Juggling Magazine #70 - march 2016

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CIRCO URBANO

NUMERO7O MAR2O16

JUGGLINGMAGAZINE.IT

issn 1591-0164. Poste Italiane SpA sped. in a.p. 70% DCB Viterbo. Contiene allegato P. e allegato R. € 3,00

ASSOCIAZIONE GIOCOLIERI & DINTORNI



bollettino informativo dell’Ass. Giocolieri e Dintorni Pubblicazione trimestrale Anno XIX, n. 70, marzo 2016 Registrazione Tribunale di Civitavecchia n. 9 del 21 novembre 2002 Associazione Giocolieri & Dintorni viale della Vittoria, 25 00053 Civitavecchia (RM) h www.jugglingmagazine.it e jugglingmagazine@hotmail.com f 0766 673952 m 347 6597732 Direttore Responsabile Marcello Baraghini Direttore Editoriale Adolfo Rossomando Grafica e impaginazione Studio Ruggieri Poggi h www.ruggieripoggi.it t 06 57305105 Distribuzione Nuovi Equilibri t 0761 352277 f 0761 352751 Stampa Pixartprinting Stampato il 20 marzo 2016 In copertina Shakirudeen (Bonetics) e Leilani Franco ritratti in Transfiguration a project by Ben Hopper

Con il sostegno di

Con un mosaico di articoli che scandagliano le propaggini del circo contemporaneo, questo numero di Juggling Magazine celebra la sorprendente capacità del circo di accogliere e trasformare, a tutte le latitudini, i sogni e la vitalità di tanti artisti, le istanze e le diversità della società. Il nostro viaggio comincia a Parigi, al Cirque de Demain, dove il classico format dei “numeri” di circo e la ricerca di nuovi attrezzi viene sempre premiata. Qui le immagini di Transfiguration in mostra nel foyer ci rimandano alla Terra delle Origini, dove visitiamo il back stage del First African Circus Festival. Seguendo le tracce di Circumnavigando e di Equilibrio, e sorvolando le Ande, puntiamo i riflettori sui giovani talenti italiani, originali interpreti del circo attuale, a cui è dedicata la gioiosa foto di questo editoriale. Tre testimoni di una nuova generazione di giovani artisti italiani, più numerosa e prolifica che mai, i cui contorni il Censimento Circo Italia si appresta a delineare. Altra tappa parigina a La Villette, illuminante esempio di integrazione del circo contemporaneo nel tessuto urbano e nelle politiche culturali. Da Neerpelt e Strasburgo ci arrivano invece le testimonianze di esperti operatori di circo educativo impegnanti nelle masterclass PEYC, progetto europeo per la professionalizzazione del settore. Contributi sugli auspicabili sviluppi del circo contemporaneo in Italia ci arrivano invece dalla puntuale relazione della Commissione Ministeriale Circhi e Spettacoli Viaggianti e dal servizio sulle Residenze Artistiche, esplosivo terreno di creazione. Segue un reportage sul circo/teatro, primo di una serie, che ci porterà in Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia. Chiude il cerchio l’abstract dell’indagine sui fabbisogni formativi dei programmatori italiani, tassello fondamentale di una inedita formazione in Audience Development che il progetto Quinta Parete sta conducendo. Un viaggio continuo, all’interno di una comunità circense che non conosce soste, nè esitazioni, che attraversa senza pregiudizi spazi geografici e culturali, rifuggendo barriere e discriminazioni. Un tema importante e attuale, quello della migrazione e dei progetti di circo per migranti, che affronteremo con giudizio nel prossimo numero. Nel frattempo, fuori dalle righe, stiamo lavorando ad una impresa titanica e improrogabile, che ci piacerebbe condividere con tutti voi fin dalla sue fasi di progettazione: ristrutturare e ammodernare le oltre 1000 pagine web del portale www.jugglingmagazine.it, preparandolo ad accoglierne altre 1000... tenetevi pronti!! Adolfo Rossomando direttore editoriale Juggling Magazine


foto di Chantal Droller

FESTIVAL MONDIAL DU CIRQUE DE DEMAIN 28/31 GENNAIO, PARIS

di A.R.

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foto di MT Cardoso

www.cirquededemain.paris

La XXXVII edizione del Festival Mondial du Cirque de Demain va in scena sugli echi lontani delle stragi terroristiche avvenute a Parigi il 13 novembre 2015. Un’atmosfera ancora pesante che tocca anche il quartiere di Parigi dove il Festival ha luogo, colpito direttamente da uno degli attentati seguiti all’attacco alla sede di Charlie Hebdo nel gennaio del 2015. Queste dolorose vicinanze e prossimità, ancora fresche nelle memorie di tutti, ancorchè sottolineate nell’editoriale del Presidente Alain Pacherie e nell’intervento del direttore Artistico Pascal Jacob pubblicati nel prezioso catalogo con copertina cartonata della manifestazione, avranno le loro ripercussioni sulla partecipazione del pubblico e l’attenzione dei media all’edizione di quest’anno. Ma, fatte salve le dovute e sentite commemorazioni, e facendo leva proprio sulle capacità del circo di abbattere steccati, unire razze e culture di tutto il mondo, promuovere un messaggio di pace, libertà e fratellanza, la comunità di artisti, programmatori e pubblico appassionati del genere hanno confermato tutto il loro entusiasmo e ottimismo per questo

prestigioso festival. Le aspettative e l’attenzione alle meraviglie del circo qui non vengono mai deluse, corroborate da 22 numeri di circo di gran livello, quest’anno in rappresentanza di 16 paesi, selezionati tra gli oltre 200 candidati. Della densa sequenza di numeri che si sono succeduti sul palco segnaliamo l’interesse mostrato verso la costruzione e l’utilizzo di nuove attrezzature di grosso formato. Cominciamo dallo Zig ideato da Tony Mughetto, impegnato da anni nella ricerca sugli attrezzi, e qui interpretato dagli allievi della scuola di Rosny nel tableau di apertura, momento di apertura del festival ogni anno affidato ad un collettivo diverso. Lo Zig declina le potenzialità della German Wheel e della Rue Cyr, aggiungendo un terzo asse di rotazione, e offrendo una ricca possibilità di utilizzo, alcune delle quali vengono esplorate nel recente spettacolo La Verità di Daniel Finzi Pasca. Lo Zig ben rappresenta quel filone di ricerca che investiga le potenzialità del moto acrobatico associato ad oggetti rotanti e che, dopo la rivoluzionaria Rue Cyr, cerca nuovi attrezzi altrettanto


versatili, funzionali e sorprendenti. Rimanendo sul tema, a sottolineare la fervida collaborazione tra artisti e ingegneri meccanici, segnaliamo il numero della Cie La Migration, una delle compagnie premiate dal circuito Circus Next, che qui al Demain hanno presentato la loro “creazione”. Una struttura atipica, larga 9 metri, equipaggiata con due fili tesi paralleli, distanti 4 metri uno dall’altro, montati su una struttura rotante. I due membri della compagnia, Quentin Claude e Gael Manipoud, formatisi al CNAC, hanno lavorato due anni alla progettazione di quest’attrezzo e alla realizzazione del numero portato in pista. Un gioco di coppia che sfrutta le potenzialità e il tiro di questo gigantesco “spiedo” tenuto in movimento, o anche in perfetto stallo, con grande equilibrio, coordinazione e sincronismo da parte dei due artisti. Infine il tentativo della Troupe du Hunan cinese di esplodere la tradizionale staticità del palo cinese utilizzando una struttura basculante che presenta più pali cinesi orientati su assi ortognali; una bella l’idea, tutta ancora da sviluppare sul piano scenico.

foto di JP Jerva

Bonetics, anche lui alle prese con una disciplina secolare come il contorsionismo, qui parafrasata con elementi di danza hiphop. Il Duo Cardio, dove la coppia francomessicana di Solene e Rodrigo, pur proponendo lo scontato ruolo della coppia, presentano con leggerezza e ironia un numero di equilibrismo su scala e pertica di forte impatto scenico e grado tecnico. Infine la performance del verticalista ucraino Andrey Moraru, che ci ha colpito, oltre per le sue doti di verticalista, per la sua forte presenza scenica e intensità del personaggio, qualità non comuni nemmeno su un palco prestigioso come quello del Demain. Non ci ha convinto invece l’esito della nutrita serie di numeri di giocoleria, nonostante la bravura degli artisti in scena, come i 3J_drugs ucraini messi in scena da Taras Pozdnyakov, noto fondatore di Raw Art Circus, o della presenza tra gli special guest di Viktor Kee, il cui numero è tra gli inossidabili del genere. Segno che, anche per un festival come il Demain, la giocoleria contemporanea, pur offrendo una interessante varietà di esiti ed interpretazioni, fa fatica a conquistare palchi e platee dalle proporzioni così maestose.

foto di G Cardoso

foto di JP Jerva

foto di JP Jerva

Non appartengono certamente al novero degli attrezzi innovativi ma, per sottolinearne la bellezza e il fascino sempreverde, segnaliamo qui i numeri, entrambi andati “a premio”, all’altalena russa della incantevole Troupe Skokov e al quadro coreano dell’appassionato duo russo-canadese Anny e Andret. Una tensione, quello tra tradizione e innovazione, che gioca, all’interno del circo contemporaneo, un ruolo importantissimo, stimolando e sfidando gli artisti a misurarsi sempre con il nuovo, anche quando l’attrezzo/attrezzatura di riferimento ha secoli di storia alle spalle. Sempre nel solco della sorpresa, dell’innovazione che rigenera la tradizione, vogliamo segnalare i numeri alla barra russa del trio canadese-svizzeo-francese Moi ret les Autres, dove l’acrobatica si dispiega sulle note delle gag comiche; l’inedito Atai Omurzakov & Tumar KR Group, un collettivo di contorsionisti autodidatti del Kirghizistan, paese per la prima volta al Demain, che va dritto al bronzo con un numero di mimo-contrsionismo-musicale-clownesco, strappando grandi applausi ad un pubblico incredulo. Il britannico Junior intepreta

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Una platea di migliaia di persone, per la maggior parte grandi appassionati di circo contemporaneo, uniti in un’atmosfera di entusiasmo, attenzione, condivisione, gioia e partecipazione, quasi a reggere il confronto, fatte le dovute distinzioni, con le infervorate platee di un concerto pop o delle competizioni sportive. Un impatto, quello con il pubblico e il palco del Demain, che mette a dura prova la concentrazione e l’emotività anche dei più esperti artisti chiamati ad esibirsi sul palco. Merita un approfondimento anche il programma di attività culturali parallele che il festival offre a chi lo segue. Le istallazioni di opere artistiche quest’anno ospitate erano la mostra fotografica “Transfiguration” di Ben Hopper (a lui dedichiamo un approfondimento nella pagina seguente) e l’esposizione dei costumi del recente film Chocolat, da febbraio nelle sale cinematgrafiche d’Europa, e qui al festival offerto in anteprima ai pro. Il film è dedicato al mondo del circo e ispirato al libro

foto di MT Cardoso

Il Festival du Cirque de Demain non si caratterizza solo per la bontà dei numeri in pista, ma anche per un flavour ed attività che caratterizzano ogni edizione di questo festival “competitivo”, unico nel suo genere. A cominciare dal foyer del Cirque Phenix, agorà ideale che accoglie e raccoglie pubblico, programmatori, artisti, in un vivace, frenetico e continuo scambio di saluti, pareri, biglietti da visita, idee ed esperienze. Il tempo di attesa che precede gli spettacoli, così come gli intervalli che, nella giornata del sabato, intercorrono tra una selezione e l’altra, o tra la prima e la seconda parte di ogni selezione, viene piacevolmente trascorso e impiegato in questo spazio, tra stand di rappresentanza di importanti realtà del settore, un nutrito banco per la vendita di libri sul circo,

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foto di Laurent Bugnet

foto di MT Cardoso

foto di JP Jerva

esposizioni di costumi di scena, opere d’arte e opere fotografiche, bar, salette e spazi per i pro. Al suono delle ultime campanelle che annunciano l’inizio dello spettacolo, una volta varcati i gate per l’accesso allo chapiteau, ci si ritrova in una vera arena, con più di 5000 posti a sedere. Lo scenario è suggestivo, così come la dimensione e forma del palco, a pianta quadrata, l’imponente impianto luci. Ad animare e sostenere lo spettacolo l’irresistibile maestria del conduttore Calixte de Nigremount, le musiche dell’orchestra guidata da Francois Morel, l’impagabile supporto de La Barriere, gli allievi e insegnanti della scuola di circo di Rosny, da anni responsabili del montaggio e smontaggio delle attrezzature portate in scena, una giuria internazionale composta dai direttori o responsabili delle maggiori scuole e compagnie di circo intternazionali. Ma tra gli effetti più suggestivi, e per certi versi unici, che il Demain riserva al suo pubblico è… il pubblico stesso!

Chocolat, clown nègre: l’histoire oubliée du premier artiste noir de la scène française de Gérard Noiriel. Una produzione francese, con interpreti d’eccezione come James Thierre e Omar Sy, che la dice lunga sull’attenzione che la cultura presta al tema del circo in Francia. Novità di quest’anno, e proprio sul fronte delle attività culturali, una serie di conferenze, riservate ai membri del Club Pro, sui temi del crowdfunding (Ben Hopper), dei rapporti tra circo e rischio (Philippe Goudard), della costruzione di chapiteau per progetti speciali (VSO project). Una nuova iniziativa, che vara nelle ore mattutine e pomeridiane del festival uno spazio fisso dedicato a temi ed incontri di rilievo per tutte le categorie professionali del settore.


zando la piattaforma messa a disposizione da Kickstarter. Si parla molto oggi del crowdfunding. È uno strumento molto potente che, oltre a supportare economicamente i tuoi progetti, può aprire molte porte e far conoscere il tuo progetto a nuovi pubblici. Naturalmente una campagna di crowdfunding, per raggiungere i risultati desiderati, richiede una programmazione e un impegno molto grandi. Quella per Transfiguration è la seconda campagna che ho attivato. Era una campagna più ambiziosa, che cercava il supporto anche di gente che non mi conosceva affatto, e quindi ho deciso di lavorarci con grande lena, fino al punto da produrre un video di lancio dove, nonostante il mio carattere riservato, ci mettevo la faccia. Sono un tenace user dei social media: Facebook, Instagram, Twitter… mi piace essere presente su tutti, postare e commentare.

Sono nato e cresciuto in Israele, con un forte desiderio di viaggiare, e dopo aver lavorato in una ditta che commerciava materiale per fotografia ho cominciato ad appassionarmi a questa arte. Mio fratello minore intanto aveva cominciato a praticare arti circensi e mi introdusse nel mondo del circo. Il mio portfolio fotografico cominciò ad orientarsi così verso ritratti di corpi che si esprimevano attraverso movimenti unici. Sono sempre stato affascinato dagli esseri umani, le loro sembianze e i loro volti. Una fascinazione che deriva anche dall’attrazione e dall’ap-

TRANSFIGURATION BEN HOPPER

therealbenhopper.com

Ho cominciato a lavorare al progetto Transfiguration dal 2012, e nel 2016, dopo la prima esibizione a Parigi al Cirque de Demain, ho in programma una seconda doppia esibizione in aprile a Londra, al Roundhouse e alla The Print Space Gallery, ed una a Montreal in luglio, dove fotograferò anche artisti del Cirque du Soleil. Infine nel 2017 spero di poter pubblicare un libro sull’intero progetto. Per sostenere e promuovere Transfiguration ho fatto ricorso anche ad una campagna di crowdfunding, utiliz-

A PROJECT BY

prezzamento della bellezza, dal profondo contatto che si instaura con le persone che ti permettono di fotografare/cogliere momenti di intimità. Gli artisti del circo usano il loro corpo in un modo fenomenale e nel contesto del mio setting questo assume caratteri surreali. Mi piace creare contraddizioni e lavoro da anni con danzatori e artisti di circo. Mi interessava perlustrare gli effetti del body paint nell’ambito del performing, con particolare riferimento alla performance di fronte ad una macchina fotografica. Transfiguration mostra artisti di circo contemporaneo e ballerini di fama internazionale. Il progetto mette in mostra la loro unica fisicità ed esplora lo spirito del performer. Come una maschera, strati di body paint e polvere mascherano l’identità del soggetto, e restituiscono qualcosa di intimamente animalesco. Nelle immagini finali emerge una figura scolpita, astratta, pseudo umana. Se riesco a fare una foto ad una persona, e rendere difficile al pubblico il poter distinguere un braccio da una gamba, allora ritengo di aver fatto un ottimo lavoro!

Una frequentazione che ha assunto durate il crowdfinding le caratteristiche di un lavoro a tempo pieno. Sono molto tecnico nelle cose, mi piace fare bene le cose, e se qualcosa funziona voglio farlo ancora meglio. Ma in generale preferisco dedicarmi a sviluppare i miei progetti artistici, piuttosto che trascorrere intere giornate davanti ad un computer per occuparmi di promozione e marketing. Fare crowdfunding è certamente un’attività interessante e utile, ho imparato tanto da queste due campagne e con piacere tengo presentazioni, come quella tenuta al Cirque de Demain, per trasmettere agli altri idee, strategie e suggerimenti sviluppati nel corso del crowdfunding.

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foto di Nguyen The Duong foto di Christophe Raynaud de Lage

VILLETTE EN CIRQ CIRQUES CIR QUES 16 GENNAIO / 17 APRILE, PARIS http://lavillette.com/evenement/villette-en-cirques

di A.R. La Villette, eminente luogo parigino di diffusione del circo contemporaneo, continua a dedicare grande attenzione e risorse alle arti circensi, integrandole non solo nella programmazione di spettacoli ma anche nella struttura architettonica del bel parco cittadino che gestisce. Un esempio virtuoso, cui dedichiamo questo servizio augurandoci possa ispirare decisori politici e operatori italiani ad avviare progetti altrettanto illuminati.

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Sul fronte della programmazione artistica il primo quadrimestre 2016 ha proposto una ricercata serie di 8 spettacoli, in scena tra l’Espace Chapiteaux e altri luoghi del parco, che abbracciano diverse estetiche del circo. Il pubblico ha la possibilità così di scegliere tra uno spettacolo particolarmente adatto ai ragazzi, come Zampanos, oppure da scoprire insieme a tutta la famiglia, come AITAL, ad una messa in scena avvincente, come …Avec vous sur la Piste, tradizionale spettacolo di fine anno degli studenti del CNAC di Chalon (Centro Nazionale delle Arti Circensi). Oppure tra un circo che arriva dagli antipodi del mondo grazie alla creazione del Nouveau Cirque du il Vietnam ad artisti che sperimentano e percorrono nuove direzioni come Cirque Bang Bang, Cie Ieto, Nacho Flores e Kurt Demey, tutti impegnati in lavori di ricerca sui linguaggi scenici ed estetici del circo contemporaneo. A corollario di questa stagione di spettacoli La Villette ospiterà dal 13 al 15 aprile la terza edizione del seminar internazionale a cadenza biennale, organizzato dal network CircoStrada, che riunisce per tre giorni più di 400 partecipanti provenienti da tutto il mondo. Intitolato “Moving Borders”, FRESH CIRCUS # 3 esplorerà a tutte le latitudini la geografia mondiale delle arti circensi

per tracciare un quadro sullo sviluppo del genere. Una serie di specifiche tavole rotonde darà la possibilità di incontrare i principali attori di una variegata galassia: Maghreb: Artisti che affrontano i conflitti; Asia: Nuovi progetti per plasmare il territoro; Europa centrale: L’emergere del circo contemporaneo; America centrale e America Latina: il percorso degli artisti: dal circo sociale alla creazione; Europa del Sud: mobilità o emigrazione degli artisti?; Germania, Svizzera: nuove generazioni, nuovi modelli, nuove energie. Workshop tematici completeranno questo ricco programma, permettendo ai partecipanti di condividere esperienze e riflettere insieme sulle nuove opportunità per lo sviluppo del settore a livello mondiale. In breve la lista dei workshop: Modelli di business innovativi per il circo contemporaneo; Percorsi artistici: le varie fasi della vita di un artista di circo; Come sostenere la creazione?; Mobilità internazionale; Una rinnovata educazione alle arti circensi; La comunicazione del circo sui media; Come interagiamo con il pubblico?; Le politiche pubbliche di sostegno al circo contemporaneo. Juggling Magazine, in collaborazione con Circus Centrum (Belgio) faciliterà il workshop tematico sulla comunicazione del circo sui media. Le arti


foto di Christophe Raynaud de Lage foto di William Beaucardet

circensi si stanno evolvendo molto velocemente, sia in popolarità sia in qualità degli esiti artistici. Tuttavia, la comunicazione mainstream sul circo, quando presente, è spesso antiquata. I canali media, i decisori politici, gli attori chiave all’interno delle arti e della cultura spesso ricorrono a vecchi cliché quando il tema delle arti circensi è all’ordine del giorno. Attraverso questo workshop verrà facilitata una riflessione / scambio tra giornalisti, programmatori, artisti e diffusori sulle migliori pratiche nella comunicazione di massa sulle arti circensi. Una settimana davvero intensa questa di metà aprile, con spettacoli di circo in molte venue della città e in scena a La Courneuve la parte finale della IX edizone del Rencontre des Jonglages, appuntamento di rilievo internazionale per tutti gli artisti, programmatori e appasionati della giocoleria contemporanea di innovazione.

Tornando a La Villette le piacevoli sorprese non mancano. Dopo aver già negli anni ‘90 approntato “Espace Chapiteaux”, uno spazio stabile di 4200 mq, strutturato per accogliere i tendoni delle compagnie di circo in programmazione, il parco apre nel 2013 i battenti dello “Chapithôtel”, un nuovo, accogliente edificio riservato agli artisti in residenza, a coronamento della politica di supporto e accompagnamento alle compagnie di circo in creazione che La Villette ha avviato da tempo. L’edificio offre 18 camere confortevoli, per un totale di 36 posti letto, arredate con un sobrio ed originale gusto “circense” dal designer, Marco Mencacci, che ha personalizzato ogni stanza di queto edificio a due piani a basso impatto ambientale, concepito dagli architetti Belo e Henocq. Uffici, servizi, cucina, lavanderia, riscaldamento, rete idraulica, accessibilità, scelta ragionata dei materiali completano perfettamente il quadro. Ma l’attenzione per gli artisti si sposta anche fuori dalle pareti dello “Chapithôtel” dove, oltre ad uno spazio per la sosta dei caravan, e una gallery/costellazione riservata a 70 “stelle” del circo che si sono esibite a La Villette negli ultimi 20 anni, troviamo “La Deferlante”, un’opera d’arte monumentale progettata dall’ecletttico Johann Le Guillerm (Cirque Ici), artista residente da un decennio a La Villette. Il pattern di questo suggestivo e sinuoso recinto, che si snoda su una lunghezza di 100 metri, raggiungendo altezze di oltre 6 metri, è stato realizzato in collaborazione con l’ingegnere strutturale Bernard Schmitt, Il suo intreccio di tavole di legno, evidente richiamo ad una delle creazioni artistiche di le Guillerm, evoca le strutture degli chapiteau e, nel suo movimento tra gli alberi del parco offre un elemento di continuità tra gli spazi dedicati al circo. Una chiara dimostrazione di come i concept artistci del circo di creazione possano essere felicemente trasferiti in altri ambiti, artistici e/o funzionali, come in questo caso l’architettura e l’arredo urbano.

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EQUILIBRIO FESTIVAL DELLA NUOVA DANZA 9/28 FEBBRAIO, ROMA www.auditorium.com di Donatella Ruini

foto di Musacchio / Ianniello

Punti di forza dell’annuale appuntamento romano con Equilibri, il Festival della Nuova Danza, sono state la compagnia Zappalà Danza, italiana, e la spagnola Sol Picò che hanno portato in scena una riflessione profonda e attuale rispettivamente sul tema del maschile e

del femminile. Sul suono incantatore del maranzano siciliano, Zappalà ha creato una proposta originale e trascinante, già applauditissima in altri paesi, che nell’evocare una Sicilia che poco spazio lascia ai sentimenti ha delineato miti, credenze, abitudini e stereotipi comuni

all’essere uomo. Nello spazio bianco della scena, con le quinte chiuse a creare uno spazio claustrofobico, e nella lentezza delle prime sequenze a creare tensione e aspettativa, le luci viola, scure e livide dell’inizio sono andate lentamente aprendosi e trasformandosi nell’assolata e accecante luce del Sud, scaldando corpi e movimenti, maturando la spinta profonda e contraddittoria a manifestare sia l’interiorità e l’espressione di sé che la gabbia delle convenzioni imposte. Le originali e trascinanti coreografie, la forza degli straordinari danzatori vestiti con tuniche che evocava-

no classicità greche, e la progressiva intensità del ritmo del maranzano hanno portato gli spettatori in una trance crescente di grande tensione emotiva, aprendo percorsi e canali di comunicazione profonda su differenti piani e facendo esplodere ovazioni finali in un’atmosfera artistica diventata ad altissimo voltaggio. Specularmente Sol Picò, compagnia all’avanguardia delle scena spagnola, ha messo in campo quattro danzatrici di nazionalità, terre ed etnie diverse (India, Africa, Giappone, Europa) da ognuna delle quali é emersa con forza la pro-

PESADILLA

DANZA ACROBATICA SONNAMBULA vimeo.com/piergiorgiomilano7492962 di Piergiorgio Milano Pesadilla è uno spettacolo creato in 18 mesi, di cui il primo anno in maniera totalmente indipendente. Aver vinto il premio Equilibrio nel 2015 ha rappresentato, oltre al contributo economico, una carta importante da giocare nella costruzione del sistema di residenze che hanno accolto la creazione. Quest’ultima è stata divisa in periodi da due-tre settimane separati da momenti di riflessione. È stato un metodo efficace, ma anche faticoso per la sua organizzazione e costoso per la logistica. Rispetto ad altre esperienze in cui la creazione è avvenuta in maniera meno dilatata, questa volta sono potuto scendere più in profondità nel lavoro, ma allo stesso tempo ho dovuto investire un momento più grande della mia vita, sacrificando maggiormente le poche sicurezze che ne fanno parte.

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“Pesadilla”, che significa incubo in spagnolo, è lo scontro tra il mondo onirico e la realtà quotidiana del protagonista, un uomo comune che segue uno schema di vita tra i più diffusi: svegliarsilavorare-dormire. Lo spettacolo si sviluppa intorno a tre assi: i desi-


pria storia interiore di confronto, fatica ma anche possibile liberazione dai confini culturali e sociali della propria terra d’origine. In scena anche tre straordinarie musiciste, cantanti e polistrumentiste spagnole a scandire i momenti profondi dei percorsi emotivi individuali, al tempo stesso voci e portavoci anche del percorso femminile collettivo. Tra simboli e allegorie, momenti di pesante tensione e violenza, alternati ad altri di grande ironia e leggerezza, competizione e solidarietà, ossessioni imposte sul corpo, alternarsi di forme oppresse striscianti con dolore

sulla terra o danzanti liberamente nell’espressione della forza e dello spirito, si sono illuminate riflessioni su una condizione esistenziale in cui riconoscersi, sia nel profondo desiderio di essere pienamente se stesse sia nella ricerca di unione e solidarietà. La suggestiva cornice di una ampia tenda simile a quella di nomadi o profughi montata in scena sulla morbida e scura terra, i rumori e l’abbiare di cani lontani nella notte e la sabbia che scendeva lenta dalla graticcia all’inizio e alla fine del racconto come una clessidra che scandisce lo scorrere del tempo sulle difficoltà

deri dell’età adulta che si confondono con le immagini dell’infanzia, il rapporto tra la vita diurna e il sonno notturno, l’accumulazione e la confusione all’interno di uno spazio mentale. Il protagonista vive bloccato in un limbo tra insonnia, sonnambulismo e narcolessia, ed è affiancato da un alterego che assume pian piano il ruolo di un marionettista invisibile che vive nella sua mente. Chi ha visto o spero vedrà “Pesadilla”, potrebbe obiettare che con il circo non ha molto a cui spartire visto che a mancare è proprio la tecnica circense, e che più che altro potrebbe essere definito uno spettacolo, se non di danza, di teatro fisico. Quello che ho sempre ammirato e ricercato nel Circo contemporaneo è quel pizzico di spirito di ribellione in più, l’impertinenza e di conseguenza il coraggio di affermare la propria estetica, ridefinendo fino a eliminare i confini tra le diverse Arti. Per questo in “Pesadilla” appare il danzatore, l’acrobata, il clown, e non si sa bene dove cominci uno e finisca l’altro, tutto è movimento, intenzione, situazione. Da questo punto di partenza ho provato a rivisitare il clown attraverso il prisma della danza, cercando un linguaggio teatralmente comprensibile senza perdere la bellezza del

del percorso umano, hanno stimolato e acceso riflessioni ed emozioni e avvolto la narrazione di una particolare magia, suggellata dalla calda risposta del pubblico. Ormai giunto alla sua dodicesima edizione, e pur nella sentita assenza del precedente direttore artistico Sidi Larbi Cherkaoui, il Festival si é confermato uno degli appuntamenti più attesi della stagione, con un programma di proposte molto diverse tra loro e orientate a mostrare le multiformi tracce della ricerca coreografica contemporanea. Oltre alle citate compagnie, la rassegna si é aperta con la

ormai storica compagnia dell’Aterballetto e ha spaziato tra nuovi coreografi spagnoli come Maria Muñoz, vincitori dei precedenti Premi Equilibri come la Compagnia Cuenca/Lauro, Piergiorgio Milano e Irene Russillo, protagonisti della scena come Virgilio Sieni e compagnie già affermate come la spagnola Mudances inglobando persino un progetto teatralemusicale di Alain Platel in collaborazione con le bande locali ispirato a Pirandello, e di Davìd Garcìa Aparìcio sul rapporto tra improvvisazione musicale e diverse espressioni artistiche come la danza e la pittura.

gesto danzato. Il fallimento tipico del clown in Pesadilla non è indirizzato direttamente al pubblico ma è una costante della vita del personaggio. Durante i suoi tentativi per rimanere sveglio è obbligato a confrontarsi con l’impossibilità di riuscirci e questo lo spinge a inventare soluzioni che gli creano problemi sempre più grandi e che richiedono soluzioni sempre più assurde… da qui nasce il colore comico e per me circense di “Pesadilla”. Una tonalità carica di ironia, che invita a ridere con una punta di amarezza, un colore pieno di contraddizioni, che poi è quello che ha sempre rappresentato il circo per me: la contraddizione spinta al limite tra riso e poesia, bellezza e deformità, gioia e tristezza. A me non interessa molto cercare le proporzioni esatte che possono riunire circo e danza, ma piuttosto rimanere aperto a lavorare su un’idea senza pormi nessun limite al tipo di strumenti che mi serviranno per realizzarla. Il “crossover” tra le discipline nel mio lavoro non nasce quindi da una volontà ma da una necessità. Questo è la parte del lavoro che più mi va di condividere, sperando che possa essere una spinta a lasciarsi andare nella creazione senza troppe domande e senza troppi vincoli.

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CIRCUMNAVIGANDO FESTIVAL INTERNAZIONALE DI TEATRO E CIRCO 26 DICEMBRE 2015 > 10 GENNAIO 2016, GENOVA www.sarabanda-associazione.it foto di Barbara Vecchio e Alice Maldini L’associazione Culturale Sarabanda di Genova è dal 2001 ideatrice e organizzatrice di Circumnavigando, che negli ultimi 15 anni ha introdotto Genova e la Liguria a nuove forme di spettacolo dal vivo caratterizzate dalla multidisplinarietà, il circo contemporaneo ne è testimone, divenendo specchio delle avanguardie europee e internazionali. Il Festival è una piattaforma attraverso cui si incontrano artisti, pubblico, addetti ai lavori, con una programmazione che si dispiega nelle piazze, nei cortili dei palazzi storici della città come nei teatri e nel tendone da circo, quest’anno montato al Porto Antico. Una sfida costante nell’alternare spettacoli con linguaggi scenici e performativi sempre più innovativi in spazi differenti. Quest’anno 16 compagnie di artisti circensi arrivate da Italia, Francia, Brasile, Argentina, Guatemala, Spagna e Belgio, per un totale di 52 spettacoli, gratuiti e a pagamento, sono state seguite da almeno 20.000 persone. Tra gli spettacoli con più repliche: Giorgio Bertolotti e Petr Forman con l’originale Juri the Cosmonaut allestito a Palazzo Ducale, i Kadavresky con L’effect Escargot, i Ribolle con Il circo delle bolle di sapone e la compagnia blucinQinque con Time per WE 273”. Da non dimenticare poi e le performance gratuite in strada, nei palazzi e al Porto Antico, da Piazza San Lorenzo della compagnia di acrobati fran-

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JURI, THE COSMONAUT www.giorgiobertolotti.it di Giorgio Bertolotti Dopo Samantha Cristoforetti è stato avvistato un altro italiano tra le stelle…ma chi è? Il suo nome è JURI. Un eroe, un uomo coraggioso, un esploratore, Juri è un cosmonauta… o forse questo è ciò che gli altri vedono in lui… Juri in realtà è un uomo che ha paura, che sogna, è un bambino, Juri è un clown. Viaggia con la sua navicella personale verso mondi sconosciuti, verso se stesso. È partito credendo di conoscersi, di essere preparato ad ogni eventualità ed imprevisto ma poi ha rimesso in gioco tutte le sue convinzioni… Questo spettacolo è molto autobiografico e come Juri anche io, Giorgio, nella creazione ho esplorato territori nuovi come il clown, il lavoro con le videoproiezioni, la progettazione di una struttura itinerante particolare, ho abbandonato quello che sapevo fare di tecnica circense per mettermi in gioco, rischiare e sperimentare. Per lanciarmi in questa avventura mi sono affiancato ad una persona di cui ho una grande stima umana ed artistica, Petr Forman, attore e regista di Praga, con cui ho condiviso tutto il processo creativo. Sono arrivato a


Plzen, capitale europea della cultura 2015, dove lui era direttore artistico e sono stato accolto splendidamente fino al primo lancio ufficiale a metà novembre. Il personaggio del cosmonauta clown nasce per caso durante un workshop di attore di circo con Roberto Magro, stimolando tantissimo la mia fantasia e portandomi a studiare la vita dei veri astronauti. La lentezza, la solitudine nello spazio, l'assenza di gravità, il colore bianco molto presente, la quotidianità nell'universo sono gli elementi ispiranti di questo spettacolo e per svilupparli al meglio ho scelto di avere una mia personalissima “navicella spaziale” molto intima, una cupola geodetica, dove posso ospitare 45 persone. Ho sempre amato il circo inteso come struttura itinerante e dopo gli anni passati con il Magdaclan, un circo vero e proprio da 250 posti, ho voluto proseguire con una struttura ancora più maneggevole che potesse andare dappertutto, come è stato per la mia prima italiana al Circumnavigando Festival dove ero addirittura nel cortile del Palazzo Ducale di Genova. Spero che questa navicella possa decollare ancora molte volte e offrire un'esperienza speciale a chi avrà il coraggio di salirci su.

cesi Dare D’art e della compagnia belga Cirque Democratique, a Matteo Galbusera ai Nouvelle Lune, sino a Tobia Circus, Duo Kaos e Gera Circus. Il pubblico partecipa e risponde in maniera sempre più consapevole alle varie forme di spettacolo che vengono programmate, l’ascolto e il confronto con lo spettatore, diviene così un valore imprescindibile nella scelta della programmazione, un dare e avere reciproco, ma soprattutto un contribuire insieme alla crescita culturale della città. E per intensificare la relazione con il pubblico il festival, oltre a sottoporre un questionario ai suoi frequentatori, ha ospitato un workshop in/formativo dedicato proprio al tema dello sviluppo e allargamento dei pubblici. L’Ass. Sarabanda è inoltre molto attiva all’interno del dibattito europeo sulla cooperazione transnazionale. A tal fine Circumnavigando è inserito fin dal 2013 nel progetto europeo CircusNext 2013/2017, per il quale organizza residenze, open day, incontri con addetti ai lavori, programmazioni di spettacoli, spazi per la ricerca, confronti con pubblici differenti per cultura e formazione. Dal 2015 Circumnavigando è anche partner del progetto europeo Arts’R’Public 2015/2017, pensato con un focus specifico sull’Arte negli spazi pubblici, con residenze e incrocio di artisti provenienti dai 4 paesi partner.

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SOPRA L’OCEANO ATLANTICO FB claudia franco

di Claudia Franco 17 giugno 2015. Eccomi di nuovo in volo, dall’altra parte del mondo. Un altro dei miei pensieri che prende forma. E non è forse una coincidenza che abbia intitolato proprio “In volo” il mio ultimo progetto personale, nato da uno slancio, un desiderio, nella forma di un nuovo numero alla ruota Cyr, ma proiettato oltre per diventare una forma di vita, alla ricerca della sua espressione. Allora io volo, attraverso l’oceano per inserirmi in uno spettacolo che sento a me molto vicino. “La Tarumba”, compagnia nazionale di circo del Peru che, oltre a gestire una scuola di circo, crea ogni anno un nuovo spettacolo, mi ha invitata a prendere parte con i suoi artisti, i cavalli, le tradizioni, sotto il suo magico tendone, al nuovo spettacolo

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“Zanni”, che ha come tema la commedia dell’arte, mischiata con la cultura peruviana, i suoi ritmi e il suo folklore. E allora io volo per diffondere in un paese lontano la forma di espressione più tradizionale della mia regione. Ricordo quando una decina d’anni fa, nei corsi di teatro al liceo, studiavo i movimenti e la gestualità che accompagnavano le maschere. Ben presto il mio percorso artistico si direzionò verso forme d’arte contemporanea, tra le quali il circo e la cultura latina, che ho ereditato da parte di mia madre, nata in Brasile, portandomi sempre più lontano da Padova. Prima Torino, poi Bruxelles, l’ESAC… Da lì ho spiccato il volo, spinta dalla curiosità di conoscere il mondo, dal desiderio di portare la mia arte in giro, dal bisogno di confrontarmi. Allo stesso modo in “Zanni” si mischiano la cultura del popolo peruviano e di

quello italiano, le tradizioni della commedia dell’arte si reinventato e si adattano ai ritmi e all’umorismo latino, dando vita ad uno spettacolo fortemente originale. E parlando di tradizioni si realizza con questo viaggio anche il mio sogno di lavorare per un vero circo. La mia formazione circense fin dall’inizio è stata orientata al contemporaneo. Il circo contemporaneo é un libro aperto con infinite pagine bianche che l’artista può colorare, attraverso le sue acrobazie, con la sua più personale sensibilità e pazzia. Mi sono esibita spesso in ambienti come teatri e festival di strada, ma si contano sulla punta delle dita le volte in cui la mia ruota é entrata in uno chapiteau. Pur amando il circo contemporaneo per la sua libertà d’espressione, continuo a guardare al circo tradizionale con infinito rispetto, e ad apprezzarne l’autenticità. Nella carriera di un artista di circo contemporaneo è molto significativa un’esperienza presso un circo classico, quasi a ristabilire il contatto con le origini. Sento una certa malinconia nel pensare al circo tradizionale, agli animali, alla vita nomade degli artisti, ai valori a cui si aggrappa, sempre più lontani da quelli del circo di oggi, pur essendo molte tecniche rimaste le stesse... Ed eccomi ora sotto un tendone che ogni sera accende le sue lampadine e invita gli spettatori a puntare gli occhi alla pista e a divertirsi. Mi ritengo doppiamente fortunata, perché per quanto “La Tarumba” mantenga un'estetica classica, con il suo enorme tendone, i cavalli, la banda, il clima che vi si respira è giovane e di ampie vedute, diversamente da quello che potrebbe essere l’ambiente in una famiglia di circo tradizionale. Prendo con me solo una valigia, e ovviamente la mia ruota. Prendo con me l’essenziale, riflettendo su ciò di cui abbiamo veramente bisogno. Io in volo sopra l’oceano, pensando alle poche persone cui riserbo un grandissimo amore, alle tante persone che mi hanno regalato insostituibili momenti di gioia, ricordi felici anche solo di un istante, di uno sguardo. Mi sento grata e responsabile in quanto artista, consapevole della fortuna e dell’eccezionale potenziale espressivo dei miei gesti. Vivo ogni giorno, cercando il valore di ogni esperienza nel presente. Questa è la ricchezza che la vita mi ha offerto.



foto di Poli

RESIDENZE ARTISTICHE IN ITALIA www.residenzeartistiche.it www.festivalmirabilia.it/terre-di-circo

intervista a Fabrizio Gavosto

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Il D.M. 1/7/2014, oltre a rimodulare in toto la normativa del FUS, ha anche rivoluzionato, in una visione d’insieme estremamente avanzata, il sistema di supporto alle residenze artistiche, grazie ad un accordo tra 13 Regioni, fino ad oggi, più la provincia autonoma di Trento, regolati dai dettami dello stesso D.M. 1/7/2014, che le Regioni possono interpretare. Questa normativa sulle residenze artistiche - che abbraccia tutte le performing art - è stata scritta dopo un lungo lavoro e una lunga valutazione delle esigenze degli operatori, e rappresenta una vera rivoluzione all’interno della scena artistica nazionale. L’intera normativa, entrata in vigore nel luglio 2015, e su base triennale, facilita orizzonti di creazione di lungo periodo, esigenza ormai imprescindibile per tutta la gamma delle performing art. Naturalmente alcune Regioni, quelle che hanno più chiare le modalità europee di residenza, si sono adoperate per sviluppare molto velocemente le sue potenzialità. La durata minima prevista per una residenza è di 20 giorni, ma una compagnia con un progetto interessante sviluppato su una dimensione interregionale, può accumulare più residenze, anche in posti diversi, per un periodo anche di 2/3 anni. Oltre ad introdurre la necessità di lunghi periodi di interazione, questa normativa riconosce, per la prima volta in Italia, che gli artisti debbano essere retribuiti per le loro attività di creazione e di residenza. La residenza diventa uno spazio che accoglie compagnie indipendenti, altro punto rivoluzionario, che non hanno alcun vincolo rispetto alla struttura che le ospita. Inoltre sono ammesse non solo compagnie nazionali, ma anche compagnie internazionali. Il terzo punto di svolta è l’obbligo di sostenere le residenze a livello interregionale, il che scardina i confini del precedente sistema di circuitazione regionale. Altra caratteristica estremamente interessante e innovativa è il percorso di residenza inteso come un percorso di ricerca e crescita della compagnia, e non come un percorso funzionale alla creazione di uno spettacolo. Per la prima volta in Italia, e nell’Europa del centro/sud, viene sancito da un decreto di legge nazionale il principio della necessi-

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tà di sperimentare ai fini dello sviluppo artistico. Naturalmente la progettualità è un fattore importante, e ad essere selezionati saranno solo progetti di qualità elevata, con obiettivi artistici di alto livello. Sono tre le tipologie di azioni previste: l’azione A, che prevede sostanzialmente il sostegno al processo creativo delle compagnie; l’azione B che favorisce il lavoro sul territorio e l’azione C che facilita lo scambio e la crescita artistica. Queste azioni sono appoggiate da tutor interni o esterni di chiara fama e competenza a livello nazionale e internazionale. A secondo delle tipologie da implementare, la residenza selezionerà dei progetti che vadano in un senso o nell’altro. Una compagnia potrà quindi scegliere una residenza per uno spettacolo, eleggere un tutor esterno importante - oppure una figura appartenente all’organico della residenza stessa - interagire con la realtà sociale del territorio. La residenza può anche accogliere una compagnia con un progetto interessante, e al contempo come mentor offrire un amministrativo che abbia le competenze per sviluppare funzioni e conoscenze utili alla strutturazione e professionalizzazione della compagnia. Si crea una gamma infinita e molto fitta di possibilità all’interno della quale tutti i progetti interessanti possono collocarsi. Ogni Regione decide come sostenere economicamente le residenze sul suo territorio, mentre le residenze decidono l’importo da destinare a ciascuna residenza. Tendenzialmente il costo di una residenza di 20 giorni (con viaggi, ospitalità, tecnica, luce, riscaldamento, mentors pagati, contributo alla compagnia, etc) si può aggirare sui 7/12.000 euro, sufficiente per garantire ospitalità e retribuzione per 3/5 persone. Ma ogni Regione ha fatto le sue scelte di fondo. La Toscana, per esempio, ha previsto 19 residenze, con un sostegno economico medio di 10.000 €, mentre altre, come l’Emilia Romagna e il Piemonte hanno previsto co-finanziamenti assolutamente consoni all’iniziativa, di circa 45.000 € all’anno, che permettono un’azione efficace e concreta. Il Friuli Venezia Giulia ha previsto un solo titolare di residenza con un finanziamento di 144.000 € per 2 o più residenze, pensato per compagnie di grandi dimensioni e con progetti molto ambiziosi.


foto di Andrea Macchia

foto di Andrea Macchia

Ad oggi questa normativa, per quanto riguarda l’impatto sullo sviluppo del teatro urbano e del teatro di strada, vede una sola residenza, quella di Theatre en Vol in Sardegna, scegliere questo ambito, mentre per il circo le potenzialità sono infinite. Addirittura diventa più interessante per una compagnia di circo entrare in una residenza italiana che in una disponibile in altri paesi, che non prevedono obblighi sulla interregionalità. Entrare in questo momento con una compagnia di circo con un progetto interessante all’interno del sistema delle residenze significa non solo avere un sostegno alla creazione su vari anni, ma anche aumentare le potenzialità di diffusione. Le residenze, oltre a sostenere le compagnie, hanno anche l’obbligo di programmazione verso compagnie in residenza in altre Regioni. Le compagnie che entrano in questo sistema diventano quindi potenziali scelte “obbligate” per le programmazioni delle residenze presenti su tutto il territorio italiano. Essendo tenute anche a programmare, le Residenze si stanno cominciando a chiedere cosa programmare. Ma mentre per la danza e per il teatro il panorama artistico è vasto ed articolato, il circo contemporaneo riserva invece delle problematiche. Io stesso, che non posso programmare solo le compagnie di circo che ospitiamo in residenza, mi sto chiedendo quali siano le altre compagnie di circo che sono in residenza nelle altre regioni. Le residenze rappresenteranno a breve il sistema di produzione di buona parte della scena contemporanea italiana, dal cui bacino i teatri andranno ad attingere nei prossimi 3/4 anni. Per le Residenze è stato approntato anche un osservatorio esterno e sono previsti inoltre, per un confronto e aggiornamento ampio sulle funzionalità dell’intero sistema e per una conoscenza reciproca, 2 incontri all’anno, su scala nazionale, insieme ai dirigenti della cultura delle Regioni e col Ministero, che è l’interlocutore principale che valuta i risultati.

Terre di Circo, il programma di residenze gestito da Idea Agorà, oltre che dal MIBACT viene finanziato, almeno fino a giugno 2016, anche dalla Comunità Europea, in quanto parte del progetto Circus Next. Questo ci ha permesso di realizzare un programma 2015/2016 molto intenso e di inserire per il circo compagnie straniere di altissimo livello. Ma la cosa molto interessante è che tutte le residenze prevedono una forte interazione col territorio. Interazione che assume alle volte modalità ordinarie, come una presentazione pubblica e un seminario con gli studenti. Oppure si spinge oltre, ed esplora modalità innovative di tutti i tipi, che prevedono anche forme libere e aperte di collaborazione del pubblico alla creazione artistica, in un’ottica di audience development e di supporto dal basso alla creazione artistica. Le possibilità sono infinite, ogni residenza può diventare un progetto di sviluppo col pubblico, o un progetto di ricerca non finalizzato a risultati, e sono tante le compagnie che hanno capito e intuiscono queste potenzialità. Un artista, per esempio, ha proposto di avere interazioni con bambini di prima elementare per lavorare sul sogno, sui personaggi del sogno infantile, da inserire poi all’interno dello spettacolo. Con lui stiamo sviluppando un progetto per la sua residenza che preveda 2/3 incontri di due ore in cui i bambini racconteranno i propri sogni, che vengono analizzati nei personaggi e nelle motivazioni, per poi essere trasformati e portati in scena. Le residenze forniscono un momento di incontro con gli artisti del territorio, di interazione con altre realtà, di confronto con operatori professionali, e anche di visibilità per i work in progress delle compagnie, diventando, come per Terre di Circo, strumento indispensabile per la crescita e la maturazione di un linguaggio giovane come il circo, su un territorio estremamente collaborativo e partecipe.

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foto di Strates - Mario del Curto

RELAZIONE COMMISSIONI CIRCHI E SPETTACOLO VIAGGIANTE IL DECRETO DEL 1° LUGLIO 2014: IL LAVORO DELLA COMMISSIONE CIRCHI E SPETTACOLO VIAGGIANTE NEL PRIMO ANNO DI APPLICAZIONE, CON ALCUNE OSSERVAZIONI E PROPOSTE DI MODIFICA DEI MECCANISMI DEL PROVVEDIMENTO.

Quelli che seguono sono appunti e riflessioni scaturiti durante il lavoro della Commissione Circo nel primo anno dell’anno dell’applicazione del nuovo DM 1° luglio 2014 e dopo l’erogazione dei contributi. Gli obiettivi della relazione sono: 1 resocontare il lavoro svolto dalla Commissione e il metodo di lavoro 2 stimolare una riflessione sulle caratteristiche artistiche e tecniche del settore “circo e circo contemporaneo” rispetto a teatro, danza, musica 3 segnalare alcune aree critiche in vista di modifiche ai meccanismi di valutazione e assegnazione dei contributi, da realizzarsi per il prossimo biennio o nel successivo triennio 4 allegato: il circo contemporaneo in Europa Nota di redazione; Pubblichiamo qui i punti 2 e 4 della Relazione. Una versione integrale della relazione è disponibile invece su: www.jugglingmagazine.it/circocontemporaneo.

2 Impresa circense? Circo? Circo contemporaneo? Questione di definizione e di sostanza Premessa Il circo italiano è in un momento di importante e difficile transizione. Il FUS circo è la Cenerentola, con un contributo 2015 di

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euro 4.478.519 che sono il risultato di una progressiva diminuzione dei fondi erogati. Da un lato assistiamo alla diminuzione di domande di contributo da parte delle imprese di “circo di tradizione”, dall’altra c’è l’apertura ministeriale al “circo contemporaneo” e la conseguente nuova presenza nel FUS di imprese circensi “di innovazione”. Vediamo una straordinaria crescita per numero di allievi delle scuole di formazione e perfezionamento di “circo innovativo” , accolte a pieno titolo nella FEDEC (Federazione Europea Scuole di Circo Professionali); una presenza di alta qualità dei progetti di formazione del pubblico e dei festival di circo non competitivi; progetti di “circo sociale” che si inscrivono nella visione internazionale di arti del circo come metodologia di inclusione sociale e non di spettacolo caritatevole per le categorie disagiate. Si tratta di un aumento incoraggiante a cui però corrispondono fondi assolutamente insufficienti per creare quel Rinascimento del circo che dagli anni ‘80 ha rigenerato il settore in Europa, facendone un elemento di traino artistico ed economico, grazie in primis alla visione dell’allora Ministro della Cultura francese Jack Lang: i fondi FUS 2015 per il circo contemporaneo sono stati Euro 79.999. Oltre ai fondi non sufficienti, c’è non chiarezza su che cosa sia il circo italiano oggi e sulla sua collocazione nel panorama culturale italiano. Sottolineiamo italiano, poichè in Europa e nel


ranea, dove spesso lo spettacolo in duo o a quattro raggiunge forme artistiche alte e di gran successo. Questa e altre regole hanno tenuto fuori dal FUS giovani compagnie italiane di valore. La premessa per dire che queste problematiche, che sembrano formali e di definizione, in realtà sono la spia di una pro-

ne - dove fondano una propria compagnia o sono artisti nelle maggiori compagnie. Oggi “les italiens”, come ai tempi della Commedia dll’Arte, rappresentano il maggior numero di artisti stranieri nei paesi europei. Che cosa trovano gli artisti italiani all’estero che non trovano in Italia? Quello che ci auspichiamo possa

blematica culturale e di categoria che sta portando a una progressiva diminuzione delle domande di contributo da parte del circo di tradizione, incapace di progettare. Dall’altra, ci sono le new entry nel FUS, le compagnie di “circo contemporaneo”, nuovi festival, giovani ma in ascesa e con buoni progetti. Ma sono poche le realtà che hanno fatto domanda di contributi, a fronte del gran numero di giovani italiani diplomati in arti del circo. Perché non c’è un maggior numero di compagnie che fanno domanda di contributo? Perché si tratta di compagnie che non raggiungono gli 8 addetti. Ma soprattutto perché dopo il diploma in arti del circo - nelle scuole italiane o direttamente nelle scuole europee grazie a borse di studio - i giovani artisti si trasferiscono all’estero - Belgio, Francia, Spagna, Inghilterra in quest’ordi-

esserci in futuro anche in Italia, e ne facciamo una lista: essere parte di una categoria di artisti considerata pari agli attori e ai danzatori - al di là della funzione sociale del circo; un sistema di sostegno al circo che permetta di razionalizzare la creazione e creare una compagnia che vive del suo lavoro, ovvero: sostegno alla creazione - che l’artista o compagnia sia o non sia under 35, di tradizione o di innovazione; centri di produzione; centri di residenza; residenze delle compagnie nei teatri italiani; circuiti; rete di festival di settore; spazi per i tendoni, con una chiara legislazione, che permetta di programmare la stagione di tournée: a oggi, i Comuni italiani non ottemperano in gran parte all’obbligo di riservare aree attrezzate ai circhi. Nel prossimo biennio e in vista del prossi-

foto di Christophe Raynaud de Lage

mondo il circo è considerato alla pari di teatro, musica, danza per fondi stanziati e collocazione culturale. Mentre possiamo condividere, in un’ottica contemporanea, quanto determinato dalla Legge 18 marzo 1968 n.337: “Lo Stato riconosce la funzione sociale dei circhi equestri e dello spettacolo viaggiante” - andrebbe dato risalto nella legislazione al concetto di “arti del circo”, ovvero il circo come “arte dello spettacolo”, e di conseguenza lo stanziamento di fondi e provvedimenti che supportino lo sviluppo di questa arte. La Commissione rileva che nel Decreto 1 luglio 2014 sussista ancora una confusione di definizioni e quindi di contenuti, che si riflette sui fondi erogati e sul futuro del circo italiano. Al Capo V - articolo 31 viene data una definizione di “impresa circense” come di “impresa che, sotto un tendone di cui ha la disponibilità, in una o più piste ovvero nelle arene prive di tendone, oppure all’interno di idonee strutture stabili, presenta al pubblico uno spettacolo nel quale si esibiscono clown, ginnasti, acrobati, trapezisti, prestigiatori, animali esotici o domestici ammaestrati”. Nell’ Articolo 33 si parla di “attività circense e circo contemporaneo in Italia” come se si trattasse di due realtà diverse, ma non vengono definite le caratteristiche di quello che viene definito “circo contemporaneo”. Oltre alla contraddizione di un Decreto che eroga fondi a una tipologia di spettacolo di cui non vengono definite le caratteristiche, proponiamo che si parli di “circo”, o che per “circo contemporaneo” si intenda il “circo” tout court, ovvero il circo che viene praticato oggi, che sia di tradizione o “di ricerca”, “circo danza” o “circo teatro”: circo con poetiche molto diverse tra di loro, ma sempre “circo”. È auspicabile arrivare a una definizione di circo o circo contemporaneo che comprenda tutte le poetiche e i generi, con distinzione tra “circo di tradizione” e “circo di innovazione”, ciascuno con proprie caratteristiche artistiche e tecniche di cui tenere conto e certamente con una speciale attenzione e incentivi alle compagnie giovani. Questo porta a dover rivedere anche alcune condizioni richieste alle imprese - quali il minimo di 8 addetti, condizioni che non hanno senso di sussistere in una impresa circense contempo-

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mo triennio 2018/2020 ci piacerebbe che queste problematiche trovassero ascolto e diventassero elemento di cambiamento delle norme del FUS riguardanti il settore “circo contemporaneo”. Per il “circo di innovazione” nuove norme e incentivi rappresentano la possibilità di lavorare in Italia. Per il “circo di tradizione” bisognerebbe trovare insieme alla categoria dei meccanismi di svecchiamento artistico e una formazione alla progettualità che oggi manca - e naturalmente sta anche alla categoria munirsi degli strumenti necessari. È un problema importante e urgente. ndr. Segue la segnalazione di aree critiche in vista di modifiche ai meccanismi di valutazione e assegnazione dei contributi, da realizzarsi per il prossimo biennio o nel successivo triennio […]

il Circo in Europa: dal “genere circo” alle “arti del circo” Contemporaneo: inteso come circo attuale, che avviene nel nostro tempo e comprende tutti i generi di circo, sia di tradizione sia di innovazione Il circo di tradizione è un “genere canonico”, ben riconoscibile nei suoi codici e nella sua estetica, quali: • successione di numeri di 8 minuti, collage di discipline in sequenza, numero che può essere rimpiazzato da un altro artista, montage/sequenza che risponde a requisiti tecnici (“gabbia” a inizio show o dopo intervallo) ed emotivi (il crescendo verso il finale) • spettacoli costituiti di tecniche cosiddette “fondamentali”: entrée clown, numero equestre, numero aereo, manipolazione, dressage, parata/charivari • Monsieur Loyal (presentatore, spesso circense, donna famosa o/e proprietaria/o del circo) e reprise di clown a punteggiare lo show e a “coprire” i cambi • troupe costituite spesso da membri della famiglia

foto di Andrea Macchia

La Commissione Circhi e Spettacolo Viaggiante Valeria Campo Presidente Leonardo Angelini Commissario Jones Reverberi Commissario Domenico Siclari Commissario Elio Traina Commissario

4 Allegato

• spettacoli creati “in famiglia”, spesso sotto la guida del capofamiglia o dell’erede o parente • No testo, a parte Loyal e alcuni clown • spazio circolare sotto tendone all’aperto: la pista e l’arena all’aperto • estetica della pista, con I suoi colori ed oggetti codificati: rosso, giallo, blu brillanti; stelle; oggetti conici, rotondi, musica galop eseguita da orchestra dal vivo, rulli di tamburi, costumi sgargianti

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Il circo di innovazione rifiuta i canoni e cerca la “diversità”: • l’artista non è rimpiazzabile automaticamente, in quanto creatore/autore e personaggio del “numero” • ogni compagnia ha estetiche diverse e ben riconoscibili: la meraviglia, la poesia (Cirque Plume); la provocazione (Archaos); il cabaret (Gosh), lo spirito e l’estetica gitani (Romanés), la danza moderna (CNAC), etc. • Fusion di generi e discipline diverse danza, teatro, arti marziali, teatro di oggetti, cabaret – rimanendo tuttavia nell’ambito delle arti del circo: è il “gesto circo” a distinguere le arti del circo dalla danza o dal teatro, gesto che dipende spesso dall’”oggetto circo”, tradizionale o ricreato, usato con maestria tecnica: le palline di silicone, i tessuti, i ventagli di metallo di Michelle d’Angelo, il pendolo di Linet Andrea’, etc. • il “gesto circo” è spesso accompagnato da tableaux e coreografie di ensemble: lo spettatore non ha un solo punto di vista, segue più artisti in contemporanea • si parla non di numero ma di coreografia • il “ virtuosismo” acrobatico o di magia ha una funzione drammatica • nel “numero/coreografia” l’applauso non viene ricercato • non solo pista e tendone, ma anche altri spazi: teatro all’italiana, strada, spazi creati appositamente per uno spettacolo, teatri fissi • spettacoli con tutte le tecniche, ma anche spettacoli con una sola tecnica: aerea, giocoleria, clown, cavalli • spettacoli solisti o di coppia o piccolo ensemble • i colori e le forme non sono canonici ma creati e rinnovati per ogni show • gli artisti quasi mai provengono da famiglie circensi e si sono perfezionati e diplomati in scuole di circo europee e internazionali dove danza, recitazione, management accompagnano la formazione acrobatica • lo spettacolo ha una regia e concept firmati da un regista e/o direttore artistico oppure da una regia dell’ensemble • Gli animali nel circo contemporaneo: No: zoo / menagerie, numeri di animali esotici addestrati Sì: proposte di lavoro artistico, creazioni con animali quali cavalli, animali domestici, dove l’animale, come gli altri artisti, è al servizio di una proposta teatrale mai di repertorio ma sempre di “creazione”: vedi Théatre Equestre Zingaro, Centaure, Rasposo (produzione 2015 con presenza di una tigre libera).



mediatico, per capacità di accogliere spettacoli di grosse dimensioni e di grandi compagnie. Sempre più stabilmente i teatri italiani vengono inseriti nei tour delle grandi compagnie internazionali. Dallo Slava Snow Show, alla compagnia di Daniel Finzi Pasca, dagli australiani Circa, ai britannici Gandini Juggling, dai canadesi Cirque Eloize a Les 7 Doigts de la Main, alla cui fervida immaginazione e capacità di portare il circo nel/a teatro dedichiamo due brevi schede. In tabellone questi grandi www.jugglingmagazine.it/circoteatro interpreti del “circo-teatro” vengono affiancati di A.R. da produzioni e compagnie italiaIl circo in strada, il circo sotto tenne che, portando in scena gli origidone, il circo in tv, al cinema, nali esiti di una ricerca “made in all'Opera, nei teatri, il circo nei Italy”, completano l’offerta. palasport, il circo al ristorante, il Per certi versi tutti questi palcocirco nelle periferie, il circo in scenici rappresentano una vetriquota, il circo itinerante… Circona d'eccellenza delle arti circensi teatro, circo-sport, circo-danza, contemporanee per il grosso pubcirco-urbano… blico “che va a teatro”. Un pubbliInauguriamo su questo numero co diverso da quello, numerosissiuna serie di approfondimenti sulle mo che, più o meno consapevolincursioni delle arti circensi nei mente, impatta in uno spettacolo diversi luoghi, fisici e concettuali, di circo durante i festival di teatro del mondo dello spettacolo, ma di strada, o degli irriducibili anche della società. Lo faremo appassionati del genere che il chiedendo a storici, critici, artisti e circo lo in/seguono dapperprogrammatori di circo contemporatutto, in tutte le sue neo cosa spinge il circo ad abitare più unideclinazioni e apparizioni. versi, esplorare mondi paralleli. Ma lo A teatro il circo contemporaneo faremo anche chiedendo ad esperti, si sottopone allo stringente giudiartisti e programmatori delle altre zio di un pubblico attento e di arti cosa del circo contemporaneo una critica esigente, ferrata nel attrae loro e il loro pubblico. seguire opere teatrali, un giudizio Questo primo servizio affronta che nella maggior parte dei casi l'ambito del circo-teatro e del circo si conferma entusiasta. a teatro. Lo fa interrogando una A teatro il circo incontra anche un ricercatrice in performing art, propubblico nuovo, spettatori che per ducer di teatro di innovazione e la prima volta assistono ad uno una serie di istituzioni teatrali che spettacolo di circo contemporariconoscono nel circo contemporaneo, che da questo genere si neo un genere di rilievo, ricco di aspettano il più delle volte, molto facino, contraddizioni e difficoltà. semplicemente, “stupore, meraviA corollario di queste testimonianglia, intrattenimento, distrazione… ze citiamo qui il contributo di molti ” e che molto spesso, al termine altri teatri. Dagli Arcimboldi di dello spettacolo, comprendono Milano all’Alfieri di Firenze, dal che il circo contemporaneo ha Brancaccio all’Auditorium, che molto di più da offrire. insieme al Vittoria, all'Olimpico, al Infine a teatro il circo, pur stretto Vascello, al Teatro India, al Furio tra proscenio, quinte, fondale, Camillo offrono spettacoli di circo sipario, ribalta e graticcia, avvolto nella capitale, dal Teatro della nell'impenetrabile silenzio e nel Caduta e al Teatro Astra di Torino, buio della sala, dovendo ridurre all’Arena del Sole di Bologna al sulla dimensione “frontale” la sua Teatro D’Annunzio di Pescara, per vocazione di spettacolo circolare, nominare solo alcuni dei teatri muta pelle e, sfidando ancora che in tutta Italia ospitano spettauna volta senza timore il rischiocoli di circo contemporaneo. della “caduta”, si mette in gioco e Un segmento importante, per va alla ricerca di nuovi linguagnumero di spettacoli proposti, gi, nuove forme, nuove identiper volume di spettatori pagantà, nuove emozioni. ti, per consistenza dell'eco

CIRCO {&/@} ORTAET

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LES 7 DOIGTS DE LA MAIN http://7doigts.com/

Quando hanno fondato nel 2002 la compagnia Les 7 doigts de la main ciascuno dei 7 artisti fondatori (Isabelle Chassé, Shana Carroll, Patrick Léonard, Faon Shane, Gypsy Snider, Sébastien Soldevila e Samuel Tétreault) aveva quasi 20 anni di prestigiosa esperienza artistica alle spalle. Attingendo a questa esperienza hanno condiviso il desiderio di rompere gli schemi, per offrire una nuova forma di spettacolo circense. Hanno immaginato una sorta di “circo a misura d’uomo”, indefinibile, viscerale, mozzafiato e toccante. La compagnia ha oggi al suo attivo una dozzina di creazioni di successo che hanno fatto il giro del mondo, “Loft”, “PSY”, “Traces”, “Sequence 8” per nominarne qualcuna, e “Cuisine & Confessions”, approdata recentemente anche in Italia.

CIRQUE ÉLOIZE www.cirque-eloize.com

Cirque Éloize è una compagnia di circo canadese fondata nel 1993, con l’idea di rinnovare l’estetica del cirque nouveau, allora in pieno sviluppo. Tra i fondatori troviamo Jeannot Painchùaud, Julie Hamelin e Daniel Cyr, inventore della Rue Cyr, un attrezzo di grande innovazione che non stanca mai di appassionare il pubblico e gli artisti che vi si dedicano. Dal 2004 la sede della compagnia è la Stazione Dalhousie, in precedenza sede della Ecole Nationale du Cirque de Montreal. La decisione di stabilirsi in una ex stazione ferroviaria ha una grande valenza simbolica, poiché il circo popolare stesso è animato da grandi artisti dall’animo itinerante. Qui viene oggi accolta e formata la futura generazione di artisti, in un clima di condivisione di idee ed espe-


foto di Alexandre Galliez

In “Cuisine & Confessions” di Shana Carroll e Sébastien Soldevi i nove giovani artisti (provenienti da Argentina, Canada, Russia, Stati Uniti) evocano ricordi legati al cibo, senza dimenticare tutte le arti del circo. Un’energia febbrile che si scatena, cantando e suonando, fra padelle, fruste per dolci, nuvole di farina e pietanze che alla fine gli spettatori potranno assaggiare. La vita ruota attorno alla cucina. Ognuno ha ricette trasmesse di generazione in generazione, abbinate a momenti della propria storia personale, narrati in prima persona - dichiarazioni d’amore, drammi di famiglia, ricordi d’infanzia, confessioni intorno a una tisana o un barattolo di Nutella, sapore di cioccolato sulle labbra di un primo bacio, gusto di erbe fresche, profumo di biscotti. «Il cibo - dice Carroll è inseparabile in tutti noi dall’educazione, la famiglia e la cultura». Le “petites madeleines” di Proust evocavano la Combray

della sua infanzia; Melvin, l’americano di St. Louis, qui ricorda più prosaicamente le frittate di sua madre, che voleva addolcire l’assenza di un padre

mai conosciuto. Come ricordava Deleuze, a proposito delle “résurrections de la mémoire”, i segni sensibili della memoria sono segni della vita.

rienze. Sono questi solo alcuni dettagli che la dicono lunga sul contributo che Cirque Eloize sta offrendo allo sviluppo del genere da più di un ventennio attraverso le sue 10 preziose produzioni e il coinvolgimento di più di 200 artisti. Tra i loro spettacoli citiamo la leggendaria trilogia di Nebbia, Rain e Nomade, diretta da Daniel Finzi Pasca, e i due spettacoli ID e Cirkopolis, che hanno recentemente visitato l'Italia. “iD” è una creazione di Jeannot Painchaud, con 16 artisti impegnati in ben 12 discipline circensi, calati in un’atmosfera che spazia dalla breakdance all’Hip Hop, ambientata nella cornice di una città futuristica popolata da graf-

fiti, fumetti e simboli della contemporaneità, esaltati dalla musica rock/elettronica e da proiezioni video. "Cirkopolis invece è stato immaginato come un crocevia tra immaginazione e realtà, tra individualità e comunità, tra limiti e possibilità” – spiega Jeannot Painchaud, co-direttore artistico dell'opera con Dave St-Pierre – “lo spettacolo è guidato dall’impulso della poetica della vita, dalla prestanza fisica del circo con il suo umorismo allo stesso tempo serio e scanzonato”. Sul palco gli ingranaggi giganti e i portali scuri di una città severa e imponente, simboleggiano il meccanismo che schiaccia l’individualità, una costrizione che i dieci artisti sfidano con audacia, fantasia, musica e umorismo.

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E TEATRO: UN INCONTRO C{&/@}T {&/@}TCIRCO POSSIBILE?

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di Silvia Mei

www.cultureteatrali.org

Nell’ottica del dialogo circo-teatro, risultano però più interessanti altre proposte e operazioni destinate a spazi teatrali, che marcano fin da subito lo scarto tra uno spettacolo di circo fatto a teatro e uno spettacolo di circo pensato in teatro, concepito per il teatro. Si tratta in questo caso di creazioni e di progetti artistici dove si compie pienamente la trasfigurazione dei linguaggi per abbattere il discrimine dei generi. Nella casistica rientra significativamente il lavoro di Aurélien Bory e di Bartabas / Zingaro, quest’ultimo con

foto di Andrea Macchia

foto di Nicolas Heredia

I termini di una relazione tra circo e teatro nell’oggi continuano a essere mal posti, prevalentemente in ragione di resistenti luoghi comuni intorno a queste due discipline artistiche. Il principale consiste nel considerare il teatro alla stregua di un contenitore di eventi, una prospettiva meramente utilitaristica, da cui discendono a pioggia ulteriori fraintendimenti. Ad esempio la tendenza a capitalizzare l’ambito teatrale in quanto prospettiva di nuove piazze. Tendenza diffusa soprattutto da quando le nuove normative in materia di spettacolo premiano la multidisciplinarietà dei programmi artistici. La pluralità dei generi arricchisce con tutta evidenza il range delle sempre più sterili stagioni teatrali, pur tuttavia imbriglia l’immaginario del pubblico e contribuisce a innalzare steccati e categorie di sola discendenza ministeriale. La realtà delle pratiche artistiche contemporanee è invece per sua stessa natura esuberante e trasversale. Da almeno vent’anni stiamo assistendo a un meticciato artistico oggi essenziale per costruire l’identità – deflagrata – di ogni artista. In particolare, con l’inizio del terzo millennio abbiamo conosciuto una vera e propria mutazione ontologica dei fatti artistici, tale ad esempio da risemantizzare il teatro. Se prendiamo le formazioni di punta del teatro di ricerca italiano anni 2000 – Anagoor, Santasangre, Città di Ebla, gruppo nanou, Sineglossa, Opera, fra gli altri – la comune tensione translinguistica che le percorre promana un’idea di teatro come tessuto connettivo delle arti, background capace di unire diverse esperienze, formati e linguaggi. Nelle loro creazioni la parola è rimpiazzata da segni linguistici, il corpo è virtualizzato, la figura umana ripensata come segno tra segni, dentro una testualità composita. Sebbene il teatro non sia banalmente ridotto alla sua scatola scenica, per simili progetti votati alla sperimentazione sarebbe più opportuno parlare di “scena”, distinguendo in questo modo il contesto che le ospita da quelle attività (performative o paraperformative) che necessitano, loro malgrado, di uno spazio teatrale per manifestarsi. Probabilmente la dimensione circense dell’arena e dello chapiteau – che pure ha conosciuto col nouveau cirque diverse trasformazioni – rischia meno del teatro ospitalità esterne, incursioni di parvenus (raramente infatti un attore o un danzatore sceglie il circo come spazio di spettacolo, a meno che non si tratti di una comparsata o di un invito particolari). Il teatro è piuttosto accolto dal circo “idealmente”, come forma cioè di emancipazione drammaturgica e di istanza drammatica. Attingendo dai festival nazionali dello scorso anno, prendiamo come esempio, tra gli altri, la Cie Rasposo con uno degli ultimi lavori, Morsure: qui non si rinuncia allo spazio tradizionale del tendone (pur privilegiando la frontalità dell’azione) né al numero acrobatico, ci si giova però del collante di una drammaturgia per quadri e della drammatizzazione di una storia che lo renda plausibile, mentre il virtuosismo esecutivo viene sorretto dalle stampelle di una recitazione interpretativa. Il teatro vi si manifesta nei termini di un’organizzazione di oggetti e della loro narrazione attraverso situazioni e personaggi, più o meno abbozzati.


foto di Daniel Michelon

spettacoli, quali Centaur and the Animal e Golgota, realizzati ad hoc per il teatro e senza un corrispettivo per l’arena circolare. In entrambi la perfetta convergenza di arti, tradizioni e tecniche disparate si accompagna – ed è il caso specifico di Bartabas – a un trattamento della presenza animale in scena capace di intercettare la sensibilità contemporanea di teatranti e addetti ai lavori. Ancora tre esempi (di circo in teatro) che misurano la temperatura di un quasi perfetto sodalizio tra le due arti in forme originali di rappresentazione: Capilotractées del duo franco-finlandese KosonenAbonce, Fall, Fell, Fallen di Lonely Circus e Or Cirque di Circus Foetus. Nella prima creazione il recupero delle antiche pratiche di legatura dei capelli per la sospensione aerea non è finalizzato all’esibizione virtuosistica e freak di un’abilità; manifesta per contro una graffiante critica ai modelli estetici occidentali declinando in chiave femminista l’esercizio femminile della cura dei capelli. La drammaturgia del lavoro denuncia del resto l’intenzione di eludere il pezzo di bravura, interrompendo per lo più la sua esecuzione con bruschi tagli dell’accompagnamento musicale, oppure attraverso una partecipazione straniata, brechtiana, del performer all’azione. Nella creazione di Lonely Circus l’equilibrismo del performer Sébastien Le Guen supera la dimensione di gioco e sfida, proprio della disciplina, costruendo architetture geometriche e sistemi spaziali trasfigurati dal disegno luci. Il motivo della caduta, tematizzato a partire dal titolo (il paradigma inglese del verbo to fall, cadere), sviluppa luoghi esistenziali del rapporto (tutto maschile) con la gravita del corpo, l’orizzontalità mortale versus la verticalità metafisica e la caduta come alternativa ludica al fallimento. La dialettica musicale, condotta live dal compositore elettroacustico Jérôme Hoffmann, traccia inoltre piste narrative, facendo della partitura di objets trouvés campionati una fonte di ispirazione all’incedere dell’azione piuttosto che un suo pleonastico commento. Con l’opera prima Or Cirque, la giovane formazione franco-canadese basata in Québec, Cirque Foetus, porta in scena l’immaginario residuo dell’Angelo azzurro, la celebre pellicola anni Trenta di von Stroheim con Marlene Dietrich ed Emil Jannings. La dimensione dell’attesa e della noia, il clima di tensione e violenza repressa, al pari dell’alienazione e indifferenza come forme estreme del vivere baracconesco esasperano la tenzone della straniata coppia (gli ideatori e performer Thomas Saulgrain e Alma Buholzer), i cui numeri diventano esauste esibizioni di un esercizio svuotato, ora metafora di sadico assoggettamento. In tutte queste creazioni l’ideazione ha con tutta evidenza un peso maggiore delle pratiche ed è forse per questo, obliterando o rimuovendo momentaneamente l’aspetto tecnico del linguaggio, che certe creazioni diventano teatro o qualcosa che può realmente interessarlo. Verrebbe da concludere che non è sul fronte dei codici espressivi ma sul piano della rappresentazione che dobbiamo pesare l’interesse del teatro nei confronti del circo. Vale a dire quando a mettersi alla prova è il linguaggio stesso nel suo manifestarsi.

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COMUNALE BONIFAZIO ASIOLI C{&/@}TTEATRO DI CORREGGIO foto di Tiziano Ghidorsi

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nere e Eric Belloc; una residenza creativa di Piergiorgio Milano; “Nuova Barberia Carloni” (Teatro Necessario). Nella prossima stagione saranno ospitati a Correggio “Face Nord” (Cie Un Loup pour l’Homme), “Pesadilla” (Piergiorgio Milano) e un altro titolo ancora da definire (primavera 2017). In altri teatri dell’Emilia-Romagna sono stati e saranno ospitati diversi altri spettacoli, tutti inseriti in diverse formule d’abbonamento. Le maggiori difficoltà nella (nostra) programmazione sono ovviamente tecniche ed economiche: allestimenti complessi, complicazioni organizzative, spese di viaggio e ospitalità, gestione dei diritti d’autore… Il cachet artistico di una compagnia straniera spesso rappresenta la metà o poco più del costo complessivo dello spettacolo. Spesso, inoltre, gli spettacoli non sono compatibili con uno spazio teatrale tradizionale (il Teatro Asioli è un tradizionale teatro all’italiana, con declivio del palco vicino al 4%). La programmazione di Corpi&Visioni prende atto della situazione del circo contemporaneo in Italia: rispetto ad altri paesi europei o extraeuropei (Francia, Belgio,

di Alessandro Pelli Il circo contemporaneo è una porta aperta sul “mai visto” e su nuovi pubblici che difficilmente frequentano le sale teatrali, in molte sue espressioni adatto a tutte le età; quello che noi intendiamo come “circo di creazione contemporaneo” deve necessariamente implicare l’uso di tecniche (e di collegate estetiche) circensi, che però si fondono con elementi propri di altri generi teatrali: drammaturgia, coreografia, musica… Il rischio insito nella pratica di qualunque disciplina circense è, forse, la leva emotiva che trasforma lo spettacolo di circo in “esperienza” per il pubblico, che trasforma la “visione” in “partecipazione”. Di fronte alle migliori creazioni ci circo contemporaneo, il pubblico ha a disposizione diversi livelli di lettura; si manifesta così la natura “non discriminatoria” dello spettacolo, che restituisce alla persona (non più generico spettatore) un’identità comunitaria forse smarrita da altri generi teatrali e riconsegna (come qualche studioso ha sottolineato) quel senso di “festa” che la contemporaneità ha sostanzialmente cancellato. A seconda del tipo di spettacolo, i titoli possono essere inseriti in rassegne per ragazzi

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e famiglie, in stagioni di danza, nelle (non troppo) tradizionali stagioni di prosa. Toccherà all’operatore “approfittare” del nuovo pubblico che certamente si presenterà, studiando le migliori strategie di fidelizzazione all’attività teatrale nel suo complesso. Il Teatro Comunale Bonifazio Asioli di Correggio - grazie al progetto di promozione del circo di creazione contemporaneo Corpi&Visioni di cui è centro organizzativo - ha “ripreso un filo” che, in passato, ha seguito a intermittenza, adeguandosi alle scarse opportunità che il mercato italiano dello spettacolo concede. A Correggio sono stati ospitati il Circo Bidone, JeanBaptiste Thiérrée e Victoria Chaplin, i fratelli Forman, Aurelia Thiérrée, il collettivo 320 Chili… Nella corrente stagione sono stati ospitati a Correggio “Pour le meilleur et pour la pire” della Compagnie Cirque Aital; “Le Chant des Balles” di Vincent De Lave-

Canada su tutti), questo genere ha nel nostro paese una trentina d’anni di ritardo nel suo sviluppo artistico, principalmente per ragioni di insufficiente riconoscimento istituzionale. La programmazione, perciò, ricerca prevalentemente all’estero quei titoli che è possibile considerare “classici” o prodotti da compagnie di riconosciuto alto profilo artistico. La direzione artistica di Corpi&Visioni (Gigi Cristoforetti) frequenta abitualmente i maggiori festival europei ed extraeuropei di circo, che sono quindi una “fonte primaria” d’informazione, così come lo sono i rapporti diretti con le compagnie. Tutti gli spettacoli sono infatti programmati contattando direttamente le compagnie.


CIRCOLO C{&/@}T {&/@}TILDELL’ERRORE www.imacelli.it foto di Guido Mencari

di Tiziano Massaroni Escludo da questo ragionamento i sistemi teatrali cine-televisivi e o d’intrattenimento, a loro una puntata speciale. Parlo di micro realtà che lavorano nel e con l’ignoto e che in esso si aprono e si chiudono. Si, sto parlando di ricerca in senso scientifico. Il problema è che ciò accade in teatro ed il teatro non è un laboratorio ma una triade: ci sono degli artisti, degli organizzatori e il pubblico. E come per accendere un fiammifero, se manca uno dei tre elementi del triangolo (combustibile comburente innesco), non avremo mai il fuoco. Lo chiamo problema perché comporta che ogni elemento debba rincorrere gli altri per esistere. Questa condizione in un certo senso fa venir meno la ricerca, che di principio non vuole condizioni. Qui a mio avviso s’innesca il circolo dell’errore. L’artista non vuole stringere patti in nome della sua libertà di ricercatore, il pubblico vuole la libertà di non seguire la ricerca di uno sconosciuto di turno, l’organizzatore vuol farsi creatore di un disegno selezionando artisti e seducendo il pubblico. Dovremmo qui aprire una lunga ed interessante parantesi su Darwin e il mito di Narciso, quando avremo altre 3500 battute spazi compresi lo faremo. Tutti e tre gli elementi commettono un errore in nome di una libertà che il teatro non concede a nessuno. L’artista vuol imporre la sua ricerca, il pubblico chiede di comprendere questa

ricerca, l’organizzatore, in carenza del noto, e per attuare il suo disegno, cerca di colmare il vuoto dell’ignoto attuando una seduzione mirata e facendosi esso stesso tramite ermeneutico tra l’opera ed il pubblico. È in atto un errore multiplo che annulla il teatro ed il fuoco non si accende. È l’occidentale ricerca del significato che blocca tutto, come in una rigida morale. L’artista vuol trasmettere il non trasmissibile, ovvero la sua ricerca; il pubblico ha necessità di comprendere l’incomprensibile (fosse comprensibile sarebbe già codice, dunque non ricerca, come l’arte contemporanea oggi, linguaggio di massa), per liberarsi dal senso di frustrazione semantico; l’organizzatore cerca di mediare seducendo lo spettatore e poi spiegando l’opera, ovvero l’inspiegabile. Io credo che solo chi ancora non ha maturato categorie, o per età o per diversità radicali, possa recarsi a teatro. Oppure fra venti anni, partendo da zero, mettendo in atto una pedagogia fortemente decostruttiva. L’educazione, se ci deve essere, è un atto a due e se io volessi oggi portare una persona a teatro dovrei prima innamorarmene. Non può esistere un’educazione collettiva del pubblico, se non religiosa, ovvero senza crescita e solo convincitiva. Il circo da qualche anno entra ed esce dal nostro spazio. Prima di tutto sta attivando un pensiero, stiamo parlando. Io credo che davvero non sia in niente accorpabile a quelle che erroneamente si chiamano arti performative, che si dovrebbero chiamare danza e basta. È corpo come la danza, ma sta cercando altro e sta lottando con se stesso vedendo di capire cosa fare del “numero”. Consiglierei di chiamarlo solo circo, l’aggettivo “nuovo” è un ossimoro sottinteso, e “contemporaneo” anche peggio, perché associato all’arte è qualcosa ormai di arcaico. Il circo ha la carica e l’immaginario della sua storia, dei suoi chapiteau, e questa è la sua vera forza. Perché è ancora tutto così e all’alba di nuove domande. Il pubblico lo ama, gli artisti sanno ancora che il pubblico fa parte della magia del fuoco, gli organizzatori stanno un po’ a guardare, senza mettere troppo bocca, e questo silenzio è una grande bellezza.

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TEATRO PIEMONTE C{&/@}T {&/@}TFONDAZIONE EUROPA http://fondazionetpe.it http://teatroacorte.it

foto di Vincent Beaume

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foto di Lorenzo Passoni

La Fondazione Teatro Piemonte Europa promuove da anni il circo contemporaneo nella sua programmazione, sia nel corso della stagione teatrale al Teatro Astra di Torino, sia nell’ambito del festival Internazionale Teatro a Corte, giunto quest’anno alla sua sedicesima edizione, in scena a luglio in alcune delle più belle dimore sabaude del Piemonte. La Fondazione, nata con una forte vocazione europea che la porta a monitorare le nuove tendenze delle arti sceniche a livello internazionale, è attenta alle contaminazioni dei linguaggi e degli stili, dalla danza al teatro di figura, dal teatro al circo contemporaneo. E proprio il circo sa essere sempre di più crogiolo di forme artistiche differenti che si

sione di un focus scandinavo, Teatro a Corte ha coprodotto Narri, un cortometraggio di circo realizzato dalla compagnia Finlandese Circo Aereo e ambientato a Torino e in alcune dimore sabaude, un raro esempio di video sul circo che ha avuto rilevanza internazionale. L’attenzione della Fondazione nei confronti del circo contemporaneo la spinge ad ospitare sia le grandi forme di particolare impatto visivo, come il recente Super Sunday, sia forme piccole ma di grande valore come Muualla di Ilona Yӓntti e questo consente l’incontro con un pubblico ampio, dalle famiglie che amano fruire il circo nel contesto open air dei castelli, al pubblico di intenditori, operatori, giovani e amanti della ricerca e dell’innovazione che seguono gli spettacoli più curiosi e minimalisti ospitati dal festival. Il lavoro di scouting è fatto da una squadra composta dal direttore artistico Beppe Navello e da due consulenti, Sylvie Cavacciuti e Mara Serina, che frequentano diversi festival europei per selezionare il programma, dal London Mime festival a Circa di Auch a Fira Tarrega, dal Greenwich+Docklands a Cirko, alle numerose sale di Parigi e tra le pubblicazioni consultate più di frequente ci sono Juggling Magazine e Stradda, ma anche diversi siti internet. Numerose compagnie contattano direttamente la Fondazione e la ricezione di Newsletter è uno strumento prezioso insieme alla possibilità di avere a disposizione trailer video e video integrali che aiutano a scegliere quali spettacoli andare a vedere dal vivo.

fondono e vivono l’una entro i confini dell’altra, generando ibridazioni e innovazioni che sanno cogliere le nuove istanze delle arti sceniche, obiettivo artistico perseguito dalla TPE. Numerosi gli artisti e le compagnie internazionali che sono passati in questi anni nei cartelloni della stagione e del festival, da Philippe Genty ad Aurélia Thierrée, da Yoann Bourgeois a Camille Boitel, da Chloé Moglia a Jeanne Mordoj, da Collectif Petit Travers a Gandini Juggling, con grande successo di pubblico. In media nella stagione sono presenti tre spettacoli di circo e nel festival sette o otto. Nel 2014, in occa-


TEATRO MESSINA C{&/@}T {&/@}TE.A.R. www.teatrodimessina.it foto di Daniel Michelon

di Corrado Russo Manager of International Programming Il nostro Ente ha iniziato da circa un anno la programmazione del circo contemporaneo all’interno della stagione invernale, perché già da tempo mi occupo di questo genere che ho sempre inserito nelle programmazioni da me curate. Abbiamo voluto rinnovare l’offerta culturale del nostro teatro, ampliandola ad altri generi e contaminazioni che potessero offrire un programma eterogeneo, e nel contempo intercettare nuovo pubblico. Scegliamo sempre con l’ottica di formare il gusto del pubblico al linguaggio del circo contemporaneo, quindi per adesso programmiamo spettacoli in cui l’arte del circo sia inscritta dentro una drammaturgia più ampia e complementare, e che non sia pura rappresentazione dell’abilità circense. La nostra sala è abbastanza grande, circa 1200 posti con un palcoscenico ampio, per cui la scelta è quasi sempre ricaduta su spettacoli da grande sala. Abbiamo consta-

spesso è più facile condividerle con teatri del centro o nord Italia. Però per le compagnie francesi riusciamo ad abbattere i costi grazie al supporto di Enti ed Istituzioni privati che supportano i viaggi ed i trasporti, come l’Institut Francais Italia e la Fondazione Nuovi Mecenati 6. Per aggiornare le nostre conoscenze sul circo contemporaneo e selezionare gli spettacoli in programmazione partecipiamo a focus o festival europei, o alcuni meeting con altri operatori dove scambiamo le informazioni. Ma sicuramente è importante anche fare un’analisi del pubblico, in modo da calibrare l’offerta e la scelta degli artisti. E dunque anche un’analisi dettagliata del territorio e della comunità sociale. Il nostro teatro possiede altre sale dove poter programmare l’attività di produzione e allestimento, essendo anche un teatro di produzione. Oltre alla Sala grande abbiamo una sala più piccola, di 130 posti, Sala Laudamo, dove abbiamo fatto debuttare progetti che non sono adatti a sale grandi. Dallo scorso anno ci siamo dotati di una foresteria (due

tato che il pubblico è vario. Sempre più attratti le famiglie, ma anche i giovani. Gli abbonati over60 fanno forse maggiore fatica ad entrare in questo nuovo linguaggio ma sicuramente l’impatto è

sempre positivo alla fine. Per quanto riguarda il nostro Teatro, un problema evidente è la distanza, che ovviamente incide sui costi. Non troviamo facilmente la possibilità al Sud di condividere delle scelte programmatiche con altre strutture equivalenti alla nostra, e

guest house) che ci consentono di ospitare gli artisti con utilizzo di cucina. Inoltre abbiamo un laboratorio di costruzione scenografica ed una sartoria. Questo ha consentito di poter accogliere in residenza alcuni artisti, non solo di circo, ma anche di prosa o danza per sostenerli nel processo di produzione. Attualmente non abbiamo un bando di selezione per la residenza, ma scegliamo noi in base ai contatti personali, e spesso abbiamo privilegiato artisti del Sud, Sicilia in particolare. Essendo un Ente pubblico ci è sembrato prioritario sostenere il lavoro di gruppi che non hanno spesso uno spazio dove allestire le proprie creazioni.

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www.progettoquintaparete.it

INDAGINE DEI BISOGNI FORMATIVI, PROGETTO PEDAGOGICO, RISULTATI ATTESI a cura di Melting Pro

PREMESSA Melting Pro Learning (MeP), nell’ambito del Progetto Quinta Parete, è stata coinvolta nella pianificazione ed erogazione delle attività di formazione degli operatori delle organizzazioni coinvolte nel progetto, al fine di sviluppare competenze legate all’audience development. Partendo da una cornice di riferimento rappresentativa della formazione in ambito di audience development in paesi come l’Italia, l’Inghilterra, la Danimarca, la Spagna e la Polonia, l’idea è stata quella di trasferire e adattare i risultati del progetto ADESTE (Audience DEveloper: Skills and Training in Europe), all’interno del quale MEP è partner di progetto, agli scopi e ai partner del progetto Quinta Parete, beneficiari diretti della formazione. I fabbisogni formativi non sono sempre evidenti e immediatamente acquisibili, per questo è stato necessario rilevarli attraverso un’indagine il cui l’obiettivo era definire il gap tra le competenze in essere e quelle da sviluppare relative al tema dell’audience development. Sulla base dei risultati di questa indagine è stato strutturato un percorso formativo con l’obiettivo di colmare il gap di competenze riscontrate.

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FASI DELLA RICERCA E RACCOLTA DATI L’analisi sui fabbisogni formativi è uno studio che solitamente comporta due fasi (Muhammad & Rashid, 2011). La prima, una fase “diagnostica”, ha l’obiettivo di identificare le inconsistenze rispetto alla performance standard attuale, le competenze possedute e di elencare le inconsistenze in ordine di criticità”. La seconda fase, definita “curativa”, necessaria “per trovare le soluzioni alle inconsistenze, e decidere di usare una formazione formale, informale, o entrambe, per la loro soluzione”. È stato scelto un approccio metodologico qualitativo, supportato dai dati delle ricerche già esistenti, rappresentativo del settore culturale in termini di indagine di fabbisogno formativo sulle tematiche di audience development. La ricerca si è articolata in due fasi principali: 19 interviste semistrutturate di 45 minuti condotte in presenza, via Skype e al telefono, nell’autunno del 2015; un workshop formativo/informativo tenutosi a Genova nel dicembre 2015, in occasione della due giorni dedicata al tema dell’Audience Development, organizzata dal progetto Quinta Parete in collaborazione con il festival Circumnavigando. L’analisi è stata finalizzata alla conoscenza: delle caratteristiche strutturali e dinamiche interne ed esterne all’organizzazione; delle caratteristiche dei processi decisionali e gestionali organizzativi; dei bisogni espressi dagli individui in termini di competenze e conoscenze di determinati argomenti legati all’audience development; delle criticità e vantaggi di investire sull’audience development.

foto di A.R.

CORSO DI FORMAZIONE IN AUDIENCE DEVELOPMENT


un progetto di

Questo percorso formativo promuove la nascita in Italia di un nuovo profilo professionale legato allo sviluppo del pubblico, ed è rivolto agli operatori partner di Quinta Parete che si occupano di progettazione strategica, programmazione artistica, comunicazione e marketing. Il corso, partito a febbraio, vede impegnati fino all’autunno prossimo otto operatori, in rappresentanza di 8 organizzazioni italiane attive sul fronte

con il sostegno di

del circo contemporaneo (Sarabanda / festival Circumnavigando; festival Cirkfantastik; Circo all’incirca; Scuola di Circo Flic; Ass. Quattrox4; Dinamico Festival; CLAPSpettacolodalvivo; Idea Agorà / festival Mirabilia). Una seconda serie di 8 operatori, in rappresentanza di altre 8 organizzazioni italiane attive sul fronte del circo contemporaneo, verrà coinvolta nel corso del 2017 in un analogo percorso formativo.

FASE DIAGNOSTICA E FASE CURATIVA Partendo dai risultati dell’analisi dei fabbisogni latenti ed esplicitati, l’obiettivo della formazione intende sviluppare un approccio strategico all’audience development in linea con gli obiettivi e con le risorse dell’organizzazione. La formazione si basa su un approccio all’audience development come processo continuo e olistico di pianificazione strategica in cui la centralità del pubblico ispira e guida la gestione dell’organizzazione culturale nel suo complesso. Il concetto di audience development è quindi considerato: un processo pianificato e guidato/connesso a una mission; un aiuto a bilanciare gli scopi sociali, di sostenibilità finanziaria e ambizioni creative; una filosofia dell’organizzazione – che coinvolge la programmazione, educazione, marketing e front office; un ambito per i pubblici esistenti e quelli nuovi; un ambito per le relazioni a lungo termine. La formazione ha l’obiettivo di sviluppare competenze tecniche su: strumenti di pianificazione strategica dell’audience development; strumenti di ricerca sociale: strumenti per l’analisi del pubblico; segmentazione; comunicazione; dinamiche organizzative; strategie di marketing; co-progettazione. Ma anche competenze trasversali (soft) che aiutino a portare le persone a diventare: agente di cambiamento; connettere/mettere in relazione internamente ed esternamente. Sviluppare competenze di: negoziazione e persuasione; visione (mission); legittimazione; valori culturali; capacità di condivisione.

responsabile della formazione

Riportiamo in queste pagine un abstract del lavoro di indagine, analisi e pianificazione didattica, condotto da Melting Pro per il Progetto Quinta Parete, che è alla base del percorso formativo in corso di svolgimento. La versione integrale del report finale sull’indagine sui fabbisogni formativi del settore è pubblicata sulla piattaforma www.progettoquintaparete.it/formazione2

Per lo sviluppo delle competenze trasversali di negoziazione e di leadership è stata scelta la metodologia dell’Action Learning, una metodologia coaching di gruppo, che facilita e ottimizza il funzionamento di gruppi di persone che si incontrano per discutere e condividere sfide reali, imparando dall’esperienza attraverso la riflessione comune e l’azione. La fase alterna 2 workshop intensivi in presenza di 3 giorni ciascuno a sessioni di approfondimento online. Inoltre ai partecipanti viene richiesta l’elaborazione di un loro piano di audience development.

RISULTATI ATTESI Alla fine della formazione i partecipanti saranno in grado di: promuovere un approccio professionale all’Audience Development; raccogliere e analizzare i dati sui propri pubblici esistenti e potenziali; applicare nuove tecniche di pianificazione strategica incentrate sugli spettatori; selezionare le tecniche più efficaci di costruzione e formazione di nuovi pubblici, ispirandosi a buone prassi internazionali; comprendere e adattare diverse pratiche di audience engagement, dalla mediazione culturale alla co-creazione, sfruttando le opportunità offerte dalle risorse digitali; sviluppare competenze per negoziazioni efficaci in grado di contribuire alla sostenibilità delle proprie organizzazioni; valorizzare i propri punti di forza personali per un nuovo modello di leadership; prendere parte a un network di operatori specializzati in Audience Development per il circo contemporaneo italiano.

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Oltre ad essere un sano passatempo, il circo è anche uno strumento efficace per aumentare l’inclusione sociale e il benessere fisico. In questo contesto il progetto PEYC mira ad accrescere le competenze professionali dei docenti e dei formatori di arti circensi, a incoraggiarli nel comprendere il loro ruolo come operatore giovanile, a migliorare la qualità del lavoro nelle scuole di circo educativo di tutta Europa. Nel corso del progetto, diversi momenti di formazione saranno organizzati nel periodo 2015/2017 per i formatori di arti circensi, per i direttori e altro personale amministrativo delle scuole di circo educativo. Tra queste 4 masterclass sulle discipline cardine del circo:

www.peyc.eu www.jugglingmagazine.it/peyc

MASTERCLASS IN ACROBATICA AEREA 13/18 DICEMBRE 2015, NEERPELT (BELGIO) di Marika Riggio Circopificio, Palermo In questa full immersion con insegnanti provenienti da tutta Europa, svoltasi all’interno di una cittadella sportiva immersa nel bosco, lontano dal tran-tran della vita quotidiana, abbiamo affrontato vari aspetti dell’insegnamento con Vicki Amedume, performer aerea e regista nota in ambito internazionale. Dopo aver frequentato il CNAC, nel 2004 fonda la compagnia ‘Upswing’ per ampliare il suo lavoro di trapezista e coreografa. Vicki vanta inoltre una grande esperienza in ambito registico e la presenza in molti festival ed eventi, oltre a lavorare come insegnante e relatore in varie realtà di scuole di circo e università europee. Altra sessione interessante a cura di Steven Desanghere, che ha introdotto delle nozioni sul circo sociale basate sugli studi di vari psicologi applicati al circo. Un ricco programma che passa attraverso l’acrobatica aerea concentrandosi su vari temi: sicurezza fisica e assistenza, anatomia, costruzione di una lezione, sicurezza e rischi diretti da Vicki ed

MASTERCLASS IN EQUILIBRISMO

17/22 GENNAIO 2016, STRASBURGO (FRANCE) c/o scuola di circo Le Graine de Cirque di Novella Morellini Catapulta Circo Teatro, Civitavecchia e Valentin Hecker Sul filo e Dintorni, Orvieto Il programma era prestabilito solo in parte e già prima di arrivare a Strasburgo ci era stato chiesto di scrivere ed inviare le nostre esigenze e domande, e la propria specialità di equilibrismo che avremmo voluto condividere con gli altri partecipanti attraverso una lezione da noi guidata. […] Le Graine de Cirque, che ci ha ospitato, è una scuola eccezionale che dispone di tre tendoni, ognuno usato per uno scopo diverso. […]. L’atmosfera del gruppo era caratterizzata da un grande entusiasmo di conoscersi, di scambiare e di condividere. La passione con la quale ognuno porta avanti i propri progetti era palpabile, anche nel riportare la propria esperienza per creare basi comuni di approccio e di metodologia. La responsabile dell’organizzazione, Marjolein, aveva una grande capacità di ascolto e con sensibilità traduceva in situazioni concrete ogni tipo di esigenza. […]. Dividendoci per discipline specifiche dell’equilibrio (trampoli, monociclo, filo teso, etc), ci siamo confrontati sulle differenti tipologie di programma-

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zione educativa in base a differenti periodi di tempo […]. Ci siamo confrontati sulla preparazione di warm up e giochi sull’equilibrio e scambiati nozioni specifiche sulle tecniche, tenendo workshops gli uni agli altri (skill sharing). Punti già prestabiliti nel programma, erano invece gli approfondi-


acrobatica aerea, equilibrismo, acrobatca al suolo, giocoleria, con l’obiettivo di migliorare le competenze, la motivazione e l’identità professionale dei formatori di circo educativo, fornendo loro nuovi strumenti pedagogici e l’opportunità di uno scambio di tecniche e buone pratiche con formatori esperti di altri paesi europei. PEYC è un progetto finanziato dal programma europeo Erasmus+ e vede il partenariato di 9 organizzazioni europee di circo educativo: Suomen NuorisoSirkusliitto (FIN, capofila), Bundesarbeitsgemeinschaft Zirkuspädagogik (DE), Vlaams Centrum Voor Circuskunsten (BE); Cirkus Tværs af 1990 (DK); Fédération Française des Ecoles de Cirque (FR); Circus Works (UK), Circomundo (NL), Giocolieri e Dintorni (IT), Plataforma Espanola Escuela de Circo (ES). Qui di seguito un estratto dei report a cura dei partecipanti italiani alle prime due masterclass. Le versioni integrali sono pubblicate su www.jugglingmagazine.it/peyc

intervallati da momenti di scambio tra i vari partecipanti alla masterclass, che hanno proposto attività legate alle fasi di lavoro come riscaldamento e defaticamento, oppure creazione di un numero, tutto in chiave ludica. Tanti giochi attraverso i quali riuscire a raggiungere gli obiettivi che il circo pedagogico si prefissa. Importanti momenti di confronto e di valutazione alla fine di ogni giornata hanno scandito la chiusura del programma con due ore, subito dopo cena, di libero scambio e condivisione, oltre che personale anche di tecniche d’insegnamento e assistenza agli allievi. Molto interessante è stata una giornata interamente dedicata a un gruppo di insegnanti esterni provenienti dall’Olanda e dal Belgio, ai quali sono stati proposti vari mini atelier da noi diretti, dove abbiamo messo in pratica le nostre conoscenze e le nuove nozioni apprese durante la masterclass. Un’esperienza straordinaria, alla quale ne seguiranno altre, e finalmente una piattaforma dove confrontare e condividere le esperienze di tutta Europa che dia la possibilità di utilizzare un linguaggio e strategie comuni. Un’occasione preziosa che mi ha fatto realizzare la giusta direzione sulla quale lavorare e gli strumenti da usare per creare un programma didattico ben concepito.

menti con esperti esterni. Steven Desanghere, dalla Scuola di Circo di Gent, Belgio - esperto di formazione in gestione dei conflitti, dinamiche di gruppo, insegnamento e apprendimento e lavoro con la diversità - è un professionista di grande sensibilità e con molti anni di esperienza nel circo sociale. È dal suo workshop che deriva il titolo-fulcro della masterclass: “Supporto dell’identità degli allievi attraverso il circo”. Philippe Brasseur è un “coltivatore di idee”. Dopo una carriera nella pubblicità e nell’organizzazione di eventi, oggi si occupa di consulenza e formazione sul tema della creatività; ha scritto e illustrato diversi libri per bambini e adulti proprio su questo tema, alcuni pubblicati anche in Italia. A Bruxelles ha perfino aperto un centro chiamato “Creatività”. Il suo workshop era incentrato indovinate su cosa? Il titolo era “Possiamo insegnare la creatività?”. I temi affrontati con questi esperti esterni sono stati molto interessanti. Sarebbe riduttivo parlarne in questo articolo, per cui troveremo l’occasione di approfondire in un incontro di condivisione al Meeting degli operatori 2016. Una sera inoltre, Le Graine de Cirque ha messo a disposizione l’esperienza di uno dei suoi insegnanti, Joan, che ha tenuto un workshop incentrato sulla sfera di equilibrio, tecnicamente avanzato e molto interessante.

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‘IL CIRCO NELLA TERRA DELLE ORIGINI’

PRIMO FESTIVAL DEL CIRCO AFRICANO foto di Adriano Marzi

27/29 NOVEMBRE 2015 ADDIS ABABA (ETIOPIA) www.africancircusfestival.com www.fekatcircus.com

di Giorgia Giunta Coordinatrice del Fekat Circus Il circo in Africa esiste da sempre, solo che gli africani non lo chiamano circo. In Africa, portare delle giare piene d’acqua in testa, mettere una dozzina di cesti uno sopra l’altro o arrampicarsi sui ponteggi improbabili degli edifici in costruzione fa parte della quotidianità, lo si fa con grande nonchalance e nessuno si ferma a guardare estasiato o ad applaudire. Ciò nonostante, la febbre del circo, inteso come lo si intende in occidente, ha contagiato anche il continente nero. Negli ultimi vent’anni sono nate numerose scuole e compagnie. A mia conoscenza: in Marocco, Senegal, Burkina Faso, Benin, Guinea, Egitto, Etiopia, Kenya, Uganda, Zambia, Mozambico, Madagascar e Sud Africa. Questa proliferazione ha due ragioni: una è che il bel corpo muscoloso degli africani si presta allo sforzo fisico, l’altra è che per i giovani il circo rappresenta la bacchetta magica che apre le invalicabili frontiere del mondo occidentale. I circensi africani difatti sono molto apprezzati nel mondo ed eccellono particolarmente nei numeri che richiedono forza e resistenza. Sono famosi per le loro acrobazie e a volte sembrano avere le molle ai piedi. I loro spettacoli trasmettono grande allegria grazie alle loro musiche, alle loro danze, ai sorrisi che farebbe-

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ro sciogliere un iceberg e alla loro grande carica energetica. Laddove il circo ha una storia antica questi spettacoli possono sembrare un po’ ingenui ma forse è proprio questa ingenua freschezza a caratterizzarli e ad attirare simpatia. Spesso dietro a questi circhi c’è lo zampino di qualche muso bianco che aiuta a trovare fondi e contatti per realizzare tour all’estero. Senza tourné infatti molte di queste compagnie non riuscirebbero a

sopravvivere. Se di arte non si campa in Europa, figuriamoci in Africa! A dirla tutta, in città la gente e il denaro non mancherebbero, manca piuttosto la tradizione di assistere agli spettacoli. In Etiopia, per esempio, nel tempo libero si va in chiesa a pregare, mentre le nuove generazioni sono fan del cinema. Per ora il modello di circo vincente in Africa è quello del circo sociale, ovvero del circo sovvenzionato con fondi umanitari per le attività che esso svolge nella comunità.


prire e sviluppare il loro talento. Nei primi anni il gruppo è stato supportato da una ONG italiana (CIAI), aveva un piccolo spazio, qualche clava e alcune palline e tanti giovani pieni di buone intenzioni. Oggi il Fekat Circus conta 26 dipendenti molti dei quali sono artisti, istruttori di circo ed animatori cresciuti all’interno del circo. Oltre a gestire una scuola di circo in una piccola affascinante casa nel centro storico di Adds Abeba, dove abbiamo costrui-

to una importante struttura per allenamenti e spettacoli, i giovani del Fekat conducono un progetto di clown-terapia nel reparto pediatrico del più grande ospedale di Etiopia e svolgono attività ricreative all’interno di diverse strutture pubbliche e private (carcere minorile, orfanotrofi, associazioni impegnate nel recupero di bambini di strada). Inoltre, negli ultimi quattro anni la troupe del Fekat Circus ha realizzato delle tourné estive in Italia (grazie a Nomad Adventure) e Spagna (grazie a Creatividad Solidaria). Queste tourné non hanno portato un grande profitto in termini economici ma hanno contribuito considerevolmente alla crescita professionale del gruppo. Dopo questi primi dieci anni di vita al Fekat Circus abbiamo capito che la parte sociale è nobile e bella ma che per non dipendere dalla generosità altrui occorre aprirsi anche al settore commerciale. Nel 2014 il Fekat Circus ha chiuso il proprio bilancio annuale con 70.000 euro, di cui l’80% da aiuti esteri ed il 20% da servizi forniti in loco. Questi numeri mostrano quanto lavoro ci sia ancora da fare per raggiungere l’autonomia. Dalla triplice necessità di sviluppare un mercato per i circhi in Africa, stimolare l’interesse del pubblico e delle istituzioni

e valorizzare i circhi locali, è nata l’idea del primo Festival del circo africano. Il Festival si è tenuto ad Addis Abeba, capitale politica dell’Africa, nel novembre del 2015 ed è stato organizzato dal Fekat Circus grazie a finanziamenti dell’UNESCO, del Prince Claus Fund, della Fondazione Alta Mane e della delegazione dell’Unione Europea. Per la prima volta nella storia, 107 artisti circensi africani riuniti su un palco africano! Le otto compagnie, che hanno dimostrato di

citare la folta delegazione italiana composta da alcuni membri del Circo Paniko, del Magda Clan, più alcuni cani sciolti come Carole Madella, Simone Riccio, Simone Romano. Queste persone venute a proprie spese sono testimonianza di genuina solidarietà internazionale e la dimostrazione di come le relazioni umane, nate grazie al circo, possano colmare delle carenze economiche. Il festival, ad ingresso gratuito, ha accolto oltre 12.000 visitatori, molti dei quali hanno potuto assistere per la prima volta ad uno spettacolo di circo. Alle tre giornate di spettacoli sono seguite due giornate di laboratori dove ogni com-

possedere un’immensa ricchezza e varietà artistica e culturale, sono state selezionate in base al livello di professionalità artistica e di attivismo all’interno del paese di origine: ActionArte (Sud Africa), Alea des possibile (Madagascar), Circus Debre Berhan (Etiopia), Circus Zambia (Zambia), Fekat Circus (Etiopia); Sencirk (Senegal), Sarakasi (Kenya). Ben diciotto persone sono state ingaggiate per l’organizzazione del festival e fondamentale è stato anche il supporto di cinquantun volontari venuti da ogni angolo del mondo. Tra questi è doveroso

pagnia ha potuto trasmettere il proprio know how, e tre intense giornate di riunioni e chiacchiere non-stop tra i manager per condividere e confrontare le proprie esperienze, per programmare prossimi incontri e scambi tra le realtà di circo africane. Non c’è dubbio che i partecipanti sono usciti da questa esperienza con un bagaglio di nuovi stimoli, idee e strumenti. Per il Fekat Circus è stato il coronamento di un sogno. Ci sono voluti più di due anni di duro lavoro, e se dovessi rifarlo, sarei pronta a rincominciare anche domani. Viva il circo!

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CIRCO ELLA TERRA ELLE ORIGINI’

UNA TASK FORCE DI SUPPORTO AL FESTIVAL di Simone Riccio

La storia del Fekat Circus ne è un esempio significativo. Da quando è nato nel 2004 ha sviluppato diversi progetti in Etiopia per coinvolgere le fasce più svantaggiate. Come racconta Dereje, uno dei fondatori,”per iniziare non abbiamo dovuto fare granché: abbiamo messo musica in un vecchio registratore e dai dintorni è arrivato un nugolo di ragazzini”. Il nome “Fekat” è stato scelto da uno dei fondatori e significa “che sboccia” perché grazie al circo molti ragazzi riescono a sco-

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L’esperienza è iniziata già all’arrivo in aeroporto ad Addis Abeba. Mai come in questo viaggio ho avvertito forte la sensazione di aver cambiato continente! Dereje, direttore del Fekat, è venuto a prenderci all’aeroporto alle 6 del mattino con un minibus e, nonostante le poche ore di sonno ed il viaggio stancante, l’impulso energetico che abbiamo ricevuto è stato così forte da tenerci in fibrillazione, ed in grande predisposizione produttiva, fino alla fine del festival. Il lavoro che il Fekat svolge a livello sociale è unico! Non si occupa solo di promuovere il circo in Africa, nè di fare le veci di una Caritas che aiuta i ragazzi in strada, negli ospedali o nelle periferie della città. Fekat Circus, a mio avviso, offre a tutti la possibilità di vedere la vita sotto un’altra prospettiva. È bastato un attimo per sentirmi in famiglia. Giorgia, mitica mamma di tutti, ci ha accolti a braccia aperte, e lo stesso è valso per “i ragazzi” del Fekat, numerosi, solari, allegri, e desiderosi di conoscerci. Un gruppo di una quindicina di professionisti e appassionati del circo, dall’Italia, dalla Spagna, dal Belgio, dagli Stati Uniti, etc, è venuto ad Adis Abeba una settimana prima che arrivassero gli artisti ufficiali del festival, per supportare l’evento in forma totalmente gratuita. Al nostro arrivo abbiamo organizzato due serate di cabaret, tutto europeo, che ha promosso adeguatamente il festival ad una settimana dal suo inizio. Nonostante il cabaret fosse “improvvisato” è stato un successo, tutti si sono divertiti, compresi noi artisti, che eravamo inizialmente abbastanza “spaesati”. Tutti abbiamo creduto nel significato di questa iniziativa e noi volontari avevamo il compito di prenderci cura degli oltre 100 artisti africani invitati al festival. Dalle mansioni più semplici, come riceverli al loro arrivo o a quelle più complesse, come soddisfare le esigenze artistiche e tecniche di così tanti artisti, prima e durante gli spettacoli (luci, audio, scenotecnica, allestimento del palco, back stage, etc.). Tutto, malgrado la mole enorme di lavoro, è stato svolto con la massima professionalità, e il palcoscenico del festival non ha avuto niente da invidiare ai migliori stage europei. Aspetti del festival che avevano bisogno di essere rodati sono gradualmente andati a regime, grazie soprattutto ad un impegno e un atteggiamento di umiltà estremamente produttiva da parte di tutti. Finito il tempo dedicato agli spettacoli il Fekat Circus ha avuto la brillante idea di organizzare dei workshop interattivi, in cui ognuno poteva essere maestro ed allievo: il gruppo acrobatico del Kenia, la danza tradizionale Etiope, il teatro contemporaneo dello Zambia, i clown egiziani, ci hanno sicuramente arricchiti. Questo non prima di essere andati tutti insieme (e stiamo parlando di circa 80 persone) a trascorre un giornata meravigliosa al locale stabilimento termale. Grandi risate, e acrobazie in piscina, europei ed africani insieme, monopolizzando l’intero stabilimento.


FIX

è una formazione continua per operatori di circo e educatori che vogliono porre le loro competenze artistiche al servizio del sociale. Il programma, definito dai formatori di AltroCirco in collaborazione con i formatori del Cirque du Monde e i pedagoghi della Fondazione Patrizio Paoletti, vuole permettere a operatori, artisti, educatori e ai responsabili delle scuole di circo, di evolvere nelle loro pratiche, di strutturare una metodologia consapevole e di confrontarsi con nuovi orizzonti e modalità per promuovere il circo come strumento di intervento e trasformazione educativa e sociale.

A CHI SI RIVOLGE

Su presentazione di curriculum e lettera di motivazione, la FICS si rivolge a insegnanti di circo, di discipline artistiche e sportive, educatori e operatori sociali che dimostrino un’esperienza artistica o pedagogica.

DOVE

La formazione si svolgerà in diverse scuole di circo sociale italiane. Un calendario decentralizzato che vuole favorire una partecipazione trasversale e la connessione fra le diverse realtà.

CERTIFICAZIONE

Al termine del percorso, al superamento degli esami previsti, i partecipanti otterranno un attestato di frequenza e una certificazione delle competenze acquisite rilasciato dal Corso di Laurea in Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Tor Vergata (Roma).

REGISTRO NAZIONALE PROGETTI DI CIRCO SOCIALE Il Registro nasce con l’intento di fornire informazioni sul lavoro delle associazioni, promuovere e facilitare le collaborazioni, gettare le premesse per un riconoscimento del settore e la creazione di un network nazionale. Le modalità per esservi inseriti sono disponibili su www.jugglingmagazine.it

Piemonte Fondazione Uniti per Crescere Insieme Via Pacchiotti 79, 10146 Torino Sara Sibona 011 19836531www.unitipercrescereinsieme.it

Lombardia

Friuli Venezia Giulia Veneto Emilia Romagna Toscana Lazio Campania Puglia

Fuma che n’duma via XX Settembre 30, 10022 Carmagnola (TO) Giuseppe Porcu 333 2742858 www.bimbocirco.wordpress.com Jaqulè via Lazio 2, 10043 Orbassano (TO) Enrico Giacometto 328 7828323 www.jaqule.com Teatrazione via Rismondo 39/f, 10127 Torino Italo Fazio 011 5889562 www.teatrazione.com Giocolarte via Acerbi 133, 27100 Pavia Bruna Ventura 349 1470123 www.giocolarte.wordpress.com Campacavallo via F.lli Rizzardi 15, 20151 Milano Gabriella Baldoni 347 8571338 www.campacavallo.com Quattrox4 via Privata Pericle 16, 20126 Milano Elisa Angioni 348 2269315 quattrox4.com Spazio Bizzarro via del Portone 6, 23887 Olgiate Molgora (LC) Nicola Bruni 333 1903879 www.spaziobizzarro.com Circo all’inCirca via Piemonte 84/8, località Padernò, Udine Davide Perissutti 340 6052371 www.circoallincirca.it Ancis Aureliano Onlus via Fogazzaro 12, 36030 Caldogno (VI) www.dottorclownitalia.org Circo in Valigia via Panzotti 6, 36040 Salcedo (VI) Nicoletta Grolla Cegalin 349 1632427 www.circoinvaligia.it Ludica Circo viale Verona 107, 37100 Fumane (VR) Stefania Garaccioni 347 9121866 www.hermete.it Circostrass via Gilioli 48, 41012 Carpi (Modena) Cosetta Bottoni 347 1718894 www.circostrass.it Circo Libera Tutti via Marconi 108, 50056 Montelupo Fiorentino Samuele Mariotti 333 4022331 www.circoliberatutti.it Circo Tascabile via Filicaia 2, 50065 Pontassieve (FI) Claudia Brandani 380 3585691 www.circotascabile.com Inerzia via Francesco Grimaldi 127, 00146 Roma Leonardo Varriale 347 6531329 www.inerzia.org Circo Corsaro via Dietro la Vigna 14, 80145 Scampia (NA) Maria Teresa Cesaroni 339 3927461 FB Scuola di Circo Corsaro Social Circus Quartiere Leuca, Lecce Dario Cadei 335 5407829 FB Social Circus Quartiere Leuca Un Clown per Amico/Circo Botero st. Modugno Carbonaro 4/8, 70123 Bari Michele Diana 348 0535875 www.unclownperamico.com

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REGISTRO NAZIONALE CORSI/SCUOLE DI CIRCO LUDICO EDUCATIVO Il Registro nasce con l’intento di fornire informazioni sul lavoro delle scuole, promuovere e facilitare le collaborazioni, gettare le premesse per un riconoscimento del settore e la creazione di un network nazionale. Le modalità per esservi inseriti sono disponibili su www.jugglingmagazine.it

Piemonte Arcobaleno via delle Fontane 60, 13011 Borgosesia (VC) Ilaria Sitzia 348 8123417 www.sportarcobaleno.it

Lombardia

Trentino Alto Adige

Friuli Venenzia Giulia Veneto Liguria Emilia Romagna

Toscana

Marche Abruzzo Umbria Lazio

Basilicata Puglia Sicilia Sardegna

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Chapitombolo via Baldichieri 18, 14013 Monale (AT) Olivia Ferraris 339 7740738 www.chapitombolo.it Circo Clap via Don Giovanni Minzoni 17, 28041 Arona (NO) Laura Cant 328 8891533 www.circoclap.it Dimidimitri via Sforzesca 2, 28100 Novara Marco Migliavacca 333 1866430 www.dimidimitri.com Flic Scuola di Circo via Magenta 11, 10128 Torino Dario Sant’Unione 339 8394275 www.flicscuolacirco.it Fuma che n’duma via dei Salici 16, 12035 Racconigi (CN) Giuseppe Porcu 333 2742858 bimbocirco.wordpress.com Jaqulè via Lazio 2, 10043 Orbassano (TO) Enrico Giacometto 328 7828323 www.jaqule.com Macramè Strada dei Sent 16, 12084 Mondovì (CN) Marco Donda 347 8251804 www.scuoledicircomacrame.blogspot.it Sportica via Cattaneo 41, 10064 Pinerolo (TO) Paola Martina 340 4644248 www.sportica.it Squilibria via G. di Barolo 5, 10124 Torino (TO) Francesca Casaccia 334 3012576 www.squilibria.it Teatrazione via Rismondo 39/f, 10127 Torino Italo Fazio 011 5889562 www.teatrazione.com UP Str. Salimau 1/E int. 1 12060 Pocapaglia (CN) Maria Grazia Ielapi 339 7532815 www.upscuoladicirco.com Vertigimn via Mottalciata 7, 10154 Torino Fabrizio Fanizzi 338 4189800 www.vertigimn.com Ambaradan viale Lombardia 53, 24020 Torre Boldone (BG) Lorenzo Baronchelli 339 5695570 www.ambaradan.org Campacavallo via F.lli Rizzardi 15, 20151 Milano Gabriella Baldoni 347 8571338 www.campacavallo.com Giocolarte via Acerbi 33, 27100 Pavia Marco Lam 393 8392809 giocolarte.wordpress.com Hops via Lanzi 51, 20872 Cornate (MB) Sara Papadato 348 0069417 hops.asd@gmail.com Impronte Creative / Juggling Lab Via delle Querce 125, 21013 Gallarate (VA) Luana Facchetti 347 2785195 www.circolamento.it Quattrox4 via Privata Pericle 16 20126 Milano Elisa Angioni 346 0026972 www.quattrox4.com Spaziocirco via Carrobbio 6, 20093 Cologno Monzese (MI) Sonia Belotti 338 7813115 www.spaziocirco.it Spazio Circo Bergamo via Gaetano Scirea 11, 24060 Telgate (BG) Manlio Casali 393 0082506 www.spaziocircobergamo.it Teatro Circo Puzzle Str. Padana Superiore 28, 20063 Cernusco sul Naviglio (MI) Silvia Vetralla 348 7461009 www.puzzleasd.com Animativa via Max Valier 11, 39011 Lana (BZ) Reinhard Demetz 0473 239564 www.animativa.org Arteviva via Bari 73/5, 39100 Bolzano Mauro Astolfi 333 8596111 cooperativa.arteviva@gmail.com Bolla di Sapone via S. Antonio 20, 38100 Trento Tommaso Brunelli 348 8852925 www.bolladisaponetrento.it Circomix via Tulpe 1C, 39030 Vandoies (BZ) Sigrid Federspiel 0472 869479 www.circomix.it Circo all’inCirca via Piemonte 84/8 - località Padernò, Udine Davide Perissutti 340 6052371 www.circoallincirca.it Skiribiz via Marinelli 6, 33033 Codroipo (UD) Marco Grillo 340 8304849 www.skiribiz.com Ancis Aureliano via Fogazzaro 12, 36030 Caldogno VI Arnaldi Giovanni Evaristo 347 2261288 www.dottorclownitalia.org Circo in Valigia via Panzotti 6, 36040 Salcedo (VI) Nicoletta Grolla Cegalin 349 1632427 www.circoinvaligia.it Ludica Circo c/o Hermete onlus v.le Verona 107, 37100 Fumane (VR) Stefania Garaccioni 347 9121866 www.hermete.it A testa in giù Progetto circo via Ada Negri 9/A, 19126 La Spezia (SP) Chiara Martini 339 5772543 www.atestaingiu.it/progetto-teatro/progetto-circo Facciamo Circo via Segalara 5, 19038 Sarzana (SP) Alina Lombardo 339 5878441 www.facciamocirco.it sYnergiKa piazza Palermo 12, 16129 Genova Annalisa Alcinesio 338 1172011 www.synergikaasd.com A testa in giù Compagnia Via Tolara di Sopra 90 40064 Ozzano dell’Emilia (BO) Nando e Maila 328 6493203 www.nandoemaila.it Body Studio via Paradisi 7a, 42100 Reggio Emilia Susi Alberini 338 1397924 www.bodystudio1.com Circolarmente via Mantova 4/b, 43100 Parma Albert Horvath 347 3131604 www.circolarmente.it LIV Scuola di Circo & Teatro per Bambini via R. Sanzio 6, 40133 Bologna Nicola Pianzola 051 9911785 www.liv-bo.com/scuola-di-circo-per-bambini Microcirco viale Colombo 18, 47042 Cesenatico (FC) Carla Acquarone 337 266505 www.microcirco.it Antitesi Scuola di Circo via Guidiccioni 6b, San Giuliano (PI) Martina Favilla 349 6304211 www.antitesiteatrocirco.it Circo Libera Tutti via Marconi 108, 50056 Montelupo Fiorentino (FI) Samuele Mariotti 333 4022331 www.circoliberatutti.it Circo Libre via Sambre 32, 50014 Fiesole (FI) Raffaella Fileni 388 7439717 www.circolibre.it 100% Circo Casa la Marga 69, 52010 Subbiano (AR) Simona Serafini 339 3840294 www.associazioneorsobaloo.it Circo Tascabile P.zza Cairoli 4/c 50065 Pontassieve (FI) Claudia Brandani 380 3585691 www.circotascabile.it En Piste via Bocchi 32, 50126 Firenze Julien Morot 380 7560377 www.enpiste.it La Casella strada Valacchio Casella 30, 53018 Sovicille (SI) Margherita Gamberini 347 7856564 www.lacasellacavalgiocare.it Le Cavallette via Fortunato Garzelli 11, 57128 Livorno (LI) Silvia Poggianti 347 5138729 www.circocavallette.wix.com/lecavallette Mantica Scuola di Circo via del Terminillo 20, 58100 Grosseto Ilaria Signori 328 9089250 www.compagniamantica.it Saltimbanco Scuola arte del cirko via degli Acquaioli 60, 57121 Livorno Enrico Pellegrini 329 9523295 www.saltimbancoscuolacirko.it Circoplà piazza Nenni 8, 60030 Serra de Conti (AN) Elisa Mencarelli 338 1545063 www.circopla.it La Valigia delle Meraviglie Via R. Sassi 6, 60044 Fabriano (AN) Ambra Martelli 329 5477125 www.lavaligiadellemeraviglie.com Visionaria via Maestri del Lavoro, Teatro Panettone, Ancona Valeria Mastropasqua 338 7587532 www.visionaria.org Il Circo della Luna via D’Aurelio, San Giovanni Teatino (CH) Valentina Caiano 347 0082304 FB Circo Della Luna Circo Instabile via Birago 4, 06124 Perugia Michele Paoletti 347 3867654 www.circoinstabile.it Sul Filo e Dintorni Località Padella 37, 05018 Orvieto Soledad Prieto 389 4318892 www.lastronauta.com Bigup Scuola di Circo piazza Lodi 10, 00182 Roma Leonardo Varriale 347 6531329 www.bigupcirco.it Catapulta Teatro Circo via Terme di Traiano 38, 00053 Civitavecchia (RM) Novella Morellini 333 2004091 FB Catapulta Teatro Circo SIACC via Giorgio Perlasca 71, 00155 Roma Paolo Pristipino 06 21808595 www.scuolanazionaledicirco.com Vola Voilà via Senofane 157, 00124 Roma Anna Paola Lorenzi 342 5451353 www.volavoila.it Il Girotondo Recinto Cappuccini 6, 75100 Matera Nicola Scoditti 339 2464721 www.scuoladicircoilgirotondo.it Circo Laboratorio Nomade via Serracavallo snc 74012 Crispiano (TA) Monia Pavone 329 3909909 myspace.com\circolaboratorionomade Un Clown per Amico / Circo Botero strada Modugno Carbonaro 4/8, 70123 Bari Michele Diana 348 0535875 www.unclownperamico.com Circ’Opificio via Lanza di Scalea 960, 90100 Palermo Marika Riggio 340 3928905 www.circopificio.it Il Giglio c/da Baronia Capo Milazzo, 98057 Milazzo (ME) Alfredo D’Asdia 090 9281313 www.ilgiglio.org Edu Clown via Alghero 84, 07100 Sassari Daniele Zucca 320 0262024 asso.educlown@gmail.com

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