6 minute read
PHILIPPE CIBILLE
intervista a cura di A.R. traduzione di Anne Nguyen Dao
DAL JAZZ…
Advertisement
Ho iniziato nel 1978, frequentando un club fotografico, poi come fotografo freelance per un giornale regionale a Nancy. Essendo giovane e senza vincoli, mi venivano assegnati servizi serali, oppure nei fine settimana; spettacoli, eventi sportivi, e questo mi ha insegnato a fotografare in ogni circostanza. Avevo bisogno di guadagnarmi da vivere, pagare l'affitto, così mi sono trasferito a Parigi. Mi piacevano molto la musica e i jazz club, così ho cominciato a fotografare artisti del jazz, poi da free lance proponevo le mie foto alle redazioni dei giornali, facendo grandi sforzi per superare gradualmente la mia timidezza di fondo.
…AL CIRCO
Poi un giorno, nel 1989, sono andato a fotografare uno spettacolo di Archaos. Lì ho conosciuto il mondo del circo così come si stava evolvendo. Ne sono rimasto affascinato e da allora non l’ho più lasciato. Nel circo c'è spesso della musica, ma rispetto al jazz i due universi sono visualmente diversi, le emozioni sono diverse; il jazz è piuttosto statico, il circo è movimento, impennata. Il circo richiede lavoro e disciplina straordinari, coinvolgendo molto gli artisti fin dalla giovane età. Sono generalmente artisti completi, con molteplici talenti oltre alle loro specialità (sono musicisti, attori, ballerini). Potresti chiamarlo spettacolo totale. Oltre alla performance fisica, c'è una storia che viene trascesa e raccontata al pubblico, un'emozione, un estetismo, un sogno passeggero. Sono sensibile all'alleanza del fisico e dell'intelletto, provo ammirazione e sulle dimensioni della mostra, la selezione delle foto, il modo di presentarle per temi/compagnie. Volevamo offrire, in occasione della BIAC 2023, un viaggio negli ultimi 30 anni di circo contemporaneo, attraverso il mio sguardo da fotografo. sono commosso da tutto ciò. Il circo si è evoluto molto negli ultimi 1015 anni: ha acquisito scuole, nuovi apparati, un repertorio, una pedagogia attenta, scambi con altre espressioni dell'arte; le discipline e la performance hanno guadagnato molto oltre che espressività. C'è una vera e propria esplorazione dei temi, come ci ha dimostrato qui al BIAC la compagnia Libertivore-Fanny Soriano.
La dimensione delle immagini è principalmente di 30 x 45 cm, un formato che ci permetteva di allestire nello spazio a disposizione una mostra di 250 fotografie.
È stato difficile selezionare, e anche un po' frustrante, soprattutto per le compagnie o le scuole che ho seguito per vent'anni. In un mondo senza limiti avrei voluto esporre più immagini, e mi sarebbe piaciuto averle un po' più grandi, formato A2, e anche giocare con foto satelliti più piccole.
UNA RETROSPETTIVA @BIAC
La mostra nasce da un’idea congiunta mia, di Guy Carrara e Rachel Rache de Andrade, con i quali abbiamo ragionato
Il lavoro di preparazione della mostra mi ha fatto ricordare tantissime cose. Mi sono emozionato nel ritrovare immagini di persone con cui ho avuto delle relazioni umane molto forti. Alcuni di loro li ho persi poi di vista, e non li vedo da ormai 10 e anche 20 anni. Mi ha emozionato anche vedere le persone toccate dalle immagini, vivere la visita alla mostra come un vero viaggio. immagini per un evento, mentre con la pellicola l’autonomia era rappresentata da un massimo di 3 pellicole da 36 esposizioni, e ce le facevamo bastare. Così ora la restituzione del reportage si traduce generalmente in giornate informatiche: ordinamento, dimensionamento dell'immagine, ottimizzazione, metadati, classificazione. Ad un giovane fotografo appassionato al circo, e ne stanno arrivando tanti, consiglierei di cominciare non con il digitale ma con i classici rollini di foto. Imparare prima a gestire questa modalità, e poi passare al digitale.
Per il futuro dell’intero patrimonio della mia opera, sono troppo giovane per riflettere sulla sua trasmissione ora. Di certo ci sono centri di documentazione che sarebbero felicissimi di poter accogliere e conservare la mia collezione.
La Fotografia
La fotografia di circo è una specializzazione. Tutta la fotografia è piena di specializzazioni e ogni specializzazione va perseguita nella sua specificità. La tecnologia progredisce di continuo, diventa sempre più incredibile, e in futuro sarà possibile fare piani ravvicinati del corpo, vederli al lavoro nel dettaglio. Le fotocamere digitali sono molto più sensibili e pratiche rispetto alla pellicola, e ti consentono di catturare più immagini in movimento, persino di scattare foto che prima non potevi fare. Inoltre ti permettono di trasmettere le immagini molto rapidamente quando necessario. Con il digitale oggi scattiamo anche 500,1000
Mi piace scattare a prima vista quando scopro lo spettacolo. Se ho la possibilità di rivederlo ne approfitto per migliorare quegli scatti dal punto di vista tecnico. Sono molto esigente e sono raramente contentissimo delle foto. Non è un problema tecnico, perché so adattarmi in tutte le situazioni di luce, ma più una questione di inquadratura, di scatto al momento giusto, oppure a volte semplicemente le buone idee vengono troppo tardi, quando l’attimo per scattare è già passato.
Ma quando guardo i miei lavori passati mi piacciono ancora le mie vecchie immagini, quasi le preferisco. Continuo inoltre, per mio piacere, a sviluppare foto in bianco e nero in una camera oscura. Credo che avremo sempre più bisogno di immagini, perché secondo me l’immagine fissa cattura molto di più l’attenzione e l’emozione di chi guarda. Non faccio video, ma se li facessi sarei molto influenzato dalla tecnica fotografica e intercalerei il filmato con dei momenti di fermo immagine. intervista di A.R. a Yu-Lun Chiang e Ricardo S. Mendes
Sono un appassionato delle immagini e di come restituire al pubblico le emozioni che vivo. Mi piacciono le cose insolite, le emozioni, godermi la vita. Danza, circo, musica, artisti visuali, creazione artistica, questo è il mondo che mi piaceva e che suscitava la mia curiosità, allora come oggi. Le mie foto rappresentano delle persone che amo, con cui ho stretto profonde amicizie, sono dei pezzettini di queste persone incontrate lungo le mie esplorazioni.
Tra le piacevoli sorprese della BIAC il film “Isabella”, diretto dal super molleggiato artista giocoliere portoghese Ricardo S. Mendes. Un film arguto, ironico, sentimentale sugli artisti e sugli oggetti di giocoleria con cui lavorano, che racconta la storia di Riccardo e della sua amata pallina "Isabella".
“Vivono con noi, ci sostengono, ci aiutano a raggiungere i nostri obiettivi, eppure non siamo consapevoli della loro importanza. È tempo di una rivoluzione, loro hanno bisogno di noi e noi abbiamo bisogno di loro".
YU-LUN
Da anni collaboravano in Hong Kong con il centro culturale Tai Kwun, che organizza anche una stagione di circo, per la quale fornivamo artisti. Durante la pandemia non era possibile far viaggiare o far esibire gli artisti e nella mia agenzia Hsingho Co abbiamo riflettuto su come mantenere viva la collaborazione con i programmatori. Fui allora ispirata da alcune produzioni video fatte da Archaos e proposi di realizzare un video con i nostri artisti, seguendo la produzione da remoto. Ho quindi chiesto a Riccardo nel 2020 se voleva essere coinvolto, insieme ad altri artisti che suggerivamo. In scena quindi insieme a Ricardo compaiono Patrick Pun (diabolo, Hong Kong), Chien Hung Shu (cigar box,Taiwan), con Juri Bisegna nelle vesti di un improbabile conduttore televisivo. Il video è stato girato così in diverse location sparse nel mondo, con tutte le difficoltà legate alle continue variazioni sulle restrizioni della libertà di movimento che la pandemia generava. È la prima volta che lavoro ad un progetto internazionale di questo genere, coprodotto da Tai Kwun, Centre for Heritage and Arts (Hong Kong), e Hsingho Co. (Taiwan). Ero molto nervosa, ma alla fine è andata bene e devo ringraziare tutti coloro che mi hanno dato questa opportunità.
Ricardo
Mi piace da sempre il cinema e nel 2016 ho deciso di studiare per due anni tecniche di ripresa e di montaggio video. Avevo già realizzato un video di 8 minuti per un progetto a Toulouse e così quando Yu-Lun mi ha contattato nel 2020, decidemmo di realizzarne una versione lunga.
la ragione perchè giocolo con 1 o 3 palline, massimo con 5. Avere a che fare con un grande numero di oggetti non mi permetterebbe di creare una relazione speciale con ognuno di loro.
Da giocoliere professionista trascorri più tempo con gli oggetti che con i tuoi cari, e le persone non capiscono perchè tu lo faccia. Sei solo con loro, ma pensi di non esserlo, e in qualche modo sembri un tipo strano agli occhi di tutti. Sono tutte considerazioni che mi hanno fornito spunti per il finale del video, del quale ho curato anche l’intero editing.
Non so perché, ma mi è sempre piaciuto fin da bambino giocare animando oggetti strani, come una scarpa, un toaster, o altro che incontravo in casa. Così, quando ho cominciato a giocolare, l'idea di dialogare con gli attrezzi mi venne naturale. Tra i tanti attrezzi di giocoleria ho preferito le palline, probabilmente perché da ragazzo ho fatto tanti sport con palloni e mi ci sono trovato subito bene, senza grosse motivazioni per cambiare. Cominciai a pensare alle palline come persone, ad avere una relazione speciale con loro, e durante le esibizioni sul palco mi venivano tante idee su questa personalizzazione. Non mi piace essere sul palco da solo e mi piace pensare che gli oggetti dividano con me l'esibizione. È anche
Il video ha delle caratteristiche ovviamente diverse dallo spettacolo dal vivo. È come uno show, dove puoi parlare al pubblico prima o dopo, ma nel quale non puoi cambiare niente quando è in onda. Puoi solo lasciare che scorra fino alla fine e vedere che effetto avrà sul pubblico. Invece quando sei in scena dal vivo puoi decidere di cambiare qualcosa last minute, anche in base alle reazioni del pubblico. Sono due feeling molto diversi tra di loro. Terminato l’editing del video, nel gennaio 2021, ho compreso che il tema della relazione con gli oggetti si potrebbe approfondire e sviluppare ancora di più. Questo mi fa desiderare di continuare questo genere di produzioni video, imparare ancora e raggiungere un livello di qualità più alto. E anche portare più video in scena, che è una delle tendenze attuali.