8 minute read

Full Time al cento per cento

Next Article
Una femmina

Una femmina

Nello scontro verbale tra Crystèle e l’impiegata all’agenzia di collocamento e soprattutto nello sguardo impassibile di Marianne, la bravissima Juliette Binoche, cogliamo l’essenza del film. Questo film non è un documentario, al regista non interessa (solo) mostrarci una verità scomoda. Nonostante il cast sia formato da attrici e attori non professionisti, donne che davvero lavorano sulle navi come addette alle pulizie, è sul viso dell’unica attrice vera, quella che cela nel film la sua vera identità, che la macchina si ferma più spesso fino ad arrivare a cogliere le sue lacrime che non sono di disperazione ma di vergogna per non essere in grado di vivere in un mondo in cui possono nascere amicizie, ci si sostiene e aiuta in modo sincero e solidale, ma che alla fine resta il mondo dell’altro.

Carrère ci regala un film tutto al femminile che nasce da un libro-inchiesta, scritto da una donna, che diventerà film malgrado il parere contrario dell’autrice-ricercatrice, e solo grazie alle insistenze di un’altra donna, Juliette Binoche, che questo film l’ha voluto così tanto da saper aspettare con pazienza che l’autrice gliene concedesse finalmente dopo anni i diritti.

Advertisement

Un film che ci parla di solidarietà femminile, di amicizia e di complicità, ma anche dell’impossibilità di vivere davvero, anche se solo per un breve periodo, in uno stato di immersione naturale nella vita degli altri. Lo sguardo di Marianne è lo sguardo di chi può solo osservare, ma non davvero capire completamente, perché nel mondo di chi vive l’ingiustizia ci è entrata solo per poterne scrivere, muovendosi nella finzione.

Anche nella vita di Carrère esistono due mondi; quello della scrittura e quello del cinema. Non a caso alla Binoche fa interpretare il ruolo di una scrittrice e non quello di una giornalista, allontanandosi volutamente dal libro inchiesta e inserendo anche, per volontà della stessa Binoche, la scena della morte di suo padre, cosa realmente accaduta mentre giravano. E questo ci riporta alla domanda iniziale a cui si può rispndere sostituendo una sola parola: verità e finzione, a volte le due cose possono coesistere.

clauDia bersani

di Èric Gravel

CJulie è una madre single di due bambini, intrappolata in una vita da pendolare frenetica, dedicata completamente al mantenimento dei suoi figli.

Il film inizia con un’inquadratura lenta e rilassante del volto di Julie che dorme con un respiro profondo: ha bisogno di riposo. Dopo pochi secondi il suono della sveglia interrompe l’unico vero momento di pace di questa madre coraggiosa, che inizia la sua giornata come un vero e proprio soldato, a servizio dell’amore esclusivo per i propri figli.

Julie sveglia i bambini e mentre li prepara vediamo già i primi problemi domestici che complicano la vita di questa donna.

Esce all’alba con i due bambini pronti per essere lasciati ad una vicina di casa che si prende cura di loro, pur non avendo nessun legame di sangue con la famiglia e senza ricevere alcuna ricompensa economica.

A questo punto la donna si incammina, o meglio corre, al centro di Parigi verso l’hotel a cinque stelle dove lavora. Lì svolge il ruolo di coordinatrice delle cameriere dell’albergo, gestendo in modo pratico ed organizzato anche gli imprevisti.

Il regista presta una grande attenzione alla forza di volontà di questa donna, che affronta a testa alta ogni problema della vita. Per lei le parole “riposo” o “limite” hanno un significato sconosciuto. La corsa verso il treno che la porterà al centro di Parigi descrive bene l’ “incubo” che Julie, che non ha neanche un mezzo di trasporto proprio, è costretta a vivere ogni giorno, tanto che deciderà poi di noleggiarne uno a metà del film quando la situazione quotidiana dei mezzi di trasporto pubblici sarà diventata insostenibile. Questa sequenza viene rappresentata da una regia molto dinamica, con rapidi cambi di inquadratura e una musica di accompagnamento in linea con le scene.

Mentre si fa giorno Julie tenta di raggiungere il luogo di lavoro, ostacolata dai cambi di programma dei trasporti pubblici. Durante questo tragitto riceve una telefonata dall’ufficio recupero crediti che la sollecita a saldare le rate di un mutuo e le ricorda che il suo conto è in rosso. Ma Julie, dietro una finta noncuranza, liquida la telefonata dimostrando una evidente paura dell’argomento.

Origine: Francia 2022 Produzione: Novoprod, France 2 Cinéma, Haut et Court Regista: Èric Gravel Soggetto e sceneggiatura: Èric Gravel Interpreti: Laure Calamy (Julie), Anne Suarez (Sylvie), Geneviève Mnich (Signora Lusigny), Nolan Arizmendi (Nolan), Sasha Lemaitre Cremaschi (Chloé) Distribuzione: I Wonder Pictures Durata: 85’ Uscita: 31 Marzo 2022

Dopo il turno di lavoro pieno di contrattempi Julie gira per negozi alla ricerca di un regalo per la festa di compleanno del figlio, lasciando nel frattempo un messaggio alla segreteria telefonica dell’ex marito per sollecitare gli alimenti.

Il film procede mostrando una serie di ostacoli a grappolo nella vita di Julie, ma la protagonista Laure Calamy recita bene il ruolo di madre invincibile, dove niente può mettere un freno alla forza di volontà e all’ambizione.

Poi i problemi di Julie cominciano a peggiorare a causa di un inaspettato sciopero dei trasporti proprio nel momento in cui ottiene un colloquio in un’azienda per un posto di ricercatrice di mercato. La sceneggiatura mette in evidenza un elemento di fondamentale importanza di questo nuovo lavoro al quale Julie aspira: la lontananza da casa. Il tragitto per giungere alla sede dell’azienda è a dir poco travagliato, persino peggiore di quello che la conduce all’hotel. Durante il colloquio le viene chiesto se è disposta ad andare a lavorare in un luogo così lontano da casa e a stare con i suoi figli ancora meno tempo. La risposta della protagonista è sorprendente e fa riflettere su ciò che c’è nel cuore di questa donna. Julie ama molto i suoi figli ed è evidente che non conceda nulla a sé stessa, dalle cose materiali al solo tempo per riposarsi. È pronta a donare ogni minuto della sua vita al mantenimento dei figli, svolgendo persino un lavoro che non la soddisfa. Ma durante questo nuovo colloquio le risposte sono molto indicative del carattere di Julie: è una persona ambiziosa, nonostante tutte le difficoltà, ed è pronta ad avere ancora meno tempo per sé stessa, e persino per i suoi figli, in cambio dell’unica cosa che possa portarle un po’ di felicità in più: un lavoro che le piaccia. A questo punto del film si fanno i conti con una realtà molto difficile, dove è chiaro che una madre single, per mantenere i figli, possa permettersi poche soddisfazioni e sia costretta ad adattarsi a ciò che la vita le offra.

Ma a Julie non basta. La sua indole rimane ambiziosa e, nonostante la maternità, la sua forza di volontà le permette di vincere la sfida. Infatti, alla fine del film, Julie riceve una telefonata con la quale le confermano il posto di lavoro nella nuova azienda. Il film termina con un felice “crollo emotivo”, unico in tutta la storia.

IIl regista mette in scena con semplicità e immediatezza tutti i problemi quotidiani che una donna single, e madre, deve fronteggiare, mostrando anche quanto sia dura una situazione di questo tipo soprattutto con la mancanza di una figura maschile.

La forza interiore della donna, la sua determinazione e l’ambizione trasmettono un messaggio di speranza che accompagna lo spettatore dall’inizio alla fine, nonostante le difficoltà e i traumi che capitano alla povera e dolce protagonista.

Questo film è un inno alle madri, dove Julie è l’incarnazione della madre moderna, della forza di volontà e del coraggio.

L’interpretazione di Laure Calamy colpisce nel segno: i cambi di espressione sono spontanei ed efficaci. Riesce a passare da madre preoccupata a madre amorevole e spensierata senza mostrare il minimo sforzo. Assume un’espressione più sicura di sé al colloquio di lavoro, quando l’abbigliamento la aiuta ad entrare nella parte di donna ambiziosa, spogliandola dai panni di madre.

Questa eterna corsa contro il tempo ci accompagna per tutto l’arco della storia, rendendo il film - in alcuni punti - difficile da sostenere con attenzione fino alla fine, per chi non è avvezzo a generi più introspettivi. Credo che anche questa sia una scelta ben ponderata del regista, il quale vuole trasmettere la ripetitività in determinati - brevi - momenti lasciando che il pubblico si annoi, facendoci rendere conto di quanto sia difficile mantenere la determinazione nel guardare un film a tratti “lento”. È un piccolo assaggio della determinazione che ha Julie nel vivere quella vita che a noi risulta persino difficile da guardare fino alla fine.

Ma l’interpretazione di Laure Calamy riesce a tenere alto il ritmo del film, passando da momenti di calma a momenti di frenesia pura; in ogni “angolo” della storia potrebbe esserci un imprevisto, e gli eventi che si intrecciano coinvolgeranno probabilmente una grande parte di pubblico, essendo imprevisti comuni probabilmente a tutti: madri, padri e figli. In effetti questo film, oltre a spezzare una lancia a favore per le madri, è anche a favore delle persone che vivono una vita poco agiata, con una casa lontana dal luogo di lavoro, senza una macchina per muoversi comodamente, e con un lavoro fisicamente faticoso. Perché bisogna notare anche questo: oltre al lavoro di madre (già di per sé stressante fisicamente oltre che psicologicamente), Julie ha un’attività di natura fisica. Pulire stanze di albergo non è certo il lavoro più comodo che esista, e solo coloro che operano in questi campi possono comprendere la fatica di una quotidianità simile.

È un film sulla vita e mostra le cose così come stanno, che allo spettatore piaccia o meno. Bisognerebbe guardarlo anche solo per capire quanto il ruolo di madre venga dato per scontato, nonostante nasconda un’infinità di sfaccettature che rendono ogni madre unica e forte nel proprio genere.

This article is from: