a un'opera di formazione per il personale dei Centri trasfusionali sui tanti rischi derivanti dal fumo, un'azione di raccolta dati per conoscere la percentuale di fumatori tra i donatori stessi e per far capire loro i seri danni che il fumo reca alla salute, al rendimento nell'attività
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fisica e alle tasche. A tutti i donatori viene dato anche un indicatore cartaceo che quantifica la spesa annua in tabacchi in relazione al numero di sigarette fumate. Ancora, la campagna offre ai donatori la possibilità di partecipare a gruppi di sostegno con nove incontri nell'arco di due mesi e di essere seguiti e monitorati da centri anti-fumo. I più recidivi potranno essere seguiti anche singolarmente da professionisti. In campo anche esperti di pneumologia, per spiegare in tutti i modi possibili a chi fuma che quello che ogni giorno inala in sè stesso è un vero e proprio veleno. Al progetto che vede insieme Ulss e associazioni dei donatori si affianca un'iniziativa dell'Ulss 18 nelle scuole, con la distribuzione agli studenti di piccole agende ricche di informazioni sui danni e sulla dipendenza dal fumo.
Il 60° compleanno si chiude con un dono U
n dono al pronto Soccorso dell’ospedale di Belluno. Questo per “chiudere” in bellezza un 60° anniversario ricco di iniziative e di partecipazione, di incontri aperti alla cittadinanza e con i sindaci, proprio nell’Anno europeo del Volontariato. Il tutto culminato con la due giorni del 3 e 4 settembre scorso. Il Consiglio dell’Abvs provinciale ha deciso in conclusione di questo 2011 di regalare al servizio di pronto soccorso dell’Ospedale di Belluno un “ventilatore polmonare” che verrà installato su una delle autoambulanze in servizio presso il reparto. Il dono non è una novità per l’Abvs che già nel 2003 e nel 2005, assieme all’Avis regionale e alla Regione Veneto, diede in comodato gratuito ad alcune associazioni (As Rugby, Alpini di Sappada, Croce Verde di Alleghe, Arabba e Val Biois…) e al servizio pubblico sette defibrillatori.
“Si chiude il nostro importante anniversario, ma continua il lavoro dell’Associazione sul territorio con l’auspicio che la sensibilità non subisca “ribassi” - spiega la presidente dell’Abvs provinciale, Gina Bortot - e che la nostra gente continui a rispondere con lo stesso entusiasmo alla chiamata per la donazione di sangue”.
LE SETTE SORELLE
Avis Supporter: Boara premia, tutto riparte
Casparetha, il 4 febbraio 2012 A
rriva l’inverno e con esso la settima edizione della Casparetha, dal 3 al 5 febbraio 2012, con la tradizionale camminata tra la neve e altre iniziative collaterali. Tanta strada abbiamo fatto insieme e tanta ancora dobbiamo fare, tanti ricordi, emozioni e lavoro la caratterizzano, sempre ripagati da una serata all’insegna dell’allegria, della gioia dello stare insieme. Nata per far divertire grandi e piccini, la manifestazione ha visto anno dopo anno una crescente affluenza di pubblico e partecipanti. Il percorso si snoda nella bellissima Valle di Gares tra alberi, neve e armonia sui 5 chilometri e 300 metri che dalla piazza Papa Luciani arriva al Campeggio Lastei. Ci troviamo nelle Dolomiti più vere, quelle Bellunesi, patrimonio dell’Unesco e più precisamente a Canale d’Agordo, paese natìo di Papa Luciani. La manifestazione si aprirà il 3 febbraio, alle ore 20.30, con la commedia “Migrazione” che si terrà presso la casa della Gioventù di Caviola. In scena ci sarà la compagnia culturale “Cantalaora” che presenterà una rilettura, in chiave emotiva, delle più significative espe-
rienze migratorie feltrine e bellunesi, attraverso canti e musiche della nostra tradizione popolare, memorie visive e testimonianze originali. Seguirà, il 4 febbraio, la manifestazione sportiva amatoriale vera e propria, che vedrà sfidarsi gente di tutte le età, con le racchette da neve ai piedi o con lo scialpinismo (nella foto un allegro arrivo lo scorso anno). Per avere tutte le informazioni, il programma e le news basta consultare il sito internet www.casparetha.it. Per finire ci sarà la possibilità, il giorno seguente, di fare una camminata tranquilla e rilassante fino ad arrivare all’Agriturismo Malga Stia che verrà aperto in via eccezionale proprio per celebrare la settima edizione della Casparetha e dove si potrà pranzare con i piatti tipici bellunesi. Vi Dino Xaiz aspettiamo numerosi!
Auguri a tutti voi
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l presidente provinciale dell’Abvs, e i sindaci del bellunese, in occasione delle festività natalizie, augurano ai donatori di sangue della provincia di Belluno tanta serenità. 39
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Calcio Avis-Fidas: la 24ª edizione al Limana-Belluno L
’Abvs di Trichiana ha ospitato per la terza volta la 24ª edizione del Torneo di calcio dei donatori interassociativo Fidas-Abvs. Pur non essendo iniziata sotto i migliori auspici a causa dell’insistente pioggia caduta durante la notte, la manifestazione si è svolta regolarmente, questa estate, grazie agli sforzi degli organizzatori e allo spirito sportivo dei duecento atleti partecipanti, in rappresentanza delle associazioni di donatori feltrine e bellunesi. L’accoglienza delle squadre, la preparazione dei campi e l’organizzazione generale è stata curata dai consiglieri, familiari e collaboratori della sezione Abvs di Trichiana (foto sotto). La formula del torneo di calcio si è dimostrata ancora valida, anche se in leggera flessione, e fa ben sperare la partecipazione dei giovani, anche minorenni, sui quali si dovrà puntare perché potenziali donatori. Venendo ai risultati agonistici, gli onori della vittoria sono andati alla squadra del Limana-Belluno (foto accanto al titolo) che ha battuto in finale per 2 a 0 il Sedico. La finalina per il terzo e quarto posto è stata, invece, affare feltrino: sul gradino più basso del podio si è piazzato il Fonzaso A, che ha battuto con il risultato di 5-2 il Quero. Al termine della manifestazione sono stati assegnati anche diversi premi individuali a chi si è maggiormente distinto nel corso del torneo. Il giocatore più giovane a essere sceso in campo è stato Denny Paganin (classe 1996), del LimanaBelluno, mentre il più anziano, premiato anche lui, è stato Rocco Raffaelli (classe 1957) del Zermen Nemeggio. Il trofeo di miglior portiere se lo è portato a casa Fabio Sponga (Sedico), mentre quello per il capocannoniere Andrea Vercesi (Quero), capace di realizzare 7 gol. Infine, la coppa simpatia, che è stata assegnata all’Alano.
Una pianta simbolo dell’Italia? Corbezzolo! S
e n’è parlato in tutte le salse, durante l’anno 2011. Del Risorgimento, delle tre Guerre Risorgimentali (1848, 1859, 1866), della poderosa Spedizione dei Mille che fu la vera mossa vincente per arrivare a riunire in un solo Regno buona parte degli staterelli allocati nella penisola. Ecco, poi, la proclamazione del Regno d’Italia Unita, avvenuta il 17 marzo 1861; ecco i promotori, gli ispiratori, i protagonisti principali del nostro Risorgimento: Mazzini, il filosofo di un’Italia libera, repubblicana e indipendente; del 1° Ministro Camillo Benso conte di Cavour, il fine tessitore della politica del Regno Sardo-piemontese nel contesto dei Paesi d’Europa; del primo Re d’Italia Vittorio Emanuele II di Savoia, che sostenne sul campo il tentativo per riunire l’Italia; il grande, vero e insostituibile protagonista Giuseppe Garibaldi, anch’esso repubblicano, ma che comprese che solo con il sostegno dei Savoia si poteva compiere il progetto Italia. Fu la Spedizione dei Mille (in verità 1.088 più la signora Crispi) che scosse l’Italia dal torpore, che portò alla mobilitazione di decine di migliaia di Volontari, che consentì la riunione di milioni d’italiani con il Regno d’Italia. E non si trattò d’un moto venuto dal basso, popolare, come molti pensano: venne reso possibile con l’impegno di rappresentanti della popolazione più benestante, che riuscì a superare le diffidenza delle classi sociali più modeste, finanziando anche l’impresa. Ecco le professioni dei Garibaldini: 203 nobili o possidenti; 253 professionisti, impiegati e artisti; 204 erano militari, 120 di professione… incerta e solo 283 operai, artigiani e braccianti. Ed ecco la 3ª Guerra d’Indipendenza del 1866, dove per terra e per mare, il Regio Esercito e la Regia Marina subirono pesanti sconfitte sul campo, ma che grazie alla vittoria dei tedeschi sugli austriaci a Sadowa, consentì a Friuli e Veneto d’entrare a far parte del novello Stato, il cui simbolo era il Tricolore, di cui il verde esprimeva la speranza, il bianco la purezza e il rosso la forza e coraggio. Poi ecco la lotta al brigantaggio nel Meridione d’Italia, la presa di Roma attraverso la breccia di Porta Pia nel 1970. Con l’inizio del 20° secolo, il Regio Esercito si preparò a nuove avventure in campo internazionale. Nel 1911-12, decine di reggimenti italiani attraversarono il braccio di mare che separa l’Italia dalla costa africana per sbarcare in Libia alla conquista della 4ª sponda d’Italia. Un’avventura che recherà più controversie, dolore e oppressione dei benefici ottenuti. Nel 1915 l’Italia entrò in guerra a fianco di Francia, Gran Bretagna e Russia contro gli imperi Asburgico e Germanico.
1.261 giorni di guerra, 5.900.000 italiani che si alternarono nelle trincee nei quattro anni di guerra, 660mila morti e circa un milione di feriti, sofferenze immense, danni enormi. Fu considerata da molti la 4ª Guerra d’Indipendenza, tenuto presente che il Trentino, Trieste, l’Istria e parte della Dalmazia entrarono a far parte dell’Italia. Quello che avvenne nei decenni successivi è cosa nota. Migliaia sono state le cerimonie a ricordo degli eventi occorsi in questi 150 di esistenza dell’Italia Unita organizzati in quasi ogni località della penisola, attraverso la stampa, la TV e altro. Ce n’era bisogno, ha detto nei giorni scorsi il nostro Presidente Giorgio Napolitano, per dare uno scossone agli italiani. Ed egli non si è certo tirato indietro col Suo esempio; e di questo gliene dobbiamo essere veramente grati. Una proposta ci sentirem-
150 ANNI DI UNITÀ
LE SETTE SORELLE
BELLUNO
mo di avanzare, quale contributo alla causa dell’italianità. Come molti sanno, molte nazioni di questo mondo sono rappresentate da una pianta. Per gli Stati Uniti e la Germania c’è la quercia, per la Danimarca il faggio, per la Gran Bretagna la rosa, per l’Albania l’ulivo, per l’Olanda il bel tulipano, per il Libano il cedro; tanti altri Paesi hanno, a loro volta, altre piante o arbusti o fiori. E l’Italia? L’Italia non è ufficialmente rappresentata da niente, finora. Vorremmo proporre che venisse eletto a simbolo del nostro antico Paese un arbusto che si chiama “Corbezzolo”. È una pianta sempreverde, che in primavera produce un fiore a campanula di un bel colore bianco e che, contemporaneamente, mostra ancora il fiore dell’anno prima: una bella bacca d’un colore rosso vivo, che resterà visibile sulla pianta fino alla fioritura dell’anno successivo. Sembra una pianta fatta proprio per il nostro caso: bianca, rossa e verde! Una sorta di arbusto imbandierato, voluto dalla natura. Chissà se qualche politico se ne vorrà interessare, fra lo studio di una legge e l’altra; crediamo che farebbe piacere a molti. In ogni caso: Viva l’Italia: Roberto Rossini sempre, dovunque e comunque! 41
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Sangue midollare: a Paese (1 su 25) è record del dono
Ecotappi in sughero contro l’autismo A
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ecord nazionale di donatori di midollo osseo, il 10 novembre, a Paese. Su 250 volontari di questo Comune trevigiano, iscrittisi in questi anni al Registro Nazionale dei donatori di midollo osseo, molti sono quelli ricontattati per approfondire la compatibilità e dieci sono giunti alla donazione. Questo importante risultato rappresenta il più alto indice di compatibilità: uno ogni venticinque iscritti rispetto alla media di uno su cento. Per festeggiare questo traguardo l’Admor (Associazione donatori midollo osseo e ricerca), in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Paese e con il patrocinio dell’Azienda Ulss 9 di Treviso, ha voluto incontrare presso la Sala consiliare tutti i soci: chi ha donato, chi ha ricevuto, le associazioni di volontariato locali e regionali, fra i quali il vice presidente dell’Avis regionale, Francesco Joppi che ha portato il saluto dei donatori di sangue e il presidente di Adoces (Associazione donatori cellule staminali) Veneto, Gianni Cacciatori, che ha sottolineato l’impegno del volontariato e di Admor Verona a sostegno del Centro di Trapianto e dell’Ematologia veronesi. Giovanni Grillo, presidente del Coordinamento provinciale Volontarinsieme ha, infine, elogiato il ruolo sociale del volontariato “efficiente”. Importante è stato poi contributo alla serata dei professionisti sanitari: Fabio Benedetti, referente del Centro Trapianti midollo osseo di Verona, che ha seguito i donatori nelle fasi di prelievo, ha ricordato che tuttora il 30% dei pazienti candidati al trapianto non trovano una donazione compatibile. I medici Giovanni Battista Gajo ed Elisabetta Durante, del Centro trasfusionale di Treviso, dove i donatori sono stati tipizzati, hanno parlato dell’esperienza operativa delle varie fasi di ricerca per la compatibilità e per i controlli postdonazione. Il presidente di Admor, Alice Vendramin Bandiera, a nome del Consiglio direttivo, ha voluto ricordare che solo la sinergia di tre fattori, generosità, qualità del lavoro dei professionisti sanitari e impegno del volontariato, può permettere questi record e che comunque è importante ricordare che a dicembre 2010 erano 2500 i pazienti che, nonostante i diciotto milioni di donatori mondiali, non ne avevano uno compatibile. Il momento più sentito è stato quando
i dieci donatori hanno testimoniato la propria esperienza ed emozione, ognuno con il proprio modo di vivere questo importante gesto, volontario, anonimo e gratuito, ma che fa la differenza per il mondo e per le loro vite. Anche la stampa locale, regionale e nazionale, le radio e le tv hanno ripreso la notizia come testimoniano ampi articoli su Gazzettino e Tribuna di Treviso, Corriere.it, Sanità-Il Sole 24 Ore e molti altri media.
Nel ventennale Admor che nacque proprio qui
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’Admor di Treviso è stata costituita vent’anni fa dal gruppo fondatore di Paese con lo scopo di promuovere la donazione solidale del midollo osseo per incrementare il numero degli iscritti presso il Registro Nazionale dei Donatori di Midollo osseo, istituito presso l’Ospedale Galliera di Genova. Come noto, questo Registro ha lo scopo di procurare ai soggetti in attesa di trapianto di cellule staminali emopoietiche, privi di un donatore consanguineo, un volontario adulto, non familiare, con caratteristiche genetiche tali da consentire il trattamento terapeutico con buone probabilità di successo. Tantissimi, ovviamente, i donatori di midollo provenienti dall’Avis.
vis collabora alla raccolta di tappi di sughero a favore di “Etico” che unisce solidarietà e attenzione per l’ambiente. Si tratta di un progetto ideato da Amorim Cork, multinazionale portoghese che ha una filiale operativa anche a Conegliano e che produce svariati prodotti in sughero, fra cui i tappi. Poiché non tutti sanno che anche il sughero può essere riciclato, l’azienda si propone di farlo sapere al grande pubblico, promuovendo, nel contempo, la raccolta dei tappi che altrimenti finirebbero nel cassonetto dell’immondizie. Amorim Cork ha scelto la Fondazione “Oltre il Labirinto onlus per l’autismo” come partner: la Fondazione divulga l’iniziativa e raccoglie i tappi in cambio di una donazione annua. Avis provinciale ha accettato l’invito della fondazione trevigiana a collaborare nella raccolta. Un apposito box per lo stoccaggio dei tappi si trova già nella sede dell’Avis provinciale, in via ospedale a Treviso, ma
ogni Avis comunale può farne richiesta. L’iniziativa è aperta a tutte le Avis del Veneto, che possono contattare la segreteria della Fondazione “Oltre il labirinto” al 345 5397720.
Che cos’è la Fondazione “Oltre il labirinto” L a Fondazione è nata nel 2009 a Treviso dalla volontà di un gruppo di genitori di ragazzi autistici. Obiettivo è garantire ai ragazzi una continuità affettiva e di vita, inserita in un contesto sereno e dignitoso, ampliando le loro abilità e autonomia, garantendo a tutti i migliori servizi possibili e le migliori terapie. Nel contesto si inserisce il progetto “Villaggio Monica Migotto” che sarà una comunità residenziale, terapeutica e lavorativa costituita da soggetti autistici, i loro genitori, operatori (medici, psicologi…) e volontari. In linea con il concetto di Cohousing, il “Villaggio Monica Migotto” si integrerà alle attività nel territorio circostante, garanten-
ALTRO VOLONTARIATO
ALTRO VOLONTARIATO
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do un percorso del “Dopo di noi” che dia dignità, protezione e, dove possibile, integrazione sociale al disabile. Gli operatori e i volontari in team con le famiglie lavoreranno per sviluppare le aree di indipendenza dei soggetti e di integrazione lavorativa. È il primo in assoluto in Europa per la sua doppia peculiarità di coinvolgimento delle famiglie e di due comunità. È dedicato a Monica Migotto, una socia fondatrice della Fondazione, scomparsa il 17 febbraio del 2011 a soli 42 anni. Il Villaggio diventerà anche un centro formativo continuo on the job per gli operatori che si alterneranno.
Il 5xmille dell’Avis provinciale Treviso per la Fondazione TES
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n nome della trasparenza delle proprie entrate, l’Avis provinciale di Treviso rende noto che ha ricevuto a settembre il “5x1000 del 2009” (redditi riferiti all’anno 2008) pari a 21mila 728 euro e 34 centesimi. Le persone che hanno scelto di devolvere alla provinciale il loro contributo sono state 1.034. Questi fondi sono impiegati per l’opera di sensibilizzazione al dono del sangue, ma soprattutto per la ricerca. L’Avis provinciale ha condiviso, infatti, il progetto dell’Avis regionale sul fronte della ricerca scientifica e, in tale quadro, ha deciso di destinare gran parte del
5 per mille a sostegno di una borsa di studio di durata triennale per una ricerca sulle cellule staminali ricavate dai Buffy-coat residui dei donatori. Si svilupperà presso il Centro Trasfusionale di Treviso, nell’ambito del progetto di ricerca della Fondazione Tes (di cui Avis è partner). “Ringraziamo tutti coloro che hanno scelto di aiutare la nostra Avis donando il 5 per mille - dichiarano il presidente dell’Avis provinciale, Gino Foffano e l’amministratrice Wanda Pradal - che permetterà a Treviso di far fare passi in avanti alla ricerca sulle cellule staminali che sono senza dubbio il futuro della medicina”.
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A Castelgomberto la palma di capitale vicentina dello sport giovane e... avisino A
nche la stagione sportiva 2011/2012 si svolgerà a Castelgomberto, per almeno tre discipline sportive, nel segno dell’Avis. Nel corso degli ultimi tre anni, infatti, prima il pattinaggio, poi il basket ed infine la pallavolo hanno beneficiato della sponsorizzazione da parte della locale associazione di donatori del sangue, efficacemente capeggiata, a seguito del rinnovo del direttivo nel 2009, dal presidente John Vantin, coadiuvato da una squadra di validi collaboratori. Il Parca (Pattinaggio Artistico Castelgomberto) e il Basket Asd hanno così potuto realizzare i borsoni per gli atleti, su cui campeggia ben in evidenza il logo Avis, mentre il Team Volley ha realizzato una muta di divise per le partite. Quest’anno saranno indossate da almeno due squadre categorie “under” (dai 12 ai 14 anni) sulle tre
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che compongono la società. In tutti e tre i casi, vale la pena sottolinearlo, si tratta di materiale sportivo utilizzato da ragazzi e ragazze in età scolare, dalla prima elementare fino alla terza media. Del resto la vocazione dell’Avis è di seminare fra i più giovani, che possano diventare donatori del futuro, ma anche che veicolino il dono del sangue già nell’immediato, portandolo all’attenzione dei propri familiari. Messaggi di solidarietà che si esprimono anche nell’annuale concorso “Avis Scuola”. L’iniziativa rivolta agli alunni di terza media dei paesi di Castelgomberto e Brogliano, è ormai diventata appuntamento fisso nella programmazione didattica nei mesi da febbraio a giugno, e si chiuderà con le premiazioni finali nel 2012, quando ci sarà anche una felice “coincidenza”. L’Avis di Castelgomberto festeggerà infatti i 40 anni della fondazione, così come la locale società sportiva di pallavolo, oggi denominata Team Volley. Per entrambe le realtà associative non si tratterà solo di sfogliare idealmente il libro dei ricordi, ma anche di fare il punto e guardare oltre: l’Avis per il bene degli ammalati, la pallavolo per quello non meno importante dei giovani. E siccome lo sport ai nostri livelli si può ancora considerare con la “S” maiuscola, non saranno certo da meno pattinaggio e basket, che pure hanno alle spalle una storia meno lunga del volley, ma sono oramai anch’essi radicati nella realtà sociale del paese. Nell’appassionarci assistendo alle sfide dei giovani atleti, potremmo anche pensare di vincerla noi una sfida: quella di continuare a essere oppure diventare
Stampa vs Avis, tanti gol in amicizia L
e squadre “Tv Pressing” dei giornalisti e “Avis provinciale Treviso” sono scese in campo sabato 15 ottobre nello stadio della Pievigina Calcio, agli ordini dell’arbitro Raffaele Bertoncello e delle segnalinee Elena Cappelletto e Graziana Fuser. Già dall’entrata, balza agli occhi la notevole differenza di “peso” delle rispettive panchine, che poi si rivelerà l’arma vincente del team avisino. Dopo il rituale scambio di gagliardetti il calcio d’inizio viene dato dal presidente-capitano della squadra Avis, Gino Foffano. Le prime fasi di gioco denotano subito il maggior affiatamento della formazione di capitan Tiziano Graziottin, mentre nella formazione di mister Aldo Piva si fatica a ingranare la marcia e a contenere la pressante azione dei giornalisti. Non si segnalano azioni di particolare rilievo da parte di questi ultimi, anzi è la formazione avisina a tentare il primo tiro in porta, che però non porta frutti. La partita si sviluppa su un piano di sostanziale parità fino al 22° quando, splendidamente imbeccato da un compagno, Federico Cipolla fa piangere l’Avis, depositando la palla in fondo al sacco. Mister Piva provvede allora a ritoccare la formazione di partenza nel tentativo di coprire il buco creatosi a centrocampo, prontamente occupato dalla formazione in casacca rosa. Superato il primo momento di empasse, la squadra avisina comincia a trovare i giusti ritmi e si presenta un paio di volte dalle parti del portiere dei giornalisti sprecando le conclusioni a rete, una delle quali clamorosa. Ma è solo il prologo al gol che prontamente arriva al 28’ quando Ferruccio Contessotto, Avis di Miane, vince un rimpallo a centrocampo e s’invola verso la porta avversaria e dopo aver dribblato il diretto avversario, scocca un tiro non potente, ma preciso che ristabilisce la parità. La formazione di Graziottin comincia a temere i continui cambi operati da Piva e perde continuità nella creazione del gioco, ma si rimane in pareggio fino all’intervallo. Al rientro, il team Avis in maglia bianca sembra più convinto dei propri mezzi e forte dei nuovi innesti
operati dall’allenatore, si presenta più spesso nella metà campo avversaria. Non a caso è proprio l’ultimo entrato Simone Martin, Avis di Carbonera, a gonfiare al 12° nuovamente la rete dopo aver superato in velocità il diretto avversario. Sulle ali dell’entusiasmo e senza dare il tempo agli avversari di assorbire il colpo, è nuovamente l’Avis a colpire al 18° quando Matteo Carrer, dell’Avis di S.Biagio, finalizza in rete una bella discesa sulla fascia. Il mister Piva continua a rimescolare le carte per tenere il ritmo alto, mentre la corta panchina dei giornalisti non permette loro di tirare il fiato. Le parti si sono ora invertite ed è l’Avis a comandare la partita: al 28° va ancora in gol con un “gollasso” di Fabio Da Prà dell’Avis di Conegliano che da oltre 20 metri scocca un tiro che colpisce la faccia inferiore della traversa e si insacca alle spalle del portiere, vanamente proteso in volo. È il colpo del knock out, ma non la fine. Passano tre minuti ed è ancora lo scatenato Martin a infierire su un avversario ormai sfiancato, prendendo palla sulla fascia sinistra, accentrandosi dopo aver scartato il difensore avversario, mettendo a sedere il portiere dei giornalisti con un gioco di gambe degno di Maradona, prima di mettere la pietra tombale all’incontro siglando la quinta marcatura. Il tempo che rimane è solo per dare la passerella a tutta la panchina e per il pubblico sugli spalti. Risultato finale: TvPressing-Avis 1 a 5. Foffano gongola e mister Piva si salva dal rischio di esonero. Contenti, comunque, anche i giornalisti, che l’Avis se la sentono nel cuore e la portano come logo sulla maglia da anni. Soddisfatto lo speaker d’eccezione, il simpatico assessore di Pieve di Soligo, Nicola Stefani, per tutta la partita davvero concentrato a propagandare la donazione di sangue e le attività dell’Avis assieme al vice presidente dell’Avis regionale, Francesco Joppi. Poi terzo tempo, tutti in compagnia, presso le strutture del circolo di Villanova di Sernaglia della Battaglia, con cena a base di churrasco. Cronaca di Walter Tonon, immagine di Ottaviano Cereser
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LETTERE & OPINIONI
E se usassimo sacche più “personalizzate”? Caro direttore, sono un vostro affezionato lettore e vi ringrazio per il prezioso servizio informativo che svolgete. Vengo subito al punto con la mia domanda: perché le sacche dei donatori devono avere tutte la stessa grandezza? Capisco che la cosa sia più comoda, ma perché si deve pretendere che i donatori siano tutti uguali? Lo chiedo perché personalmente il passaggio da 430 a 450, sembrerà di poco conto, ma si è fatto sentire. Io sono ben contento di passare la giornata della donazione in tranquillità, senza strafare, ma con quella sensazione di debolezza che mi lascia solamente quando mi risveglio il mattino successivo. Sarei però ben più contento di andare a donare anche una o due volte di più all’anno, ma per quantitativi inferiori.Una dottoressa mi spiegava che l’aumento della capacità delle sacche ha reso impossibile la donazione da parte di alcuni donatori (soprattutto donne), me lo conferma? In tal caso capisco ancor meno la logica di questa scelta. Non pretendo che ogni donatore abbia la sua sacca personalizzata, ma creare alcune misure standard invece dell’unica sacca da 450 mi sembra un modo per aumentare il numero di donatori potenziali… e per venire incontro alle capacità di tutti. Grazie per Alberto Tortella l’attenzione e buon lavoro! Caro Alberto, grazie a te per l’interesse con cui ci segui e per l’ottima domanda. Può interessare tantissimi lettori, così come ha solleticato anche la curiosità del sottoscritto. Affido l’articolata risposta al responsabile del comitato medico di Avis Nazionale, il nostro Bernardino Spaliviero. La misura prevista di 450ml ±10% (da 405 a 495 ml) è stata stabilita per garantire il massimo di resa, di sicurezza e di economicità, standardizzando le procedure e le produzioni, senza mettere in pericolo la sicurezza del donatore che deve pesare più di 50 kg ed essere normoteso. Le sacche predisposte per raccogliere il sangue donato contengono una soluzione atta a facilitare la buona conservazione dei globuli rossi in attesa della trasfusione nell’ammalato e per prevenire il formarsi di trombi (coaguli) nel contesto del sangue donato, che sarebbero pericolosi se trasfusi nell’ammalato. Per motivi di sicurezza il kit per la raccolta del sangue è sigillato in assoluta sterilità all’origine, nello stabilimento che li produce; solo il sangue del donatore può entrare nella sacca, attraverso l’ago del prelievo che è già inserito e sigillato nel kit. Ne consegue che la sacca contiene la soluzione di cui parlavo all’inizio già all’origine, nella
quantità prevista per 450ml ±10% di sangue donato: da questa misura non ci si può spostare. Si è discusso più volte se introdurre kit per quantità inferiori di sangue donato, ma le proposte-richieste sono sempre state rigettate per motivi soprattutto di sicurezza e di economia. Uno dei fattori per dare la maggior sicurezza nelle trasfusioni è trasfondere l’ammalato coinvolgendo il minor numero di donatori possibile. La seconda ragione è economica: ogni trasfusione costa; salva la vita, ma costa e anche parecchio. Per contenere i costi bisogna ridurre il numero delle donazioni e quindi degli accertamenti sulle donazioni (gli esami che vengono obbligatoriamente fatti su ogni donazione). Per fare un banale esempio se l’ammalato avesse bisogno di 1.800 grammi di sangue intero potrei trasfonderlo con 4 sacche da 450ml; ma se le sacche contengono 350ml, dovrei trasfonderne 5, con aumento del 25% dei costi della terapia trasfusionale e dei relativi rischi trasfusionali per l’ammalato. Semmai in ambito internazionale qualcuno propone di aumentare il volume della donazione di sangue intero, portandola oltre i 500ml; ma questa proposta non trova consensi in ambito italiano e ancor meno nell’ambito del Volontariato del Sangue e di Avis. Sappiamo che la misura fissa di 450ml ha determinato e determina talora degli inconvenienti ai donatori/ici di basso peso e pressione arteriosa nei valori inferiori della norma, ma per la maggior parte essi comparirebbero comunque anche per volumi di sangue prelevato inferiori; in questi casi si può però rallentare la velocità della donazione e soprattutto si deve vigilare nel postdonazione, rimanendo qualche minuto distesi sul lettino della donazione, con un ristoro dopo la donazione adeguato per volumi di bevande zuccherate non alcoliche (anche 500ml), meglio se con caffè/thè. Poi si deve evitare di rimanere fermi in piedi, e ancor di più al caldo o sotto il sole. La giornata di riposo post-donazione è prevista proprio per evitare questi possibili disagi; c’è chi ne potrebbe fare a meno, ma chi ne ha bisogno la utilizzi in modo appropriato, sarebbe a dire che non deve affatto stupire se qualche donatore/ice ne sente proprio il bisogno e quel giorno se ne rimane a casa al fresco a riposare. Bernardino Spaliviero
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