Juliet 204

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Juliet online: www.juliet-artmagazine.com

Anno XLI, n. 204 ott 2021 Juliet è pubblicata a cura dell’Associazione Juliet. Autorizzazione del Tribunale di Trieste, n. 581 del 5/12/1980, n. 212/2016 V.G. registro informatico Direttore responsabile: Alessio Curto

Illustrazione di Antonio Sofianopulo

Editore incaricato: Rolan Marino Direttore editoriale: Roberto Vidali Servizi speciali: Luciano Marucci Direzione artistica: Stefano Cangiano, Nóra Dzsida Contributi editoriali: Piero Gilardi, Enzo Minarelli Direttrice editoriale web: Emanuela Zanon

Contatti info@juliet-artmagazine.com Juliet - via Battisti 19/a - 34015 Muggia (TS) f b: associazione juliet

Corrispondenti Berlino - Annibel Cunoldi Attems annibel.ca@gmail.com

Bologna - Emanuela Zanon emanuelazanon@yahoo.it

Collaboratori Amina G. Abdelouahab, Lucia Anelli, Nicola Bacchetti, Elisabetta Bacci, Chiara Baldini, Angelo Bianco, Mara Borzone, Boris Brollo, Antonio Cattaruzza, Lucrezia Costa, Micaela Curto, Serenella Dorigo, Sara Fosco, Dionisio Gavagnin, Roberto Grisancich, Andrea Grotteschi, Emilie Gualtieri, Ernesto Jannini, Alessia Locatelli, Isabella Maggioni, Chiara Massini, Loretta Morelli, Ivana Mulatero, Liviano Papa, Gabriele Perretta, Paolo Posarelli, Michela Poli, Eleonora Reffo, Rosetta Savelli, Luca Sposato, Giovanni Viceconte

Brookings (USA) - Leda Cempellin leda.cempellin@sdstate.edu

Milano - Emanuele Magri emanuelemagri49@gmail.com

Melbourne - Stefano Cangiano ste.cangiano@gmail.com

Napoli - Rita Alessandra Fusco ritaalessandra.fusco@gmail.com

Parigi - Anna Battiston 90103annabattiston@gmail.com

Tokyo - Angelo Andriuolo arsimagodei@gmail.com

Illustrazioni Antonio Sofianopulo Web designer Andrea Pauletich Fotografi Luca Carrà Stefano Visintin

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Torino - Valeria Ceregini valeria.ceregini@gmail.com

Collaborazioni JULIET art magazine collabora con scambio di notizie con la web-rivista www.olimpiainscena.it di Francesco Bettin

Promozione e advertising Fabio Fieramosca Consulente tecnico David Stupar Pubbliche relazioni Gary Lee Dove Giovanni Pettener Maria Rosa Pividori Paolo Tutta Juliet Cloud Magazine Cristiano Zane Stampa Sinegraf Abbonamenti 5 fascicoli + extra issue: Italia 50,00 €, Europa 65,00 € others 90,00 €, arretrati 20,00 € copia estero 20,00 € c/c postale n. 12103347 o Iban IT75C0200802242000005111867 Banca Unicredit, Trieste. con paypal tramite il sito juliet-artmagazine.com


Sommario

Anno XLI, n. 204, ottobre 2021 36 | Produzione creativa e identità - Rif lessioni sulla genesi e

82 | Fernando Pisacane - Etica e materia

l’evoluzione (VIII)

Sara Fosco

Luciano Marucci

84 | Arte pubblica a Ginevra - Post Covid lux

42 | Achille Bonito Oliva - L’Arte o la Vita

Paola Forgione

Luciano Marucci

48 | Eugenio De Signoribus - Poeta della coscienza

PICS

Luciano Marucci

75 | John Divola - Non solo foto

52 | Gilbert & George - Il fascino discreto della britishness

77 | Phyllida Barlow - “Untitled”

Pasquale Fameli

79 | Anri Sala - al Kunsthaus Bregenz

56 | Gianni Di Rosa - “Le convocazioni”

81 | Nanyo Terayama - “Shurei”

Davide Ferri

60 | Segnali dall’Africa - “Un.e Air.e de famille” Emanuele Magri

62 | Palazzo Grassi - Punta della Dogana - Intervista a Bruno Racine Dionisio Gavagnin

64 | Seconda radice - Cesare Viel Lucrezia Costa

83 | Ritsuko Sakurai - “YI” 85 | Lynda Benglis - “Brindaban Pink” RITRATTI 86 | Scatti di luce - Gian Paolo Venier Stefano Visintin

93 | Patricia Armocida - Fotoritratto Luca Carrà

65 | Fondazione Plart - Maria Pia Incutti Rita Alessandra Fusco

66 | “Behind the Appearances” - Vera Lehndorff/Holger Trülzsch Fabio Fabris

67 | Giugi Bassani - Nostalgia del futuro Liviano Papa

68 | Pier Bertolo - Archeologia sacrale Liviano Papa

69 | Victoria Civera - L’equilibrio delle discordanze Annalina Grasso

70 | Tête-à-tête - con Podbielski Contemporary Eleonora Reffo

71 | Bombas Gens - a Valencia Roberto Grisancich

72 | Irene Sofia Comi - “Ciak Collecting” Emanuele Magri

73 | Galleri Magnus Karlsson - Gotland, Svezia Chiara Baldini

74 | Keith Sonnier - al Neues Museum di Norimberga Bruno Sain

RUBRICHE 87 | Sign.media - The Sheep and Cerimony Gabriele Perretta

88 | Appuntamento con il mancinismo - 3LHD Micaela Curto

89 | P. P.* - Fiorella Fiore Angelo Bianco

90 | (H) o - del telefono Angelo Bianco

91 | Covid Photo Museum - Part II Leda Cempellin

92 | Arte, letteratura e disegno - Francesco Carbone Serenella Dorigo

AGENDA 94 | Spray - Eventi d’arte contemporanea AAVV

COPERTINA

76 | Artivisive - a Roma

Gilbert & George “NO. 10” 2020. Mixed media 4 panels,

Michela Poli

127 x 151 cm. Opera esposta nella mostra “New Normal

78 | Antonio De Pascale - “Rifrazioni”

Pictures”, 29 maggio - 31 luglio 2021, Paris Pantin.

Barbara Luciana Cenere

© Gilbert & George, ph courtesy Thaddaeus Ropac,

80 | Matthias Harder - Helmut Newton Foundation

London · Paris · Salzburg · Seoul SA Se GG pr (D I O i v o N . . P. R G R d e l 6 6 . AT t r 3 26 UI ian ar / 1 TO g ol t . 2 0/ , l 19 e s. o et 7 2 IV t. ) A d

Annibel Cunoldi Attems

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Achille Bonito Oliva L’Arte o la Vita

a cura di Luciano Marucci

In questo servizio ho indagato alcuni aspetti di Achille Bonito Oliva, meno noti pure a chi ha avuto modo di relazionarsi spesso con il problematico personaggio. L’idea è nata dalla necessità di integrare l’edizione online (in costruzione nel mio sito web), preparatoria per la realizzazione di un e-book riservato a lui. Il titolo, “Parole in-printing di ABO”, vuole evidenziare, in particolare, la sua naturale e sapiente abilità di comunicare anche a mezzo di precise dichiarazioni orali. L’edizione comprende i miei testi e le interviste isolate, pubblicate su più riviste, o incluse nelle investigazioni in progress su temi culturali e sociali, in cui sono coinvolti autorevoli rappresentanti di vari ambiti disciplinari (italiani e stranieri), apparse su “Juliet”, nonché il mio special di otto pagine (più la cover) uscito su un periodico di cultura varia parallelamente al “solenne omaggio” tributato a Bonito Oliva al Festival Internazionale dell’Arte Contemporanea di Faenza del 2011 nella ricorrenza del suo 70esimo compleanno. Il mio pri mo d ialogo con lu i risale al 1997, q uando condussi un’inchiesta sulla situazione artistica della Capitale. Da allora i rapporti tra noi si sono intensificati, grazie alle varie interviste, Achille Bonito Oliva durante una conferenza pubblica al Festival Internazionale dell’Arte Contemporanea di Faenza 2011 (ph G. Polinas; courtesy Goodwill, Bologna)

dirette e telefoniche, rilasciatemi con amichevole disponibilità. Era stato proprio Achille a stimolarmi a raccogliere in un libro i miei servizi su “Juliet”, tanto che, subito dopo la conversazione sull’originalità della produzione artistica di Aldo Mondino, il 28 gennaio 2017, nella galleria Astuni di Bologna, improv visò una testimonianza sulle caratteristiche delle mie interviste, che leggeva con interesse. Ho conosciuto ABO nel lontano 1968 a Roma, nel bar del gallerista Plinio De Martiis (mentre ero in compagnia di Filiberto Menna) e successivamente ho seguito da vicino le sue creative performance culturali che hanno contribuito a connotare e a far evolvere il sistema dell’arte con acute e tempestive intuizioni e analisi, espresse con l’orgoglio di andare controcorrente e immediatezza linguistica. Nell’ottobre del 2020 avevo messo in risalto le sue qualità anche nell’articolo “Germano Celant. Inedite progressioni”, uscito in questa rivista, dicendo che Achille, rispetto a Germano, “è stato sempre estroverso e dotato di spiccate capacità comunicative, incisivo e calibrato nelle risposte alle interviste o negli interventi ai convegni, al punto che le trascrizioni sono quasi pronte per la stampa…”. Giustamente, Celant dopo la scomparsa era stato celebrato dai media, ma nessuno aveva azzardato ricordare Bonito Ol iva come critico, curatore e saggista mi l itante, altrettanto impor tante, seppure di tendenze divergenti. Avevo sentito i l dovere di puntualizzare che il suo curriculum, già denso, meritava un confronto con quello del principale antagonista, senza considerare le potenzialità culturali che A.B.O. avrebbe potuto mettere in campo negli anni a venire. Attual mente i l Museo d i A r te Contemporanea del Castel lo d i Rivoli gli ha dedicato un grande omaggio “alla carriera”, anche se è ancora un attivo ‘protagonista’ della scena artistica, rendendo onore e ‘giustizia’ alla sua vasta, radicale operosità, in senso concettuale e comportamentale, capace di dare impulsi generativi a processi artistici trasversali. L’ultima mia intervista – che va ad aggiungersi alle precedenti – avvenuta alla vigilia dell’omaggio allestito con impegno nella prestigiosa istituzione museale di Rivoli, è articolata in tre distinti momenti teorico-pragmatici e temporali…: Primo tempo/Della Modernità; Secondo tempo/Temi sparsi; Tempo supplementare/ Mostra-evento al Castello di Rivoli. Achille Bonito Oliva, critico d’arte e curatore indipendente, saggista [Primo tempo/Della Modernità] Luciano Marucci: Iniziamo parlando del concetto di modernità nel settore delle arti visive. Innanzitutto, è possibile individuarne le caratteristiche? Achille Bonito Oliva: Certamente la sintonia col Zeitgeist, lo spirito del tempo, e le condizioni del territorio entro cui l’arte si esprime. Quindi, diciamo che la “modernità” è una sintonia col presente. …Anche quando l’emancipazione dalla tradizione è ascrivibile al postmodernismo? C’è l’aspetto linguistico che prevale, cioè il mito del rinnovamento e del superamento di ciò che c’è stato, ma la lunga linea

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Mario Schifano “Ritratto del critico (da giovane)” 1984, acrilico su tela, 58 x 128 cm (da “A.B.O. Ritratti di un nome”, Nuova Prearo Editore, 1988)

di rinnovamento trova nel passato le proprie procedure. Il dialogo con il passato può aiutare ad andare più avanti? L’avanguardia ne è la dimostrazione, dove appunto il tempo viene visto in maniera non lineare ma in una sorta di movimento circolare, per cui il tempo supporta anche il presente e il presente non annulla il passato. Il progresso tecnologico favorisce certamente la crescita dei linguaggi. Il progresso tecnologico è stato alla base delle avanguardie: la sintonia con il rinnovamento scientifico, col rinnovamento politico, col superamento di un passato negativo. Quindi, la modernità ha sempre portato con sé l’idea che esiste una democrazia di fondo che l’arte può fomentare. L’avanzamento può essere incentivato anche dalla realtà sociale in trasformazione e dall’approccio alla transdisciplinarità? Naturalmente, e questo, non a caso, prima s’è visto con le avanguardie storiche e hanno trovato nella città di Parigi il luogo ideale, e poi nel dopoguerra, a New York, l’America sembrava il paese che fomentasse il rinnovamento. L’applicazione dell’Intelligenza Artificiale generativa può far sviluppare l’arte aprendo nuove frontiere creative? Può favorire, ma alla fine quello che conta è il risultato, è la forma che l’arte assume, la quale permette di poterla considerare come un movimento in avanti. Gli algoritmi possono offrire soluzioni impensabili? Diciamo che c’è il sospetto che possano favorire, il sospetto positivo di poter favorire il rinnovamento. Con l’utilizzo di questi mezzi sperimentali le modalità produttive, espositive e fruitive delle opere potrebbero mutare radicalmente? Questo lo determinerà l’arte nel le sue modalità. Io credo che l’arte sia positivamente indecisa a tutto, perché ha una flessibilità, una capacità di adeguarsi al proprio tempo. La valutazione della “modernità” dipende sempre da una visione soggettiva?

Diciamo che c’è una v isione soggett iva/col lett iva che spesso prevale e crea un’egemonia, però esistono anche rinnovamenti individuali, visti o intravisti in maniera problematica ma possono contenere anche degli elementi di rinnovamento che nel tempo si riproducono. Lo stesso concetto di “attualità” è atemporale e indefinibile? Nell’arte abbiamo una visione di immortalità, di universalità. Se prevalgono questi concetti, può avvenire ciò che tu dici. Ovviamente, dipende anche dal talento dei singoli operatori. L’arte la fanno gli artisti, e la fanno elaborando un linguaggio da cui dipende il risultato. In quali linguaggi o tendenze è più individuabile? L’attualità non ha pregiudizi e come tale in qualche modo può garantire, può prestabilire laddove av verrà. È sicuro che l’attualità la si trova e la si dimostra se si riesce a parlare a tutti. La specificità pittorica è fuori dalla competizione? No, e la Transavanguardia ha dimostrato che ci può essere una ripresa di un mezzo desueto, manuale come la pittura e il disegno, però questo è possi bi le se c’è anche un livel lo di ironia. L’ironia, come diceva Goethe, è la “passione che si li bera nel distacco”, dunque, non identificandosi con un mezzo, significa non identificarsi col passato. La Transavanguardia, da te teorizzata e sostenuta, ha concluso il suo percorso propositivo o si manifesta in altre esperienze? No, in questo senso la Transavanguardia è interminabile; può trovare nell’atteggiamento dell’artista di non identificarsi con una tecnica o con un linguaggio, la capacità, la possibi lità di continuare. Il mercato dell’arte, pure se ultimamente per varie ragioni ha perso potere, inf luenza ancora la ricerca? Io credo che il mercato dell’arte, in qualche modo, sviluppi delle vittorie effimere, sul momento è una vittoria quantitativa, ma tutta la storia dell’arte è svincolata da questo tipo di opportunismo. Lo dimostra specialmente quella occidentale. L’unicità dell’opera fisica potrà essere messa in discussione

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Gianni Di Rosa “Le convocazioni” di Davide Ferri

Gianni Di Rosa, vista parziale della mostra “Le convocazioni”, a cura di Davide Ferri, ph courtesy Galerie Rolando Anselmi, Roma

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C’è una scena di Argo il Cieco, un romanzo di Gesualdo Bufalino del 1984 a cui Gianni Di Rosa ha fatto riferimento durante la mia prima visita al suo studio, che cont i nuo a r i leggere ment re scr ivo q uesto testo. I l protagonista, che è l’autore stesso, è fermo a un passaggio a livello, chiuso nell’abitacolo dell’auto per una sosta d i q ualche mi nuto i n attesa del passagg io del treno; è immobi le, av volto dalla nube di fumo della sigaretta, e la sua immobilità viene visitata da alcune immagini del passato, come un concilio di volti che si svolge nell’abitacolo. Bufalino usa in quelle pagine proprio la parola “conci lio” per definire l’esperienza dei ricordi fulminei che visitano il protagonista in uno spazio stretto, ed è un termine che deve piacere molto a Gianni, perché ogni sua ipotesi di mostra, e vale anche per questa da Rolando Anselmi, la prima in galleria, chiama a raccolta – come a illuminare un segmento del suo lavoro che si dipana attraverso immagini che vengono da sempre variate e ripetute e che procedono parallelamente per serie – alcune delle sue figure ricorrenti, a costruire un racconto il cui filo può essere svolto in più sensi. Un conc i l io du nq ue, u na “c h i a mata a raccolta” d i figure: a questa suggestione rimanda anche il titolo della mostra, Le convocazioni, che evoca il mondo del calcio, ma contiene anche, come una sottotraccia, i l

richiamo a uno dei libri più oscuri e affascinanti della Bibbia, il Qohelet – che l’artista legge e rilegge da anni – il cui io narrante, così sfuggente, è, per derivazione etimologica, “colui che convoca”, “colui che raduna in assemblea”. Non ho resi s t ito a l l a tenta z ione d i racconta re del libro di Bufalino non solo per il piacere di rievocare i l pri mo i ncontro i n stud io, ma anche perché sento che in quella scena della sosta al passaggio a livello c’è qualcosa che fa pensare al suo lavoro. Ogni dipinto di Di Rosa mi sembra infatti svilupparsi attorno a un centro immobile, che isola una figura o una coppia di figure, e le inquadra in uno scenario circoscritto, che può coi ncidere con una campitura monocromatica, oppure con uno sfondo vibratile, percorso da dissolvenze e frammentarie apparizioni (di architetture, di paesaggi, di oggetti o semplici bagliori) come in Talus, uno dei dipinti in mostra. In un altro dei lavori esposti, Gioco Cosmico, lo sfondo si conf ig ura i nvece come pr i mo piano rav v ici nato, campitura grigio iridescente, che crea l’effetto di una visione dall’interno articolandosi attorno a un anello (forma derivata dai cerchi di pietra dentro ai quali i giocatori della pelota, secondo le regole dell’antichissimo gioco maya, dovevano lanciare la palla) e incornicia la scena al centro del dipinto: l’artista da bambino alle


Gianni Di Rosa “Totenkopf (after it touches the ground)”, 2021, olio su tela, ph courtesy Galerie Rolando Anselmi, Roma

prese con uno dei primi calci al pallone, un’immagine che deriva da alcuni scatti del padre, che Di Rosa ha riprodotto in tutti i dipinti della stessa serie. Quell’immagine, che prefigura un destino da calciatore che effettivamente l’artista ha vissuto da giovanissimo ma i nter rot to da u n g rave i nfor tu n io al g i nocch io, introduce un elemento autobiografico nel lavoro, nella forma di ciclico ritorno a un momento che preannuncia, a un’i mmag i ne germi nale, da cu i ha or ig i ne la

concatenazione di rapporti tra tutte le sue immagini. Il gioco del calcio fa da cornice al lavoro di Di Rosa: come sincopato racconto autobiografico che si svolge attorno ad alcuni momenti nodali (la dimensione del gioco, ma anche le idee di frattura e incrinatura), e come territorio che si apre al la possi bi l ità d i ver tiginosi inabissamenti e salti temporali: il gioco della pelota in uso nella cultura maya e il suo valore simbolico e religioso a cui l’artista attinge, ma anche alcuni

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Spray

Eventi d’arte contemporanea

José Antonio Suárez Londoño “Dibujos y Grabados” 2021, dettaglio della mostra Galleria Continua, The St. Regis, Roma. Photo by Giovanni De Angelis, courtesy the artist and Galleria Continua

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Rosa Foschi Fotogramma del film “Amour du cinema” 1969

ANCONA Nell’ambito del festival “Cinematica” alla Mole è stata presentata “C amera Animata. 5 ar tiste marchigiane dal s e gno al f ilm ” a c ura di Br un o D i Mar in o. Un viaggio’ visivo che dal disegno ha toccato l ’e le m e nto s c ultore o e o g g et tuale p e r abbracciare, infine, l’immagine in movimento. L’esposizione è dedicata a cinque rigorose autrici: Mara Cerri, Magda Guidi, Claudia Muratori e Beatrice Pucci, che lavorano da sempre con l’animazione, e a loro è stata affianc ata la nota artista Rosa Foschi. Filmmaker, pittrice e fotografa (nata a Urbino, ma attiva a Roma), tra la metà degli anni ‘60 e gli anni ‘70, ha realizzato cor tometrag gi in disegno animato prodotti dalla Corona cinematografic a. L’ultima creazione, “Sogni in campo”, di Cerri e Guidi, girato dal 2012 a l 2020, r ip e r c o r re gli a nni tr a s c o r si, tra forme narrative e sperimentali, esaltando l’artigianalità come contatto con la materia e con il tempo di lavorazione delle opere. Le sequenze dei disegni assecondano i mutamenti del film e al con tempo degli stati d’animo. In “perimetro di pelle e contenitore dell’inimmaginabile” della Muratori l’immaginazione procede

grazie all’animazione, che fa uscire dal vortice della matericità del colore i sogni e le visioni. Il “binomio fantastico” della Pucci riproduce la massa dei pupazzi e degli og get ti combinata al movimento nelle sculture in stop motion. L’omag gio alla Foschi conclude l’esposizione valorizzando il suo intero sviluppo creativo e il carattere identitario. Disegni, pupazzi, pellicole, collage sono anche momenti di riflessioni sulla processualità e sulla pluralità delle tecniche dell’animazione. -Loretta Morelli

CASALE MONFERRATO Due appuntamenti si sono succeduti per il gruppo artistico “L’ora di Mosca”, prima al Castello dei Paleologi di Casale Monferrato poi alla Rocca di Umbertide. Il gruppo, nato nel giugno del 2020, alla fine del primo lockdown, è composto da Aqua Aura, Giuliano Caporali, Loretta Cappanera, Elisa Cella, Andrea Cereda, Angelica Consoli, Nadia Galbiati, Marco Grimaldi, Alex Sala, Matteo Suffritti, Manuela Toselli. Gli autori sono accomunati dall’intento di instaurare un dialogo tra esperienze linguistiche e mondi immaginativi anche molto distanti

tra di loro, seppure af ferenti a un’area che si colloca tra l’astrazione e le pratiche concettuali. A questo, infatti, allude il nome del gruppo, che prende spunto da una citazione di Wassily Kandinsky, tratta dal libro autobiografico Sguardi sul passato (1913), nel quale l’artista russo rievocava la forte emozione suscitata in lui dalla molteplicità dei colori che la luce di un tramonto invernale genera quando si riflette sulle fantasmagoriche architetture del Cremlino. Proprio la convivenza di modalità espressive così diverse appare cifra di un sodalizio artistico contemporaneo, non più dominato dall’ideologia di un manifesto o da un insieme di tensioni prevalenti, come ad esempio con il Futurismo e il Surrealismo, ma frammentato in tante individualità che pur procedendo in sinergia possono evolversi in modo autonomo. I due appuntamenti sono stati presentati da Chiara Tavella con il supporto dell’Associazione Culturale Libera Mente - Laboratorio di idee di Alessandria.

DUINO AURISINA La settima edizione della rassegna “L’Energia dei Luoghi. Fe stival del Vento e Juliet 204 | 95


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