CIRCO D’A VANGUAR DIA O 72 NUMERSE TTEMBRE 2O16
JUGGLINGMAGAZINE.IT
issn 1591-0164. Poste Italiane SpA sped. in a.p. 70% DCB Viterbo. Contiene allegato P. e allegato R. € 3,00
ASSOCIAZIONE GIOCOLIERI & DINTORNI
Con il sostegno di
foto Krista Palm
bollettino informativo dell’Ass. Giocolieri e Dintorni Pubblicazione trimestrale Anno XIX, n. 72, settembre 2016 Registrazione Tribunale di Civitavecchia n. 9 del 21 novembre 2002 Associazione Giocolieri & Dintorni viale della Vittoria, 25 00053 Civitavecchia (RM) h www.jugglingmagazine.it e jugglingmagazine@hotmail.com f 0766 673952 m 347 6597732 Direttore Responsabile Marcello Baraghini Direttore Editoriale Adolfo Rossomando Grafica e impaginazione Studio Ruggieri Poggi h www.ruggieripoggi.it t 06 57305105 Distribuzione Nuovi Equilibri t 0761 352277 f 0761 352751 Stampa Pixartprinting Stampato il 20 settembre 2016 In copertina “La cosa” di Claudio Stellato, in scena a Mirabilia festival 2016, foto di Andrea Macchia
Il toss up dei 5000 giocolieri riuniti alla XXXIX edizione della Europen Juggling Convention, ben rappresenta la gioia e l’entusiasmo della trascorsa stagione estiva, ancora una volta felicemente ricca di eventi a forte tasso “circense”. Nelle pagine di questo numero troverete esclusive testimonianze di artisti, programmatori e studiosi che questi eventi hanno costruito e/o caratterizzato. Riflessioni che, al pari delle loro creazioni, nutrono il nostro cuore e la nostra mente. Con l’editoriale, per rimanere in tema di “nutrimento”, invece chiediamo un feed back a tutti voi lettori di Juggling Magazine, sollecitandovi a partecipare al sondaggio online lanciato per raccogliere suggerimenti, desideri e necessità che possano aiutarci a migliorare l’intero media project Juggling Magazine. Juggling Magazine ha rappresentato in tutti questi anni un riferimento per coloro che, appassionati o professionisti del settore, si sono interessati al circo contemporaneo, in tutte le sue declinazioni e applicazioni; il luogo dove raccontare, appassionare, cercare, scoprire, riconoscere. A circa 20 anni dalla sua nascita, in un panorama artistico e tecnologico sempre in movimento, è tempo di rimodulare l'intero media project Juggling Magazine, dalla rivista alla sua versione online multimediale Juggling Digital Magazine, dal canale You Tube Juggling Magazine alla Juggling Magazine Newsletter ai nostri social. Vogliamo realizzare questo grande cambiamento ascoltando i vostri suggerimenti, commenti, abitudini, impressioni. Dopo aver dedicato con entusiasmo così tanti anni e risorse, ti chiediamo il favore di dedicare questa volta 10 minuti (tempo medio di compilazione del sondaggio) per rispondere ad alcune brevi domande, la maggior parte delle quali richiede solo pochi secondi e dei semplici click. In tanti hanno già risposto, ma ci aspettiamo che, in questo “toss up” online, possiate e abbiate tutti il desiderio di regalare il vostro prezioso, gioioso contributo. Adolfo Rossomando direttore editoriale Juggling Magazine
Il sondaggio online è disponibile all’indirizzo https://jugmag.typeform.com/to/fwt9Kb e questo link è in evidenza sulla home page di jugglingmagazine.it e sulla pagina FB Juggling Magazine
EUROPEAN 30 LUGLIO / 7 AGOSTO, ALMERE (NL) JUGGLING CONVENTION www.ejc2016.org
Quest’anno raccontiamo la EJC attraverso lo sguardo, o meglio le telecamere, di EJCtv, un innovativo progetto di copertura mediatica della EJC, nato dal basso, che ha piacevolmente arricchito l’intero evento, contribuendo ad una sua maggiore e professionale disseminazione. A raccontarci questa avventura Piet van Steen, ideatore del progetto, e Lisa Dale, vulcanica conduttrice di un talk show per giocolieri!
foto di Joke Schot
EJC TV
di Piet van Steen direttore di EJCtv Sono olandese, ho 23 anni, e ho studiato international media and entertainment education all’università, laureandomi nel 2014 e focalizzandomi sul video editing. Naturalmente sono anche un giocoliere da 10 anni e metto con piacere le mie competenze al servizio della convention olandese e del media team della EJC2016. Dopo aver allestito tutta la comunicazione della EJC2016, a pre-registrazione finalmente conclusa, mi sono detto “cosa possiamo realizzare durante la EJC!?” Da esperto in video ho pensato di realizzare delle riprese, sfruttando le opportunità che offre lo streaming. Abbiamo pensato anche ad uno schermo gigante che proiettasse qualche news, video, e funzionasse come un cinema. Ma avendo a disposizione uno schermo, perché non creare i nostri video?! e da lì poi sono nate tante altre idee e l’intero concept della EJCtv. Il core team di EJCtv è costituito da tre persone e alcuni miei ex-compagni di università che avevano le competenze e l’entusiasmo per partecipare a questa avventura. In tutto una decina di persone che hanno lavorato al progetto ogni giorno, incluso i volontari, senza i quali non sarebbe stato possibile coprire tutti gli eventi, e i tecnici che fanno l’editing di www.jugglingmagazine.it
tutto quello che mandiamo in onda. All’inizio volevamo mettere lo schermo in palestra, ma molte delle attività accadevano in questa altra zona del villaggio e noi volevamo essere al centro dell’azione per poter fare dei buoni reportage e sfruttare bene il cablaggio a disposizione. Così abbiamo noleggiato tre container e li abbiamo portati qui tra gli chapiteau, dove abbiamo installato il nostro quartier generale e lo schermo gigante. Inoltre abbiamo montato tre web cam nel bar tent, stage tent e renegade tent, per monitorare quello che accadeva. Abbiamo stilato una lista completa di tutte le attività in corso in ogni angolo della EJC, e avevamo alcune idee su cosa volevamo coprire e anche sui programmi che volevamo realizzare. Ma quando sei ad una EJC sono così tante le cose che nascono senza una programmazione, e c’è sempre qualche sorpresa o qualche attività che riserva maggiori attenzioni di quelle pianificate. Il fireplace per esempio era molto suggestivo di notte e siamo
andati più volte a filmarlo. Infine abbiamo ogni giorno realizzato un riassunto della giornata e caricato il video sul nostro canale you tube. È stata un’occasione bellissima per noi poter lavorare con delle attrezzature così professionali. Le riprese che proiettavamo durante gli show a volte risultavano più chiari degli artisti on stage. Coprire la EJC con un medium potente come la televisione in qualche modo cambia il modo in cui i giocolieri vivono l’evento, perchè possono vedere al monitor quello che sta accadendo in altre parti del villaggio, quello che si sono persi il giorno prima, e soprattutto le per-
sone che non possono venire alla EJC possono seguire l’evento da casa. Chiaramente bisogna fare attenzione a non diventare invadenti, a garantire la privacy pur giocando con il pubblico e con la sua voglia di farsi riprendere, a selezionare bene i momenti da mandare in onda. Tutte cose che abbiamo sperimentato e imparato qui sul campo, non senza difficoltà ed errori. Ci siamo accorti che alcune nostre attività in programma richiedevano maggiore preparazione, come il filmare in esterno la parata o il programma di talk show diretto da Lisa Dale, un’iniziativa molto interessante che avrebbe avuto bisogno di una regia più attenta per valorizzare tutti gli intervenuti.
I giocolieri stanno sempre ad allenarsi, partecipano ai workshop o assistono alle tante performance in corso, qui alla EJC il programma è sempre molto intenso e non sempre riesci ad accorgerti di tutto quello che ti accade intorno. Ma sono stati in tanti ad apprezzare EJCtv e offrirsi per aiutare, apprezzando molto quello che stiamo facendo, partecipando attivamente alla chat room che abbiamo allestito,
commentando i video e quello che sta succedendo. EJCtv è un’iniziativa di grosse dimensioni e per questo molto costosa. Per coprire gli spettacoli, per editare e pubblicare i video, abbiamo noleggiato tanto materiale professionale; computer, cavi speciali per far viaggiare veloci le immagini, container, schermo gigante, e nonostante tutto il nostro lavoro sia stato svolto in regime di volontariato, il costo di questa iniziativa è stato alto. Mi aspettavo che sarebbe stato duro, ma non pensavo che sarebbe stato così duro! Non ci siamo mai fermati, e quando arrivava la notte noi eravamo ancora lì ad editare e pubblicare il materiale raccolto. Ma eravamo tutti molto entusiasti e motivati, merito anche dei volontari, tutti molto propositivi, che hanno portato un’atmosfera di gioco che era necessaria, altrimenti avremmo preso tutto troppo seriamente.
LET’S TALK JUGGLING di Lisa Dale ideatrice e conduttrice del talk show Sono australiana, ma ho vissuto in Svezia negli ultimi 4 anni. Lì ho cominciato a giocolare due anni fa e sono stata l’anno scorso alla mia prima convention. Poi sono andata a quella olandese, e alla EJC a Brunico mi sono definitivamente innamorata della convention. Così ho preso un anno sabbatico per viaggiare alle convention, visitandone 7 nazionali più altre minori. Mi piaceva l’idea di portare all’attenzione di tutti cosa fossero le convention, come
si sostenevano, come si organizzavano, etc. ma era difficile per me trovare informazioni su tutto questo. Così ho cominciato a parlare con tutti gli organizzatori delle convention, trasformando questa mia ricerca in un progetto video. Quando cominciarono a pensare alla EJCtv Piet mi contattò per fare le interviste, ma fu anche l’occasione per dare forma a questa mia ricerca behind the scene sulle convention. È nata così l’idea di realizzare un talk show, dal titolo ‘Let’s Talk Juggling’, dove si dibattessero alcuni dei topic cari al mondo della giocoleria, tra i quali; by juggler for juggler; behind the scene of juggling convention; juggling and community; benefits of juggling; innovation and technology; juggling and flow art Il format ricalcava i programmi tv mattutini di talk show con invitati esperti della materia, dove faccio un’introduzione del soggetto, illustro gli highlight del giorno precedente, presento il programma della giornata e interviste a giocolieri, più o meno inerenti al soggetto del giorno. Poi comincia il dibattito sul tema del giorno con gli invitati che a ruota si esprimono. Molti giocolieri sono interessati a tutti gli aspetti pratici e tecnici del juggling, ma c’è anche tanta gente interessata a parlare di altri topic, anche concettuali. I talk show che abbiamo realizzato qui, che duravano 20 minuti, erano davvero molto corti rispetto all’ammontare di cose da raccontare. Ma considero questo lavoro le fondamenta di un progetto, destinato anche ad un pubblico più vasto di non-giocolieri, e dopo la EJC andrò alla convention indiana, dove conto di dare un seguito a questa esperienza. jugglingmagazinenumero72settembre2016
JONGLISSIMO/QBS foto Vanetti
www.jonglissimo.com
Intervista a Manuel Mitasch coofondatore del gruppo visuale che le clave generano quando volteggiano in aria, e la combinazione con la visual art è una cosa ovvia per me, perchè entrambe lavorano sullo stesso potere di suggestione. Tra le nostre influenze artisti come Adrian Mondot, oppure Frida Wail, ma non ci sono molte persone che sperimentano questi territori. In scena usiamo solo effetti in tempo reale, utilizzando camera o sensori che riproducono immagini fluide basate sul nostro movimento e su quello degli attrezzi. Nel QBS show presentato qui alla EJC abbiamo con noi 4 un artista multimediale che, oltre a suonare il piano e giocare col diabolo, sviluppa gli effetti visual, mentre io mi occupo del concept dello show. Nel QBS show c’è meno focus sul juggling puramente tecnico, abbiamo di proposito abbassato il coefficiente di difficoltà tecnica, in modo che gli effetti visual abbiano ancora un senso e possano essere seguiti facilmente dal pubblico. Da tanti anni e con grande successo lavoriamo nel settore dei corporate e gala show. Il pubblico generalista si appassiona molto ai nostri spettacoli; si siedono e rimangono ammaliati, e questa è solo la terza volta che ci esibiamo di fronte ai giocolieri. È sempre una grande scommessa riuscire a far funzionare tutto. Prima abbiamo dovuto trovare gli attrezzi giusti, ma nessu-
foto Joke Schot
foto Joke Schot
Nel 2005 alla EJC di Ptuj io e mio fratello Christoph presentammo un numero a due, ma da allora la compagnia è cresciuta e ora alla EJC 2016 siamo in 4 sul palco. Mi è sempre piaciuto avere un gruppo più numeroso, e qualche anno fa, durante uno dei tanti workshop tenuti in Austria abbiamo incontrato due novelli giocolieri, Dominique e Daniel. Dopo 9 mesi ci invitarono per mostrarci cosa erano riusciti ad imparare. Apparve chiaro che avevano un grosso potenziale e molto presto diventarono parte di Jonglissimo, per poi debuttare tutti insieme nel 2009, in collaborazione con una compagnia teatrale in Bavaria. Un omaggio a Maurice Bejart Bolero, 16 minuti di no stop juggling con la musica e la giocoleria che progredivano in sincro da molto calmo a molto sostenuto. Il secondo spettacolo che facemmo era quello con le clave luminose, ancora oggi uno dei nostri cavalli di battaglia. Lavorare in 4 è una sfida più impegnativa, ma al tempo stesso più gratificante, perché ci sono così tante opzioni in più quando si passa da 4 a 8 mani. Io sono il direttore artistico della compagnia, faccio tutte le coreografie, gran parte della regia, ma collaboriamo anche con registi esterni. Da tre anni lavoriamo sul concept di incorporare multimedia art nella nostra giocoleria. Sono stato attratto dalla giocoleria proprio dall’effetto
EJC www.jugglingmagazine.it
na attrezzatura è rimasta la stessa da quando abbiamo cominciato a fare lo spettacolo. Continuamente miglioriamo e implementiamo gli attrezzi e la tecnologia, tutta automatizzata, con un master Mac che controlla la musica e altri 3 computer per le luci, i multilmedia effect, le glow club. A questo lavoro aggiungi il nostro contributo come artisti giocolieri che dobbiamo far volteggiare tutto a tempo, perché sul mercato ancora non esistono clave luminose che possano essere sincronizzate in real time. Tutta questa tecnologia e la sua messa a punto richiedono tanto tempo e tante prove, e questo sottrae spazio al nostro allenamento come giocolieri. Inoltre non abbiamo ancora un nostro spazio dove poter lasciare tutta l’attrezzatura/scenografia. Ad ogni spettacolo dobbiamo montare, smontare, un lavoro che richiede tempo, e quando abbiamo una data secca si va in scena senza prove generali. In Austria non c’è tanto circo contemporaneo in giro e noi siamo forse la sola compagnia di genere. Non c’è supporto alla creazione, non ci sono scuole professionali di circo, o venue che ospitano regolarmente questo genere di spettacoli. Quindi viaggiamo molto all’estero, ma ci piacerebbe mostrare di più in Austria quello che facciamo e contribuire a formare un nuovo pubblico, creare un riconoscimento per questa arte.
GANDINI
www.gandinipress.com www.gandinijuggling.com
foto di Beinn Muir Photography
Intervista a Sean Gandini
1991 > 2015 Il libro Juggling Trajectories - Gandini Juggling 1991 - 2015, che abbiamo di recente pubblicato, parte da lontano. Thomas Wilson, che è l’autore del libro, dopo aver visto uno dei nostri primi spettacoli quando aveva 13/14 anni, si è appassionato al nostro lavoro. Dapprima ha scritto la sua tesi sulla nostra compagnia, e tre anni fa ha curato una storia della compagnia per Total Theatre, una rivista inglese sul teatro contemporaneo. Thomas è un accademico, insegna teatro, la sua analisi ci è sembrata molto interessante, e con lui abbiamo intravisto la possibilità di dare finalmente un profilo più alto al nostro lavoro e alla giocoleria. Così gli abbiamo chiesto se era interessato a scrivere una nostra biografia ufficiale di 100 pagine. Thomas si è messo al lavoro, estendendo la sua ricerca e raccogliendo con il nostro supporto tanto altro materiale. Ci sono voluti tre anni per mettere insieme questo libro, durante i quali abbiamo prodotto anche 4 nuovi spettacoli, e alla fine le pagine sono diventate 400! Il libro è stato strutturato in sezioni, ciascuna delle quali affronta un tema trasversale al nostro lavoro. Per esempio i primi 10 anni sono affrontati nell’ottica di un dialogo con la danza contemporanea, oppure nel capitolo “Crossing the borders” vengono citati spettacoli come Clows and Queens, e il più recente Meta, per analizzare gli elementi che spingono in avanti gli esiti della giocoleria. È un libro che personalmente desideravo, per me era come dare una cornice alla prima parte del lavoro svolto negli ultimi 25 anni, per poterci ora dedicare ad andare oltre. Il libro è parte di un progetto più vasto, per il quale abbiamo creato una nuova realtà che si chiama Gandini Press. Sono ancora troppo pochi i bei libri dedicati alla giocoleria e vorremmo nei prossimi 10 anni pubblicare una serie di testi sulla storia della giocoleria, l’analisi della sua evoluzione, la giocoleria come forma d’arte.
RASTELLI FESTIVAL Partecipare al Rastelli Festival è stato molto emozionante. Da ragazzino andavo sempre a Bergamo, dove ho la famiglia. Mi sento molto vicino a Rastelli, sia come personaggio sia come immaginario della giocoleria. Mi sembra che in uno strano modo 4 X 4.Ephemeral Architectures, che abbiamo portato qui al festival, abbia qualcosa della purezza del mondo di Rastelli… gesti semplici e cose belle che volteggiano. www.jugglingmagazine.it
4 X 4, è lo spettacolo con cui giriamo molto adesso. Dopo Smashed la gente si aspettava qualcosa di molto teatrale, ma 4 X 4.mi sembra sia invece addirittura più filosofico. È una riflessione sulla storia del balletto ed altro ancora. È uno spettacolo cui tengo molto, punto di arrivo di una lunga ricerca, quasi un ritorno ai primi spettacoli, alla giocoleria intesa come una forma di danza e siamo contenti di averlo portato anche al Rastelli Festival.
2016 E OLTRE Gandini Juggling è impegnato su più fronti contemporaneamente. Stiamo lavorando su un trio di 2 giocolieri e una danzatrice indiana classica. Per la prima volta stiamo producendo una compagnia che non è la nostra e presenteremo al festival di Edimburgo Water on Mars, con Wes Peden, Patrik Elmnert e Tony Pezzo. Infine il nostro nuovo spettacolo vedrà in scena loro tre e i 4 giocolieri di 4 X 4. Quest’anno abbiamo inoltre partecipato alla messa in scena di Akhnaten, un’opera composta da Philip Glass, che racconta la storia di un importante faraone egiziano la cui fama è stata tenuta nascosta dai suoi successori. Erano 30 anni che non veniva rappresentata, e il direttore è stato ispirato da un sogno dove vedeva tutti giocolieri in scena. Ci ha contattati e, quando gli abbiamo fatto notare i geroglifici egiziani che ritraevano le sacerdotesse giocolere, lui è partito senza esitazione. La scena che apre l’opera vede in scena 10 giocolieri che mostrano una possibile esecuzione dei pattern ritratti nei geroglifici. Credo sia la prima volta che la giocoleria sia presente per tutta la durata di un’opera! Porteremo questo lavoro a Los Angeles e nel 2019 al Metropolitan Opera House New York. È entusiasmante poter portare il nostro lavoro di fronte ad un nuovo pubblico. Quando io e Kathy abbiamo fondato i Gandini Juggling uno degli obiettivi era far apprezzare la giocoleria al pari della danza e del teatro, offrendo spettacoli più sofisticati, e mi sa che ci stiamo riuscendo, per cui ci sentiamo i giocolieri più felici del mondo, come bambini in un negozio di dolciumi…
foto di Emiliano Perani
foto di Michela Gerosa
RASTELLI FESTIVAL
foto di Michela Gerosa
BERGAMO, 16/19 GIUGNO
di Lorenzo Baronchelli direttore artistico Enrico Rastelli, artista giocoliere famosissimo nel mondo del circo, della giocoleria, nel varietà, è invece per lo più sconosciuto agli italiani e ai suoi concittadini bergamaschi. Io stesso l’ho scoperto e studiato solo anni dopo aver scoperto in gioventù la giocoleria e, diventato artista e promotore di eventi culturali, cominciai a coltivare il sogno di dedicargli un festival nella sua città, che è anche la mia. Fu così che l’anno scorso proposi il progetto a Maria Grazia Panigada – direttrice artistica del teatro Donizetti – e Nadia Ghisalberti – assessore alla cultura – che l’hanno subito condiviso con entusiasmo. Partendo dai tratti distintivi del lavoro di Rastelli - la costante ricerca di tecniche, attrezzature e stili unite ad una grande dedizione e impegno sin dalla giovane età - abbiamo costruito insieme il concept dell’evento: rendere omaggio ad un grande artista della giocoleria classica per scoprire il patrimonio lasciatoci da questa disciplina, ma anche la vitalità della giocoleria contemporanea. Inevitabile per me pensare alla ricerca condotta dai Gandini Juggling negli ultimi 25 anni, in grado di portare la giocoleria in nuovi spazi mescolandola con altri linguaggi artistici. Il programma del Rastelli Festival ha offerto così spettacoli, ma anche laboratori formativi di vario livello, una conferenza e
una commemorazione, ma sopratutto un concorso internazionale per giovani giocolieri under 35, con in palio una borsa di studio del valore di 1000 €, per sostenere le nuove generazioni e scoprire il futuro Rastelli! Il tutto si è intrecciato con il World Juggling Day (la giornata mondiale della giocoleria), che ha portato nel bel contesto del parco di Sant’Agostino molti giocolieri da tutta la Lombardia. In chiusura una festa finale con tanto di open stage in uno spazio tutto da scoprire, le ex carceri della città appena riaperte al pubblico. L’appuntamento principale è stato ovviamente lo spettacolo “4 x 4 Ephemeral Architectures” dei Gandini Juggling, affascinante incontro fra giocoleria e danza classica. Sean a Kati hanno inoltre condiviso la loro preziosa conoscenza in un workshop intensivo rivolto ai professionisti e due workshop brevi rivolti a tutti. Di grande interesse è stata la conferenza dove Alessandro Serena, Adolfo Rossomando e
Sean Gandini hanno preso spunto dalla vita di Rastelli (tra mito e realtà) per raccontarci l’evoluzione della giocoleria dal secolo scorso sino alla molteplicità delle forme odierne. La serata conclusiva, dedicata al Rastelli Award, concorso per giocolieri under 35, ha visto confrontarsi sul palco del Teatro Sociale sei giocolieri provenienti da Argentina, Italia, Germania, Messico e Slovenia. Vincitore il più giovane dei concorrenti, il messicano Erik Medina Sanchez, premiato dalla giuria per le potenzialità intraviste nella sua giocoleria, tecnicamente audace, e per i progressi che la borsa di studio presso i Gandini Juggling avrebbero apportato al suo stile. Si archivia così la prima edizione del festival, con un riscontro positivo del pubblico (più di 2000 spettatori) e della stampa, auspicando possa diventare un evento di riferimento per il settore e il grande pubblico, un appuntamento di rilievo europeo degno del “signore dell’equilibrio”! jugglingmagazinenumero72settembre2016
MIRABILIA FESTIVAL 17 GIUGNO / 10 LUGLIO, FOSSANO, SAVIGLIANO (CN) www.festivalmirabilia.it
intervista a Fabrizio Gavosto direttore artistico
foto di Andrea Macchia
Mirabilia ha sempre avuto una funzione di incontro, sia a livello italiano e locale sia a livello internazionale, e quest’anno ha utilizzato questa vocazione per proporre dei percorsi condivisi e una serie di collaborazioni con molte realtà attive nel panorama culturale. Un percorso di condivisione già avviato unendo le 5 residenze artistiche piemontesi in un’unica conferenza stampa, alla presenza di tutta la scena culturale piemontese, fino ad arrivare il 17 giugno ad una partecipazione collettiva dei maggiori festival di arti performative piemontesi, incluse le 5 residenze, alla Notte Bianca dei Festival alla Lavanderia a Vapore di Collegno. Festival delle Colline, Mirabilia, Living Circus / Sul filo del circo, Differenti Sensazioni/Inpiazzo Festival, Immagini dall’interno,Teatro a Corte, Interplay, Coorpi, Acqui in Palcoscenico,
Piemonte dal Vivo/Vignale Monferrato Festival, Flowers Festival, The Children’s World, hanno insieme offerto alla notte bianca una programmazione di 14 spettacoli, interamente gratuita, dalle 7 di sera alle 2,30 di notte, in uno spazio di grande prestigio, di fronte ad un pubblico numeroso e attento a tutte le proposte. Una condivisione che ha dato ai programmatori l’occasione di conoscersi, attivando ulteriori collaborazioni, e al pubblico la possibilità di vedere in un’unica serata tanti generi, dalla danza, al teatro di figura, al circo contemporaneo. La multidisplinarietà è un’altra delle principali attrattive che Mirabilia conserva a livello nazionale ed europeo. Come ad Avignone, Edimburgo e in altri grandi festival in Europa, chi viene a Mirabilia affronta un viaggio all’interno del panorama esteso delle arti performative. Per Mirabilia è
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stato molto interessante in questi anni sviluppare un forte rapporto con la danza italiana, ma anche offrire alle giovani compagnie di circo la possibilità di presentare i loro work in progress, fare residenze, costruire un ponte con l’estero. Come la compagnia Blue Cinque, che in due anni di lavoro, grazie alla collaborazione con Circo Vertigo, Mirabilia ed altre realtà europee, ha debuttato qui con lo spettacolo WE273”. Mirabilia è inoltre partner di vari progetti. Per Corpi e Visioni, impegnato nella creazione di uno spettacolo di dimensioni medio grandi, su un progetto di Francesca Pennini del Collettivo Cinetico, Mirabilia ha organizzato il casting dei circa 30 artisti, selezionati tra 90 candidati, tra i quali verranno selezionati 8 per il progetto finale. Un forte legame con Funambolika ci ha permesso di attivare la circuitazione
della compagnia Circo Zoè, e con CLAPS, circuito multidisciplinare della Lombardia, programmiamo a Fira Tarrega la compagnia Onda d’Urto. All’interno di Mirabilia anche una vetrina di danza italiana curata interamente da Piemonte dal Vivo, a cui si aggiunge il lavoro transdisciplinare con vari festival e settori delle performing art italiane. Molto importante sul territorio il collegamento con il festival Sul filo del Circo / Cirko Vertigo, che ci ha visto partecipare, insieme ad alcuni programmatori in visita a Mirabilia, ad una trasferta a Grugliasco. Non è mancato il tradizionale brunch meeting, questa volta organizzato a Savigliano, da anni occasione di incontro e scambio tra programmatori e artisti. Da citare la collaborazione con l’istituto francese della Cultura per la programmazione di spettacoli di compagnie francesi, come
Crida Company, Kerol ed altri. Ma anche per dare forma alla co-organizzazione e co-finanziamento della tournè del Cirque Bidon, con capofila il festival Tutti Matti per Colorno e altri circuiti, un evento di grandi dimensioni che nessuno dei partner avrebbe avuto la forza di organizzare da solo. Mirabilia è anche tappa della Stagione del Circo Europeo, un progetto di Circus Next che vede circuitare in Europa le 155 compagnie che si sono laureate al JTCE e Circus Next, e che ci ha permesso di portare in Italia Trespass, Alexander. Infine la programmazione di Mirabilia ha proposto un focus importante sulla scena scozzese, risultato del processo in corso in Scozia che sta mettendo in contatto il circo con le altre arti performative, valorizzandolo come buona pratica per la crescita e l’educazione dei giovani a rischio nei centri urbani, con il risultato di
creare in Scozia una scena sul circo molto intensa. Rispetto agli anni scorsi abbiamo registrato meno programmatori stranieri, soprattutto francesi, conseguenza dei tagli sui sistemi di finanziamento, ma molti più operatori italiani, segno positivo di uno sviluppo e un interesse delle realtà italiane alle performing art. Sul fronte del coinvolgimento del pubblico abbiamo ospitato due percorsi di avvicinamento ai social media in collaborazione con Corpi e Visioni, impegnati a Savigliano in un corso di riprese e montaggio sul proprio cellulare della propria esperienza al festival, e con il progetto Quinta Parete, che con il workshop #ComunicaCirco ha prodotto una narrazione collettiva del festival sui social, attraversando le tre location del festival su un arco di 9 giorni. Esperienze all’interno delle quali lo
stesso festival si è andato a specchiare per raccogliere le impressioni del pubblico. Poi ancora tanti workshop di danza, circo, frequentati da artisti di varia provenienza, per sviluppare le tecniche ma anche per conoscersi e instaurare collaborazioni. Ma è stato proprio il pubblico, sempre più affezionato al festival, a farci notare che non gli si può chiedere di trascorrere tre settimane nel cunense!! Una programmazione di 170 repliche estesa su un arco di 23 giorni è stata una sfida difficile per pubblico e programmatori, oltre che per il nostro direttore tecnico e il suo staff, impegnati duramente in spettacoli con allestimenti complessi, impianti, audio e luci, sia indoor che all’esterno. Tra tutti è sintomatico il grande evento di Andrea Loreni, scelta inedita e fortemente voluta da Mirabilia, che ha richiesto 2 mesi di lavoro con-
tinui, con strutture ingegneri, collaudi, ancoraggi, per ripagare con la meraviglia le 5000 persone accorse a gremire la piazza con il naso all’insù. Sopradimensionata forse anche la mole degli incontri e dei focus programmati, superiore alle forze comunicative di qualsiasi festival. Un festival dalla programmazione e dal calendario così esteso ha generato sale poco piene in alcuni casi, una scarsa disponibilità dei volontari sul tempo lungo, e un sovraccarico di lavoro per tutto lo staff. Celebrando i primi 10 anni ci guardiamo indietro e dalla prossima edizione privilegeremo una programmazione più compatta, con un tempo di maggiore attenzione a tutti, per tornare ad una dimensione più intima, più festosa, facendo attenzione a mantenerla anche in futuro, evitando la frenesia del consumo culturale.
jugglingmagazinenumero72settembre2016
foto di Andrea Macchia
LE RADICI NEL CIELO ATTRAVERSAMENTI IN BILICO TRA PEDAGOGIA E FUNAMBOLISMO
Mirabilia, 7 Luglio 2016. Una sottile linea nera trafigge il cielo notturno. Tutto d’un tratto la densità dell’aria non è più la stessa. Un’alchimia spazio temporale è in atto. Il cavo è teso e il funambolo pronto a partire. La piazza è gremita e silenziosa in attesa di quell’evento unico e irripetibile che invita a entrare nel cerchio magico delle arti circensi. Lo sguardo si alza trattenendo il respiro, tutto si ferma eppure nulla appare immobile. Il cuore è premuto contro quel filo con tale forza che ogni battito echeggia e si dissolve ogni altro pensiero (Petit, Toccare le nuvole, p.188). Come quando davanti a un caffè Andrea Loreni, occhi color del cielo e spirito luccicante, inizia a raccontare della sua scelta di vita, del suo essere funambolo, di come questa passione sia divenuta necessità, di non poter fare a meno di non farlo. Quando sono sul cavo sto bene, è quando scendo a terra che a volte provo un senso di vertigine e di smarrimento. La traversata del funambolo rivela, in un sottile gioco di micromovimenti, gli impercettibili aggiustamenti che il corpo quotidianamente compie per ricercare un equilibrio che si rivela essere costantemente precario. A differenza di un gesto ginnico, il procedere silenzioso ed elegante del performer, nella sua essenzialità e radicalità, è qualcosa che non può essere giudicato e neppure misurato. È qualcosa di estremo, semplice e arcaico nel medesimo tempo, qualcosa che appartiene più al mondo della bellezza che a quello della ragionevolezza. Siamo dinnanzi a un processo di riduzione e di sostituzione che fa emergere l’essenziale delle azioni e allontana il corpo […] dalle tecniche quotidiane, creando una tensione e una differenza di potenziale attraverso cui passa energia (Barba, La canoa di carta, p.59). www.jugglingmagazine.it
Il funambolo impone un arresto anche al pubblico, un cambiamento della nostra postura abituale, e non solo quella fisica ma soprattutto mentale, non più frontale e dominante, ma aperta all’imprevisto e all’ignoto, per godere dell’inaspettato, sperimentando germi di trasformazione, come intensamente esperito assistendo alle performance Evohé e Le chas du violon della Compagnia francese Les Colporteurs (Festival Teatro a Corte, Stupinigi, luglio 2016). Il filo consente di esperire quella condizione particolare per cui qualcosa si eleva quando un’azione viene approfondita; e viceversa, qualcosa viene approfondito quando qualcosa si innalza, come dice Gaston Bachelard (Psicanalisi dell’Aria. Sognare di volare. L’ascesa e la caduta, p.110). La traversata del funambolo, atto performativo squisitamente in bilico tra terra e cielo, chiede di aderire a nuove regole, per penetrare in uno spazio e in un tempo diversi dalla quotidianità , fatti di perseveranza, determinazione, attenzione ai dettagli, fedeltà agli attrezzi del mestiere, esattamente come accade nel gioco, attività per eccellenza devota all’inutile e alla piacevolezza, che vincola e libera, affascina e incanta chi vi partecipa, seducendo nel medesimo tempo chi vi assiste. Ed è proprio la capacità di sostare in questa zona di transizione, in bilico, dove si prova questa vertigine, a consentire di vivere pienamente nel mondo immaginifico del gioco, dove l’impossibile diviene possibile, dove la regola incontra la libertà, dove i limiti diventano sfide. E chi non vuole intraprendere una lotta accanita di sforzi inutili, pericoli profondi, trappole, chi non è pronto a dare tutto per sentirti vivere, non ha bisogno di diventare funambolo. Soprattutto, non foto di Jacopo Tartari
di Francesca Antonacci e Giulia Schiavone Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa”, Università Milano-Bicocca
1 Un luogo immaginativo (Bachelard 1960) questo, ad alta densità simbolica, la cui esperienza è in grado di restituire al reale una sua miglior comprensione.
foto di Giulia Schiavone foto di Andrea Macchia
potrebbe (Petit, Toccare le nuvole, p. 33). È seguendo i passi decisi e sicuri sul cavo d’acciaio di Loreni, Le Colportuers e di tanti altri magistrali interpreti di questa arte, che possiamo guardare a ogni percorso veramente formativo come a un filo teso, in bilico tra libertà e rigore, umiltà e tenacia, vuoto e pieno; e all’apprendimento come a una modificazione del comportamento mediante eventi performativi, come una tensione tra etica ed estetica. Se sperimentando elementi quali rischio, sfida e vertigine si giunge a una maggior consapevolezza di sé, in grado di schiudere una libertà nuova, grazie al superamento dei propri blocchi (Grotowski), delle proprie resistenze e paure, possiamo guardare all’arte del funambolismo come a una pratica di disciplinamento per la formazione di ciascun essere umano. Una disciplina capace di piegare la mente incarnandola nel presente, per dare vita a un corpo trasformato (Stanislavskji), un corpo d’arte, un corpo glorioso (Artaud), nel quale l’autenticità e la presenza viva sono indispensabili. Il vero destino di un grande artista è un destino di lavoro. […] Il lavoro ardente e creatore pervade tutta la vita d’un artista, conferendole la virtù della linea retta […]. Ogni giorno, l’inaudito tessuto di pazienza ed entusiasmo si infittisce nel lavoro che trasforma l’artista in un maestro (Bachelard, Il diritto di sognare, p.37). Bibliografia Artaud A. Il teatro e il suo doppio Einaudi, Torino 2000 Barba E. La canoa di carta Il Mulino, Bologna 1993 Bachelard G. Il diritto di sognare Dedalo, Bari 1975 Bachelard G. Psicanalisi dell’aria. Sognare di volare. L’ascesa e la caduta Red, Como 1988 Grotowski J. Per un teatro povero Bulzoni, Roma 1970 Petit P. Toccare le nuvole Tea, Milano 2006 Stanislavskji K.S. Il lavoro dell’attore su se stesso Laterza, Roma-Bari 1997 jugglingmagazinenumero72settembre2016
TEATRO A CORTE www.teatroacorte.it
7/17 LUGLIO, RESIDENZE SABAUDE DEL PIEMONTE
OCKHAM’S RAZOR
Teatro a Corte offre da anni nella sua programmazione multidisciplinare spettacoli di circo contemporaneo di assoluto rilievo. Tra le 20 creazioni presentate quest’anno a Teatro a Corte dalle 19 compagnie internazionali esibitesi tra Torino e le
Dimore Reali di Stupinigi, Agliè, Venaria Reale, Rivoli e Racconigi, abbiamo seguito al Teatro Astra la compagnia britannica di circo Ockham’s Razor con Arc e Every Arction, a cui dedichiamo un approfondimento. A Stupinigi invece ci hanno piacevolemente sorpreso
le delicate forme del duo francese Pauline Barboux e Jeanne Ragu, con Instants de Suspension, e Les Colporteurs, che ritornano al festival sulla loro avvenirista struttura di filo teso con il dittico Evohé e Le chas du Violon, l’uno ispirato a Teseo e Arianna, l’altro al rapporto tra una madre e una figlia.
www.ockhamsrazor.co.uk intervista a Tina Koch co-direttrice artistica COME È NATO OCKHAM’S RAZOR? Ockham’s Razor ha tre direttori artistici: Alex, Charlotte ed io. Ci siamo conosciuti a Circomedia, centro per il circo contemporaneo ed il teatro fisico di Bristol, dopo aver conseguito separatamente lauree in Arti Figurative, Scienza della Cultura e Letteratura. È stato subito evidente che condividevamo il senso di quello che volevamo fare. Dopo esserci diplomati nel 2004 abbiamo ottenuto una sovvenzione dal Jeunes Talents Cirque Europe per creare il nostro primo spettacolo. Da ciò é nato The Triple Bill, uno spettacolo da sala suddiviso in 3 piéce, Memento Mori, Every Action… e Arc, che ci ha fatto conoscere a livello internazionale. Nel 2006, Turtle Key Arts sono diventati i nostri produttori e nel 2008 siamo diventate una delle compagnie che riceve regolarmente fondi dall’Arts Council England. Da allora abbiamo prodotto 4 altri spettacoli e collaborato con altre 2 compagne, ma dopo 12 anni The Triple Bill continua ad essere richiesto.
COME DESCRIVERESTE IL VOSTRO STILE E LA VOSTRA ESTETICA? Il nome Ockham’s Razor viene da un principio logico attribuito al filosofo medievale William of Ockham. Stabilisce che tra due teorie plausibili, quella più semplice è preferibile. Si chiama rasoio perché taglia fuori gli elementi non necessari. Come compagnia, www.jugglingmagazine.it
lavoriamo con questo semplice approccio. Shaun, il nostro direttore di marketing dice scherzando che è un modo molto complicato per dire “sii semplice”. Siamo attratti da un’estetica semplice, elementi scenici minimi e lasciamo che le forme corporee e quelle delle strutture nello spazio disegnino un’immagine. Siamo interessati nelle risonanze emotive esistenti nel movimento circense e nel creare, partendo da queste, relazioni e narrazioni. È il contrario del pensare una narrazione teatrale e poi aggiungervi il circo. Cerchiamo il teatro, la narrazione che è inerente nel circo, tiriamo fuori quello che già esiste. Molte delle dinamiche presenti nel nostro lavoro si basano sul fatto che gli artisti in scena fanno genuinamente affidamento tra
di loro, spingendosi l’un l’altro ai propri limiti, fidandosi l’uno dell’altro. A livello teatrale gli artisti recitano dei ruoli, ma c’è un grande elemento di rischio reale sul palco e gli artisti sono straordinariamente presenti con se stessi e tra di loro. Il nostro stile é sottile, non ha nulla di grandioso. Piuttosto che dipingere l’artista circense come un personaggio superumano, capace di numeri impressionanti, creiamo lavori che si ispirano a ciò che è umano e reale, dove i personaggi passano attraverso esperienze, emozioni e conflitti riconoscibili. Il marchio di fabbrica della nostra compagnia è creare teatro fisico su strutture originali per le discipline aeree. Per ogni nuovo spettacolo disegniamo un nuova struttura e la usiamo come provocazione per la creazione. Nuove strutture ci portano a nuove possibilità di movimento e all’esplorazione di nuove tecniche circensi. Siamo inventori appassionati e traiamo un grande piacere dalla scoperta. In ogni spettacolo flirtiamo con la scultura, la coreografia pura e il teatro. Siamo fermamente radicati nella tradizione circense, usiamo il movimento, le tecniche e spesso le basi delle discipline circensi per trovare il teatro. Siamo anche parte di una tradizione di teatro fisico - Lecoq in particolare - negli elementi della messa in scena e nelle strategie di creazione collettiva. Con due dei direttori artistici provenienti dal mondo delle belle arti, siamo influenzati dalla scultura e c’è una componente visiva molto importante nel nostro lavoro. Ad ogni modo, dato che il circo contemporaneo è una forma d’arte in evoluzione, stiamo ancora scoprendo noi stessi.
QUAL È IL VOSTRO TIPICO PROCESSO DI CREAZIONE? Negli ultimi dieci anni abbiamo imparato gradualmente il nostro processo creativo e come fidarci di esso. Cominciamo con un’idea per una nuova struttura. Quando disegniamo questa struttura, la avviciniamo inizialmente da un punto di vista scultoreo ed estetico e la sviluppiamo basandoci sui movimenti che provoca. Per Every Action… era una corda di 20 metri tra due carrucole - un oggetto apparentemente semplice, ma di grande versatilità che si può trasformare e può essere usato in moltissimi modi, reinventando se stesso costantemente e sorprendentemente. La fase successiva del nostro processo creativo è trovare quanto più materiale possiamo in termini di movimento, mantenendoci più aperti possibile. Ogni volta che vediamo qualcosa che ci tocca, ne facciamo un disegno e lo appendiamo al muro. Senza molte discussioni, spesso ci troviamo attratti dagli stessi momenti e anche se spesso non sappiamo articolarne il perché, sappiamo che là c’è qualcosa di più profondo. Una gran parte del nostro lavoro è intuitiva e abbiamo imparato a fidarci dei nostri istinti. Alla fine di questa fase, ci troviamo con una grande quantità di disegni. È lì che cerchiamo temi potenziali, semi di storie, atmosfere e dinamiche all’interno dell’ensemble. Ci sono numerosi modi di ordinare il materiale, a volte ci facciamo guidare da ciò che chiamiamo “la logica della struttura”, altre da un chiaro sviluppo di un’atmosfera o di una possibile narrazione. Una volta che abbiamo scene potenziali, andiamo indietro e proviamo a tirare fuori potenziali personaggi, concentrarci sulle atmosfere e attraverso questo trovare ulteriore materiale. Questa parte del processo si evolve costantemente mentre scopriamo nuove strategie di creazione collettiva, cercando modi per non analizzare il materiale, ma permettendo alle persone e alla struttura di fare proposte. Spesso andiamo avanti e indietro scoprendo di più sulle scene, cambiandone l’ordine fino alla prima dello spettacolo. Perfino quando lo spettacolo è ufficialmente finito, continuiamo a scoprire cose ogni sera. Per noi è importante che gli spettacoli siano toccanti, umani e che si possa seguire la logica di ciò che accade - che non siano confusi o obliqui. Ma allo stesso tempo, spesso il materiale scoperto ti tocca e non sai necessariamente spiegare il perché. Per noi è estremamente importante permettere al processo di rimanere aperto e istintivo. Ci sono cose che risuonano e non sono facili da articolare nemmeno per chi le ha create.
Il Cirque du Soleil arriva a Bologna e Torino con lo spettacolo Varekai! Acquista i biglietti da AltroCirco, progetto di Giocolieri & Dintorni, per supportare il circo sociale in Italia. Aiutaci a fare la differenza promuovendo il circo come strumento educativo e di trasformazione sociale: una nuova risorsa per giovani e persone a rischio.
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TUTTI MATTI PER COLORNO
2/4 SETTEMBRE COLORNO (PR) www.tuttimattipercolorno.it foto di Roberto Perotti
LE CIRQUE BIDON www.cirquebidon.fr FB Cirque Bidon Intervista di A.R. a François Rauline Bidon Negli anni ‘60 vivevo a Parigi, facevo il cisellatore di bronzo e scultore, un lavoro che mi piaceva e mi faceva guadagnare bene. Però trascorrere tutta la vita nello stesso posto mi sembrava noioso. Leggevo molto la beat generation, sognavo di realizzare qualcosa… Poi a Parigi è arrivato il ‘68 e mi ha dato l’impulso finale. Ho scioperato per due mesi, volevamo cambiare il mondo, ma poi sono rientrato al lavoro; avevo capito che non era facile cambiare la società,
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“Tutti Matti per Colorno” è stato fondato e sempre diretto dalla compagnia italiana Teatro Necessario, nello scenario affascinante della splendida Reggia che fu dei Farnese, dei Borbone e infine di Maria Luigia d’Austria, del suo cortile e del suo giardino, dei vicoli e delle strade del centro storico di Colorno. Un atteso festival, quest’anno capofila del progetto che ha visto il Cirque Bidon ri-visitare l’italia per un tour estivo che ha toccato Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna passando per alcuni grandi festival e molti borghi, paesi e cittadine del territorio. Un evento eccezionale, che ha ammaliato pubblico e stampa. Ne abbiamo approfittato per intervistare François R Bidon, fondatore del Cirque Bidon
ma almeno avrei provato a cambiare la mia vita. Così ho venduto tutto quello che avevo e sono partito, con una piccola borsetta e nient’altro. Ho girato l’Europa in autopstop, a piedi, in bicicletta, e durante questo viaggio un giorno, in un bosco in Champagne, ho incontrato una ragazza che viveva con due bambine, in una vecchia casa senza luce, senza acqua corrente, veramente ecologica prima che esistesse il termine. Lei era una trapezista che aveva lavorato nei grandi circhi del tempo, con un padre ecologista che le aveva insegnato le basi delle arti circensi. Avevo 21 anni e con lei ho conosciuto il circo. Lei sognava di rifare il circo, ma non sotto i grandi complessi; un circo poetico, genuino, famigliare, con carrozzoni trainati dai cavalli. Era minuta, 42 chili, io ero grosso e abbiamo
cominciato a fare mano a mano. La storia d’amore non è durata molto, io sono andato via, ma mi è rimasta l’idea di fondare un circo itinerante. Così mentre andavo a trovare un mio amico fabbro nella valle del Rodano, vedo per la prima volta nella mia vita un accampamento Rom, con carrozzoni e cavalli. Uno di loro mi offre di acquistare un carrozzone e un cavallo e, pensando fosse un segno del destino, accetto; ma lui non si presenta all’appuntamento. Ero deluso, ma il dado era tratto: avevo deciso che sarei partito con il circo, e con il mio amico fabbro ci siamo messi a costruire un carrozzone. Con gran fatica ho trovato un cavallo, senza averne mai nemmeno toccato uno nella mia vita. Meno male che la cavalla era gentile, ed è stata lei ad insegnarmi come governarla! Il
foto di Andrea Macchia
primo giorno di viaggio ho messo i finimenti al cavallo e siamo partiti in sette. Dopo due settimane eravamo rimasti in tre perchè era troppo duro. Non avevamo soldi e i cavalli erano difficili da gestire. Abbiamo attraversato la Francia, non facevamo ancora spettacoli perché non sapevano fare niente, non c’era teatro di strada, non c’era scuole di circo, nessun negozio dove comprare gli attrezzi. Il nostro circo non aveva nemmeno un nome. Lavoravamo nelle vigne per campare, e per arrotondare ho imparato a fare delle opere veloci su cartoncino che la gente poteva acquistare per finanziare il nostro progetto. Per strada ci fermavamo nei posti belli che incontravamo lungo i fiumi, nei boschi, dove ho cominciato ad allenarmi, imparando prima l’arte del mangiafuoco, che però non mi piaceva molto perchè mi faceva schifo il petrolio. Allora ho imparato da autodidatta la giocolieria, arrivando a lanciare 3 palline e costruendomi le clave, con il manico della scopa e il sughero, proprio come faceva il circo di tradizione. Il primo circo che ho fondato si chiamava AnarCircus. Facevamo piccoli spettacoli in strada, ai mercati. Fu allora che, sempre in un bosco, come in una favola, ho incon-
andare il giorno dopo in una piazza nuova. Ho imparato come si gestisce lo chapiteau, le gradinate, dove piazzarsi con il circo. Dopo questa esperienza mi sono fermato e ho cominciato a costruire la pista e le gradinate, e per inserire l’aerea della mia compagna ho realizzato le antenne, ma non abbiamo mai voluto un tendone.
trato la mia compagna. Lei era ballerina classica e sognava la vita itinerante, diventare trapezista, così ha lasciato tutto quello che aveva ed è venuta via con me per realizzare il suo sogno. È solo con la fine degli anni ‘70 che in Francia arrivano anche altre compagnie ed artisti di circo: Cirque Plume, Zingaro, e pochi altri. Ma allora eravamo i primi e i gitani ridevano di noi quando ci vedevano. Così mi sono fermato per sei mesi e sono andato a lavorare in un circo tradizionale per imparare il mestiere. Lavoravo duramente, ogni giorno si faceva spettacolo e poi si smontava per
Per anni la cosa più dura e importante era fare la strada, l’itineranza, e non c’era molto tempo per allenarsi. Gli spostamenti erano durissimi, dovevamo spingere i carrozzoni insieme ai cavalli, e ogni volta avevamo un solo sogno, quello di arrivare e di riposarci. Eravamo molto puristi, combattevamo sempre contro il tempo brutto e il freddo, spesso scalzi. Ci volevano regalare dei motorini, ma noi insistevamo di voler girare coi cavalli. Era una scelta di vita e sapevo cosa volevo: un bel circo itinerante all’aperto. Appena la primavera riscaldava le giornate ci mettevamo in giro per lavorare, per mangiare. Senza allenamento nè prove, si faceva la scaletta con i numeri che ognuno aveva, e così siamo andati avanti per molto tempo. Passavamo il cappello, e potendosi sedere la gente era più disposta a lasciare qualcosa.
Poi ho incontrato alcuni musicisti che viaggiavano con un carrozzone, e li ho invitati a seguirmi per percorrere la strada degli zingari al contrario, andando verso l’Europa dell’Est. Per andare in Jugoslavia avevo deciso di tagliare attraversando l’Italia. Siamo partiti con tre carovane e abbiamo preso il nome di Cirque Bidon, perchè eravamo tutti autodidatti e dicevamo chiaramente alla gente che lo spettacolo era un bidone! Eravamo molto autoironici e la gente si divertiva tanto. La traversata con i 6 carrozzoni per arrivare in Italia è stata durissima, con molti valichi e tratti anche di 20 km. in salita. Eravamo una novità assoluta e appena arrivati in Italia abbiamo avuto un successo enorme. Il pubblico è stato favoloso, riempiva il cappello, ma portava anche da mangiare; la gente si divertiva e l’arena era sempre piena, con uno spettacolo costruito per catturare la loro attenzione, agganciarli e non farli andare più via. Il pubblico era accogliente, la polizia più tollerante dei suoi colleghi francesi; era così bello che passare veloci sembrava quasi un peccato. Tutti ci parlavano dell’Umbria, della Toscana, e invece di proseguire per la Jugoslavia abbiamo deciso di fermarci, anche perché
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ottenere i visti per il blocco sovietico era difficile. Viaggiando abbiamo incontrato altri artisti per strada, siamo tornati in Piemonte, poi in Sardegna, in Corsica, di nuovo in Francia, poi di nuovo in Italia. In quegli anni erano tanti gli artisti di strada italiani che ci seguivano: Claudio e Consuelo, Stefano Corrina, Marco Neri e tanti altri. Poi sul lago Trasimeno, dopo 4 anni insieme ci siamo separati, ognuno per la sua strada. Io avevo un figlio e ho continuato a girare con la mia compagna e mio figlio, con un piccolo spettacolo di un’ora. Il sogno del Cirque Bidon è da allora chiaramente evoluta con i tempi che cambiano. All’inizio era l’itineranza la cosa più importante, poi è diventato lo spettacolo, che agli inizi era una successione di numeri, mentre ora raccontiamo una storia. La gente quando arriva sogna con noi, apprezza la poesia della nostra messa in scena. Dopo decenni di spettacoli, da solo e con altri, ero stanco di entrare in pista. Ora mi dedico alla la regia, ogni due anni facciamo uno spettacolo diverso, che tratta un tema specifico. In inverno facciamo il casting, e ad aprile e maggio ci fermiamo per la creazione. Cerco sempre artisti di talento ma umili, in pista e nella vita, perchè qui viviamo tutti insieme, e qualcuno è anche andato via proprio perchè non si inseriva nel gruppo. Abbiamo
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sempre tecniche di circo, le galline, e il nostro circo è rimasto quello di una volta. Giriamo sempre con carovane trainate dei cavalli, ma per gli spostamenti lunghi abbiamo anche dei mezzi per spostarci da una regione all’altra senza stressare eccessivamente gli animali e la compagnia. Vedo ancora qualche spettacolo di circo contemporaneo, qualcuno mi piace, ma altri mi annoiano; la danza contact che dura mezz’ora… questo non è il genere che mi piace. Dico sempre che lo spettacolo devono capirlo tutti, anche i contadini, gli operai e da noi tutti sono contenti, compresi i critici e gli studiosi. C’è un messaggio per ognuno di loro. Allora come oggi non siamo circo di tradizione ma nemmeno circo contemporaneo. Il mio circo era ai margini di questa ricerca e lo è ancora. In Francia è stato duro i primi anni, e la prima volta che ho chiesto finanziamenti nel 2005 non volevano ancora riconoscerci. Poi ci hanno visto in scena e sono stati quasi loro a cercarci. Ora abbiamo un riconoscimento del Ministero della Cultura e della Regione, che ci apprezzano e ci supportano nel nostro lavoro di creazione. Stavo bene in Francia, ma volevo tornare in Italia. Qui ho trascorso un bel pò della mia vita circense, ho ancora amici, ci sono artisti che hanno chiesto di ritornare con noi se
venivano in Italia. L’anno prossimo abbiamo il permesso di farlo in città a Parigi, muoversi nella città con la mia carovana nel centro di Parigi sarà una bella esperienza e questo è uno dei sogni da realizzare. Alla fine la cosa più importante è il tema del nostro ultimo spettacolo “La bulle de reve”: non avere paura di niente. Molti dicono, che bella vita che fate, anche io sogno di poter fare questo o quell’altro… ma non lo faccio mai perchè ho famiglia, un figlio. La gente ha dei sogni ma non fa niente, è quasi un peccato. Bisogna fare quello che piace. Io non avevo alcuna idea di quello che avrei realizzato, ma sono contento di aver fatto le mie scelte. La vita dell’itineranza ti regala tanti incontri, tanti amici, non c’è tempo di annoiarsi e tutto questo è molto bello. Avrei voluto continuare a fare lo scultore, avevo un maestro che mi insegnava, i primi inverni mi fermavo e realizzavo qualche scultura, poi il circo mi ha preso completamente e non ho avuto più tempo. Ma quando vado a Parigi vado sempre a vedere le sculture e gli scultori, e nel fondo dei miei sogni c’è sempre la scultura e forse tutti i carrozzoni che ho realizzato in questi anni sono un’estensione di questo desiderio e molti mi dicono che il Bidon assomiglia al Cirque di Calder.
VAL DEM 18/20 AGOSTO, POLLINA (PA) ONE FEST IVAL foto di Cinzia Caro
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di Mario Barnaba e Alessia Rotolo Il Valdemone, festival internazionale di teatro di strada, nuovo circo e musica, regala ogni anno forti suggestioni grazie all’unione di un borgo medievale abbarbicato su un cucuzzolo di montagna con panorami mozzafiato e l’incanto degli artisti di strada e del circo contemporaneo. L’associazione palermitana “Tanto di cappello” ne cura l’organizzazione, grazie all’impegno di
Mario Barnaba, Stefania Soldano, Quinzio Quiescenti e Virgilio Rattoballi, tutti under quaranta, anche loro artisti di strada, intenti durante l’anno alla ricerca di nuove compagnie per una programmazione sempre diversa e di alto livello. Durante il festival il piccolo borgo madonita di Pollina, che conta poche anime durante l’anno, si è trasformato in teatro a cielo aperto, accoglien-
do le istanze di ecosostenibilità che il festival porta da anni con sè. Il pubblico gioioso (circa 20.000 le presenze) ha animato nei pomeriggi tutti gli angoli del paese, per poi trasferirsi la sera nell’incantevole teatro Pietra Rosa, da dove si domina tutta la vallata, suggestivo sfondo agli spettacoli e ai concerti. Tra gli artisti di quest’anno, provenienti da Guatemala, Francia/Brasile, Argentina e Italia, Claudio Montuori, eclettico ricercatore di suoni ispirati agli elementi della terra, la palermitana Agata Leale, con il suo show di bolle di sapone, effimeri e colorati, Francesco Mirabile acrobata, giocoliere, verticalista ed equilibrista, Duo Kaos con il loro spettacolo “Time to loop”, Emiliano Alessi
Sanchez con “In” manipolazione di oggetti e clown, Fernando Pose con uno spettacolo di giocoleria e transformismo. Drumrum teatro e dintorni con Aromari, teatro sensoriale itinerante. Compagnia di punta per il circo contemporaneo è stata la cie Solta, cui dedichiamo uno spazio di approfondimento La proposta musicale, altrettanto importante, ha visto invece esibirsi le 2 formazioni di Camillocromo (Beat Band e Orchestrina Maccheroni Swing), Ghiaccioli e Branzini, uno dei migliori Dj e Producer italiani e Piero Gesuè, Jazz Singer e Scat Man.
CIE SOLTA www.ciesolta.com Intervista al duo Tom Proneur (francese) e Alluana Ribeiro (brasiliana) Ci siamo conosciuti durante un provino ed è subito nato un feeling speciale che ci ha portati a diventare compagnia sul lavoro e compagni nella vita. Sono un giocoliere auto didatta, formato poi all’ENACR (École Nationale des Arts du Cirque de Rosny), specializzandomi nel trampolino e come acrobata ed equilibrista. In seguito ho frequentato il CNAC a Chalon en Champagne, specializzandomi come agile nel mano a mano. Io invece (Alluana) mi appasiono al circo in Brasile RJ come agile con l’Espaço de Criação Intrépida Trupe nel 2000. Trasferita in Francia mi specializzo nelle tecniche del palo pendulo prima pressso l’ENACR e successivamente presso le LIDO di Toulouse. Il concept dello spettacolo Apesar (“Malgrado” in portognese) portato al Valdemone nasce insieme alla compagnia nel 2013. Volevamo tornare ad uno stile antico, di altri tempi; volevamo raccontare una fiaba e abbiamo cominciato a lavorare impersonando in scena una coppia di anziani che vive in un’epoca fantastica. Per avere un codice artistico comune, lei ha dovuto imparare la giocoleria e io ho la tecnica del palo pendulo. Un processo che ha richiesto tanto lavoro, ma ha permesso di sperimentar-
ci in discipline a noi sconosciute e creare registri artistici nuovi e intriganti. L’esperienza al Valdemone ci ha arricchiti ed entusiasmati. Preferiamo lavorare in contesti piccoli e famigliari, dove il contatto col pubblico è più diretto, dove riscopriamo lo stupore degli spettatori, raro nelle grandi città dove l’offerta di circo contemporaneo è più estesa. Un’altra cosa bella è che noi normalmente abbiamo bisogno di un pubblico vicino e alto, un po’ come in un teatro, e la sistemazione del pubblico del Teatro Pietra Rosa era ideale in questo senso. Pollina ha un’atmosfera magica che si sposa benissimo con l’universo del nostro spettacolo. jugglingmagazinenumero72settembre2016
foto di Maurizio Andruetto
SUL FILO DEL CIRCO
di Dario Duranti La XV edizione del Festival Internazionale Sul Filo del Circo organizzata dalla Città di Grugliasco in collaborazione con Cirko Vertigo ha proposto un cartellone molto ricco: 26 spettacoli, 16 titoli differenti, 11 prime nazionali e oltre 150 artisti provenienti da Italia, Francia, Finlandia, Canada, Israele, Svezia, Grecia, Argentina, Belgio, Spagna, Svizzera, Brasile, Messico, Colombia, Cile. Il disegno artistico – spiega Paolo Stratta, direttore artistico del Festival – ascrive la programmazione all’emergenza di una contemporaneità che tiene conto delle evoluzioni dei linguaggi del circo attuale, mantenendo al contempo l’attenzione alle produzioni di artisti e compagnie già affermate. Come ogni disciplina dello spettacolo dal vivo, il circo trova nella tradizione le sue radici, ma si alimenta e arricchisce con mezzi espressivi e tecniche che sanno parlare alle sensibilità di ogni tempo, alle diverse generazioni, grazie alla compresenza di linguaggi artistici e alla contaminazione con forme espressive ulteriori, dal teatro, alla danza, alla musica, alle arti visive. Anche quest’anno il Festival attraverso la programmazione in due spazi con caratteristiche molto differenti (il Teatro Le Serre e il più intimo Chapiteau Vertigo) ha propo-
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www.sulfilodelcirco.com foto di Corrado D’Angelo
1/31 LUGLIO, GRUGLIASCO (TO)
sto sia le produzioni di grandi compagnie sia lavori più intimi per una fruizione più ravvicinata ed esclusiva. Tra i grandi collettivi ricordiamo il Circ Pistolet, Na Esquina, i canadesi Machine de Cirque e i belgi Acrobarouf. Molto apprezzato anche il lavoro di due coppie di artisti ben noti nei contesti internazionali: i trapezisti fiamminghi Bert & Fred e i clown ticinesi Baccalà. Diversi artisti di queste compagnie (come Liz Guimaraes e Pedro Guerra di Na Esquina, Emiliano Ferri di Cirque Exalté, Veronica Capozzoli di Lapso Cirk) hanno iniziato la propria formazione professionale presso la Scuola di Cirko Vertigo; una nuova generazione di artisti di circo che passa da Grugliasco prima in veste di allievo e poi di artista professionista. I giovani artisti di
Vertigo sono stati protagonisti di Mardigrà diretti da Onofrio Colucci (clown allievo di Slava Polunin oltre che in scena per il Cirque du Soleil) che ha condiviso con loro il palcoscenico in un ruolo inedito. Nello chapiteau Vertigo sono andati in scena i finlandesi Kate & Pasi, unica compagnia europea invitata lo scorso anno al Chicago Contemporary Circus Festival; i clown francesi Bibeu et Humphrey de L’Attraction Celeste, i briosi Chipolatas di ritorno a Grugliasco dopo 10 anni; Time per We273, la raffinata composizione della compagnia blucinQue di Caterina Mochi Sismondi ispirata all’opera di John Cage e in cartellone al Festival di Avignone OFF 2016. Al debutto la compagnia Makìa, vincitrice dell’edizione 2015 del Premio per Giovani Artisti, composta da Amdeo Garri, Elisa Mutto e Rio Ballerani, diretti da Milo Scotton. Tra i focus del Festival, un’attenzione particolare per la giocoleria contemporanea con i pregevoli lavori della compagnia Lazuz e dei DeFracto, maestri della contaminazione di nuovi linguaggi che fondono la manipolazione di oggetti con la ricerca sul movimento acrobatico e danzato; e il sostegno alla giovane creatività attraverso il Premio per Giovani Artisti “Checkpoint Circus” che ha premiato il collettivo francese di bascula, formatosi al CNAC, la Con-
sumo culturale e le nuove modalità di relazione con i pubblici. Successivamente otto giovani compagnie in creazione hanno avuto l’occasione di presentare i propri progetti artistici davanti a un pubblico composto da programmatori, direttori artistici di festival, titolari di residenze artistiche e operatori del settore chiamati a lasciare ai giovani artisti un feedback sui lavori proposti. Tra gli eventi collaterali del Festival, una piacevole esposizione animata, intitolata L’innocence de L’humour curata con savoir faire da Joanna Bassi che attraverso una serie di reperti inediti, la proiezione di “fotografie viventi“ dei Fratelli Lumière, manifesti e foto d’epoca, ha raccontato i clown del XIX secolo antenati della famiglia Bassi.
La compagnia Machine de Cirque, nasce nel 2013 a Quebec City dalla ricerca artistico-creativa e per volontà del suo presidente e manager Vincent Dubé e dall’unione di diversi artisti canadesi. Raphaël Dubé e Yohann Trépanier, dopo essersi formati all’École Nationale de Cirque di Montreal, hanno lavorato con tre delle maggiori compagnie di circo contemporaneo del mondo (Cirque du Soleil, Cirque Eloize e Les 7 doigts de la main), prima di dar vita alla loro compagnia Les Beaux Frères. Il loro numero comico più celebre con cui si sono esibiti nei più importanti varieté del mondo, che li vede in scena completamente nudi coperti solo da un asciugamano, è diventato sul web un fenomeno virale, un video che ha totalizzato milioni di visualizzazioni e migliaia di condivisioni su tutti i social network. Ugo Dario e Maxim Laurin, formatisi all’ENC e successivamente selezionati da Les 7 doigts de la main, con il loro
foto di Loup-William Theberge
MACHINE DE CIRQUE
numero di bascula “Baskultoo” hanno ottenuto la Medaglia d’Oro al Festival Mondial du Cirque de Demain di Parigi
foto di Laura Gallina
foto di Maurizio Andruetto
trebande. Quest’anno il Festival ha ospitato inoltre due momenti formativi in collaborazione con Hangar Piemonte, progetto dell'Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte e coordinato dalla Fondazione Piemonte dal Vivo con il sostegno della Compagnia di San Paolo. Si è trattato di una conferenza aperta al pubblico intitolata “Elementi di competitività delle creazioni di circo contemporaneo nel panorama nazionale e internazionale”, rivolta in particolar modo alle compagnie invitate, tenuta da Donald B. Lehn e Danijela Jovic - rispettivamente Presidente e Coordinatrice generale della FEDEC. Un approfondimento sui nuovi linguaggi espressivi della creazione contemporanea, i modelli di produzione e con-
nel 2012 e lo Young Stage Festival di Basel (2013) in Svizzera. Completa la compagnia Frédéric Lebrasseur, percussionista autodidatta, compositore per il teatro e artista multidisciplinare. Machine de Cirque è anche il titolo del loro primo spettacolo che propone un livello tecnico elevatissimo, una mise en scene raffinata, e spunti ironici di grande efficacia. I cinque artisti denotano una grande versatilità e sono in scena per tutti gli 80 minuti. Passano con disinvoltura dalla giocoleria all’acrobatica alla bascula, dalla bicicletta acrobatica, al trapezio al palo cinese, facendosi accompagnare dal vivo da un virtuoso della batteria. Uno spettacolo energico, audace, comico e poetico, assolutamente imperdibile che ruota intorno ad una imponente struttura che consente agli artisti di esibirsi in esercizi davvero spettacolari, in cui il ritmo e la commistione di humour e abilità tecnica creano un mix esplosivo. Il 6 agosto Maxim e Ugo sono entrati nel Guinness World Record superando il numero di 100 salti mortali consecutivi alla bascula coreana nel corso di una esibizione proposta in Canada davanti ad un pubblico di migliaia di spettatori.
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www.barodevel.com www.labiennale.org
foto di Ian Grandjean
BARO D’EVEL ALLA BIENNALE TEATRO 26-28 LUGLIO VENEZIA
La Biennale Teatro si caratterizza, oltre che per la scelta di spettacoli di forte impatto, anche per l’integrazione tra spettacoli e laboratori. Registi, attori e drammaturghi diventano maestri dei giovani artisti selezionati per Biennale College - Teatro. Parallelamente ai 10 spettacoli ospitati si sono svolti quest’anno 17 laboratori, di cui 9 hanno avuto un esito aperto al pubblico, al pari delle residenze di 4 compagnie, che hanno aperto il loro percorso agli spettatori; 18 gli incontri che si sono svolti al Teatro Piccolo Arsenale con tutti gli artisti partecipanti al Festival.
Quest’anno la direzione artistica di Àlex Rigola ha scelto di inaugurare questa edizione con “Bestias”, spettacolo sotto chapiteau della nota compagnia Baro d’Evel. Un tributo importante ad artisti provenienti dal mondo del circo contemporaneo e un’occasione ghiotta per incontrarli e intervistarli tra una replica di Bestias e una tappa del loro seguitissimo workshop.
intervista a Camille Decourtye e Blaï Mateu Trias fondatori della compagnia
LA COMPAGNIA Blaï Baro d’Evel è una compagnia che esiste da 15 anni, con già 8/9 spettacoli alle spalle. Tutto è cominciato nel 1996, quando in 6 artisti della XII promozione del CNAC abbiamo realizzato ‘Porque no?’, creando successivamente la compagnia Baro d’Evel nel 2001, altri progetti e creazioni. Poco a poco questo gruppo si è sciolto, ma abbiamo mantenuto in piedi l’associazione Baro d’Evel per supportare i nostri progetti e dal 2006 io e Camille dirigiamo la compagnia. È stato un piacere per noi esibirci qui alla Biennale, ritornare in Italia dopo gli spettacoli a Brescia nel 2003/2004. Abbiamo sentito che il pubblico aveva visto poco circo contemporaneo ed è stata una vera gioia inaugurare il festival. www.jugglingmagazine.it
Camille Il nome Baro d’Evel viene dai Mamouches che sono come degli zingari in Francia… ma è un termine che si usa anche per giurare, un doppio significato che mi piaceva perché quando abbiamo creato la compagnia eravamo molto affascinati dal nomadismo, dai popoli viaggiatori. Quando ero appena nata i miei genitori sono partiti in viaggio per le strade e hanno incontrato molti gitani e mamouches, e Baro d’Evel è un’espressione che è restata nella mia famiglia. Ho voluto strizzare l’occhio anche a quel periodo. Utilizziamo moltissimo la musica, la danza, il canto, ma anche la ricerca plastica, lo spazio, la scenografia, lo chapiteau, e abbiamo anche la singolarità di incorpo-
rare animali nello spettacolo. È un insieme di elementi che creano l’universo di Baro d’Evel, un universo che cerca negli interstizi, nell’istante, creando spettacoli basati su sensazioni più che su concetti.
BESTIAS Bestias è come una festa che cerca di reincantare le persone che partecipano alla festa della vita, nulla di più, nulla di meno. Una festa ricca di generosità ed energia, ma anche di pianti, paure, emozioni difficili. È uno spettacolo sull’essere disperatamente umani, nel senso che non siamo perfetti, siamo la nostra stessa infelicità; ma quanto è bello, che belle cose possiamo fare, e che bello potere fare parte della scena.
LA TRASMISSIONE
Non portiamo cavalli e uccelli in scena per un desiderio di continuità col circo tradizionale. I nostri spettacoli sono molto vicini al nostro mondo interiore, al nostro mondo personale, e io in questi mondi ho bisogno degli animali; fanno parte della famiglia, del mio vissuto e del mio immaginario. Certo voglio anche aprire dei nuovi rapporti nel linguaggio con gli animali, andare un po’ più lontano, senza pretendere di umanizzarli o fare dell’antropomorfismo, senza predicare che gli animali sono sacri e noi i cattivi. Auspico un territorio dove tutti i dialoghi sono possibili e dove possiamo scoprire grazie a loro lati sconosciuti di noi stessi. Gli animali hanno un’altra percezione dello spazio ed è molto riposante vedere il mondo con i loro occhi. È anche questa una delle ragioni che mi spinge a integrarli nello spettacolo
La scelta dello chapiteau rappresenta anche e soprattutto il desiderio di mantenere viva la tradizione degli artisti che vanno verso il pubblico, entrando nelle città. Persone che scelgono di fare parte di questo progetto e vengono a vivere qui con le loro famiglie e con tutto ciò che hanno. Vivere insieme nelle roulotte dà un vero senso di troupe, bello ed intenso, e la cosa che ci tiene tutti insieme, che rispettiamo più di tutto, è il momento dello spettacolo. In effetti tutta l’organizzazione, i viaggi, i montaggi, gli smontaggi, la gestione della logistica, che è piuttosto pesante, è finalizzata al momento dello spettacolo. Ci ritroviamo in questa sensazione di cerimonia, la nostra vita assume un senso con lo spettacolo, e questo regala una grande intensità e forza all’intero percorso/cammino artistico.
LA TRIBÙ
Qui per la Biennale Teatro di Venezia, all’interno del loro programma Biennale College - Teatro, abbiamo tenuto nel nostro chapiteau un workshop per giovani artisti/performer che aveva come obiettivo anche la realizzazione di uno spettacolo. Una richiesta che è venuta dalla Biennale e un terreno praticamente nuovo per noi. È la terza esperienza in cui cominciamo ad aprire il nostro lavoro ad esterni, un’attività che comincia ad interessarci, e al contempo ci mette in tensione. D’altra parte riteniamo faccia parte dell’evoluzione della compagnia. Dopo 15 anni di attività le cose e i nostri corpi cambiano, si apre un nuovo corso, in tutta tranquillità. Da un lato l’idea ci piace moltissimo, dall’altro ci spaventa. Avere finalmente qualcosa da insegnare e al tempo stesso sentire ancora di avere tanto da imparare. Ciò che è sempre un po’ pericoloso in questo tipo di pratiche è il poco tempo a disposizione, mentre noi
La presenza della bambina in scena è abbastanza istintiva. Volevamo creare una tribù e avevamo bisogno di portare in scena le diverse generazioni; volevamo scrivere una sorta di sogno da svegli, e il ruolo del bambino è per sua natura di transizione tra il sogno e la realtà. È anche uno dei simboli ricorrenti dei racconti - il bambino, il folle, il re, il cavallo – e noi volevamo sviluppare questi archetipi. L’altra ragione completamente personale per cui lei è in scena è che nostra figlia vive con noi in tourneè da anni, e ora ha un’età in cui può partecipare e vivere pienamente questa avventura insieme a noi.
amiamo perderci, sbagliare, amiamo cercare, e poco a poco si arriva a delle cose, che non sempre sono dei lavori finiti. Parallelamente è molto interessante incontrare nuove persone con cui lavorare, creare, cercare nuovi colori e ispirazioni per il futuro.
disegno di Bonnefrite
GLI ANIMALI
Bestias è il nostro secondo spettacolo sotto chapiteau, una dimensione che ci affascina. Lo chapiteau mette le persone in un cerchio, le rende parte dello spazio; sono lo sfondo stesso della scenografia, è uno spazio scenografico per le opere che creiamo. Incarna tanti valori utopici, rende più facile la rappresentazione di un’opera nello stesso spazio, artisticamente e tecnicamente, facilita il lavoro con gli animali. Per la sua realizzazione abbiamo lavorato con Paolo Anceschi e Scola Teloni, note ditte italiane del settore, oggi capaci di utilizzare le tecniche di costruzione più moderne. Avevamo già fatto uno spettacolo con la doppia pista ma qui a Bestias ci sono state delle piccole modifiche nelle misure della doppia pista, che hanno permesso di andare artisticamente più lontano, pur mantenendo una forte intimità e vicinanza del pubblico con gli artisti
foto di Frederic Jean
LO CHAPITEAU
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FUNAMBOLIKA 16/29 GIUGNO, PESCARA foto di Roberto Sala
Iniziato quasi per scherzo nel 2007 con un recital di Jango Edwards (al tempo dimenticato in Italia), in dieci anni il festival ha raggiunto numeri importanti: 25.000 spettatori; 180 artisti di 17 Paesi provenienti da 18 scuole o famiglie. Il festival ideato dal regista e storico Raffaele De Ritis, nasce dal Teatro D’Annunzio, uno dei più vecchi anfiteatri all’aperto d’Italia (65 anni di attività), di cui De Ritis é dal 2015 presidente, e che ha visto le più grandi stelle mondiali di danza e musica, da Bob Dylan a Rudolf Nureyev: e il circo ha risposto con lo stesso livello. Una caratteristica di Funambolika é stata ogni anno il “Gran Gala Du Cirque”, una selezione realizzata da De Ritis insieme ad Alessandro Serena: in dieci anni 65 numeri circensi classici, con 21 premiati al Festival di Monte Carlo, di cui 5 “Clown d’oro”; 5 Medaglie d’oro del Festival Mondial du Cirque de Demain di Parigi e 2 d’Argento (da Victor Kee a Izossimov, dai Pellegrini a Scherback-Popov), e una selezione di grandi clown (David Shiner, David Larible, Housh Ma Housh, Kgb, Jigalov, Rob Torres, Peter Shub, Jango Edwards, Avner, Excentricos, Starbugs…). A fianco a questi, creazioni emblematiche della scena contemporanea quasi sempre come unica data per l’Italia: gli australiani Circa, Traces delle 7 Dita, Klezmer, Leo Bassi… Oggi é un primato importante nel panorama mondiale del circo, che unisce il meglio di tradizione e contemporaneità.
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L’edizione 2016 ha offerto un gala speciale a duemila spettatori paganti: con la scuola di Montreal, rappresentata dal Duo Unity (ruota cyr, attualmente vedette al Moulin Rouge) e dal cerchio aereo di Erika Nguyen; due creazioni del giocoliere spagnolo Jimmy Gonzales; il trio Starbugs, il Duo Curatola, Laser Dance; e nel finale gli spagnoli Golden Dreams (Yves e Ambra), che per l’occasione hanno accettato di esibirsi appesi a una gru a 30 metri sulle teste del pubblico. Le creazioni contemporanee si sono invece alternate
tra le barche e le palme del porto turistico di Pescara: con il circo all’aperto degli italo-francesi Circo Zoé, i Black Blues Brothers, il Circo El Grito, e la prima nazionale di Blucinque, la compagnia uscita da Cirko Vertigo con un lavoro ispirato a John Cage. Seminari internazionali a cura del Circo della Luna e corsi per bambini hanno completato il programma, oltre ad una rassegna cinematografica in memoria di Moira Orfei: per chiudere il cerchio di un progetto nato per superare il distacco tra tradizione e contemporaneità.
CIRCO ZOÉ www.circozoe.com Chiara per Circo Zoé
foto di C. Chaumanet
“De tous les pays nous ne formons qu un seul peuple, de toutes les croyances nous n avons qu une seule foi. Le spectacle total, indomptable et virtuose où seul le Cirque est patrie.” Jef Odet / Cirque Zanzibar Per una generazione in cui la parola circo era poco più di un miraggio, creare una compagnia di circo è una grande scommessa. Il fascino di un mondo e di un’epoca difficile, resa poesia da immagini del cinema; la scoperta di un corpo acrobatico colmo di valore espressivo ed emotivo, senza intermediari se non quello del gesto. Il mitico circo francese della generazione scorsa, quella maledetta folgorazione di quando scopri che nella vita non potrai fare altro che quello. E ancora scoprire, prima ancora della rappresentazione, quel potenziale di aggregazione, di riscatto, affermazione di sé, che il circo può incarnare. L’analogia con la musica, la nostra grande forza. Le composizioni originali, la ricerca del giusto rapporto tra gesto e suono, tra precisione ritmica e gesto acrobatico. Figli d’arte della compagnia Zanzibar cirque Farouche, che ci ha adottati attraverso un’intrepida scuola di vita, di rigore, di appartenenza umana e artistica. Il nostro circo porta con se questi percorsi differenti, cercando di dare coerenza e valore a chi eravamo e chi siamo ora. Quindi “Circo”, perché ci affidiamo alla tradizione delle tecniche di cui cerchiamo di essere degni portavoce, di quel sapere trasmesso da maestro ad allievo evolvendo di generazioni in generazione. E “Zoé”, perché abbiamo da subito capito che la nostra quotidianità sarebbe stata completamente coinvolta in quest’avventura; la nostra vita a servizio della scena. Facciamo tentativi, errori, a volte riusciamo e poi tutto svanisce, allora ricominciamo un po’ meno ingenui e più disillusi. Rincorriamo ancora una volta quel miraggio cercando di dare solidità alla nostra imbarcazione di ferro, legno, gesti, note, rimorchi e furgoni, moschettoni, picchetti; tutto all’inseguimento di un’avventura dove il Naufragio non è altro che parte ricorrente della storia e dell’ebbrezza vertiginosa che ci procura la pista. È questa la sottile linea narrativa che guida lo spettacolo “Naufragata”. Poi si torna al ferro e alle interminabili strade percorse ad 80 all’ora, nella speranza che quel pneumatico inglese che non viene più prodotto dagli anni ‘70, e già riparato troppe volte, ci permetta di arrivare dal gommista o almeno dall’improvvisatore di turno. Sempre distanti da definizioni e classificazioni, consapevoli che la libertà di espressione artistica ha bisogno del pluralismo dal basso, liberi da ogni fede e appartenenza, irriverenti quando necessario per difendere quel sacrificio che accompagna la vita di ogni artista di circo, internazionale e nomade per definizione, crediamo che la nozione di Circo d’Autore possa sufficientemente difendere la categoria; niente lusinghe ma solo la pura necessità di aver qualcosa da comunicare.
Una storia possibile anche grazie alla fiducia dei primi festival che ci hanno accolto o ci accoglieranno in Italia, cosi come la gentile ospitalità di realtà locali come lo Spazio Circo Bergamo. Attualmente in tournée siamo in 8 o 10, dipende dai progetti, ma con tanti altri che gravitano intorno alla compagnia e che rendono possibile l’avventura. Nei nostri miraggi futuri un tendone da circo, e una nuova creazione accompagnati dal regista Antonio Vergamini, in territori dalla risonanza un po’ più intima.
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BOLIKA
SPETTACOLARE CONFERENZA www.elgrito.net di Giacomo Costantini Circa un anno fa sono stato chiamato dalla community “Creative Morning” (New York) per inaugurare la sezione romana del forum creativo con la lezione Empatia, Neuroni Specchio e Circo Contemporaneo. É stato per me così entusiasmante che pochi giorni dopo ho proposto agli organizzatori di una rassegna di arte contemporanea di sostituire la mia performance prevista con un’improvvisazione in cui, oltre ad esibirmi, avrei ripercorso in qualche modo i passi più significativi della lezione. L’entusiasmo iniziale si trasformò ben presto in preoccupazione, mi ero messo di nuovo nei pasticci! Trovare un giusto equilibrio tra lezione e spettacolo non è cosa da poco, sopratutto se non si vuole appiattire tutto e se si vuole lasciare il giusto tempo alla riflessione. Con mia grande sorpresa la performance andò molto bene, in molti si sono entusiasmati insieme a me nello scoprire che una cellula eucariotica ed uno chapiteau sono molto più simili di quanto si possa immaginare, soprattutto se si considerano le funzioni e le relazioni complesse tra le singole parti. Quello è stato il primo esperimento di ciò che oggi è diventato Spettacolare Conferenza, una lezione-spettacolo sul circo condotta da me ed il clown Andrea Farnetani. Se è vero che oggi lo spettacolo è rivolto a tutti, in particolar modo alle famiglie, c’è da dire che nel suo stato primordiale risultava piuttosto di nicchia considerato che tutto l’aspetto teorico era basato sullo studio “Circo/S.C.A.C.” nel quale analizzo il circo con gli strumenti della teoria degli S.C.A.C. (Sistemi Complessi Articolari Chiusi) del Prof. Brunelli. Continua ad affascinarmi l’ambito della ricerca teorica dura e
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pura, ma durante la conferenza spettacolo non parlo di domini tassonomici e processi chimici, ma piuttosto affronto temi a me molto cari come l’importanza del viaggio, del carattere extraterritoriale del circo, del suo rapporto con la morte, di Philip Astley, della “forza di attrazione celeste”. Sono tutti concetti espressi in maniera molto semplice, con parole comprensibili anche ai bambini. Sono contento di questo spettacolo, se Andrea fa il clown, io faccio la parte del maestro, quindi a casa devo studiare e ogni volta che ripasso la lezione inevitabilmente mi accorgo di quante cose non so sul mio mestiere, di quanta bellezza c’è da scoprire, di quante incredibili storie uniscono la mia vita con quella di antichi sciamani, acrobati, giocolieri e ballerini di ogni angolo del mondo.
KILOWATT FESTIVAL E IL SUO PUBBLICO www.kilowattfestival.it www.bespectactive.eu
In occasione di Kilowatt Festival, importante vetrina sulla scena contemporanea, chiediamo a Luca Ricci alcune considerazioni sul processo di coinvolgimento del pubblico all’interno del festival e più in generale nel panorama culturale europeo Durante il Kilowatt festival arriva tanto pubblico da fuori, insieme ad un nutrito numero di operatori e critici che, uniti ai Visionari, creano una buona platea per le 61 repliche in programma. Ma è durante la stagione invernale, quando abbiamo solo il pubblico locale, che il gruppo dei Visionari di Kilowatt diventa un pezzo importante a sostegno di una programmazione a fortissimo rischio culturale, fatta di proposte di ricerca e prove aperte, tutte a pagamento, a cui garantiamo una platea di 40/60 spettatori, un numero di rilievo per il nostro tipo di programmazione. Sul tema dell’engagement quest’anno siamo riusciti a lanciare il bando “L’italia dei visionari”, in collaborazione con 5 altri teatri e festival italiani, tra Como, Rimini, Teramo, Messina e Livorno, dove si sono creati dei nuovi gruppi di Visionari che hanno lavorato sul medesimo concept e anche sugli stessi spettacoli inviati dalle compagnie. Ogni gruppo ha poi operato la sua selezione e si sono programmate 28 repliche, tutte a chachet. Una nostra ulteriore nuova iniziativa è la Giornata Europea dello Spettatore, lanciata per la prima volta lo scorso novembre. Abbiamo chiesto agli spettatori d’Europa di caricare sul sito una foto della loro faccia e rispondere a 3 domande sulla loro esperienza di spettatori. Raccogliamo tutto questo mosaico di facce e risposte e poi il giorno concordato, nella stessa ora, in tutte le città del network, ma anche in altri network che abbiamo cercato di coinvolgere, riproponiamo in diretta le domande in un incontro pubblico, dedicando 20 minuti ad ogni domanda e condividendo le risposte più interessanti. Ma
la cosa più divertente è l’idea della contemporaneità, l’idea che ci siano gruppi di spettatori che in varie parti d’Europa in quel momento riflettono sul loro ruolo, per valorizzarlo insieme ai teatri e ai festival. Raccogliere le individualità, i punti di vista che ti arrivano da queste persone, per capire che cosa muove lo spettatore, per alimentare un tema di ricerca, lasciandolo in eredità a chi vorrà approfondirlo. Il tema dell’audience, che la commissione europea ha avuto il merito di porre con molta chiarezza e forza, sta attivando pensieri nuovi nei soggetti culturali, nelle loro strategie di programmazione e produzione. Quest’anno sono stato a Upsola, Tallin, Barcellona, Praga, Bruxelles, e la percezione di questo tema varia molto tra est e ovest. All’est è ancora poco chiaro il perchè uno si debba interrogare su questo tema; c’è un’idea molto forte dell’artista come soggetto assoluto, in qualche modo anche staccato dagli effetti che causa la sua arte. Inoltre esiste una relazione con i pubblici più popolare, più forte rispetto all’occidente.
Altro elemento critico al momento è l’incontro degli artisti con specifici target del pubblico locale che possano nutrire il progetto creativo, come il progetto Kamyon che presentiamo a Kilowatt quest’anno e che propone l’incontro coi richiedenti asilo, le associazioni che ci lavorano, i decisori politici. Le residenze degli artisti con gli spettatori oscillano al momento tra due estremi: da un lato artisti che tendono a privilegiare una direzione già tracciata nelle loro ricerche, dall’altro progetti talmente abbandonati nelle mani degli spettatori da trasformarsi quasi in community art, dove è il pubblico ad andare in scena da solo. È un equilibrio difficile da trovare, ed è un punto dove mi auguro di vedere grandi miglioramenti. Credo che ad oggi non si siano sviluppati idee e modelli particolarmente innovativi o sperimentali. Si lavora su strategie semplici, come fornire ingressi gratuiti, ma le vere idee sono poche. Sono però fiducioso e la recente ricerca avviata dal progetto Engage Audiences sta selezionando una ventina di progetti di audience engagement, tra cui anche il nostro Be SpectActive, che una volta pubblicati forniranno buoni esempi al settore.
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FORMAZIONE IN AUDIENCE D Programma di formazione sviluppato dall’Ass. Giocolieri e Dintorni, nell’ambito di Quinta Parete, progetto per lo sviluppo del pubblico di circo contemporaneo, in collaborazione con professionisti del settore e con il supporto del MIBACT. Il programma è rivolto ad organizzazioni interessate ad estendere il raggio e la natura delle relazioni con il pubblico, attuare politiche e pratiche innovative, volte a rafforzare la partecipazione culturale, anche in ottica di inclusione sociale. Tutte le info su www.progettoquintaparete.it/formazione-2/
foto di Philippe Levij
foto di Arthur Bramao
Contatti jugglingmagazine@hotmail.com
2° CORSO DI FORMAZIONE IN AUDIENCE DEVELOPMENT
L’AUDIENCE DEVELOPMENT PER IL TEATRO DI STRADA
Il corso è rivolto ad organizzazioni culturali operanti nel settore del circo contemporaneo impegnate in attività legate allo sviluppo e alla diversificazione dei pubblici. Questo percorso formativo, della durata di 64 ore + 16 ore di tutoraggio individuale, consentirà all’organizzazione di sviluppare un progetto specifico di ampliamento, diversificazione e rafforzamento della partecipazione e fruizione del pubblico all’offerta culturale. Strutturato in modalità mista, con workshop in presenza e sessioni a distanza, il Corso ha l’obiettivo di sviluppare nei
Questo corso di base, della durata di 18 ore è rivolto a operatori culturali che si occupano di teatro di strada e a tutti coloro che sono interessati ad acquisire basi teoriche e competenze operative legate all’audience development per il teatro di strada. Durante i 3 giorni di corso, tenuti da formatori di Melting Pro e di Giocolieri & Dintorni, sarà presentato il quadro concettuale di riferimento dell’audience development e ci si concentrerà sul processo strategico di revisione del
Strategie per lo sviluppo del pubblico per il circo contemporaneo novembre 2016 settembre 2017
partecipanti le competenze per; approfondire la conoscenza del proprio pubblico esistente e potenziale; allargare e diversificare gli spettatori; promuovere nuove forme di partecipazione e coinvolgimento del pubblico; conoscere e farsi ispirare da buone prassi e casi di studio internazionali; stringere partnership strategiche per l’intercettazione di nuove opportunità; ridefinire il modello di sostenibilità della propria realtà sulla base dell’impatto sociale ed economico generato. La call per le candidature scade il 20 ottobre 2016.
Principi, metodologie e buone prassi corso introduttivo
proprio management, programmazione e comunicazione in base ai diversi pubblici di riferimento, trasferendo ai partecipanti le competenze di base per attuarne le macrofasi, anche attraverso simulazioni e presentazioni di buone prassi. Ai partecipanti saranno forniti principi e strumenti utili per porre il pubblico al centro degli obiettivi finanziari, sociali, creativi e artistici di una organizzazione, promuovendo così un modello gestionale innovativo e sostenibile.
La direzione pedagogica dei corsi è affidata a Melting Pro, organizzazione impegnata in attività di ricerca, formazione project management nel settore culturale, partner del progetto europeo di ricerca e formazione in audience development Adeste, membro di ENCATC, NEMO, Culture Action Europe, Audience Europe Network.
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foto di Andrea Macchia
DEVELOPMENT
#COMUNICACIRCO
Workshop di Social Media Storytelling
#Comunicacirco è un laboratorio teorico-pratico, condotto da con Simone Pacini / Fattiditeatro e rivolto a spettatori, studenti, blogger e operatori culturali, per vivere un festival di circo contemporaneo e teatro di strada in un modo speciale! I partecipanti saranno inizialmente formati sull’utilizzo attivo dei social network (Facebook, Instagram Twitter, Snapchat ecc.), in seguito diventeranno “social media reporter” dell’evento, valorizzando la fruizione “leggera”, trasversale e coinvolgente del circo
contemporaneo e del teatro di strada. Tra gli argomenti trattati: Perché è importante fare storytelling con i social media; Alla ricerca dell’empatia: socializzare un evento dal vivo creando “engagement”; L’hashtag: uno strumento fondamentale per creare un nuovo rapporto fra imprese culturali e territorio. #Comunicacirco ha avuto la sua prima edizione al Festival Mirabilia. Online lo Storify realizzato dai partecipanti: https://storify.com/quintaparete/mirabilia-2016
Simone Pacini, docente, influencer e storyteller, fondatore di FattiDiTeatro forma di comunicazione teatrale 2.0, è da oltre 10 anni impegnato in comunicazione, formazione e organizzazione in ambito teatrale e culturale.
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foto di Peter Jot
LINDA FARKAS www.magmafiretheater.com di Paolo R. Mele lucignoloeilfuoco
foto di Max Caggiano
Quest’anno bisestile ha portato via con se tra i tanti noti anche due nomi fondamentali per la giovane scena delle arti del fuoco… Per primo è scomparso August Schuldes Gusti, grande patrono e mecenate delle fireart, fondatore, ideatore ed organizzatore della Festa del Fuoco di Stromboli. Evento che ha dato alla scena italiana un’incredibile propulsione, portando alla nostra portata i performer più importanti da tutto il mondo. Tra questi la Regina indiscussa, anch’essa scomparsa da pochissimo per un incidente in fase di prove di una nuova creazione, Linda Farkas… Pubblichiamo qui un’intervista a Linda, ancora inedita, speditami da Goa nel gennaio del 2011. Nel divulgare queste righe, chiedo ardentemente in particolare ai lettori che praticano le arti del fuoco, di notare la cura e la dedizione che Linda ha avuto nel rendere un sogno professione… e come tanta esperienza e conoscenza abbiano potuto ben poco di fronte ad un incidente di valutazione dei rischi. In loro memoria e per celebrare la crescita costante della nostra arte, quest’anno nei primi 10 giorni di settembre ha avuto luogo a Stromboli la prima edizione della “Festa del Fuoco” senza la loro illuminante presenza fisica. È stata un’edizione speciale con le stelle del cielo ancora una volta sorridedenti di fronte alle nostre danze ai piedi del vulcano più attivo d’Europa. Ne parleremo sul prossimo numero di J.M.
ARTEMISIA FIRE GATHERING 2/5 GIUGNO, VAGLIO DI BASILICATA (POTENZA) www.artemisiagathering.org FB Artemisia Fire Gathering di Rocco Toscano
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foto di Tom Lacoste
“Ciao Paolo! Siamo a Goa, abbiamo un grande appartamento, buon cibo e sole! Siamo molto felici e soddisfatti. Ho studiato danza col fuoco per 10 anni. Nei primi due è stato un semplice hobby, ma quando ho incontrato il contact-staff me ne sono innamorata definitivamente. Fino a quel momento facevo solo spinning. I miei primi maestri sono stati Jay Maurel e poi Jay Latuor. Due incredibili fire-dancer francesi incontrati a Goa. Ora sono interessata alla manipolazione di oggetti ed il contact è il mio stile preferito. Questo stile richiede tanta pratica e così ho iniziato ad allenarmi molto seriamente. Parallelamente ho messo in piedi il mio progetto Magma Firetheater. Lo scopo di Magma Firetheater è quello di utilizzare questa nuova tecnica di danza artistica e vuole essere un teatro di movimento. Tutte le nostre performance hanno qualcosa da raccontare, una storia o semplici sensazioni. Abbiamo fatto performance sui temi della dea egizia Nut, sulle Moire della mitologia greca (equivalente romano delle Parche). Sono personificazioni del destino. Fin dalla nascita controllano il filo che è metafora della vita di ogni individuo. Abbiamo anche fatto una performance sull’origine del nostro Universo. Questa performance “Raysailors” è stata fino ad ora il nostro più grande successo, abbiamo vinto il primo premio al
Un festival dedicato interamente all’arte del giocare col fuoco, dove “Giocare” diventa la chiave di lettura di tutto l’evento. Seguendo la scia di eventi come Firedrums in America e Phoenix Fire Convention in Germania, Artemisia pone al centro delle attività del raduno il Fire Space area attrezzata espressamente per permettere ai partecipanti di giocare col fuoco in relax e sicurezza. Componenti ideali di un Fire Space rispettoso sono tre: una “Dipping area” dove poter “inzuppare” i propri attrezzi ed eliminare il petrolio in eccesso. Una volta pronti si può accendere l’attrezzo scelto ed entrare nella seconda area, il “Fire Space” vero e proprio, ed iniziare a giocare e danzare. Dico danzare perché l’altra componente necessaria per la riuscita di un Fire Space è ovviamente la musica. È qui infatti che il raduno perde un po’ la sua connotazione di convention per avvicinarsi a quella di happening musicale. La palestra si trasforma in un enorme dance floor all’aperto, pronto per essere incendiato dalle ultime luci del tramonto alle prime dell’alba da una moltitudine di dj, artisti nazionali ed internazionali, giocolieri alle prime armi che decidono di sperimentare l’ebbrezza del giocare col fuoco.
Budapest Fringe Festival nel 2009. Questo premio è stato qualcosa di speciale non solo per noi ma per l’intera scena del fuoco in Ungheria. Fino ad allora lo avevano vinto solo musicisti di classica, jazz e folk o ballerini professionisti. Abbiamo avuto un sacco di date grazie a questa performance, siamo stati ospiti di grandi eventi e festival dedicati al fuoco e non solo. Siamo stati in scena di fronte a grandi folle, fino a cinquemila persone a Budapest, Kiev, Parigi, Gdynia, Istanbul, Il Cairo, Stromboli, Varsavia… Come in teatro ci piace mescolare diversi generi. Amiamo collaborare con artisti di altri generi come video maker, musicisti, cantanti, poeti e ballerini. Prestiamo una grande attenzione ai costumi ed alla scenografia. Ultimamente ho qualche creazione molto interessante, i “costumi di fuoco” stanno pian piano diventando sculture di fuoco mobili. Il primo costume l’ho fatto 6 anni fa e l’ho sviluppato costantemente. Questo lavoro costante mi ha permesso di esprimere personaggi diversi e sento che essi appartengono non solo a me ma a tutte le fire-art. Per me è importantissimo avere un alto livello tecnico con qualsiasi oggetto porto in scena e per quanto mi alleni sento che non è mai sufficiente. Un ballerino dovrebbe esprimere sentimenti e pensieri con i suoi movimenti. Per mescolare giocoleria e danza è essenzia-
Grazie ad un impianto da 10kw, un’area di gioco di 200mq e oltre 300 litri di carburante messi a disposizione degli ospiti, Artemisia ha mantenuto le aspettative ed impostato uno standard in una comunità italiani di giocolieri col fuoco che ogni anno cresce esponenzialmente, chiedendo a gran voce eventi dove poter esprimere la voglia di giocare, danzare, imparare e condividere esperienze e idee. Quest’anno abbiamo inoltre fornito ai partecipanti una struttura per l’aerea, con diversi workshop pomeridiani di trapezio e tessuti, tenuti dalle ragazze dell’associazione potentina Campate in Aria e da Leonardo Varriale. Moltissimi i workshop, offerti dagli artisti invitati: tra tutti Alain Fernandez, maestro francese di Acro Staff, la fusione di Acrobatica e Contact staff. Christian Unger e Louise Hampe hanno presentato invece spettacolo e workshop basati interamente sul partner contact staff, una disciplina che prevede l’utilizzo di un solo bastone in 2 persone, creando splendidi scambi e interazioni in uno spettacolo molto romantico. Altro nome di spicco è sicuramente quello di Andrey Das, mangiafuoco professionista francese, da anni trascinatore della comunità parigina, che ha con-
dotto due workshop sul mangiare e sputare fuoco, seguitissimi da tutti i partecipanti al festival. Inoltre, ringraziamo Nico Sanchez e Simon Tortuson, sempre dalla Francia, e Morten Kjaer dalla Danimarca per averci stupito e incantato al gala con i loro fantastici spettacoli. Non mancano delle star tutte nostrane: Alessandra Gioia e Leonardo Comunian Schiesari ci hanno affascinato con un numero che unisce Poi e danza del ventre; Alessandro Attardi ci ha riportato un pò alle nostre radici primordiali, con un numero di Levistick a tema vodoo; sempre spettacolare il caro Paolo Mele, in arte Lucignolo e il Fuoco, che ha presentato un estratto del suo nuovo spettacolo Anselmo. A presentare il gala e a dirigere l’immancabile Renegade Show, direttamente da Taranto, I Meno per Meno Show. A rendere Artemisia indimenticabile ha aiutato di certo anche il posto, l’agriturismo Costa San Bernardo, una vera e propria oasi rurale tra gli appennini meridionali, che ci ha ospitati tra cibo ottimo a prezzi convenientissimi e prodotto in loco. La disponibilità di Fausto e degli altri local hanno creato quell’atmosfera familiare che volevamo dare al raduno. Costa San
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foto di Haáb Robert Tzupi
le per me avere un altissimo livello in entrambe i settori. Credo che la scena del fuoco abbia bisogno di pionieri alla ricerca di nuove direzioni. Questo perché in realtà la scena ufficiale delle arti circensi non apprezza i fire-dancer quanto sarebbe giusto. La tecnica ha già raggiunto un livello molto elevato ma la messa in scena ancora non è ai massimi livelli. Quanto si dice in giro dei fire-dancer è abbastanza negativo, di base si sente dire che i giocolieri col fuoco sono degli hippie, che giocano alle feste trance. Ma io penso che queste “accuse” potrebbero essere solo arricchimenti per il teatro ed anche per il nuovo circo. Per me è molto emozionante fare il lavoro che faccio, ci sono così tante direzioni da esplorare e so che questo è solo l’inizio di un’evoluzione per tutto il teatro col fuoco. Capisco, che un sacco di persone fanno giocoleria come una specie di sport, molti giocolieri sono concentrati solo sui tick, e tralasciano del tutto o quasi la messa in scena. Voglio dire che cercano si di presentare i trucchi in qualche modo, ma purtroppo sono sempre concentrati soltanto sulla parte del corpo che li esegue. Per me il movimento di tutto il corpo durante l’esecuzione dei trucchi è qualcosa di molto più interessante. Penso che il pubblico possa godere ed apprezzare di più il gesto del performer se il movimento è pieno. Molte volte sono andata in scena per performance di 30 minuti davanti a diverse migliaia di persone e con grande successo. Naturalmente questo ha bisogno di un sacco di lavoro. Creare un passo di danza associato ad un trick di alto livello costa tante tante ore di allenamento, ma è la sola cosa che mi soddisfa. Convention e fire-festival sono molto importanti per conoscere nuovi trick e poter osservare come i gusti cambiano e si evolvono. Lo stesso vale per YouTube e Facebook. La scena della fire-dance sta cambiando molto rapidamente, il progresso è enorme. Ho grande rispetto per le persone che per prime hanno messo in rete i tutorial, per il contact-staff in special modo Meghan Claire Pike e Sandy. Hanno raccolto i trucchi da ogni parte del mondo e li hanno portati alla rete. Un rispetto va a tutti coloro che caricano video, questo fa si che il progresso diventi per tutti molto veloce.”
foto di Emanuela Fiaoni
Linda Farkas, Goa, 18/01/2011
Bernardo è già teatro durante l’anno di festival musicali, dotato di una area campeggio da sogno adiacente al casale principale e ai servizi. Fresco e ombreggiato durante la giornata, offre occasioni di riposo e socialità a chi ha passato l’intera nottata a incendiare il fire space, e al tramonto una splendida visuale panoramica sulla valle sottostante. Nella ricerca di questo posto, durata più di un anno, Giovanni Nulleamai, organizzatore e ideatore dell’evento, ha fatto centro. Volevamo che la location fosse qualcosa di più di una semplice sala d’attesa dove piazzare la tenda e aspettare l’apertura del fire space, un posto
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dove chiunque potesse creare arte e scambiarsi esperienze durante il giorno, per poi dar vita la notte ad uno spettacolo unico e irripetibile. Da qui l’idea di disseminare il boschetto e il fire space di piccole installazioni spontanee create con materiali di riciclo o comunque reperiti sul luogo. Il firespace e l’area tende sono diventate così anche un enorme parco giochi, dove ognuno influenzava il lavoro degli altri. Riprendendo a piene mani dalla cultura dei festival di stampo musicale e psichedelico, Artemisia ricerca un pò quella unità e interdipendenza, che sta al centro della cultura della manipolazione del
fuoco, dove ogni partecipante è a sua volta showman e spettatore, si lascia scaldare dal falò, ma allo stesso tempo è il falò stesso, e si è tutti uguali all’interno del Fire Space, senza più distinzioni tra gioco, danza, organizzatori e ospiti, artista e appassionato. Impressionante la presenza di partecipanti stranieri, che ci ha lasciato stupiti, soddisfatti e speranzosi per la prossima edizione: il tema è stato scelto e nuove idee iniziano a confluire. Non mi resta che invitarvi a partecipare e a mantenere vivo il fuoco che anima le vostre passioni: ci vediamo nel FireSpace!
ECUADOR AMA LA VIDA
AGOSTO 2016 - QUITO (ECUADOR) di Tommaso Negri direttore Progetto AltroCirco
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Quito, Ecuador, 2800m sul livello del mare, 30km da quella linea che immaginiamo tagliare il mondo in due emisferi. Una città incastrata in mezzo ai vulcani delle Ande. Agosto 2016, di nuovo qui. Ma questa volta è un’altra storia. Questa volta il compito è chiaro, stranamente. Social Circus Basic Training: una settimana di formazione di base sul circo sociale. Da anni
per portare avanti il programma “Circo Social Ecuador”. Consulenza, sostegno mediatico e soprattutto formazione. Ma questa volta per condurre la formazione chiamano qualcuno dall’Italia. Come mai succede questo? Un’altra storia, appunto. Anche in Italia il Cirque du Monde è sbarcato qualche anno fa, nel 2014, accogliendo la richiesta formulata dal progetto AltroCirco e offrendo agli operatori italiani un programma formativo di base in Circo Sociale. Il primo passo di un rapporto di grande fiducia tra Cirque du Monde e AltroCirco che continua ancora oggi e che vede il gigante canadese supportare il nostro progetto a più livelli. Tra questi la partecipazione diretta ad un programma di alta formazione dell’operatore di circo sociale: l’attuale FiX, Formazione Italiana di Circo Sociale. Un rapporto di fiducia cresciuto fino a proporci di condurre uno dei loro percorsi formativi in Ecuador. Un importante riconoscimento del nostro lavoro di networking per lo sviluppo in Italia di questa metodologia innovativa e recente, che ci aiuta ad apprezzare ancora di più quello che abbiamo realizzato in questi anni. “Rispetto agli stranieri/noi ci crediamo meno”, diceva Gaber, e noi continuiamo a farlo, a volte, forse, ingiustamente. Nel nostro micro mondo di scuole, associazioni e progetti, grandi e piccoli,
qui in Ecuador il Cirque du Monde, ovvero il programma “solidale” del Cirque du Soleil che da quasi un ventennio si occupa di sostenere e promuovere lo sviluppo del circo sociale nel mondo, collabora attivamente con la Vicepresidenza del paese www.jugglingmagazine.it
conosciuti e meno, possiamo trovare un tessuto incredibile di connessione, scambi e interrelazioni che, superando inevitabili interessi locali, crea una ricchezza culturale, umana e formativa, invidiabile anche in paesi dove esistono strutture e federazioni decennali. Grazie all’esperienza personale come
formatore maturata negli ultimi 7 anni in diversi paesi, fra cui lo stesso Ecuador, e al recente e rapido sviluppo del progetto AltroCirco, sono stato incaricato, a latere della conduzione del percorso formativo di base in circo sociale, di facilitare in
REGISTRO NAZIONALE PROGETTI DI CIRCO SOCIALE Il Registro nasce con l’intento di fornire informazioni sul lavoro delle associazioni, promuovere e facilitare le collaborazioni, gettare le premesse per un riconoscimento del settore e la creazione di un network nazionale. Le modalità per esservi inseriti sono disponibili su www.jugglingmagazine.it
Piemonte Fondazione Uniti per Crescere Insieme Via Pacchiotti 79, 10146 Torino Sara Sibona 011 19836531www.unitipercrescereinsieme.it
Lombardia
Friuli Venezia Giulia Veneto Emilia Romagna Toscana Lazio Campania Puglia
Fuma che n’duma via XX Settembre 30, 10022 Carmagnola (TO) Giuseppe Porcu 333 2742858 www.bimbocirco.wordpress.com Jaqulè via Lazio 2, 10043 Orbassano (TO) Enrico Giacometto 328 7828323 www.jaqule.com Teatrazione via Rismondo 39/f, 10127 Torino Italo Fazio 011 5889562 www.teatrazione.com Giocolarte via Acerbi 133, 27100 Pavia Bruna Ventura 349 1470123 www.giocolarte.wordpress.com Campacavallo via F.lli Rizzardi 15, 20151 Milano Gabriella Baldoni 347 8571338 www.campacavallo.com Quattrox4 via Privata Pericle 16, 20126 Milano Elisa Angioni 348 2269315 quattrox4.com Spazio Bizzarro via del Portone 6, 23887 Olgiate Molgora (LC) Nicola Bruni 333 1903879 www.spaziobizzarro.com Circo all’inCirca via Piemonte 84/8, località Padernò, Udine Davide Perissutti 340 6052371 www.circoallincirca.it Ancis Aureliano Onlus via Fogazzaro 12, 36030 Caldogno (VI) www.dottorclownitalia.org Circo in Valigia via Panzotti 6, 36040 Salcedo (VI) Nicoletta Grolla Cegalin 349 1632427 www.circoinvaligia.it Ludica Circo viale Verona 107, 37100 Fumane (VR) Stefania Garaccioni 347 9121866 www.hermete.it Circostrass via Gilioli 48, 41012 Carpi (Modena) Cosetta Bottoni 347 1718894 www.circostrass.it Circo Libera Tutti via Marconi 108, 50056 Montelupo Fiorentino Samuele Mariotti 333 4022331 www.circoliberatutti.it Circo Tascabile via Filicaia 2, 50065 Pontassieve (FI) Claudia Brandani 380 3585691 www.circotascabile.com Inerzia via Francesco Grimaldi 127, 00146 Roma Leonardo Varriale 347 6531329 www.inerzia.org Circo Corsaro via Dietro la Vigna 14, 80145 Scampia (NA) Maria Teresa Cesaroni 339 3927461 FB Scuola di Circo Corsaro Social Circus Quartiere Leuca, Lecce Dario Cadei 335 5407829 FB Social Circus Quartiere Leuca Un Clown per Amico/Circo Botero st. Modugno Carbonaro 4/8, 70123 Bari Michele Diana 348 0535875 www.unclownperamico.com
Ecuador il processo di sviluppo della rete nazionale: “Tejido de Circo Social de Ecua-
dor”. Una spinta da fornire ai nostri colleghi di oltreoceano per imbarcarsi verso quel primo tratto di mare, che noi abbiamo appena attraversato, …per poi ritrovarsi ovviamente nel mezzo di un ben più grande oceano…! Ma qual è la situazione del circo sociale in Ecuador? La loro storia è ben diversa dalla nostra, quasi agli antipodi. Un movimento partito dall’alto, nel 2011, da un’iniziativa governativa della Vicepresidenza della Repubblica, in collaborazione con il Cirque du Monde, che ha attivato progetti di circo sociale sul territorio, affidati ai municipi delle principali città dell’Ecuador. Dalla costa del Pacifico alla Foresta Amazzonica, passando per la cordigliera delle Ande, 5 città hanno ospitato il progetto. Ogni comune contratta tra le 5 e le 10 persone come istruttori di circo sociale, e dalla Vicepresidenza arriva una sorta di coordinamento nazionale offrendo consu-
lenza, supervisione, materiale e un direttore pedagogico per ogni città. Il progetto si sviluppa a pioggia arrivando a toccare quasi 200.000 beneficiari su scala nazionale. Si propongono attività rivolte ai ragazzi di strada delle zone più disagiate. Ed è impressionante vedere con che agilità e naturalezza i ragazzi, abituati agli alberi, si arrampicano su tessuti e aeree. Tante proposte rivolte anche alla disabilità. Un tema da tempo trattato con attenzione, delicatezza e impegno. Ma anche programmi che s’intrecciano con una formazione artistica circense professionale, permettendo a tanti giovani di prendere in mano la propria non facile vita creandosi un cammino e una professione come artisti di strada o insegnanti di circo. Anni fa seguii proprio la direzione pedagogica di una di queste città, Tena, un grande paese alle porte della foresta Amazzonica. Ma questa è un’altra storia. Tornando a noi invece, vediamo che succede esattamente l’opposto: piccoli progetti crescono, dal basso e in totale autonomia, e oggi crescendo e facendo rete iniziano a guadagnare lentamente l’interesse delle istituzioni. Nell’Altro Mondo, quello maldestramente definito “in via di sviluppo”, questo supporto governativo da un lato rischia di vedere gli apparati politici gestori del progetto che si appropriano dei meriti delle attività a fini di propaganda per le loro carriere politiche, distorcendone valori e obiettivi. Questo soprattutto se gli attori attivi nei singoli progetti non hanno
un’identità sufficientemente forte. E da qui nasce la necessità forte del “Tejido”. Dall’altro però mostra chiaramente come nelle sfere istituzionali e politiche si sia da tempo compreso che un modello di sviluppo socio-economico debba fondarsi
anche su iniziative e proposte dal preminente impatto socio-culturale e partecipativo. Buone pratiche che le più disparate forme artistiche, e non da ultimo il circo, sono in grado di attivare promuovendo un’educazione interculturale e proattiva, fornendo strumenti per una crescita al tempo stesso individuale e comunitaria. Il nostro compito oggi in Italia è compiere il cammino inverso per portare questo messaggio in quegli ambiti che possano influenzare il nostro sistema educativo, per rispondere alle esigenze di trasformazione, in un mondo in continuo divenire, attraverso un’altra forma di educazione popolare, fatta di arte, gioco, rispetto e fantasia. jugglingmagazinenumero72settembre2016
Giocolare tra immagini e parole Studio Ruggieri Poggi, più che un’agenzia, un laboratorio di idee per dare forma alle passioni. Facciamo conoscere la tua arte con un progetto personalizzato di “comunicazione integrata”, giocolando tra immagini e parole. Dall’offline al web ai social, raccontiamo quello che fai e che ti emoziona.
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foto di Andrea Vanni
XV MEETING
PONTEDERA (PI), 15/18 SETTEMBRE 2016 www.jugglingmagazine.it/circosfera www.spazionu.com
Giunge al termine la XV edizione del "Meeting Nazionale degli Operatori di Circo Educativo e Circo Sociale", evento unico in Italia che ha coinvolto per quattro intense giornate oltre cento persone fra operatori e relatori provenienti da tutte le realtà di circo educativo e sociale Italiane. Il “Meeting”, organizzato da CircoSfera (progetto dell’Ass. Giocolieri e Dintorni per lo sviluppo e l’innovazione del circo educativo in Italia) in collaborazione con l’Ass. Spazio Nu (centro di studio e ricerca su danza e movimento) è stato ospitato presso le strutture di quest’ultimo e nella palestra dell’ITG E.Fermi, con il patrocinio del Comune di Pontedera. Una formula nuova che, pur restando fedele alle origini, guarda verso il futuro. In quindici anni di attività il Meeting ha sempre rappresentato un momento di formazione e crescita per tutte le persone che operano in questo settore, e questa edizione ha posto ancora più attenzione al confronto, allo scambio e alla crescita del network CircoSfera. Gran parte del programma è stato dedicato alla restituzione delle masterclass (acrobatica, equilibrismo, acrobatica aerea e pedagogia del circo) che si sono tenute all’interno del PEYC, progetto europeo per la professionalizzazione degli operatori di arti circensi, che vede coinvolti su temi vitali per il circo e l’educazione più di 240 operatori di circo educativo provenienti dai 9 paesi partner. Circa 20 relatori si sono alternati nelle varie sale del Meeting per condurre workshop e focus specifici, facilitati dal team di CircoSfera, sono stati dedicati al confronto sui temi della
formazione, direzione pedagogica, networking, sviluppo del pubblico e della sicurezza, un momento nuovo e interessante che ha messo a confronto opinioni e idee dei partecipanti. Il Meeting ha previsto infine attività dedicate alla cittadinanza di Pontedera coinvolgendo gli studenti del ITG E.Fermi e offrendo due spettacoli serali aperti al pubblico e gratuiti, presso Spazio NU. Il primo ha visto esibirsi gli allievi della scuola di circo En Piste di Firenze, il secondo, a cura di AltroCirco (progetto dell’Ass, Giocolieri e Dintorni per lo sviluppo del circo sociale in Italia) ha visto il debutto qui a Pontedera di Magnitudo Circo, un cabaret itinerante di circo finalizzato alla raccolta di fondi per la popolazione colpite dal terremoto del 24 agosto. Evento itinerante per natura il Meeting approda nella città di Pontedera per una edizione "numero zero" e con l’auspicio di rimanerci tre anni e completare la sua mission di promozione e formazione sul territorio. Un auspicio condiviso anche da Liviana Canovai (Assessore Cultura e Istruzione) e Mattia Belli (Consigliere Comunale delegato Pol. Giovanili): “Abbiamo scelto l’area del nostro Villaggio Scolastico come location, sia per la vicinanza con la sede dello Spazio Nu ma soprattutto perchè il villaggio è il simbolo della formazione per Pontedera e la Valdera. Il percorso di valorizzazione di quest’area è in pieno sviluppo, ed a quello strutturale (con gli interventi agli edifici degli istituti ed alle officine) si sta affiancando un sempre maggior fermento sotto il profilo delle attività culturali e formative extra didattiche. Infine il meeting sta sviluppando un importante aspetto, su cui proveremo a lavorare, che è quello sociale: nuove metodologie di approccio alle arti circensi sono state sviluppate per aiutare persone e ragazzi in difficoltà, per aprirsi ed a conoscersi. Un percorso questo, dall’arte, alla formazione, al sociale su cui vogliamo investire ed in cui crediamo”. jugglingmagazinenumero72settembre2016
REGISTRO NAZIONALE CORSI/SCUOLE DI CIRCO LUDICO EDUCATIVO Il Registro nasce con l’intento di fornire informazioni sul lavoro delle scuole, promuovere e facilitare le collaborazioni, gettare le premesse per un riconoscimento del settore e la creazione di un network nazionale. Le modalità per esservi inseriti sono disponibili su www.jugglingmagazine.it
Piemonte Arcobaleno via delle Fontane 60, 13011 Borgosesia (VC) Ilaria Sitzia 348 8123417 www.sportarcobaleno.it
Lombardia
Trentino Alto Adige
Friuli Venenzia Giulia Veneto
Liguria
Emilia Romagna
Toscana
Marche Abruzzo Umbria Lazio
Basilicata Puglia Sicilia Sardegna
Chapitombolo via Baldichieri 18, 14013 Monale (AT) Olivia Ferraris 339 7740738 www.chapitombolo.it Circo Clap via Don Giovanni Minzoni 17, 28041 Arona (NO) Laura Cant 328 8891533 www.circoclap.it Dimidimitri via Sforzesca 2, 28100 Novara Marco Migliavacca 333 1866430 www.dimidimitri.com Flic Scuola di Circo via Magenta 11, 10128 Torino Dario Sant’Unione 339 8394275 www.flicscuolacirco.it Fuma che n’duma via dei Salici 16, 12035 Racconigi (CN) Giuseppe Porcu 333 2742858 bimbocirco.wordpress.com Jaqulè via Lazio 2, 10043 Orbassano (TO) Enrico Giacometto 328 7828323 www.jaqule.com Macramè Strada dei Sent 16, 12084 Mondovì (CN) Marco Donda 347 8251804 www.scuoledicircomacrame.blogspot.it Sportica via Cattaneo 41, 10064 Pinerolo (TO) Paola Martina 340 4644248 www.sportica.it Squilibria via G. di Barolo 5, 10124 Torino (TO) Francesca Casaccia 334 3012576 www.squilibria.it Teatrazione via Rismondo 39/f, 10127 Torino Italo Fazio 011 5889562 www.teatrazione.com UP Str. Salimau 1/E int. 1 12060 Pocapaglia (CN) Maria Grazia Ielapi 339 7532815 www.upscuoladicirco.com Vertigimn via Mottalciata 7, 10154 Torino Fabrizio Fanizzi 338 4189800 www.vertigimn.com Ambaradan viale Lombardia 53, 24020 Torre Boldone (BG) Lorenzo Baronchelli 339 5695570 www.ambaradan.org Campacavallo via F.lli Rizzardi 15, 20151 Milano Gabriella Baldoni 347 8571338 www.campacavallo.com Giocolarte via Acerbi 33, 27100 Pavia Marco Lam 393 8392809 giocolarte.wordpress.com Hops via Lanzi 51, 20872 Cornate (MB) Sara Papadato 348 0069417 hops.asd@gmail.com Impronte Creative / Juggling Lab Via delle Querce 125, 21013 Gallarate (VA) Luana Facchetti 347 2785195 www.circolamento.it Piccola Scuola di Circo via Messina 48, 20154 Milano Camilla Peluso 0234690170 www.piccolascuoladicirco.it Quattrox4 via Privata Pericle 16, 20126 Milano Elisa Angioni 346 0026972 www.quattrox4.com Spaziocirco via Carrobbio 6, 20093 Cologno Monzese (MI) Sonia Belotti 338 7813115 www.spaziocirco.it Spazio Circo Bergamo via Gaetano Scirea 11, 24060 Telgate (BG) Manlio Casali 393 0082506 www.spaziocircobergamo.it Teatro Circo Puzzle Str. Padana Superiore 28, 20063 Cernusco sul Naviglio (MI) Silvia Vetralla 348 7461009 www.puzzleasd.com Animativa via Max Valier 11, 39011 Lana (BZ) Reinhard Demetz 0473 239564 www.animativa.org Arteviva via Bari 73/5, 39100 Bolzano Mauro Astolfi 333 8596111 cooperativa.arteviva@gmail.com Bolla di Sapone via S. Antonio 20, 38100 Trento Tommaso Brunelli 348 8852925 www.bolladisaponetrento.it Circomix via Tulpe 1C, 39030 Vandoies (BZ) Sigrid Federspiel 0472 869479 www.circomix.it Circo all’inCirca via Piemonte 84/8 - località Padernò, Udine Davide Perissutti 340 6052371 www.circoallincirca.it Skiribiz via Marinelli 6, 33033 Codroipo (UD) Marco Grillo 340 8304849 www.skiribiz.com Ancis Aureliano via Fogazzaro 12, 36030 Caldogno VI Arnaldi Giovanni Evaristo 347 2261288 www.dottorclownitalia.org Barbamoccolo via delle Motte 12/c2, 30020 Martellago (VE) Manuela Polacco 3394652122 www.barbamoccolo.it Circo in Valigia via Panzotti 6, 36040 Salcedo (VI) Nicoletta Grolla Cegalin 349 1632427 www.circoinvaligia.it Ludica Circo c/o Hermete onlus v.le Verona 107, 37100 Fumane (VR) Stefania Garaccioni 347 9121866 www.hermete.it A testa in giù Progetto circo via Ada Negri 9/A, 19126 La Spezia (SP) Chiara Martini 339 5772543 www.atestaingiu.it/progetto-teatro/progetto-circo Circo Mirtilla strada Ronchi Brighei 1/c, 18100 Imperia Nadir Spagnolo 329 2950023 www.2clown.com Facciamo Circo via Segalara 5, 19038 Sarzana (SP) Alina Lombardo 339 5878441 www.facciamocirco.it sYnergiKa piazza Palermo 12, 16129 Genova Annalisa Alcinesio 338 1172011 www.synergikaasd.com A testa in giù Compagnia Via Tolara di Sopra 90 40064 Ozzano dell’Emilia (BO) Nando e Maila 328 6493203 www.nandoemaila.it Body Studio via Paradisi 7a, 42100 Reggio Emilia Susi Alberini 338 1397924 www.bodystudio1.com Circolarmente via Mantova 4/b, 43100 Parma Albert Horvath 347 3131604 www.circolarmente.it LIV Scuola di Circo & Teatro per Bambini via R. Sanzio 6, 40133 Bologna Nicola Pianzola 051 9911785 www.liv-bo.com/scuola-di-circo-per-bambini Microcirco viale Colombo 18, 47042 Cesenatico (FC) Carla Acquarone 337 266505 www.microcirco.it Antitesi Scuola di Circo via Guidiccioni 6b, San Giuliano (PI) Martina Favilla 349 6304211 www.antitesiteatrocirco.it Circo Libera Tutti via Marconi 108, 50056 Montelupo Fiorentino (FI) Samuele Mariotti 333 4022331 www.circoliberatutti.it Circo Libre via Sambre 32, 50014 Fiesole (FI) Raffaella Fileni 388 7439717 www.circolibre.it 100% Circo Casa la Marga 69, 52010 Subbiano (AR) Simona Serafini 339 3840294 www.associazioneorsobaloo.it Circo Tascabile P.zza Cairoli 4/c 50065 Pontassieve (FI) Claudia Brandani 380 3585691 www.circotascabile.it En Piste via Bocchi 32, 50126 Firenze Julien Morot 380 7560377 www.enpiste.it La Casella strada Valacchio Casella 30, 53018 Sovicille (SI) Margherita Gamberini 347 7856564 www.lacasellacavalgiocare.it Le Cavallette via Fortunato Garzelli 11, 57128 Livorno (LI) Silvia Poggianti 347 5138729 www.circocavallette.wix.com/lecavallette Mantica Scuola di Circo via del Terminillo 20, 58100 Grosseto Ilaria Signori 328 9089250 www.compagniamantica.it Saltimbanco Scuola arte del cirko via degli Acquaioli 60, 57121 Livorno Enrico Pellegrini 329 9523295 www.saltimbancoscuolacirko.it Circoplà piazza Nenni 8, 60030 Serra de Conti (AN) Elisa Mencarelli 338 1545063 www.circopla.it La Valigia delle Meraviglie Via R. Sassi 6, 60044 Fabriano (AN) Ambra Martelli 329 5477125 www.lavaligiadellemeraviglie.com Visionaria via Maestri del Lavoro, Teatro Panettone, Ancona Valeria Mastropasqua 338 7587532 www.visionaria.org Il Circo della Luna via D’Aurelio, San Giovanni Teatino (CH) Valentina Caiano 347 0082304 FB Circo Della Luna Circo Instabile via Birago 4, 06124 Perugia Michele Paoletti 347 3867654 www.circoinstabile.it Sul Filo e Dintorni Località Padella 37, 05018 Orvieto Soledad Prieto 389 4318892 www.lastronauta.com Bigup Scuola di Circo piazza Lodi 10, 00182 Roma Leonardo Varriale 347 6531329 www.bigupcirco.it Catapulta Teatro Circo via Terme di Traiano 38, 00053 Civitavecchia (RM) Novella Morellini 333 2004091 FB Catapulta Teatro Circo SIACC via Giorgio Perlasca 71, 00155 Roma Paolo Pristipino 06 21808595 www.scuolanazionaledicirco.com Vola Voilà via Senofane 157, 00124 Roma Anna Paola Lorenzi 342 5451353 www.volavoila.it Il Girotondo Recinto Cappuccini 6, 75100 Matera Nicola Scoditti 339 2464721 www.scuoladicircoilgirotondo.it Circo Laboratorio Nomade via Serracavallo snc 74012 Crispiano (TA) Monia Pavone 329 3909909 myspace.com\circolaboratorionomade Un Clown per Amico / Circo Botero strada Modugno Carbonaro 4/8, 70123 Bari Michele Diana 348 0535875 www.unclownperamico.com Circ’Opificio via Lanza di Scalea 960, 90100 Palermo Marika Riggio 340 3928905 www.circopificio.it Il Giglio c/da Baronia Capo Milazzo, 98057 Milazzo (ME) Alfredo D’Asdia 090 9281313 www.ilgiglio.org Edu Clown via Alghero 84, 07100 Sassari Daniele Zucca 320 0262024 asso.educlown@gmail.com
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