Juliet 198

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Juliet online: www.juliet-artmagazine.com

Anno XL, n. 198 giu - set 2020 Juliet è pubblicata a cura dell’Associazione Juliet. Autorizzazione del Tribunale di Trieste, n. 581 Illustrazione di Antonio Sofianopulo

del 5/12/1980, n. 212/2016 V.G. registro informatico Direttore responsabile: Alessio Curto Editore incaricato: Rolan Marino Direttore editoriale: Roberto Vidali Servizi speciali: Luciano Marucci Direzione artistica: Stefano Cangiano, Nóra Dzsida Contributi editoriali: Piero Gilardi, Enzo Minarelli Direttrice editoriale web: Emanuela Zanon

Contatti info@juliet-artmagazine.com Juliet - via Battisti 19/a - 34015 Muggia (TS) f b: associazione juliet

Corrispondenti Berlino - Annibel Cunoldi Attems

Commerciale e pubblicità Fabio Fieramosca

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Bergamo - Pina Inferrera

Consulente tecnico David Stupar

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Collaboratori Amina G. Abdelouahab, Lucia Anelli, Elisabetta Bacci, Chiara Baldini, Angelo Bianco, Mara Borzone, Boris Brollo, Antonio Cattaruzza, Micaela Curto, Serenella Dorigo, Sara Fosco, Roberto Grisancich, Andrea Grotteschi, Emilie Gualtieri, Silvia Ionna, Ernesto Jannini, Alessia Locatelli, Isabella Maggioni, Chiara Massini, Loretta Morelli, Ivana Mulatero, Liviano Papa, Gabriele Perretta, Paolo Posarelli, Rosetta Savelli, Alexander Stefani, Giovanni Viceconte

Bologna - Emanuela Zanon emanuelazanon@yahoo.it

Brookings (USA) - Leda Cempellin leda.cempellin@sdstate.edu

Milano - Emanuele Magri emanuelemagri49@gmail.com

Melbourne - Stefano Cangiano ste.cangiano@gmail.com

Napoli - Rita Alessandra Fusco ritaalessandra.fusco@gmail.com

Parigi - Anna Battiston Illustrazioni Antonio Sofianopulo Web designer Andrea Pauletich Fotografi Luca Carrà Fabio Rinaldi Stefano Visintin

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90103annabattiston@gmail.com

Tokyo - Angelo Andriuolo arsimagodei@gmail.com

Torino - Valeria Ceregini valeria.ceregini@gmail.com

Promoter Gary Lee Dove Giovanni Pettener Maria Rosa Pividori Paolo Tutta Juliet Cloud Magazine Cristiano Zane Stampa Sinegraf Abbonamenti 5 fascicoli + extra issue: Italia 50,00 €, Europa 65,00 € others 90,00 €, arretrati 20,00 € copia estero 20,00 € c/c postale n. 12103347 o Iban IT75C0200802242000005111867 Banca Unicredit, Trieste. con paypal tramite il sito juliet-artmagazine.com


Sommario

Anno XL, n. 198, giugno - settembre 2020 Il numero 198 di JULIET era programmato per il mese di GIUGNO e a causa dell’epidemia di Covid-19 esce nel mese di settembre. Si conta di tornare alla normalità con la pubblicazione del n. di ottobre 36 | Produzione creativa e identità - Rif lessioni sulla genesi e

81 | Venezia e il Patriarcato - a Monfalcone

l’evoluzione (II)

Paolo Posarelli

Luciano Marucci

82 | MIITTAC - Sconfinamenti creativi

46 | L’interazione disciplinare - Dall’arte visuale alla società

Samantha Benedetti

globale (VI)

84 | Raphael Hefti - Processo e risultato

Luciano Marucci

Joseph Ernó

52 | Espace Louis Vuitton - “Tokyo Omotesando” Angelo Andriuolo

PICS

54 | In conversation with - Rosa Barba

77 | Natascha Sadr Haghighian - installazioni per Lipsia

Sara Cirillo

79 | Jiri Prihoda - “Diogenes’ Barrel”

56 | Masculinities - Liberation through Photography

83 | Marguerite Humeau – Installazione

Emanuele Magri

85 | Bill Woodrow - “Celloswarm”

58 | Viaggio ad Harare - Quando l’arte è resilienza Paola Forgione

60 | Piero Gilardi - Galerie Michel Rein, Paris/Brussels Marta Dellagiacoma

62 | Tobia Ravà - Potenza del cocktail Myriam Zerbi

RITRATTI 86 | Fil rouge - Alessandro Barbaglia Fabio Rinaldi

93 | Enzo Cucchi - Fotoritratto Luca Carrà

64 | Armanda Verdirame - La scultura collezionata Liviano Papa

66 | Luca Beatrice - “Vado al massimo” Emanuela Zanon

68 | L’intervallo e lo shock - all’epoca delle pandemie Boris Brollo

69 | Katharina Grosse - a Berlino Annibel Cunoldi Attems

70 | Weird Sensation Feels Good - ArkDes, Stoccolma Chiara Baldini

71 | Paola Volpato - Estetica e conoscenza Marco Mantovan

72 | Ovidio Maria Jacorossi - e il Musja di Roma Emanuele Magri

RUBRICHE 87 | Sign.media - La «grande trasformazione» Gabriele Perretta

88 | Appuntamento post Covid-19 - Peter Cole Micaela Curto

89 | P. P. dedica il suo spazio a - Ariane Bieou Angelo Bianco

90 | (H) o - della metacritica Angelo Bianco

91 | Swoon - Impacts of Covid-19 Leda Cempellin

92 | Arte… e filosofia - Giovanni Grandi Serenella Dorigo

73 | Axel Becker - rationality and evocation Vedran Silipetar

74 | Tête-à-tête - con Schiavo Zoppelli Gallery Emilie Gualtieri

AGENDA 94 | Spray - Eventi d’arte contemporanea AAVV

75 | Strategie di aggregazione - per il mercato dell’arte Dionisio Gavagnin

Sara Fosco

78 | Fini & Confini - nell’arte fotografica Roberto Grisancich

80 | Markus Schinwald - “Misfits” Vanni Zingone

COPERTINA Alfredo Pirri e Luciano Marucci “la bellezza salverà…” 2020, elaborazione digitale, 26,5 x 21 cm. A pagina 45 è riportato il commento degli autori riguardante l’immagine

SA Se GG pr (D I O i v o N . . P. R G R d e l 6 6 . AT t r 3 26 UI ian ar / 1 TO g ol t . 2 0/ , l 19 e s. o et 7 2 IV t. ) A d

76 | Nicola Samorì - e il modello dell’antico

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Espace Louis Vuitton “Tokyo Omotesando” di Angelo Andriuolo

Continuando i l progetto iniziato cinque anni prima, il 10 gennaio 2006 a Parigi, con l’apertura dell’Espace Culturel al 7° piano del la Maison Louis Vuitton agli Champs-Elysée, nel 2011 la Fondazione Louis Vuitton ha aperto anche a Tokyo uno Spazio dedicato al l’Arte Contemporanea con la t rasfor mazione i n Ga l ler ia, g rat u it a e aper t a a l pu bbl ico, de l l’i ntero set t i mo piano del suo negozio di Omotesando (Shibuya-Ku), la grande ed esclusiva strada che, da Minami Aoyama, por ta al Tempio Meiji. I l proget to è poi cont i nuato con l’i mplementazione degli Espace anche a Monaco, Venezia, Pechino e Seoul. L’Espace d i Tok yo è stato progettato dal l’architetto giapponese Jun Aoki (Yokohama, 1956) che si è ispirato a una immagine di tronchi accatastati l’uno sull’altro in magnifica coesistenza ed equi li brio con la strada alberata di maestosi alberi di zelkova alti fino a trenta metri che seguono i l percorso del sottostante viale. Il luogo è di grande impatto e, con i suoi soffitti alti 8,45 metri e un’area complessiva di 193 mq, regala ai visitatori l’impressione di trovarsi in un f luttuante “ s pa z io aer eo”, come c i r cond at i d a u n boz zolo d i ve t r o e acc i a io. Un a ge m m a n a s co s t a , u n piccolo tesoro a ncora poco conosc iuto, e d i con seg uen za , relat ivamente poco v i sitato da l g rande pu bbl ico a causa del la “timidezza” di molti a varcare la sogl ia

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d i un negozio con ar ticol i cer tamente non al la port at a d i t ut te le t a s c he e c he, i n q u a lc he m a n ier a , i ncute u n po’ d i reverenziale t i more. Ma u na volta preso i l corag g io d i supera re l a sog l i a si è accolt i da due impeccabi l i e ossequiosi “doormen” che con gent i lezza est rema t i accompag nano a l l’ascensore che por ta al la Gal leria; e di darsi un po’ di coraggio ne vale dav vero la pena, dato che le mostre proposte sono sempre d i u n ecceziona le l ivel lo q ua l itat ivo: d a Jesu s R a fael Soto ( Penet ra ble BBL Bleu , 2018) a Christian Boltansk i (Animitas II, 2019), da Ber trand Lav ier (Medle y, 2018) a Yang Fudong (The Coloured Sk y: New Women II, 2017), da Mar i ko Mor i (Inf inite Renew, 2013) a Ernesto Neto (Madness is part of Life, 2012). L’Espace è visitabi le li beramente tutti i giorni di aper tura del negozio dal le h 12.00 al le 20.00. L’u lt i ma most ra i n ord i ne d i tempo, u na col let t iva fotograf ica intitolata “COMING OF AGE Tok yo” (con d at a or i g i n a r i a me nte pr e v i s t a d a l l ’ 11 d ic e m br e 2019 al 16 febbraio 2020, ma poi prorogata sino al 20 apr i le), è stata pu nt ig l iosa mente c u rata da l pol ie drico e v ulcanico Virgi l A bloh, americano di origini ghanesi (Rock ford, Il linois, 1980), che è anche, da un paio d’anni, il direttore artistico di Louis Vuitton per la col lezione di abbigliamento uomo. Stilista, imprenditore, artista, architetto e Disc Jockey, A bloh è stato nominato dal la rivista Time come una fra le cento persone più inf luenti al mondo nel 2018. Come ar tista, da anni, ha un serrato rappor to di coll a bora z ione con i l g i apponese Ta k ash i Mu ra k a m i (Tokyo, 1962), i l teorizzatore del l’Estetica Superf lat, con il quale ha realizzato vari eventi, come per esempio u na ser ie d i “ biper sona l i” presso le sed i del la Gagosia n Ga l ler y. Da solo, u lt i ma mente, A bloh ha


mondo a parte, senza commistioni con l’esterno, come nel g r uppet to dei monel l i d i colore, f igl i del la d iaspora africana, ritratti dal lo scozzese Ivar Wigan in un momento di irruenta e impetuosa autoesaltazione. Mondi che possono essere solitari ed estranianti sia camminando per strada sia fermi, in si lenzio quasi mistico, di fronte a un muro (simbologia del la vita?) come ci fa vedere Bafic, o anche solitari in una corsa che sem bra i n f i n ita at t raverso i l iv id i color i d i u n luminescente tunnel (Julian Klincewiz). E, ancora, soli i n strada con la asett ica compagnia d i un cel lu lare (Hoshi Haruto) o soli, pur essendo in compagnia, per colpa di un cel lulare (Raimond Wouda). Ma anche, al contrario, commoventi mondi affettivi in cui la tenerezza e i l ca lore d i ch i si ama sem bra av v i luppare non solo i protagonisti ma anche i fruitori come nella splend ida i m mag i ne i n bianco e nero d i “fam ig l ia dormiente” di A bdul K ircher o nel l’abbraccio protettivo, tenero e coinvolgente, di un fratel lino, o amico, pur nel la desolata e arida pochezza di un semiv uoto rea l i zzato, ne l 2019, u na per sona le a l Mu seu m of Contemporar y A r t di Chicago. “COM I NG OF AGE Tok yo”, dopo essere passata per Los A ngeles, Pec h i no e Monaco a r r iva a Tok yo, i n assemblaggio total mente nuovo, presentando venti fotog ra f i proven ient i da d iver se pa r t i del mondo, a lc u n i g i à molto a f fer m at i a lt r i emer gent i , c h i a mati a esprimere la loro personale visione sul tema del la “verde età” (fanciul lezza, adolescenza e oltre) concentrandosi su l lo sv i luppo del “personaggio” (o personagg i) che si af faccia a l la scoper ta del la v ita e s u l l’i n n ato ot t i m i s mo (con t ut t i i d iver s i s i g n if icat i c he q uesta parola può avere) c he, i n genere, caratterizza la gioventù, v isto da varie prospettive e angolazioni (socioeconomico, culturale, amicizia, solitudine e così via) indipendentemente dal censo, da l la a l locazione geog ra f ica e da l la c lasse soc ia le di appar tenenza. Universi giovanili che o si intersecano come nella foto del gruppetto multirazziale, in posa ma senza fi ltri, a interazione nuda e pulitamente acritica, nel la Los Angeles di Sean Maung o sembrano isolarsi in un loro parcheggio giapponese (Hoshi Haruto). E poi ancora i luoghi degli “A nnoiati e Indifferenti” (quasi dormienti), quelli che, sia che stiano lavandosi i denti nel l’intimità del proprio bagno sia che stiano i n compag nia dei propri amici, riescono a trasmettere una apatia quasi contagiosa, ritratti da un bravissimo Motoy uk i Daifu o quel li del la “Gioia senza compromessi”, inconteni bi le per i l solo fatto di stare assieme ad altri, dei piccoli indiani inter preti degli scatti di Nick Sethi. Una visita a questa mostra è, insomma, una passeggiata nel mondo senza confini dei giovani e giovanissimi d’oggi. Un mondo di aspettative, contraddizioni, cedimenti, esaltazioni, e che rappresenta la possi bi l ità (anche per ch i più tanto g iova ne non è) d i penet rar ne seg ret i e si m bolog ie nascoste, l i m it i e poten z ia l ità. Per per met terc i d i capi re. O, per megl io d i re, per aiutarci a r icordare quel lo che anche noi eravamo.

Per tutte le foto: vista parziale della mostra “COMING OF AGE Tokyo” all’Espace Louis Vuitton Tokyo, photo by Lamberto Rubino

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In conversation with Rosa Barba by Sara Cirillo

Rosa Barba “From Source to Poem to Rhythm to Reader” 2017. Exhibition view at Pirelli Hangar Bicocca, Milan. Photo: Agostino Osio © Rosa Barba, courtesy Pirelli Hangar Bicocca

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Italian born, Berlin-based artist Rosa Barba has been awarded the biannual Calder prize: the Foundation i n h is name has g iven its $ 50,000 to an ar t ist who works with fi lm as a preferable medium. As for life in general, pretty much in her art becomes a matter of time, constant changes and imaginative spaces. In Enigmatic Whisper (2017) she visited Calder’s studio in Connecticut and nurtured it with her cosmic ambition: as a sort of the modernist artist’s portrait, everything is still the same and yet everything’s changed and it’s about to change again. In her ver y first 16mm fi lm, Panzano (2000), she worked with a group of older-people who had been diagnosed as mentally ill and later freed by the the psychiatric revolution of the ‘70s. And again, there’s something theatrical about it, mostly i n t he appropr iat ion of a cer tai n orchest rated language but indeed, showing bodies without falsehood, people who are free to bring out their very presence into this world. Barba’s art is multi-layered: kinetic sculptures, installations, films, projections, sometimes filled with sound,

sometimes with irony, often dealing with boundaries and limits, always with memory and life, and it seems to me to hear Del bono shouting: “and the w ind w i l l take us away, the wind will take us away”. Here’s a conversation with her. You have just received the Calder Prize, and your work has been defined “supernatural, almost spiritual”. How muc h i mpor t a nt , i n you r a r t i s t ic prac t ice which exposes, and lays bare the materiality of the medium, is the tension between transcendence and immanence? Among some essential filmic techniques and methodologies focusing on instability, both geographical and emotional but also w ith the material itself, an important artistic practice for me is a sort of “departure”, denoting a “release and reaching to” through experiencing and thinking. It is an abstract space in a suspended mode, where no time or scale references exist, and an oscillating environment can be reached; as a zone of speculation it bridges real gaps in knowledge. In this space, involuntary temporal connections are made, and these connections evoke new


knowledges. People release stored memories in their bodies in front of the camera through the collective journey. This the tension between transcendence and immanence. Your works often mix hybrid stories, an uncertain space-time vision and a metalinguistic dimension, so I can’t help thinking of a homological solidarity with Fellini’s poetics... How much did your Italian orig ins inf luence your art? My origin inf luences my art a lot. The way I ex per ienced t he landscape in Sicily in my childhood, and the collectiveness between people and experiences and possibilities which emerge from that. These k inds of performative settings which exist very naturally between generations, were the starting points of my first mov ies, l i ke Pan zano (20 0 0) a nd later The Empirical Ef fect (2009). Fel l i n i’s d rea m log ic ex i stent ia l crisis aest het ic was i n t his sense ver y i nf luent ial to me and spoke strongly to me. How much, on the other hand, in the deconstruction of the cinematographic medium is the ironic and anarchic fascination for the functional and useless machine of Avant-guarde memory? And how do you hope this trait of your art will meet with the contingency of the places that hosts your works? With the deconstruction of the cinematographic medium our whole perceptual being is kept alert and open to new possibilities, and we are not completely indoctrinated into viewing and listening in only one way. Cinematic culture often rooms and schools you in certain tracks and ways of thinking. I want to analyze and open up vision and experience to see the potentials in visual r epr esent at ion i n it s m a ny for m s , s i nce mu lt iple

versions ex ist at cinema’s core. This involves going beyond cinema, look ing at its components, and seeing possibilities. Physical and dimensional space collapses with mental and conceptual space. This other cinematic space al lows for an alternative discourse a nd a lter nat ive mode of com mu n icat ion. Ou r f u l l senses are ac t ivated. Bot h t he t ransm it ter and t he receiver are f luent. Your works have an important relationship w ith memor y, sometimes highlighting the fascination for archives. Is the memory more of a theoretical or more of a physical space for you? How much can your “desire for memory” to quote Derrida, find its home in the conservative action of the archive? I am interested in the archive as shelfless library. It exists with no rigid classification system but is rather in constant development. It is unclassifiable, genre less in its f luidity of connection. It also examines the possibility of activating the collective’s subconscious through a conceptual space-through its specific internal arrangements. What are the researches you are focusing on most right now? I am finalizing a book project which acts like a manual of some of my ideas and concepts mentioned above. Also work ing on a new fi lm and hopefully realizing the construction of an open-air ci nema i n t he buf fer zone in Cy prus- Turkey this year. Some preparat ions for upcomi ng ex hibitions are on hold as for the current crisis we find ourselves.

Rosa Barba “Elements of Conduct” 2017. Exhibition view at Malmö Konsthall. Photo: Mizuki Kin © Rosa Barba, courtesy Pirelli Hangar Bicocca

Rosa Barba “Spacelength Thought” 2017. Exhibition view at Secession, Vienna, Austria. Photo: Oliver Ottenschläger © Rosa Barba, courtesy Pirelli Hangar Bicocca Juliet 198 | 55


Spray Eventi d’arte contemporanea

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Ma Desheng “Untitled” 2011, bronze, “Frieze Sculpture” Londra 2019, courtesy Rossi & Rossi, ph Luciano Marucci

ANCONA Storie di strada è una grande retrospettiva con oltre 300 fotografie, molte delle quali inedite, che ricostruiscono per tappe e temi la straordinaria vita professionale della fotografa siciliana Letizia Battaglia. Pre s s o la M o l e Va nv i te l l ia n a qu e s t a mostra va a completare il percorso con il quale il Comune capoluogo e Civita hanno voluto celebrare i maestri della fotografia del Novecento e contemporanea. Un percorso narrativo costruito su diversi capitoli e tematiche. I ritratti di donne, di uomini o di animali, o di bimbi, sono solo alcune delle sezioni che compongono la rassegna; a queste si aggiungono quelle sulle città come Palermo, e quindi sulla politica, sulla vita, sulla morte e sull’amore. Due filmati, inoltre, approfondiscono la vicenda umana e artistica dell’artista. Un focus è dedicato a quegli argomenti che hanno costruito la sua cifra espressiva più caratteristica, che l’ha portata a fare una profonda e continua critica sociale, evitando i luoghi comuni e mettendo in discussione i presupposti visivi della cultura contemporanea. Quello che emerge è quindi il ritratto di un’intellettuale controcorrente, di una fotografa poetic a e politica allo stesso tempo, ma soprattuto di una donna che si interessa di ciò che la circonda e di quello che, lontano da lei,

la incuriosisce. “La fotografia l’ho vissuta come documento, come interpretazione e come altro ancora [...]. L’ho vissuta come salvezza e come verità”, ha dichiarato la Battaglia. -Loretta Morelli

BASSANO D. GRAPPA Da qualche tempo è nata a Bassano, in funzione del direttore Francesco Bettin, che lì vive, ma con diffusione e “carattere” nazionale, una rivista Web che si chiama: “Olimpia in scena” (www.olimpiainscena. it). Si tratta di un sito di cultura varia: cinema, musica, arte, interviste, libri, teatro e poesia, che con curiose incursioni e approfondimenti propone al lettore un ”panorama” culturale che tratta di pro getti vecchi e nuovi, di personag gi noti o più anonimi, di idee anche diverse tra loro, ma sempre interessanti e rimanendo “r igidam e nte ” n ell ’ot tic a de m o c ratic a delle opinioni. Da pochissimo ha aperto anche un canale YouTube ed è presente anche sui canali Facebook e Instagram. Bettin collabora anche con Sipario.it e con Cultura Virale, una pag. Facebook di interviste in diretta. Nelle sale del Museo di Bassano è stata inaugurata una mostra dal titolo “ S e n z a n u v o l e ”, c o n o p e r e d i A lb e r to

S c o dro e Silvan o Te s s arollo, a c ura di Chiara C asarin, direttice del Museo, ed Elena Forin. I due ar tisti si conoscono da tempo e da tempo si confrontano sviluppando due linguag gi ugualmente potenti, “usando” per le loro opere materiali trovati in “natura”, con i quali interagiscono lasciando che il loro respiro originario non si “perda” nell’opera, ma la renda ancora più significativa e comunicativa d’una contemporaneità che non si può imbrigliare con troppe c atene e che diventa “narra zione umana”. Sempre a Bassano, a Palazzo Sturm, a cura di Chiara Casarin e Pierluigi Panza, dal 21 giugno è visibile una splendida mostra dei capolavori grafici di Giambattista Piranesi che appartengono al patrimonio delle raccolte bassanesi, comprendente incisioni sia inserite in volumi sia sciolte; a queste si aggiungono quelle della serie delle “Carceri d’Invenzione” gentilmente concesse per l’occasione dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. -Gianni Maria Tessari

BOLOGNA “Gaussiana” è il titolo di un’opera di Francesc a Ferreri, che si colloc a nella s ala centrale di Casa Morandi, e dà il nome all ’intera mostra. Il lavoro si ins eris ce Juliet 198 | 95


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