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MUMMENSCHANZ

Gli attori svizzeri Bernie Schürch e Andres Bossard si incontrano nel 1970 a Parigi, alla Jacques Lecoq École du Théâtre et de Mouvement. Floriana Frassetto, giovane attrice formata alla scuola di teatro di Alessandro Fersen e al Teatro Studio di Roy Bosier, li incontra e rimane affascinata da questa combinazione di improvvisazione e commedia dell'arte. I tre si uniscono in una nuova formazione e si stabiliscono in Svizzera, trasformando spettacoli parlati in rappresentazioni mascherate. Nel 1972 nasce così MUMMENSCHANZ. "Mummen" significa nascondere o mascherare, "Schanz" allude al francese “Chance”. Il trio gode di un'ascesa fulminea. Nel 1973 il loro primo tour europeo e l’arrivo negli Stati Uniti, dove approderanno al teatro "Bijou" di Broadway a New York dal 1977 al 1980, apparendo nei maggiori teatri e programmi TV di tutto il mondo. Nel 1980 il trio si prende una pausa. I tre artisti si riunirono di nuovo nel maggio 1981 con nuove idee e un nuovo studio alla Rote Fabrik di Zurigo. Emerge un nuovo tipo di performance con un'estetica completamente nuova. Nel 1986 sono di nuovo a Broadway con "The New Show", mentre una seconda formazione gira negli Stati Uniti. I "Mumms" sono all'apice del loro successo. Si aprono le porte nei teatri, all’opera, e nel 1988, il Circo Nazionale Svizzero Knie li assume per una stagione. E quando Andres Bossard scompare nel 1992, all'età di 48 anni, Bernie e Floriana continuano il lavoro, “per Andres”. Il successo è ancora con loro e alla Esposizione nazionale svizzera Expo.02. i Mummenschanz raggiungono oltre 10 milioni di spettatori, al 90% della capacità. Bernie Schürch farà il suo ultimo inchino il 17 giugno 2012, dopo 5.700 esibizioni, all'età di quasi 68 anni. Floriana, assistita da Tina Kronis e Richer Alger, ingaggia quattro giovani artisti per dare nuova vita a Mummenschanz e avviare una nuova serie di spettacoli di successo, culminata a Zurigo, il 10 dicembre 2021, con la prima di "50 Years".

Intervista a Floriana Frassetto

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Bernie e Andres venivano dalla scuola di Lecoq, dove si imparava la Commedia dell'Arte, si facevano le maschere espressive di Basilea. Lì hanno cominciato a inventare alcune di queste maschere, la prima addirittura di plastilina. Negli anni '70 abbiamo insieme inventato una nostra tecnica di teatro visuale, malgrado noi, quasi per bisogno. Non avevamo niente e usavamo materiali riciclati con cui costruivamo maschere, costumi, che chiamo body mask.

Il nostro è un linguaggio universale ed è meraviglioso vedere le reazioni giocose del pubblico. Le emozioni e i sentimenti umani sono sempre gli stessi a tutte le latitudini. È straordinario che oggi, con una comunicazione così veloce e un mondo digitale che ti permette di cancellare tutto con un dito, il pubblico apprezzi ancora questa innocente interattività e la purezza delle nostre piccole storie, che attingono sempre dal quotidiano.

Mummenschanz è la mia vita. Dopo la scomparsa, prima di Andrè e poi di Bernie, avevo voglia di continuare la nostra storia e mi sono adattata ai tempi e alle difficoltà. Ora siamo in 5 in scena, quattro interpreti più giovani e io, che mi occupo della creazione artistica, della ideazione, realizzazione e messa a punto delle body mask. I giovani sono appassionati, mettono a disposizione il loro talento, il temperamento, fanno bellissime improvvisazioni, hanno idee, si lavora molto bene insieme. Sono cresciuta a Roma, vissuta a Parigi, a New York e abitare ora nel piccolo paesino di San Gallo, in Svizzera, mi rimane difficile. Ma questa grande casa/atelier dove vivo è il mio paradiso, e durante la pandemia, dovendo annullare tutte le tournè, e non potendo andare in Corea del Sud a cercare materiali - è uno dei mercati che preferisco, che offre sempre tante sorprese - ho cominciato a creare nuovi sketch improvvisando con il materiale che avevamo in casa, incluso un asse da stiro! Mi piace essere ironica, così ho giocato con quel continuo bla bla bla che si era scatenato durante la pandemia, o con la moda di comprare a caro prezzo jeans strappati. Critichiamo la comunicazione tra gli esseri umani, ma mi piace il lieto fine. Il nostro contributo alla società è poetico, interattivo, astratto, giocoso; vogliamo aiutare il pubblico a rilassarsi, a dimenticare per 2 ore la guerra, la crisi climatica e tutto il resto.

Inoltre durante la pandemia abbiamo realizzato una retrospettiva di Mummenschanz al museo qui a San Gallo e mandato in stampa il libro celebrativo dei nostri 50 anni. Alla base del successo c’è sempre tanto lavoro, tanto sacrificio. Ho cresciuto praticamente mia figlia a telefono, ho avuto dei rapporti sentimentali andati a scatafascio; una vita non facile, ma una vita dedicata con passione ai Mummenschanz.

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