CINOFILI STANCHI
V O L U M E
SOMMARIO: I cani dell’antica 1 Grecia La storia del Rot- 2 tweiler Cani al cinema
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Intervista a Gessica
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Degl’Innocenti C’è posta Fido
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Protostoria e 4 storia del collare Dizionario dei 5 termini tecnici e scientifici Alle prime luci 6 dell’alba (Reminescenze di Protezione Civile) Origini delle raz- 7 ze canine giapponesi Eventi cinofili dei 8 Cinofili Stanchi Primati, canidi e 9 co-evoluzione Se n’è andato in 10 punta di zampe Cani ed apprendi- 11 mento sociale
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Un grazie a tutti! Vogliamo ringraziare tutti coloro che grazie alla distribuzione sul social network Facebook hanno letto il nostro primo numero di ‘Cinofili stanchi’ ed hanno compreso le nostre intenzioni, nonostante qualcuno abbia paventato secondi fini. Certo, un secondo fine c’è: diffondere una corretta cultura cinofila e BASTA. Il tutto gratuitamente. Tornando a chi ci ha letto, grazie perché siete stati davvero numerosi (ci avete dato 959 Mi piace ed avete scaricato 3292 volte il magazine) e questo ci incoraggia nel proseguire il nostro obiettivo di diffusione dell’informazione scientifica nel mondo cinofilo italiano. Per tale ragione, dal prossimo numero allargheremo la collaborazione ad altri professionisti che ci
forniranno i loro punti di vista su vari argomenti che riguardano i nostri amati amici a 4 zampe. Di conseguenza aumenteran-
il futuro. Di certo se sarete ancora così numerosi come col primo numero avremo la motivazione per proseguire in questa nostra esperienza editoriale. Vi chiediamo soltanto di diffondere questo giornale presso i vostri amici cinofili in modo da avere un maggior seguito di utenti che possano usufruire del nostro servizio online.
Cani del Botswana no anche le pagine di questo magazine informatico in modo da dare spazio a tutti coloro i quali vorranno fornirci la loro collaborazione. Speriamo, perciò, di avere portato una ventata di freschezza ed innovazione e di riuscire a portarla avanti per
Ribadiamo, ancora una volta che il magazine è scaricabile gratuitamente e noi non chiediamo altro che un minimo senso di riconoscenza nei confronti di chi cerca di diffondere una corretta cultura cinofila. Altro non ci resta che augurarvi una buona lettura con questo nuovo numero del mese di novembre 2012 di CINOFILI STANCHI..
I cani dell’antica Grecia (segue a pag. 3) Per trovare un primo documento storico in cui si parla di cani e selezione dobbiamo risalire al quarto secolo a.C., l’epoca in cui ad Atene nella antica Grecia visse Senofonte, un aristocratico ateniese allievo di Prodico, Isocrate e Socrate; famosa è la sua biografia di Alessandro il Grande e il suo trattato sull’arte equestre. Fra i vari testi scritti ve ne è uno intitolato Il Cinegetico (Κυνηγετικός), in cui egli tratta dell’arte di cacciare con i cani. Espressamente indica alcune
tipologie di cani presenti all’epoca nell’antica Grecia, del modo in cui devono es-sere selezionati e come addestrare alla caccia quelli idonei a questa attività. Al terzo capitolo scrive di due cani, il Castoriano (in quanto selezionato da Castore) ed il Volpinoide disceso parte dal cane e parte dalla volpe mentre al nono capitolo parla dei cani ‘indiani’ più grandi, veloci e coraggiosi degli altri utilizzati per la caccia al cervo e al decimo accenna alle varietà che servono al cac-
ciatore per la caccia al cinghiale: cani indiani, cretesi, laconiani e locresi. Il termine Castoriano per molti è probabilmente riferito ad un cane di taglia media simile al basenji che oggi ritroviamo a Creta (Kρητικός Iχνηλάτης), un cane con una storia di almeno 4.000 anni che può essere l’antenato di altre razze presenti nel Mediterraneo, come il nostro Cirneco o il cane di Ibiza. Però, come si è visto Senofonte parla anche di cani cretesi, per cui probabilmente il cane di
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“Il suo nome deriva dalla città tedesca di Rottweil nel Wurtemberg che fin dai tempi dell'occupazione romana ebbe intensi traffici commerciali di bestiame con il cantone di Argovia (Svizzera), poichè in quella città si svolgeva un importante mercato del bestiame.”
La storia del Rottweiler Fino ad alcuni anni fa la maggior parte degli studiosi riteneva che tutti i Molossi discendessero dal Mastino del Tibet che ne era considerato il progenitore. Questa tesi alla luce dei nuovi ritrovamenti archeologici e nuove metodologie d'indagine sta perdendo credito, poiché in quella regione non sono stati rinvenuti reperti e immagini che documentino l'esistenza di un cane simile. Dopo questa prefazione, vengo a descrivere un po’ di storia della razza da me Allevata e precisamente il ROTTWEILER. Il suo nome deriva dalla città tedesca di Rottweil nel Wurtemberg che fin dai tempi dell'occupazione romana ha avuto intensi traffici commerciali di bestiame con il cantone di Argovia (Svizzera), poiché in quella città si svolgeva un importante mercato del bestiame. Per secoli gli allevatori di bestiame che accompagnavano le mandrie per essere vendute si servirono di cani di grossa mole poderosi e coraggiosi che aiutavano i mandriani-mercanti nella guida e nella guardia delle mandrie e, una volta venduti i capi al mercato, proteggevano il ricavo (danaro) nel viaggio di ritorno lungo le strade infestate dai briganti. Tanta era la fiducia che questi mercanti riponevano nei loro cani che usavano legare al loro collo una borsa di pelle contenente il denaro ricavato dalla vendita dei capi di bestiame al fine di metterlo al sicuro. Quei cani bovari erano discendenti dei Molossi che i Celti, gli
Alani, gli Unni ed i Romani introdussero in tutta l’Europa Centrale e che sono i progenitori dei cani bovari Svizzeri a loro volta antenati del nostro Rottweiler. Il cinologo tedesco Strebel ritiene che la razza discenda dal bovaro bavarese a sua volta imparentato con il bullenbeisser, ma di quest'ultimo non v'è alcuna traccia o notizia. Odiernamente è possibile trovare punti in comune tra il Rottweiler e altre razze Svizzere quali: il Bovaro del Bernese, il Grande Bovaro Svizzero e il Bovaro dell'Appenzell. La costruzione è simile ed anche i colori del mantello si assomigliano, se si eccettua il bianco ,che nei bovari svizzeri è richiesto mentre nel Rottweiler no (lo era fino a qualche decennio fa, come confermano testi pubblicati tra il 1949 e il 1965). Il Rottweiler era conosciuto nell’antichità come "Packer" (morditore), definizione che sottolinea la forza della presa mascellare e con quello di "Metzgerhunde" (cane del macellaio), per indicare il suo impiego. Il Rottweiler è stato anche utilizzato come cane da traino (vista la sua notevole forza) dei carretti che portavano il latte o altre merci dei venditori ambulanti. Allevata nel Sud della Germania grazie alle sue straordinarie doti, la razza è giunta intatta fino alla fine del 1800, quando divenne obbligatorio trasportare bestiame non più sulle strade ma su rotaia. Questo rese inutile il servizio svolto dal
nostro cane per secoli e portò il Rottweiler quasi all'estinzione. Fu solo grazie alle loro doti di guardiani e difensori che permise a pochi di loro di essere salvati da una fine certa. Alla fine del XIX secolo alcuni cinofili e appassionati iniziarono la selezione che ha portato alla razza odierna. Il Rottweiler è oggi un cane da guardia, difesa, compagnia e per le sue doti viene impiegato in molteplici attività sportive (agility, obedience, utilità e difesa) e non (protezione civile, polizia). Non è un cane per tutti e deve essere gestito da persone con esperienze passate con cani e/o che sappia imporsi (con delle regole) ma senza modi bruschi. Ad oggi il Rottweiler è uno tra i cani più equilibrati del panorama canino. Roberto Mannu - Allevatore Riconosciuto E.N.C.I. - F.C.I. econ Affisso ‘DI ALBASCURA’ - Iscritto al Registro degli Addestratori Cinofili Sezione 1 Cani da Utilità.
Nilo di Albascura
Cani al Cinema: Finalmente arriva Kalle Kalle, intelligente ed acuto investigatore della Polizia tedesca
Questo intelligente e bravo Parson Russell Terrier è la star esclusiva della serie comico/ poliziesca che la rete tedesca ZDF manda in onda dal lontano 2006. Kalle fa parte di una famiglia un po’ particolare: infatti Stefan Andresen, il ‘papà’ è
un giornalista mentre Pia Andresen, la ‘mamma’, è un agente di polizia che dopo alcune vicissitudini riesce ad inserire Kalle nella sua squadra come cane investigatore. Della famiglia fanno parte anche un figlio ed una figlia umani.
una zampa alla squadra di cui fa parte nel catturare ladri, assassini ed altri malfattori.
Fra vicende serie e comiche, il piccolo cane riesce a dare
Giovanni Padrone Educatore cinofilo ACCSC
Traspare la bravura dello addestratore che ha saputo rendere ‘Kalle’ un buon cane da scena cinematografica.
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I cani dell’antica Grecia (dalla prima pagina) Castore era un incrocio fra cane cretese ed un’altra razza come altri pensano. Riguardo al cane ‘volpinoide’, probabilmente Senofonte si riferiva all’Alopekis, razza canina di piccola taglia originaria di Tessalonika (Grecia) con aspetto simile alla volpe (come del resto tutti i ‘volpini’). Anche questa è una razza molto antica, presente da almeno 3.000 anni nel territorio greco. I cani indiani probabilmente erano dei molossi di grande taglia
di cui parlano altri filosofi e studiosi dell’Antica Grecia prima e dopo Senofonte. Ad esempio, Ctesia di Cnido, diplomatico e storico contemporaneo di Senofonte, descrive questi cani come animali molto grandi che attaccano i leoni. Probabile che questi cani fossero dei grossi mastini.
Cretan hound
Giovanni Padrone Educatore cinofilo ACCSC
Intervista a Gessica Degl’Innocenti 1) CHI E' LO PSICOLOGO CANINO E DI COSA SI OCCUPA? Come dice la dicitura stessa, lo psicologo canino è uno psicologo, iscritto all'albo, che ha una formazione nell'ambito della psicologia animale e comparata, ha approfondite nozioni etologiche e si occupa in principal modo della relazione uomo-cane, unendo quindi le competenze in psicologia animale con quelle di psicologia umana. gli ambiti d'intervento sono molti, dal sostegno ai proprietari di cane agli interventi di terapie assistite con ausilio di animale, la così detta Pettherapy. 2) COME SI DIVENTA PSICOLOGO CANINO? Per diventare psicologo canino innanzitutto, si deve completare il quinquennio di psicologia, avendo cura di inserire nel piano di studi materie come: etologia, psicologia animale e comparata, psicologia sperimentale etc.; in seguito, sarà indispensabile proseguire con il tirocinio in un ambito adeguato, per poi arrivare all'abilitazione. La teoria è importante, ma ovviamente non basta: bisogna frequentare campi d'addestramento, così come canili rifugio è altrettanto importante. 3) LE LEGGI ITALIANE COME RICONOSCONO E TUTELANO TALE FIGURA? le leggi italiane ad oggi tutelano la figura dello psicolgo, ma ancora non c'è una legislazione univoca in campo nè in campo di pet-therapy nè di psicologia animale e comparata, sebbene lo stesso codice deontologico, con l'articolo 10 riporti che "Quando le attività professionali hanno come oggetto il comportamento degli animali, lo psicologo s'impegna a rispettarne la natura ed a evitare loro sofferenze", dimostrando, evidentemente, come la figura professionale abbia facoltà di occuparsi di animali. 4) ADDESTRATORE/ISTRUTTORE/EDUCATORE E PSICOLOGO
CANINO STESSO LAVORO O SI OFFRONO SERVIZI DIVERSI? Ogni figura professionale ha le sue metodologie, ma credo che le finalità siano le stesse: aiutare i cani ed i padroni ad instaurare un'amicizia sana e duratura. Ovviamente i servizi offerti possono essere diversi, vista la difformità di professionalità ma credo, e spero, che questo possa esser presto una risorsa e non un limite, un modo per collaborare a stretto contatto per il fine comune. 5) COMPORTAMENTISTA E PSICOLOGO CANINO SONO SINONIMI O ATTIVITA' LAVORATIVE DIFFERENTI? Se per comportamentalista si intende il veterinario è ovvio che le due figure professionali non possono e non devono essere sinonimi! Lo psicologo non ha competenze mediche, è "solo" una figura sanitaria; il suo intervento sarà mirato alla "coppia" e in particolare alla parte umana, si occuperà dei proprietari, ma certo non si interesserà del benessere fisico del cane, ma di quello psicologico, passando dall'educazione del proprietario stesso. 6) COME SI RICONOSCE E SI TROVA UN BRAVO PSICOLOGO CANINO? A parte chiedere agli albi professionali oggi, ci sono molti gruppi di professionisti che si occupano di comportamento animale ( cani, cavalli, roditori, ecc.) e di divulgazione. Leggere pubblicazioni del professionista e diffidare di stravaganti "personaggi" quali ad es. i dogcounseling o dog-coach, dove la preparazione non è proprio limpida. Quando si parla di professioni riconosciute, si deve essere in presenza di tutti i requisiti che lo Stato richiede. 7) COME SI SVOLGONO UN PERCORSO TERAPEUTICO ED UNA SEDUTA ? Le sedute iniziali solitamente sono due: la prima è a casa del cane con la presen-
za dei membri della famiglia umana, la seconda al campo (meglio se con la presenza dell'educatore cinofilo con il quale si collabora). Questo perché in contesti così diversi si ha la possibilità di vedere ed osservare molte delle dinamiche tra cane e proprietario. Importantissimo in questa fase sarà il colloquio clinico con i proprietari, dal quale poi si programmerà l'intervento, collaborando anche con le altre figure professionali. 8) MOLTO SPESSO LA PRIMA DOMANDA CHE UN POTENZIALE CLIENTE FA: COSTI, MODALITA' DI PAGAMENTO E DURATA DI UN PERCORSO TERAPEUTICO? Come ogni professione sanitaria, anche la nostra ha un tariffario e le sedute sono ovviamente soggette a fattura esente IVA. Ad oggi gli ordini hanno annullato i tetti minimi e massimi dei costi, quindi tutto è calibrato sull'intervento, tenendo conto dei tempi e delle modalità dell'intervento stesso. 9) UNO PSICOLOGO CANINO PRINCIPALMENTE LAVORA A DOMICILIO O PRESSO UNA STRUTTURA? FA LEZIONI SINGOLE E COLLETTIVE? QUANDO E PERCHE'? Come dicevo prima, i primi incontri si fanno a domicilio, poi molto dipende dal problema che viene trattato, solitamente però si cerca di mettere i proprietari in contesti diversi, così da poterli portare alla scoperta delle risorse a cui possono attingere per far fronte alle richieste del cane. L'approccio è sempre questo: guidare gli umani per comprendere l'esigenze canine. 10) QUALI LIBRI CONSIGLI AD UN CINOFILO CHE VUOLE AVVICINARSI AL TUO LAVORO? Tutti i libri scritti da psicologi sul comportamento canino vanno bene; è importante che sia uno psicologo l'autore proprio perché solo così si pone l'accento sul lavoro che deve fare il proprieta-
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C’è posta per Fido (cinofili stanchi@yahoo.it) Ci scrive la Signora Anna da Torino, la quale lamenta alcuni problemi di gestione del cane. “Ho preso alcuni mesi fa un cane al canile. I miei grandi problemi sono che non risponde al richiamo e quando può scappa, arrampicandosi anche al recinto. Cosa mi potete consigliare?” Signora Anna, innanzitutto bisogna dare la motivazione al cane per trovare interessante rimanere a casa. Ad esempio se il
I cani furono spesso rappresentati nell’antichità con collare a fascia e guinzaglio. Il collare a scorrimento e la pettorina, invece, sono invenzioni degli ultimi 150 anni.
Bhimbethka 11.000 a.C.
Suo cane rimane tutto il giorno in giardino senza avere un minimo di interazione con Lei, troverà modo di fare cose più interessanti. Il fatto che lui tenda a scappare mi da questa sensazione. Il cane fondamentalmente fugge per tre ragioni: 1 – noia: nessuno gli da attenzione e lo stimola a sufficienza; 2 – incapacità del proprietario a rendersi interessante ed a comu-
nicare; 3 – femmine in calore. In tutti e tre i casi si deve iniziare ad instaurare un chiaro rapporto di comunicazione ed interazione, in modo tale da rendere interessante la presenza del partner umano rispetto a qualsiasi altra distrazione esterna. Credo proprio sia il caso di rivolgersi ad un educatore cinofilo. Giovanni Padrone A.C.C.S.C. Ravenna
Protostoria e storia del collare Il collare a fascia è il mezzo più antico che gli esseri umani utilizzarono per tenere sotto controllo il cane. Già nelle antiche pitture rupestri di Bhimbethka (13.000 a.f.) e di Akakus (Libia, 12.000 a.f.) sono raffigurati due cani tenuti al guinzaglio e collare dai rispettivi compagni umani. Più tardi, in epoca storica troviamo i dipinti dell’antico Egitto che ritraevano 6000 anni fa dei levrieri al guinzaglio e collare; inoltre nelle tombe egizie sono stati trovati dei collari in cuoio con raffigurazioni pregiate. Circa un migliaio di anni più tardi gli assiri raffigurarono dei cani di grossa taglia (probabilmente molossoidi) con collari apparentemente di metallo o comunque di materiale rigido. Anche nelle rappresentazioni artistiche dell’antica Grecia e di Roma vengono spesso disegnati o scolpiti cani con collare; nell’antica Roma si iniziano a fabbricare collari con borchie e punte esterne per proteggere il collo dei cani usati nelle battaglie. I ‘collari armati’ vengono usati anche nel Me-
dio Evo a protezione dei cani che dovevano fare la guardia alle greggi ed alle mandrie, mentre la Nobiltà inizia a decorare i propri cani con collari fabbricati in metalli pregiati e pietre preziose. Con il diffondersi della classe media in Europa il cane non è più ad appannaggio di pochi e ritorna il collare in cuoio perché a prezzi più accessibili. Nel 16.mo secolo nasce il collare con chiusura a lucchetto. Da quell’epoca ai giorni nostri poco è cambiato se non l’introduzione delle fibre sintetiche e dei materiali plastici nella produzione dei collari. Noto anche come CHOKE COLLAR (collare a strangolo) o CHOKE CHAIN (catena a strangolo) il brevetto del primo SLIP COLLAR (COLLARE A SCORRIMENTO) risale al 1890 (Ae. F. Nuttall, US patent n. 426137 del 22 apr. 1890, che aveva già brevettato l’invenzione in Inghilterra il 9 maggio 1889), anche se era già usato da alcuni allevatori inglesi fin dalla metà del 19.mo secolo. Ne sono state fatte successivamente varie versioni fra cui una con punte interne, ma anche una nel 1995 con il chiaro intento di
non creare in alcun modo danni fisici al cane (Christopher E. Beauchamp, US patent n. 5.456.213 del 10 ott. 1995: collare a scorrimento interrotto o semistrangolo). L’intento originale era quello di tenere maggiormente sotto controllo il cane, soprattutto se di grossa taglia. Tuttavia un uso sbagliato poteva provocare grossi danni al cane, fino all’asfissia e fu per evitare questo che già nel 1924 venne brevettata da George Huff la prima pettorina (US patent 1.508.601 del 16 set. 1924) e perfezionata da George W. Philbrick (US patent n. 1.685.435 del 25 set. 1928). E’ invece del 1984 (US patent n. 4.483.275 del 20 nov. 1984) il brevetto della prima cavezza per cani con il chiaro intento di insegnare al cane la condotta al guinzaglio (“…so that the trainer, rather than merely polling against the mass of the animal, can turn its head in the direction to which he wishes the animal to move…” ossia “…in modo che l'addestratore, invece di limitarsi a porsi davanti al corpo dell'animale, può girare la sua testa nella direzione verso la quale desidera che l'ani-
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Levriero dell’antico Egitto male vada…”). IL DIBATTITO SUI DANNI FISICI
Ad onor del vero bisogna dire che qualsiasi mezzo utilizzato in modo scorretto può causare forti danni al cane, sia esso un normale collare, un collare a scorrimento, una cavezza o persino una pettorina. Di certo alcuni di questi possono più facilmente portare a questo, ma anche uno strattone ad un normale collare fisso o ad una pettorina possono provocare se non gli stessi, danni comunque gravi. Mi è capitato di vedere un ragazzino usare una pettorina come uno yo-yo su un cane di piccolissima taglia ed ho provveduto alla denuncia del genitore per maltrattamento di animale, poiché questi anziché intervenire se ne stava a ridere del povero malcapitato cane. Mai denuncia fu più appropriata visti i danni fisici provocati. Come ribadito più sopra, io personal-
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mente non ho mai usato collare a scorrimento né cavezza, perché visti i miei trascorsi sportivi sono dotato di una certa forza e non vorrei causare ai miei cani (e tantomeno a quelli dei miei clienti) inavvertitamente alcunché a causa di un mio movimento inconsulto. Insegno la condotta ai cani innanzitutto senza guinzaglio e poi lo stesso viene introdotto insieme ad un normalissimo collare a fascia. Non uso nemmeno la pettorina, a meno che non mi capiti un cane particolarmente ostico all’apprendimento della condotta e allora provvisoriamente unisco l’insegnamento ad una pettorina rieducativa (fra le svariate centinaia di cani con cui ho lavorato mi è capitato una sola volta, ovvero circa l’1 x ‰). La cattiva nomea che viene data al collare a scorrimento è perché viene utilizzato in maniera alquanto becera da addestratori poco rispettosi della natura e dell’integrità fisica e psichica del cane (Cesar Millan docet); mi è capitato e mi capita tuttora di lavorare sui danni soprattutto psichici fatti da questi ‘addestratori’ (che non paghi di questo spesso ricorrono anche al collare elettrico, strumento anti-etico ed incivile). Tuttavia conosco professionisti che usano lo stesso da anni con criterio, non hanno mai abusato dei propri cani e li hanno sempre trattati con il massimo rispetto. In pratica, il discorso è
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sempre quello che alcune persone usano il cervello e altre nemmeno sanno cosa sia un cervello. Di certo la rosa dei venti presente nella cinofilia italiana con tutte le sue correnti non contribuisce alla chiarezza nei confronti delle persone, né tantomeno programmi tv che sanno più di show che di realtà (e spesso mentono spudoratamente sulla realtà). Mi auguro che lo spirito di collaborazione nato fra alcuni di noi che operano in maniera professionale nell’educazione e nell’addestramento dei cani (anche se le nostre opinioni possono apparire diverse, ci unisce l’idea di porre il benessere del cane davanti a tutto) possa dare un contributo ed un maggiore impulso alla chiarezza e che il tempo ci dia ragione accantonando chi, per business o per boria, approfitta dell’ignoranza delle persone per causare disinformazione e soprattutto danni gravi ai cani altrui.
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La pettorina fu brevettata nel 1927 in risposta ai danni dati dall’abuso del collare a scorrimento
Giovanni Padrone
Mosaico romano - 1. sec. dC
Dizionario dei termini tecnici e scientifici usati in cinofilia Iniziamo da questo numero un dizionario dei termini tecnici e scientifici che sono frequentemente usati da chi scrive o parla di cinofilia, psicologia canina e gli altri argomenti che ruotano intorno ai nostri amici a 4 zampe. Naturalmente apriamo le danze partendo dalla lettera ‘A’. Aggressività – Impulso istintuale ad aggredire animali di altre specie o della propria al fine di attentare alla loro esistenza, per cibarsene nel caso di specie predatorie carnivore, o comunque di provocare loro lesioni o danni diffusi. Ansia – Condizione mentale cosciente in cui il soggetto mostra atteggiamenti di paura patologica legati a stimoli individuabili. Mancanza di adattamento ad una condizione di stress. Antropomorfizzare – Interpretare secondo i canoni comportamentali umani. Antropomorfo – Con sembianze umane. Aplotipo – Metà genotipo, riferito all’insieme completo dei geni ereditati da un genitore e localizzati in uno solo della coppia di cromosomi. Ogni cellula somatica possiede due aplotipi, uno paterno e uno materno, e l'ereditarietà degli aplotipi può essere studiata negli alberi genealogici. Apprendimento – Processo mentale attraverso il quale si impara qualcosa. Istruirsi. Arousal – Stato emotivo di eccitazione del soggetto.
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L’aspetto positivo è conoscere gente proveniente da tutta Italia che come te ha la passione per il cane ed aiutare chi si trova in difficoltà...
Alle prime luci dell’alba (Rimembranze di Protezione Civile) Alle prime luci dell’alba iniziano di solito le ricerche dei dispersi. Sono ormai diversi anni che con il mio cane siamo diventati una unità cinofila operativa. Dopo due anni di corso fatto di lunghe passeggiate in montagna e letture di manuali tecnici sulle comunicazioni, cartografia, tecniche di soccorso ecc. siamo riusciti ad ottenere questo risultato. L’aspetto positivo è quello di conoscere gente che proviene da tutte le parti d’Italia e che come te hanno tutti la passione sia per il cane, sia quella di sacrificare parte del proprio tempo per aiutare chi si può trovare in difficoltà. Infatti gli interventi tipici sono quelli di cercare persone che si perdono in montagna o persone che si allontanano dalla propria casa. Purtroppo in questo settore la casistica maggiore è quella di persone che hanno deciso di farla finita e si allontanano dai loro cari, per cui lo spettacolo che a volte ci si propone davanti non è proprio idilliaco; conosco anche persone che dopo aver rinvenuto delle persone decedute hanno deciso di ritirarsi da questa attività. Ma ci sono anche delle bellissime esperienze di vita che ti ripagano di tutte le ore passate a camminare sotto la pioggia o delle poche ore dormite in auto con il termometro poco sopra lo zero. Ormai le missioni a cui ho partecipato sono diverse decine, ma quelle che mi sono rimaste in mente sono soprattutto quattro: la prima esperienza, la ricerca di un anziano, quella di un ragazzo e quella di una bambina. La prima ricerca risale appunto a pochi mesi dal riconoscimento di operatività, ed era riferita ad una signora di mezza età che si era allontanata da casa con il preciso scopo di farla finita. Mi ricordo che preso dall’eccitazione della chiamata mi
ero scordato metà dell’attrezzatura a casa tra cui la pettorina fluorescente per il cane e tenendo conto che la ricerca avvenne di notte con un cane con il manto completamente nero (schnauzer gigante), ero combattuto tra il sotterrarmi o il comprare un radar. Comunque trovammo degli oggetti appartenenti alla signora che spostarono le ricerche verso la risoluzione del caso. Da quella volta tengo sempre lo zaino completo di tutta l’attrezzatura in fondo al letto. La ricerca dell’anziano è un bel ricordo in quanto il suddetto non era per niente il “rimbambito” come ci avevano fatto credere i suoi familiari. Sapeva esattamente dove si trovava e dove stava andando. Dopo otto ore che giocava a nascondino con noi si fece trovare e tutto finì in una tavolata offerta da lui. La ricerca di un ragazzo emotivamente è stata la più straziante. Una domenica mattina alle tre siamo stati allertati che un ragazzo non era rientrato a casa ed era stata ritrovata la sua auto vicino ad un dirupo. Con i miei colleghi setacciammo la zona molto impervia e riuscimmo a trovare il corpo solo verso mezzogiorno. Quello che ancora oggi non riesco a capire è perché un ragazzo di 18 anni, con un lavoro, un futuro sportivo, attorniato da tanti amici e con una splendida ragazza, decida di farla finita. Penso che l’unica risposta sia la solitudine che si possa provare anche stando in mezzo agli altri, e non mi scorderò mai l’immagine dell’elicottero che porta via la barella con il suo corpo. L’ultima esperienza si riferisce alla ricerca di una bambina. Erano già quattro giorni che la bambina di pochi anni mancava da casa e per di più in territorio montano; per non lasciare nulla di intenta-
to ripassammo per l’ennesima volta la zona dove già avevano controllato altre unità cinofile. Ma anche questa volta niente! Dopo un incontro con i coordinatori decidemmo di effettuare lo ultimo giro nelle zone limitrofe all’abitazione, anche perché ormai le speranze erano ridotte al lumicino. Con il mio cane ebbi l’incarico di battere tutta la zona a monte dell’abitazione mentre i miei colleghi battevano quella a destra e a sinistra. Ad un certo punto il mio cane trovò un mucchio di pannocchie con in mezzo un panno; subito mi passarono nella mente tantissime idee tra cui quella che la bambina potesse essere deceduta ed essere lì sotto. Dio, ne ho viste tante ma non volevo vedere il corpo di una bambina di tre anni. Fortunatamente dopo aver rovistato un po’ l’avvistamento risultò negativo e così ripresi la mia ricerca. Dopo dieci minuti arrivò una comunicazione radio, il mio collega aveva trovato la bambina viva e vegeta. La collina fu scossa da un urlo liberatorio degli oltre duecento soccorritori e sembrava quasi di trovarsi allo stadio. Ma la sensazione più bella fu vedere la lucentezza degli occhi della madre mentre ci ringraziava per avergliela riportata; quello è uno sguardo che mi ha ripagato per undici anni di sacrifici e che non scorderò mai. Gianluca Gherghi e Scuzz
Gianluca e Scuzz all’opera fra le macerie
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Origine delle razze giapponesi La migrazione canina ha accompagnato quella umana per migliaia di anni. La ricerca sulla composizione genetica delle popolazioni canine ci racconta dei lignaggi del cane, le rotte migratorie e ci mostra anche uno sguardo sugli stili di vita delle persone che hanno vissuto con i cani. Maggiori sono le differenze nella composizione genetica di una popolazione di cani rispetto ad un’altra, la prima delle quali può essere assunta per essersi differenziata. Negli ultimi anni, gli studi dei rapporti tra le popolazioni di cani in Giappone ed Asia orientale hanno condotto al rilevamento della frequenza dei geni atti al controllo dei polimorfismi nelle proteine del sangue [vedi tabella qui di seguito]. I gruppi di ricerca provenienti dalle Università di Gifue Azabu hanno preso campioni di sangue di cani indigeni in Giappone e dei cani in vari paesi dell'Est Asia come Taiwan, Corea, Mongolia, e Indonesia, nonché di cani europei per un totale di oltre cinquemilacani in tutto. I risultati pubblicati nel 1991 e 1996 dal professor Yuichi Tanabe dell'Università di Gifu ed i suoi collaboratori hanno dimostrato che la composizione genetica delle razze giapponesi e occidentali differiscono. Essi hanno dimostrato che le razze giapponesi potrebbero essere divise in diversi gruppi. Questi gruppi sono i seguenti: 1—Gruppo "A" che comprende i cani nativi di Hokkaido, Ryukyu, dell'isola meridionale di Iriomote ed i cani nativi dell'isola meridionale di Yakushima. 2—Gruppo "B" che comprende il Shiba San'in, i cani nativi
di Tsushima, il Jindo, i cani di Chejyudo (Corea) ed i cani nativi dell’isola di Sakhalin. 3—Gruppo "C" che comprende l'Akita, il Kai, il Shiba (ad eccezione del San'in Shiba), il Kishu, il Mikawa, il Shikoku, e il Satsuma. I risultati di cui sopra hanno permesso di tracciare le origini dei cani giapponesi e la storia del loro sviluppo. Nel periodo Jomon i primi cani entrarono nell'arcipelago giapponese meridionale attraverso le isole Ryukyu. Questi cani poi si diffusero in tutto il Giappone. Quindi, durante i periodi Yayoi e Kofun, altri cani furono portati attraverso la via della penisola coreana, e si verificarono incroci con i cani primitivi locali. I cani che ne derivarono si può presumere che furono gl antenati della maggior parte deile odierne razze giapponesi. Tuttavia, le isole Hokkaido e Ryukyu (in particolare la più meridionale delle due isole), sono aree remoteseparate dalle altre parti del Paese da ampie distese di mare e non si è verificata quasi nessuna ibridazione con i cani arrivati più tardi. Così i progenitori del cani indigeni attuali in queste isole hanno mantenuto la composizione genetica del cane intatta. Tuttavia, anche se la genetica deicani di Hokkaido e Ryukyu sono molto simili, le razze possiedono alcune caratteristiche che sono molto distinte. Questo suggerisce la possibilità che un gruppo di cani che originariamente avevano un pool genico comune entrarono nell'arcipelago giapponese attraverso vie diverse, a nord e a sud, e che dal nord, un altro molto diverso gruppo di cani arrivò più tardi e contribuì a diversi insiemi di di geni.
Nel 1999, i ricercatori guidati dal professor Naotaka Ishiguro della Obihiro University of Agriculture e Veterinary Medicine hanno analizzato le sequenze di base del DNA mitocondriale presente nelle ossa dei cane antichi portati alla luce da una serie di siti archeologici dei periodi Yayoi e Jomon. I risultati hanno mostrato che un tipo di DNA si è svolto in comune da Hokkaido al Giappone orientale, e un altro tipo era comune ai cani dal Giappone orientale, del Giappone centrale e del Giappone occidentale. Nel 2001, i ricercatori guidati dal professor J.H. Ah della Kyungpook National Universitye il professor Yuichi Tanabe della Gifu University hanno condotto una analisi comparativa del DNA micro satellitare tra i cani giapponesi, i cani coreani indigeni, cani indigeni cinesi e cani eschimesi. I risultati da questo studio hanno dimostrato che il tipo di DNA dei cani giapponesi è più complesso di quella degli indigeni coreani. Ciò che questo studio mette in chiaro è che il percorso attraverso il quale arrivarono in Giappone gli antenati delle razze giapponesi odierne fu molto tortuoso ed incorporò numerosi sentieri più piccoli.
“La ricerca sulla composizione genetica delle popolazioni canine ci racconta dei lignaggi del cane, le rotte migratorie e ci mostra anche uno sguardo sugli stili di vita delle persone che hanno vissuto con i cani.”
Yuchi Tanabe Porfessore emerito Gifu University—Tokio
Ricostruzione del cane Jomon, antenato dello shiba inu (circa 9.000 anni fa)
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Intervista a Gessica Degl’Innocenti (da pag. 3) rio. uno tra tutti a mio avviso da citare è "Come pensa il tuo cane" di Alexandra Horowitz. 11) CHE CONSIGLI DARESTI AD UN CINOFILO CHE VUOLE AVVICINARSI AL TUO LAVORO? Prima di tutto iscriversi all'università, potrà così mettere le basi teoriche del suo futuro lavoro. La cosa importante che fa di uno psicologo un buono psicologo, è anche la forma mentis: la capacità di mettersi nei panni dell'altro, il non giudizio, il distacco terapeutico, cose per cui ci vuole una certa predisposizione naturale ma che il corso di studi aiuta a sviluppare. Alla fine di questa intervista vi spieghiamo chi è la dottoressa Gessica Degl’Innocenti. Cresciuta
con l’amore per la natura e gli animali, fin da piccola ha condiviso la sua vita con i cani, imparando a comprenderne il linguaggio ed il comportamento in modo del tutto spontaneo e naturale. La laurea in psicologia le ha permesso di approfondire con le competenze necessarie le dinamiche d’interazione tra padroni e cani. Oggi collabora con varie Università italiane, dove porta avanti ricerche scientifiche nel campo dell’attaccamento uomoanimale da compagnia. A Firenze, dove vive e lavora sostenuta dall’Accademia Cinofila Fiorentina, porta avanti corsi di educazione cinofila per cani e padroni. L’esperienza con la quale sostiene i proprietari nelle scelte, la dolcezza e la sensibilità con le quali si avvicina al cane, non nascono solo dal
profondo studio dell’animo umano e canino, ma sono soprattutto il frutto della sua esperienza trentennale di vita condivisa con i cani. http://www.psicologiacanina.it/ index.html
Marcello Messina A.S.D. Animal Wellness Seregno (Mn)
Gessica Degl’Innocenti con uno dei suoi pargoli canini
Eventi cinofili dei Cinofili Stanchi
CINOFILI STANCHI 8
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Primati, canidi e co-evoluzione Spinto dalla curiosità e dalla sete di sapere, soprattutto dopo aver visto alcuni video in cui i babbuini africani convivono pacificamente con i cani selvatici fino ad adottarne i cuccioli (non parlo di cani pariah, ma proprio di quei 'terribili' cani ferali che assalgono l'uomo nel continente africano), sto facendo uno studio alla ricerca di possibili ritrovamenti che danno il sentore di una certa interconnessione fra i nostri antenati e gli antenati del nostro migliore amico. Ebbene, già conoscevo il ritrovamento in Chad di Sahelanthropus tchadensis insieme a Vulpes riffautae datato a circa 6 milioni di anni fa, come conoscevo i ritrovamenti di Boxgrove (Kent 400.000 anni fa) dove Homo hidelbergensis fu ritrovato in compagnia di numerosi lupi e Zhoukoudjian (vicino a Pechino, 300.000 anni fa) con Homo pekinensis in compagnia di lupi preistorici. In particolare questi due ritrovamenti dimostrano che le varie sottospecie (o razze) di Homo erectus (entrambe lo sono) ad un certo punto della loro evoluzione trovarono una certa affinità con i lupi coevi dei territori in cui essi si erano stabiliti nel passato. Questa tradizione venne mantenuta successivamente anche da Homo neanderthalis. Ne abbiamo prova nella grotta di Lazaret (Francia, vicino a Nizza, circa 130.000/140.000 anni fa) in cui sono stati ritrovati vari scheletri di questa specie di Homo insieme a numerosi scheletri di lupo preistorico con la straordinaria caratteristica di avere strutture e crani più leggeri dei lupi selvati-
ci loro contemporanei, il che starebbe a testimoniare non tanto la domesticazione degli stessi, quanto un processo di adattamento ad un nuovo regime alimentare (quello da spazzini delle discariche umane) già avviato da qualche tempo. La mia curiosità mi ha spinto a cercare fra gli innumerevoli studi scientifici in mio possesso (oltre 2.000) per verificare se fra altri nostri antenati fosse avvenuta una qualche sorta di connessione con i Canidae. In tal modo ho scoperto un'altro interessante ritrovamento che porta ancora a pensare ad una convivenza fra gli antenati dell’uomo ed i canidi. Nel 2006 i paleoantropologi che lavorano in Etiopia hanno trovato i resti ben conservati di un giovane Australopithecus afarensis che è stato soprannominato "figlio di Lucy", perché la sua datazione corrisponde a 3,4 milioni di anni, più o meno la stessa epoca a cui risale 'Lucy', la femmina di australopiteco più antica. Molti altri animali fossili sono stati trovati lungo le rive dell’Awash, un fiume locale; in particolare i paleontologi hanno descritto una specie precedentemente sconosciuta di canide che avrebbe vissuto accanto agli australopitechi. Il nuovo canide, un antenato del 'cane procione' (Nyctereutes lockwoodi), è rappresentato da un cranio completo ed altri frammenti ossei. Per quanto è attualmente noto, si trattava di un canide di piccola taglia - circa delle dimensioni di uno sciacallo - ma è l'unica specie di canide ad essere stato trovato nel sito. Nyctereutes lockwoodi non era un predatore all'apice, ma potrebbe essere stato uno spazzino o un opportunista ecologico, consumando una varietà di cibi piuttosto che concentrarsi esclusivamente sulla carne.
Tuttavia, le abitudini e le relazioni di questo canide sono difficili da stabilire con certezza. Nonostante la loro ipotesi che Nyctereutes lockwoodi potrebbe essere stato un carnivoro generalista, gli studiosi riconoscono che non si sa abbastanza sulla paleoecologia del sito per dirlo con certezza. Inoltre, essi sono sicuri che questo canide appartiene a un nuovo genere. Giovanni Padrone
L’antenato di Nyctereutes lockwoodi (cane procione) e, più sotto, due rappresentanti di questa specie vivente diffusa in tutta l’Eurasia
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Se n’è andato in punta di zampe Lunedi alle 18.25 Rufus ha cessato la sua permanenza su questa terra, portato via da un male che non gli ha lasciato scampo. Il tutto è successo in poche ore, fino all ’ora di pranzo la sua vita è trascorsa normalmente con la solita routine giornaliera. Verso l ’una ha incominciato a respirare di pancia e la cosa mi ha insospettito, siamo partiti velocemente e dopo mezz’ora la diagnosi: la milza doveva essere asportata. Purtroppo durante l ’operazione i veterinari si sono accorti che quello cha aveva distrutto la milza aveva già intaccato parecchi organi interni e mi hanno chiesto come procedere. Le alternative erano risvegliarlo e avere una speranza di vita al massimo di un paio di giorni o dargli una lieta fine. Questa è la cronaca degli avvenimenti e la parte facile da scrivere di questo articolo; ora inizia la parte più dura: descrivere le sensazioni provate.
tia. Una cosa che mi ha colpito sono i messaggi arrivati dopo la sua scomparsa, non erano le classiche frasi di quando muore il cane dell’Istruttore, ma descrivevano il malessere delle persone perché LUI non c ’era più. La sensazione più straziante, oltre a pensare a cosa avremmo potuto fare nei prossimi due/tre anni, è quella del vuoto. Tornare a casa e vederlo affacciarsi dal balcone, aprire la porta di casa e aspettarsi di vedere il suo naso dallo spiraglio, la sua coperta sul divano, oppure guardare nello specchietto retrovisore e vederlo anche sapendo che non è possibile. Rufus era più rumoroso quando stava in silenzio di quando abbaiava, era il mio cane "spalla" o meglio era il mio cane "arteria" perché mi portava la linfa vitale della sua voglia di vivere, era il mio compare. Se n’è andato in punta di zampe, incuriosito dai veterinari che si affannava-
Se ripercorro la sua vita o la decisione
no intorno a lui, si è girato per guardarmi
presa non posso rammaricarmi di niente
per l’ultima volta e poi, con la tranquillità
perché ha vissuto una vita piena, in salu-
che lo ha sempre distinto, si è incammina-
te e spensierata fino all ’ultimo momento.
to verso il suo destino.
Sin da quando l ’ho scelto, a circa un mese e mezzo, ho sempre saputo che
Gianluca Gherghi
sarebbe morto attorno ai 7/8 anni, è una sensazione che ho sempre avuto e non ho mai saputo spiegare. Rufus, pur essendo di razza pura, aveva un carattere speciale, era un mix fra la fierezza e la individualità dello Schnauzer gigante e la giocosità e la contentezza di essere vivi tipiche del flat coated retriever. Questo carattere gli permetteva di essere un ottimo aiutante nelle mia varie attività cinofile come pet therapy, cane tutor, adulto moderatore nelle classi di socializzazione, tanto che si era conquistato l`appellativo di "Lo Sceriffo". Anche nella vita di tutti i giorni era un cane che si faceva notare; diverse volte mi e capitato che la gente parcheggiasse l ’auto per venirlo a conoscere e non era per la sua imponenza: aveva un modo di fare che ti coinvolgeva con la sua tranquilla simpa-
Rufus di Gianluca Gherghi Dagli amici di Cinofili Stanchi le nostre più sentite condoglianze
CINOFILI STANCHI 10
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Cani ed apprendimento sociale—di Giovanni Padrone I miei quattro cani in questo momento poltriscono sul divano letto e al Sole che emette i suoi raggi di calore attraverso la grande porta finestra a lato della sala/cucina. Mia moglie lavora a un servizio fotografico al pc ed io, finito il mio secondo libro (online a novembre 2012), sto cercando di portare avanti il mio terzo libro sui cani. Mi alzo colto dalla sete, bevo un bicchiere d'acqua e poi mi avvicino ai miei due whippet, madre e figlio, che sono sopra le coperte (Gosha e Taniusha, english toy terrier e zwergpinscher, salda coppia di cagnetti affettuosi, dormono SOTTO le coperte). Dorys, la madre, intuendo il mio avvicinamento, si mette immediatamente a pancia in su offrendomi petto e ventre da accarezzare e facendo un'altra cosa: mi sorride!!!! Si tratta proprio di questo comportamento, non del normale digrignare i denti che i cani di solito utilizzano come minaccia verso qualcosa o qualcuno che non gradiscono. L'espressione facciale è divertita, non minacciosa. Poi c'è tutta la gestualità del corpo che conferma il fatto che Dorys in quel preciso istante mi sta veramente sorridendo. Ma come è nato tutto questo? Per quale ragione i cani a volte sembrano sorridere? Fra cani che non si conoscono o non sono in confidenza fra loro è un atteggiamento che non viene utilizzato, al pari del guardarsi dritti negli occhi, poiché possono essere male interpretati: normalmente corrispondono a due segnali di minaccia. Invece, a casa mia, il sorriso ed il guardarsi dritti negli occhi è diventato un comportamento consolidato fra i miei cani e nei confronti degli umani che completano il nucleo sociale misto, cioè io e mia moglie Tania. Mentre il guardarsi negli occhi è un comportamento che io ho insegnato per via degli esercizi di base e che i miei cani hanno riadattato all'interno delle proprie relazioni intraspecifiche, il sorriso è un atteggiamento acquisito per imitazione dal comportamento umano: in questo caso penso abbia influito molto il genere di relazione che tutti abbiamo instaurato basato sulla reciproca cooperazione, la fiducia e l'affettività che hanno permesso di raggiungere un feeling particolarmente profondo. La prima che ha attuato questo atteggiamento (il sorriso) è stata Taniusha che un giorno, circa un paio di anni fa ha iniziato a mostrare i denti di fronte ad un mio comportamento particolarmente gradito: grattini dietro le orecchie. L'espressione era evidente: occhi divertiti, espressione da cagna 'poco seria' (direi molto sul comico) ed uno smagliante sorriso!!!!! Incredibile. Dopo due anni anche gli altri, compresa Dorys l'ultima entrata quasi due anni fa, utilizzano il sorriso quando gradiscono molto qualcosa (come un premio extra) e questo succede spesso anche fra loro, non solo nei momenti di gioco. Abbiamo in questo caso un esempio di apprendimento sociale interspecifico nel quale i cani imparano un comportamento dall'uomo per imitazione. E' una capacità nota già da diversi anni e studiata in particolare dall'equipe del dr. Miklosi in Ungheria. L'apprendimento sociale è noto fin dalla antichità e ne parla alcuni secoli prima di Cristo il filosofo greco Aristotele. L'argomento riceve un forte impulso all'epoca in cui Charles Darwin elaborò la propria Teoria evoluzionistica delle specie, in quanto egli riteneva che questa capacità dimostrasse che le capacità mentali umane si fossero evolute da 'livelli di coscienza più bassi' nell'albero genealogico delle specie. In contrasto a questa ipotesi l'altro evoluzionista R. Wallace, sosteneva che questa ipotesi non fosse possibile poiché avrebbe portato a conseguenze soprannaturali. Evidentemente a quei tempi il pensiero religioso in cui noi umani risultavamo essere una specie 'eletta' e l'unica dotata di anima faceva ancora il suo buon gioco. Nella storia della ricerca successiva a questo contrasto, risultò lampante che Darwin aveva ragione, fin dallo studio dei macachi di Koshima che impararono da un'unica scimmia a lavare le patate che mangiavano nell'acqua salata e calda di quel lago. Fin qui abbiamo scritto dell'apprendimento sociale intraspecifico, cioè interno ad una specie. Ben più difficile è trovare una specie in grado di imitare i comportamenti di un'altra specie e sono davvero poche: alcune scimmie evolute, a quanto pare alcune specie di pappagalli e il nostro ben amato Fido. Ma, dell'apprendimento sociale interspecifico mi riservo di scrivere in un prossimo articolo. Per ora sappiate che se il vostro cane vi mostra i denti facendo quella ben determinata espressione da sciocco probabilmente vi sta sorridendo.
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CINOFILI STANCHI Un periodico mensile edito dai Nome società (http://www.facebook.com/#!/ groups/355069987910666/)
I nostri educatori e cinofili professionisti sono presenti ad Ovada (AL), Mantova, Ravenna e Ancona. CONTATTI: Piemonte cell. 347-5760185 Lombardia cell.348-8029763 Emilia Romagna cell. 338-1841201 Marche: cell. 338-3787447
Cinofili Stanchi nasce dall’idea di quattro cinofili di professione (Marcello Messina, Roberto Mannu, Gianluca Gherghi e Giovanni Padrone) che hanno unito le proprie menti ed esperienze per creare un punto di riferimento per chi vive col proprio cane e necessita di corrette informazioni per migliorare il proprio regime di vita. ‘Cinofili stanchi’, perché stanchi della totale disinformazione che regna nella cinofilia nostrana, stanchi di chi fa marketing sulla ignoranza delle persone., stanchi delle leggende metropolitane che sembrano governare le menti di chi dovrebbe diffondere una corretta cultura cinofila e non lo fa. Chiunque desideri contribuire col proprio sapere sarà ben accetto dopo aver aderito al nostro codice etico che pone avanti a tutto il benessere psicofisico del cane.
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Un grande futuro per il nostro magazine Visti i risultati del primo numero, ci auspichiamo una ulteriore conferma dei nostri buoni propositi con il numero 2 di CINOFILI STANCHI. Questo al fine di favorire una diffusione maggiore dei concetti che sono alla base di una informazione cinofila corretta, esente da leggende metropolitane e basata sulla ricerca scientifica. Ci auguriamo, inoltre, di aumentare il numero di articolisti che vorranno far parte dei nostri collaboratori e portare il loro contributo all’informazione cinofila cui tutti possono attingere. Immaginiamo per il nostro magazine un grande futuro che ne faccia parte attiva fra tutti i mezzi di diffusione della cinofilia, con l’importante distinguo di cercare sempre di fornire GRATUITAMENTE informazioni di qualità. La Redazione 12