Juggling Magazine #62 - march 2014

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CIRCO ATTUALE NUMERO

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MARZO2014

issn 1591-0164 Poste Italiane SpA sped. in a.p. 70% DCB Viterbo Contiene allegato P. e allegato R. € 3,00

JUGGLINGMAGAZINE.IT ASSOCIAZIONE GIOCOLIERI & DINTORNI


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bollettino informativo dell’Ass. Giocolieri e Dintorni Pubblicazione trimestrale Anno XIII, n. 62, marzo 2014 Registrazione Tribunale di Civitavecchia n. 9 del 21 novembre 2002 ©2002 Associazione Giocolieri & Dintorni viale della Vittoria, 25 00053 Civitavecchia (RM) h www.jugglingmagazine.it e jugglingmagazine@hotmail.com f 0766 673952 m 347 6597732 Direttore Responsabile Marcello Baraghini Direttore Editoriale Adolfo Rossomando Grafica e impaginazione Studio Ruggieri Poggi h www.ruggieripoggi.it t 06 57305105 Distribuzione Nuovi Equilibri t 0761 352277 f 0761 352751 Stampa Flyeralarm Stampato il 20 marzo 2014 In copertina Cirkus Cirkor, Wear it like a crown foto di Mats Backer

Pubblicazione sostenuta dal

Ministero per i Beni e le Attività Culturali

installazione luminosa di Luca Pannoli

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Tre sassolini nello stagno… Juggling Magazine raddoppia: nasce Juggling Digital Magazine (JDM), rivista in formato digitale, ricco di approfondimenti e contenuti extra, che si affianca alla versione cartacea. Da oggi potrete leggere Juggling Magazine direttamente dal vostro smartphone, tablet, pc, ovunque abbiate una connessione internet, in Italia come nel resto del mondo. JDM sarà fruibile gratuitamente sulla piattaforma di Joomag e moltiplicherà per 10,100,1000 i lettori di Juggling Magazine, ma le sue pagine, e l'intero Juggling Magazine Media Project, vivono della vostra attenzione e del piccolo grande contributo economico che ogni entusiasta artista, operatore culturale, impresa commerciale, istituzione, praticante, o semplice, inguaribile appassionato saprà assicurargli. Annunciamo con grande piacere anche il varo di AltroCirco, un progetto di Giocolieri e Dintorni per lo sviluppo e il riconoscimento del circo sociale in Italia. Il progetto nasce dal confronto e dalle istanze degli operatori del settore e dall'esigenza di creare una realtà su scala nazionale che promuova e valorizzi il circo come strumento sociale. AltroCirco si pone inoltre l'obiettivo di sviluppare, attraverso la rete di associazioni del settore, il progresso della ricerca scientifica e della formazione in questo ambito, grazie anche alla lunga cooperazione con i network internazionali. Non ultima la prestigiosa collaborazione col Cirque du Soleil, che ci vedrà impegnati già da quest'anno nella progettazione e realizzazione di percorsi formativi per gli operatori italiani. Sul nostro sito web tut ti i dettagli. Una cifra distintiva del nostro progetto editoriale è sicuramente l'attenzione che attraverso articoli, reportage e interviste dedichiamo agli esiti artistici del circo contemporaneo, in Italia e nel Mondo. Tutti questi contributi redazionali testimoniano con impegno le istanze e visioni di un settore molto apprezzato dal pubblico e dagli operatori culturali, ma ancora poco ri/conosciuto dalle istituzioni italiane. Pubblicheremo ancora e a oltranza su Juggling Magazine e su jugglingmagazine.it le testimonianze più significative di artisti, programmatori, registi, persone di cultura a vario titolo impegnati nello sviluppo del settore. Uno stimolo, un impegno e un contributo al riconoscimento e supporto di un genere artistico ormai planetario e capace, come nessun'altro, di rinnovare instancabilmente i suoi linguaggi, unendo vitalità e creatività artistica a impegno culturale e sociale. Adolfo nmmna dRn Direttore editoriale Juggling Magazine


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XXXV FESTIVAL MONDIAL DU CIRQUE DE DEMAIN 23/26 gennaio, Paris www.cirquededemain.com foto di Laurent Bugnet FB Lapin Blanc

Da più di tre decenni il Festival Mondial du Cirque de Demain scopre, accompagna, presenta e valorizza le mutazioni del circo attuale. Non abbiamo mai smesso di essere fedeli ai principi che ne hanno permeato la sua creazione. Sognato, voluto e realizzato per essere un crocevia di estetica, tecnica e innovazione il Festival è innanzitutto l’espressione di una straordinaria avventura umana. Il Festival ha offerto ai giovani talenti una delle più belle piste su cui esibirsi, dove esprimere il proprio talento e vitalità, garanzie di successo e di avvenire. Alain M. Pacherie, Presidente del Festival Mondial du Cirque de Demain Il circo è fondamentalmente un aggregato di intenzioni. E di emozioni. È una costruzione sensibile, collaudata dalla ricchezza dei suoi frammenti che privilegiano il principio del mosaico per definire i suoi codici di rappresentazione e costruire i suoi spettacoli. Il circo è un genere nuovo che si nutre di referenze, di successo e di differenze. È questo il suo codice genetico da più di 250 anni… E non si tr atta di stigmatizzare qui i modelli più contemporanei d’una forma artistica con ramificazioni così antiche e forti, ma anche intransigenti, bensì di rivalutare i codici di rappresentazione di un genere nato nell’epoca dell’Illuminismo e che si ostina a mutare con una costanza che confonde. Pascal Jacob, Direttore Artistico Introduciamo questo reportage con due emblematici estratti dai testi del Presidente del Festival Mondial du Cirque de Demain e del suo Direttore Artistico pubblicati sul programma di questa XXXV edizione. Quasi a tracciare le ascisse e le ordinate di una manifestazione che accompagna lo sviluppo del circo attuale, promuovendolo e rappresentandone il segmento significativo dei giovani artisti con meno di 25 anni, capaci di presentare al pubblico un numero di 7 minuti. La prima edizione del festival si tenne il 5 gennaio del 1977 al Cirque d’Hiver, a Parigi, grazie all’intuizione e l’impegno di Isabelle e Domini-

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que Mauclair. Da allora il Festival Mondial du Cirque de Demain non ha mai smesso di crescere, di provocare indimenticabili emozioni ed incontri, ma anche di lanciare nuove stelle nel panorama internazionale. Più di mille numeri si sono avvicendati in questi lunghi 35 anni, e per il terzo anno consecutivo il Festival è stato invitato in


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Canada a la Tohu, la cittadella del circo di Montreal, a presentare al pubblico nord americano una selezione degli artisti del festival: Bert & Fred, le Boustrophedon, Nathalie Emterline, Chris e Iris, Les Starbugs, i contorsionisti Robert e Alilai, Morgan, Ba Jianguo e Lisa Rinne, dopo averci ammaliato nell’edizione del 2013, hanno incantato la platea canadese ben rappresentando l’humor e l’originalità del circo contemporaneo di questa nuova generazione di artisti. Il Festival è anche l’espressione di una vasta community legata al circo contemporaneo e allo sviluppo dei potenziali umani, che ha dimostrato attaccamento a questi obiettivi, sostenendo negli anni la manifestazione e permettendogli di far crescere, eccitare, diffondere più fortemente il circo ai 4 angoli del mondo. E da una quindicina di nazioni (tra cui finalmente anche l’talia rappresentata dalla compagnia Betticombo), arrivano anche quest’anno i 24 numeri selezionati tra le centinaia di candidature. Accolti sotto la cupola del Cirque Phenix, uno dei più grandi tendoni da circo al mondo, gli artisti godono di una numerosa compagine di

numeri in concorso; accompagnati dalla trascinante musica live dell’Orchestra del Festival, diretta dal maestro Francesco Moreli; “illuminati” da un light design che regala ai numeri un’atmosfera sempre originale e suggestiva; premiati da una giuria, quest’anno eccezionalmente presieduta dal fondatore del festival Dominique Mauclair, composta da rappresentanti delle maggiori realtà circensi di questo tempo dal Cirque du Soleil alla Franco Dragone Entertainment, dalla Fratellini al Circo Nikouline, - insieme a 5 ex medaglie d’oro del festval, che hanno qui potuto apprezzare i nuovi talenti e sicuramente rivivere le emozioni delle loro esibizioni al festival. Un’edizione che ha voluto marcare questo anniversario con una edizione de luxe del proprio catalogo, ma soprattutto con una carrellata di emozionanti citazioni di alcuni degli ex-laureati che hanno calcato questa pista, recitate con partecipazione al pubblico da due attori ad inizio di ogni serata. Una serie di testimonianze dove trasaliva l’eccezionalità di questa esperienza e la sua importanza come trampolino di lancio nel mondo del professionismo. Importante riconoscimento e supporto mediatico a questa edizione del festival anche la diretta streaming che il canale televisivo Art Live Web ha voluto dedicare all’evento, rendendo disponibili le riprese online per i sei mesi successivi, a testimonianza del’interesse che questo evento suscita nel mondo degli appassionati dello spettacolo dal vivo contemporaneo.

Il Palmares ben rappresenta la varietà e vitalità del circo attuale e la sua diffusione planetaria. Dal buffo ed originale personaggio del venezuelano Aime Morales alle prese con la Roue Cyr, all’ironico ballet di incredibili equilibrismi della Troupe Nationale de Chine; dalla originale giocoleria con cerchi e ombrello dell’americano Kyle Driggs al palo cinese oscillante dello spagnolo Saulo Sarmiento alla giocoleria "classica" del suo connazionale Michel Ferreri; dal duo Avital & Joche Poschko al trapezio balant, al trapezio danzato francese Duo eMotion, al mano a mano canadese di Naomi & Ronaldo; A corollario di queste celebrazioni anche quest’anno quattro special guest, ex-laureati al festival, allora “saranno famosi” e oggi protagonisti di carriere di successo: Darya Vintilova, oro nel 2006, trapezista ballnt prima al Cirque du Soleil e ora artista indipendente; Aurélia Cats, oro nel 1995, suggestiva contorsionista sul trapezio; Alexander Koblikov, oro nel 2009, giocoliere d’eccezione dalla tecnica impeccabile; Housch Ma Housch, bronzo nel 2005 e oggi clown al Lido. In aggiunta quest’anno, per la prima volta, scolaresche delle scuole primarie e secondarie hanno avuto la possibilità di assistere alle due prove generali del festival, un’occasione importante per avvicinare i giovani a questo genere di spettacolo e, chissà… instillare il desiderio di esibirsi un giorno anche loro di fronte ad un pubblico unico, accogliente ed entusiasta come quello del Demain…!

supporto: presentati al pubblico dallo stiloso Calixte De Nigremont, principe dell’elocuzione; supportati da La Barriere, lo staff di studenti che l’Ecole Nationale des Arts du Cirque di Rosny-sous-Bois mette ogni anno a disposizione del festival per espletare tutto il lavoro di rigging e allestimento della pista per l’esibizione dei j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 6 2 m a r z o 2014

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aimemorales2014@gmail.com

Da piccolo ho sempre sognato di fare mille cose: pilota di caccia, pompiere, biologo, graphic designer, e anche clown! Per tutta la vita ho praticato sport, musica, teatro, capoeira, mi sono arrampicato su alberi di mango o guava; non sono mai rimasto fermo per un secondo e non ho mai ascoltato i consigli; il mio modo di imparare era per tentativi ed errori. Da adolescente, caratteristica età di ribellione, ho iniziato a marinare la scuola, stare fuori di casa la notte, festeggiare e innamorarmi appassionatamente ogni due mesi. Ho trovato amici al di fuori della scuola che facevano esibizioni al semaforo per fare qualche soldo, ed accompagnandoli sono finito in un laboratorio di giocoleria “Oltre la gravità” all’interno dell’Università delle Ande (Ula) presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Il mio primo attrezzo di circo è stato il devil stick, e dopo essermi cimentato in spettacoli con i miei amici ho sperimentato sensazioni ed esperienze che hanno cambiato per sempre la mia vita. Così, dopo alcune esperienze in posti di lavoro "normali", non volendo rinunciare all’idea di viaggia-

re, creare, scoprire nuove culture e nuove persone, ho deciso di dedicare la mia vita al circo. Fino ad allora allenarsi con gli amici era principalmente un divertimento e un modo di stare insieme. Decidere di frequentare una scuola di circo è invece un’esperienza molto impegnativa, sia fisicamente sia psicologicamente, e quando ho cominciato a Barcellona alla Rogelio Rivel non avevo alcuna idea di cosa fosse il circo. La seconda scuola è stata la Flic di Torino, dove un infortunio alla caviglia mi ha costretto a un lungo riposo; ma lì ho incontrato Claudia Franco che mi ha insegnato la Roue Cyr e con cui sono entrato poi all’ESAC. Mi presentai all’audizione come clown acrobatico; risultò che come acrobata valevo poco, ma colsero il mio potenziale cyrista. Da allora mi sono dedicato alla Roue Cyr, innamorandomi di questa disciplina individuale ancora poco praticata, super visuale, che offre tanto spazio all’innovazione e che riserva ancora tante sorprese. All’ESAC avevamo due mesi per la creazione, e uno dei 6 tutor che la scuola mette-

XXXV FESTIVAL MONDIAL DU CIRQUE DE DEMAIN BETTICOMBO www.betticombo.com a cura di fabrizio Rosselli Inizio Settembre 2013, arriva una mail con scritto: Abbiamo il piacere di comunicarvi che siete stati selezionati per la XXVI edizione del Festival Mundial Cirque de Demain. Silenzio… euforia… notte insonne. Circa due anni fa iniziamo a lavorare insieme un po’ per caso, senza conoscerci veramente e devo dire che fin dal principio una buona stella ci ha accompagnato e i nostri secchielli hanno portato acqua ad un mulino che da subito ha iniziato a girare molto velocemente, dando vita al progetto artistico “AL CUBO”. È difficile spiegare in poche parole cosa significa costituire una compagnia di circo e quali compromessi, scelte ed accettazioni bisogna accogliere umanamente; le amicizie si fondono così tanto tra il lavoro e il quotidiano che arriva inevitabilmente il momento della saturazione e con esso i conflitti e le difficoltà. Ma il mulino continua a girare perché di secchi pieni di acqua ce ne sono tanti, e noi scegliamo

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come priorità professionale il progetto BettiCombo, che portandoci inaspettatamente al Cirque de Demain ci dà forza, coraggio e positività. Arrivati nella hall del Cirque Phenix notiamo subito la troupe cinese che si allena duramente facendo acrobazie al di fuori del normale; una volta messi i costumi nel camerino trascorrimao il pomeriggio ad osservare stupiti il loro allenamento, lo spazio scenico e l’enorme platea del tendone, facendo foto e vivendo il primo giorno come se fossimo in vacanza. Una leggerezza che dura poco, e il secondo giorno ci riuniamo di buon mattino per organizzare la settimana e scrivere le tre entrate che faremo nello spettacolo. Ad assisterci nel superare lo scoglio di sintetizzare in pochi minuti il nostro universo e la relazione dei personaggi; troviamo Christian, il nostro “regarde exteriore”. Proviamo così negli spazi liberi del tendone, incontrando difficoltà ma anche situazioni

va a disposizione. Ma io sentivo che un accompagnatore all’inizio di un processo creativo poteva rappresentare un impedimento, così ho preso la difficile scelta di rifiutarlo. Il mio metodo di creazione si basava su improvvisazioni allo specchio, cabaret in luoghi alternativi come il "cubo Boullón" o lo squat TRR a Bruxelles, o Poortgebau, un antisquat a Rotterdam. Ho lavorato duro in questi posti, maturando tanto feed back dal pubblico, al contempo traendo vantaggi anche dalle tante presentazioni che ci organizzava l’ESAC. Spesso avevo dubbi sul progetto e una volta stavo per buttare via tutto e cominciare qualcosa di nuovo. Ma il team pedagogico mi ha sempre spronato a continuare, dan-

Marie-Thérèse Cardoso

XXXV FESTIVAL MONDIAL DU CIRQUE DE DEMAIN AIME MORALES

Laurent Bugnet

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divertenti: nella sala pranzo davanti al direttore del festival che beve un thè, davanti alla toilette dove la gente passa ogni minuto, e infine nella hall dove i tecnici preparano l’aerea per il grande evento. Giorni di stress ma anche di adrenalina e divertimento e, grazie a Christian che accettava di essere assediato dai nostri dubbi persino mentre mangiava, abbiamo trovato una coerenza e una scrittura che funzionava. Il momento più difficile arrivava la sera, prima di andare a dormire… fermare l’iperattività mentale che non lasciava spazio al silenzio e al sonno. La maggiore soddisfazione è stato aver fatto bene il nostro lavoro, dando il meglio di noi stessi; un risultato non scontato consi-


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domi tutti gli strumenti e gli spazi necessari per la creazione. Mi hanno praticamente lasciato sviluppare da solo l’idea, la coreografia, la musica, e sono molto orgoglioso di poter dire che è la mia creazione! Per questo raccomando agli altri allievi di scuola di circo di trovare il proprio modo di fare le cose, senza seguire schemi standard; ognuno ha il proprio ritmo. Oggi il 90% delle esibizioni con la Roue Cyr sono dimostrazioni di pura tecnica. Le mie influenze estetiche sono pagliacci come Grok, Charli Rivel, Slava, Tomate, etc. e il mio costume e trucco servono a nascondere totalmente il mio corpo e la mia identità. Per arricchire la parte fisica di Ai’moko mi sono ispirato a Jim Carrey (mio grande idolo), Tim Roth, Jack Sparrow. Per la parte psicologica di Ai’moko ho lavorato sulle disabilità mentali. L’idea era quella di accettare le mie imperfezioni, esagerandole ed esprimendolo in un modo piacevole. La partecipazione al Cirque de Demain è stata una cosa completamente nuova per me. l’atmosfera nel backstage è divertente, ma lo stress è nell’aria. Esibirsi di fronte a 4000 persone è incredibile; vorresti dare il meglio, ma la tensione stranamente prende il sopravvento prima di entrare in scena! Non ho mai pensato potesse essere così intenso, e mi chiedo cosa possa mai provare una stella del calcio in uno stadio gremito!? Mai nella mia vita avevo pianto di gioia come il giorno in cui ho scoperto di avere vinto una medaglia d’oro. Partecipare al Demein apparteneva nella mia vita ad un sogno e ora è una realtà, e la verità è che è stato divertente sognare tutto questo tempo!

derate le mani sudate di Francesco, la paranoia di sbagliare di Ilaria e la mia paura di perdere il timing giusto! Il Cirque de Demain è un grande talent show, con i giurati pronti a premiare i migliori. Tutto questo provoca un’inevitabile atmosfera di competizione e una sorta di pressione emotiva; per fortuna l’ambiente nel backstage era molto rilassante, divertente e tutto è andato bene…. a parte le 15 prove della parata delle bandiere! È un peccato che in questo tipo di eventi prevalga la vecchia tradizione dei concorsi, dei talent show e delle competizioni a premi… un’atmosfera che c’entra poco con la creazione artistica. Ma abbiamo vissuto in modo costruttivo quest’esperienza, realizzando che non era necessario vincere un premio per sentirci vincitori; bastava partecipare, vivendo tutto come un grande gioco. Un po’ come quando sei bambino e giochi in cortile con le figurine dell’album Panini. Chi vince guadagna tutte le figurine, ma una volta finito il gioco si torna a giocare a pallone e a sporcarsi di fango nel prato sotto casa. j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 6 2 m a r z o 2014

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SUBCASE

12/14 febbraio, Stockolom (Svezia) Ero un artista di teatro e una delle ragioni per cui ho cominciato a lavorare nel managment è perché c’erano troppe altre figure che prendevano decisioni sul mio destino. A causa di questa frustrazione e dopo essere entrata in contatto col circo nel 2006 ho deciso di dedicarmi all’empowerment del ruolo di artista, e una volta arrivata a Subtopia ho cominciato a raccogliere le loro istanze, analizzare i risultati, perchè ci teniamo che gli artisti lavorino e creino qui da noi. Furono proprio due artisti, diplomati al Doch, che mi suggerirono di organizzare uno show case. Era il 2009 e due mesi più tardi, con un budget di 2000 €, tenemmo la prima edizione dello show case Subcase. Gli artisti erano tutti di Subtopia, c’erano 10 programmatori e tutti si davano una mano con la tecnica. L’anno dopo Circostrada chiese di poter organizzare il suo incontro annuale in occasione di Subcase. Sapendo che sarebbero arrivati 45 programmatori internazionali decidemmo di organizzare Subcase con una call su scala nazionale. Anche il terzo anno facemmo una call nazionale per gli artisti, ma durate l’evento ci accorgemmo che il tessuto degli artisti non era più solo svedese, per cui decidemmo di far diventare la IV edizione un nordic showcase! E ora eccoci al terzo anno in cui accogliamo artisti da tutti i "nordic country" (Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Islanda), introducen-

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www.subtopia.se/subcase intervista a Kiki Mukkonen del team organizzativo foto di Petter Hellman do ogni anno qualche focus particolare. L’anno sorso per esempio abbiamo attivato mobilità di compagnie con il festival FiraTarraga e ospitato qui anche artisti spagnoli. Per la selezione delle compagnie abbiamo una giuria e dei basilari criteri operativi: capacità di andare on tour, di esibirsi davanti ad una platea internazionale, originalità dei lavori proposti. Gli artisti non vengono pagati per esibirsi qui, ma gli viene pagato viaggio, vitto e alloggio, stampiamo il materiale promozionale e gli forniamo la tecnica. Garantiamo uno spazio gratuito al market space e la possibilità di incontrare i programmatori a tutti gli artisti che hanno inviato la loro candidatura. La diversità è importante, dare spazio non solo alle cose che ti piacciono ma a tutto quello che merita di trovare un posto nel mondo. A Subcase le compagnie ricevono nuovi contratti, ma soprattutto incontrano i programmatori. Questo empowerment delle loro potenzialità sta professionalizzando il modo in cui si fanno gli accordi, e facilitare le relazione tra gli artisti e i programmatori è tutto quello che ci interessa. Trattiamo artisti e programmatori allo stesso modo, tutti nello stesso hotel, tutti sono VIP, ognuno è protagonista del party. In questi anni Subcase ha contribuito a far crescere e unire il settore, ma anche a far produrre alle compagnie versioni outdoor dei loro show, una modalità per la quale non esisteva mercato in Svezia ma che i programmatori esteri hanno sollecitato. Un altro effetto positivo di Subcase è che ha aumentato il numero di collaborazioni tra le compagnie, ma anche il numero di progetti che si mettono in moto nei nordic counttry, inoltre ormai facciamo riferimento a noi molto di più come nordic circus più che circo svedese, la regione è diventata più grande! Subcase è ancora un evento dalla dimensione quasi “familiare”; abbiamo 47 persone nello staff, con 12 persone al centro, e 2 direttori, io per la parte artistica e un altro per la parte tecnica, con competenze, sfere e autonomie completamente separate. Quest’anno Subcase riunisce circa 300 persone incluso lo staff, e questo crea una bella atmosfera, dà la possibilità di parlare con tutti. Al momento abbiamo un giusto equilibrio tra qualità degli spettacoli, impegno dello staff, dimensione delle strutture, etc., ma stiamo lavorando ad una nuova fase per Subcase, dal respiro più ampio, con finanziamenti maggiori e una promozione anche in fiere internazionali.


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SUBTOPIA da agricolura sperimentale a “grappolo” creativo A sud di Stoccolma, nel comune di Botkyrka, ha sede l’interessante progetto Subtopia, un aggregato di edifici, per un totale di 14.000 mq, dove artisti, video maker, compagnie di circo, ONG, band musicali e tanti altri creativi coltivano i loro sogni e provano a rendere questo mondo un posto migliore. La storia di questa favola moderna è piuttosto singolare. Nel 1895 Lars Magnus Ericsson, magnate delle telecomunicazioni, acquistò quella che allora era una fattoria, per dare vita ad un progetto di agricoltura innovativa e in armonia con la natura. Nei primi del ‘900 questa fattoria ospitava fienili e allevamenti tra i più moderni del tempo. Il progetto rimase attivo fino agli anni ‘50, ma negli anni successivi il complesso venne gradualmente dismesso, fino al punto da essere acquistato negli anni ‘90 dalla municipalità di Botkyrka al prezzo simbolico di una corona svedese. Lo stato e la municipalità cominciarono a investire nel complesso e alla fine degli anni ‘90 Cirkus Cirkor si trasferì nella zona, dando il via ad un processo di aggregazione che culminò con la fondazione di Subtopia, nel cui perimetro convivono oggi 50 organizzazioni, compagnie e centri di formazione. Ogni giorno 300 persone lavorano in questo hub che unisce persone, idee, progetti e facilita il loro sviluppo, l’innovazione e le collaborazioni. Il modello di sviluppo di questo progetto, sostenuto dalla municipalità e altre istituzioni svedesi, è fondato sul concetto di Quadrohelix: ci sono 4 temi (Arte, Business & Impresa, Ricerca e Formazione, Responsabilità Sociale) e ciascuno delle persone e organizzazioni qui presenti deve essere attiva almeno in due di questi campi. A sostegno di questo progetto intervengono alcuni concetti chiave, come "Prototipia Culturale" (creare qui il tuo progetto e da questa esperienza concreta procedere oltre), “Innovazione è Empatia” (lavorare in una realtà che aggrega persone genera naturalmente una progressione positiva), “Creative Confidence” (lavorare in un ambiente dove l’errore diventa esperienza piuttosto che frustazione). Qui hanno sede compagnie di musica, danza, teatro, urban art e altro, ma il focus principale sono le produzioni video e il circo contemporaneo. Per questo Subtopia è considerato il centro per lo sviluppo del circo contemporaneo in Svezia. In questo luogo molto accogliente vengono attivate residenze per gli artisti e molti programmi formativi professionali e amatoriali. Circkus Cirkor ha in questi edifici la sua splendida sede, e qui vengono regolarmente ospitati "Juggling the Arts", un workshop per artisti emergenti organizzato dal new Nordic Circus network; Subcase, vetrina del circo contemporaneo dei paesi nordici; dal 2009 siamo partner del progetto Jeunes Talents Cirque Europe, e nel 2010 abbiamo inaugurato Hangaren, un ex-capannone di 2300 mq ristrutturato come spazio interamente modulabile, per ospitare produzioni video/TV e eventi/residenze legate al circo contemporaneo. E così dove prima germogliavano colture oggi prosperano negli stessi luoghi creatività e cultura!

Gunnar Seijbold

photo Subtopia

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Il sogno di un circo contemporaneo svedese prende forma nella mente della ventiquattrenne Tilde Björfors durante un suo soggiorno a Parigi sul finire degli anni ‘80, dopo aver visto spettacoli e strutture dedite al nouveau cirque. Al tempo in Svezia non esisteva niente del genere, a parte alcune esibizioni di passaggio di Archaos e Circus Oz. Dopo aver seguito corsi e stage Tilde riuscì a convincere alcuni amici artisti a fondare nel 1993 la prima compagnia svedese di circo contemporaneo. Giocando con le parole francesi Cirque e Coeur (circo e cuore) nasceva così Cirkus Cirkor. Nel 1995 cominciarono ad esibirsi, e progressivamente a realizzare spettacoli sempre più ambiziosi. Negli anni la compagnia è cresciuta, e i suoi spettacoli sono stati visti da più di 300.000 persone in Svezia e molti altri paesi. Tra i tanti spettacoli ricordiamo gli ultimi: Wear it like a Crown, Knitting Piece, Undermän. La sede di Cirkus Cirkör è sempre stata un

Mats Bäcker

Sima Korenivski

Mats Bäcker

CIRKUS CIRKOR

DOCH

www.doch.se

foto di Einar Kling-Odenkrants Nel paese dei Nobel non deve stupirci il trovare tra le istituzioni universitarie di alta formazione una interamente dedicata alle arti della danza e del circo. La University of Dance and Circus (nota come DOCH) ha celebrato nel 2013 i suoi 50 anni di attività. Nata nel 1963 come Istituto di Coreografia, con 6 studenti, l’Università di Danza nel 2006 contava già 150 studenti ed era diventata un’istituzione per la formazione pedagogica, dotata di un Bachelor Programme, un Programma di Educazione Superiore per la Danza e un Programma di Circo appena avviato. Oggi DOCH conta su collaborazioni con una fitta rete di università e centri di ricerca nei paesi europei, uno staff di 75 persone, un centinaio di lettori e artisti/docenti, un budget annuale di 8 milioni di euro, circa 200 studenti provenienti da 19 nazioni, e un ambiente internazionale dinamico, con corsi che coprono training of teacher, formazione pedagogica, programmi per circo, danza e coreografia. E se questo non bastasse… nel gennaio 2014 DOCH si è unita alla Stockolm Academy of Dramatic Arts e all’University College of Opera per sviluppare un nuovo e più importante luogo per le arti, la Stockolm University of Arts, che accoglierà al suo interno le varie arti con dispositivi che ne faciliteranno la sintesi e lo sviluppo. A DOCH la ricerca e lo sviluppo artistico sono parte integrante del sistema educativo; qui la ricerca si arricchisce attraverso l’incontro con le nuove generazioni di coreografi, ballerini, artisti circensi e insegnanti di danza, e sono tanti gli artisti internazionali che premono per entrare nei corsi. Non è un caso quindi se qui troviamo tra gli insegnanti personalità del calibro di Jay Gilligan e tra i neodiplomati Wes Peden e altri giovani talentuosi artisti di circo!

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luogo dove gli artisti potessero sviluppare i loro progetti, e ci siamo impegnati affinché questa opportunità potesse strutturarsi in maniera più articolata e innovativa. Oltre a costituire una propria agenzia di spettacoli/eventi (Cirkor Event), abbiamo lanciato Cirkör LAB (Laboratory for Artistic Brillance), una piattaforma per artisti e compagnie di ogni paese attive nel circo contemporaneo, supportata dal Swedish Arts Council. Con questo progetto vogliamo creare un luogo dove le arti moderne e la scienza si incontrano e hanno il circo come comune denominatore. Oggi a Cirkus Cirkor viene riconosciuto lo status di istituzione artistica regionale e un supporto continuativo da parte dello Swedish Arts Council, della Città di Stoccolma, della provincia di Stoccolma e della Provincia di Botkyrka. Alla parte dedita alla ricerca e creazione artistica, si è sin dagli inizi affiancata un’intensa attività in campo pedagogico. Sul fronte della formazione Cirkus Cirkor inaugura già nel 1997 la prima formazione professionale scandinava: Cirkuspiloterna. Altro importante step per Cirkus Cirkor, che ora conta 25 persone di staff, è stata l’attivazione del circus gymnasium, un programma di studio centrato sulle arti circensi e inserito nel curriculum scolastico della St. Botvids’ Secondary School. In seguito Cirkus Cirkor sarà impegnata nella realizzazione di un pilot training per artisti, diventato poi nel 2005 parte integrante dei programmi del DOCH alla University of Dance and Circus. Tra Cirkus Cirkor e Doch c’è un’ottima relazione. Molti insegnanti a Doch sono passati qui nei loro anni formativi, e molti degli artisti che si diplomano a Doch poi vengono qui a fare creazione. La hall principale di Cirkus Cirkor è stata inaugurata nel 2000, e qui si allenano ogni giorno gli studenti del circus gimnasium, ma anche artisti. Abbiamo anche una sala per le produzioni, e le presentazioni di spettacoli. Tutte queste sale poi in serata ospitano bambini e adolescenti, adulti e anche diversamente abili, con i quali abbiamo cominciato a lavorare dalla fine degli anni ‘90. Al momento stiamo elaborando un training specifico per gli insegnanti, abbiamo tante richieste di corsi e abbiamo bisogno di sempre più istruttori!

“È con grande senso di responsabilità e onore che come educatori del Circus Department (installato nel 2005) abbiamo dedicato grandi risorse nel formulare un interessante futuro per le arti del circo. Abbiamo cominciato con il creare un Bachelor Degree Programme sul circo, che è oggi molto ricercato da artisti di tutti i paesi, e poi abbiamo spinto le cose ancora oltre, progettando e implementando un Master e Dottorati di Ricerca, tutti finalizzati al circo. Questo sviluppo ha messo DOCH e il Dipartimento del Circo in prima linea nel mostrare cosa dovrebbe essere disponibile in un contesto universitario per il beneficio delle arti del circo e della società. Configuriamo un ambiente dove gli appassionati del circo, pensatori e artisti possano trovare la loro voce. Un posto dove le capacità siano sviluppate, le idee concepite e spinte al limite, dove la ricerca artistica all’interno del circo diventi un linguaggio comune. Per valorizzare non solo la formazione circense ma la stessa espressione artistica e l’artista di circo nella società”. Walter Ferrero, Direttore del Dipartimento Circo al DOCH j u g gjlui ngggm l i nag m a zai g n ae zniunm e neur o m6e0rsoe6t2t emmabr zr o e 2014 2013

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LA VERITÀ Compagnia Finzi Pasca http://finzipasca.com

Andrea Lopez

foto di Viviana Cangialosi

"Dopo l’immersione in Anton Cechov è tempo di scoprire l’universo di un nuovo artista. C’è poi il Tristano e Isotta, la New York degli anni quaranta, il viaggio interiore di chi dovette lasciare l’Europa per rifugiarsi negli Stati Uniti. Ci sono temi che aprono su altri temi, nella testa le idee rimbalzano e si compongono in immagini. Una distesa di fiori gialli, personaggi bendati, velati, come le statue di Giuseppe Sanmartino nella cappella di San Severo a Napoli. Mani con dita lunghissime, ombre che deformano le proporzioni, rosso sangue, bianco, il blu del mantello di Maria, scale sospese nel vuoto, equilibri impossibili, corpi che si dislocano, piume e paillettes come se la storia prendesse vita in un vaude villes decadente con un direttore che cerca idee per risollevare le sorti della baracca." Daniel Finzi Pasca

Rolando Tarquini a cura di Karol Hrovatin (versione integrale dell’intervista su Juggling Digital Magazine) La genesi dello spettacolo è iniziata con quest’idea della Verità: il vero e il falso in scena, cos’è e come muta rispetto alla realtà? Più tardi una fondazione anonima ha dato a Daniele Finzi Pasca la possibilità di utilizzare il telo enorme di Dalì "Tristano e Isotta", un’opera 16 x 9 mt realizzata negli anni ‘40 come sfondo per il balletto "Le Tristan Fou" a New York e da allora non più esposta. Questa possibilità, unita al mondo di Dalì, che è molto legato alla finzione, alla scena, al vero e al falso, all’essere e all’apparire, si è inserita a pieno titolo nella scrittura dello spettacolo. Come in tutti gli spettacoli della Compagnia queste idee maturano all’interno di un gruppo creativo composto da Daniele Finzi Pasca e dai suoi stretti collaboratori, e vengono poi modificate in corsa anche grazie agli input del cast. Le fasi di creazione, durate tre mesi, hanno avuto luogo a Montreal, in un grosso spazio funzionale per gli acrobati e per il reparto scenografico, che presentava di continuo le sue idee e realizzazioni. Qui lavoravamo

Marco Paoletti Questi ultimi anni sono stati pieni di cambiamenti per me, anche geografici, con una vita che oggi gravita intorno ai centri di Buenos Aires - Berlino - Montreal. Ho anche imparato la Roue Cyr, un grande cambiamento… un solo oggetto con cui muoversi, invece che tanti da tenere in movimento, un oggetto con il quale "cadere" può fare molto più male. Ho cofondato Recircle Collective, realizzando creazioni e routine interessanti, e poco tempo fa ho cominciato a lavorare per la compagnia Finzi Pasca. Dopo tanti anni da free lance non ero abituato a far parte di una compagnia, della sua atmosfera familiare. Fin dai primi giorni di creazione per La Verità ho trovato della gente bellissima, con orecchie e occhi attenti, con sorrisi e abbracci quotidiani. Lo spettacolo dura 2 ore, durante le quali siamo in costante movimento. Ci sono tante scene diverse nelle quali siamo impegnati, con molti cambi di costume, e le 2 ore si susseguono come in un rituale. Un rituale quotidiano, in teatri sempre diversi, ma

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in media 8 ore al giorno, alternandoci tra allenamento, creazione, prove e momenti di condivisione, lavorando con la regia soprattutto sulla parte musicale, perché molta parte del lavoro è legata al ritmo, alla musica. Nella Compagnia Daniele chiede ai circensi di essere un po’ attori, e agli attori di essere un po’ più acrobati, Dal mondo del teatro veniamo solo io e la brasiliana Beatrice Sayad Daniele ci ha chiesto di lavorare su input precisi e, come sempre, passano alcune piccole informazioni, mai esaustive, mai determinanti, per fortuna. Su queste informazioni ognuno di noi costruisce autonomamente il proprio immaginario. In questo spettacolo io sono un venditore d’asta che mette in vendita il telo di Dalì, e quindi ho lavorato su questo giocando con il mio clown. Da questo punto di vista Daniele lascia molta libertà agli artisti. Personalmente, per avvicinarmi al personaggio di Dalì ho letto il testo “Diario di un genio”, scritto da Dalì stesso e ho guardato molti filmati relativi alle sue apparizioni in pubblico e alla televisione. Un personaggio difficile, senza dubbio. Un poco da ammirare e un poco da sopportare. Ma anche da studiare e da eleggere come maestro. Ma ci sono veramente tanti temi nascosti nello spettacolo: la verità, la dicotomia tra il vero e il falso, il lavoro di Dalì e la sua sterminata passione per il surreale, il mito di Tristano e Isotta, il Dalì uomo e il Dalì personaggio, 12 guerrieri misteriosamente legati ad un

riconoscendo sul palco quelle facce amiche come punto di riferimento. Une delle cose che mi ha attirato di più di questa compagnia è che Daniele, il direttore artistico, ti fa fare molte cose diverse ed ha un interesse per il personaggio più che per il trick acrobatico, per l’aspetto teatrale più che per quello circense. Cantiamo, ridiamo, 13 artisti in scena e 5 tecnici, realizziamo un bello spettacolo che richiede molta concentrazione ed energia… In scena io e David Menes, legati da una buona complicità, presentiamo un duo di bouncing con palline, dopo aver sottoposto in creazione dei trick al regista, che poi ha selezionato quelli più teatrali. Alleniamo di continuo trick nuovi e verifichiamo ogni giorno la loro tenuta. Un giocoliere è senza dubbio l’emblema della perseveranza, ma la giocoleria non è mai perfetta, non è come andare in bicicletta. I miei tempi di allenamento sono cambiati, prima mi allenavo molte ore per chiudere i trick, adesso faccio solo i trick che mi piacciono e gi altri non li alleno più. Se ho un’idea la provo, ma se richiede troppo allenamento la lascio perdere.


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antico scritto, con nomi strani e evocativi come Renombre Immortal, Corona di Gloria, Amato da Todos. Tutte le immagini, le suggestioni e il sottotesto su cui abbiamo lavorato nascono da queste tematiche e, grazie ai suggerimenti di Daniele, concretizzano le proposte su cui lui lavora per la composizione scenica. Personalmente trovo interessante questo modo di operare. Gli spettacoli della Compagnia vanno nella direzione di un linguaggio visivo, per far parlare il sogno. Perché il mondo onirico, il modo dei sogni è quello che arriva. Finzi Pasca ha una visone della vita che raffigura la realtà come fosse un sogno. La frase di Chekov che recitavamo in Donka era appunto: “Bisognerebbe rappresentare la vita non così com’è, nè come dovrebbe essere, ma così come la si vede in un sogno”.

Nei warm up dello spettacolo vedo le altre discipline e mi sembrano diverse. La giocoleria piace ad un certo tipo di gente, che condivide anche modi di pensare e di essere. Per me la giocoleria è stata un punto di partenza per la comprensione della mia vita, mi ha aperto le porte per un viaggio intorno al mondo e per la ricerca di gente speciale, che è stato da sempre il mio sogno. j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 6 2 m a r z o 2014

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Circonferenze1.4 Raffaele De Ritis

L’Astley’s Amphiteatre Londra, metà ‘800

Pagliacci di Ruggero Leoncavallo al S.Carlo di Napoli, 2011, regia di Daniele Finzi Pasca

CIRCO E LIRICA, DUE INSOSPETTABILI GEMELLI Niente forse é più arcaico e universale del gesto acrobatico e del canto. L’uno profano, l’altro più legato al sacro. Il circo e la lirica sono da sempre due forme più vicine di quanto non si pensi. Si basano sulla ricerca dell’estremo virtuosismo, l’eccesso a dismisura, l’esaltazione della meraviglia. Entrambi i generi coinvolgono un pubblico di massa senza barriere, conciliando tutte le arti come pretesto allo spettacolo puro. Circo e lirica sono storicamente due insospettabili gemelli. Nascono insieme, poiché la loro forma matura appare nello stesso momento: alla fine del XVIII secolo, all’alba della società industriale. Loro padre comune é il disordine anarchico degli spettacoli popolari; loro madre la rigidità della censura che prima o poi ha l’effetto di rendere ufficiale l’illegale. Nella seconda metà del Seicento, il teatro di fiera fa maturare spettacoli ibridi, a cui é vietato per legge l’uso della parola e della narrazione, per non contrastare i pochi tea-

AIDA

tri ufficiali privilegiati. Londra e Parigi sono i due grandi laboratori dello spettacolo moderno. Baracche di illusionisti, acrobati, mostratori di animali, farse mimate e cantate, impiegheranno oltre un secolo per maturare nei generi codificati fino ad oggi. Se l’arte lirica emerge inizialmente nei teatri di corte, lontano dal popolo, é frequente vedere nelle prime opere numeri acrobatici per animare gli intermezzi. Nelle fiere del ‘700, mimi e acrobati iniziano a inventare nuovi generi per contrastarli. Camminando sulle mani o sul filo, essi riescono a raccontare una storia senza incorrere in divieti; e anche l’uso del canto emerge come pratica fuorilegge. Non potendo parlare né cantare, gli artisti scrivono i versi su dei cartelli, che vengono letti cantando da finti spettatori in platea. Espedienti di questo tipo, nati nelle baracche, fanno nascere l’opéracomique, il genere in cui poi trionferanno Mozart e Rossini.

regia di Franco Dragone

A cura della redazione di JM pubblichiamo alcuni pensieri in libertà tratti dalle interviste rilasciate da Franco Dragone, regista della Aida andata in scena al Teatro San Carlo di Napoli lo scorso dicembre.

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Allo stesso modo, anche a Londra le origini del circo e della lirica coincidono. Il Sadler’s Wells, aperto verso la fine del ‘600, era un luogo ibrido in cui si alternavano opere musicali, commedie e funamboli. È a uno stesso impresario, John Rich, che si devono sia la prima opera musicale moderna, The Beggar’s Opera di John Gay (1728), che, pochi anni prima, il battesimo del genere della pantomima (1716), al cui interno nasce presto la figura del clown. Questo mentre Philip Astley propone il primo circo equestre della storia (1768), presto maturato in un anfiteatro coperto dove architettura, drammaturgia, scenotecnica avvicinano la neonata arte circense ai codici dell’opera lirica. Nel primo ‘800, l’Astley Amphiteatre é uno dei tre più grandi teatri di Londra; uno di essi, il Covent Garden ancora oggi teatro d’opera, vede i successi di Joe Grimaldi, il primo clown moderno. Non dissimili le vicende a Pari-

“Mi do sempre uno scopo. Un giorno ho lasciato la prosa classica per fare un teatro più politico. Vengo dal movimento degli studenti del ‘68. Erano anni in cui mi chiedevo: perché i teatri sono vuoti? Perché i miei amici non vanno a teatro? Ho sempre rifiutato la ghettizzazione. Sono stato un emigrante anche io e ho subìto quella condizione. Poi con il tempo ho capito che siamo tutti profughi di qualcuno e un po’ discriminati. C’è sempre un Sud nel mondo”. Artista poliedrico di sangue mediterraneo, nativo di Cairano, in provincia di Avellino, emigrato in Belgio con la famiglia quando era ancora bambino. Lì si è formato alla scuola della commedia dell’arte e del teatro popolare, che contraddistingue ancora oggi la sua opera creativa. “Il teatro mi ha salvato la vita. Penso sempre al mio paese, Cairano. Oggi è abitato da 360 anime, un tempo erano 3 mila. Bisogna fare qualcosa per trattenere i giovani.” Nel 2000 il regista fonda la Franco Dragone Entertainment Group, con ambizioni su scala mondiale e imminenti progetti a Parigi, Dubai, in Indonesia, in Brasile


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Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, regia di Franco Zeffirelli, Londra, 2003

Thais di Massenet al Regio di Torino con gli allievi di Cirko Vertigo, regia di Stefano Poda, 2010

Bartabas e il suo cavallo sul palcoscenico del Sadler’s Wells di Londra, uno dei più antichi teatri del mondo

foto archivio R. De Ritis (Aida: Luciano Romano) Teatro Argentina di Roma (in origine a vocazione lirica) sembra ospitasse scuderie sotterranee per le compagnie equestri. La prima scuola di circo occidentale, quella di Annie Fratellini, già dagli anni ‘70 vede i propri allievi regolarmente coinvolti nelle regie dell’Opera di Parigi; acrobati e mimi sono regolarmente richiesti da registi lirici di tutto il mondo. Se “I Pagliacci” di Leoncavallo é l’opera a tema circense per antonomasia (con puntuale impiego di acrobati e mangiafuoco), l’immaginario del tendone e degli acrobati ha spesso dato vita a regie e scenografie per titoli; Dario Fo ha coinvolto clown e acrobati nel suo “Barbiere di Siviglia”. In epoca recente, allievi della scuola Flic hanno partecipato alla Turandot al Teatro alla Scala nel 2011, con la regia di Giorgio Barberio Corsetti; quasi ogni edizione dell’”Aida” all’Arena di Verona vede puntualmente il talento equestre della famiglia Togni; la scuola Cirko Vertigo é apparsa in “Thais”

(dove curerà le cerimonie di apertura e di chiusura dei Mondiali di Calcio 2014) e in Cina continentale, dove sta costruendo 5 teatri. “L’Opera mi ha conquistato. La mia Aida è intimista, atemporale. Vengo dalla scuola di Peter Brook e Bob Wilson: fanno parlare il palco, che è il vero narratore. Il mio lavoro ricorda i quadri di Francis Bacon. Compongo delle immagini che pensano e che parlano. Ho preso delle corde che mi servono per creare delle colonne. È come quando da piccoli si plasmano le forme con la creta, la costruzione nasce dal gioco. La mia Aida è un lavoro pacifista sulla paura e sull’angoscia, un’opera su un mondo che affronta l’ignoto. I nostri giovani sono senza lavoro e sembrano senza futuro. Siamo coinvolti da conflitti che ci atterriscono. Le guerre calpestano l’onore e la dignità di uomini e donne. In scena ho aggiunto delle figure che non appaiono nel testo originale. Sono figuranti che chiamo “gli invisibili” e rappresentano gli uomini senza parola. La mia Aida non è spettacolare, ma estremamente attuale, senza essere modernista, ambientata in un posto non specifico.“

di Massenet al Regio di Torino (2008) per la regia di Stefano Poda, in un’integrazione esemplare tra lirica e arti circensi. Il Teatro Pergolesi di Jesi ha ambientato nel mondo circense la “Serva Padrona”. C’è poi Daniele Finzi Pasca, regista formatosi nel circo, la cui firma appare in sempre più opere nel mondo. Di recente, il Massimo di Palermo ha coinvolto clown e acrobati nel Feuersnot di Strauss diretta da Emma Dante; e a Busseto l’Elisir d’Amore di Donizetti si ispira ai quadri circensi di Botero, coinvolgento acrobati come i Nanirossi. Ed é proprio all’interno di un ente lirico, il Regio di Torino, che la rassegna Torinodanza é diventata in Italia una vetrina circense. In fondo, i cavalli di Bartabas su scene sacre come il Regio di Torino, lo Chatelet e il Sadler’s Wells di Londra, non fanno altro che richiamarsi ai tempi senza leggi né generi di Astley e Franconi, inseguendo il cerchio della modernità iniziato da quasi tre secoli.

Luciano Romano

gi: il Cirque Olimpique dei Franconi (eredi parigini di Astley), fa concorrenza all’Opera, ispirandosi allo stesso patrimonio mitologico e letterario in cui pescava la lirica; fino a trasformarsi dopo il 1847 nel Theatre du Chatelet, ancora oggi il secondo teatro lirico di Parigi. Nel 1843 a Londra il Theatre Regulation Act liberalizza gli spettacoli popolari; così come nel 1865, a Parigi il decreto sulla libertà dei teatri ne ufficializza ogni forma. Sono trascorsi due secoli di ingegno e sopravvivenza. L’espansione delle classi medie vede finalmente nel circo e nell’opera i due templi in cui liberare l’immaginazione: le produzioni circensi e operistiche permettono di viaggiare nelle lontane colonie, vivere le vicende di guerrieri e divinità del mondo antico. La farsa e la tragedia si alternano nel melodramma operistico come nel reale rischio del circo. In Italia, i teatri d’opera hanno ospitato regolarmente le compagnie acrobatiche. Il

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IL CIRCO, ARTE DEL RISCHIO E DEL CORAGGIO regia di Salvatore Frasca

LICR I COA , RTEDELRS I CHO I EDELCORAGGO I

Il rischio e l’indecifrabile autenticità del gesto circense”…erano fatti che non si potevano spiegare con la rozzezza concettuale che contiene la parola interdisciplinarietà. (…) come si poteva uscire dal quel pantano, da quel conformismo estetico, di poetiche di ideologie? si poteva fare soltanto andando a scoprire da dove venivamo.” Alfredo Giuliani(1) L’attuale fenomeno circo contemporaneo, che nel corso dell’ultimo trentennio potrebbe essere più correttamente definito circo “alternativo“(2), trae le sue origini nella pista, che per vocazione ospita e mescola arti varie. Un comune denominatore di questa felice divagazione di genere sembra essere la contaminazione delle arti e delle tecniche,

cosa che include l’ansioso, e annoso, rapporto con i nuovi linguaggi tecnologici, con cui tutti gli artisti contemporanei devono prima o poi confrontarsi e posizionare il proprio lavoro/poetica. Il circo oggi, imperterrito, continua la sua missione di concentratore d’arti e nuove forme che sapientemente miscela alle vecchie, e per farlo scoda e si dibatte continuando a stupirci. È facile affermare che nella sua ‘demarche’ storica (dalle sue giovani origini ai nostri giorni) la commistione di generi non è cosa nuova; la pluridisciplinarietà nel circo tradizionale non rappresenta nessunissima innovazione. Ma se dall’origine la vocazione del circo è quella di radunare su un’unica pista un programma sequenziale d’artisti e discipline diver-

se non altrimenti legate che dalla spettacolarità della tecnica, oggi sembra diversa la prospettiva dell’insieme; questo raggruppamento diventa il concetto base della creazione artistica e non una sua derivazione. Mischiare tutto. Questa è comunque la regola d’oro del circo di sempre: tecniche quindi abilità, persone quindi caratteri. (…) È quel ‘tutti fanno tutto’ che da necessità collaterale della difficile contingenza dello spettacolo viaggiante oggi s’erge ad anima propulsiva dell’odierno movimento teatral-circense. Un carattere che trasla di ruolo e che, non cadendo perso, germoglia e frutta. Al di là delle specializzazioni tecniche e della somma di sapere “fuori pista” che sempre il circo trasporta, comincia a farsi posto una polivalenza esuberante che porta allo studio di più tecniche, anche diversissime tra loro, e che spinge al limite le possibilità di apprendimento e di esecuzione umane. (…) Le figure classiche tutte si fondono in una nuova eccentrica dimensione dell’attore, quello di circo, formatosi in ambienti “extra-familiari”. Le sue conoscenze tecniche ed artistiche non derivano dalla tradizionale trasmissione diretta e familiare, né soffre del manierismo teatrale o del più rigido circense. Le sue tecniche da soggetto dell’esibizione divengono strumenti del suo linguaggio. E se Paul Bouissac, nel suo monumentale “Circo e cultura”(3), tra il 1970 e ‘75 doveva analizzare semioticamente il circo, scomponendolo in tutte le sue parti per idealizzare un codice della performance tradizionale, e, forzatamente, riuscire a dichiarare l’intero fenomeno circo come una vera e propria lingua, oggi nessun artificio retorico gli sarebbe necessario. Il circo contemporaneo è linguaggio comunicativo e non più rappresentativo. Ritorna, in punta di piedi, un concetto d’artista che aspira all’arte nel senso più ampio del termine (…) Allora la musica, la meccanica, la pittura, le arti digitali, marziali, la recitazione sono ambiti a cui si rivolge l’interesse del famelico attore di circo. (…) Gigi Cristoforetti, direttore di alcune delle più prestigiose esperienze di danza e circo alternativo in Italia, a tal proposito, ci ha messo in guardia: “Il circo inseguendo a tutto campo la ricerca e la


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versione integrale del testo su www.jugglingmagazine.it > extra > escapades > la tigre di peluche

scenici o, addirittura, con i suoi tendoni al centro di autorevoli festival di teatro, come quello di Avignon, tanto per citarne uno. Nella sua incubazione il circo ha accarezzato molti desideri e travolto molti generi, li ha messi sotto la sua tenda; la sfida è ancora aperta visto che si rivolge con sempre più successo alle nuove tecnologie. Il circo alternativo lascia volentieri ad attori, ai ballerini, cantanti lirici, a videomaker di eccellere nelle loro specialità. Perché al puro non è interessato, il suo sguardo è rivolto all’ibrido, alla maniera di comporre e ricomporre secondo i suoi codici. Il circo vuole e deve eccellere nel collage che è anima sua. La sua forza primitiva è l’ostentazione della real-

tà. E questa realtà si fa teatro potente. Nella sua Storia del Circo, De Ritis(5) ci ricorda che il teatro tenta il buio e il segreto, gli artifici per narrare, mentre il primo circo si produce in una pista illuminata da un grande lampadario. Il circo non cela bramoso, espone fiero. I suoi corpi segnati dalle cinghie, i muscoli scolpiti dalla tenacia, gli sguardi fusi coi riflessi, il sarcasmo tragico del clown ed altri mille tratti raccontano di per sé infinite storie vere. Questo fa sì che il genere scivoli con la sua materia fisica su innumerevoli altri ambiti senza mai perdere la propria identità. Non si tratta dell’arte dell’insalata o dell’insalata delle arti ma di una vera e propria filosofia di composizione. Per questo il circo, e il suo concetto di rischio, può infiltrarsi agilmente nella scrittura di un testo o nella composizione di una melodia o meglio ancora in una frase di danza. (…) Nella composizione di circo, più che in ogni altra, è la somma delle arti che fa l’Arte.

Azarame

sperimentazione e dando troppa importanza a danza e teatro sulla scrittura, senza però avere le competenze di una ballerino o un attore, rischia di perdere l’autenticità del gesto circense.”(4) Accantono per mancanza di spazio l’idea di decriptare cosa sia o possa essere il gesto circense “autentico”; ammesso che ce ne sia uno o un tipo. Ma il succitato monito di Cristoforetti ha per oggetto un rischio, e quel rischio, a mio avviso, è la più grande rassicurazione. Direi una garanzia di circo; senza questo primordiale concetto il circo, semplicemente, non sarebbe. Il rischio è cardine delle arti della pista. Attraverso esso unicamente il circo si esprime e in tutte le sue forme basculano le emozioni essendo esso stesso ‘portatore sano’ di una realtà incontrovertibile. E per rischio vorrei riferirmi non solo direttamente alla prodezza fisica (che troppo spesso rimanda all’abusata estetica retrò) ma a tutto quello che tale concetto può includere nei termini di creazione dell’espressione scenica: se il rischio fosse dovuto rimanere solo quello fisico allora il circo avrebbe fatto bene a restare nella pista e nella sua folgorante estetica, lustrinata e performativa. Ma non è così: il saper correre rischi è ancora La ragione del circo odierno; nello sprezzo del pericolo il concetto di rischio, come poetica, si sdoppia e include il suo risvolto: il coraggio. Quel coraggio che il circo trascina in scena con i suoi attori che si avventurano nei più disparati campi e lo trasforma in una spregiudicatezza che sui palchi dei teatri è spesso cosa fresca ed emozionante. Grazie a questo coraggio il circo diviene oggi capace di immergersi anche in tematiche importanti e contattare nel pubblico emozioni profonde, di allontanarsi dal ruolo leggiadro e scanzonato che la letteratura circense gli ha troppo semplicisticamente affibbiato e che negli ultimi quarant’anni il circo commercial-familiare ha somatizzato. Il gesto circense che rischia di perdersi è ritrovato: quella “spacconeria” a tutto campo, quell’osare che dalla tecnica passa alla scrittura e la intride di una verità che convince e disarma pubblico, teatranti e ballerini. (…) Il circo contemporaneo, oggi, con la consapevolezza dei propri limiti e carico del rischio di calcare la scena, arriva nei palco-

1) Alfredo Giuliani, riferendosi al tema dei collages di pittura e parole nello sperimentale incontro tra pittura e letteratura degli anni ‘60. 2) La definizione circo “alternativo” ci viene in aiuto per descrivere in tutte le sue accezioni (cirque nouveau, actuel, contemporary, moderno, di creazione) e tutto quanto di alternativo si sia prodotto rispetto all’establishment di circo commercial-familiare impostosi nell’immaginario collettivo contemporaneo. 3) “Circo e cultura” Paul Bouissac, Sellerio Editore Palermo (1986) 4) Citazione da articolo apparso su Juggling Magazine 5) Storia del Circo, dagli acrobati egizi al Cirque du Soleil di Raffele De Ritis, Bulzoni Editore (2008)

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IN EQUILIBRIO SU UNA DANZA SENZA FRONTIERE Equilibrio, Festival della Nuova Danza 1/23 febbraio, Roma www.auditorium.com di Donatella Ruini foto di Musacchio/Ianniello

Anche quest’anno Equilibrio, il Festival della Nuova Danza, si ripresenta a Roma, celebrando il suo decennale con un cartellone ricco di novità e stimoli. Stesso direttore artistico, Sidi Larbi Cherkaoui, garanzia di apertura verso le inquietudini e le mille forme possibili della ricerca coreutica contemporanea, ma sempre diverse le compagnie e le proposte. È proprio lo spettacolo di Cherkaoui ad aprire le danze con un progetto creato in collaborazione con Yabin Wang, talentuosa e pluripremiata danzatrice di Pechino (era la strabiliante esecutrice della danza dei tamburi nel film La foresta dei pugnali volanti), dotata di una tecnica straordinaria e una profonda capacità interpretativa. La compagnia belga e quella cinese hanno messo insieme le loro differenti radici in una visione comune, ed é nato Genesis. In una fredda scenografia in cui dominano il bianco, il grigio e l’acciaio, si mantiene il principio delle strutture modulari caro a Cherkaoui che i ballerini compongono e ricompongono integrandole nella coreografia e nell’azione scenica. Danzatori in camice bianco da ospedale, guanti bianchi e mascherina sulla bocca si aggirano tra parallelepipedi di plexiglass trasparente e acciaio installati su piattaforme mobili,

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entrandone e uscendone come in un labirinto. I brani musicali, eseguiti dal vivo dai musicisti negli stessi parallepipedi di plexiglass, mescolano strumenti tradizionali come le tablas con musica elettronica d’avanguardia, sottolineando a volte la freddezza e la concettualità dell’insieme o rivelando melodie più rotonde e sinuose. La rigidità e ripetitività iniziale dei movimenti lascia progressivamente spazio a coreografie più fluide e morbide: si alternano movimenti di gruppo con pas de deux e assoli la cui liricità crea uno spiazzante contrasto con la gelida atmosfera clinica di camici, stetoscopi, letti d’ospedale, e attraverso il movimento gli spazi che prima erano limitanti diventano spazi di libertà espressiva. La fluidità e padronanza dei movimenti degli interpreti ben esprime la spiraliforme, asimmetrica eppure estremamente armoniosa cifra stilistica del coreografo, che scardina ogni legge dell’equilibrio e della stabilità precostituita per trovare innovative soluzioni espressive. Solo alla fine una luce finalmente calda e dorata vede tutti i bianchi, i neri, gli opposti e i contrasti riunirsi in un’azione danzante risolutiva e catartica, che il pubblico ha premiato con ovazioni e lunghissimi applausi. Tutt’altra atmosfera per lo spettacolo della Anton Lachky Company, che con “Mind a gap” portano in scena la loro straripante fisicità e le loro capacità tecniche, condite da ironia e divertimento. La scenografia appare assente, tutto é aperto, non ci sono quinte, tutto é visibile: impianto luci, ring, graticcia, il palcoscenico é delimitato da un quadrato nero attorno cui corre una striscia bianca e su cui sono sospese piccole luci a pochi centimetri da terra. Un lungo e spiazzante inizio in un buio totale, in cui i danzatori si muovono a tentoni cercando la luce, prepara già lo spettatore a costruzioni coreografiche e a un uso dello spazio dalle soluzioni originali. Molte azioni sono ‘fuori scena’, lungo i lati esterni del palcoscenico, le coreografie sono spesso interrotte da lunghi momenti di silenzio, imprevedibili interazioni col pubblico, esplorazioni dissonanti e buffe della voce, momenti mimici dei singoli danzatori che poi riprendono a danzare esplodendo in un’energia acrobatica assolutamente contagiosa. A tratti apparirebbero come giochi infantili, movimenti fatti per il solo gusto di giocare, senza alcuna forma prestabilita, non fosse per la eccellente abilità tecnica e


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le grandi doti fisiche dei quattro danzatori e della danzatrice che esplorano all’infinito le loro possibilità corporee. L’interazione con la musica è spesso basata sul contrasto tra la drammatica intensità o sacralità del brano e la dissonanza emotiva dei movimenti. Improvvisazioni strutturate si alternano a coreografie scritte, molto contact, molto floor work mescolato con acrobatica e gestualità della danza contemporanea, ritmi accelerati e improvvise lentezze, vestiti lanciati via che vengono ripresi e reindossati in una totale libertà. A volte sono i danzatori stessi che vanno ad accendere, spegnere ed orientarsi le luci l’uno verso l’altro, a sottolineare la libertà della ricerca sia sull’uso delle luci che dello spazio scenico. A volte l’ironia viene dal contrasto con la musica, dalla qualità surreale dei movimenti e della mimica, o da un danzatore che disturba il compagno prendendolo in giro in mille modi nel mezzo della sua azione danzata. O viene dalla voluta deformazione del gesto e del movimento contro ogni ricerca di bellezza estetica, come a sottolineare l’imperfezione della vita che può tuttavia sempre venire trasformata positivamente con il gioco, l’ironia, l’allegria. È difficile non venire coinvolti da tanta energia, anche perché lo spettatore é espressamente invitato a partecipare e reagire a ciò che avviene sulla scena, a farsi coinvolgere da questa allegra celebrazione del corpo danzante, apprezzata con lunghissimi e sorridenti applausi. A chiudere quest’edizione del Festival, una stella della coreografia contemporanea: Akram Khan, inglese originario del Bangladesh. In Itmoi, un progetto che celebra Stravinsky e il centenario del leggendario Sacre du Printemps, attraverso una rilettura coreografica delle emozioni umane in una scenografia scura e drammatica, si alternano episodi di bellezza e tragedia, morte e rinascita, sacrificio e resurrezione dell’anima cui dà vita un cast di eccellenti danzatori. Spettacolo impegnativo per la intensa, cupa e costante tensione emotiva che tuttavia il pubblico ha saputo interpretare e riconoscere con calde e sincere acclamazioni finali. Il Festival si chiude, le luci si spengono, a noi spettatori resta una grande ricchezza di contenuti da elaborare e uno sguardo nuovo su frontiere culturali che si espandono sempre più a inglobare, sperimentare, scoprire sempre nuove e stimolanti prospettive artistiche. j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 6 2 m a r z o 2014

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XXX GOLDEN CIRCUS 21 dicembnre / 12 gennaio 2014, Roma www. goldencircusfestival.it intervista a Liana Orfei e Paolo Prestipino foto di Daniele Rotondo

Liana Orfei Il Festival Internazionale di Roma Capitale Golden Circus nasce nel 1984 da un'idea di Paolo Pristipino, come omaggio al Principe Ranieri, che aveva ridato lustro e dignità con il suo festival al circo francese, un circo che andava alla deriva con spettacoli di basso livello. Fummo noi, Paolo come organizzatore, insieme a Liana, Nando e Rinaldo Orfei a servire le strutture che ospitavano le prime edizioni del festival di Montecarlo, e con il Golden Circus cercammo di restituire anche in Italia una antica dignità al Circo Italiano, che privilegiava le bellezze delle strutture all'importanza dello spettacolo. Fin dall'inizio desideravamo presentare sia la grande novità del nuovo circo sia le stelle del circo di tradizione. Una miscela che rispecchiava le due anime dei fondatori: io che venivo da una famiglia circense e apprezzo la tradizione e Paolo, che viene dal mondo dei "fermi", con una propensione per tutte le nuove proposte. Io venivo da un mondo dove ogni movimento doveva rispettare i codici estetici alla perfezione, mentre nel nuovo circo una spaccata poteva essere fatta in tanti modi originali. Una cosa che poi ho sposato in pieno, perché mi stimolava, mi incuriosiva come potessero inventarsi tante cose nuove, per certi versi stonate. I primi spettacoli del nuovo genere

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li ho incontrati per strada, ma anche nell'avanspettacolo, nei cabaret. Questo settore si è sviluppato in diverse situazioni, al contrario del circo di tradizione il cui ambito rimaneva sempre e solo sotto i tendoni, con un genere ben codificato. E così al Golden abbiamo cominciato a mettere insieme i due generi, facendoli anche stridere tra di loro, generando curiosità e stupore. Inserendo un cantante di lirica, oppure una colonna sonora, oppure una celebre violoncellista polacca che suonava sotto un numero aereo. Vivevo tutto questo con molta angoscia, temendo che il pubblico non lo capisse. E invece ogni anno arrivava una conferma. Il Golden è nato fin dall'inizio con questa caratteristica. Abbiamo sempre cercato la novità e lo spettacolo, il vecchio e il nuovo insieme, ma abbiamo lavorato anche alla coreografia, alla musica, ai costumi, affinché ci fosse sempre un racconto, quasi una favola in scena, e non solo una nuda successione di numeri come succede nei festival circensi. Il duo ucraino-moldavo di giocolieri di quest'anno è un esempio di narrativa al cui interno ttrova spazio la giocoleria. Cerchiamo sempre, quando é possibile, numeri

che comprendono un contesto narrativo. Il Circo in Italia per il grande pubblico è ancora un circo di leoni, zebre, tigri, e io sono stata la prima a portare i cavali in libertà che raccontassero del loro rapporto con l'uomo e non solo freddi esercizi di bravura e tutto intorno piume e lustrini. E non è facile far capire al pubblico che il nostro spettacolo non è quello dei circhi che transitano per Roma, nè nella programmazione nè nel costo del biglietto. Io cerco di mettermi nella mente del nostro pubblico, spesso di famiglie, e so che offrire uno spettacolo di solo circo contemporaneo o solo circo di tradizione non riscuoterebbe il successo dovuto. Per me e Paolo, il tradizionale ha un futuro solo se affiancato al circo contemporaneo, e la longevità del Golden Circus è una nota di grande orgoglio per tutta l'equipe che ci ha seguito in questi anni e che ha creduto in questa visione.

Paolo Prestipino Il Circo è lo spettacolo più antico del mondo, musa ispiratrice di tutte le espressioni artistiche, oggetto di molte critiche perché troppo spesso giudicato senza avere la piena cognizione della sua storia


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e di quelle radici che sono imprescindibili per una visione chiara della sua dimensione educativa e pedagogica, del suo essere vetrina della libera fantasia e delle espressioni più estreme delle nostre potenzialità fisiche, nonché luogo di relazione tra uomo e animale. Lo spazio che nel futuro verrà dato al circo sarà uno spazio dato alla storia, alla cultura, alla creatività, alla natura. Un messaggio che intendo rivolgere soprattutto alle istituzioni italiane e comunitarie affinché tutelino oggi e negli anni a venire tale forma d'arte. E la tutela non può prescindere da un chiaro quadro normativo che regolamenti in modalità uniforme in Europa tale espressione artistica. Una lacuna da troppo tempo denunciata dai massimi esponenti del mondo circense, e da troppo tempo in attesa di risposte e soluzioni concrete. Per noi la qualità e l'originalità degli spettacoli sono una cosa importante, ma servono anche politici illuminati, come nelle altre regioni d'Europa, persone che possano valorizzare e supportare la cultura del circo. La legge sullo spettacolo in Italia è ferma da 20 anni e auspichiamo un aumento delle risorse a favore del circo e una sua redistribuzione che tenga conto delle nuove realtà attive che operano oggi in Italia. Una normativa che valorizzi le differenti anime del circo di tradizione, del circo contemporaneo e dello spettacolo viaggiante, unite oggi nell'itineranza, ma da poco altro. j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 6 2 m a r z o 2014

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FESTIVAL DELLE ARTI DISTRATTE “RIDATECI I SOGNI”… Empoli 31 gennaio / 2 febbraio FB Festival delle Arti Distratte intervista a Matteo Brotini del team organizzativo e Jacopo e Luludì “Circus Follies” direzione artistica alla tastiera Elena Cavaliere

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Ca Ri

a dirotto e allagamenti. Contavamo di avere più presenze del territorio, ma purtroppo così non è stato, nonostante la pubblicità dei media locali e dell’amministrazione comunale che ci hanno supportato nella comunicazione. Il sabato, serata del Gran Gala, è stato un grande successo, e abbiamo stimato all’incirca 1500 persone all’interno della struttura. Da notare, inoltre, la presenza al festival, di ragazzi "virtuali" cioè giovani che hanno imparato la giocoleria attraverso internet senza seguire nè scuole nè laboratori intensivi. Anche quest’anno, come in passato, abbiamo collaborato con carceri e altre

Enrico Chizzotti

Il Festival delle Arti Distratte festeggia quest’anno la sua VIII edizione. Partito con piccoli sogni, piccole speranze, piccole gioie è poi germogliato sempre più, grazie anche all’esperienza maturata, visitando altri festival e osservando come le varie organizzazioni operavano, fino ad arrivare ad oggi con la certezza di essere cresciuti. Il desiderio era di organizzare una convention invernale, la prima subito dopo il Natale, così da dare l’idea di una festa dopo le feste. Ad Empoli abbiamo in questi anni installato un tendone da circo attrezzato per progetti, corsi per bambini, serate di musica, cabaret,

e le domeniche erano dedicate interamente ad attività per adolescenti. Successivamente per problemi causati dalla presenza di amianto negli edifici adiacenti, hanno bloccato le nostre attività per 4 mesi, tempo necessario per bonificare la zona. Purtroppo durante questo periodo di forzata inattività in quello che era diventato un cantiere cui non avevamo accesso, abbiamo subito dei furti per un valore di circa 13.000 €. Un danno enorme considerate le risorse limitate della nostra associazione, che ci ha costretto a interrompere le sue attività. Inoltre l’anno scorso non ci hanno finanziato il festival, dandocene comunicazione solo all’ultimo momento. Quest’anno, fortemente motivat a voler riprendere le attività e non saltare un’altra edizione del festival, abbiamo deciso di riaprire le porte del festival, sottolineare il desiderio di riorganizzarlo, e riaprire la nostra struttura con un titolo emblematico “Ridateci i sogni”. Il festival/convention delle “Arti Distratte” è durato 3 giorni con esito molto positivo. Inaspettatamente abbiamo raggiunto circa 300 pass di ingresso, considerato l’allarme meteo che preannunciava pioggia

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strutture dove abbiamo tenuto laboratori anche con ragazzi diversamente abili. Invece, con rammarico, non siamo riusciti a creare all’interno del festival uno spazio per i bambini, attività fortemente richiesta, a causa dei grandi problemi logistici di capienza della struttura. Alla luce di tutto ciò, il nostro prossimo obbiettivo sarà quello di aggiungere strutture a quelle del palazzetto e di riaprire il “Circo Teatro Distratto” dove riprendere appieno le nostre attività, per cui accettiamo volentieri proposte per le future programmazioni!

JeL Quest’anno la Compagnia delle Arti Distratte ci ha chiesto di curare la direzione artistica e la presentazione del Gran Galà. Siamo partiti proprio dal titolo del festival “Ridateci i sogni”, cercando dei numeri che avessero attinenza con il tema “sogno” o con degli elementi che potessero ricordarci questa dimensione. Le “Arti Distratte” non sono solo un meeting di giocoleria, ma anche una confluenza di più discipline artistiche, pertanto abbiamo cercato una varietà dei numeri,


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Enrico Chizzotti

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scegliendo come ospiti speciali di quest’edizione Girovago e Rondella con un estratto dal sapore particolarmente circense del loro spettacolo di teatro di figura “Manoviva”. Per il Gala erano arrivate tantissime proposte, tra cui abbiamo selezionato alcuni artisti, unitamente ad altri da noi invitati. Per la giocoleria abbiamo scelto numeri innovativi e sperimentali come quello di Moon e del Duo Attrapées entrambi inediti e molto interessanti, affiancati dalla rivisitazione dello stile classico di Shay e dal numero comico di Lorenzo Mastropietro; ma abbiamo voluto anche le esibizioni acrobatiche

dell’incredibile coppia padre figlio Igor e Andrea Matyushenko, tra gli ospiti più applauditi, e delle bellissime Duo Aves ai tessuti aerei. Abbiamo dato spazio agli interventi comici di Lanutti e Corbo, che uniscono circo, magia e comicità, e di Guglielmo Bartoli che ha recitato un monologo di satira. Infine abbiamo voluto aggiungere alla scaletta un piccolo extra chiedendo a due giovanissimi ragazzi di Empoli, che da anni partecipano ai corsi di circo della Compagnia, di fare l’esibizione di apertura del Gala. L’obiettivo era quello di alzare il livello degli spettacoli pur dovendo operare con risorse economiche limitatissime; non è stata cosa facile, ma ci siamo riusciti grazie alla comprensione e collaborazione di tutti, artisti ed organizzatori. La soddisfazione grande è stata quella di essere riusciti a coinvolgere tutte persone che realmente avevano voglia di lavorare insieme per la buona riuscita del Festival. Un’intesa e un’atmosfera “da sogno” che hanno contribuito al grande successo dell’evento. Siamo molto contenti del risultato ottenuto grazie all’impegno di tanti cui va tutta la nostra gratitudine. j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 6 2 m a r z o 2014

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UNTITLED I WILL BE THERE WHEN YOU DIE archivio di Marche Teatro

regia di Alessandro Sciarroni

Alfredo Anceschi

www.alessandrosciarroni.it/untitled

Untitled è una pratica performativa e coreografica sul trascorrere del tempo che nasce da una riflessione sull’arte di manipolare con destrezza gli oggetti: la giocoleria. Questo lavoro rappresenta il secondo capitolo di un progetto più ampio intitolato "Will you still love me tomorrow?", ricerca che Alessandro Sciarroni intende realizzare sui concetti di sforzo, costanza e resistenza. L’idea è spogliare quest’arte circense dagli stereotipi cui viene comunemente associata nell’immaginario collettivo ed esplorarla in quanto linguaggio costringendo gli interpreti a stare nel tempo presente, senza possibilità di tornare indietro, ancora e ancora e ancora… intervista a Lorenzo Crivellari attore giocoliere Sono entrato in questo progetto europeo attraverso un bando online e dopo aver superato le tre prove previste. Degli 80 giocolieri che si erano candidati siamo stati selezionati in quattro: Edoardo Demonitis, Pietro Selva Bonino, Victor Garmendia Torija ed io. Untitled è parte di una trilogia che affronta le pratiche in quanto tali: la ripetizione del gesto all’interno di una disciplina. Se fosse ad esempio il basket sarebbe il palleggio e tutto quello che gli sta attorno. Il primo spettacolo, Folks, era centrato sulla danza tirolese. Il secondo, Untitled, è centrato sulla giocoleria, e il terzo sarà sugli sport. La creazione è stata molto interessante e totalmente diversa dai miei percorsi precedenti. Il regista Alessandro Sciarroni e il coreografo provengono dalla danza contemporanea e dal teatro contemporaneo, non avevano la minima idea di cosa fosse il circo e non la volevano avere. Abbiamo iniziato la creazione in marzo, a Barcellona, su cose cui non avremmo mai pensato di lavorare. L’opera è totalmente incentrata sulla pratica della giocoleria. Utilizziamo solo clave. Bianche e nuove. Abbiamo iniziato, bendati, a fare un lavoro fisico a terra guidati dalla musica. Dopo due ore ci hanno consegnato delle clave

nuove e, sempre bendati, ci hanno chiesto di scoprire cosa potessimo fare con le clave. È stata un’esperienza che ha cambiato tantissimo il modo di vedere gli spettacoli e anche il modo di percepire quello che facciamo. Ci ha fatto sentire la musica Steve Reich, suonata da due pianoforti, con le due sequenze uguali che gradualmente si sovrapponevano o si sfalsavano. E a noi veniva chiesto di fare la stessa cosa con le clave, ed altri lavori di questo tipo sul ritmo. Niente che riguardasse l’arte circense o che fosse legato al nostro ritmo: nessuna estetica del nuovo circo o del circo tradizionale. Lo spettacolo presenta così 4 viaggi personali che gradualmente si fondono, attraverso assonanze e uguaglianze. Tutto l’impianto musicale è costruito sul suono campionato della clava che batte su una mano. C’è molta empatia tra noi e il musicista Pablo Esbert Lilienfeld, e cerchiamo di starci dietro a vicenda, quasi come un lavoro jazzistico. In scena l’esperienza è sempre nuova, perché la musica è ogni volta diversa. Bisogna essere in quel posto e in quel momento. Non c’è un copione. Tutte le cose e le emozioni in scena sono vere, vissute. Sul palco si ricrea l’atmosfera di un acquario. Siamo in punti distinti del palco

e ognuno di noi ha il suo territorio. Quando si guardano le assonanze e le affinità, essendo un numero molto lungo e dilatato, si possono vedere i gesti di ognuno. E a un certo punto spariscono le clave, non interessa più quello che si sta facendo e viene fuori la personalità di ognuno di noi. Continuando a giocare non cerchiamo di forzare niente, non c’è clown, è solo performance. E da questa performance vengono fuori le personalità e sparisce tutto il resto. La creazione tecnica è stata tutta delegata a noi, ma il regista ci ha guidato con dei fili invisibili. Pensavamo di averlo fatto noi lo spettacolo e invece alla fine ci siamo guardati gli altri suoi spettacoli ed erano tutti uguali al nostro! produzione Teatro Stabile delle Marche – Corpoceleste; coproduzione Comune di Bassano del Grappa / Centro per la Scena Contemporanea - Biennale de la danse / Maison de la Danse de Lyon - AMAT - Mercat de les Flors/Graner, Barcelona - Dance Ireland, Dublin. Realizzato nell’ambito del progetto europeo Modul Dance e promosso dall’European Dancehouse Network con il sostegno del Programma Cultura 200713 dell’Unione Europea, con il sostegno di Centrale Fies, Santarcangelo dei Teatri j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 6 2 m a r z o 2014

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TURBO FEST 2/5 gennaio, Quebec (Canada) www.turbo418.com

foto di Manuel AC

a cura di Marianna De Sanctis Canada, Québec, direzione Turbo Fest. Una convention tra le più riconosciute e riuscite nel Canada, ormai prossima ai nove anni. Ad accogliermi una città innevata da cima fondo, dove il freddo penetra nelle ossa ed il sole mattutino scioglie la neve sulle scarpe, ma anche un’ottima organizzazione e un clima familiare, nella fantastica cornice dell Ecole de Cirque de Quebec; una chiesa sconsacrata riadattata a scuola di circo, originale meraviglia architettonica che invoglia a frequentare più spesso luoghi artistici così prolifici e un ambiente amichevole e divertente. Véronique Provencher, creatrice del festival, ci offre la sua testimonianza: “Il Turbo Fest è un importante incontro di giocoleria che ha per obiettivo lo sviluppo delle competenze artistiche e l’incontro di giocolieri professionali e amatoriali dei quattro angoli del pianeta. La fama di questa evento è aumentata di anno in anno fino a diventare la maggiore juggling convention del Canada. Nei 4 giorni di programma Il Turbo Fest offre diversi stage di giocoleria e un Galà rivolto al pubblico di ogni genere, sempre sold out! L’incontro e lo scambio tra appassionati di giocoleria sono il cuore del Turbo Fest, e dai 171 giocolieri della prima edizione nel 2007 siamo arrivati negli anni ad una media di circa 500 giocolieri provenienti da tutto il mondo (50% Québec, 12% resto del Canada, 31% Stati Uniti, 7% resto del mondo). La notorietà raggiunta dal Turbo Fest ci permette di invitare giocolieri professionisti dal calibro internazionale, e di offrigli un grande pubblico. Quest’anno siamo riusciti ad avere a disposizione

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anche la sala di spettacolo Sylvain-Leliévre permettendo alla compagnia ospite Les Parfait Inconnus 2 di offrire il suo spettacolo integrale. La partecipazione di giocolieri dal calibro internazionale, uno spettacolo di giocoleria di fuoco, una programmazione che ha incluso una ventina di stage di formazione molto varia e un concetto sorprendente di Renegade (performance di giocoleria e di circo improvvisato con musicisti live) hanno fatto di questa edizione del festival un avvenimento memorabile, che ha superato le aspettative dei nostri partecipanti.” Quest’anno sono stati invitati al Gala tre ospiti internazionali: oltre a me, italiana con l’hula hoop in un paese dove l’hula hoop è una disciplina più che mai innovativa, c’erano gli svedesi Gustaf Rosell, con il suo numero di palline e t-shirt - con pubblico in standing ovation - ed Erik Aberg con due numeri, uno di cigar box e uno di manipolazione con inedite strutture modulari di sua invenzione. Con loro la Svezia si conferma paese feconda di giovani artisti, manipolatori e sperimentatori del nuovo. Come poter non citare, fra i tanti artisti del gala, Jorge Petit. L’ultima volta che l’ho incontrato è stato alla convention romana di molti anni fa, e adesso lo rivedo su un palco, dopo la sua formazione nella scuola di Québec, con il suo nuovo numero, un concentrato di semplicità e tecnica. Se siete alla ricerca di uno splendido momento come lo è stato per me, il prossimo anno concedetevi una vacanza fra ottimi artisti, neve e un freddo magnifico, fra il Turbo Fest ed il Québec!


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GIULLARI SENZA FRONTIERE gennaio/marzo 2014 – Isola di Ceylon - Sri Lanka FB Fan Page: Giullari Senza Frontiere

a cura di Stefano Guarino Grimaldi foto di Leda Delalio

Quest’anno i GSF sono partiti per una nuova avventura. 14 artisti, di cui 4 bambini, per una spedizione di 55 giorni, sull’Isola di Ceylon, da 30 anni scenario di guerra tra la popolazione Cingalese e quella Tamil. La povertà e le conseguenze di questo conflitto sono evidenti e tangibili, nonostante la tregua stabilita nel 2009. Il paese vive una lenta ripresa, ma 30 anni di guerra non si cancellano velocemente, soprattutto nel nord del paese, dove

la popolazione Tamil è stata più o meno confinata, o su tutta la costa Est, dove lo Tsunami del 2004 si è abbattuto, terminando l’opera di distruzione. Ad oggi, 28 febbraio, siamo stati a Negombo, Kalpitya, Colombo, Jaffna, Anuradhapura, Sigiriya, Pollonaruwa, Kandy, Ella, Arugam Bay, Nilaveli, Trincomalee. Abbiamo replicato il nostro spettacolo più di trenta volte e tenuto 6 laboratori di circo in villaggi sperduti, colpiti da guerra e Tsunami, abitati dalle raccoglitrici di the, Orfanotrofi, Scuole, Carceri, Centri di rieducazione, Centri per persone disabili, Case di Riposo. Ci siamo meritati una intera pagina sul principale quotidiano nazionale e almeno 10.000 persone hanno visto il nostro spettacolo! Fino ad oggi abbiamo toccato pochissime zone turistiche e siamo riusciti ad avere un contatto vero con la popolazione locale. Qui esiste un bellissimo rispetto per la libertà di religione e non è difficile incontrare famiglie con padre Indù, madre Buddhista, figlio Musulmano e figlia Cristiana. Grazie allo spettacolo, veniamo accolti nella vita delle persone del posto, non siamo trattati come turisti cui spillare soldi o proporre escursioni, la gente ci apre il cuore e ci racconta la loro vita, le loro storie di

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guerra, di povertà, dell’esperienza dello Tsunami, regalandoci l’intimità che cerchiamo, e che non è mai scontato ottenere. Inizialmente ci siamo diretti a nord, alla scoperta del popolo Tamil. I recenti conflitti segnano vistosamente gli edifici e gli occhi della gente. La generazione che ora è tra i 15 e i 25 anni è la più depressa, con un’infanzia e l’adolescenza vissuta sotto bombardamenti e coprifuoco e il territorio è super militarizzato dai Cingalesi. Viviamo sulla nostra pelle le ronde notturne armate dei militari cingalesi, i continui posti di blocco e una finta pace… Scendendo verso la Hill Country la zona centrale e montagnosa, famosa per le coltivazioni di thè e riso, passiamo per Anuradhapura, dove ci ritroviamo, a nostra insaputa, a fare spettacolo nel campo di calcio della stazione di Polizia! Diamo il meglio di noi: poliziotti messi in imbarazzo e presi a schiaffetti dall’incontenibile Urana, rendono questo spettacolo unico e irripetibile. Tocchiamo così in pochi giorni i due estremi, spettacoli per i Tamil e subito dopo per la polizia Cingalese, senten-


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doci dei gran “Giullari Senza Frontiere”! Arrivati nella Hill Country siamo affascinati dalla bellezza del paesaggio, ma la nostra attenzione si ferma sulle centinaia di donne che lavorano duramente nei Thè Field: tutte Tamil, pagate 2 dollari al giorno per otto ore di lavoro che devono fruttare 40 kg di thè, quel thè che abitualmente beviamo per rilassarci… pensateci. Il viaggio continua lungo la costa Est da nord a sud, zona devastata dalla guerra e dallo Tsunami. A Trincomalee, grazie alle magiche coincidenze, riusciamo a fare spettacolo nel carcere e in orfanotrofio. Passiamo da un istituto all’altro con apparente disinvoltura di Giullari navigati, ma è duro accettare la realtà e continuare a fare spettacolo con il sorriso in faccia. GSF è un progetto nato nel 1997 dalla compagnia Giullari del Diavolo e dal 2003 si è allargato accogliendo il desiderio di partecipazione di molti altri artisti. Il progetto è completamente autofinanziato dal nostro lavoro ed è gestito da un nucleo di 4 persone - Giullari del Diavolo, Rodrigo Morganti e Stefano Guarino Grimaldi - che si occupano di trovare fondi, della comunicazione e della gestione dei contatti. Ogni anno, si forma un gruppo di artisti che devono dare disponibilità per almeno 2 mesi, tra gennaio ed aprile, pagarsi il proprio biglietto aereo, proporre e partecipare alle iniziative di raccolta fondi, e se necessario integrare con una propria quota la cassa comune per le spese del gruppo in viaggio. GSF è un sogno naif, una scelta che restituisce a una compagnia di artisti la possibilità e la libertà di fare qualcosa per gli altri, e naturalmente anche per se stessi, senza doversi incartare in canali istituzionali (ONG, associazioni culturali…) troppo burocratici e, spesso, poco reali.

Per aiutarci nella raccolta fondi ecco alcune opportunità: acquistare il nostro album fotografico, contenente tutte le migliori foto fatte in questi 17 anni di viaggio, prenotazioni: ciccioparadise@gmail.com; richiedere i nostri spettacoli nei vostri eventi (con noi viaggia la nostra mostra fotografica, le proiezioni video e il banchetto gadget GSF); partecipare al crowdfunding per GSF, una modalità che rispecchia in pieno la nostra etica e che ci auguriamo vada a buon fine, grazie all’aiuto di tutti! GSF 2014: Stefano Catarinelli, Rose Zambesi, Teo Catarinelli, Stefano Guarino Grimaldi, Leda Delalio, Diego Draghi, Patrizia Marcato, Tai e Elio Caballero, Urana Marchesini, Rodrigo Morganti, Claudio Cremonesi, Nico Cremonesi, Marta Pistocchi.

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CIRCO INZIR Guatemala project 2014 http://circoinzir.wordpress.com foto di Mattia Frattini

Circo InZir è un progetto nato nel 2011 per portare il circo dove, per povertà e situazioni sociali critiche, quest’arte non esiste ancora. L’idea dello scambio, il circo come mezzo per conoscere e farsi conoscere, per assottigliare quella distanza che si crea tra viaggiatore e popolazioni locali. La prima esperienza è stata nei campi profughi Saharawi, nel sud dell’Algeria nel 2012 e attualmente siamo impegnati nella fase centrale del secondo progetto, quello nelle foreste del Peten, regione a nord-est del Guatemala. Qui un primo gruppo di sei persone, detto “kamikaze”, arrivato il 13 gennaio a Città del Messico, col compito di procurarsi i materiali per i laboratori e gli spettacoli nel Peten: monocicli, componenti per palline, flower stick, fazzoletti e bastoni artigianali, saldatrice, flessibile e trapano per le strutture del filo teso e aeree. A fine gennaio tutto era pronto, compreso le trattative con “los terricolas”, band musicale venezuelana, per l’acquisto del loro furgone da otto cilindri, battezzato appunto Terricola (terrestre). Dal Messico si parte in direzione Guatemala, e dopo 5 giorni di viaggio si arriva a Dolores, dove si aggiunge un secondo gruppo, detto “banana”. Iniziano tre intense settimane tra laboratori, spet-

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tacoli nei villaggi di contadini incastrati tra le montagne (aldee), dissenteria, zanzare, sorrisi, mais, cani scheletrici, cavalli, serpenti, tuc tuc e cene dal “ Gordo”. Il Peten, una delle foreste tropicali più grandi del centro america, culla della civiltà Maya, è stato teatro di violente repressioni durante la guerra civile, fino a rasentare il genocidio, in cui intere aldee (circa 400) sono state distrutte e bruciate. Rimasta disabitata la regione è stata gradualmente ripopolata dopo i trattati di pace del 1996. Attualmente piccole aldee di contadini costellano il territorio, disboscato con metodi rudimentali per strappare alla foresta piccoli appezzamenti dove poter coltivare il mais. Le condizioni di povertà sono evidenti e aggravate dalla prepotenza di grandi capitalisti che acquistano le terre con minacce e violenze. Il cuore del nostro progetto prevede spettacoli nelle varie aldee e laboratori nel collegio San Martin de Porres, di Dolores, dove veniamo accolti e ospitati. I laboratori sono andati bene, con una settantina di adolescenti molto ricettivi. Tutti gli oggetti di giocoleria e equilibrismo rimarranno a loro disposizione, è una gioia vederli nel tempo libero provare con palline, filo teso, flower stick,


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rola bola e monocicli. I ragazzi hanno imparato velocemente, chissà cosa succederà poi? Il primo spettacolo è a Los Olivos, una comunità di etnia Q’Eqchì, dove quasi nessuno conosce lo spagnolo. Più di tre ore di strada, quasi impraticabile, per arrivare in questa aldea sdraiata su un altipiano rigoglioso a 1000 mt di altitudine. Durante il montaggio, la cancha (gettata di cemento con due porte da calcio) si riempie di gente, la curiosità dei bambini è quasi asfissiante, tirare su le struttura di aerea e il filo teso seguendo le basilari norme di sicurezza diventa un impresa. Il pubblico è rimasto con gli occhi incollati su di noi, ma l’applauso è qualcosa di molto lontano dalla cultura di questi indios rimasti abbastanza impermeabili a influenze esterne, tanto da conservare lingua e tratti somatici originari. Nelle altre aldee è stato più facile interagire con le persone, e gli applausi sono arrivati insieme alle sonore risate. La spedizione più difficile è quella di Los Arroyos, raggiungibile solo dopo quattro ore di sentieri a cavallo o a piedi; tra fango fino alle ginocchia, salite e discese ripide arriviamo distrutti a destinazione; ad aspettarci un sole alto che brucia e un pubblico di 40 persone all’ombra di una casa di legno. Ma è la cosa più sensata che abbiamo fatto nella nostra vita! Nessuno di loro aveva visto una cosa del genere e lo stupore così genuino nei loro occhi non ha eguali. In un paese di poche anime, dove solo per prendere l’acqua devi camminare in sentieri impervi per più di mezz’ora,

l’arrivo di una dozzina di persone da sfamare è… una rivoluzione. Eppure quando arriviamo le donne stanno già impastando e stendendo tortillas di mais, cuocendo fagioli e galline. Cibo e facce stupite, questo è il miglior compenso per la nostra arte. Quando entri per la prima volta in una di queste aldee, capisci appieno il motivo del tuo viaggio, senti quanto proficuo potrà essere lo scambio tra due visioni del mondo e della vita così diverse. La curiosità dei bambini è spontanea, pari alla tua, ma senza i limiti imposti dalle “buone maniere”. A fine spettacolo, tra le rughe dei visi bruciati dal sole degli adulti, traspare indisturbato un silenzioso grazie; in questi luoghi sembra che tutto trovi il suo posto senza troppe difficoltà. Senti di aver dato qualcosa e di aver ricevuto molto di più. Nel viaggio abbiamo fatto spettacolo in 5 aldee, al collegio, in un orfanotrofio e due in città a Dolores. Il progetto è stato realizzato grazie a due anni di autofinanziamento attraverso cabaret a cappello fatti in Italia, integrati da risorse personali, e tutto è raccontato nel “Diario di Brodo” che trovate sul nostro sito. Nel momento in cui scriviamo siamo sulle sponde del lago Atitlan, a poche decine di km da Città del Guatemala; da qui il gruppo banana prenderà un aereo per l’Italia, mentre il gruppo kamikaze si dirigerà verso il Chiapas, dove proverà ad entrare nelle comunità zapatiste per fare altri spettacoli. Ultima tappa Città del Messico, dove rivenderemo il furgone e realizzeremo l’ultimo spettacolo sotto la tenda del Circo De-Mente. Quando leggerete questo articolo saremo quasi sulla via del ritorno … a presto … Circo InZir.

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REGISTRO NAZIONALE CORSI/SCUOLE DI CIRCO LUDICO EDUCATIVO Il Registro nasce con l’intento di fornire informazioni sul lavoro delle scuole, promuovere e facilitare le collaborazioni, gettare le premesse per un riconoscimento del settore e la creazione di un network nazionale. Le modalità per esservi inseriti sono disponibili su www.jugglingmagazine.it

Piemonte Chapitombolo via Baldichieri 18, 14013 Monale (AT) Olivia Ferraris 0141 1856269 www.chapitombolo.it

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Circo Clap via Don Giovanni Minzoni 17, 28041 Arona (NO) Pasquale di Palma 328 8891533 www.circoclap.it Dimidimitri via Gorizia18, 28100 Novara Marco Migliavacca 333 1866430 www.dimidimitri.com Fuma che n’duma via XX Settembre 30, 10022 Carmagnola (TO) Giuseppe Porcu 333 2742858 fumachenduma@yahoo.it Jaqulè via Lazio 2, 10043 Orbassano (TO) Enrico Giacometto 328 7828323 www.jaqule.com Sportica via Cattaneo 41, 10064 Pinerolo (TO) Paola Martina 340 4644248 sportica@libero.it Teatrazione via Rismondo 39/f, 10127 Torino Italo Fazio 011 5889562 www.teatrazione.com UP Strada Salimau 1/E, 12060 Pocapaglia (CN) Maria Grazia Ielapi 339 7532815 upscuoladicirco@gmail.com Vertigimn via Mottalciata 7, 10154 Torino Fabrizio Fanizzi 338 4189800 www.vertigimn.it Quattrox4 ASdc via Privata Pericle 16 20126 Milano Elisa Angioni 348 2269315 associazionequattrox4@gmail.com Piccola Scuola di Circo via Elba 7, 20144 Milano Camilla Peluso 02 42290574 www.piccolascuoladicirco.it Piccolo Circo dei Sogni via Carducci 7/17, 20068 Peschiera (MI) Paride Orfei 02 5471337 www.piccolocircodeisogni.com Scuola di Arti Circensi e Teatrali via Sebenico 21 , 20124 Milano Maurizio Accattato 348 6054623 www.maurizioaccattato.org Spaziocirco via Carrobbio 6, 20093 Cologno Monzese (MI) Sonia Belotti 338 7813115 www.spaziocirco.it Spazio Circo Bergamo Corso Roma 84\a, 24068 Seriate (BG) Manlio Casali 393 0082506 www.spaziocircobergamo.it Ambaradan via Gaetano Donizetti 16, 24020 Torre Boldone (BG) Lorenzo Baronchelli 339 5695570 www.ambaradan.org La Valle dei Sogni via IV Novembre 77, 25068 Sarezzo Matteo Mazzini 393 9703004 lavalledeisogni@gmail.com Juggling Lab via della Querce 125, 21013 Gallarate (VA) Luana Facchetti 347 2785195 www.wix.com/improntecreative/gallarate Giocolarte via Acerbi 133, 27100 Pavia Meriadoc Monteverdi 339 1834889 giocolarte@yahoo.it Impronte Creative Via delle Querce 125, 21013 Gallarate (VA) Luana Facchetti 347 2785195 www.circolamento.it Teatro Circo Puzzle Str. Padana Superiore 28, 20063 Cernusco sul Naviglio (MI) Silvia Vetralla 348 7461009 www.puzzleasd.com Animativa via Max Valier 11, 39011 Lana (BZ) Reinhard Demetz 0473 239564 www.animativa.org Arteviva via Bari 73/5, 39100 Bolzano Mauro Astolfi 333 8596111 associazione.arteviva@virgiliio.it Circomix via Tulpe 1c 39030 Vandoies (BZ) Sigrid Federspiel 0472 869479 www.circomix.it Bolla di Sapone via S. Antonio 20, 38100 Trento Tommaso Brunelli 348 8852925 bolladisaponetrento@yahoo.it Oppetelà via Paganini 14, 38068 Rovereto (TN) Anna Cavarzan 338 8330532 oppetela.wordpress.com Circo all’inCirca via Piemonte 84/8 - località Padernò, Udine Davide Perissutti 340 6052371 www.circoallincirca.it Ludica Circo c/o Hermete onlus v.le Verona 107, 37100 Fumane (VR) Stefania Garaccioni 347 9121866 www.hermete.it Circo in Valigia via San Lorenzo 15 36030 Caltrano (VI) Nicoletta Grolla Cegalin 349 1632427 http://circoinvaligia.weebly.com Facciamo Circo via Segalara 5, 19038 Sarzana (SP) Alina Lombardo 339 5878441 www.facciamocirco.it Circolarmente via Mantova 4/b, 43100 Parma Albert Horvath 347 3131604 www.circolarmente.it Microcirco viale Colombo 18, 47042 Cesenatico (FC) Carla Acquarone 337 266505 www.microcirco.it En Piste via Bocchi 32, 50126 Firenze Julien Morot 380 7560377 scuoladicircoenpiste@gmail.com Mantica Scuola di Circo via del Terminillo 20, 58100 Grosseto Ilaria Signori 328 9089250 www.compagniamantica.it Circo Tascabile via Belgio 12, 50126 Firenze Lapo Botteri 348 9241326 www.circotascabile.it Circo Ribalta via Caduti di Cefalonia 6, 50053 Empoli (FI) Lorenzo Cecchi 340 4779455 circoribalta@gmail.com Antitesi Scuola di Circo Trick via Don Mazzolari 25, 56025 Pontedera (PI) Martina Favilla 349 6304211 www.antitesiteatrocirco.it Chez Nous, …Le Cirque! via di Lupo Parra 151, 56023 S. Prospero, Cascina (PI) Cristiano Masi 339 3212486 www.museodelcirco.it Circo Sbarbacipolle Loc. Chiassa Superiore 296, 52100 Arezzo Simona Serafini 339 3840294 sbarbacipollecirco@gmail.com Circo Teatro Oblì Shalà c/o Teatro Verdi, 53036 Poggibonsi (SI) Viola Rosa Giamagli 333 6752130 www.timbreteatroverdi.it Le Cavallette via Fortunato Garzelli 11, 57128 Livorno (LI) Silvia Poggianti 347 5138729 circocavallette@gmail.com Scuola di circo Le Cavallette via Fortunato Garzelli 11, 57128 Livorno (LI) Silvia Poggianti 347 5138729 circocavallette@gmail.com A.S.D. Circo Libera Tutti via Marconi 108, 50056 Montelupo Fiorentino Samuele Mariotti 333 4022331 www.circoliberatutti.it La Valigia delle Meraviglie Via R. Sassi 6, 60044 Fabriano (AN) Maria Pia Santoro 340 2380553 www.lavaligiadellemeraviglie.com Circoplà P.zza Nenni 8, 60030 Serra de Conti (AN) Elisa Mencarelli 338 1545063 www.circopla.it Visionaria via Maestri del Lavoro, Teatro Panettone, Ancona Valeria Mastropasqua 338 7587532 www.visionaria.org Il Circo della Luna via D’Aurelio, San Giovanni Teatino (CH) Valentina Caiano 347 0082304 facebook.com/IlCircoDellaLuna Circo Instabile via Birago 4, 06124 Perugia Michele Paoletti 347 3867654 www.circoinstabile.it Sul Filo e Dintorni Località Padella 37, 05018 Orvieto Soledad Prieto 389 4318892 www.lastronauta.com Rataplan via dell’Artigianato 15 06083 Bastia Umbra (PG) Laura Ugolini 075 7980672 www.teatrodistradapnt.it Catapulta Teatro Circo via Terme di Traiano 38, 00053 Civitavecchia (RM) Novella Morellini 333 2004091 FB Catapulta Teatro Circo Circus Bosch piazza San Pancrazio, 7 00152 Roma Valeria Zurlo 333 6888554 www.circusbosch.com SIACC via Giorgio Perlasca 71, 00155 Roma Paolo Pristipino 06 21808595 www.scuolanazionaledicirco.com Vola Voilà via Senocrate snc (Axa-Palocco), 00125 Roma Anna Paola Lorenzi 06 83082739 www.volavoila.it Khiaradanza via San Filippo 10, 80122 Napoli Kio 081 2461173 www.khiaradanza.it Circo dei Sogni c/o Dedelife via Carlo De Marco, 80100 Napoli Maria Teresa Cesaroni 339 3927461 www.dedelife.it Il Girotondo via Pizzilli 13, 75100 Matera Nicola Scoditti 339 2464721 girotondo.n@libero.it Circo Laboratorio Nomade vico La Catena 9, 74012 Crispiano (TA) Monia Pavone 329 3909909 myspace.com\circolaboratorionomade Un Clown per Amico via Giulio Petroni 14, 70124 Bari Michele Diana 348 0535875 unclownperamico@libero.it Il Giglio c/da Baronia Capo Milazzo, 98057 Milazzo (ME) Alfredo D’Asdia 090 9281313 www.ilgiglio.org Le strade di Macondo via Goldoni 68, 09131 Cagliari Pietro Olla 338 2362816 www.pietroolla.it

SCUOLE DI ARTI CIRCENSI PER BAMBINI E RAGAZZI CHE AVVIANO ANCHE AL VOLTEGGIO EQUESTRE Campacavallo via F.lli Rizzardi 15, 20151 Milano Gabriella Baldoni 347 8571338 www.cascinacampi.it/campacavallo A.I.T. La Casella strada Valacchio Casella 30, 53018 Sovicille (SI) Margherita Gamberini 0577 314323 www.lacasellacavalgiocare.it

PROGETTI E DI CIRCO SOCIALE E/O TERAPEUTICO Elenco in corso di aggiornamento. Visitate la sezione del nostro sito jugglingmagazne.it > Circo Sociale per consultare gli aggiornamenti

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STUDIO RUGGIERI POGGI graphic design

PAPER RULES!

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FORMAZIONE PER OPERATORI DI CIRCO LUDICO-EDUCATIVO

i ri Giocol& Dintorni con il sostegno del

Ministero per i Beni

L’Ass. Giocolieri e Dintorni promuove ed organizza meeting, stage, e un corso universitario per l’ine le Attività Culturali segnamento in ambito pedagogico e sociale delle arti circensi. Dopo un lungo confronto con le federazioni nazionali europee e la European Youth Circus Organization (EYCO), alla quale l’Ass. Giocolieri e Dintorni aderisce rappresentando l’Italia, abbiamo elaborato un programma formativo che permetta di acquisire le competenze specifiche per i Progetti di Circo, aggiornate al nuovo scenario europeo e in linea con la ricerca sull’evoluzione fisica e psichica di bambini e adolescenti. Su jugglingmagazine.it tutti i dettagli dell’articolata proposta formativa che ogni anno coinvolge circa 200 insegnanti ed operatori su tutto il territorio nazionale.

Montelupo Fiorentino (FI) Stage di 1° livello (aprile 2014) e 2° livello (settembre 2014)

Le basi tecniche e pedagogiche delle arti circensi Stage introduttivo riservato a coloro che desiderino scoprire le discipline circensi e svilupparne l’insegnamento in ambito pedagogico nelle scuole, nelle palestre, nelle associazioni. Valore pedagogico, metodologia, didattica, preparazione e valutazione di una lezione/di un corso annuale; presentazione di progetti; basi tecniche delle discipline circensi. Lo stage di 2° livello è riservato a coloro che hanno già frequentato il 1° livello o che possiedano i requisiti di entrata.

Montelupo Fiorentino (FI) 15 / 19 settembre 2014

Meeting Nazionale Operatori di Circo Ludico-Educativo in collaborazione con Circo

Libera Tutti e patrocinio del Comune di Montelupo Fiorentino Il Meeting, evento unico nel suo genere in Italia, è rivolto agli operatori del settore e fornisce loro l’occasione per un aggiornamento professionale e per un reciproco scambio sulle metodologie e le tecniche acquisite. La formula prescelta vede il gruppo dei operatori partecipanti, provenienti da tutta Italia in rappresentanza di varie associazioni, concentrarsi per cinque giorni su un intenso programma di interventi, workshop, laboratori con bambini, convegni, allenamento libero e spettacoli serali.

AltroCirco, progetto per lo sviluppo del Circo Sociale AltroCirco, progetto di Giocolieri e Dintorni per lo sviluppo e il riconoscimento del circo sociale in Italia, nasce dal confronto e dalle istanze degli operatori del settore, dall’esigenza di creare una realtà su scala nazionale che promuova e valorizzi il circo come strumento sociale. AltroCirco si pone inoltre l'obiettivo di sviluppare, attraverso la rete di associazioni del settore, il progresso della ricerca scientifica e della formazione in questo ambito, grazie anche alla lunga cooperazione con i maggiori network internazionali. Su www.jugglingmagazine.it tutti i dettagli.

Pontedera (PI), 22/26 september 2014

Social Circus Basic Training - parte 1 Siamo lieti di annunciare che il Cirque du Soleil, in collaborazione con l’Ass. Giocolieri e Dintorni, offrirà un corso di formazione di base per insegnanti di circo e operatori sociali impegnati in progetti di circo sociale. Il corso è diviso in due sessioni, ciascuna di 40 ore; la prima sessione è prevista a Pontedera dal 22 al 26 settembre 2014, la seconda sessione è prevista per marzo 2015, con data da definire. L’obiettivo del corso è di preparare insegnanti di circo e operatori nel sociale a condurre laboratori di circo sociale per soggetti a rischio. Il corso si prefigge anche di aiutarli a comprendere meglio il contesto generale degli interventi di circo sociale. Si prefigge inoltre di sviluppare le abilità necessarie a intervenire appropriatamente insieme ai partner in una varietà di contesti multiculturali. Nella prima parte del corso verranno introdotti i seguenti temi: Circo Sociale, il ruolo dell’istruttore e dell'operatore sociale, giovani a rischio, etica, sicurezza, creatività, comunicazione e lavoro di equipe. Due formatori di circo sociale del Cirque du Soleil condurranno il corso, in collaborazione con 4 formatori di AltroCirco, il nuovo progetto dell’Ass. Giocolieri e Dintorni per lo sviluppo e il riconoscimento del circo sociale in Italia. Le loro tecniche di facilitazione incoraggeranno lo scambio dei saperi e di esperienza tra i partecipanti. Per ulteriori info e modalità di partecipazione contattare la segreteria di Giocolieri e Dintorni: giocolieriedintorni@hotmail.com - mob 347 6597732

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Roma, ottobre 2015 / giugno 2016

4° Corso Universitario per lo Studio delle Attività Motorie applicate alle Arti Circensi in collaborazione con ll Corso di Laurea in Scienze Motorie, Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Il corso annuale, a cadenza biennale, primo del suo genere in Italia, è indirizzato ad operatori di arti circensi e dell’infanzia, insegnanti e studenti. Il programma, articolato in 310 ore di lezioni e tirocinio con esami finali, raccoglie le più moderne conoscenze generali, pedagogiche e tecniche per la trasmissione delle attività circensi in ambito educativo e sociale.

Schemi di scambio internazionali e partecipazione a festival internazionali Grazie alla nostra puntuale partecipazione e adesione fin dal 2006 ai network internazionali del settore (NICE) e all’organizzazione europea che rappresenta il settore (EYCO) possiamo oggi offrire agli operatori affiliati ampie possibilità di partecipazione ai meeting annuali europei del settore, agli schemi di scambio, seminar e training specifici offerti dai partner europei. Sempre più numerose anche le opportunità di partecipare con i propri allievi agli schemi di scambio e ai festival internazionali di circo giovanile.

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