a cura di Marco Scotini 4.11.2018 – 24.2.2019
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Juliet 190 - dic 2018/gen 2019
Weed Party III / Il partito delle erbacce
DIC 2018 – ISSN 11222050
parcoartevivente.it
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Anno XXXVII, n. 190, dic 2018 - gen 2019 Juliet è pubblicata a cura dell’Associazione Juliet. Autorizzazione del Tribunale di Trieste, n. 581 del 5/12/1980, n. 212/2016 V.G. registro informatico Direttore responsabile: Alessio Curto
Illustrazione di Antonio Sofianopulo
Editore incaricato: Rolan Marino Editore associato: Eleonora Garavello Direttore editoriale: Roberto Vidali Servizi speciali: Luciano Marucci Direzione artistica: Stefano Cangiano, Nóra Dzsida Contributi editoriali: Piero Gilardi, Enzo Minarelli Direttrice editoriale web: Emanuela Zanon
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info@juliet-artmagazine.com Juliet - via Battisti 19/a - 34015 Muggia (TS) f b: associazione juliet
Berlino - Annibel Cunoldi Attems
Collaboratori Amina G. Abdelouahab, Lucia Anelli, Elisabetta Bacci, Chiara Baldini, Margherita Barnabà, Angelo Bianco, Giulia Bortoluzzi, Boris Brollo, Elena Carlini, Antonio Cattaruzza, Simone Costantini, Serenella Dorigo, Roberto Grisancich, Andrea Grotteschi, Silvia Ionna, Ernesto Jannini, Alessia Locatelli, Emanuele Magri, Loretta Morelli, Ivana Mulatero, Camilla Nacci, Anna Maria Novelli, Liviano Papa, Gabriele Perretta, Valentina Anna Piuma, Paolo Posarelli Laura Rositani, Domenico Russo, Alexander Stefani, Giovanni Viceconte
annibel.ca@gmail.com
Bergamo - Pina Inferrera pina.inferrera@gmail.com
Bologna - Emanuela Zanon emanuelazanon@yahoo.it
Brookings (USA) - Leda Cempellin leda.cempellin@sdstate.edu
Londra - Laura Boggia lauraboggia@gmail.com
Milano - Sara Tassan Solet
Fotografi Luca Carrà Fabio Rinaldi Stefano Visintin 32 | Juliet 190
Promoter Gary Lee Dove Giovanni Pettener Maria Rosa Pividori Juliet Cloud Magazine Cristiano Zane Distribuzione Joo Distribution Stampa Sinegraf
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Melbourne - Stefano Cangiano ste.cangiano@gmail.com
Illustrazioni Antonio Sofianopulo
Consulente tecnico David Stupar
Parigi - Anna Battiston 90103annabattiston@gmail.com
Roma - Carmelita Brunetti carmelita.arte@tiscali.it
Torino - Valeria Ceregini valeria.ceregini@gmail.com
Abbonamenti 5 fascicoli + extra issue: Italia 45,00 € Europa 65,00 € others 90,00 € arretrati 20,00 € c/c postale n. 12103347 o Iban IT33V0200802203000005111867 Banca Unicredit, Trieste.
Sommario
Anno XXXVIII, n. 190, dicembre 2018 - gennaio 2019 34 | Estetica ed Etica degli Archivi Privati (II)
78 | Başak Şenova - Autoritratti 4
Luciano Marucci
Giuliana Carbi Jesurun
44 | Eventi culturali londinesi - Frieze Art Fair e mostre
80 | Segno emozionale - in undici autori
istituzionali
Liviano Papa
Luciano Marucci
82 | Meru Art - Science Research Program
48 | Alfonso Artiaco - Una storia non solo partenopea
Pina Inferrera
Roberto Vidali
84 | Tunisia - un Festival femminista
52 | Other Minds - 23° festival
Amina Gaia Abdelouahab
Enzo Minarelli
54 | Nicola Triscott - 24 anni di Arts Catalyst
PICS
Laura Boggia
75 | Tim Etchells - “Everything is lost”
56| Malaysia - The Performance art scene
77 | Rachel Feinstein - “Octavio, Corine, Mezzetino,
Emanuele Magri
Chinoisie”
58 | Jon Rafman - Il viaggiatore mentale
79 | Maya Lin - “Silver Chesapeake”
Emanuele Zanon
60 | A journey into the Irish visual art - Paintings through its poetical emotions Valeria Ceregini
62 | Alberto Bortoluzzi - L’eredità dello sguardo Fabio Fabris
63 | Turner Prize 2018 - Su grande schermo Anna Maria Novelli
64 | Bagrat Arazyan - “Construct 1”
81 | Marcello Diotallevi - “Poema d’amore” 83 | Mamma Andersson - I See Myself in You 85 | Jim Lodges - “The Narrow Gate” RITRATTI 86 | Fil rouge - Sara Alzetta Fabio Rinaldi
93 | Matteo Pugliese - Fotoritratto Luca Carrà
Elisabetta Bacci
65 | Giorgio Silvestrini - La metafisica del post-moderno Anna Battiston
66 | Michelangelo Giombini - Manifattura Tabacchi Valentina Piuma
67 | Ero-tic - Sull’immaginario erotico Andrea Grotteschi
68 | Rossana Bucci - Caos e armonia Lucia Anelli
69 | Raffaella Cortese - a Milano Sara Tassan Solet
70 | Andréhn-Schiptjenko - a Stoccolma Chiara Baldini
71 | Gani Llalloshi - Ricordo quel giorno Majda Božeglav Japelj
RUBRICHE 87 | Sign.media - Le relazioni artistiche Gabriele Perretta
88 | Appuntamento all’incanto - Emilie Volka Alessio Curto
89 | P.P. dedica il suo spazio a... - Soyuz Project Space Angelo Bianco
90 | (H) o - della festa Angelo Bianco
91 | Ginny Ruffner - Endless possibilities Leda Cempellin
92 | Arte e… periferie - Massimiliano Santarossa Serenella Dorigo
72 | Carlo Palli - Palli Collection Emanuele Magri
73 | Raphaela Vogel - Tra sconfinamenti e ibridazioni Luciano Marucci
COPERTINA
74 | Caterina Arcuri - Lo stretto necessario
Anri Sala “Having landed” 2016, marble inlays on a white wooden pedestal (marble: cm 25 x 25 x 25, pedestral: cm
76 | Giorgio Bartocci - Autodiffusione
25 x 25 x 63). Ph. Francesco Squeglia, courtesy Galleria
Emanuela Zanon
Alfonso Artiaco, Napoli
SA Se GG pr (D I O i v o N . . P. R G R d e l 6 6 . AT t r 3 26 UI ian ar / 1 TO g ol t . 2 0/ , l 19 e s. o et 7 2 IV t. ) A d
Giancarlo Riconosciuto
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Eventi culturali londinesi Frieze Art Fair e mostre istituzionali di Luciano Marucci
Sebbene i l vero valore del l’opere d’ar te non sia determi nato esclusivamente da quel lo commerciale, andare al le fiere più importanti è utile per aggiornarsi sulle dinamiche del mercato, per visitare gli eventi di una certa rilevanza culturale che ruotano intorno a esse e cogliere altri svi luppi del l’art system. A dare indicazioni di percorso è certamente il colosso Art Basel di Basilea (che si ripete annualmente a giugno) seguita da Frieze London (in programma ai primi di ottobre) con la diramazione di New York e, dal prossimo febbraio, di Los Angeles. Entrambe dal profilo internazionale e con mostre a latere di serie istituzioni. La sedicesima edizione di Frieze ha confermato il suo prestigio, grazie alla presenza delle più affermate gallerie del Regno Unito e straniere ma, a mio avviso, nella parte generale la sua mission è apparsa meno convincente, avendo perso un po’ di quell’aspetto sperimentale che la caratterizzava, forse a causa delle incertezze economiche che la Gran Bretagna sta attraversando. A fronte delle spese che le gallerie partecipanti devono sostenere, molte hanno preferito esporre una produzione “rassicurante”, trascurando quella trasgressiva. Così nei 160 stand si notava una prevalente quantità di dipinti, chiaramente non della vecchia tipologia, anche se di buona qualità. Intendiamoci: non per riesumare una modalità, peraltro mai estinta se proseguita da grandi talenti con spirito innovativo, né per negare la validità delle tecnologie più avanzate.
in basso: Uno dei nuovi dipinti di Urs Fischer realizzato nel 2018 su substrato digitale, poi serigrafato su pannello di alluminio, Frieze Art Fair 2018, “Main Sector”, stand Gagosian Gallery, Londra e altre otto sedi (courtesy Gagosian Gallery) a destra: Camille Henrot “Bad Dad and Beyond, Enough is Enough, Ded Moroz, Guilt Tripping, Dawg Shaming”, Frieze Art Fair 2018, sezione “Live” (courtesy König Galerie/kamel mennour/Metro Pictures)
Nella Main section, tra le gallerie con proposte più significative c’erano: Gavin Brown, Capitain, Friedman, Gagosian, Goodman (Johannesburg), Marian Good man, Hauser & Wi r t h, Herald, Huf kens, Kordansky, Lisson, Metro Pictures, Miro, Naftali, Pace, Perrotin, Rech, Ropac, Shainman, Sommercontemporar yar t, Sprov ier i , T he T h i rd Li ne, Ver mel ho, W h ite Cu be, Zw i r ner. Sparute ma buone le presenze italiane: Fonti (Napoli), O’Neill (Roma), Rumma (Milano), Noero (Torino). Come al solito il padiglione includeva altre sezioni: Social Work – curata da A l ison M. Gi ngeras – ha tentato d i r idare, per la seconda volta, dignità di genere alle donne mediante otto artiste che negli anni Ottanta-Novanta hanno sfidato il mercato (a quel tempo decisamente maschilista) con le loro rivendicazioni identitarie e l’attivismo socio-politico. Le più suadenti: Nancy Spero (Galerie Lelong) e Mary Kelly (Houldsworth) in USA; Berni Searle (Stevenson) in Sudafrica; Ipek Duben (Houldsworth) in Turchia; Helen Chadwick (Saltoun); Sonia Boyce, afro caraibica residente a Londra (Apalazzo di Brescia) in UK. Ma l’aggregazione è risultata meno radicale di Sex Work 2017. In Live – piattaforma interattiva con lavori che qua e là distribuivano freschezza – si distinguevano Christian Boltanski (M. Goodman), Camille Henrot (König, kamel mennour, Metro Pictures), Otobong Nkanga (Mendes Wood DM), Aim Waqif (Nature Morte), che davanti all’entrata ha costruito un’installazione con elementi di legno e, alla chiusura della Fiera, aiutato da due operatori, l’ha demolita brutalmente per contestare il convenzionale utilizzo dello spazio pubblico. Il Frieze Artist Award, stranamente, è stato attribuito ad A lex
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a sinistra: Nick Cave “Soundsuit” 2018, Frieze Art Fair 2018, “Main Sector”, stand Shainman Gallery, New York (courtesy Shainman Gallery) in basso: Titina Maselli “Grande cielo I” 1967, olio su tela, 150 x 200 cm, “Frieze Masters” 2018 (courtesy Galleria Massimo Minini, Brescia)
Baczynsk i-Jenk ins (1987, attivo a Varsavia e Londra) per una performance palesemente dilettantistica, deludendo le attese… dei visitatori dopo la lunga fila per entrare. Focus era riser vata ai talenti emergenti di trentatré gal lerie. Apprezzabili i lavori di artisti individuati da Magician Space Gallery (Billy Tang e Qu Kejie), Malingue (Wong Ping), Misako & Rosen (Maya Hewitt, Naotaka Hiro e Fergus Feehily), Sunday Painter (Fitzmaurice e altri), oltre a quelli delle italiane Frutta (Tessa Lynch) e LaVeronica (Maryam Jafri). Inevitabile la visita a Frieze Sculpture con opere tridimensionali (nessuna dall’Italia) per lo più datate 2018, collocate nel verde lussureggiante del Britain Garden di Regent’s Park. Mentre alcune passavano quasi inosservate, di indubbio impatto visivo erano q uel le d i Rana Beg um (str uttura geometrica con pannel l i d i vetro colorati), Tim Etchells (lettere vaganti nello spazio, posate ‘a caso’ sui fili di una lavagna senza ardesia, che davano senso alla frase Everything is lost [opera riprodotta a pag 75 di questa rivista], Rachel Feinstein (dettagli di bianche forme classiche in maiolica abbinate a scarpe vere) [opera riprodotta a pag. 77 di questa rivista], Laura Ford (fiabesca danza di tre oscure… adolescenti), Haroon Gunn-Salie (dissidente raggruppamento di acefali corpi bronzei accovacciati), Kimsooja (lucente ‘ago’ da cucito alto 14 metri), Bharti Kher (totemica composizione di sciamaniche figure indiane), Simon Periton (raffinato e cangiante scheletro di foglia gigante in caduta verticale tra quelle autunnali), Conrad Shawcross (monumentale Optic Labyrinth), Kiki Smith (candida e profetica Alice nel paese delle meraviglie). Usufruendo della navetta, si arrivava a Frieze Masters, appendice della Frieze principale, battuta soprattutto dai collezionisti interessati all’arte antica e moderna. Le opere scelte di noti autori erano abbastanza prevedibili e gli ordinati stand (130) creavano un’aura museale. La Gagosian, costantemente affollata, aveva allestito una sorta di retrospettiva di Man Ray con pezzi, celebri o meno divulgati, a due e tre dimensioni: invenzioni fotografiche, combinazioni e trasformazioni di oggetti di uso comune. Esempi
di sperimentazioni autenticamente dada, ironici e disinvolti che sollecitavano un confronto estetico con quelle più mentali di Duchamp. Altre gallerie ammirate: la Elvira Gonzalez con disegni e sculture di Donald Judd e Carl Andre; Hauser & Wirth e Moretti (Auerbach, Guston, Bourgeois e Broodthaers, accanto a un Veronese e a un Vanvitelli); Levy Gorky e kamel mennour (quadri storici e recenti di Morellet). Luxembourgh & Dayan aveva arredato lo spazio con la collettiva MINImonuments, accattivanti opere in piccolo formato di grandi nomi, più accessibili ai collezionisti meno abbienti. Pace Gallery accoglieva Sol LeWitt, Opalka, Acconci, Martin, Ryman; la Thomas, Leger e Calder; Sperone una personale di Kuitca; Stephen Friedman, Burri, Camargo, Nicholson; Soda di Bratislavia, Filko; A. Gray Associates, disegni pornografici di Eisenstein; Waddington Custot, un angolo dello studio di Peter Blake. Anche qui le gallerie italiane figuravano bene: Continua (Ilya & Emilia Kabakov); Massimo Minini (rivisitazione di Titina Maselli con olii astratto-figurali sorprendentemente attuali); Gió Marconi (fantasiose opere ironico-narrative e pop di Valerio Adami degli anni Sessanta, da cui si è sviluppata la fase più essenziale e letteraria che prosegue tuttora); De Carlo (grandi quadri minimali di Edouard Mousset, fin troppo spinti per il luogo); Tega (i soliti Manzoni, Burri, Dorazio e il redivivo Licini); Tornabuoni (solo show di Schifano). Dickinson si discostava dai rituali stand con la ricostruzione scenografica del giardino botanico e sculture di Barbara Hepworth, simile a quello nel Museo personale dell’autrice in Cornovaglia (oggi sotto la tutela della Tate). Dopo quella sede – compassata e riposante – iniziava l’avventura tra le esposizioni dislocate in città, tante da costringere a privilegiare quelle istituzionali. D’obbligo recarsi alla Tate Modern – sempre frequentata da gruppi per merito della free entrance – ospitava la documentata collettiva di fotografia e arte astratta Shape of Light. E vi si potevano rivedere le nuove acquisizioni spesso linguisticamente ardite. Nella voluminosa Turbine Hall era programmata la performance di Tania Bruguera, emotivamente e sensorialmente coinvolgente durante l’inaugurazione, allorché l’artista si esibiva in collaborazione con ventuno persone selezionate dopo un open call; mentre perdeva efficacia negli altri giorni, perché attivata da gente occasionale, pure se osservava le istruzioni prescritte. Alla Tate Britain si proiettavano su grandi schermi i video e i film dei quattro finalisti del Turner Prize (Forensic Archicture, Naeem Mohaiemen, Charlotte Prodger, Luke Willis Thompson): opere di insolita qualità estetica e ideologicamente impegnate. [La specifica recensione si trova a pagina 63 di questo numero di “Juliet”].
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Giorgio Bartocci Autodiffusione di Emanuela Zanon
“Autodiffusione”, site-specific painting per McFIT, via Mazzini 144, Bologna. Foto di Daniele Casciari
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“Le strade sono i nostri pennelli e le piazze le nostre tele” scriveva Majakovskij agli inizi del Novecento e la sua intuizione appare oggi pienamente confermata agli ultimi sviluppi della street art. Nei casi più riusciti non si tratta di un semplice maquillage estetico finalizzato all’occultamento di pareti altrimenti percepite come antiestetiche barriere visive, ma di un processo più ampio di progettualità e integrazione che aspira a incidere in modo sostanziale sull’identità degli edifici coinvolti e sulla percezione dello spazio circostante. Appare sempre più esplicito, quindi, parallelamente al la pratica underground del graff itismo, un f i lone di street ar t concepito come nuova tipologia di ar te pubblica realizzata su committenza, in cui gli spray artists ereditano il ruolo dei pittori di affreschi che nel corso dei secol i hanno inter pretato e arricchito l’arch itettura. La sf ida i n q uesto caso non consiste nel tappezzare clandestinamente la città di messaggi corsari, ma nell’elaborare l’intervento pittorico in simbiosi con una struttura preesistente senza reprimere la forza di un linguaggio che trova nell’immediatezza la sua cifra stilistica distintiva. Un esempio di connubio virtuoso tra committenza privata e street art è “Autodiffusione”, un progetto site-specific di Giorgio Bartocci, giovane muralista milanese d’adozione, recentemente incaricato del restyling di un edificio acquisito dalla catena di palestre McFIT in vista dell’apertura di una nuova sede a Bologna. Il lavoro di Bartocci da sempre esplora il complesso rapporto tra l’uomo e il territorio in cui abita ed è caratterizzato da un approccio di stampo neoespressionista che trasforma la bidimensionalità della superficie da campire in uno spazio esploso attraversato da correnti
dinamiche. Impulsivo e gestuale, utilizza il colore in chiave quasi performativa, come se l’intensità della pittura fosse una diretta conseg uenza del suo coinvolgimento fisico nella materia attivata dall’azione e l’opera finale un campo di tensioni contrastanti che una misteriosa forza d’aggregazione riesce a mantenere coese. Sempre più or ientato negl i u lt i m i an n i verso l’Abstract Muralism, ha elaborato un personalissimo codice espressivo in cui il gesto si traduce in campiture f luide dal la cui sovrapposizione talvolta emergono forme vagamente antropomorfe che evocano primordiali creature mitologiche. Quest’estet ica a pr i ma v ista q uasi t r i ba le nasce i n realtà come emanazione del l’iperconnessione del la società globalizzata e trae ispirazione dalla fascinazione di Bartocci per i luoghi in cui si trova a operare e per le proprietà fisiche dei materiali con cui si rappor ta, nei con f ront i dei q ua l i sem bra compor tarsi come medium e detonatore di relazioni. La gamma cromatica del progetto bolognese deriva infatti da un’attenta campionatura delle più caratteristiche tonalità ambientali della città (il rosso mattone nelle sue varie declinazioni) con l’aggiunta di pigmenti metallizzati addizionati di quarzo che rif lettono la luce in modo sempre differente. Questa scelta, oltre a condensare in un’unica impressione visiva la storia dell’edificio (prima adibito a magazzino di illuminotecnica) e il suo contesto, si rifà al fenomeno della triboluminescenza, una particolare emissione luminosa generata da alcuni materiali sottoposti a sforzi meccanici che liberano parte dell’energia assorbita sotto forma di onde elettromagnetiche. Reintrodurre l’emozione nello spazio contemporaneo dove troppo spesso la razionalità edilizia coincide con l’anestesia emotiva è una del le esigenze più irrisolte del l’a rc h itet t u ra od ier na c he l a visionarietà di urban artists sistematicamente coinvolti anche in fase progettuale potrebbe trasformare in un potente strumento di liberazione e reciproco scambio, come d i most rano molte i n i ziat ive che negl i ultimi anni si stanno diffondendo in Italia e (soprattutto) al l’estero. A nche l’inter vento ambientale di Bartocci corrisponde a un preciso indirizzo di progettualità interdisciplinare che il brand McFit porta avanti dal 2014 con la realizzazione di centri fitness in fabbricati industriali dismessi la cui riqualificaz ione es tet ic a v iene a i nteg ra re la ricerca artistica nel l’interior e nell’exterior design degli spazi.
Spray Eventi d’arte contemporanea
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Mark Kostabi 2018, tela policroma, 80 x 130 cm donata all’Ospedale Riuniti di Ancona © ANSA, courtesy Ospedali Riuniti
Evgenia Tolstykh “Zarechny ” , stampa fotografica dalla mostra “Loreto Aprutino > Zarechny - tra paesaggio urbano e naturale” , ph courtesy MiniMu
ANCONA Nel c ap oluogo marchigiano si è s volta una serie di iniziative a favore della Fondazione Ospedale Salesi onlus, grazie alla collaborazione e sensibil i t à d e l l ’a r t i s t a M a r k Ko s t a b i . A r te e s olidar iet à a s oste gn o de lla str ut tura s a n it a r i a c h e o r m a i d a te m p o c o lt i v a questo connubio, volto al miglioramento dei ser vizi socio-sanitari e a l l a c r e a z i o n e d i u n s e n s o p i ù a lto d i c o m u n i t à . I l f a m o s o p i t to r e , o l t r e a d aver donato un’opera che rappresenta u n a d o t to r e s s a - a n g e l o m e nt r e v i s i t a un neonato che tiene in braccio, ha e sp os to alla M o l e Vanv ite lliana altr i l av o r i d a l l a t i p i c a c r o m a t i c i t à v i v a e piena e dalla simbologia evoc ativa che a l l u d e v a n o a i m e d i c i c o m e s a l v ato r i , r e s t it u e n d o u n a v i s i o n e p o e t i c a , e a l contempo for te, della impegnativa professione. Le opere di Kostabi – c aratterizzate da sog getti senza volto, at tr ave r s o i qua li l ’auto r e e sp r im e un linguag gio universale – sono state e sp oste in imp o r t anti gall e r ie di St ati Uniti, Australia , G er mania , Giapp one, Italia, Russia e vengono apprezzate in t ut to il m o n d o. In s i e m e c o n il q u a dro sopra citato l ’ar tista ha donato un a ltr o dip into e s e g uito in live p ainting durante un concer to tenuto, presso il cortile della Mole, da lui stesso (visto che è anche un ot timo pianista) e d a l p e r c u s s i o n i s t a To n y E s p o s i t o . Infatti, l’intero progetto “Mark Kostabi
s ostiene il S ale si ” preve deva momenti e te r o g e n e i d i a r te , m u s i c a , d i b at t i t o e finalità benefiche, sottolineando l’impor tanza della cooperazione tra ambiti diversi. Il maestro statunitense ha s aputo av vicinarsi al tema delic ato della cura, trasmettendo un messag gio positivo e di c apacità dell ’ar te di poter diventare anche strumento sociale. -Loretta Morelli
BERGAMO È i n c o r s o a ll a G A M e C , f i n o a l 6 g e n naio, la grande mostra Black Hole. Arte e matericità tra Informe e Invisibile , a c ur a di S a r a Fuma ga lli e L o re nzo Giu sti, che presenta un dialogo inedito tra materia, ar te e scienza. Sviluppata con la consulenza scientific a del fisico D ie de r ik Sy b olt W ie r sma e c on la p artecipazione di BergamoScienza, l’espo sizione è il pr im o appunt am ento di un c i c l o t r i e n n a l e d e d i c at o a l l a m ate r i a e annovera opere di grande prestigio p r ove ni e nti da is tituzi o ni inte r n a zi o na li, c e ntr i di r i c e r c a s c i e ntif i c a , c o l lezioni pubbliche e private, gallerie, f o n d a z i o n i e a r c h i v i d ’a r t i s t a . O l t r e ot t a nt a lavo r i si sn o da n o lun g o l e tr e le sezioni che compongono il percorso espositivo: la prima, Informe, presenta c apolavori di Jean Fautrier, Lucio Fon t a n a , P i e r o M a n zo n i e A n t o n i Tà p i e s p os ti in dia l o g o c o n l e C o mb ustio ni e i C r e t t i d i A l b e r t o B u r r i , l e s t a t u e
“c o lanti ” di C am e ro n Jamie e l e a str a zi o ni s c r e p o late di R ya n Sulli va n , p e r c i t a r n e a l c u n i . U o m o - M a te r i a m e t te invece a confronto opere contraddistinte da una for te c omp onente mate r i c a e d a l l a p r e s e n z a d e l l ’e l e m e n t o antropomor fo, tra cui le sculture di Auguste Rodin e Medardo Rosso; le te ste monolitiche di Hans Jos ephs ohn e le figure “intrappolate” di Alber to G i a c o m e t t i; i d i p i n t i d i K a r e l A p p e l e Asger Jorn, c aratterizzati da colori b r illa nt i , v i o l e nte p e n n e llate e f ig ur e umane distor te. Infine, Invisibile acco g l i e l av o r i c h e g u a r d a n o a g l i a s p e t t i p iù n a s c o s ti d e lla m ate r ia : d a ll e Te ssitur o l o g i e di D ub uf f et a ll e c o m p o si zio ni d e gli ar tisti d e l M ov im e nto A r te Nucle are – Enric o B aj, S er gio Dangelo e Joe Colombo – che rielaborano le sug ge stioni provo c ate dall ’e splosione d e l l a b o m b a at o m i c a , f i n o a l l e r i c e rche di Jol T homs on, Hicham B errada e Thomas Ruf f, in cui la nozione classic a di “materia” abbraccia il concetto di energia. L a mostra si chiude con una sug gestiva installa zione ambientale di Evelina Domnitch & Dmitr y Gelfand, che riproduce l ’intera zione di due b uc hi n e r i at trave r s o un c unic olo s p a z i o - te m p o r a l e . -Pina Inferrera Infine un compleanno: viamoro n i s e d i c i/s p a zi o a r te c o m p i e di e c i a n n i e , p e r l ’o c c a s i o n e , h a e d it ato un c at a l o g o c h e r ac c o g li e l e s et t a nt a Juliet 190 | 95