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FUORI ASSE FOCUS IN TRIENNALE

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CIRCOSFERA.IT

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quattrox4.com/fuori-asse-focus-2023

Da gennaio 2022 arriva a Milano una grande novità: un nuovo format di visione per il circo contemporaneo all’interno di Triennale Milano, punto di riferimento per le arti performative. Dopo anni di rassegna diffusa in città, Quattrox4 ripensa al modo più efficace per avvicinare nuovi pubblici e fidelizzare quelli più affezionati. Ridefinisce così l’esperienza della visione, immaginando non un festival, non una rassegna, ma un focus: una selezione di 4 spettacoli in 3 giorni con 2 incontri critici con il pubblico.

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La sfida più grande è sicuramente anche quella più antica: non perdere la fiducia della community Quattrox4, che dal 2017 segue con costanza la nostra proposta. Ma un nuovo obiettivo è stato raggiunto: coinvolgere i visitator* inconsapevoli di Triennale, programmando Croute sulla Scala d’Onore del museo, uno spettacolo site-specific che ripensa lo spazio come motore della drammaturgia e potenzia la maestosità del luogo attraverso un personaggio bizzarro, snodato e fuori posto, profondamente umano.

Per la prima volta inoltre sono stati ingaggiat* studenti delle scuole superiori, segmento di pubblico per cui il circo può aprire a nuove forme di accesso alla cultura: il Liceo Classico Beccaria ha così beneficiato di un percorso di accompagnamento con una lezione di storia di circo contemporaneo prima della gita a teatro.

Fuori Asse Focus è stato possibile grazie agli importanti sostegni che supportano la crescita di Quattrox4 (Ministero della Cultura, Comune di Milano e Fondazione Cariplo), ma non sono mancate le novità: EDI –

Effetti Digitali Italiani ne è diventata main sponsor, cosa che ha ingaggiato persone non così vicine al teatro. Altre Velocità, storica redazione di Bologna sulle arti performative, ha creato una sezione dedicata al circo e ha accolto (Per)formare parole, un ambizioso progetto di glossario inventato sulla performance a cura di Emanuele Regi, Ludovica Taurisano e Silvia Garzarella, PhD student che hanno sposato la causa di Quattrox4 nel ripensare la critica come strumento attivo di ricostruzione delle relazioni tra pubblico e autor*, non solo come esercizio ex-post.

Tutto ciò ha portato a un significativo aumento delle presenze e degli incassi della biglietteria, con 1.760 spettator* a pagamento e 700 gratis.

Ma il più grande risultato è stato condividere uno spazio insolito e maestoso come Triennale Milano con persone - spesso alla prima esperienza lì - desiderose di discutere quanto visto e spesso animate da giudizi contrastanti. Che sia questa la vera funzione del circo come lo intende Quattrox4? Che non sia accomodante a tutti i costi, ma strumento capace di portare una visione, toccare le coscienze per sensibilizzare al cambiamento, sollevare questioni che ci riguardano collettivamente? intervista di A.R ad Alessandro Maila

La partecipazione agli incontri è la riprova del fatto che, se adeguatamente contestualizzati, non ci sono spettacoli “giusti” o “sbagliati”, ma solo un insieme di scelte consapevoli da parte della direzione artistica generative di pensiero critico ed esperienze profonde che possono essere accolte, discusse, criticate, apprezzate. A livello di programmazione è stato privilegiato un ragionamento basato sulle tematiche affrontate piuttosto che sulle discipline rappresentate, nell’ottica sempre più matura in cui il circo possa essere uno strumento di riflessione socioculturale e non solo puro divertissement: White Out di Piergiorgio Milano, 2984 di Alessandro Maida | MagdaClan, Croute di Guillaume Martinet | Defracto e Mavara di Chiara Marchese | Porte 27.

Per il futuro si rafforza la volontà di agire nel solco già tracciato: programmare con sempre più consapevolezza un circo di matrice autoriale, coinvolgere sempre più adolescenti senza rinunciare alla cura per famiglie e bambin* con proposte mirate. Si aprono però nuove prospettive e desideri, come creare delle linee di visione sempre più chiare e diversificate, più radicali, ragionando su orari e tipologie di fruizione. Sempre e solo nell’ottica in cui Fuori Asse Focus è nato: quella di spingere il circo un po’ più in là, giorno dopo giorno, spettacolo dopo spettacolo, edizione dopo edizione.

2984, una data che richiama 1984, George Orwell, Big Brother. A torto o a ragione?

Il 1984 è la mia data di na scita e ho volutamente scelto di metterla nel tito lo per usare anche il riferi mento al 1984 di Orwell. La relazione con il romanzo non è esplicitamente legata alla dittatura o all'assoggettamento dell’essere umano, quanto più ad una visione possibile sul futuro. Orwell immagina il nostro futuro nel 1948, subito dopo la seconda guerra mondiale, periodo in cui il più grande timore erano le dittature totalitarie e il loro possibile ritorno in occidente. Nel 2023 la nostra più grande paura più grande è la fine stessa della nostra società e il collasso ambientale, la volontà è quella di giocare con l’immaginario apocalittico che ci accompagna in questo preciso periodo storico.

Il circo come intrattenimento e/o come impegno politico/sociale/ambientale?

Mi interessano entrambe le possibilità, credo che l’intrattenimento puro debba sfociare e servire a lanciare messaggi chiari e forti. Penso che il modo migliore per fare arte sia proprio quello di far evadere l’osservatore dal presente per metterlo in una condizione di apertura e distacco, per poi usare questo spiraglio per mandare messaggi che parlino ad un cuore aperto. In sostanza provo a creare leggerezza e ironia in modo da avere un terreno più fertile per i significati più profondi che stanno dietro allo spettacolo. Difficile essere ottimisti sul futuro in questo momento, siamo ancora troppo legati all’idea di circo come intrattenimento senza pensieri. Mi sembra di percepire che appena si ha una tematica forte o controversa, le possibilità di portare il proprio lavoro in giro diminuiscono drasticamente.

Con quali desideri, motivazioni e obiettivi ti sei dedicato a questo “solo”?

In primo luogo sentivo la necessità di sperimentare questa forma di spettacolo per crescere artisticamente e cercare con le mie risorse, volevo decidere da solo ogni aspetto del lavoro senza compromessi di alcun tipo.

La cosa più evidente e forte di un “solo” è proprio la solitudine che mi ha accompagnato in tutta la prima parte della creazione, è stato molto difficile e provante stare in sala prove senza parlare con nessuno, ma anche in qualche modo fortificante, ho imparato l’automotivazione.

La seconda parte, invece, in cui mi sono affidato di più a tutta la squadra che ho selezionato, mi ha poi portato a rielaborare tutto il lavoro fatto prima e a apprezzare ancora di più il lavoro di gruppo.

Equilibrismo di oggetti e sugli oggetti. Quale il fascino di questa tua ricerca di lunga data?

La sensazione di precarietà, la presa di coscienza che, nonostante tutte le infinite prove, alcuni movimenti saranno ogni volta diversi. L’equilibrismo ti mette a nudo, non può funzionare se non sei presente al cento percento, questo aspetto mi intriga e mi ha fatto fare molte scelte nella creazione, ho dovuto togliere molti movimenti, molte figure complesse perché portavano fuori dalla narrazione, richiedevano un sentire in contrapposizione con il sentimento della scena.

L’aspetto che vorrei risultasse più evidente è l’effimero, l’inutile, il grande sforzo per un attimo di leggerezza impercettibile.

Il regno minerale.

La memoria delle ere.

Come le pietre diventano co-protagoniste in 2984?

Le pietre gironzolavano nella mia testa da molti anni, in particolare mi colpì un tizio alticcio in un bar che dopo aver visto una mia performance di sfera e palline mi disse: “tu devi lavorare con le pietre!” Questa sentenza ha galleggiato dentro di me fino all’estate 2020 quando in una residenza all’isola d’Elba sono andato a visitare delle miniere di ferro. In un attimo ho colto l’occasione e deciso di iniziare il lavoro di ricerca con questi oggetti. Ostiche, pesanti, sbilanciate e fredde, le pietre sono le mie compagne di viaggio nello spettacolo, ognuna ha una funzione ben precisa. Ai miei occhi sono le uniche con cui posso avere una relazione e, essendo la materia predominante del mio mondo, sono tutto ciò che conosco. Disegnano e definiscono i miei spazi, sono materia di gioco, di nutrimento e sono la lente attraverso cui interpretare la realtà.

Conti di traslare il concept di 2984 anche oltre il palcoscenico?

Per ora lo spettacolo necessita di una situazione protetta, benché possa essere fatto quasi ovunque. Mi piacerebbe creare in seguito una forma site specific, anche non da solo, per luoghi pieni di pietre o per luoghi da invadere con moltissime pietre, ma questa è una fase ancora embrionale.

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