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La Vergine col Bambino

CAPITOLO TERZO LA CAPPELLA, UN’OPERA DI LUCE

«Voglio che i visitatori della cappella provino un sollievo spirituale. Che, anche senza essere credenti, si trovino in un ambiente dove lo spirito si eleva, il pensiero s’illumina, il sentimento stesso si fa più leggero. Il benefi cio della visita nascerà facilmente, senza che ci sia bisogno di battere la testa per terra»125 .

La cappella è costruita attorno alla luce, come l’eco del ruolo mistico che questa svolge nella dottrina dei domenicani, e in relazione a quello didattico nei confronti dei fedeli. Le vetrate costituiscono così il veicolo dell’espressione di Dio, una stupefacente mediazione tra uomo e divinità. Storicamente, le vetrate rappresentano la luce celeste. Esse si slanciano verso le volte della chiesa, immagine del cielo. Matisse pensa però alla luce in modo differente. Trasforma la percezione spaziale della cappella, e con la disposizione dal pavimento al soffi tto delle vetrate determina una continuità tra il luogo simbolico della cappella e la natura che la circonda. La cappella s’integra nell’ambiente che le sta intorno e si illumina a seconda delle ore del giorno.

Lo spirito delle vetrate

Le vetrate della cappella offrono a Matisse l’occasione per ricerche molto intense. Studia e sviluppa in diverse tappe temi e motivi, soffermandosi sui particolari tecnici della realizzazione dei vetri e del loro assemblaggio. Tutto concorre alla defi nizione dello spazio interno e alle modalità della percezione dall’esterno. Sin dalle origini l’architettura religiosa ha cercato la luce per mezzo dell’amplifi cazione delle aperture, l’altezza delle strutture, il colore delle vetrate. Lo spazio della cappella è ristretto, e per di più questa s’appoggia al pendio della collina, lungo la strada per Saint-Jeannet. Per le vetrate erano perciò disponibili un unico lato, quello dell’unica navata, e la parete retrostante l’altare maggiore. Matisse opta per pannelli irradiati dalla luce solare che li attraversa, ma soprattutto dalla propria luminosità, creata dagli stessi colori. Per l’artista i colori partecipano all’elevazione dei cuori e dei canti. Il 24 ottobre 1948, dopo aver ascoltato la messa solenne celebrata nella Sainte-Chapelle a Parigi, scrive a frate Rayssiguier: «Nel nostro edifi cio è importante che il livello di elevazione religiosa dello spirito provenga naturalmente dalle linee e dai colori che agiscono nella loro eloquente semplicità […]»126. Non gli pare necessaria la presenza di un organo, e il 16 ottobre 1948 accenna alla questione in una lettera a padre Couturier: «È stata concepita come semplice cappella»127. Tale semplicità offre all’artista l’occasione di esprimersi con mezzi diversi. «È così che dei colori puri possono agire sull’intimo sentimento con tanta più forza quanto più

Pagine seguenti: Rifl essi di luce verso il pannello in ceramica del San Domenico.

Veduta d’insieme dell’interno della cappella, con i pannelli in ceramica della Vergine col Bambino e della Via Crucis, attraversato da rifl essi di luce.

sono semplici. Un blu ad esempio, accompagnato dall’irradiarsi dei suoi complementari, agisce sul sentimento come un energico colpo di gong»128. Le vetrate della cappella, attraverso la trascendenza dei colori, divengono una fonte vibrante di emozioni. L’artista si riferisce a un ricordo d’infanzia, quando creò una scenografi a attorno a una raffi gurazione dell’eruzione del Vesuvio. A suo dire nella cappella si ritrovano un analogo gioco di luci e la medesima intensità. Come nei dipinti del periodo di Vence, Matisse utilizza contemporaneamente lo spazio interno e quello esterno. Le fi nestre raffi gurate nei dipinti sono trasformate in alte vetrate. La loro luminosità capta e riempie lo sguardo. Il loro rifl esso mescola in modo straordinario la realtà degli spazi. L’atmosfera che muta con le ore del giorno, secondo il ritmo stesso della natura, accorda il sentimento religioso in relazione alla vita e alla creazione. La cappella diviene un luogo d’incontro con se stessi. Il gioco tra l’opacità e la trasparenza rifl ette l’intimità del pensiero, che può ripiegarsi su se stesso o aprirsi al mondo. In questo luogo di pace possono intrecciarsi letture laiche e religiose. Durante il soggiorno a Tahiti, Matisse ha avuto la rivelazione dei rifl essi del cielo e della trasparenza delle lagune degli atolli. Sente che cielo e terra possono confondersi, e l’orizzonte scomparire. L’unità degli elementi è assicurata dalla luce. Il pensiero di Matisse sembra fare l’esperienza di un’unità rivelata, al di là della sua “chiusura”. È ciò che propone con la sua ideazione, e questa particolare nozione si ritrova anche nella sua pittura, ad esempio nel Silenzio abitato delle case129, dove i personaggi leggono libri con le pagine bianche che contengono la luce della tela. La concezione delle vetrate della cappella è associata a una tappa unica nel percorso creativo dell’artista, che si apre, con la tecnica del papier gouaché découpé, a un rinnovamento della sua ispirazione e alla molteplicità delle sue interpretazioni: «Creando questi papiers découpés colorati mi sembra di andare con gioia incontro a ciò che si preannuncia. Mai, credo, ho avuto tanto equilibrio come nella realizzazione di questi papiers découpés. So però che solo tra molto tempo ci si renderà conto di quanto ciò che faccio oggi sia in accordo col futuro»130. Questa tecnica apre all’artista nuovi orizzonti, e gli offre la possibilità di creare grandi composizioni, nelle quali moltiplica a piacimento le disposizioni. L’appartamento del Régina vede le pareti ricoprirsi di progetti, tra cui i differenti stadi per le vetrate della cappella del Rosario. Circondato dai progetti e dagli studi, Matisse s’immerge nell’opera, e vi si proietta completamente. «Quando entro nella cappella sento che sono interamente io ad essere là – insomma tutto ciò che ho avuto di meglio, quando ero bambino […]»131. Il sogno e l’inatteso s’introducono così nella cappella. Il blu, il giallo e il verde, attraversati dalla luce del sole, si mescolano tra loro. Un raggio proietta un’iridescenza color malva sulle pareti. Il variare secondo le ore del giorno dei colori le ravviva, ampliandone i limiti spaziali.

Pagine 144-153: I colori delle vetrate rifl essi sul pavimento in marmo della cappella.

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