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Una femmina

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Un altro mondo

Un altro mondo

Nonostante il trasloco imminente, la donna lo raggiunge disobbedendo al marito e, grazie alla sua presenza, il live va alla grande.

Poco prima della partenza, Nic raggiunge Francesca per ringraziarla. Le strade dei due si stanno separando per sempre, ma alla fine lei molla tutto e lo rincorre.

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NSulle nuvole sigla l’esordio alla regia cinematografica dell’ex frontman dei Thegiornalisti, Tommaso Paradiso, affiancato alla sceneggiatura da Chiara Barzini e Luca Infascelli. La storia è delle più semplici: un cantante caduto nel dimenticatoio ritrova il successo grazie all’amore. Sentimenti, passioni, occasioni perse; il contenuto è lo stesso che il cantante romano ama trasformare in note.

I temi, in accordo a semplici leggi di mercato, non potevano che essere quelli, dipanati lungo uno sviluppo che, basandosi su cliché stratificati nel tempo, risulta avere ben poco di originale: il musicista maledetto che si autodistrugge facendo uso di alcol e droghe, le relazioni facili, i rischi del successo, l’incapacità di riconoscere l’amore della propria vita (per poi, chiaramente, riconoscerlo nel finale).

Per fortuna, non si tratta di un film autobiografico, lo stesso Paradiso lo conferma, ma incuriosisce, allo stesso modo, la scelta di un attore protagonista (un ottimo Marco Cocci) plasmato a sua immagine e somiglianza. Capello lungo, barba incolta, giubbotto vintage e l’occhiale da sole sul palco, a formare quello che a tutti gli effetti sembra essere un alter ego del cantante, o, meglio, una rappresentazione delle sue paure: non essere più in grado di produrre, non avere idee, cadere nell’oblio e non riuscire a ottenere una seconda possibilità come Nic.

Sicuramente, come si dice, l’opera è nata grazie alla grande passione del cantante romano per il cinema (passione che lo ha portato a inserire nel film diverse citazioni), ma è il lancio, avvenuto circa un mese dopo (il 26 aprile) quello del disco (4 marzo), ciò che fa pensare che dietro non ci sia altro che un’operazione di puro marketing. Un disco, Space Cowboy, che inizialmente doveva essere intitolato proprio Sulle nuvole, come la traccia che contiene e che dà il titolo al film. Paradiso smentisce: è nato prima quest’ultimo e poi il resto.

Quel che è certo è che la pellicola non è altro che la continuazione in immagini di una sua canzone, in un’idea di sfruttamento totale di un brand, simile a quella breve esperienza dei musicarelli che si vedevano negli anni Sessanta con protagonisti Gianni Morandi (che tra l’altro appare in un cameo) o Adriano Celentano. La differenza è che il cantante romano qui non recita, il suo nome è così forte tra il pubblico di riferimento (l’effettivo target) da non renderlo necessario.

Un film, quindi, senza infamia e senza lode che, probabilmente, rende felici i fan, si fa guardare dagli appassionati del genere sentimentale, ma lascia a bocca asciutta quella fetta di audience a cui non interessa un’opera che, per quanto provi a distaccarsi dall’autore e dalla sua carriera, è molto (forse troppo) ego-riferita.

Giallorenzo Di Matteo

di Francesco Costabile

Origine: Italia, 2021 Produzione: O’ Groove, Tramp Limited, Edoardo De Angelis, Attilio De Razza, Nicola Picone, Pierpaolo Verga Regia: Francesco Costabile Soggetto e Sceneggiatura: Lirio Abbate, Serena Brugnolo, Francesco Costabile, Adriano Chiarelli Interpreti: Lina Siciliano (Rosa), Fabrizio Ferracane (Salvatore), Anna Maria De Luca (Berta), Simona Melato (Rita), Luca Massaro (Natale), Mario Russo (Gianni), Vincenzo Di Rosa (Ciccio), Francesca Ritrovato (Cetta) Durata: 120’ Distribuzione: Medusa Film Uscita: 17 febbraio 2022 R Rosa è una ragazza inquieta e ribelle che vive insieme alla nonna e agli zii in un paesino imprecisato della Calabria tra i monti e corsi d’acqua ormai asciutti. Qui però, deve sottostare alle regole maschiliste e dittatoriali della propria famiglia che non vedono di buon occhio il suo spirito libero da “femmina ribelle”.

Un giorno, la routine quotidiana della ragazza viene improvvisamente sconvolta da qualcosa che emerge dal suo passato, il trauma della misteriosa scomparsa della madre Cetta, avvenuto molto tempo prima quando era bambina. Rosa conserva pochi ricordi, dietro quella morte vige la più assoluta omertà da parte della sua stessa famiglia.

In seguito ad un evento violento, l’aggressione ad una giovane prostituta da parte di suo cugino Natale, Rosa si riconnette a quel trauma infantile. Grazie all’incontro con Gianni, giovane guardiano del cimitero del paese, decide di scoprire la verità e riscattare la memoria di sua madre. Viene così a sapere

che la madre è stata uccisa dai propri familiari dopo averli denunciati alla polizia per tutti gli atti violenti e mafiosi a cui doveva sottostare ogni giorno.

Rosa quindi, capisce di ritrovarsi vittima di un destino già segnato e arriva all’estrema decisione di tradire la sua famiglia e cercare la propria vendetta di sangue. Per far ciò, inscena un falso stupro e appicca il fuoco alla fattoria di suo zio. Quest’ultimo però, sospetta che il responsabile di questo sgarbo sia don Ciccio, il boss del paese; ottiene quindi un incontro che però si conclude con un nulla di fatto: Ciccio infatti, rimarca la sua innocenza sull’accaduto.

Il giorno seguente, durante una battuta di caccia, zio Tore viene ucciso con un colpo di fucile da Rosa grazie all’aiuto di Gianni vendicando così la morte della propria madre. Sconvolto per l’accaduto, Natale è convinto che dietro l’uccisione di zio Tore ci sia proprio don Ciccio. Quest’ultimo organizza assieme ad altri amici uno sgangherato raid notturno con le moto all’interno dei cimiteri profanando la lapide del padre di don Ciccio.

L’aria si fa più pesante, e dopo aver scoperto l’accaduto, don Ciccio minaccia di morte tutta la famiglia di Rosa. La ragazza quindi, decide di scappare con l’amato Gianni fuori dal paese e ricominciare una nuova vita. Purtroppo però, la Calabria rurale affiliata alla criminalità organizzata non è luogo in cui la ribellione femminile è ben accetta. Rosa viene scoperta dagli scagnozzi di Ciccio e, dopo aver ucciso Gianni, verrà riportata nuovamente in paese.

Anni dopo, Rosa è diventata la donna di don Ciccio, e vive nella sua lussuosa casa servita e riverita. Ma non è più libera. Nel finale percorrerà le vie della città vestita a lutto, con il coro delle donne al seguito in una marcia assieme funebre e trionfale. “Stanno arrivando” è la battuta che innesca un canto intonato in coro. I In questo cupissimo microcosmo dipinto dal regista cosentino Francesco Costabile, qui al suo esordio in un lungometraggio, non c’è spazio per la speranza. Districandosi attraverso i territori più angusti e invalicabili di una Calabria rurale “fuori tempo” - tra monti, casupole e fiumare secche - prende corpo l’orrore della ‘ndrangheta che imprigiona e annulla i propri abitanti come se fossero sotto l’influsso di un incantesimo. Nessuno può rivolgere il proprio sguardo oltre l’orizzonte né tantomeno sognare un futuro migliore. La loro è un’esistenza anonima, monotona, fondata da un rigido sistema patriarcale dove alle donne non viene concessa nessuna libertà. E per “una femmina” come Rosa, sarà molto complicato fuggire da questo triste destino e affondare finalmente i fantasmi del proprio passato.

Tratto liberamente dal romanzo d’inchiesta “Fimmine ribelli. Come le donne salveranno il paese dalla n’drangheta” di Lirio Abbate (co-autore del soggetto insieme ad Edoardo De Angelis), Una femmina è un film dal forte impatto emotivo. Non solo perché si ispira a tutte quelle storie vere di donne che sono rimaste vittime della ‘ndrangheta, ma di come il loro spirito di ribellione sia diventato manifesto dell’emancipazione femminile contro la sudditanza psicologica e fisica che esse hanno subito. Non a caso, lo stesso Costabile ha confessato in un’intervista a Vanity Fair: “Il film parla della forza delle donne all’interno di rigide strutture patriarcali, ma poi il tema si allarga all’emancipazione femminile e alla lotta contro l’oppressione psicologica e fisica che le donne subiscono. In questo ambito la storia racconta anche del mio vissuto […] Una femmina è un film personale e universale che racconta la storia di tante donne che combattono per il proprio futuro”.

Sfruttando il punto di vista di Rosa, il film ci immerge nei meandri dell’antropologia criminale che, senza spettacolarizzare nulla, si concentra sulla psicologia dei personaggi e sulla loro evoluzione durante la narrazione. Ad avvalorare il tutto, ci pensa una regia molto ricercata, persino virtuosistica, che mescola vari generi, dal dramma al noir passando per l’horror (Costabile è fan dichiarato di David Lynch, e si nota in diverse scene), per rappresentare una realtà complessa e crudele, come se fosse un incubo ad occhi aperti. Molto evocativa infatti, la scelta di utilizzare nella prima parte del film un particolarissimo fuori-fuoco per trasfigurare il ricordo infantile di un trauma mai sopito e all’uso delle porte come metafora di lontananza, incomunicabilità, segreti, omissioni che caratterizzano la sua famiglia.

Menzione a parte merita l’ottima prova dell’esordiente Lina Siciliano che da sola regge tutto il peso del film anche grazie alla forza di uno sguardo, regalando un personaggio molto intenso, viscerale e soprattutto autentico.

Interessante infine la scelta delle location calabresi che avvolgono l’opera in un’atmosfera idilliaca ma allo stesso tempo inquietante.

Presentato in anteprima mondiale il 13 febbraio 2022 alla 72ª edizione del Festival di Berlino nella sezione Panorama, Una femmina ha ottenuto due candidature al David di Donatello (Migliore regista esordiente, Migliore sceneggiatura non originale) e due ai Nastri d’Argento (Migliore regista esordiente, Miglior attore non protagonista), vincendo inoltre il Premio Vittorio Biraghi per la miglior attrice rivelazione dell’anno a Lina Siciliano.

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